di Cyrano
Poche storie: per pensare ci vuole la matita, la penna va bene per i bigliettini d’auguri. Di per sé non basta neanche una matita qualunque: intanto non mi concentro se non ho una matita portamine – qualcuno mi spieghi come è possibile annotare un libro col pensiero assillante che a ogni millimetro, impercettibilmente ma inesorabilmente, il tratto della matita si sta allargando! In secondo luogo la mina deve scorrere con dolcezza sulla carta, ma il segno dev’essere evidente: colgo l’occasione per levare un vibrante appello ai cartolai, perché la smettano di vendere i portamine con la mina HB all’interno (ma che è, avete solo clienti architetti e ingegneri?). Davvero, non capisco perché lo facciano: non penso che le HB costino molto meno delle altre grane, mentre è senz’altro vero che una grana 2B, molto più morbida, si consuma prima (avrebbero quindi ogni vantaggio a promuovere l’acquisto di grane morbide). Sì, è vero, ho un nuovo portamine, e sto lentamente consumando l’odiata, immancabile e inconfondibile mina HB: da che l’avevate capito?
No, adesso, manie a parte (ci sarebbe anche un discorso sull’importanza del diametro, ma sorvoliamo…) è che non c’è bisogno di scomodare Freud, Jung e tutto l’empireo psicanalitico per sapere che ci sono dei piccoli “riti” capaci di esorcizzare simbolicamente le nostre ansie. Dopo aver scoperto su “Ritrattino di Kant a uso di mio figlio” (eh, quando le madri rovinano per sempre i figli!) che il teoreta della ragion pura non poté continuare una conferenza, finché il malcapitato uditore della prima fila non ebbe ripristinato la simmetria della sua giacca dal bottone scucito strappandosi quello sull’altra manica, ho cominciato a perdere fiducia nella filosofia. Molti anni dopo, quando compresi che i cosiddetti “esperti” chiamati in tivù sono perlopiù dei poveri diavoli, che hanno impiegato decenni di “studi specialistici” per capire (o talvolta smettere di capire) quello che l’uomo di buonsenso sa da sempre, ho cominciato a perdere fiducia persino nella televisione.
«Buon Dio – mi dissi – dovrà restare qualcosa in cui credere!» – «Sì – la risposta me la diede uno dei miei professori preferiti –: la sedia a dondolo!» – «Oh, accidenti: non ci avevo pensato!» – «Sì, vede: qualunque cosa succeda in università durante la giornata, qualunque cosa ritrovi a casa alla sera, la sedia a dondolo è sempre nel mio studio, e lì posso regalarmi una mezz’ora di pace, concentrandomi solo sui semplici suoni del dondolio…». Capii di essere al cospetto di un luminare, e questo mi preparò a non meravigliarmi troppo, quando passai a trovare un anziano giornalista che mi onora della sua amicizia: stava concentrandosi per un pezzo annusando la grafite (ve lo assicuro, e non è successo più di un anno fa!) e nello studio inondato di fumo suonavano «le note immortali di Bach». Pazienza per quel povero novellino che deve trascrivere a tastiera tutto quello che lui scrive, ma una simile tecnica di concentrazione è degna del protagonista di un buon romanzo…
Senza divagare troppo, però, devo tornare al dato fondamentale: pensare a matita non è soltanto un rito antistress – c’è della verità. Chiunque abbia bazzicato i corridoi di un dipartimento di filosofia non può non aver saputo che la vera differenza tra i matematici e i filosofi è che mentre i primi lavorano con foglio, matita e gomma, i secondi solo con foglio e matita. Dov’è la verità, sorrisi a parte? È che lavorare a matita (testi Apollo ed Ermes!) è una disposizione a un lavoro intellettuale umile, anche se non si prevede di cancellare – perché il foglio non è stato aggredito, la carta non è stata marchiata con l’arrogante irreversibilità che l’inchiostro porta con sé dalla prima all’ultima goccia. In questo la verità assomiglia a una signora più fotogenica al naturale che in posa (ecco perché in genere nelle poesie c’è più verità che nei trattati di filosofia) – l’obiettivo dev’essere ben nascosto, nel silenzio e nella pazienza della ricerca, o nulla di ciò che si fotograferà sarà mai veramente immortalato.
