Il martirio dell’equilibrio (replay)

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di  Costanza Miriano

Sono passate le due di notte. Sono indecisa se dire l’Ufficio delle letture di oggi, cioè ormai di ieri, insomma quello che avrei voluto dire più o meno una ventina di ore fa, oppure fare finta di niente e aprire con disinvoltura direttamente l’ufficio di domani, che poi ormai è oggi, cioè insomma quello che nei monasteri diranno prima delle lodi, fra qualche ora – almeno in Italia, perché chissà magari col fuso del Giappone sarei un po’ meno in ritardo (non so, non mi sono mai applicata per capire da che parte si gira per contare le ore).

Non è che sia tardi perché sia successo qualcosa di particolare, oggi: è stata una giornata normale, impossibile come nella media. Piena come un uovo di cose da fare; tutte buone, tutte belle, e tutte utilissime per carità. Peraltro ho anche perduto pochissimo tempo, neppure una fila al semaforo: è sabato e non ho lavorato fuori casa. In compenso ho pulito, corretto compiti, cucinato, pulito di nuovo, sistemato un articolo da spedire, giocato, cucinato di nuovo (ma quante volte mangiano, questi miei figli?), pregato, guardato una serie tv con mio marito, e in mezzo telefonato, raccolto informazioni (con un’audace azione di spionaggio industriale sto cercando di scegliere il liceo per un figlio), invitato amici a cena (ma non avevo già cucinato?), lavato i piatti e altre due o tre cosette che devo avere fatto in automatico, perché non me le ricordo più (credo di essere anche andata a correre).

Insomma, ho fatto un sacco di cose, ma l’ufficio delle letture? Il fatto è che essere un laico comporta sempre questa tensione, questo stare in una croce le cui estremità tendono verso le quattro scomodissime direzioni: verso l’alto, Dio, verso il basso, io, e poi lateralmente verso le persone che amiamo, verso il nostro dovere di stato, e altre chiamate con cui la vita, le persone, le situazioni – cioè ancora una volta Dio, sotto altre spoglie – ci interpellano in molti modi.

Lungi da me l’idea di fare classifiche, di fare “a gara di croci”, ma credo, se posso permettermi, che per i consacrati le variabili siano parecchie di meno. C’è un’altra fatica, un’altra negazione di sé, un altro modo di perdere se stessi, ma non c’è quello che io chiamo il martirio dell’equilibrio. Insomma, il duello tra Dio e l’egoismo è lo stesso anche per i consacrati, ma per noi laici più che di un duello si tratta di un triello: Dio, il mio egoismo e le mille cose da fare, il dovere di stato, e le necessità delle persone che sono affidate proprio particolarmente eminentemente a noi.

È evidente che si tratta di cercare di incontrare Dio non nonostante, ma proprio attraverso le cose da fare. Il punto cruciale è, chiaramente, fare le mille cose rimanendo il più possibile in Cristo, fino a obbedire a san Paolo, che ci dice: “sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”, per non rendere tutto il nostro affannarci vanità.

Ora, queste sono belle parole. Molto belle.

