di Innocenza Laguri
Ci sono due questioni che mi impegnano molto, avendo 68 anni , interconnesse e molto censurate: la vecchiaia e la morte.
Pochi anni fa è uscito un libro di un giovane, acuto, scrittore e filosofo francese, convertitosi dopo un sofferto e impegnato itinerario, il libro si intitola Farcela con la morte ( Il titolo francese è ancora più penetrante: Réussir la mort) L’autore si chiama Fabrice Hadjadj Confesso che, siccome mi annoio facilmente nelle attese e porto spesso con me un libro, durante il tempo di lettura ho deciso di ricoprirlo perché in metrò chi vedeva il titolo faceva qualche ironia. Non parliamo di quando ho voluto regalarlo, per esempio a Natale. Mio fratello, malato di cancro al pancreas coraggiosamente non si è offeso, mi ha detto: aspetto a leggerlo negli ultimi giorni, ma poi il male l’ha travolto e non l’ha più letto.
Cosa voglio dire con questo ? Che una grande censura riguarda le due questioni. Se ci pensate senza tirare in ballo grandi pensatori, troverete mille esempi di questo nella vita quotidiana, ne dico io qualcuno: se rivedo un amico dopo un bel po’ e gli dico:”ci siamo ancora !” si tocca le balle minimo. Sono stata da un Primario Prof.Dott (gran figlio di putt… direbbe il Fantozzi dei tempi migliori) per il mio ricorrente mal di testa. Lui ha la mia età e mi chiede se sono un tipo ansioso, gli rispondo di no anche se certo mi impegna assai l’idea che non mi resta molto da vivere. Sgrana gli occhi mi pensa depressa e per cura antiemicrania mi dà appunto degli antidepressivi. Poi ci sono gli amici nella fede ,dunque più vicini, una di loro mi dice che non c’è da parlarne, basta vivere santamente la vita e siamo a posto.
Io sempre mi stupisco : anche da non più giovani siamo capaci di approfondire tantissime questioni e riteniamo non ci sia niente da cercare sulla questione del cosa ci succede, in modo certo, tra non molto!
“Ma stiamo al giorno per giorno”, dice qualcuno,non mi convince per niente. Ho contatti con centri culturali, cattolici, ho fatto qualche proposta su queste tematiche, ma non paga una serata sulla vecchiaia o, peggio, sulla morte.
A me sembra che molti, non più giovani (perché se sono giovani la morte non li riguarda, in ogni caso è sempre la morte degli altri) se stanno bene, se agiscono, se magari lavorano ancora, stanno al di qua di un muro che occulta vecchiaia e morte. Quando il muro cade è perché si passa rapidamente alla malattia mortale o a quella che rimbambisce. In entrambi questi casi mi sembra che venga a mancare una fase importante della vita cioè appunto quella della vecchiaia consapevole. La vecchiaia è insomma invasa e cancellata dalle precedenti fasi della vita: qualcuno dice che domina il modello giovanile, altri quello dell’uomo maturo produttore. In ogni caso, come dice un filosofo, nessun tempo della vita umana può essere elevato a paradigma degli altri. Invece la vecchiaia, intesa come fondamentale fase della vita con un suo senso è scomparsa . E’ un paradosso: la vecchiaia dura di più, i vecchi sono tanti ma manca il suo significato.
Mi domando: ha senso invece cogliere ,ancora nel pieno della facoltà mentale (anche se gli acciacchi non mancano quasi a nessuno) il significato della fase della vecchiaia? Accettarla, capire cosa significhi, trovare punti di riferimento per una cultura cristiana della vecchiaia e della buona morte?
La fase dopo i sessant’anni, non ha punti di riferimento autorevoli, a meno che non vogliamo accontentarci della letteratura sul come preservare il fisico, oppure della letteratura ad opera di chi non è vecchio e propone i modi di trattare i vecchi.
La storicità del Cristianesimo, il fatto che la Rivelazione in certo modo continua dentro le contingenze storiche, credo valga anche quando parliamo delle età della vita che caratterizzano la storia di ciascuno. C’è un essere vecchi nella fede insomma, che forse è l’acme della fede.
In questo blog vorrei, con umiltà, quando ci riesco, proporre piccoli contributi che vengono da letture o testimonianze sagge e di fede sulla vecchiaia e ovviamente sulla morte.
Un aiuto per far diventare esperienza quello che chiede allo Spirito Santo di Alessandro Manzoni quando, nella Pentecoste, parla dei vecchi:”adorna la canizie di liete voglie sante, brilla nel guardo errante di chi sperando muor”.