Lo sciagurato divorzio tra scienza e buonsenso porta anche stavolta non a rinnegare la differenza tra umiltà e presunzione, ma a confondere le due: così gli uomini si prendono troppo sul serio o troppo poco, e non si concedono lo spazio giocoso di un piccolo innocuo rito di concentrazione, piacere e rilassamento, o viceversa ne fanno il perno della propria “autoconsapevolezza” (parola misteriosa: non ho mica ancora capito che vuol dire veramente!). Carne da macello psicanalitico, gli uomini sanno ritenersi fotografi perché sono fotografanti, scrittori perché sono scriventi, lettori perché leggenti e magari anche “persone di saldi princìpi” perché non hanno mai avuto l’umiltà e l’intelligenza di cambiare idea. I migliori, tra gli uomini “di saldi princìpi”, sono quelli di cui il profeta Faber dice: «Quella che di giorno chiami con disprezzo “pubblica moglie”, / quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie» (il profeta non applicava il primo verso, ma era uomo “di saldi princìpi” anche lui!).
Del resto lo si impara già alle elementari, che quelli che scrivono direttamente “in bella”, a penna, fanno più errori di tutti, perché fin da allora è chiaro che per alcuni il traguardo è la consegna rapida (cui negli anni si aggiungerà anche il supplemento “sigaretta in bagno”), mentre per altri esso è posticipato al momento della riconsegna. A ciascuno il suo, e questo basterebbe a imbastire sulle penne e sulle matite una parabola escatologica, non fosse che il Vangelo ha già quella delle dieci vergini.
Per inciso, sono profondamente persuaso che le cinque ragazze sagge avessero in tasca ciascuna una matita, anzi un portamine – spero con mine a grana morbida, sul diametro non saprei…
È mattina e sono la prima lo stesso, ma dove sono tutti?
Cyrano, come sempre STUPENDO (il post, non tu, cioè, qui è meglio specificare 😉 )
e… Come dire, mal comune mezzo gaudio, sapere che non si è soli ad avere certe manìe aiuta!
Però mi sto sforzando di centrare il punto…. Il punto qual’è?
Mi sa che a un certo punto si deve trascrivere in bella a penna, altrimenti non si può consegnare il compito (mica solo il tema, pure il compito di matematica si può fare a matita!) e non si verrà mai a conoscenza del voto che abbiamo meritato. O no?
Non vale ieri sera non sono riuscita a connettermi!!!
Certo che si deve trascrivere, Jenny: il punto (che era un punto perlomeno “sparpagliato”, diciamo cosi’) e’ che un buon esercizio di crescita è distinguere le cose serie da quelle non serie, dentro e fuori di noi. Le manie hanno in questo un ruolo centrale, perché sono l’elevazione a irrazionalità di una piccola area di ultrarazionalità (il polsino del poveretto che ascoltava Kant, no?): ci sono, piaccia o no. Il fatto è che il modo in cui le prendiamo dice (e “fa”) molto di noi…
Il polsino del poveretto che ascoltava Kant me la spieghi, per favore? Poveretta sono io che esco non da liceo classico, sigh, e non vi seguo!!!
Ma non e’ assolutamente roba da liceo classico! Solo che mia madre mi ha rovinato propinandomi libretti come quelli che ho citato nel post… comunque, la cosa sta in questi termini: pare che il povero Prof. Kant stesse tenendo una conferenza su vattelappesca. A un tratto la sua attenzione venne attratta da un dettaglio: un uomo in prima fila mancava di uno dei bottoni di una delle maniche della giacca. Il particolare aveva preso a ossessionare il povero Kant, facendogli perdere la concentrazione. Ridotto al silenzio, nello sbigottimento generale, disse: “Senta, abbia pazienza: se lei non si strappa l’altro primo bottone, sull’altra manica, io non posso continuare!”.
La filosofia… 😀
Ah, ho capito, allora per colmare la mia lacuna avrei dovuto essere la tua sorellina, invece sono solo la tua sorellastra, quindi niente… grazie del racconto!!!
sorellastra
“Poveretta sono io che esco non da liceo classico, sigh, e non vi seguo!!!”
ma tisembra che al liceo classico di Kant si insegnino ‘ste robe?