Ma mi permetterei a questo punto di attirare la vostra attenzione sulla penosa situazione della multimadre lavoratrice, la quale, pur ricordando ogni giorno la necessità di ringraziare per la fortuna meravigliosa e niente affatto scontata di avere un lavoro, ricordando questo dicevo, costretta a correre da una parte all’altra della città, finisce per dimenticare invece chiavi, appuntamenti, numero dei figli, dimenticare di mangiare, dimenticare dove ha parcheggiato la macchina e molte altre cose fondamentali, oltre a quelle che sostano permanentemente al numero ventotto-ventinove dell’agenda quotidiana, tipo comprare dei collant che non le cadano, necessità che non salirà mai al rango delle cose da eseguire davvero, le prime undici dodici in alto sulla pagina dell’agenda, fatto per il quale non dovete assolutamente stupirvi se incontrandomi notate in me una strana andatura (mi stanno cadendo le calze). Essere una laica – permettetemelo – è anche un po’ diverso dall’essere un laico, perché si sa che la donna si fa carico dei problemi di tutti quelli che le capitano a tiro, offre consigli non richiesti anche ai parenti fino al terzo, quarto grado, è l’unica in casa a conoscere l’ubicazione di oggetti necessari alla sopravvivenza di tutta la famiglia (se dovessi morire, il termometro è nella scatola di latta dei biscotti Mellin – nota per mio marito). Un uomo dice: “cara, vado a letto”, e dopo sei sette minuti esce dalla doccia e, scavalcando camioncini e palloni, va sotto le coperte. Una donna dal momento in cui progetta di andare a dormire a quello in cui può toccare il cuscino con la testa fa svariate volte il giro della casa raccogliendo giocattoli, piegando magliette, struccandosi e cospargendosi di creme (deve dare un senso alla sua mensola del bagno), rimboccando coperte, supervisionando zaini, compilando liste della spesa e bollettini di conti correnti, mandando un ultimo urgentissimo messaggio di incoraggiamento all’amica incinta. E dopo appena due ore può dormire.

Lungi dal criticare la sana lucidità maschile io, come sempre, ammiro la capacità che ha mio marito di tirare dritto all’obiettivo. Quando è ora di fare una cosa si fa, senza distrarsi. È importante, a volte, molto spesso, non rispondere a tutti gli stimoli della realtà, adottare nei suoi confronti una sorta di disobbedienza creativa, saper scegliere a volte come Maria la parte migliore. Dio, infatti, non coincide con la realtà, e bisogna usare il cervello per maneggiarla bene (il cervello, anche se a volte tendiamo a dimenticarlo, ce lo ha dato Dio, lo ha creato lui e vuole che lo usiamo al meglio). A volte quindi gli stimoli vanno ignorati, imparando a lasciare indietro qualcosa, mettendo al primo posto la preghiera, non come fine ma come mezzo per cercare Dio, il quale poi, se vuole, “ne darà ai suoi amici nel sonno”, senza che ci affanniamo tanto credendo di avere tutto nelle nostre mani.

Dobbiamo cercare davvero Gesù, dunque, nel nostro piccolo monastero interiore, che ha anche necessità di tempi e spazi riservati nella confusione delle giornate. Dobbiamo non perché obbligati, ma perché non c’è dolcezza più grande che vedere il volto del Signore, il quale si mostra a chi lo cerca davvero.

Guardarlo ci renderà sempre più simili a lui, che ci insegna prima di tutto la sua dolcezza. Con quella si impara a stare in croce senza ribellarsi, a essere buoni, ad accettare qualcosa fatto dagli altri che ci ferisce, irrita o offende senza parlare, come ha fatto Gesù. Questo è ciò che commuove Dio, questo allontana il principe di questo mondo, lo caccia, perché di fronte all’umiltà il diavolo non ha armi. Guardarlo perché lui è il Logos, è il senso del mondo, è la logica delle cose, e solo tenere lo sguardo fisso su di lui ci permetterà di mettere ordine nella nostra vita, e di renderla davvero feconda.

69 pensieri su “Il martirio dell’equilibrio (replay)

  1. tiziana

    Mi chiedo: ma chi ti ha mandato nella mia vita? Sei riuscita a cambiarmi e a far rinascere il mio matrimonio, io che mi sentivo giusta e che colpevolizzavo mio marito per le cose che nn andavano. Io ho fatto tre passi indietro e tutto è ricominciato. Grazie

    1. Fraser

      Poi ci sono anche quelle che i libri di Costanza neanche a regalargieli, tanto non li leggerebbero. E sono ovviamente quelle che ne avrebbero più bisogno!

