Meglio una moglie o una seppia?

La nostra amica Claudia Mancini ha scritto per noi e ci ha mandato questo articolo veramente molto carino.  Buona domenica.

di Claudia Mancini

In «Anna Karenina», lo sapete, lei ha sposato un uomo più vecchio che non ama ma il matrimonio sembra scorrere sereno e i due hanno anche un figlio. Il matrimonio-equilibrista vacillerà, però, quando Anna incontra un conte giovane e, per giunta, molto seducente: se ne innamora, succede di tutto, ma alla fine i due si rendono conto che non potranno mai realizzare la vita che sognano. Anna, disperata, si butta sotto un treno.

Sì, l’argomento non è dei più allegri e, allora, dirottiamo su un’altra storia d’amore contenuta nel romanzo ­– quella tra Levin e Kitty: una storia tranquilla, complessivamente di non grande interesse, se non fosse per il momento in cui entra in gioco la seppia.

La scena si svolge la sera precedente le nozze dei due. Levin è a tavola con due cari amici, una specie di «addio al celibato», una di quelle rare occasioni in cui gli uomini, giocoforza, devono parlare di matrimonio. Durante la cena, uno di loro, si mette ad argomentare – come accade in quasi tutti gli «addio al celibato» – sulle ragioni per cui ritiene di non essere adatto al matrimonio e dice, sostanzialmente, che al matrimonio preferisce dedicarsi agli studi sul regno animale. Vi riporto il dialogo:

«- Come sarò contento quando saprò che siete innamorato! – disse Levin.

­­–Invitatemi al matrimonio, vi prego.

– Io sono già innamorato.

– Sì, della seppia, sai? Michael Semenovic scrive un’opera sulla nutrizione dei molluschi – disse rivolto al fratello Sergej Ivanovic.

– Non confondiamo. Poco importa quel che scrivo. Ma davvero sono innamorato della seppia.

– Ma essa non vi impedisce di amare una moglie.

– La seppia non m’impedirà di amare la moglie ma la moglie m’impedirà di amare la seppia.»

Credo che abbiate capito a cosa alluda l’amico di Levin ed io, sinceramente, provo una certa solidarietà per lui. Diciamo che il nostro appassionato di seppie, se sugli animali ha ancora da studiare, qualche difettuccio delle donne, invece, l’ha già intuito. Se siamo sincere, non possiamo non ammettere che le donne, per quanto non si voglia generalizzare, abbiano una predisposizione ad innamorarsi perdutamente dei difetti degli uomini. Sarà un luogo comune, ma una piccola «crocerossina» che, correndo verso un uomo, grida ­– «io ti salverò!» – c’è un po’ in tutte le donne. L’uomo, a sua volta, finché ignora il progetto, scambia il tutto per una sincera abnegazione: lo inorgoglisce pensare che una donna lo ami nonostante i suoi difetti o, addirittura, per i suoi difetti. Fin qui sarebbe tutto in equilibrio, ma il problema è: quanto dura tutto questo? Beh, sicuramente tutto il tempo dell’innamoramento, per quei sei mesi di totale inconsapevolezza sognante per cui il cielo è sempre più blu. Forse, non lo possiamo escludere, anche alcuni anni. Tuttavia, ad un certo punto, cosa può accadere? Accade che, con il tempo, per una donna la partita di calcetto di un uomo diventa «non hai tempo per me», la TV risucchiato dal divano – «non parliamo più», l’uscita con gli amici – «ma quando crescerai», l’hobby più innocuo, anche collezionare francobolli, «preferisci baciare loro che me». Queste sono le ipotesi migliori, poi c’è la peggiore. Mi riferisco a quando un uomo inizialmente percepisce, o una donna gli fa percepire, di essere amato proprio per l’interesse che la donna mostra per il suo lavoro; spesso, però, una volta sposati, tutto questo si incrina e la moglie di un medico si innervosisce quando lo chiamano di urgenza di notte, quella di un inviato di guerra quando parte per un viaggio pericoloso, quella di un poliziotto perché rischia la vita, quella di uno studioso per le ore passate a congetturare tra le seppie che, chissà, quale peccaminoso desiderio nascondono. La donna inizia con un leggero disappunto che poi si trasforma in una cantilena continua, per arrivare allo scontro e finire con l’ultimatum: «Guarda che se continui così, io me ne vado». Insomma, passati quei sei mesi o alcuni anni, se prima i difetti erano virtù, ora le virtù diventano difetti e quello che prima ti attraeva in un uomo diventa quello che non sopporti più in lui.

