Oppure siamo liberi

 

La domanda non è da quattro soldi. Forse è la domanda dell’uomo moderno. Visto che sono libero, come devo vivere? Come devo o posso usare la mia libertà?

Una domanda a cui è difficile rispondere senza punti di riferimento esterni, quando l’orizzonte è basso come i soffitti delle chiese moderne, quando non si alza più lo sguardo verso le altissime volte di cattedrali che già da sole ispirano un senso religioso, perché da lì dentro sei certo che sei un nano e devi per forza aggrapparti a qualcosa che almeno ti faccia arrivare al finestrino. Non capirai tutto, da quei frammenti di immagini che riesci a rubare saltando su fino al vetro, ma almeno ti fai un’idea.

Stando giù in basso, nello scompartimento del treno, invece, non capisci neanche se il treno va in una direzione o nell’altra, oppure se sta fermo.

Questa in sintesi è la mia recensione di Libertà, di Jonathan Franzen, il lungamente atteso grande romanzo dell’autore de Le correzioni.

Penso che il ragazzo – si fa per dire – secondo me sa scrivere; con la penna ci sa davvero fare. E penso anche che io, per inciso, con quello non ci andrei a cena neanche morta – non che la cosa sia in programma – perché deve essere uno che scruta e indovina le persone nei loro più segreti meandri (se non hai i piedi in ordine, per dire, o hai uno smalto diverso da quello delle mani Franzen secondo me se ne accorge da come cammini anche se hai le scarpe chiuse).

Però io non sono un critico letterario, e quindi un libro lo giudico da quello che mi dice sull’uomo, e sulle sue domande ultime. Il criterio farà accapponare la pelle a chi di letteratura se ne intende, e probabilmente ho anche dimenticato tutto quello che ho studiato per l’esame di estetica, cioè quella parte della filosofia che si interroga sul perché dell’arte. D’altra parte però anche lo Pseudo Longino in uno dei più antichi tentativi di ragionare sull’arte, Il sublime, dice che delle cinque fonti in grado di generare appunto il sublime la prima è produrre pensieri elevati. Il messaggio dunque nell’antichità andava ancora di moda (adesso è un criterio desueto).

Libertà è la storia del matrimonio di Walter e Patty, una coppia biologicamente corretta, pannolini riciclabili, biscotti fatti in casa, regole del buon vicinato, ecologia e impegno civile. Lentamente, col crescere dei due figli, la loro storia si sgretola da dentro e in una spirale inarrestabile arriva la depressione, il tradimento, i figli che se ne vanno per strade assurde. C’è il dolore, c’è, soprattutto, la solitudine.

Mentre dall’esterno la rispettabilità è salva e le regole ossequiate, un dolore sconfinato e inarrestabile, desolante invade i protagonisti.

E’ curioso che anche Le correzioni, il romanzo che lo ha reso famoso in tutto il mondo, sia la storia di una famiglia, e che anche quel matrimonio nasconda terribili oscene sofferenze, crudeltà, egoismo.

Proprio nel luogo dell’amore cresce il dramma.

Il fatto è che l’uomo lasciato a se stesso, con la sua libertà tra le mani, senza un senso ultimo, assoluto e non relativo da dare alle cose, non è capace di fare niente di buono. “Senza di me non potete far nulla” – dice Gesù. Ecco, Franzen ha tradotto questo versetto in una storia. Neanche il rispetto delle regole, neanche le migliori intenzioni, neanche l’ecologia, la buona politica, i sani principi, la correttezza nei confronti di tutti, il buon vicinato e le fettine biologiche, niente salva l’uomo. Niente lo fa felice, perché nessuno si salva da solo. Perché l’uomo è un mistero a se stesso. Perché dentro di lui e intorno a lui c’è la lotta tra il bene e il male, perché il male c’è, esiste ed è anche una persona, che vuole la nostra morte e dannazione eterna (lo so, anche l’inferno è demodé). Perché ci salva solo Gesù Cristo, il suo amore sconfinato per noi, e il suo libretto di istruzioni del genere umano, il Vangelo.

Mai, mai nel libro viene nominata nessuna regola del libretto di istruzioni. Anche nel matrimonio di Libertà mai si parla di mettere l’altro prima di noi, ascoltarlo, dedicargli tempo, pensare prima alla felicità dell’altro. Cercare un amore che non è sentimentale ma decisione ferma di mettere la propria vita nelle mani dell’altro, consegnarsi. Cercare la forza e la capacità di farlo con una preghiera il più possibile continua, e nei sacramenti che solo la madre Chiesa dà.

