Lettera dal carcere di un confratello monaco wi-fi

È con gioia che pubblichiamo la lettera ricevuta da un “confratello monaco wi-fi” ergastolano, e la mia risposta, che spero possa arrivargli, proprio oggi che la liturgia ci propone la Lettera agli Ebrei: “ricordatevi dei carcerati, come foste loro compagni di carcere”.

Carissima sorella Costanza,

chi scrive è uno che ha partecipato al gruppo dei fratelli ergastolani del carcere del centro Italia. Come puoi vedere, cercherò di scrivere quello che il mio cuore desidera, come io non sono mai stato bravo con la penna ma ho tanta fiducia in te, che sarà quello che scrivo a dare un senso al nostro dialogo.

Devi sapere che il 31 gennaio ci siamo visti tutti noi ergastolani, che facciamo catechesi, con il nostro padre spirituale, ci siamo riuniti e con piacere il nostro sacerdote ci ha comunicato la iniziativa del monastero Wi-Fi dove cercavate “qualche lettera da cui partire per cominciare a ragionare su quale possa essere il dopo, su come non disperdere quella ventata di spirito Santo”.

Ti parlerò di me, cercando di sorvolare su alcuni passaggi della mia vita passata.

Sono in questi posti del 1995, sono stati anni difficili e duri da superare, ma il merito di questo racconto lo devo alla mia Rita, la donna che ho sposato nel 1982. Ci siamo innamorati da subito, dove ho conosciuto un cuore pieno d’amore, lei è sempre stata la mia forza. Devi sapere che molto spesso ancora oggi rimango per notti intere cercando nella preghiera il conforto che vado cercando. Quante volte ho parlato con Dio, quante volte ho scritto delle lettere chiedendo: perché la mia vita è una lotta continua al fallimento?, ma le mie domande non avevano risposta, ma dentro di me l’animo parlava. Io so chi sono e se potessi non rifarei la vita che ho fatto, e che mi ha portato in questi posti. Ancora oggi c’è tanta sofferenza dentro di me, quella sofferenza che ritorna indietro consapevole di aver fatto soffrire.

Mia cara sorella Costanza, adesso voglio (tra)scriverti una lettera di mia moglie Rita, così come l’ha scritta lei: così potrai capire quanto è grande il dono di Dio, che ho ricevuto anch’io malgrado quello che sono stato. Mi ha scritto il giorno 26 gennaio 2019, da Macerata e io l’ho ricevuta il 1° febbraio. Lei inizia sempre così:

(N.d.r.: la sorella della moglie è monaca di clausura in provincia di Macerata, e in questi giorni è ospite da lei)

 Caro amore mio,

ti giuro che pensavo di non poterti scrivere mai più da Macerata e invece, non so come ringraziare il Signore di questa grande grazia. Sono qui. Ho rivisto te, ho rivisto mia sorella e mi sembra tutto così bello perché vuol dire che sono ancora viva. Sono arrivata fin qui e sono sicura che il Signore mi farà arrivare ancora lontano.

Totuccio, è da due giorni che sono qui e non mi sono ancora affacciata il naso fuori. Piove da due giorni e c’è freddo da morire, posso dire che sono veramente in clausura. Ho già sistemato la stanza del priorato: ci voleva proprio la mia mano. Sembra tutta un’altra stanza. Lì nessuno può entrare, solo io ho libera entrata: di questo ne sono fiera. Nei visi delle suore che sono qui vedo le contentezza del vedermi, mi vogliono veramente bene ed è sempre stato così. Madre Luisa ormai è vecchietta ma ha sempre il pensiero per me, se mi danno da mangiare o altro.

Amore mio, è stato bello poter venire io da te, però ti ho visto molto scoraggiato. Tu hai ragione, sei ormai stanco ma non ti devi arrendere, forse dovrai passare ancora del tempo per vedere cambiare qualche cosa quindi abbiamo fiducia in Dio.