Beh, quando è così, lo studioso di seppie è stato lungimirante, non aveva tutti i torti e, se ci capisce di seppie come di difetti di donne, diventerà qualcuno. Ma deve andare sempre così o si può evitare che tutto vada così? Vorremo, forse, arrenderci ai nostri difetti?

Per rispondere a queste domande, sarà stato un «volo pindarico» o un’associazione di idee facile facile, mi è tornato alla mente Eugenio Montale, un altro uomo al quale piaceva parlare, sintetizzo – così – brutalmente, di moglie e… di seppie.

Che se ne intendesse di seppie lo dimostra il fatto che intitolò la sua prima raccolta «Ossi di seppia», perchè negli ossi di seppia vedeva l’emblema di tutta la sua poesia che doveva avere un unico scopo: mettere a nudo, attraverso un linguaggio scarno, il valore essenziale delle cose, al di là delle loro apparenze, il valore essenziale ridotto all’osso, come gli ossi di seppia. Se questa è la sua poetica, possiamo estenderla anche ad un’altra raccolta, «Satura», nella quale è compresa una celebre poesia dedicata da Montale alla moglie, dopo la sua morte:

«Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale/e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino./ Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio./ Il mio dura tuttora, né più mi occorrono/ Le coincidenze, le prenotazioni, /le trappole, gli scorni di chi crede/che la realtà sia quella che si vede. /Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio/ non già perché con quattr’occhi forse si vede di più./ Con te le ho scese perché sapevo che di noi due/ le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,/ erano le tue».

C’è un uomo con un senso di vertigine procurato dal vuoto che gli ha recato la morte della moglie: la donna con la quale ha condiviso una vita, e una vita non è ancora abbastanza, non è più al suo fianco. Ma questa donna ­– perché qui sta il nocciolo della questione ­– come sapeva stare vicino a Montale? Personalmente, non abbraccio l’interpretazione che vorrebbe identificare solo ed esclusivamente nella moglie la guida ed il sostegno della coppia, piuttosto vedo l’alchimia di una coppia nella quale si perdono i confini tra chi dà e chi riceve, chi impara e chi insegna. In quella forma «dando-ti», si esprime un’osmosi perfetta tra chi offre il braccio e chi vi si appoggia, fino a far diventare chi guida l’accompagnato e chi accompagna il guidato. Tutto questo mi fa immaginare che, per Montale e la moglie, quella comunanza di consuetudini e quel mutuo scambio che il poeta rimpiange, non si basasse tanto sulla condivisione di cose da fare, di interessi in comune sui quali disquisire, di «coincidenze» e «prenotazioni» quotidiane da spartirsi; mi piace pensare, invece, che la moglie di Montale fosse quella moglie che l’amico di Levin aveva escluso di poter incontrare: una donna che rispetta le tue «seppie».

Credo, anzi, voglio dire sono certa, che la moglie di Montale non facesse tante domande al marito sulla redazione degli «Ossi di seppia», sulla sua poetica o quant’altro, né volesse presenziare ad ogni suo convegno o impegno, tantomeno si lamentasse di essere seconda, nel cuore del poeta, alla poesia; mi piace immaginarla, invece, come una moglie che spiasse il marito mentre questi scriveva, per capire da un gesto o da una smorfia se fosse stanco e, allora, intervenire per farlo smettere di lavorare; mi piace immaginarla come una moglie che si prendesse cura di mettere ordine nel suo studio (nei limiti, oltre i quali, una moglie che mette in ordine le tue carte, diventa invadente) e, senza che il marito glielo chiedesse, sapesse quando era l’ora di portare un caffè o, magari da anziano, di portargli una medicina che non prendeva mai. Cos’è, del resto, che Montale dice mancargli della moglie? Non la compagna di letture o divertimenti, non l’interlocutrice con la quale parlare di poesia, ma gli occhi, sono gli occhi della moglie a mancare a Montale. E se è così, quale migliore prova produrre per dimostrare che ciò che i due condividevano veramente non fossero le cose, quanto lo sguardo sulle cose: nello sguardo era la comunanza e lo scambio. Non erano le cose che facevano insieme a tenerli uniti, ma il guardare uniti la realtà dalla stessa prospettiva, oltre le apparenze, e il guardarsi con amore anche quando l’altro faceva, liberamente, ciò che maggiormente desiderasse fare.