Oppure. Oppure siamo liberi, ma i risultati, stando a Franzen e a quanto si vede in giro, lasciano molto a desiderare.

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Il libretto d’istruzioni del genere umano   

 Un Pulitzer per Geremia

59 pensieri su “Oppure siamo liberi

  1. Daniela Corbellini

    “e probabilmente ho anche dimenticato tutto quello che ho studiato per l’esame di estetica, cioè quella parte della filosofia che si interroga sul perché dell’arte.”

    Macché!!! Con la tua introduzioni sulle cattedrali sono sicura che la sai lunga sull’estetica e sulla bellezza che salverà il mondo!
    Sei un mito, sei tosta. Altro che sottomessa al relativismo imperante. Parli di case come la vita e la morte, il bene e il male, il Risorto e l’inferno (che coraggio!).
    La sai lunga cara Costanza e io non ti conosco di persona, ma ti voglio un gran bene per la freschezza con la quale tratti temi così profondi dell’anima.

    “Abbiamo buttato via le catene e non ci siamo accorti che erano cordoni ombelicali”
    (Joseph Ratzinger)

  2. Piuttosto curiosamente ho finito di leggere un paio di giorni fa l’ultimo libro di Margaret Mazzantini che, guarda caso, si intitola proprio “Nessuno si salva da solo”…
    In realtà il tema di fondo viene svelato verso il finale ed il concetto espresso nel libro è fondamentalmente lo stesso che sostieni tu riferendoti al libro che hai commentato.

    Il succo di questo tuo post potrebbe essere in effetti la precisa risposta alla domanda che mi sono posto io appena terminato il mio libro…però qualcosa non mi torna: possibile davvero che si possa essere felici “solo” seguendo il “libretto di istruzioni”?

    …a pensarci bene, il fatto che non ci abbia ancora fatto un post nel mio blog significa che ci sto ancora riflettendo… 🙂

    1. Francesca

      si, è possibile…ma il guaio è che non è così semplice seguire “solo” il “libretto di istruzioni”

  3. Purtroppo la libertà non è stata ancora raggiunta, invece ogni individuo ha diritto di aspirare alla vera libertà. Spetta ad ogni individuo il diritto di avere le risorse per occuparsi della propria personalità e relazioni (tempo libero e retribuzione adeguata del lavoro)

    Il tuo scritto disprezza gli esseri umani e nega le loro potenzialità positive, aspiri ad instaurare una dittatura?
    Le cattedrali servono a farti sentire una nullità? non basta vedere quante ingiustizie e prepotenze accadono ogni giorno per farti sentire uno zero?

  4. azzurra

    per illustrare il post hai usato “nighthawks” – nella versione lego (!!) – come a dire la sconfinata solitudine dell’uomo moderno.
    la libertà è dunque solitudine?

  5. Non ho letto il libro, ma sono d’accordo con quanto scrivi. Il matrimonio senza Grazia non può stare in piedi. A maggior ragione oggi, che stanno scomparendo dalla società anche i residui culturali della tradizione cristiana. Con questi, anche senza capire, molti stavano nella famiglia, perché era giusto così. Ora questa è parsa una prigionia esecrabile, ma forse qualcuno ancora non si è accorto della devastazione ancora in larga parte incommensurata che ci viene dal progresso di aborti, separazioni e divorzi, e dalla distruzione della famiglia. Un vero diluvio universale. Ma la Chiesa, Arca di Salvezza, può mostrare al mondo il proprio tesoro: la famiglia cristiana, sul modello della sacra Famiglia di Nazareth. A questa famiglia una generazione devastata potrà guardare e riprendere speranza. Oggi misento profetico … 🙂

  6. Velenia

    Cara Costy,vieni a vedere la cattedrale di Monreale e portati anche ariaora,altro che sentirsi nullità là dentro,lì sei un re come Guglielmo il Buono,è stata costruita per questo,perchè qualunque povero nella casa di suo Padre potesse essere come un re.Lì puoi solo guardare con stupore la Bellezza,quella che secondo Dostojeski salverà il mondo.