 

Carissima sorella Costanza, come avrai capito, mia moglie nel 2016 si è ammalata gravemente. Hanno scoperto che aveva un brutto male allo stomaco del diametro di 16 cm. Il professore che ha operato aveva dato pochi mesi di vita, hanno dovuto togliere tutti gli organi interni e è stata messa alla chemioterapia; passati due anni è stata di nuovo operata un’altra volta, adesso lei è migliorata, ma le sono rimaste ancora alcune metastasi che devono essere controllate periodicamente con la T.A.C.. Scusami se mi sono prolungato un po’ ma volevo che tu sapessi che io sono del tutto sicuro che mia moglie è stata benedetta dal nostro Signore e nel benedire la mia Rita ha benedetto anche a me perché non avrei saputo più vivere senza la mia amata Rita. Provo una grande emozione nel pensare gli anni di dura prova che ha dovuto sopportare mia moglie.

Io non so se potrò mai esternare il mio pensiero, ho tanto pregato Dio in questi ultimi anni che sono pronto a rinunciare a tutto anche alla libertà che Dio stesso ci ha donato.

Costanza, tu non la conosci ma ti posso giurare davanti a Dio che è una donna meravigliosa, non ha mai fatto del male a nessuno. Trova sempre un sorriso per le persone che hanno bisogno. E per ultimo è stata sempre vicino a me anche nei momenti più difficili; lei mi ha dato tutto il suo cuore. Sì, è vero, io sono un ergastolano con “fine pena mai”. A volte è difficile pensare che non potrò più abbracciarla come marito e moglie ma nel sapere che lei sta bene, anche in queste situazioni dico che non ho più motivo di lamentarmi. Chiudo questo mio libero sfogo, dicendo che sono d’accordo con te quando dici delle nostre celle che sono state trasformate da qualcosa di imposto in qualcosa di accolto.

Ciao. Questa è la voce di un ergastolano.

s.c.

Voglio ringraziare te mia cara sorella Costanza e ringraziare anche il gruppo Forum Coscienza Maschile per il suo sostegno per dare un senso alle nostre vite.

Ringrazio tanto lucia1332, anche a te cara Raffaella dedico una delle mie preghiere così come per Elena, per Lodovica Maria, Alvise honorati e anche a te Tina dico grazie per le tue affettuose parole.

A te, cara Rosa, dico che questo è il nome della mia cara defunta mamma. Grazie di cuore per le tue parole. Grazie anche a te, cara Laura Donini, a 61angeloextralarge dico che sei tu una grazia, per chi come me vado cercando un vero amico. Al caro amico Beppe dico di pregare anche per tutti noi che siamo ergastolani. Io non mancherò di pregare per te. Carmela Mastrangelo, sono d’accordo con te quando dici che siamo nel cuore di Dio ma non solo noi ma tutta l’umanità.

Lalla, anch’io mi accodo alla tua preghiera di pregare per il nostro cappellano.

Grazie tutti voi e che Dio aiuti tutti noi esseri umani.

Ciao.

Un ergastolano del centro Italia

***

 

Carissimo fratello s.c., grazie per la tua bella lettera, e grazie per aver condiviso cose tanto serie e importanti con me, con noi. Leggendo pensavo che devi avere un cuore bello, e mi chiedevo quali circostanze abbiano potuto portarti lì dove sei: penso che tanti di noi nelle stesse circostanze avrebbero potuto essere al tuo posto. Come disse una volta padre Emidio, siamo tutti dei mantenuti, dei mantenuti dal Signore, che ci tiene una mano sulla testa e ci impedisce di perderci completamente.

Sentire un carcerato dire cose come “il nostro padre spirituale” mi ha stretto il cuore di gioia: chissà, se non fossi lì non lo avresti incontrato, non avresti ricevuto l’annuncio e non staresti facendo questo cammino che può essere di santità. Penso infatti a quanta bellezza può esserci anche in una situazione di dolore e solitudine e di privazione come la vostra. Santa Teresina diceva che anche uno spillo raccolto per amore, offrendo quel gesto a Dio, può salvare un’anima. Tu puoi offrire tantissimo, perché ti è stato tolto quasi tutto, e già solo stare lì senza maledire Dio, senza fare altro, semplicemente “stando” è un’offerta enorme!