E la domanda potrebbe essere: perché la morte fa ancora tanta paura?
Tanto che appunto non se ne parla e in tutti i modi si cerca di esorcizzarne anche il solo pensiero?
E non mi sto riferendo all’atteggiamento del mondo, che di per sé é comprensibile, ma a quello di tanti “credenti”… Credenti appunto… Credenti in cosa?
Sto vivendo il mio ottantesimo anno: la prima cosa da dire a questo proposito è “grazie”! Ho appena finito il mio lavoro in parrocchia, quando il 30 novembre scorso il gruppo dei miei ragazzi hanno ricevuto la Cresima. Ho voluto resistere per portare a termine l’impegno che avevo preso cinque anni fa. Ora mi sto preparando a un intervento al ginocchio, la cui attesa si è protratta troppo a lungo, diventando difficile da sopportare. Non ne ho troppa voglia, ma lo devo fare. Vivo i miei giorni facendo quello che posso, non pretendendo troppo da me stessa, godendo delle piccole cose quotidiane con la grazia del Signore nel cuore. E aspetto il “grande evento”. Non mi faccio più tante domande, vivo il mio tempo come ho sempre fatto, mi interesso del mondo, che è dono di Dio e del quale facciamo parte anche se non siamo “di questo mondo”. E prego molto, la mia preghiera spesso non è fatta di parole, ma sono cosciente che tutto il mio essere prega, in qualsiasi momento del giorno e della notte. Non ho paura, almeno non mi sembra, piuttosto sono curiosa e la mia speranza è piena di gioia, di vera gioia tranquilla, serena, interiore, perchè so a Chi ho dato la mia vita. Gli errori del passato li ho gettati nel cuore dell’Agnello che mi ha perdonato, e ora capisco che niente è stato vano, mi sento circondata dall’Amore che muove il mondo e quando vengono pensieri tristi semplicemente li caccio via. Perchè non è lecito essere tristi quando si è di Cristo Signore. Il dolore fisico spesso debilita, ma dove posso ricorro alla medicina, o porto pazienza in attesa che passi. E ne faccio offerta a Dio per le sofferenze del mondo e dei miei fratelli. Credo sia importante vivere pieni di vita e di amore sempre, insieme a sorella morte e ai tanti cari amici e parenti che mi hanno preceduta e che sono certa rivedrò nel Suo Regno. Un grazie a tutti voi di questo blog, a Costanza e Admin e a tutti gli altri, vi seguo sempre con le mie preghiere, mi aiutate molto. Che Dio benedica i vostri cuori, le vostre famiglie, il vostro lavoro e le belle imprese che portate avanti con entusiasmo. Ciao a tutti, vi abbraccio.
Cara Franca,
Grazie a te!
Paola
Grazie Franca!
Cara Franca, grazie. E, ti prego, non lasciare il tuo lavoro in parrocchia. .. nonni cattolici, se ce la fate, anche per pochi momenti, non lasciateci soli a educare i bambini e i ragazzi. Siete il tetto sulle nostre teste, senza di voi arriva la tempesta e ci porta via.
Voglio invecchiare così! Grazie! Un abbraccio affettuoso! Alessandro
Grazie Franca, un grande abbraccio e una preghiera!
Grazie Franca, ti abbracciamo!
Grazie Franca per questa tua testimonianza schietta e gioiosa. Se si ha paura della morte è perché la fede è troppo debole, cioè non vediamo la morte come l’incontro con il Padre, come un ritorno definitivo a casa.
Franca: smack! 😀
Grazie. Un abbraccio!
Viviana
Grazie, Franca! Sei luminosa!
Che bell’esempio Franca!
Sto leggendo un libro interessante di Billy Graham:Life, faith, and finishing well”. Se qualcuno lo ha letto mi farebbe piacere scambiarci Le opinioni. Grazie.
…non tutti temono uguale, la morte! Non tutti passano dalla giovinezza, alla morte senza le soddisfazioni e gli inconvenienti della vecchiaia! Mai generalizzare! Siamo solo dei minuscoli particolari!
Mi permetto di segnalare http://www.antoniothellung.it/
Antonio ha appena pubblicato il suo ultimo lavoro sul tema “imparare a morire”. Trovo che sia una lettura interessante, non solo per chi è avanti con l’età…
Grazie per la segnalazione. Ho sbirciato nel blog che è interessante, intelligente, ironico, tutt’altro che triste e mi ha fatto venir voglia di leggere il libro “Sto studiando per imparare a morire”. Sono d’accordo sul fatto che sia una lettura interessante anche per chi non sia poi così avanti con l’età. Mi ricordo i santi di un tempo come San Giovanni Bosco che ricorre proprio oggi, che facevano fare “l’esercizio della buona morte” anche e soprattutto ai ragazzi.