  7. Augh! Buongiorno : vengo in pace!
    Non ho nulla da dire contro il post di Cost : rispetto le sue idee, molte le condivido.
    Non ho letto il libro che lei indica ma sono sicura che porta un ritratto reale di quello che può succedere in famiglia, purtroppo.
    Ho alcune cose da dire su questo e sul concetto, centrale, di libertà.
    Non so se siamo veramente liberi, ma credo che possiamo scegliere.
    Una buona norma di vita, secondo me è : NON TENERE TUTTO PER SE’, ma condividere, dialogare, dire la propria e ascoltare, anche insegnare e aprirsi agli altri, osservare, come qualcuno citava ieri.
    Sono molto d’accordo con quanto citato in attribuzione al Papa sui legami (cordoni ombelicali) gettati al vento : non so quali e quante migrazioni culturali abbiano portato all’abbattimento dei legami familiari che sono le nostre origini. Io li vedo i miei colleghi psicologi non sbalordirsi di fronte a figli adolescenti che ribaltano le loro famiglie : ho sentito di uno che mostrava il di dietro alla madre ogni 3X2 e un altro che augurava alla madre di perdere il fratellino che aveva nella pancia! I miei colleghi non si sbalordiscono e non si scandalizzano : dicono che è normale, che ci può stare, perchè l’adolescente deve, appunto, distanziarsi e separarsi dalla famiglia,distinguersene. Quindi gettare il cordone.
    Ma il cordone va tagliato, non buttato e rinnegato, cancellato; gli esiti devono restare, come è veramente normale che sia. Ci sto anche io a capire che ci può stare, che posso aspettarmelo : ma un bel limite educativo perchè non metterlo? Dire ai propri figli che oltre un certo limite non ci si può spingere?
    I miei colleghi “solo” psicologi, al contrario, si chiedono perchè i genitori soffrono di situazioni come queste, perchè ci stanno male ? Che poi io lo so, i miei colleghi, a casa coi loro figli, mettono i tappi come possono, cacciano qualche urlo, mollano qualche sculaccione.
    Secondo me un’altra buona norma di vita è: non rinunciare ad Educare. Poi ognuno educa come vuole, nella cornice che crede (cattolica, cristiana o non) ma sì: diamola qualche istruzione dal nostro libretto!
    Faccio un esempio : seguo abitualmente le famiglie nei contesti di malattia cronica dei figli. Ebbene : in questa situazione l’educazione spesso viene sospesa, ai figli, già provati ed “educati” dalla malattia che impone delle regole, compatiti (poverini!) e vezzeggiati, non viene imposto nulla…col risultato che , alla fine, non sanno prendersi cura di se stessi, come dovrebbero. Ne parlavo l’altro giorno con una mamma con un figlio ormai grande ma ammalatosi negli anni dell’autonomizzazione bloccata, appunto, dalla diagnosi che ha rinsaldato l’accudimento materno fino a diventare una catena, appunto, per entrambi, una sorta di “pannolone” che ora nessuno dei due riesce a togliere e che ora ha bloccato anche le altre vie del ragazzo.

    Allora mi raccomando:
    non tenete tutto per voi stessi
    non rinunciate ad educare
    Ah! E abbiate buona cura dei cordoni ombelicali !!

    🙂

  8. Alberto Conti

    “Dio ama di più la nostra libertà che la nostra salvezza” (Don Giussani) personalmente mi spaventa molto questa affermazione perchè la responsabilità è tutta nostra.
    Non aggiungo altro perchè ripeterei ciò che ho detto (lungamente) ieri; solo una domanda ad ariaora (senza ironia): ma la libertà è avere un lavoro adeguatamente retribuito e abbastanza tempo libero?

    1. Alberto, leggo la tua domanda per caso, cerco di spiegarmi meglio senza prendere troppo spazio: il nostro sistema è fondato sul denaro; per andare a scuola devi pagare, per il cinema devi pagare, i libri si pagano, il cibo si paga, i vestiti si pagano, tutto si paga. Quindi anche il lavoro deve essere pagato in proporzione, altrimenti le persone vivono in condizioni disagiate. Anche il tempo libero è fondamentale altrimenti non puoi leggere, non puoi socializzare, non hai tempo per pensare. Costringere le persone a lavorare tutto il giorno significa rubargli la vita. E quando i lavori sono anche “brutti”, oltre che malpagati, l’anima è torturata e umiliata. Il lavoro non può essere lo scopo della vita, ma un mezzo per portare benessere individuale e collettivo, altrimenti è schiavitù.

