Nessuno è immune alla sofferenza

di Costanza Miriano

Se il momento botola (quell’istante in cui vorrei sparire sotto il pavimento perchè mi fanno complimenti che trovo esagerati o fuori luogo, cioè tutti tranne quelli sulla tonicità muscolare, sempre graditi anche se falsi) caratterizza ogni incontro che faccio in pubblico, in questo momento, dopo l’uscita del mio ultimo libro – Niente di ciò che soffri andrà perduto – ogni volta che mi trovo a parlarne è tutto un interminabile momento botola.

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Dio non si è sbagliato con la tua vita

Esce il 3 settembre per Sonzogno l’ultimo lavoro di di Costanza Miriano: Niente di ciò che soffri andrà perduto – Mistica della vita quotidiana. Come sempre frutto di un intreccio di storie tra cielo e terra, come sempre destinato a far discutere, questa volta incentrato su quel dolore che graffia, scortica, soffoca, al punto che si vorrebbe scappare via per non penare più.

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Le vie del dolore

di Costanza Miriano

Per una di quelle strane sincronizzazioni attraverso cui la vita – Dio? – a volte ci parla, mi sono trovata a leggere contemporaneamente due libri specularmente opposti, Scientia Crucis di Edith Stein, e Il mio anno di riposo e oblio, di Ottessa Moshfegh. Mi ero imbattuta in libreria sulla sua strana copertina, un dipinto neoclassico, a occhio, abbinato a un giallo sparato e a una fascetta giallissima che lo definisce il miglior romanzo americano del 2018, e così lo avevo aggiunto alla mia pila, di cui si era guadagnato durante le letture vacanziere uno dei primi posti, scavalcando suoi colleghi in attesa da anni.

E così è finito che l’ho letto insieme all’amata Edith, e il risultato è stato singolare.

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Notre Dame, dall’incendio si salva la croce

di Giacomo Bertoni

Rimane la croce. Quando le fiamme divorano tutto, rimane la croce. Quando “la foresta” di 1.300 querce si trasforma in cenere e fumo, rimane la croce. Quando anche le colonne più solide vacillano, rimane la croce. È la croce il primo segno luminoso che i pompieri francesi hanno visto quando, dopo ore di lotta estenuante con l’incendio, sono riusciti ad aprire il portone di Notre Dame. Nella distruzione più totale, soffocati da una notte resa insopportabile dal fumo, i loro occhi hanno visto una croce.

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Lettera dal carcere di un confratello monaco wi-fi

È con gioia che pubblichiamo la lettera ricevuta da un “confratello monaco wi-fi” ergastolano, e la mia risposta, che spero possa arrivargli, proprio oggi che la liturgia ci propone la Lettera agli Ebrei: “ricordatevi dei carcerati, come foste loro compagni di carcere”.

Carissima sorella Costanza,

chi scrive è uno che ha partecipato al gruppo dei fratelli ergastolani del carcere del centro Italia. Come puoi vedere, cercherò di scrivere quello che il mio cuore desidera, come io non sono mai stato bravo con la penna ma ho tanta fiducia in te, che sarà quello che scrivo a dare un senso al nostro dialogo. Continua a leggere “Lettera dal carcere di un confratello monaco wi-fi”

Ai piedi dei sette palazzi

di Emanuele Fant

Nel capannone di una fabbrica dismessa alla periferia di Milano, un artista che si chiama Anselm Kiefer ha innalzato sette torri a prima vista pericolanti, fatte di piombo e cemento armato, alte quasi 20 metri. L’installazione si chiama I Sette palazzi celesti ed è stata ideata per lo spazio espositivo Hangar Bicocca. Camminandoci nel mezzo, si avverte lo sconforto che trasmette un paesaggio bombardato, unito alla colossale spinta verticale degli edifici.

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Jim Caviezel: “Il mondo ha bisogno di guerrieri come San Paolo”

Jim Caviezel si è presentato al Vertice di Leadership Studentesca 2018 – SLS18 a Chicago e ha emozionato le migliaia di giovani studenti presenti con un discorso sulla fede e la sua testimonianza di vita.

Caviezel ha iniziato il suo intervento parlando del significato delle parole Saulo, “grande” e Paolo, “piccolo”, e ha sottolineato quanto sia importante “essere piccoli per essere grandi”.

