Offrire, soffrire

di Anonimo

Oggi è la festa della Presentazione di Gesù al tempio, la Candelora, ed io come da un po’ di anni a questa parte non ho nessuna voglia di andare alla Messa solenne. Mi sceglierò una Chiesetta nascosta, con una cerimonia semplice, dove nessuna donna in attesa o madre gioiosa voglia portare i propri pargoletti per la benedizione di rito. La mia carne si ribella a tanta festante umanità ed il Dio in cui credo che si è fatto carne, corpo e sangue, mi nutrirà nel nascondimento di una Messa di tutti i giorni.

Sono sicura che Gesù capisce il mio dolore. E non solo perché è l’Onnipotente e l’Onnisciente, ma perché ha avuto una nonna, Anna, che ha aspettato per anni una figlia (e che figlia!) e una cugina, Elisabetta, il cui figlio è arrivato fuori tempo massimo, nella tacita incredulità del marito.

E dire che un figlio l’ho avuto anche io, dieci settimane di vita, un pallino pulsante per i miei occhi, prima ed ultima fotografia di un compleanno mai stato.

So che ci sono delle mamme e dei papà che sentono fortemente la presenza dei propri bambini non nati, come nel racconto di Giovannino Guareschi (Ci) scritto negli anni di prigionia in un lager nazista.

E Ci – non nato – visse. E fu sempre con suo padre, e anche ora è qui con lui, e nessuno lo sa. Il tempo passa per gli altri suoi figli, ed essi invecchiano minuto per minuto: ma per Ci il tempo non esiste, ed egli eterna la sua giovinezza. Ha tre figli: due sono il legame fra lui e la vita; Ci è il legame fra lui e la morte. Due gli fanno dolce la vita; Ci gli fa dolce la morte.

Meraviglia! Non è così per me, io non mi sento così. Ma una delle novità più grandi che ho scoperto dal mio padre spiritale è che non ci dobbiamo fidare di quello che sentiamo, che il sentire, l’emozione, il fremito non sono l’unica chiave di lettura delle cose, inevitabilmente passano.

Questo bambino, dunque, non lo sento, ma so quanto l’esperienza della sua perdita mi abbia colpito profondamente. Le lacrime delle prime gocce di sangue, anticamera dell’abbandono di quel pezzo di carne che ero io e non ero io, le gambe tremanti, e non in senso metaforico, ogni volta che salivo su una sedia da ginecologo. Scoprire che non si è immuni al dolore e che anche se lo si conosce, ci sono momenti in cui non gli si può più sfuggire e l’unica cosa da fare è aprire le braccia ed offrire.

E tutto questo soffrire, offrire, soffrire ed offrire, all’interno dell’amore per il mio sposo, ha fatto sì che prendessi profondamente possesso della mia femminilità, nel cuore della mia femminilità, in quel ventre ferito, veramente tagliato, che accoglie in potenza la vita. Quanta inconsapevolezza in tanti rapporti d’amore non vissuti in pienezza. Quanta bellezza nell’amore anche fisico tra due sposi.

Ebbene non sento quel figlio non nato, ma ci sono persone in carne ed ossa nella mia quotidianità per le quali so di essere madre di gesti, attenzioni, ascolto, parole. Quanto possiamo essere padri e madri in quel corpo di Cristo che è la Chiesa, in cui siamo tralci tagliati, ma per portare frutto. Ed il frutto è il figlio della pianta, mi sembra. Chiedo al Signore questa pienezza di maternità, così come lui con la consacrazione la dona ai suoi sacerdoti e alle sue suore.

Così nella festa della Candelora, la festa della Luce di Cristo che illumina le genti, chiederò per loro le benedizioni di Dio Padre, ringraziando di avere un padre non biologico che le chiede per me ogni giorno.