      La libertà è un diritto individuale. Se poi le persone fornite delle risorse, in modo paritario, ne faranno cattivo uso, ognuno sarà responsabile delle proprie scelte e renderà conto a Dio (per chi crede) e/o alla propria coscienza, o comunque alle energie buone del mondo.
      Non viviamo in un mondo libero per cui l’attuale degrado non può essere ricondotto alla libertà, né al genere umano complessivo che è come un “bambino” sotto schiavitù.

  9. Sono sposato con Emma, la mia canina di otto mesi.
    Razza inclassificabile, color cane chiaro, veloce, piena di energia, di entusiasmo, sempre.
    Stammattina, ancora, quasi buio, siamo usciti nei terreni di nessuno, tra erba alta, nel vento, e poi sù, nei boschi, tenebrosi, a quell’ora, ombre, scricchiolii, paure in agguato, ma lei aveva me, Alvise, il suo uomo di casa, , il suo dio-in-terra, mi seguiva, cercava la mia strada, si sentiva sicura, protetta, ora sono a scrivere, lei è sdraiata, vicino, si lecca, mi guarda, forse, credo, in questo momento, è felice, e anch’io, se la guardo, lo sono.Forse siamo Cattolici?

    1. Daniela Corbellini

      Ecco, il creato riflette il Creatore. Dovresti imparare da Emma e affidarti al Padre come lei fa con te: veloce, pieno di energia, di entusiasmo, sempre nei terreni di nessuno, tra erba alte, nel vento, nei boschi della vita, anche quelli tenebrosi con tante cose in agguato, perché tu hai Lui. Anche se non lo vedi in certi momenti, Lui c’è, esattamente come tu ci sei per Emma. Se ti affidi, come fa lei, ti sentirai sicuro e protetto. Ah già, tu hai il libero arbitrio!
      Il Libero arbitrio… è una fregatura. (John Milton, il diavolo del ottimo film “L’avvocato del diavolo”)

  10. “perché affannarsi tanto se è così semplice obbedire?”
    se poi si ha anche il libretto delle istruzioni…
    la teoria la so, ma come si fa a trasformare la croce da tentazione di condanna a strada di salvezza?
    Per Paola: spesso non sono i genitori dei bambini malati che mollano le redini, ma tutto il contesto (amici, medici, personale che si prende cura del malato) che dice a voce alta (e loro hanno i radar) “lascialo stare, poverino, ha già tanti guai” quindi le regole del genitore vengono spazzate via.

    1. io sto soffrendo di costanzitudine acuta.
      Devo fare qualcosa, prima di chiedere al parrucchiere di farnmi anche il suo stesso taglio di capelli (assolutamente + glamour del mio, si intende!)

    2. Ciao carissima! Mi ricordo di un tuo post qualche giorno fa e so che hai un’esperienza diretta nel campo in cui io mi cimento. Sono molto contenta di parlare con una persona che vive la situazione. Tu cosa ne pensi?
      Io lavoro nell’ambito della malattia cronica, non fatale ma esposta a complicanze gravi. Non ho analizzato altre implicazioni di altre forme di malattia, ma sono molto interessata all’argomento…

      1. Sì dico a..genoveffa? Sì, dal tuo commento di qualche giorno fa, ho capito che hai un’esperienza diretta, non di lavoro, e mi interessa il tuo parere, nonchè la tua esperienza stessa

  11. Mario

    Un uomo assetato si trova in una stanza in penombra.
    Nella stanza c’è un tavolo, e sopra il tavolo ci sono due bicchieri.
    Un bicchiere contiene acqua fresca, l’altro contiene una bevanda colorata con un profumo inebriante.
    L’uomo sa, perché un amico glielo ha detto, che quella bevanda è un veleno, per cui tende la mano verso il bicchiere d’acqua. Di fatto non si può dire che abbia fatto una vera scelta.

    Ma supponiamo che qualcuno che lo odia cerchi di convincerlo che la bevanda colorata non è un veleno (“Non morirai affatto, anzi, ti piacerà molto di più della semplice acqua, e solo così sarai davvero libero”).
    Certo, in lui rimane il dubbio che quella bevanda sia avvelenata, perché ricorda quello che gli ha detto l’amico. Ma, sotto l’effetto del profumo inebriante, ora non è più sicuro di non volerla bere.

    Si può dire che ora è più libero perché ha una scelta?
    O non era forse più libero prima, quando non dubitava della parola del suo amico?