Se sia meglio una moglie o una seppia, credo dipenda dalla moglie e dalla seppia. Sono quasi sicura, però, che su tutti vinca la «moglie-osso di seppia», la moglie che c’è solo quando ci deve essere: sempre, anche quando non si vede.

50 pensieri su “Meglio una moglie o una seppia?

  1. Daniela Yeshua

    A me basta che un uomo con la scusa di studiare i molluschi tutta una vita poi non finisca col diventare il padre della Psicoanalisi.
    -Freud è almeno almeno ancora in Purgatorio-.
    La cosa sin da matricola a Psicologia mi inquietò fino alla febbre.
    Da allora è tutta una convalescenza, la mia: ogni volta che incontro un uomo che potrebbe piasciucchiarmi (sempre + difficile, sigh), io già al primo appuntamento non gli chiedo più -solo- se mi darà una mano ad esser casta per tutto il tempo del fidanzamento (pooooverino, lui: glielo chiedo con sguardo da pantera), io gli domando e proprio subito che rapporto ha con le locuste.
    Non è uno shok da poco essere sopravvissuta a tanti anni di teorie freudiane universitarie che ancora oggi -e devi pagare per sentirtelo dire- insegnano che tuo figlio è gay perchè non ha fatto abbastanza sesso con la tua mammella mentre lo allattavi – e che il tuo nenonato in realtà era il pene di tuo marito che cercava, invidiosissimo, il moccioso, anche se non lo avete chiamato Edipo.
    Io Freud anche adesso che dalla laurea in Psicologia sono gentilmente (–> ho perdonato) e premeditatamente (—> ma sono ancora arrrabbiatissima con l’attuale Psicologia) scivolata sulla Criminologia, io Freud me lo sogno ancora la notte. Non sono traumi da nulla, quelli passati a imparare quella melma per affondare gli esami e rimanere a galla io, nel mentre.
    Ovvio che scelsi Criminologia perchè Freud era IL, IL criminale. E non posso più arrestarlo, ad oggi lui no, ma Dio solo sa quanta gliene servirebbe, di cocaina, se solo me lo trovassi davanti.
    Insomma.
    Nella mia vita piccina io quando incontro un uomo che foooorse è LEGGERO DENTRO (è in fondo tutto quello che -ancora- cerco…) non è la seppia che gli spio nel taschino.
    Io gli spio con meticolosissima e chirurgica attenzione tutta la signora Leggerezza che eventualmente si porta dentro.
    Una caccia alla farfalla.
    E se davvero lui è stato così bravo, ma così bravo da fecondarmene la voglia:
    gliela scovo, poi in un bacio me la aspiro e gliela rubo.
    E poichè non sono invidiosa nemmeno inconsapevolmente del pene di nessuno,
    io proprio la sua leggerezza che lui inconsapevole si portava dentro,
    io, anche abbastanza fiera, gliela presento.

    -Conoscete un uomo così?

    1. Alessandro

      Ecco come la vedo io (e cosa potrei dirti io, come la vede un altro?)

      Frequenti psicologi? Ne conosco anch’io, e mediamente (mediamente: psicologi, non v’arrabbiate) 1) sono convintissimi (convinzione fallacissima) di capire come funzionano gli esseri umani meglio della plebaglia che non ha letto di psicologia dinamica 2) pensano che Freud e soci (pure i soci che Freud giunse a detestare, vedi Jung) abbiano mostrato che il cattolicesimo è l’oppio della marmaglia superstiziosa, o al più è una delle molte credenze di cui non si può sapere se abbiano un fondamento o no.

      Quindi immagino che, se cerchi l’uomo tra i tuoi colleghi di laurea, mediamente (mediamente: mica tutti così sono gli psicologi) resterai delusa.

      La leggerezza? Non intendi la fatuità, l’insulsaggine (diffusa copiosamente e presente in dosi più o meno modiche in ciascuno).
      E allora la leggerezza di cui parli è difficile da trovare, sia nei maschi sia nelle femmine, perché un essere può permettersi la leggerezza se non è egocentrico (e l’egocentrismo oggi ridonda, e l’egocentrico è pesante come il piombo) ma si ama in modo sano, cioè sa di valere ma di non essere l’Onnipotente (un cristiano sa di essere polvere ma di valere proprio perché è amato dall’Onnipotente, ma questa è un’altra storia), e quindi può non prendersi troppo sul serio senza scadere nello scetticismo pratico, nell’indifferentismo (stile: sono un povero diavolo, siamo quattro giorni in questo mondo poi finisce tutto, ognuno campi come può ognunisticamente…). Può non prendersi troppo sul serio per essendo serissimo nell’assumersi le sue responsabilità, nel fare al meglio ciò che deve fare.