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L’inferno dantesco, un pugno nello stomaco del politicamente corretto

di Costanza Miriano

La casa dei giovani eroi più che una casa è una navicella nella quale chiudersi in tempo di tempesta: è il libro scritto da un padre di fronte al dolore della figlia, eppure è un libro pieno di speranza e di allegria e di gioia di vivere. Non pensavo, è per questo che ho tardato tanto a leggere la penultima opera di Antonio Socci: la foto di sua figlia Caterina, in copertina, mi aveva frenata. È che da quando sono mamma faccio tanta, tantissima fatica con la sofferenza dei figli. In più il fatto che stavo scrivendo un libro mi forniva un valido alibi. E così i mesi sono passati, e il bellissimo profilo di Caterina continuava a campeggiare in cima alla pila dei libri da leggere, intatto. Continua a leggere “L’inferno dantesco, un pugno nello stomaco del politicamente corretto”

Vivere con la Fibrosi Cistica

di Anonimo

Un pomeriggio di settembre, in una giornata in cui mi sentivo particolarmente bene, raggiunsi quello spiazzo del lungo Po a grandi pedalate sulla mia bici azzurra, senza troppa fatica. Non tossivo, avevo mangiato con buon appetito, non avevo crampi alla pancia e non sentivo il bisogno di fare un aerosol liberatorio. Guardavo il fiume scorrere silenziosamente, strizzando lievemente gli occhi per la troppa luce, quando mi ricordai dell’atmosfera grigia dipinta dall’autunno dell’anno precedente, in cui l’acqua rifletteva il colore infelice del cielo e gli alberi attorno sembravano imitarla. Nulla in quella vista assumeva un colore proprio e indistinto dal resto e così appariva tutto noiosamente piatto e monotono. Quel giorno invece pareva un’orchestra di colori la cui vivacità data dall’estate appena passata cominciava a lasciar spazio al calore tipico delle sfumature autunnali. Inspiravo distendendo le braccia al cielo e godevo di quell’aria così frizzante e leggera che potevo respirare. Ogni respiro a pieni polmoni era una carica di eccitazione e mi venne voglia così di continuare a pedalare verso l’argine, da cui avrei visto il Torrazzo spiccare tra i tetti arancioni e la facciata bianca e accogliente del Duomo. Continua a leggere “Vivere con la Fibrosi Cistica”

Carissime donne

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di don Antonello Iapicca

Carissime donne che non riuscite a comprendere le ragioni della Chiesa e le parole dei suoi figli e ministri e pensate che siano solo un perverso sofisma per tenervi in pugno. Carissimi tutti che siete convinti in sicura buona fede che l’aborto sia un diritto inalienabile che protegge la vita e la dignità della donna. Carissimi anche voi che, pur affermando la sua drammaticità, restate persuasi che vi sono situazioni estreme nelle quali l’aborto sia comunque il male minore.

Vorrei chiedervi se conoscete una donna che ha abortito e non ne porti le ferite per tutta la vita. Io non ne conosco. Conosco invece donne che soffrono sino alla morte portando dentro un ricordo che le dilania, e che invece di stemperarsi, con il tempo si fa sempre più acuto. Donne che non possono vedere un bimbo dell’età che avrebbe avuto quello che hanno abortito, tanto è affilata la lama che ferisce il loro cuore. Continua a leggere “Carissime donne”

La Via del desiderio

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Volevo dire che è appena uscita in libreria una cosa che non credevo sarei mai stata in grado di scrivere. Lo ammetto, faccio una grande fatica a pregare con la Via Crucis. Ho dei problemi con la sofferenza di Gesù. Cioè, razionalmente la capisco, ma poi guardarla negli occhi non è il mio esercizio spirituale preferito, non è la cosa che amo contemplare di lui (per non parlare di The Passion, che ogni anno provo a guardare, e ogni anno scappo, e mi riprometto che alla prossima quaresima ce la farò; quella comunque è una risonanza del mistero della croce in una persona, umana come me – Anna Katerina Emmerick e poi gli sceneggiatori e Mel Gibson -, quindi non è obbligatoria).

Ma la Via Crucis, quella sì, quella è necessaria. Non possiamo capire quanto Gesù ci ha amati senza contemplare quanto abbia sofferto per noi. Non possiamo entrare nel mistero della nostra croce con un cuore mansueto, con la certezza dei risorti, se non facciamo memoria della passione di Gesù. Continua a leggere “La Via del desiderio”

Sotto la Croce

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di Salvatrice Mancuso

Può arrivare e può succederti: nella tua vita entra un gigantesco strumento, un enorme pacco mai commissionato. Sei certo che non sia tu il destinatario, controlli sulla posta e nei carrelli di acquisti e non trovi nessun riscontro. Un po’ inquieto, sebbene abbastanza sicuro di non aspettare niente, lo guardi con la coda dell’occhio, leggi  l’etichetta con apprensione crescente, e il tuo nome  e il tuo indirizzo, battuti senza errori, non lasciano equivoci: vi appartenete.