    Questa allegoria descrive la condizione dell’uomo moderno, spinto a trngugiare veleni che lo rendono sempre più schiavo di se stesso, e ad ignorare la Parola del suo più grande Amico…

    1. Può anche accadere che l’amico non sia tale e sia falso per suo tornaconto, il profumo inebriante è solo un aspetto superficiale, una qualità “estetica”, non denota né bene, né male.
      Se vuoi sapere se la bevanda è avvelenata portala ad analizzare, se invece sei costretto a un esercizio di fiducia il discorso si fa complesso. Un amico si riconosce da quello che ti ha dimostrato nel tempo, se ti ha dimostrato di volere il tuo bene con i fatti è un amico, ma non bisogna dimenticare che esistono anche tradimenti in amicizia, e cambi di carattere, quindi la fiducia è preziosa e non va regalata senza coscienza e consapevolezza dei rischi.

  12. paulbratter

    Odio l’espressione “tempo libero”: è lo schiavo che cerca solo di aggiungere qualche anello in più sulla catena.

    1. giuliana zimucci

      accidenti, Paul sei un vero cinefilo (non cinofilo, come Alvise), una scena per ogni occasione. I miei complimenti!

    2. “tempo libero” non è un’espressione, è il tempo in cui non sei costretto a lavorare. Come usi il “tempo libero” dipende da molti fattori: dipende da te, ma anche dalle risorse che hai a tua disposizione e anche dall’educazione che hai ricevuto. Inoltre, dopo una giornata di lavoro spossante/stressante sarà difficile che avrai la forza mentale per dedicare il poco tempo libero ad attività mentalmente impegnative, osservare e meditare sulla realtà, infatti, come ha scritto qualcuno nei commenti, queste attività spesso non portano felicità e nessuno cerca la tristezza, molti preferiscono rinunciarvi per essere vanamente felici.

  13. Luigi

    Bel post di Costanza come sempre. Poco da aggiungere, anzi nulla. Una riflessione personale: La libertà minacciata dalle tentazioni. Non sono completamente libero di essere felice perché le tentazioni
    ossia le schiavitù intralciano il mio cammino, mi fanno cadere. La cosa che non ho ancora capito è se dopo esserti rialzato sei fortificato o sei tramortito.

      1. Luigi

        Ciao Paola, dovrebbe essere come dici tu. Ma se continuo a cadere comincio a traballare, ho bisogno di un bastone. O forse a volte stento a rialzarmi perché sto comodo per terra, forse questo è il mio problema.

      2. Tu continua a tentare, rialzati tutte le volte che ce la fai e vedrai che ci riesci. Basta che ti concedi un tuo modo. E lo offri al Signore.
        Secondo me si fa così
        🙂

  14. alvise

    Il discorso, mi sembra, ripetuto altre volte da Costanza,
    ma nella fattispecie a proposito del libro di Franzen, è,
    mi sembra, all’incirca questo:
    C’è una coppia, i figli, c’è la vita di tutti giorni, i pannolini, le fettine biologiche, eccetra, e poi tutto si sfacia, va a rotoli,arrivano iil dolore e la solitudine. In questo libro di Franzen in questa coppia del libro Gesù non esiste, il libretto di istruzioni, cosiddetto, mai nemmeno immaginato ci possa essere un libretto del genere, nel libro. Se ci fosse adottato il libretto, nel libro, e fuori (o solo fuori, lasciamo all’autore, almeno, la libertà di scrivere il libro che vuole lui, o no?)se si fosse adottato, nel libro, il libretto,le cose non sarebbero finite come invece (necessariamente?)finiscono. E così anche nella vita reale, nostra. Se adottassimo il libretto si vivrebbe noi e il matrimonio e l’amore e la famiglia in maniera positiva gioiosa e salvifica. Allora: 1) non basterebbe adottare il libretto, occorrerebbe che in noi si impiantassero realmente nella credenza nell’animo nella mente i principi ispiratori del libretto cioè credere in Cristo, nella salvezza eccetra 2)non è detto, a parte il libro di Franzen che chi non adotti il libretto, non trovi una vita felice, sana, positiva, familiare o non familiare che sia, portavo stamani l’esempio, che è solo un esempio, di me e il mio cane Emma 3)certamente se tutti si avesse loe stesse credenze gli stessi stati d’animo salvifici ipotizzati da Costanza, che non ci sono nel libro, si vivrebbe tutti felici e contenti e salvati 4) ma per l’appunto non ce le abbiamo tutti le stesse credenze, ognuno si arrangia come può, cerca la sua strada nei modi che gli sembrano a lui i meglio, oppure naviga alla deriva, cercando di non affodare del tutto (anche questo esiste). Ho finito, ecco tutto.

    p.s.leggevo ora su un giornale che verrà anche esposto e adorato (ho letto bene?) il sangue di G.P.II.Anche questo è nel libretto?