      Uomini così ce ne sono certamente.
      Ma qui mi fermo, e mi rimetto alla citazione di una delle mie maestre di pensiero conosciute nel blog, Giuliana:

      “Io sono incappata nell’Uomo Giusto quando, dopo una pesantissima delusione, avevo completamente messo la vita sul piatto di Dio, mi sono abbandonata senza rete alle Sue decisioni, senza pensarci troppo. Ho pensato “bè io ti dico cosa NON voglio, cioè non voglio qualcuno che mi chieda di fare a meno di Te, poi fai Tu,decidi Tu cosa devo essere e con chi”. C’è voluto poco, sia nel modo che nei tempi”.

      E ancora (stessa autrice): “Comuque, per le ragazze cattoliche che mettono limiti frequentando solo luoghi cattolici, dico: smettetela! apritevi ad altre possibilità. Io ho amici ed amiche che sono stati single per anni e anni, poi un giorno hanno messo piede chessò, alla scuola di ballo o in un areoporto internazionale per un qualunque viaggio di lavoro, ed ecco spuntare l’altra metà della mela, così. Davvero non mettiamo limiti alla fantasia del Creatore”

    2. Daniela Yeshua

      Ale, stupenda foto dell’uomo che attendo, la tua.
      Ma io lo attendo indefessa, senza il minimo cenno di stanchezza. E anche con una certa eleganza, lasciatemelo ricordare senza un filo di modestia.

      L’unica tentazione contro cui devo combattere -ronzandomi ‘sta zanzara nelle mie auliche orecchie- è quella di non poter avere almeno 5 figli, non essendoci nessuno, in famiglia, ad avere avuto gemelli. Oh, se io aspetto e di brutto.
      (Se “aspetto” altri dieci anni – e sono gagliardamente in piedi dinanzi all’eventualità di tale titanica attesa perchè “accontentarmi”, in amore, è un verbo di cui non voglio conoscere neppure il miserrirmo autore- l’unica “umana” possibilità che avrò di metter su una squadra -di piccoli sognantissimi pianisti karateka- di mocciosi è quella di affacciarne al mondo almeno 2 alla volta.)

      Giuliana docet, oh quanto.

      Io frequento un casino di aereoporti, è questo è un fatto.
      Non ho mai atteso unicamente un “cattolico”, e qusto veramente n’è ‘n’altro.
      Ma: o l’uomo della mia vita viaggia poco, o io non prego abbastanza, o io non prego abbastanza bene.

      O magari, forse…. e MOLTO più semplicemente….

    3. Luigi

      Bellissimo quello che avete scritto Daniela e Alessandro in replica. Sposatevi oppure espandetevi in altro degno modo che il mondo vi necessita.

    4. fefral

      daniè ma se tu al primo appuntamento fai a uno ‘ste domande (non parlo delle locuste) ce credo che non hai trovato ancora marito.
      Certe cose non si dicono…. si fanno e basta!
      🙂

  2. Luigi

    Si bello in molti casi è così ma ci sono donne, madri eroine che oltre alla loro attenta presenza e sguardo hanno saputo essere protagoniste della famiglia, della comunità e altre cui forse manca la dote dello sguardo, magari un po’ sbrasche ma che hanno tenuto unita la famiglia con il buon umore per esempio o con altre virtù. Insomma Dio non è noioso o monotematico ma il terreno di gioco è sempre l’amore. Buona domenica e pardon d’Assisi a tutti.

  3. Alviseeee e tutti quelli che si chiedevano che fine io avessi fatto: eccomi!
    Per il momento sto leggendo i 4 post e cieca 500 commenti che mi separano da voi!!!!
    Il marito non brontola caro Alvi, è un santo uomo! Anzi lui ora guida mentre io smanetto con l’ iPhone…. Stiamo portando il figliolo in campeggio in Toscana. Il tema del campeggio: L’albero della vita – Sant’Elena e il ritrovamento della Santa Croce.

