Siamo donne. Oltre la differenziata c’è di più

di Andreas Hofer

Dopo il successo di Osservazioni di una mamma qualunque, ritorna in libreria un’autrice che non ha bisogno di presentazioni per i lettori di questo blog: la regina Paola Belletti con Siamo donne. Oltre la differenziata c’è di più (ancora nella collana “UOMOVIVO – umorismo, vita di coppia, Dio” di Berica Editrice). Anche questo secondo libro, arricchito dalla brillante prefazione di Annalisa Sereni, non è tanto un saggio quanto un insieme di prose filosofiche, poetiche, narrative, giornalistiche attraverso cui Paola, col suo inconfondibile stile, propone una lettura in chiave femminile di quella ecologia integrale a cui papa Francesco ha consacrato una intera enciclica. Continua a leggere “Siamo donne. Oltre la differenziata c’è di più”

La lieve e tosta misericordia dei Padri

misericordia-fede-gudiziodi Andreas Hofer

Come molte case editrici, anche la Tau di Todi ha editato una collana di agili strumenti per chi voglia approfondire le varie sfaccettature del tema che domina il Giubileo appena aperto. Giovanni Marcotullio ha curato un’antologia patristica popolata da antichi e umanissimi giganti “dagli occhi ardenti”. Continua a leggere “La lieve e tosta misericordia dei Padri”

Salvare il seme

di Giovanni  Guareschi

“Don Camillo, perché tanto pessimismo? Al­lora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”. Continua a leggere “Salvare il seme”

Verranno giorni, e anzi sono già venuti…

di Giacomo Biffi

L’Anticristo era – dice Solovev – “un convinto spiritualista”. Credeva nel bene e perfino in Dio. Era un asceta, uno studioso, un filantropo. Dava “altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza”.

Nella sua prima giovinezza si era segnalato come dotto e acuto esegeta: una sua voluminosa opera di critica biblica gli aveva propiziato una laurea ad honorem da partre dell’università di Tubinga. continua a leggere

Lettere al tempo dell’Ipad

di Maria Elena Rosati   trenatamenouno

Cinque anni fa veniva presentato il principe degli smartphone, quello con la mela per intenderci. Molto più di un telefono: uno strumento che ha spalancato le frontiere della comunicazione, semplificato l’approccio alla telefonia, rivoluzionato il modo di ascoltare la musica, di vivere lo spazio e il tempo e, sospetto, anche il modo di versare il ketchup sulle patatine.

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Sarò breve

di Paolo Pugni

In un vecchio film della mia generazione, dove un pugno di attori allora giovani dava il meglio di sé in una vicenda più teatrale che cinematografica, Jeff Goldblum interpreta il ruolo di un giornalista, che ad un certo punto dispensa la regola d’oro della pubblicistica: “mai scrivere un pezzo più lungo della cag…. media di un americano” (absit iniuria verbis). continua a leggere

Ritorno al virile

Non immaginate che gioia ricevere questa bella riflessione di Andreas, che, oltre a mettermi un buonumore incoercibile al pensiero di quale intelligenza circola tra le nostre fila, mi conferma anche in quello che sto scrivendo nel mio libro dedicato agli uomini (per il quale, ammettiamolo serenamente, sto procedendo pressoché a caso). Grazie Andreas! 

C.M.

di Andreas Hofer

Anche oggi consueta scena di ordinaria, devastante indulgenza paterna nel corso della messa domenicale. La pietosa sceneggiata del solito Peter Pan di mezza età in pauroso deficit di assertività, intento a mercanteggiare, con tanto di sorriso beota stampato in volto, coi capricci e le manfrine infantili del figlioletto urlante mi ha consegnato una volta di più un’ineluttabile verità: sono tramontati da un pezzo i tempi in cui il duo kattoliko Papini-Giuliotti poteva permettersi di inneggiare all’«omo salvatico». continua a leggere