  15. Cristina

    Bisogna seguire il “libretto di istruzioni” per essere felici perchè noi siamo fatti a immagine del Creatore e Gesù, suo figlio, è il Vero Uomo, cioè è ciò a cui aspiriamo per compierci. quando studi all’università (tenedenzialmente) studi per prendere 30 e non 20. Se sei un podista cercherai di essere come Stefano Baldini. Così siccome Gesù è il Vero Uomo dobbiamo imitare lui e usare il suo libretto di istruzioni e ciò che accade è inaspettato, è davvero una pienezza di vita in tutto, un godere di tutto, anche nel lavori più umili, anche nei momenti di fatica (Croce?!).. insomma è davvero il centuplo quaggiù. Certo è un lavoro continuo, non è una tappa conquistata una volta per tutte.

  16. Ma alla base c’è il credere, non si può mettere, uno, lì, a ponzare di credere, si, l’ho letto anch’io, Gesù, voglio credere, ma poi che succede?viene il credere? e se non viene?, mica a tutti che gli viene le stesse cose, mica tutti beneficiano delle stesse credenze, il che non toglie che uno possa cercare e riuscire a essere “felice” per la sua strada.

    1. raffaella

      Alvise, i tuoi post a volte mi fanno pensare ad un quadro impressionista: pennellate apparentemente un po’ slegate ma belle immagini di’insieme. Complimenti per il tuo blog, stimolante anche se un po'”impegnativo”

    1. Daniela Corbellini

      E no???
      Caro Alvise, le scelte sono sempre condizionate da fattori esterni, ma alla fin fine le fai tu…
      Se credi di non farle e ti fai portare dalla corrente, alla fine è una scelta anche quella.
      Scegli sempre, ma non sai mai esattamente tutti i fattori coinvolti, e quindi non hai certezze del futuro (non è nelle nostre mani)…
      Le tue scelte alla fin fine determinano il tuo percorso.

      1. …d’accordo, va bene, ma insomma, alla fine, come devo fare? responsabile o no, come devo fare? e cosa?
        Dicevo prima, “chi l’ha detto” perché io non mi sembrava di averlo mai tirato fuori questo discorso del libero arbitrio. O forse l’ho fatto senza accorgermene?

    2. azzurra

      alvise, la tua ironia è adorabile!

      ps: anche io, come paulbratter, devo trovare il tempo di leggere per bene il tuo blog…

      1. Daniela Corbellini

        Sono d’accordo, Alvi sei troppo forte!!!
        Comunque, forse sono stata io a tirare in ballo il libero arbitro…
        Alla fine torniamo all’amore. All’amore non si può obbligare. Dio ci a fatto libero per amare ed essere amato liberamente. Quindi, libero arbitrio. Per aderire ad un progetto di amore LIBERAMENTE o LIBERAMENTE non farlo.
        Ma non precludere alla tua esistenza a priori la possibilità, l’ipotesi del trascendente. Ti chiude l’orizzonte.

        “Dio disse…”. Il mondo è un prodotto della Parola, del Logos, come si esprime Giovanni con un termine centrale della lingua greca. “Logos” significa “ragione”, “senso”, “parola”. Non è soltanto ragione, ma Ragione creatrice che parla e che comunica se stessa. È Ragione che è senso e che crea essa stessa senso. Il racconto della creazione ci dice, dunque, che il mondo è un prodotto della Ragione creatrice».
        «che all’origine di tutte le cose non stava ciò che è senza ragione, senza libertà, bensì il principio di tutte le cose è la Ragione creatrice, è l’amore, è la libertà.
        Qui ci troviamo di fronte all’alternativa ultima che è in gioco nella disputa tra fede ed incredulità: sono l’irrazionalità, l’assenza di libertà e il caso il principio di tutto, oppure sono ragione, libertà, amore il principio dell’essere? Il primato spetta all’irrazionalità o alla ragione?».