 

pubblicato il 2 febbraio 2012

22 pensieri su “Offrire, soffrire

  1. Anonimo…. anonima (presumo), grazie.

    Sono certo che Dio avrà in serbo per te altre fecondità – forse di nuovo nella carne non so – ma fecondità certo.
    E come a volte si riscopre un legame ed un rapporto che sembrano mia nati con un figlio o figlia corporalmente nati, così ci potrà essere modo e tempo per scoprire un legame e vivere la vicinanza di un figlio o figlia certamente nati al Cielo… e certamente in Vita.

  2. Di fronte alla sofferenza rimango sempre senza parole, spesso perchè non è la mia sofferenza, la miA è un’altra dico, come potrei aiutare chi sta nel dolore così lancinante? Il mio dolore squarcia la mia anima e l’unica ancora è Cristo, è la sua tenerezza, è Dio Padre che provvede sempre con gioie inaspettate, così diverse da quelle che mi ero immaginata. Ho anche imprecato, ma forse il timore di Dio e l’ostinazione della vedova mi hanno aiutato anon mollare la preghiera. Spero che nella sofferenza, l’offerta ti doni tanta gioia. La parola di oggi è di grande consolazione, Maria, il cui dolore infinito non è descrivibile, accetta con speranza e fiducia la spada nel cuore, serbando in silenzio. E festeggiare il compleanno con questa Parola già è un grande regalo, Dio non ha dimenticato la mia sofferenza.

  3. sonia alessandrini

    cara, il dolore della perdita di un bimbo a noi Dio l’ha risparmiato, ma posso capire. Per anni ho atteso quel ritardo,per anni speravo… e nel nascondimento quante lacrime…a 42 anni compiuti la speranza oggi piano piano lascia il posto all’accettazione della croce. offro per te la mia giornata, che Dio venga a portarti la carezza di quel bimbo, che ti accogliera’ un giorno per vivere con te nel tempo che mai ha fine. un abbraccio.

  4. Benedetta

    Tre anni di offerta… Il Signore dalla Croce e nella Croce moltiplica. Grazie delle preghiere, grazie Costanza della tua amicizia. Oggi la mia giornata è offerta per tutte le donne che si ritrovano leggendo questo post, anche e soprattutto per quelle che un figlio non l’hanno voluto.

    1. Alfonso

      Grazie … sopratutto per la tua offerta di preghiera , anche se sono padre.. , in un momento buio della nostra vita, abbiamo rinunciato ad accogliere la Vita che si sarebbe affacciata. Non è vero che non lasci un segno . La tua preghiera ci serve come incitamento e sostegno al Cammino che abbiamo intrapreso tempo fa , e sono sicuro che quell’Angioletto non ha mai smesso di tifare per noi e ci protegge.Ancora .. Grazie
      Alfonso

  5. R&A

    Capisco il vostro dolore, che è anche il nostro. Poco più di una settimana fa abbiamo vissuto questo dolore. In Cielo ci attende un angioletto immacolato.

  6. Paola

    Grazie. E’ perfetta! Solo se accettiamo la croce con amore diventa dono di vita.
    E’ stata una festa dolorosa per me negli ultimi 2 anni… nel 2013 per un bimbo perso a 8 settimane, nel 2014 perché in ospedale in pericolo di vita lontana dal mio bimbo appena nato, oggi….oggi…fatico ancora ad accettare la mia croce perché so che non potrò avere la grazia di essere di nuovo madre, mentre bellissimi “pancioni” mi girano attorno.
    Eppure il Signore mi ha fatto un grande regalo: essere ancora qui a crescere il mio bambino, cercando di recuperare il tempo in cui siamo stati lontani quando era tanto piccolo…e questo è vero DONO d’amore.