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La storia di Paolo, l’Amore messo in pratica

 

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di Emanuele Fant

Per essere uno che è stato tre mesi immobile a letto, bisogna dire che Paolo è piuttosto vitale. Mi chiedevo perché tardasse tanto a incontrarmi, temevo fosse il rifiuto di rivangare una brutta storia. Invece la sua faticosa avventura è per lui una entusiasmante fonte di bene. Era solo questione di agenda. Paolo ha 34 anni e un mestiere di responsabilità: è un ingegnere gestionale della regione Lombardia. È un amico di un mio amico, per questo ho conosciuto la sua storia che non è raccontata in nessun libro, ma è straordinaria. È un giovane uomo che sembra un manager qualunque visto mentre arriva all’appuntamento, tra i grattacieli, in motorino. Di recente si è trovato di fronte a una montagna di quelle che nessuno si augura di dover mai scalare. Non si è abbruttito, è diventato migliore, e io credo sia interessante capire perché. Un perchè che ha a che fare con l’Amore messo in pratica. Continua a leggere “La storia di Paolo, l’Amore messo in pratica”

Laudato si’ mi’ Signore per la mia pochezza

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di Costanza Miriano

Sabato scorso sono stata invitata a parlare a San Damiano, alla festa del Cantico, e a commentare la Laudato si’, l’enciclica del Papa sulla cura dell’ambiente. Sono temi che non frequento spesso, e non è che me ne vanti, ma preferisco ammetterlo. L’avevo letta, ovviamente, mi ero preparata, ma comunque alla fine dell’incontro, che mi aveva costretta a richiamare urgentemente tutti i neuroni a testuggine, ero un po’ stanca. Così quando padre Giulio mi ha chiesto se poteva farmi l’ultima domanda ho temuto il peggio. Se mi interroga sul riscaldamento globale (anche perché ho qualche idea non proprio in linea, temo) faccio la famosa inversione a U detta la manovra del terzo liceo, quella che ti consente di dire “ma mi permetta di fare un passo indietro tornando sulla figura del Leopardi” qualunque sia il tema dell’interrogazione. Continua a leggere “Laudato si’ mi’ Signore per la mia pochezza”

Non ritorni

Riceviamo da un’amica che preferisce rimanere anonima.

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Mi colpiscono gli articoli in cui si parla di matrimonio, di gioia, di speranza, di amore, di fatica, di fedeltà, di dolore.

Ecco, quelli sul dolore che un matrimonio può comportare sono difficili da dire, sono quelli più duri da digerire. Sono i più opinabili. Se è facile dire di gioia, di innamoramento, di amore ricambiato, di emozioni, di scelte condivise, quanto è dura esprimere il dolore, dargli un senso che non sia quello di toglierselo il più velocemente possibile di dosso. Specie quando il dolore lo si deve affrontare in solitaria. Continua a leggere “Non ritorni”

L’aborto e l’infelicità delle donne

Slovacchia- Monumento ai bambini mai nati
Slovacchia- Monumento ai bambini mai nati

di Costanza Miriano

C’è un’infinità di argomenti contro l’aborto, ma io, visto che mi piace perdere facile, scelgo il più opinabile, il più attaccabile, il meno spendibile in un dibattito pubblico: l’aborto rende le donne infelici. Si potrebbe affrontare il tema sul piano filosofico, come Bobbio (o la Paola Belletti, la mia filosofa preferita, di certo la più gnocca), culturale, come Pasolini, di fede, come fa la Chiesa, o ancora economico, come fa chi elenca nomi dei finanziatori dei prochoice e cifre (fiumi di denaro: perché?). Si potrebbero contestare i numeri falsi che hanno alimentato falsi miti e portato all’approvazione delle leggi sulla base di bufale (come la sentenza Roe – Wade negli Usa o la campagna radicale in Italia), e mostrare come l’aborto ha risparmiato pochissime vite di donne evitando l’aborto clandestino ma ha sterminato schiere infinite di bambini che senza la 194 sarebbero nati.

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Offrire, soffrire

di Anonimo

Oggi è la festa della Presentazione di Gesù al tempio, la Candelora, ed io come da un po’ di anni a questa parte non ho nessuna voglia di andare alla Messa solenne. Mi sceglierò una Chiesetta nascosta, con una cerimonia semplice, dove nessuna donna in attesa o madre gioiosa voglia portare i propri pargoletti per la benedizione di rito. La mia carne si ribella a tanta festante umanità ed il Dio in cui credo che si è fatto carne, corpo e sangue, mi nutrirà nel nascondimento di una Messa di tutti i giorni. Continua a leggere “Offrire, soffrire”