  17. Una domandona!!!Due blocchi contrapposti in questo modo?
    Prendiamone un pezzetto, proviamo, “amore il principio dell’essere”? Bella immagine!Sarà proprio così?
    Ho trovato un libro su un tavolo (poesie di un famoso poeta persiano di mille anni fa!!!)(come sono antipatico!!!ma è così, ho in mano questo libro di poesie, per caso, davvero)
    Ecco, ne ho trovata una:
    Questo mare D’Esseri sgorgò da spazi segreti
    E nessuno riuscì mai a infilare la perla della sua essenza vera,
    Ogni saggio disse qualcosa, come una fantasia triste,
    Ma come davvero sia stato, nessuno, nessuno sa dire.

    1. Daniela Corbellini

      C’erto che è una domandona!
      Alla fine è tutto lì, porsi le domandone…
      Anche se, come puoi pensare per ora, non ci siano risposte…
      Prima o poi arrivano.
      L’importante e non chiudersi alle diverse possibilità, anche a quella che chi crede nel Risorto abbia ragione.
      Il poeta persiano non aveva ancora trovato le risposte, adesso lui saprà tutto, tanto è dall’altra parte.
      Ma il suo lavoro ha fatto: ha posto le domande.
      Ti saluto che vado a casa!
      Buona serata!!!!

  18. …ma intanto nessuno mi ha risposto alla domanda sul corpo e sul sangue di G.P.II che, leggevo sui giornali, verrà adorato dai pellegrini. E’ vero o no? E cosa ne pensate voi che partecipate al blog?

    1. Alessandro

      “Una piccola ampolla con il sangue di Giovanni Paolo II. È «la reliquia che verrà esposta alla venerazione dei fedeli in occasione della beatificazione» di Karol Wojtyla, domenica prossima, «inserita nel prezioso reliquiario fatto preparare appositamente dall’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice». Lo rende noto un comunicato della Sala stampa vaticana, diffuso ieri per spiegare l’origine della reliquia. Negli ultimi giorni della malattia di Giovanni Paolo II, nella primavera del 2005, «il personale medico addetto compì prelievi di sangue, da mettere a disposizione del Centro emotrasfusionale dell’Ospedale Bambino Gesù in vista di un’eventuale trasfusione. L’ampolla con il sangue che verrà esposta domenica in piazza San Pietro si offre, dunque, come preziosa testimonianza degli ultimi giorni terreni di un Papa che, al termine di un lungo, infaticabile pontificato, volle vivere anche la malattia, l’agonia, la morte nella totale donazione di sé a Dio, alla Chiesa e agli uomini”

      http://www.avvenire.it/Dossier/wojtylabeato/Un+ampolla+di+sangue+la+reliquia+di+Wojtyla_201104261444278300000_201104270847542530000.htm

      Commento mio: della venerazione delle reliquie dei santi penso tutto il bene possibile, essendo un cattolico. Da sempre i fedeli venerano spoglie mortali dei santi. Non vedo ragioni per rinunziare a questa pia pratica.

      1. …ma non sarebbe più serio e dignitoso per tutti
        (i cattolici)non indulgere a riti pagani? Con tutto il rispetto per i riti pagani e non pagani, rituali,
        liturgie e via disoorrendo)

  19. STB

    Non vorrei dire, ma su questi argomenti hanno già scritto Erasmo da Rotterdam, De libero arbitrio, e Martin Lutero che gli ha risposto, De servo arbitrio.

    1. Alessandro

      Chiamare “rito pagano” la venerazione delle reliquie dei santi significa ignorare che proprio i cristiani, i non-pagani, hanno sempre venerato le reliquie di santi e martiri. Significa cioè ignorare che cosa è pagano e cosa è cristiano. Non è qui il caso di fare ripassi di catechismo. Solo due cenni: il cristianesimo è religione del Dio incarnato, morto e risorto con il Suo corpo glorioso. I cattolici professano pertanto la resurrezioni dei morti nella loro integrità personale, quindi anche la resurrezione della carne. Le spoglie mortale dei santi risorgeranno, trasfigurate e incorruttibili, a immagine del corpo glorioso di Cristo Risorto. Venerando le spoglie mortali di santi e martiri si annuncia la speranza, gioiosa e certa, che Nostro Signore, quando verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti, libererà dalla corruzione i corpi mortali di chi ha creduto in Lui e li rivestirà d’incorruttibilità, introducendoli nella Sua gloria in comunione perfetta con il Padre e lo Spirito. Allora i santi si ricongiungeranno con il loro corpo rinnovato e fatto immortale, tutto sarà ricapitolato in Cristo che sarà tutto in tutti. In sintesi: il cristiano non vede nei cadaveri delle “cose” putrefatte, ma corpi defunti di anime immortali destinati anch’essi a rigenerarsi, affrancati dalla corruzione, mercé il sacrificio salvifico dell’incontaminato innocentissimo Gesù Cristo, figlio di Dio, che per riscattare tutti gli uomini dalla corruzione del peccato ha patito, è morto come peccatore ed è risorto il terzo giorno.