  7. shoesen

    Cara anonimo mi chiedo in tutta onestà come fai a non sentire quel figlio non nato e a scrivere parole struggenti da farmi piangere esattamente come ho pianto quando ho saputo di avere perso il mio mai nato. Ne ho due in terra ma il mio piccolino in cielo non lo scordo mai. Grazie per la tua testimonianza. Un abbraccio virtuale. Susanna

    1. @Susanna (shoesen), in tutta onestà credo che il vivere la realtà della Comunione dei Santi, il sentire vivi e presente i nostri cari che ci hanno preceduto, è anch’esso un dono o quanto meno un “passaggio”…
      Ho sempre creduto a tutto il Credo, ma verificare quanto fosse per me vera – quella – parte del Credo, è stato possibile solo alla morte di colei che fu mia Sposa e non fu semplice e nemmeno automatico…

      Per stare più aderenti ancora a quanto scrive Anonimo(a), potrei parlarti dei mie tre figli “nati al Cielo” (decisamente preferisco al “mai nati” giacché nati sono e non resteranno “angeli” perché riceveranno il loro corpo trasfigurato alla Parusia) dal mio secondo matrimonio… di come sia ancora più difficile per un padre che non ha neppure “sentito” nel proprio ventre queste vite nascenti.
      Quindi nessuna meraviglia o difficoltà a comprendere, perché le “Verità di Fede” sono soprattutto esperienza, più che “teoremi”…

      Non possiamo neppure dimenticare che nell’umana esperienza anche nella Fede, abbiamo momenti di buio e di sconforto, di dubbio e di sofferenza e che questi momenti possiamo (e dobbiamo) condividere.
      Che dire dei Salmi allora… che dire di Cristo nostro Signore che sulla Croce grida: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

      Sappiamo anche che è il primo versetto del Salmi 21 e che nella tradizione ebraica e rabbinica, recitare il primo versetto di un Salmo nel momento della prova è come recitarlo per intero e il Salmo 21 così conclude: « …annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: “Ecco l’opera del Signore!”».

  8. Paola

    Grazie per questa testimonianza che mi tocca nel profondo. E’ facile dire che abbiamo un altro genere di maternità (forse anche più feconda) ma accettare tali situazioni è tutta un’altra cosa. Solo Lui può darci la consolazione che cerchiamo.

  9. PAOLA D.

    Grazie della tua testimonianza, prego per te e chiedo a te Costanza e a voi, amici (virtuali) nella fede (reale), preghiere per la mia gravidanza “ad alto rischio” come dicono i medici ad occhi sgranati quando vedono il mio quadro clinico. Paure, sconforto, lacrime si mescolano alla fiducia nel Signore. Grazie di cuore.

  10. marialuisa

    Maria Luisa
    2 febbraio 2015 alle 23:17
    Grazie alla tua testimonianza mi sono sentita in dovere di andare a messa, sono una mamma di cielo da sette mesi e pur essendo tanto credente in questo momento ho tanta rabbia, ma sono sicura che la mia bimba è in un posto migliore e un giorno ci rincontreremo.Grazie

  11. Leggesse, anche solo per caso, gueste righe così vere – anche in quel “non sentire” – una qualche mamma che avesse nel cuore di disfarsi volontariamente del suo bimbo per un nulla… sarebbe forse la salvezza di quel piccolo.
    Perché traspare limpido il dolore della perdita che va oltre l’affezione emotiva, spesso assente o rimossa – quest’ultima – in situazioni di rifiuto della maternità. Grazie cara Anonimo. E grazie anche a Bariom.