Uno dei più interessanti “esercizi” per accostarsi ed entrare nell’esperienza della buona morte, è senz’altro quella di accostarsi a chi concretamente (cioè sulla sua pelle) sta entrando in questo ultimo tratto della sua vita terrena e soprattutto lo sta facendo cristianamente, sorretto da una fede che non è certo esperienza dell’ultimo minuto, ma epilogo di un vita vissuta appunto nella grazia della fede.
Ora questo “accostarsi” è il più della volte una vera e propria grazia e un dono (non è che si parte alla ricerca del “cristiano morente”…), ma non di meno mi permetto di sottolinearlo (e mi permetto di farlo per esperienza diretta) perché alle volte, anche di fronte a questa grazia che ci si presenta da vicino, il timore, il sentirsi inadeguati, un mal interpretato “rispetto umano”, ci può spingere a mantenere un “adeguata” (ma miope) distanza…
Vedere un Crisitano morire (da Cristiano ovviamente…) come anche vivere i suoi ultimi preziosi e fecondi giorni terreni, preparandosi e desiderando l’incontro della vita e della Vita Eterna, è quanto di più edificante e “vivificante” (parrebbe un paradosso) possa esserci per la nostra stesa vita e fede.
Bariom, dici bene. E il rispetto umano è una piaga di tanti cristiani.
La bibbia stessa dice.. Nella vecchiaia darete ancora frutto..
…e chi morisse non “cristianamente”, nessun esempio edificante,lui?
Bentornato, Alvise!
Caro Alvise, non ho detto questo.
Potrei parlarti di mio padre, del suo umano coraggio e delle sue preoccupazioni per i figli (6, io solo il primo maggiorenne) la la moglie e l’aver disposto quanto era in suo potere per il meglio.
Ma qui si parla del passaggio della morte vissuto nella fede, che non credere sia semplice o “automatico” nel come può essere vissuto… anzi vi sono casi in cui, la disperazione, la paura. la ribellione, la non accettazione, possono mettere in seria discussione anche tutta una vita che nella fede si era detto vissuta..
E’ l’ultimo (inevitabile per tutti) “scrutinio”, l’ultimo “vaglio”, ed è da stolti pensare di avere fede a sufficienza per affrontarlo santamente e da sciocchi chiedere morte rapida, che giunga inaspettata (Da “subitanea et improvisa morte, libera nos Domine).
La “Morte Santa” è da chiedersi come dono e come dono vissuta.
Mario: San Giuseppe!
Cristiano, dunque integralmente umano.
Trovo che il commento di Franca abbia risposto ad Innocenza in modo pieno. Grazie Franca, ho 69 anni e sto vivendo la mia vecchiaia esattamente come te. A volte mi ritrovo ad essere perfino contenta della mia età, soprattutto della saggezza acquisita dall’amicizia con Gesù e dalla fiducia in Lui. Ciao e grazie ancora di questa tua testimonianza.
Grazie per questo post. Purtroppo parlare della morte non è da tutti né per tutti. Per non introdurre il discorso sulle superstizioni e scongiuri vari, anche da parte di devoti cattolici, al sentire le campane o al passare di un funerale… Sob!
Conseglio la lettura de “Le età della vita” di Romano Guardino
(corrige: Romano Guardini)
Io consiglio “Apparecchio alla morte” di S. Alfonso Maria de Liguori
Io spero che mi aiuti S. Giovanni Paolo II e lo prego per questo. Il suo esempio davanti al decadimento fisico, alla malattia e alla morte è stato veramente radioso.
L’ha ribloggato su noncerosasenzaspinee ha commentato:
http://ilnestrosesansespine.blogspot.com/2015/01/farcela-con-la-morte-il-titolo-francese.html
L’ha ribloggato su Beppe Bortoloso.
Lotto contro la vecchiaia anche facendo l’amore.
Mi piace il suo articolo.
Cordialita’
A Franca 35 e a tutti gli Anziani (che non è una brutta parola) un pensiero un augurio preso direttamente dalla Liturgia di oggi:
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Dal Vangelo secondo Luca
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Non credo vi sia molto da aggiungere… non credo sia difficile comprendere come l’età avanzata nell’attesa e con il cuore rivolto a Dio, doni un prezioso spirito di profezia e di saggezza, un servizio a tutti rivolto, tanto che persino Maria e Giuseppe ne rimangono stupite e certamente edificati.