“Gigino, raccontami la storia del bottone di Kant”
“Prof. nun (sic!) me la ricordo”
“Allora pijate un 4, somaro”!
‘Sto gossip filosofico cyraniano popola questi librettina che raccontano quanto si faceva al giorno Sartre, se Wittgestein era etero o omo, se NIce (sic!) baciava i cavalli
Comuqnue, visto che siamo in zona gossip, ti racconto pure
– Kant temeva che l’elastico delle calze gli inibisse la circolazione, quindi si reggeva le calze con molle assicurate all’interno dei pantaloni
– Sartre ogni giorno consumava: due pacchetti di sigarette forti; diverse pipe di tabacco scuro, un litro di superalcolici, 200mg di amfetamine, 15g di aspirina, parecchi grammi di barbiturici, caffè e tè a volontà
Kant è stato un grandissimo filosofo, ma aveva qualche problemuccio che a posteriori gli si perdona volentieri, ma che sicuramente ha il suo nell’inquadramento nel dsm
@Alessandro: che non uscivo da liceo classico almeno era una scusa, ora resta solo l’evidenza della completa ignoranza… vabbè!
ma no, sorellastra, ma quale ignoranza… sono aneddoti senza importanza, le cose da sapere sono altre! 🙂
http://www.youtube.com/watch?v=sgd3Pc6SE-8
bellissimo de andrè
ora devo correre (ma intanto mi trucco ascoltando il vecchio faber), torno dopo sul senso del post che (oh cyrano ma come fai???) mi è piaciuto di nuovo moltissimo! (il post… come dice sorellastra meglio precisare: il post mi è piaciuto!!!)
Cyrano io devo sempre tirarti giù perché io scrivevo subito in bella con la penna, sempre il primo a consegnare perché ho sempre preferito vivere pur pensando. Dunque sono uno zoticone anche se non andavo a fumare la sigaretta in bagno però chiacchieravo con loro, è lì che ho conosciuto il mondo e non sui libri. Siamo tutti diversi. Io quando penso alla mina penso alla sbornia che da noi si chiama appunto “mina”. E’ questione di priorità. Tu sai scrivere benissimo ma perché devo concentrarmi per trovare l’essenza? E’ un gioco? Se la Gioconda non avesse posato dove sarebbe la sua bellezza?
Certo che non sei uno zoticone, Luigi, anzi trovo nei tuoi commenti tra le mie spalle più valide: mi offri così la possibilità di rimangiarmi tutta la forma del mio post e conservarne il contenuto (perché anch’io sono uno scrivente che non deve perciò ritenersi uno scrittore, e di certo non devo essere preso così tanto sul serio…). Spezzavo una lancia a favore dell’ognunismo (se mi legge Paulbratter…), perche’ l’esperienza insegna che le aree in cui non è lecito e non ha senso essere ognunisti sono molto più ristrette di quelle in cui l’ognunismo è la premessa della felicità (un po’ come la valvola di una pentola a pressione, che non nega il principio della cottura a pressione ma impedisce che la pentola esploda).
In sintesi, OGNUNO può averci più simpatica la penna o la matita; io, per me, (e per le suddette ragioni), ci ho la matita, ma non vuol dire che a qualchedunaltro non gli possa riuscire bene di pensare a penna. E di fumarsi una sigaretta intelligente, dopo, in bagno o sul balcone… 😉
per chi non lo sapesse, nell’immagine a corredo del post il pennarello (azzurro) conficcato nel cervello è (cervello e pennarello) di Homer J. Simpson…
(grazie dell’impeccabile contributo tecnico – l’avevo dato per scontato perché spero che questa letteratura s’insegni già nelle scuole… 🙂 )
oggi manco Dante s’insegna a dovere, figurati i Simpson…
Effetti collaterali e paradossi dello scrivere e del sottolineare ovvero:
Della serendipity negativa (come minimo)
A chi non sarà mai successo riguardando sottolineature, vecchi appunti, scartafacci, bozze, tentativi (anche, purtroppo, di scrittura, cosiddetta, creativa!!!)e di avervi trovato, anzi non dico trovato più nulla di riconducibile a un filo che una volta ci fosse stato (forse)
ma inoltro riscontrato ogni cosa sottolineture, note in margine, chiosi, appunti, zibaldoni, prove di autore come cose non solo risibili e da averne vergogna, ma non più riconducibili a nessun pensiero coerente, consistente in ses tesso, fruibile, e trovare come tutta una massa di parole ora in stao di inerzia totale senza più senso e provarne sgomento e disperazione. Allora verrebbe voglia di sospendere ora subito non solo ogni forma di tentativo di fermare i pensieri in alcuni pensieri che ci sembra interessante di intravedre ,ma di fermare il pensiero proprio totale, onde non trovarsi poi dopo nell’evidenza della nostra miseria mentale.Nè lapis nè penna nè computer nè libri nè nulla solo: FEFRAAAAAAAL!!!!!