    P.S.: matita o porta mine, mina morbida, e poi pennarelli di mille colori, con punta a pennello, io in borsa ho un arsenale!!!!

  4. Come forse loro sapranno io sono un assiduo frequentatore di COOP vuoi per necessità mie di alimentazione quoridiana normale vuoi per l’avvenenza delle commesse, specialemnte il reparto pane, ma anche, perchè no, gastronomia, pescheria,macelletia, sì, c’è anche delle MACELLARE alla COOP con dei coltellacci affilati e tutto il resto.
    E lì, alla COOP. è pieno di coppie, per lo più di mezza età, ma anche più anziane (tutte comuniste atee materialiste con le vecchie tessere del partito, quello nuovo lo disprezzano!) e dicevo queste coppie sposate o meno da tanti anni, simbiotiche, le si vedono insiem con le loro vene varicose i loro ginocchi deformati dall’artrosi uno accanto all’altro andare tra gli sacffali e poi uscire nella vampa rovente d’estate seguendo l’ombra di qualche muro scalcinato e sparire verso le loro povere case che dividono si può ormai dire da sempre. E non hanno avuto, loro, bisogno di tanti succhielli argomentativi come noi scrittori di blog, mezzeseghe mentali che discettano sul significao di questo e di quello e sul modo di farlo significare. Loro invece automatici, avanti, da sè, loro davvero senza rete, senza nulla, verso il nulla. (un bel finale a effetto!!!!!)

    1. Alessandro

      “Loro invece automatici, avanti”.
      Ma no, così li fai sembrare degli automi: avranno anche loro litigato discettato argomentato sulla loro vita di coppia (magari senza scrivere sui blog), si saranno rimessi in carreggiata dopo qualche escursione che non hanno pubblicizzato, avranno dato periodicamente un’aggiustatina (mandandosi a quel paese ogni tot) a quello che abbisognava di una regolata, e sono andati avanti, come persone pensanti, non come automi robot marionette

      “tutte comuniste atee materialiste con le vecchie tessere del partito, quello nuovo lo disprezzano!”
      appunto, vedi che sono persone assennate, ci starebbero bene su questo blog…

  5. Maria

    Alcuni post di questo blog andrebbero fatti leggere a tutte le coppie sposate. Per lo meno a tutte le coppie cattoliche sposate (si presuppone che i cattolici ci credano di più al matrimonio, quindi meno inclini rispetto agli altri a farlo fallire per piccoli o grandi problemi)

    E questo post è uno di quelli.
    Io aggiungerei anche: se una moglie, poi, le seppie le sa pure cucinare, meglio ancora!!!
    Io, in quanto arte culinaria, sto ancora ai bastoncini findus, ma ho tempo…non ho ancora l’anello al dito!

    Grazie Claudia per il post! E grazie per aver riportato la poesia di Montale che non leggevo da anni, ma che come sempre mi ha fatto venire la pelle d’oca.

  6. Alessandro

    Bel post Claudia. Son d’accordo con quello che dice Luigi.

    Ecco una foto di Montale con la moglie, Drusilla Tanzi detta “la Mosca” (per via degli occhiali: “Con te le ho scese perché sapevo che di noi due/ le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,/ erano le tue”)

  7. Daniela Yeshua

    Fefraaaaaaaaaaaal! ma ccoooome! Non puoi lasciarci proprio adesso che manco Scriteriato c’è a citare -con qualcosa d’intelligente- una frasetta che sintetizzi in aggiunga al mio commento
    che non mi spiego come diavolo fa, Ale, a conoscere tutte le frignacce della mia feisbucchiana bacheca.

    (Visto che quando scrive, Ale, -SOLO- nel blog -questo- lui pare soffiare un’eco -sempre dolce e gentile- ai dubbi amletici che là posto ironica e sovente.

    -Ma come fa?

    1. Alessandro

      veramente so nulla delle bacheche fb, su ‘sto blog scrivo (e scrivo pure troppo…) quel che mi viene in mente leggendo un post o un commento, mi garba che ti garbi (toscanismo in omaggio al Alvise) quel che scribacchio…
      in realtà in fondo in fondo quel che più mi diverte (come se non si fosse capito) è trovare lo spezzone dei Simpson da inserire al posto giusto (o anche no…)

  8. fefral

    ciao! devo recuperare un po’ di commenti, ma vi penso, a tutti!!!!
    Capito ALVISEEEEEEEEEEEEEEEEE?????????????????????????