  12. lu

    Vi prego però non mistifichiamo la realtà. Non mistifichiamo la sofferenza e il dolore e la menomazione che di bello non hanno proprio nulla.
    Io avrei voluto una famiglia cristiana bella, numerosa e serena. L’ho desiderata da sempre e con tutta me stessa. Non ci sono riuscita, a costruirla.
    Giovane donna di quarant’anni passati, cresciuta nella Chiesa, Chiesa che amo, che è stata la mia casa e la mia famiglia, tanto da riconoscermi nella Compagnia dell’Agnello…’ragazza’ che si riconosce molto anche nel ‘Miriano-pensiero’ …pur non potendo vivere la stessa realtà. Mese dopo mese, infatti, mi ritrovo in lacrime avendo la conferma, praticamente sempre più certa, che io e mio marito non avremo mai figli. Oltre che constatare che gli eventi più importanti per costruire una famiglia, casa, figli…sono sempre di segno negativo. E la cosa mi distrugge.
    Devo farmi trasformare dai miei limiti e da ciò che (non) accade, e mi sento annullare. Da ciò che il cuore desidera e ha sempre desiderato.
    Anch’io ho assaporato questa ipotesi diventata realtà per qualche giorno, pochissime settimane, e poi più nulla, con una conferma lenta, inesorabile, che nulla non va, ma nulla accade. La Vita non ci sceglie.
    Devo cercare di respirare a ogni passo, resistere e resistere, tenere duro contro una realtà ancora sempre ostile, e non so più come fare nel mio dolore e mi sento abbandonata. Perché è così: ci si sente soffocare, se a mancare sono proprio i frutti visibili del proprio essere, del proprio lavorare e vivere, del proprio faticare, i frutti visibili di ciò che si ama di più, se va tutto storto e non puoi esprimerti per ciò che senti di essere o per ciò che avresti voluto vivere. E tutto sfugge e prende una piega che non puoi decidere tu. Se non ti rimane che salvare dalla marea nera ciò che hai di più caro e potresti perdere: un po’ di serenità e un sorriso da dare a tuo marito, che non si merita di vederti solo triste e che sai che è l’uomo che hai scelto per amore provato, anche se tutta la realtà vi è contro. Eppure sei così spaventata per questa forma che prende la vita!
    E ti ritrovi, come tante altre volte, a piangere sommessamente a testa bassa per tutta la Messa della Giornata per la Vita, sperando che da fuori si capisca poco e nessuno ti noti, perché insomma fa anche un po’patetico.
    È che davanti al Signore proprio non si può stare col cuore aperto e ferito senza essere se stessi. E piangi perché a te questa Vita sembra che non ci sia proprio per tutti allo stesso modo.
    E non rimane che pregare, pregare, pregare, e lo fai, ma tutto chiede che tu sia dannatamente realista. E devi accettare che non avrai una famiglia come l’hai sempre immaginata e desiderata per te. Che la vita non si “dispiega” , non si amplifica per voi due, nonostante l’amore sia forgiato e maturato già da dure prove. E che la casa, anche semmai te ne farai una ragione, rimarrà…vuota. Silenziosa. Con ritmi…a due. Con l’inesorabile invecchiamento che avanza con i suoi segni ma…senza i suoi frutti.
    E non appare luminoso quel volto di un Destino buono che ami, ma una forma che non vuoi, che non vorresti proprio per te e non vorresti che ti facesse così paura. E questo contribuisce a distruggerti ancora di più. Ti senti smarrita e a tratti abbandonata dal Dio Amore in cui credi, e che mai ti lascerebbe cadere…e soprattutto in una ferita così intima poi, che ti colpisce nel cuore della tua femminilità.…oppure pensi che forse sei troppo indegna per le Sue grazie e benedizioni.
    Vorresti solo sentire ancora che sei nel Suo abbraccio, dolce e forte. E che tutto andrà bene. Ma non va così.
    Anche se poi il problema non è credere, ma è farcela. Io credo, ho sempre creduto ed è l’unico punto fermo della mia vita. So che un giorno avremo tutto chiaro, che ci attende l’eternità, che tutto ci supera per comprensione e senso e giustizia. Io attendo di avere lo sguardo di Gesù su di me, che mi verrà incontro come a Maria al sepolcro il mattino di Pasqua e mi chiamerà per nome. E in quella profondità di sguardo tutto sarà compiuto.
    Ma ora…ora non chiamiamolo centuplo però, non chiamiamola letizia, né felicità, né Destino buono per forza con la spavalderia che sembra ci debba contraddistinguere, come sapienza da sbandierare, con chi consideriamo nell’errore. Perché non è proprio così per tutti, perché non è così la quotidianità di tutti, per quanto uno lo desideri con tutto se stesso, perché le ferite sanguinano, perché hai buchi nel cuore e dinamiche perverse cucite addosso, perché le assenze della vita ti rendono zoppa per sempre e pesano in ogni istante, perché la solitudine è INSOPPORTABILE e non c’è il lieto fine per forza, magari con altre soluzioni. Perché spesso le cose vanno storte davvero e intaccano la serenità, la intaccano.
    Perché certi lutti non sono neanche celebrati, neanche riconosciuti e si consumano lentamente, mese dopo mese, verso definitività che si palesano, poi, davanti all’evidenza per tutti. Ma che al massimo vengono compatiti o mistificati. Vi prego no, non mistifichiamo.
    Perché puoi solo mormorare senza fiato “Gesù sono crocefissa insieme a te, sull’altro lato della croce, ma ti prego sussurrami qualcosa, altrimenti non ce la faccio”.