ALVISEEEEEEEEEEEEEEEEEE: sei in gran spolvero!!! 🙂
(è un privilegio vedere la tua mente al lavoro!)
“È che lavorare a matita (testi Apollo ed Ermes!) è una disposizione a un lavoro intellettuale umile, anche se non si prevede di cancellare – perché il foglio non è stato aggredito, la carta non è stata marchiata con l’arrogante irreversibilità che l’inchiostro porta con sé dalla prima all’ultima goccia”
pensare a matita, avere l’umiltà di non aggredire la carta….
avere l’umiltà di non avere l’ultima parola, mantenere la possibilità di correggere, anche se poi non si usa la gomma
io non scrivo più a mano da anni, nè a penna nè a matita, ormai scrivo tutto con una tastiera. Ma la tastiera ha per me la stessa funzione della matita.
Io penso che si possa andare oltre: non solo pensare a matita, ma vivere a matita, umilmente, disposti a cambiare, o a lasciarsi cambiare, perchè la bella copia del romanzo che è la nostra vita si potrà scrivere solo alla fine. Senza usare la gomma però, perchè è bello che anche gli errori rimangano là sulla carta, perchè anche gli errori hanno un ruolo nel farci essere quelli che siamo.
E non saremo noi a scrivere in bella perchè esiste Qualcuno che lo farà per noi, prendendo le nostre bozze e facendone un capolavoro
E questio Qualcuno sarà:
FEFRAAAAAAAAAAAAL!!!!!!!!!!!!!
(donna angelicata?)
uh signore no… donna angelicata io?
Alvì mi hai inquadrata male 🙂
Per quanto mi riguarda, sì, angelicata (purtroppo)!!!!!!
Ogni giorno della nostra vita è una pagina in bella copia, magari a volte farà un po’ schifo e non raggiungiamo neppure la sufficienza. Ma è bella copia, penna o matita poco importa. Non la cambiamo…
o forse sì 🙂
La cambiamo quando impariamo a leggere le nostre giornate come luogo di rivelazione di Dio. La nostra vita trova la via dentro la griglia delle Sacre Scritture. E mi colpisce scoprire che, per esempio, quello che è accaduto al popolo ebreo è il paradigma per decifrare la mia esistenza.
Rileggere la propria storia con Dio, rileggerla tutta, (anche gli assurdi della nostra vita, gli errori,quelle cose delle quali proprio non capiamo il perchè) in maniera sapienziale ci fa scoprire quanto Dio è grande nella nostra vita, perchè vedere la nostra storia sbagliata con la luce di Dio vuol dire vedere la nostra storia salvata.
ciao oboe… no so perchè ma ho l’impressione di conoscerti
Oggi sono un po’ triste. Lo dico perchè ho cercato di scrivere subito in bella e invece qualcuno è venuto a corregre i miei errori con dei bei rigoni rossi e blu (erano mica segnati in blu gli errori più gravi, la tempo del lapis??!). Quando pensi di aver scritto per benino, in forma e contenuti, ecco che invece arriva il Maestro e ti fa vedere cose assolutamente errate, che non solo tu non avevi visto, ma peggio, credevi di essere nel giusto.