    1. Daniela Yeshua

      Ho una gran voglia del mio uccellino personale, adesso.
      E’ l’ora del mio pisolino e ancora non si vede.
      Qualcuno sa dirmi perchè il Re m’ha messo in punizione? (E mi sarei confessata -di nuovo- appena ieri..)
      Ragazzi, NON sto scherzando: io senza quel suo cinguettììììo non m’addormento.
      Luigino, mi canti ‘na canzonzina/ninnananna?
      Alvise, va bene anche un bocconcino al vino appoggiato sul comodino; ora so che sei un “manovale” e non sai quanto è idillica l’immagine che ho di te. (Oh, quanto son belle le mani intellettuali dei manovali)
      Paul, dove sei?

      GUARDATECHESENONM’ADDORMENTOIOSCENDODALLATORREEVI PESTO DIBRUTTOOOOOCCCHEI?

      -La ninna nanna, di grazia, messeri….

    2. Daniela Yeshua

      Uh uh.
      Falso allarme.
      Eccolo, il discreto.
      Dentro il violino.
      Il dolcissimo s’era addormentato.
      Ora tocca a me.
      -Ma insieme.

      (Che dolce il mio uccellino. Così garbato da assicurarsi di non precedere la ninna nanna di Ale.
      Che galante: il mio uccellino è un nobile maschio di sicuro.
      Lui dice “Grazie, Alessandro…”, nell’inchino del capino.)

    3. Alessandro

      Grazie Daniela (pure all’uccellino), mi sa che mi faccio un pisolo anch’io se il GP di F1 va avanti così… ma forse comincia a piovere!!!! Allora m’appisolo con un occhio solo…

  9. Francesca Miriano

    Vi è mai capitato di incontrare delle piccole Santippe o alcune mooolto intelligenti o mooolto sveeenevoli o mooolto brillanti chesannostareinsocietà dicendo sempre la frasetta giusta al momento giusto alla persona giusta? Io ne ho conisciute e tutte avevano il loro ometto al guinzaglio felici gli uni delle altre anche dei loro guinzagli in mano e al collo. Questo per dire che l’alchiimia di una coppia è uno dei misteri non ancora svelati (mica come Fatima!). Io, ognunista convinta fino al midollo, posso parlare solo per me e dico che ; ok per il calzino sporco, per lo spalmo sul divano per il Milan e altre quisquilie ma se non si ride almeno 1 volta la giorno ‘gna fo e MAI rancori. E.last but not least. …’un la famo troppo lunga!

    1. Barbara Favi

      Sottoscrivo ogni riga, Francesca.
      (Per inciso, a causa di un uomo che mi fa ridere una volta al giorno, adesso, sono in grado di pasturare, prendere in mano un cavedano a mani nude e, nel caso, slammarlo. Se non e’ amore questo!)

    1. Daniela Yeshua

      -Naaa. Manco l’avevo visto.
      Alvi, facciamoci una cenetta. Mettiamo che stasera vengo in Toscana (ahhhhhhhhhhhhhhh…la Toscanaaaaaaaaaa…Aspè, mi ricompongo–>) e mettiamo che TANTO PER CAMBIARE l’aereo mi atterra super affamata (nessuno ci crede ma mangio come un bue). Dai, dimmi, che mi fai?

      [@Luigiotto hai un figlio? Miiii….ma quante cose non so ancora di te??? Beato te…]

  10. Alessandro: condivido il disprezzo per lo psicanalismo, c’è voluto 30-40-50 anni, in Italia,
    perchè la gente si accorgesse che è stata una grossa presa per il culo (lo psicanalismo e gli psicanalisti o psico-analisti). Quanto a quello che ha scritto Francesca Miriano credo che ci sia ben poco da aggiungere. Poi se uno volesse continuare a salmodiare continuasse pure….Mi piacerebbe sentire SCRITERIATO, ANTONIO, ALBERTO; GIULIANA; VELENIA; DANNIELA1, DANIELA 2, (FEFRAL), e quant’altri, COSTANZA pur’anco, cosa ci potrebbe essere da dire CONTRARIO a, cito SCRITERIATO, a memoria: “cotanta MIRIANIDE” !!!

    1. Daniela Yeshua

      “Che ti fo in che senso scusa? ”

      Uffààààààà.