  2. l’intuito e la velocità sono il nostro forte; la precisione un po’ meno. Però è una vita bella e soprattutto piena e ricca; non la cambierei con nessun’altra! , Chiara, insegnante, madre di 5 figli e nonna di 13 nipoti. Brava Costanza!

    1. Giusto per ricordare:
      Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l’occasione di vederla, se ne invaghì, e in forza dell’editto di persecuzione dell’imperatore Decio, l’accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la portassero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso, l’uomo imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata resisteva nella sua fede: Quinziano al colmo del furore le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata, Mentre Agata spinta nella fornace ardente muore bruciata, un forte terremoto scuote la città di Catania e il Pretorio crolla parzialmente seppellendo due carnefici consiglieri di Quinziano; la folla dei catanesi spaventata, si ribella all’atroce supplizio della giovane vergine, allora il proconsole fa togliere Agata dalla brace e la fa riportare agonizzante in cella, dove muore qualche ora dopo. Era il 251.

      Vale la pena di leggere l’intera vicenda:
      http://www.santiebeati.it/dettaglio/22650

        1. Giusi

          Sant’Agata all’Aurora

          La devozione arriva fino a Napoli. il poeta Raffaele Pisani, ha scritto una poesia per la Messa dell’Aurora, tra i momenti più intensi e suggestivi delle festività dedicate alla Santa Patrona.

          Ancora nun è l’alba e dint”o Duomo

          tanta gente ce sta

          ca manco cchiù na spìngula ce trase,

          e ancora, ‘a dint”e ccase,

          iesceno, tutte chine ‘e devuzione,

          fedele ‘nquantità.

          ‘A folla è tanta, overamente è tanta,

          eppure, sti pperzone,

          pare addeventano

          n’anema sola

          tant’è l’ardore, ‘a fede e ‘a passione

          ca mettono p”a Santa.

          E’ notte ancora, ma,

          Catania, tutta quanta,

          è nu ricamo ‘e luce tuorno tuorno,

          è notte futa e pare miezuiuorno,

          è vierno chino e pare già l’està

          tant’è ‘o calore

          ca ‘o popolo carnale,

          ‘e gente cchiù sincere,

          mettono int”e pparole ‘e sti ppreghiere.

          So’ viecchie, piccerille,

          so’ femmene d’età, songo figliole,

          è tuttuquanto ‘o mmeglio ‘e ‘sta città

          ca parla cu’ Sant’Agata, ch”a chiamma…

          e ognuno l’addimanna quacche cosa,

          ognuno le suspira na prumessa,

          le fa nu vuto… e prega… e prega… e ‘a cerca…

          e comme ‘a Santa iesce ncopp”altare

          è na schiuppata ‘e gioia… ‘e lacreme… d’ammore…

          e tanno tanno,

          ‘a dint”e core ‘e tutte chesti gente,

          sparisce ogni tristezza, ogni malanno,

          ogni mumento scuro…

          p’ogni fedele, p’ogni catanese,

          ce penzarrà sant’Agata,

          è sicuro!

    1. Giusi

      Hai già cominciato co’ ‘sta manfrina? E voi e noi e loro e gli altri? Il logos è dentro di te, ne sei parte integrante. Che possiamo fare se non te ne accorgi?

      1. Stavo per rispondergli ma gli hai già detto quel che pensavo io. Comunque mi dispiace per lui: che fardello fare l’Uncle Scrooge McDuck 24 ore al giorno per 7giorni alla settimana…

  3. .Giusy:

    ..appunto:« Nessuna cosa avviene per caso ma tutto secondo logos e necessità. »
    (Leucippo, fr.2) (sesto secolo a.C.)

    Di che “co’ ‘sta manfrina” stai parlando?

    webmistress:
    …sì, un fardello (il pensiero) che porto sempre con me, impossibile il contrario…

    1. Giusi

      Di quella che attacchi ogni santa volta! Invece che portarti dentro i pensieri come fardelli, falli germogliare!