    1. @lu perdonami, forse ti sembrerà duro il mio dire ma il problema non è “farcela”… è proprio CREDERE!

      Perché farcela NON ce la facciamo… la Croce ci schiaccia oltre che ci spaventa e sulla croce muori… anche se certe croci non viene qualcuno a spezzarti le gambe perché il supplizio termini, ma resti lì appeso… sino allo sfinimento, sino al collasso!

      E’ credere che la nostra Croce la porta Lui e che la nostra Croce può essere in Lui, Gloriosa. Che la Croce NON è per la morte, è per la Vita …anzi per la Resurrezione!
      O Cristo avrebbe patito invano!

      Quale demonio ti ha convinto che nel tuo essere sterile (perché di questo si tratta) tu NON avrai una vita felice, non troverai una fecondità, che non ti basterà amare tuo marito e essere da lui amata?! Chi ti inganna prospettandoti una vita che vi porterà alla vecchiaia soli in una casa triste e vuota!
      Forse che sei figlia di un dio minore? Forse che Dio tu ha scartata per qualche sconosciuta colpa? O che il Suo Amore per te è tutto lì: beccati questa storia fatta male, questa croce che devi portare perché sa da portare e i “fenomeni” la portan come un vanto e i tapini soffrono e tacciono per non dare scandalo… questo sarebbe “credere”? Questo sarebbe il Cristianesimo?
      Me ne torno ateo da dove son venuto allora…

      Perché parli di vita senza frutti? Tu sai veramente quali sono i frutti che la Volontà (di Amore e di Gioia) di Dio prepara per te e a te chiede di dare? Perdonami ma sono portato a dire di no… No , perché pur nel tuo dolore umanamente comprensibile, stai ripiegata su te stessa, continui a guardate al tuo stato come ad una condanna “a vita” (e tutto rimandi infatti alla vita “dopo”…)
      Coraggio Lu, alza gli occhi al Cielo… chi ha chiuso il Cielo sopra di te, che vedi solo nubi e un preghiera che sembra al Cielo non salga… Che volto dovrebbe avere quel Destino che non vedi benigno, giacché il nostro destino è Cristo, è la Vita Eterna le cui primizie gustiamo già in questa vita!
      Forse il problema è sempre lo stesso, il mio, il tuo, di tutti… che preghiamo Dio perché venga a fare la NOSTRA VOLONTÀ…
      Fammi questo e fammi quello, cambia questo e cambia quello, perché questo non è giusto e quello che chiedo è buono!
      Ma che sappiamo noi di cosa è buono per la nostra vita? Solo lo Spirito Santo e il discernimento possono aiutarci e solo se chiediamo “mostraci la TUA Volontà” … non “fai la mia”.

      Perché altrimenti il passo è breve, e il Demonio canta il suo canto come sirena… “Dio non ti ama!” “Guarda che vita grama ti ha dato… e tu lo preghi e offri sacrifici e Lui tace e non ascolta, non interviene…” “Dio non è tuo padre…è un mostro!” E il gioco è fatto, il tranello ha funzionato e di quella poca fede che pensavamo di avere, non sappiamo più che fare… e non resta che la bestemmia.
      La bestemmia più grande… che non è l’imprecazione, la blasfema parolaccia… è dire “Dio non mi ama!” “Non ha operato in mio favore!”