      CHE ARCIBECCOLI MI CUUUUUUUCIIIIIINIIIIIIII…?

      🙂
      .. e cmq non voglio sapere -solo- il menu: proprio tuuuutta la scena, capì? (candele? gatti che saltano sulla tavola? pizza leccata dal mio cane, sottofondo -quale?- etc etc. E VOI NOOOON SUUUGGERITEEEE, oh.
      Dimmi Alvisuccio, tessssoro, dimmi 🙂

  11. fefral

    danicor bentornata!
    Meglio una moglie o una seppia?
    Meglio una seppia of course…. magari con le patate!

  12. Adriano


    Sarà un luogo comune, ma una piccola «crocerossina» che, correndo verso un uomo, grida ­– «io ti salverò!» – c’è un po’ in tutte le donne.

    Già… E poi quella voglia di plasmare l’altro a proprio piacimento.


    L’uomo, a sua volta, finché ignora il progetto, scambia il tutto per una sincera abnegazione:

    O semplicemente lo scambia per amore….

    Ma secondo voi è giusto modificare una persona che si ama? Non è da egoisti?

    1. Adriano

      Lo spirito da crocerossina così diffuso, se non viene limitato, porta proprio a questo. Parlo per esperienza personale.

    2. Barbara Favi

      Anche secondo me la “crocerossina” e’ una lama a doppio taglio. Molte crocerossine celano in se’ un piccolo demiurgo e ritengono il proprio uomo pieno di difetti una plastilina molle e plasmabile come la materia bruta.
      Non mi piace molto come idea, non ne esce bene ne l’infermiera ne’ il “malato”.

    3. fefral

      Lo spirito della crocerossina porta anche a qualcosa di peggio: l’annullamento di sè (della crocerossina) che finisce per vivere la sua vita in funzione della sua missione ma perdendo di vista il fatto che per dare qualcosa bisogna prima possederlo. E se non si possiede se stessi non ci si può donare

  13. Reputo questo articolo semplicemente meraviglioso… la riflessione su Montale mi ha commosso… Credo fermamente in un rapporto uomo/donna-seppia. Evviva i rapporti intensi, le persone di cui ci si può fidare, la lealtà e l’amore.

  14. Daniela Yeshua

    @ Adrianuccio said: “Ma secondo voi è giusto modificare una persona che si ama? Non è da egoisti?”

    No che non è “giusto”, anvedi questo 🙂 . CERTO che no.
    (Ma mo ti pare che io invece de lavorà me ne sto qua a leggermi TUUUTTI i commenti arretrati?
    Ma*quando*vo*in*ferie*ioooooooooooooo*?)

    …Però Adrianuccio a me un pochino pochino piacerebbe se un giorno arriva uno e almeno almeno m’aiuta a cambiare qualche difettuccio.
    No che PER TUTTO IL RESTO NON C’E’ MASTERCARD.
    Però l’idea che in amore -e poi ADDIRITTURA nel matrimonio, il mio???- il martire che di me s’è innamorato possa segnare qualche punto a favore della mia santità personale, io -oltre a lui- anche questa idea proprio me la sposerei. La vedo parecchio una storia collaborativa, il matrimonio. Anche nella santità personale.

    E ADEEESSOOO –> comincerei hic et nunc dall’assolvereeeeee il mio cosiddetto DOVERE DI STATO, tanto per non slittare via dall’argormento della santità personale 🙂
    A stanotte, dunque!
    Ciao Daaanicooooor! B.giorno, Fefral mia bella! E a tutti quelli che sto leggendo per la prima volta nel girone di ‘sto sottomesso blog:
    uuuuun basceeeeeeeeeeeetto ma bello beeeeeeeeeelloooooooo!

    -Clik

    di spegnimento/automatico/mattutino/col ditino del mio stakanovistissimo angelo custode Tommaso.

    1. Adriano

      “…Però Adrianuccio a me un pochino pochino piacerebbe se un giorno arriva uno e almeno almeno m’aiuta a cambiare qualche difettuccio.”

      Attenzione, un aiuto ci sta, se c’è la tua volontà di cambiare.
      La crocerossina, invece, fa diagnosi, prognosi, cura. Ma soprattutto ti dice che sei malato, anche se tu stai bene così!
      Come ha scritto Barbara Flavi, non ne esce bene né l’infermiera, né il “malato immaginario” (perché è malato nell’immaginazione di lei).

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