  4. Bariom:

    …ma io ci sono digià “dentro a” non posso andare da nessuna altra parte (e mi devo ristorare da me, come tutti, ovviamente) quello che si credendo di ristorarci tramite altri è in realtà autoristoro. E che altro potrebbe essere?!

    1. Giusi

      Ma che ti vuoi ristorare? Che vuoi trovare dentro alla tua finitezza vissuta come una condanna? Elevati! Esci da te stesso che da solo non vali niente! Scopri il tuo vero valore! Sei Figlio di Dio! E che cavolo!

    1. 61Angeloextralarge

      Alvise: e va’ là che non lòi scrivi, in questo blog… Li scrivi già nel tuo e mi pare che non funzionino come questi. Senza offesa, ma è la realtà dei fatti. 😉
      Su, fa’ il bravo… Puoi fare di più e meglio.

      1. .61Angeloextralarge:
        .
        .senza offesa di che? Sono, anzi, orgoglioso della pochezza del mio (con rispetto) blog…
        Potrei anche, sforzandomi, riuscire a fare di peggio!

        1. 61Angeloextralarge

          Alvise: in effetti per il peggio non c’è mai un limite e non solo per te… ma per tutti. E’ sempre valido anche il contrario: per il meglio non c’è mai limite, basta volerlo e provarci.

  5. Monica

    Ho inoltrato il link di questo bellissimo post a tutte le mia amiche, multimadri e lavoratrici. Bellissimo, divertente e profondo allo stesso tempo. Impossibile non riconoscersi nelle tue parole ed impossibile non sentirsi illuminati dalle tue riflessioni, come sempre. Ti ringrazio per la generositá che dimostri nel dedicare del tempo, cosí prezioso, a condividerle con tutti noi. Sei un costante riferimento. Grazie da una multimadre che, leggendo, si é vista allo specchio.
    Monica

  6. paulette

    Grazie Costanza, Don Zeno di Nomadelfia diceva che la donna sposata prega mentre cambia il pannolino del figlio.

    1. …il fatto è che (ammettendo esistesse ) tutti si apparterrebbe al divino, che ci si preoccupasse dell’Ufficio delle letture o meno, che si fosse multiparie o maratonete o anche no, si caricassero (e scaricassero) lavastoviglie, lavatrici o quant’altro!
      Se poi uno volesse stare in preghiera, che stesse in preghiera!
      No però nominare sempre nei discorsi il nome di Dio invano!

      1. Giusi

        Mia nonna qualsiasi cosa facesse ringraziava Dio. Es. “Ho stirato con l’aiuto sempre di Dio, ho spolverato con l’aiuto sempre di Dio”. E aveva ragione.

  7. M.Cristina

    …giusto..infatti gli appartieni già anche tu….come noi tutti, per fortuna….(detta anche “grazia”..)

  8. Paolo

    “È evidente che si tratta di cercare di incontrare Dio non nonostante, ma proprio attraverso le cose da fare”
    Post rivitalizzante.
    Grazie

    1. Angelina

      Complimenti! Per curiosità, ci sono dati sui blog più visitati? Che numeri fanno? Ho l’impressione che 4 milioni di contatti non sia proprio da tutti. Admin, hai tutta la mia ammirazione. (Sì, lo so che il blog è di Costanza, ma il lavoro da admin e editor va riconosciuto che è notevole)

      1. admin

        Sono 4 milioni di contatti in poco meno di 3 anni. La media di contatti giornaliera è di circa 6000 con punte fino a 17000. Quella mensile è ormai di 200mila. I commenti sono stati oltre 66mila e i followers sono più di 11mila.
        Per un blog a “conduzione familiare” credo possa essere considerato un risultato eccellente 😳

        1. Beh se vi interessano un po’ di statistiche il blog di Costanza, rispetto i Top Blog Italiani, si piazza al 25° posto.