Grazie Bariom, e grazie a tutti. Questo vangelo così prezioso l’ho preso come base per un incontro con gli anziani di una parrocchia abruzzese, quasi venti anni or sono, quando con mio marito eravamo missionari laici insieme ai Francescani. Guardando il gruppo di persone che mi stava davanti in attesa di una speranza di vita, mi è venuto dal cuore questa parte di vangelo, ho sentito che dovevo offrirlo a loro come dono del Signore, che anche nella cosiddetta terza età (o forse quarta) ci accoglie come suoi “aiutanti” e si mette, bambino, tra le nostre braccia, come per dirci “tienimi con te” o anche, molto umilmente, “grazie per il tuo amore”. E’ Lui che avvera le nostre attese, e con Lui andiamo in pace, secondo la sua Parola.
O anche… “Mostrami al mondo…” 😉
Cosa che certamente fai.
Un abbraccio
sono stata vicino alla mia mamma in un’agonia straziante; per pasticci dei sanitari, al momento della morte ero fuori dalla porta della stanza. Non dico cosa il lutto e la somma di questi due fatti mi ha generato in termini esistenziali e psicologici (è successo 3 anni fa, non posso ancora permettermi di ricordare i particolari). Poi ho seguito gli ultimi mesi di vita della mia amica Elena, morta di tumore a 50 anni. Questi due fatti della mia vita mi hanno portato, quasi naturalmente, a offrirmi come volontaria in un hospice, perché credo di avere imparato qualcosa su come stare vicino a chi ci lascia, sperando anche di saper affrontare il momento in cui io lascerò. Il mistero della morte mi si presenta settimanalmente sotto gli occhi, proprio oggi ho salutato Anna (una bella e brillante donna di 56 anni) che forse a quest’ora sarà “nata alla Vita”.
Ho seguito lezioni di sociologi, psicologi, religiosi, etc. sulla morte e ancora non so darmi ragione a fondo del perché devo vederla da vicino. Mi piace pensare che, come ha detto papa Francesco che “nell’essere umano fragile ciascuno di noi è invitato a riconoscere il volto del Signore, che nella sua carne umana ha sperimentato l’indifferenza e la solitudine…. Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, e – ho parlato del bambino: andiamo agli anziani, altro punto! E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare, come ci propone la “cultura dello scarto”! Non si possono scartare!”. (20.9.2013)
Quello che so è che quando vado lì (in qualsiasi condizione io sia) esco che sto meglio. Questo accade anche alle mie “colleghe”. Abbiamo la fortuna di avere un cappellano gioioso, che anche quando celebra l’estrema unzione mantiene questa dimensione di serenità e pacatezza, non so descrivere come i pazienti lo guardano…
Quanto a me, forse davvero riesco lontanamente intravedere che gli occhi di queste persone siano gli occhi di Gesù Cristo e che questi miei amici per poco tempo (la media di permanenza in hospice è di 2-3 settimane) quando ci lasciano vadano veramente a stare nella gioia eterna che ci è stata promessa… Il potere della Speranza…
Fede..vecchiaia..morte..questioni cruciali..la nostra è’ una società’ che l’ha resa banale,esorcizzandola con la violenza dell’immagine..La morte un evento naturale..del quale non si ha contezza..la vecchiaia non viene più’ vissuta come tale..come un naturale passaggio della vita,ma come un prolungamento quasi “infinito ” della stessa,oserei dire..Senza dubbio la medicina,la tecnologia,le cure personali,l’hanno resa più lunga,ma la qualità della vita complessiva non sembra spesso cosi’ parimenti curata ed attesa..forse varrebbe la pena partire da qui,dal senso di come si invecchia o si vuole farlo per dare certe risposte anche al resto…un cordiale saluto ad Alvise.
A Patrizia. Ti voglio bene. E soprattutto, il Signore Gesù ti vuole bene e te lo dimostra con quel tuo “esco che sto meglio”. Il Signore dice anche “Perseverate fino alla fine e sarete salvi”. Non ci rimane altro da fare. Ringrazio Dio per il tuo amore, che è il “Suo amore”! Ciao.
Grazie, Franca! Hai intuito qualcosa che non avevo esplicitamente espresso e in tre righe mi hai ricordato la strada… Ogni bene!
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