Ti chiediamo dunque di diventare alleato del nostro monastero, di offrire la tua fatica per la salvezza delle nostre anime e di quelle del mondo intero, perché venga il regno dei cieli. Noi faremo lo stesso per te.

Ci piacerebbe portarvi dei libri, o delle immagini sacre, o quello che vi serve per pregare e conoscere la Parola, non so se le candele o l’incenso siano ammessi in carcere. Ci piacerebbe insomma farci fratelli, per quanto è possibile. Chiedete al padre e lui chiederà a noi.

Infine, chi vuole scrivere all’Ala Van Thuan del monastero, scriva qui e io inoltrerò al cappellano. Credo che fare compagnia a questi fratelli sia una cosa molto cara a Dio, che li ama teneramente, e non vuole che si perdano.

Costanza

44 pensieri su “Lettera dal carcere di un confratello monaco wi-fi

  1. 61angeloextralarge

    Tornerò a rileggere tutto… Ma intanto grazie perché i miei occhi si sono riempiti di lacrime di gioia! Smack!

  2. So che non è facle comunicare con Costanza, dati i suoi innumerevoli impegni. Ma proverò. Purtroppo, stando all’estero, molto lontano, non ho potuto partecipare all’iniziativa del monastero wifi, se non attraverso la lettura dei resoconti e qualche video. Vorrei ora soltanto comunicare che, nel progetto ormai decennale di estendere l’insegnamento di San Benedetto alle famiglie, è rientrata anche un’opera di fantasia. Mi spiego. Non potendo realizzare quel gruppo di giovani laiche che avrei voluto chiamare “nuove oblate benedettine” me le sono immaginate. Infatti dal 2013 al 2016 ho scritto una serie di brevi romanzi per adolescenti in cui, tra le altre cose, si parla di alcune ragazze che costituiscono un gruppo particolare, il cui scopo è di diffondere l’osservanza degli insegnamenti di San Benedetto nelle famiglie moderne. Ho voluto ricordarlo perché tra gli scopi che queste nove oblate si prefiggono, c’è anche il progetto di estendere la Regola di San Benedetto ai carcerati. Ho letto con commozione e interesse la lettera di questo nostro fratello carcerato e mi è venuta l’ispirazione di inviare il link di uno dei romanzi in cui si parla abbastanza a lungo dell’attività di una delle nuove oblate a favore dei carcerati. Non so se è possibile fare avere il testo online al nostro fratello e ai suoi compagni. Forse potrebbe essere di conforto per loro, e anche di ispirazione non solo per loro. Per il momento il romanzo non è ancora stato publicato, anche se c’è l’impegno dell’editore Solfanelli di pubblicarli tutti in due volumi. Intanto metto qui il link, sperando che possa essere utile:
    https://massimolapponi.wordpress.com/ebook-il-grande-consesso-romanzo-di-don-massimo-lapponi/

  3. Forum Coscienza Maschile

    Caro fratello in Cristo,
    Sono lieto e commosso di essere stato un umile strumento della consolazione del Signore, che ci ha detto di vedere Lui stesso nei fratelli carcerati.
    Quando produce frutti spirituali, il carcere diventa un segno della predilezione del Signore, per i figli che vuole salvare da questa generazione (At 2,40) e far passare avanti nel Regno di Dio (Mt 21,31).
    CI hai donato un luminoso esempio di famiglia veramente cristiana, vissuta nella distanza ma spiritualmente feconda: in un mondo che insegue l’effimero, un’Arca di Noè e un’immagine della Chiesa.
    Ti ricordo fraternamente nelle mie preghiere

    1. Barbara Fiore

      Ciao, mi chiamo Barbara e sono la mamma di un ragazzo di 29 anni che attualmente detenuto a Rebibbia n.c. Da tre anni ho riscoperto la fede e sono stata immensamente felice di partecipare alla giornata del capitolo del monastero Wi-Fi a Roma, sentendomi immersa e in completa comunione con tutte persone presenti e non. Il mio più grande desiderio e impegno è oggi quello di trovare una strada per fare arrivare la testimonianza del vangelo anche a mio figlio. Qualcuno sa darmi qualche suggerimento, riguardo a sacerdoti , associazioni, volontari che possano raggiungere mio figlio dove sì trova ora. E cosa sono le catechesi di cui parla il nostro confratello ergastolono, che ringrazio di cuore per la sua testimonianza ? Grazie per ogni tipo di supporto che potrete darmi. Un abbraccio a tutti Barbara