      1. Elena

        Il problema, caro alessandro, è quando ci vede dei talismani in grado di guarire dalla gotta, dalla scrofola, dal mal di testa, dalla mala sorte o quant’altro. Credo che QUELLO sia (un pochino) pagano, no?

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  21. Elena

    oh, no… il libretto di istruzioni no! Come si può pensare che ci sia un libretto di istruzioni per una cosa così delicata come la famiglia? Il libretto di istruzioni è quello degli elettrodomestici, oggetti che funzionano più o meno tutti allo stesso modo: segui quel che c’è scritto, il testo è quello, non devi interpretare, schiacci il bottone e via. Ma il Vangelo è un’altra cosa. E’ parola incarnata, e siccome tutti siamo persone uniche, si incarna in modi diversi. Ho visto famiglie fondate su solidissimi principi cattolici, coppie allevate a pane e parrocchia sfasciarsi miseramente; ho visto famiglie allargate, con divorzi, percorsi poco ortodossi e poco regolari, vivere nell’amore e nel rispetto. Stiamo attenti ai libretti di istruzioni, perché poi finisce che per leggere le istruzioni non vediamo più in faccia le persone per come le vede e le ama Dio, ma valutiamo solo se “funzionano” in base ai nostri assiomi.
    Sul libero arbitrio non mi pronuncio: 20 secoli di riflessione teologica mi sovrastano!
    Preferisco pensare alla gioia. Io so che se faccio mia la Sua volontà, sono felice e capisco qualcosina di più del suo inarrivabile mistero d’amore. La faccenda della mia libertà mi riguarda davvero molto poco. Quella della libertà altrui (libertà anzitutto dal mio giudizio) è invece un mio cruccio costante…

    1. raffaella

      In particolare l’ultima frase del tuo commento è un capolavoro di delicatezza e di attenzione agli altri. Grazie

    2. @ELena
      Bella risposta. La tua libertà però ti riguarda, poi sei libera di farne ciò che vuoi, sei libera anche di rinunciarci. Ma deve essere una tua scelta, ognuno deve essere rispettato e lasciato libero di fare ciò che vuole della propria vita. Per chi crede in Dio, mi pare di ricordare che la vita sia un dono, quindi se è un dono significa che è proprietà privata e intoccabile dell’individuo. Togliere libertà significa instaurare una dittatura, non ci sono tanti giri di parole da fare.

      1. Elena

        @ariaora: certo la mia libertà mi riguarda, mi riguarda ogni qualvolta penso alla volontà di Dio. Ma non riesco a pensarla in termini di: sono libera? ma solo: sto amando? sono felice? In quel senso intendevo…
        La mia libertà sta tutta in questo: il rapporto con Dio e la dignità della mia coscienza, giudice ultimo di ogni mia azione proprio grazie a quella relazione. Ama e fa’ ciò che vuoi è per me l’unico imperativo categorico assoluto. Anche perché io dovrò rispondere davanti a Dio delle mie azioni e non potrò certo dire: ma me l’ha detto il prete, ma me l’ha detto il magistero, ma la mia educazione familiare…

      2. @Elena
        la libertà ti riguarda sempre, e dovremmo tutelarla, anche quella degli altri, anche se non condividiamo le scelte degli altri (altrimenti la libertà non esiste). Dovremmo intervenire quando le libertà degli altri sono violate con l’arroganza, la forza, la prepotenza, imposizioni legislative.

        Credere in Dio non può essere un obbligo, è una scelta, anche perché tieni conto che esistono moltissime religioni e ognuna professa la “verità”.
        Il rispetto, la parità sono doverosi. Nessuna sottomissione per sesso, razza, religione.

        Per te che credi, ti ricordo che Gesù Cristo, per quello che sappiamo, era dalla parte dei più deboli, contro lo sfruttamento, ed è stato un grande contestatore della “teocrazia”

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