L’Eco lontano

di Silvia Guidi       L’Osservatore Romano

Troppo difficile e raffinato, inaccessibile alla massa, a quel volgo profano che, da Orazio in poi, ogni intellettuale d’élite che si rispetti si vanta di odiare e tenere accuratamente a distanza? No, solo troppo noioso. Irrimediabilmente noioso. Talmente noioso da risultare illeggibile, Il cimitero di Praga. Raramente, però, compaiono sulla stampa italiana aggettivi così semplici e diretti come «noioso» e «illeggibile» quando un romanzo porta la firma di Umberto Eco; per trovarli bisogna sfogliare le rassegne stampa internazionali. continua a leggere

Il comodino ateo

Qualche giorno fa a commento di un post di Laura che parlava di Alberoni la nostra Daniela Yeshua (detta Turris) è intervenuta per condividere un’esperienza, un ricordo. Molti di voi l’avranno letto quel commento  ma per chi se lo fosse perso lo riproponiamo come post.

di Daniela Yeshua

Il mio Alberoni si chiama Kahlil:

Me lo ricordo ancora quando lo poggiavo sul comodino ateo di mio padre.

Papà serviva sul mio, alla sera, Shakespeare – avevo 13 anni quando mi diede da mangiare “la bisbetica domata”. Poi i vecchi sgarrupati comodini di entrambi erano diventati come davanzali di piccioni viaggiatori, ci lasciavamo libri ovunque, in gran segreto, gioielli di carta velata tra le pieghe delle lenzuola perchè fin sotto la nuca: alla notte ti tormentavi nel letto girandoti dall’altra parte e smussando le pieghe del cuscino scoprivi un nuovo libro lasciato dalle mie mani alle sue/dalle sue grandi mani alle mie, lì sotto il cuscino, una specie di ciocciolatino della dolce notte da sciogliersi nel viola del sonno inevitabilmente inquietato da rigide copertine alla base dei pensieri. continua a leggere

Pagine ingiallite, pagine sempreverdi

di Jane

Se potessi rinascere (ognuno ha le sue fantasie) vorrei farlo nell’Inghilterra ottocentesca, in quella descritta sublimemente da Jane Austen. Consapevole dell’impossibilità di questo desiderio, dal giorno in cui ho letto per la prima volta Orgoglio e Pregiudizio e ho conosciuto il suo personaggio principale, Elizabeth Bennet, ho sperato almeno che qualcuno costruisse una macchina del tempo. E invece niente. continua a leggere

Meglio una moglie o una seppia?

La nostra amica Claudia Mancini ha scritto per noi e ci ha mandato questo articolo veramente molto carino.  Buona domenica.

di Claudia Mancini

In «Anna Karenina», lo sapete, lei ha sposato un uomo più vecchio che non ama ma il matrimonio sembra scorrere sereno e i due hanno anche un figlio. Il matrimonio-equilibrista vacillerà, però, quando Anna incontra un conte giovane e, per giunta, molto seducente: se ne innamora, succede di tutto, ma alla fine i due si rendono conto che non potranno mai realizzare la vita che sognano. Anna, disperata, si butta sotto un treno. continua a leggere

Pensare a matita

di Cyrano

Poche storie: per pensare ci vuole la matita, la penna va bene per i bigliettini d’auguri. Di per sé non basta neanche una matita qualunque: intanto non mi concentro se non ho una matita portamine – qualcuno mi spieghi come è possibile annotare un libro col pensiero assillante che a ogni millimetro, impercettibilmente ma inesorabilmente, il tratto della matita si sta allargando! continua a leggere

Elogio dell’estintore

 

di Cyrano

Accidenti, la forestale s’è vendicata: dopo quello che avevo scritto sulla vicenda della pira cuoriforme e l’estemporanea lettura allegorica che avevo provato a cavarne mi hanno sottoposto a un’energica lavata di capo, quindi mi hanno dimesso, ma con la condizionale continua a leggere

Sì lo voglio!