  4. M.Grazia

    Carissima Costanza e carissimo confratello carcerato grazie!
    Oggi per me era una giornata no, una delle tante. Da anni vivo tra alti e bassi e solo la fede mi tiene a galla
    . Vi ringrazio di cuore , la solitudine interiore come una nebbia fitta e’ stata trapassata da un raggio di sole e ancora una volta sento che lo Spirito e’ all’opera. Non mi dilungo , vi abbraccio e vi sento uniti nella preghiera comune
    Il Signore vi benedica e custodisca
    M.Grazia

  5. Tina

    Che emozione e gioia condividere questa testimonianza straordinaria!
    Fin da giovane desideravo mettermi in contatto con qualcuno che si trovava privato della libertà ma, forse per poca determinazione e coraggio non ho mai fatto quest’esperienza!
    Ancora una volta il Signore mi ha dimostrato che ci ascolta, non dimentica ed esaudisce i nostri desideri più veri.
    Nel monastero WiFi, trova spazio chi desidera camminare con tanti fratelli anche lontani e sconosciuti nelle vie strette, ma sicure che fanno raggiungere la meta migliore….
    Grazie a tutti e buon cammino

  6. Elena

    Carissimo fratello s.c. con grande gioia e commozione ho letto le tue righe … è la commozione e gioia del nostro Dio che è in noi e vive con noi … è segno che nulla ci separa dal Suo Amore neanche le sbarre di una prigione vera ,neanche le prigioni che noi ci creiamo.
    Vi porto davanti al Signore e ringrazio che esistete in particolare che esisti tu dolce fratello s.c con la tua amata Rita.

  7. Sonia

    Carissimo fratello dell’Ala “Nguyen Van Thuân” del Monastero Wi-Fi
    Scrivo solo perché voglio abbracciarti, forte forte, abbracciarti per dirti quanto la tua storia commuove e quanto non sei solo, circondato da fratelli, sorelle che vogliono il tuo bene e pregano per questo. Anche io non trovo mai facilmente le parole per esprimermi ma leggendo tutta la tua lettera il desiderio di dirti che non sei solo è più grande della difficoltà trovata nel farlo. Commuove quanto il tuo dolore, quello che ti è capitato e quello che è capitato a tua moglie, sia stato da te trasformato, riletto e visto come una “benedizione”…
    Il Signore ha operato nelle vostre vite e ora, grazie a te, anche nelle nostre, nelle nostre, quelle dei poveri monaci che si trovano a condividere preghiere nello stesso Monastero.
    Allora ti abbraccio e ti ringrazio e, con te,  abbraccio e ringrazio la tua cara Rita e tutti i fratelli che sono con te, in questo nuovo grande e accogliente edificio che la grazia di Dio, per mezzo dell’umanità di Costanza e delle sue care amiche, ha voluto sorprendentemente regalarci.

  8. Grazie carissimo fratello, ti ringrazio per la tua testimonianza.

    Nulla è mai perduto, ma tutto un divenire in Cristo Gesù.

    Tu puoi offrire tantissimo, perché ti è stato tolto quasi tutto, e già solo stare lì senza maledire Dio, senza fare altro, semplicemente “stando” è un’offerta enorme!

    Quante volte diciamo ma perché mi è successo questo…..ma guarda fratello è successo per un disegno ancora più grande, penso anche noi che siamo fuori, siamo a volte in un carcere ancora più tremendo..ma tutto è transitorie per la Grazia di Dio.

    Un grande grazie a te fratello in Cristo, uniti in preghiere,insieme alla tua amata Rita.
    Grazie di cuore Ciao !!!