Oramai ance io mi sono abituata alla tastiera, ma quando in tempi non troppo lontani, vergavo a mano le mie facezie, lo facevo a penna. Tiravo avanti tutto d’un fiato, dall’inizio alla fine del discorso. Finito tutto, riprendevo da capo e con altro colore, quello che capitava, pasticciavo e correggevo, riscrivevo, riformulavo un pensiero magari in maniera più semplice e pulita. Dello scrivere secondo me tornare indietro e cercare di cesellare è la cosa più bella. Ma non ci devi star su troppo, chè sennò a rileggere ti sembra che meglio di come hai fatto non si può proprio. Più ti rileggi più ti compiaci, e se ti compiaci, verrà il momento che il Maestro ti segnerà errore. La verità è che la vita è sempre una brutta copia e che poi interviene un altro, un correttore di bozze a farne un capolavoro. L’importante è che tu non ti stringi a quello scritto, pensando che meglio di te nessuno può, ma che accetti umilmente che sei appunto uno scrivente, ma non uno scrittore.
giuliana senza le bozze non ci sarebbe il capolavoro. Senza di te il tuo romanzo non può essere scritto
il problema, mio almeno, è che troppo spesso mi attacco alle mie bozze come se fossero la cosa migliore che si può, e non capisco che invece devo staccarmene e affidarle al correttore, perchè acquistino la forma più bella!
Giuliana, mi dispiace che sei triste, io invece sono incavolata nera perché la banca mi ha combinato un casino e adesso devo pagare soldi che naturalmente non ho…
Io scrivo a matita, 2B, meravigliosamente morbida, ma non con il portamine, vuoi mettere, o-bel-Cyrano, il profumo del legno che ti resta tra le mani dopo che hai usato una matita vera?
E poi sono una maniaca della sottolineatura, pure il libro di Costanza è tutto sottolineato!!!
Però secondo me non è una sconfitta dover cancellare e poi riscrivere, perché la cosa più bella è accorgersi dei propri errori e sapere che c’è tempo e possibilità di correggerli, e che c’è Chi ti fornirà la gomma giusta per non far restare nemmeno un segno sul foglio!
il profumo del legno… intrigante… anche tu quindi sniffi per concentrarti?! Come quel mio amico giornalista… 😀
metodo Alessandro è:
– matita solo per quelle rare volte che faccio le parole crociate
– per il resto penna che scriva rapido e fluido su fogli di recupero… con frequenti cancellature sempre a penna… alla fine ci sono scarabocchi ovunque ma ho la sensazione appagante di aver lavorato sodo
– tastiera poca (per blog e affini), o quando proprio non ho tempo di ruminare carta frusciante
Scusate l’OT
@ Luigi
ieri ho trovato la copia esatta dei miei demoni ma non mi sembrava delicato postarla nel tema del matrimonio della sorella del genio…..
http://www.youtube.com/watch?v=eheaFN4sJY4&feature=related
altro che l’accetta!!!!! 🙂
è il finale dell’ultimo episodio della settima stagione, vero? Ne avevo sentito parlare, ma me lo sono perso…
forse House dovrebbe ascoltare un po’ di più Wilson prima di agire… comunque alla fine non s’è fatto male nessuno (tranne un’ala della casa della Cuddy e la macchina di House)… 🙂
Stasera me la guardo Maxwell.
La soluzione tipica che un uomo proietta nella sua mente ma che rimane troppo spesso nel film. C’è ancora un estremo tentativo di sorprenderla che forse non si spegne mai. Contro l’orgoglio di una donna non c’è molto che si possa fare. Tu cosa pensi? Testa alta e non arrendersi alla vita. La vita ci vuole piegare ma noi dobbiamo vincere.
IL GRANDE CORRETTORE!!!!!!
Correttore Waterproof
Geniale segno di umiltà, la matita! La differenza in questo non sta però fra scienziati e filosofi, ma fra filosofi santi e filosofi mondani: Sant’Agostino scrisse un libro di “Ritrattazioni” verso la fine della sua vita, Hegel invece pensò che con lui la filosofia era finita…
Hegel e Kant secondo me sono i mali peggiori capitati alla cultura umana. Da loro prendono spunto e inizio tutte le ideologie moderne che sono diventate totalitarismi.