      Coraggio Lu, coraggio, che non sta scritto da nessuna parte che il tuo poter essere madre amorevole e preziosa, attenta e generosa, debba riversarsi su chi è nato dalle tue viscere… l’amore fecondo, l’essere padre e madre, viene dal dono dell’Amore di Dio, dal Sacrificio, dal dono di sé… a me vengono in mente mille modi in cui trovare la propria fecondità e Dio ha mooolta più fantasia di me!

      Ci attende a breve la Quaresima, facciamo penitenza… facciamo penitenza del nostro dubitare, del nostro soffrire per non voler buttare tutto in braccio a Dio, del nostri pensieri che sempre volano raso terra, del nostro prestare orecchio ai sofismi del Demonio, del credere che stringendo denti e pugni o facendo la faccia feroce, ce la faremo o che per intenerire il Cuore di Dio dobbiamo versare ancora tante lacrime (quanto ancora più tenero dovrebbe essere il cuore di Dio che ci ha donato Suo Figlio o quello di Cristo che per noi ha lasciato una lancia glielo spaccasse?) e alla fine di questo Tempo Santo, gusteremo la Gloria della Resurrezione… gusteremo LA NOSTRA RESURREZIONE…

      E la Croce sarà luminosa, abbagliante… letto d’amore dove ci ha sposato il Signore!

      Ti abbraccio.

  13. lu

    Caro Bariom,
    ti stimo davvero come un fratello in questo spazio di comunità seppur virtuale. Ho meditato le tue parole. E ti ringrazio di avermi risposto. Sono tipo che ci pensa e seriamente a quello che ascolta.
    E le tue parole hanno un gran peso. Certo che i demoni ci circondano con le loro sirene quando soffriamo. E ti ringrazio di avermi ammonito su questo. Ma non è SOLO come dici….e proprio in questo mistifichi il dolore e le situazioni di sofferenza, nelle quali ahimè non è solo questione di una volontà che si deve piegare alla Sua.
    Non è che in ogni prova, se la fede è ‘vera’ fede, accettare la volontà di Dio sia la ‘soluzione’ pacificante. Il male, il dolore, è un mistero. Non lo possiamo eludere e risolvere. Anche con tutta la giustezza delle tue parole, con la conversione del cuore alla Sua volontà (ma davvero pensi che ogni dolore sia volontà di Dio?)…in ogni caso non possiamo nasconderci che il cuore continua a sanguinare e la nostra umanità lo sente, eccome. Non si può eludere che il male sia male, che la mancanza del bene sia mancanza; una situazione dolorosa NON può essere chiamata al pari di una che non lo è. Tutta la mia umanità si ribella a questo. E io non voglio mistificare in nome di una fede che non guardi la realtà.
    Una famiglia in cui muore la mamma, un padre che picchia i figli, il dolore del vuoto e dell’abbandono, la vita che non fiorisce ….
    Non possiamo ammantare tutto questo del discorso che fai tu, per ‘detonare’ completamente il male. Altrimenti non siamo più uomini, altrimenti non chiamiamo le cose col loro nome. Non si può eludere che proviamo la sofferenza e che a tratti tolga il fiato. E che sia un DI MENO DEL BENE, DEL BELLO, DELLA GRAZIA DELL’ABBONDANZA!
    Anche Gesù ha bestemmiato sulla croce? Lui, il figlio di Dio (in persona!) si è sentito abbandonato!
    Anch’io non mi fermo lì e cerco di affidare il mio spirito e, ti assicuro, non me ne sto ripiegata su me stessa. Ma mi rialzo, sempre, ogni mattina, e cerco di aggrapparmi a Lui, che si faccia vedere in qualunque forma e cerco di goderne. Ma il dolore dei chiodi rimane. Tu dici di no?
    E se lo sento, forte, pungente, pesante…è perché non ho abbastanza fede?
    Se l’avessi, il male non farebbe più male?
    Mi spiace io non mistifico.

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