Dice Douglas Coupland: “Ma poi mi viene in mente questo: alle cene di famiglia, mamma e papà raccontavano spesso del loro primo incontro. Un giorno mamma, per andare in biblioteca, aveva preso una strada diversa da quella consueta, e aveva visto papà. Si erano scambiati un sorriso, e avevano rotto il ghiaccio. E’ una storia molto commovente, e non ci stancavamo mai di sentircela ripetere e ripetere, assaporando i dettagli del loro personale mito della creazione: che vestito indossava la mamma quel giorno, quali libri avevano sottobraccio, la prima bibita insieme. Nostro padre firmava sempre l’epilogo dicendo: “Provate a pensarci, ragazzi. Se quel giorno vostra madre fosse andata in biblioteca per la sua solita strada, oggi non sareste qui!”.

Ho riflettuto molte volte su questa dichiarazione di mio padre, e più ci penso più mi sembra assurda. So per istinto che in un modo o nell’altro io sarei qui comunque; per qualche motivo inspiegabile, ho la sensazione che non mi sarei perso la mia nascita per niente al mondo. Per cui deve esserci un tornaconto in questa esperienza”.

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Pop a chi?

Nota bene: questa non è una recensione di un libro, che NON ho letto perché il libro non è ancora uscito. Questo è quello che mi è venuto in mente ascoltando un’intervista.

Ecco: ho pensato che se in uno studio vuoi suscitare l’applauso, la risata generale e gli ammiccamenti del conduttore hai due strade infallibili e rapide: o alludi più o meno vagamente al sesso, o parli male della Chiesa, cantando il motivetto evergreen della gerarchia-che-soffoca-e-sottomette-i-fedeli-per-ottenere-da-loro-tutte-quelle-cose-che-noi-sappiamo-bene-ma-che-è-inutile-stare-qui-a-dirci. (Quali saranno poi un giorno qualcuno ce lo spiegherà mai?)

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Oppure siamo liberi

 

La domanda non è da quattro soldi. Forse è la domanda dell’uomo moderno. Visto che sono libero, come devo vivere? Come devo o posso usare la mia libertà?

Una domanda a cui è difficile rispondere senza punti di riferimento esterni, quando l’orizzonte è basso come i soffitti delle chiese moderne, quando non si alza più lo sguardo verso le altissime volte di cattedrali che già da sole ispirano un senso religioso, perché da lì dentro sei certo che sei un nano e devi per forza aggrapparti a qualcosa che almeno ti faccia arrivare al finestrino. Non capirai tutto, da quei frammenti di immagini che riesci a rubare saltando su fino al vetro, ma almeno ti fai un’idea.

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In vacanza con Jonathan

Se io fossi la donna nobile e spirituale che millanto di essere, aspetterei il venerdì per meditare la passione di Gesù, magari seguendo la bellissima via crucis di Santa Faustina Kowalska. Siccome invece sono una persona normale, con una certa tendenza, volendo, anche al trash, la prima cosa che leggo il venerdì al lavoro è la posta del cuore di Natalia Aspesi, e, diciamo la verità: non sono l’unica tra le colleghe.

Leggere le vicende amorose lì esposte mi fa sentire un po’ superiore, lo ammetto. Talmente sono squinternate le storie esposte, e talmente sono lontane dal mio pensiero le risposte.

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Un Pulitzer per Geremia

Siccome il blog è piccolo e la gente mormora, non vorrei che si spargesse la voce che vado in giro a raccogliere felini di chiunque. Sono la persona meno ecologista e animalista che ci sia. Massimo rispetto, ma ognuno al proprio posto, e possibilmente a casa propria.

Succede adesso che la mia cara amica vada a vivere con un uomo sul quale io ho serie mire espansionistiche. Per lei, è ovvio. Ho un progettino, su quei due.

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