visto che si parla di matite, sfodero un poco della mia cultura in materia. Diciamo per chi non lo sapesse che HB sarebbe il centro di una scala di grandezza, come lo zero, o il ph7. Se si sale nei numeri del B, ad esempio 2B, 4B, eccetera, la grafite è più morbida, in gergo si dice “grassa” e tende a consumarsi in fretta sul foglio, specie se il foglio ha una grana grossa. Le gradazioni H invece segnano la durezza, più è alto il numero vicino all’H, più la grafite è dura e si consuma lentamente. Ovviamente la scelta del grado di durezza della grafite varia in base all’uso che decidiamo di farne. Per sottolineare un testo, io di solito usavo l’H (oggi non ho cartolerie degne di questo nome a portata di mano e mi accontento di quel che trovo), e mi piace molto il portamine perchè non devo stare a temperare la matita ogni tot. L’odore del legno è sicuramente ottimo, e consiglio vivamente le matite Koh-i-noor per i cultori del mezzo grafico, costano un po’ di più ma valgono di più. Se poi volete disegnare con segno morbido, trovate degli splendidi matitoni fatti interamente di grafite, a sezione esagonale, che danno il meglio su carta ruvida, ovviamente in gradi sopra il 3B.
Piaciuta la lezione? magari non vi frega niente, ma a me ha fatto tornare in mente i vecchi tempi del liceo artistico, dove ogni studente aveva il suo preziosissimo scrigno delle matite, spesso mira dei più raffinati Arsenio Lupin dell’arte. Altro che biscottini da tè di Proust….
Grazie per la lezione sulla grafite, concordo sulle Koh-i-noor (di cui copio il nome da te, non l’avrei mai scritto così).
No, Cyrano, non sniffo, mordicchio, ma questo è un segreto, shhhh!
Comunque nella mia borsa (che dico borza, fortuna che c’è il correttore automatico) c’è sempre pure il temperino e la gomma!
Vedi Giuliana che quando la tua mente è occupata in qualcosa che ti interessa allora non sprizzi veleno contro ogni cosa che non sia divino, ammesso che esista questo qualche cosa, ma siccome non esiste, meglio tu pensi a cose che ti piacciono e ti rendano imeno ntransigente a oltranza. Come chiedevi l’altro giorno? Sono troppo insofferente?
Sì, a volte troppo !!! Almeno quanto me quando sento parlare di rosari
e miracoli vari (faccine sorridenti multiple)!!!!!!
Quanto a Hegel (non che io ne sappia molto) si dice, ho sentito, che nella sostanza, il suo pensiero non sia molto distante da quello di Sant’Agostino. Di sicuro, ho sentito,
noiosi uguale!!!!! (faccine plurime sorridenti plurime tutte)
Maxwell: matematico e fisico scozzese elettromagnetico?
MAXWELL: matematico e fisico scozzese-elettromagnetico?
DANIELA TURRIS EBURNEA&DANICOR:
io e LUIGI vi aspettiamoooooooo!!!!!!!!!
FEFRAAAAAAAAAAAAAL!!!!!!!!!
alvise, anche io e david ti aspettiamo!
moviteeeeeeeeee!!!! ::)
Alviseeee! grazie. comunque io non è che sono insofferente. Ho già chiesto a tutti i miei pù cari amici di adoperare per il mio bene l’estintore, e che piaccia o no per me l’unico estintore possibile è la preghiera. Forse sarò intransigente, ma ti dirò, lo sono con chi mi sta a cuore. Se non ti dicessi esplicitamente cosa penso, cosa a me ha cambiato la vita, di te non mi importerebbe un fico secco. Anche le pro-vocazioni che tu lasci qui in questa pasticciata bacheca di interventi a me sono utilissime per rinfrescare con domande vere le mie certezze, che sennò diverrebbero granitiche-inamovibili-moralistiche-morte. Insomma, il buon Dio, di cui tu dubiti dell’esistenza, mi mette davanti nuove prospettive. Il papello della mia vita che a volte penso di aver ben scritto ha invece delle sorprese inaspettate, sempre fresche. Le correzioni ci vogliono eccome. Comunque il mondo della grafica è pieno di materiale fantastico, le cui possibilità mettono in imbarazzo la fantasia più creativa e spericolata!
volevo anche lasciare un saluto a francesca “notturna” miriano!
@DanielaY TORNA CON NOI, Alvise e Luigi e il sottoscritto ti reclamano, mane nobiscum!!!! (fallo almeno per Alvise, che lui proprio si immalinconisce quando qualcheduno se ne va…se fosse per lui ci ospiterebbe tutti a casa sua a magnare e bere e dormire al canto del grillo)
@DaniCor: possibile che dalle Dolomiti non ci si possa collegare a ‘sto blogghe? Dacci un segno di vita, mandace ‘na foto africana!