          Tanto per darvi un parametro al 2° posto, indovinate chi… il Blog a 5 ***** 😉

          Al 10° udite, udite un blog che riporta (ipotetici) messaggi che vengono niente po-po di meno che da Cristo stesso… ma ci andrei cauto 😐

            1. Perdonate ho commesso un errore nella prima statistica… che ho letto NON aggiornata:
              Blog Costanza – Top Italian Blog WordPress (quindi dato riferito a questa sola piattaforma):
              5 POSTO

        2. 61Angeloextralarge

          Admin: (mi piace scriverti con l’iniziale maiuscola…)… blog a “conduzione familiare” e a “conduzione verso la famiglia” 😉

        1. LIRReverendo

          Meglio chiedere spiegazioni al filosofo Gulliver, o la sociologa Biancaneve.
          Massimo 7 mi raccomando sempre per voi LIRReverendo

    1. LIRReverendo

      Attenzione potrei incominciare a volerti un pò di maggior bene…
      ….se riesco a non ascoltare quello che dici. Mi sforzerò…
      Per te LIRReverendo

  9. Antonella

    Grazie Miriana (ma perché la chiamate Miriana…. è COSTANZA!!!! nota dell’admin), le tue parole semplici mi ricordano che per ogni cosa bisogna ringraziare! che ogni momento della giornata anche se faticoso è dono di Dio….. che è difficile districarsi nei mille impegni del lavoro, della famiglia, dei figli, della casa ed è vero tocca soprattutto a noi donne portare avanti ogni cosa…. ma ringraziamo anche per questo! il mio padre spirituale, quando mi lamento e mi sento una miseria perché nei momenti di preghiera e adorazione non riesco a tenere gli occhi aperti oppure perché tra settimana fatico ad andare a messa, mi dice che Maria non aveva la fortuna di poter andare a messa tutti i giorni ma che il suo compito era quello di dedicarsi a Gesù e Giuseppe….. nel mio cuore anche quando provo rabbia nei confronti di mio marito e di mio figlio (adolescente!!!!) ho chiaro che il Signore mi ha voluto lì dove sono…. che quella è la mia vocazione e che è lì che dovrò cercare ogni giorno, nonostante tutto, di santificarmi!

      1. admin

        Antonella non è per te, sono intervenuto stavolta perché è un errore molto frequente.
        Quelli che mi fanno più ridere sono quelli che scrivono :

        -cara Miriana ho letto i tuoi libri, gli articoli su Credere e sul Timone e ti seguo tutti i giorni sul blog e su facebook
        -ah sì?

        🙂 🙂 🙂

  10. Martirio (dell’equilibrio) Cristiano.

    Memoria di oggi.

    Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore contemporaneo
    (Cap. 14,109-110; Acta Sanctorum Febr. 1,769)
    Sarete miei testimoni

    Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30,6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l\’Ave Maria.
    Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il Vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità. Dichiaro pertanto a voi che non c\’è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono all\’imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano».
    Si rivolse quindi ai compagni, giunti ormai all\’estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento.
    Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in paradiso, ed egli, con gesti pieni di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori.
    Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo Laudate, pueri, Dominum, che aveva imparato a Nagasaki durante l\’istruzione catechistica; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo.
    Altri infine ripetevano: «Gesù! Maria!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte.
    Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «Gesù! Maria!» e, quel che è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.

  11. “Dobbiamo cercare davvero Gesù, dunque, nel nostro piccolo monastero interiore, che ha anche necessità di tempi e spazi riservati nella confusione delle giornate. Dobbiamo non perché obbligati, ma perché non c’è dolcezza più grande che vedere il volto del Signore, il quale si mostra a chi lo cerca davvero.”

    Questo forse è il punto, a mio avviso. Il punto che non è un moralismo, ma una convenienza, mentre tutto il mondo pensa agli scrupoli morali, può sempre accadere che uno si accenda di felicità perché scopre una corrispondenza inattesa… nella quale si può rilassare, sapendo di essere accolto così com’è… grazie.

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