@Giulianaaaaaaa, non devi scrivere “pro-vocazioni”, i trattini inquietano Alvise, me lo rendi nervoso, poi gli vengono le massicciate sghembe!
Alle medie, fai conto seconda metà anni ottanta, l’insegnante per le tavole di educazione tecnica (esiste ancora?) ci faceva usare solo rigorosamente Koh-i-noor, se non ricordo male la HB e la 2B (nel disegno tecnico ero bravo, in quello artistico mezzo disastro)
dubito fosse la 2B, più che altro perchè troppo morbida, lascia un segno largo, io per il disegno tecnico usavo la H o anche la 2H. Segno nitido e mai sbavato!
sì, forse ricordo male io
Grazie Azzurra ,troppo gentile.Stasera esco al rifrullo fra donne scarsamente sottomesse e mediamente piagnucolose. Per l’ennesima volta oggi ho dovuto chiarire che anche una donna può essere medico . a differenza del solito l’ho fatto col sorriso sulle labbra. Che stia diventando sottomessa? Un bacio anche alla Paolaaaa !Mi scuso per l’interesse privato in atti d’ufficio.. Comunque mai usato matite: rompevo sempre la punta e riuscivo a macchiare i fogli anche con quelle.
Anche a te un bacione Francescaaaaaaaa!!!
Io con la matita ci scrivo perchè mi fa venire la calligrafia più bella !
‘matitaro’ ante litteram anche Orazio: “Nec virtute foret clarisue potentius armis
quam lingua Latium, si non offenderet unum
quemque poetarum limae labor et mora.”
quindi la dott.ssa Miriano2, in quanto ‘notturna’, sarebbe tipo la civetta di Minerva? 🙂
lacorsianumerosei
27 luglio 2011 a 16:47 #
Quanto a Hegel (non che io ne sappia molto) si dice, ho sentito, che nella sostanza, il suo pensiero non sia molto distante da quello di Sant’Agostino. Di sicuro, ho sentito,
noiosi uguale!!!!!
——-
Manco p’a capa! Hegel è un po’ ampolloso come molti filosofoni tedeschi, ma Sant’Agostino, massime nelle Confessioni, ha pagine commoventi e pagine molto ironiche.
Di sicuro più grande, ho sentito, dicevano, scrittore, Agostino,
ma, ovviamente, il parallelo ,tra i due, viene inteso tra la filosofia della storia, asseriscono, dello Hegel, e il De Civitate Dei, del santo di Ippona,
intelligenti pauca…..
HEGEL (Battisti-Panella)
Ricordo il suo bel nome: Hegel Tubinga
ed io avrei masticato
la sua tuta da ginnastica.
Il nome se lo prese in prestito dai libri
e fu come copiare di nascosto,
fu come soffiare sul fuoco.
Cataste scolastiche: perché?
Quando tutto è perduto non resta che la cenere e l’amore;
e lei nel suo bel nome era una Jena.
Chi di noi il governato e chi il governatore
son fatti che attengono alla storia.
Chi fosse la provincia e chi l’impero
non è il punto:
il punto era l’incendio.
Erano gli esercizi obbligatori estetici,
le occhiate di traverso, e tu guardavi indietro;
c’eravamo capiti, capiti all’inverso.
Ci diventammo leciti per questo.
D’altronde, d’altro canto.
A volte essere nemici facilita.
Piacersi è così inutile.
Un bacio dai bei modi grossolani
sfuggì come uno schiaffo senza mani.
Talmente presi ci si rese conto
d’essere un’allegoria soltanto quando
ci capitò di dire, indicando il soffitto col naso,
di dire “Noi due” e ci marmorizzammo.
La corda tesa, amò l’arco
e la tempesta la schiuma,
il cuore amò se stesso,
ma noi non divagammo.
L’animo umano è nulla se non è
una pietra da scalfire ricavando
i capelli e il suo bel piede.
Era la collisione, il primo scontro epico,
perché non scritto ma cavalcato a pelo,
ed ognuno esigeva
la terra dell’altro,
le mani, la terra, la carne, il terreno.
C’avete capito niente? Manco io
Daniela-Cor: il marito ti ha fatto un cazziatone???