  9. Anto

    Ciao carissimo fratello dal carcere, oggi mi hai toccato profondamente con la tua umilta’ e la tua forza e il tuo coraggio. Avanti tutta con l’Amore del Signore. Un abbraccio fraterno.
    Antonella

  10. Gimmy

    Quando (par Grazia di Dio…e che altro può essere?…) ti incammini alla ricerca delle risposte, del senso della vita, perchè senti che non ti basta sopravvivere, che ti manca qualcosa…. e ti parlano di Gesù, piano piano ma in un continuo crescendo ti rendi conto che conoscendo Lui tutto acquista luce. Le risposte si fanno chiare. E testimonianze come la tua caro fratello sono conferme di questo….Leggendo le tue parole, quelle della tua Rita sento nel cuore quanto profondo sia la sete di Bello, di Buono, di Tenerezza abbiamo dentro….Insomma quanto “siamo” di più della nostra stessa vita. Grazie. Coraggio. Persevera con l’aiuto di Dio…Pregherò e pregheremo per te, per voi….Grazie Rita….

  11. Caterina

    Carissima Costanza, ho pianto quando ho letto la lettera dal carcere e il mio periodo difficile al lavoro mi é sembrato nulla a confronto. A un certo punto ho desiderato di avere anch’io un cuore come quello del confratello e di sua moglie Rita. Io li considero già ora santi. Sarebbe veramente di conforto per loro leggere queste “piccole” conversioni che continuano a suscitare. Grazie. Caterina

  12. Marina umbra

    Carissimo fratello in Cristo ti sento molto vicino perché ho lavorato molti anni fa in un carcere. È stato un breve periodo ma mi ha fatto capire come ero fortunata e che privilegio era stato avere avuto una famiglia come la mia. Ora ho figli grandi ed una vita piena di benedizioni ma la cosa più importante è avere la Fede! NULLA RIPETO NULLA ci può far separare da Gesù se non la nostra stessa volontà. Egli è un Mendicante di Amore e vuole essere amato e consolato da noi. Tu puoi farlo in modo speciale. Prego per te e per la tua Rita. PS CARA COSTANZA SE DECIDETE DI FARE QUALCOSA COL LORO IO CI SONO!!!

  13. andrea

    Organizzare il prossimo “Capitolo Generale” in un carcere ?
    A noi “monaci”non ci fa paura la burocrazia..

  14. Cari amici carcerati e cari amici ed amiche, in queste ora ho ripensato a lungo a tutta la faccenda e, tra una preghiera e l’altra, mi si sono accese delle luci di cui ora vorrei parlarvi. Se veramente si passasse dai romanzi alla realtà, prendendo anche spunto da quei personaggi immaginari, verrebbero fuori delle cose impensate! Voi stessi carcerati non sareste puri “asisstiti” – perdonatemi il termine! – ma potreste diventare veri protagonisti. Per spiegare tutto avrei bisogno di molto spazio e perciò ora mi limito a qualche accenno. Il progetto di cui sto parlando prevede molte cose, e a me sembra che proprio i carcerati potrebbero farne alcune, molto importanti, meglio di chiunque altro. Farò un esempio, che è più che un esempio. Alcuni lavori in preatica li possono fare, o in ogni caso, li fanno, soltanto le monache di clausura. Ad esempio: la confezione delle ostie, la confezione e il rammendo dei paramenti sacri etc. I carcerati hanno molto in comune con le monache di clausura e possono imitarle anche in questo, e così non solo renderebbero la loro “clausura” gradevole per se stessi, ma anche utilissima per gli altri! Il nostro progetto prevede molti altri lavori, oltre a quelli che ho richiamato, che sarebbero ideali per i carcerati. Naturalmente dovrebbero prima imparare a farli. Ma per far capire meglio quanto sto dicendo, dovrei illustrare a lungo il progetto e le “dodici stelle”, che sarebbero i dodici insegnamenti necessari per una famiglia. In realtà più che insagnamenti, spesso si tratta di lavori da fare. Purtroppo l’esperienza ha dimostrato che le famiglie non riescono a fare molte di queste cose. Allora, perché non farsi aiutare dagli amici carcerati? Dovrei spiegare meglio tante cose, ma non è questo il luogo. Madre Lioba sta scrivendo una serie di brevi conversazioni per spiegare bene il progetto e la sua importanza. Le dirò di aggiungere, nelle prossime conversazioni, questo aspetto importante che riguarda da vicino gli amici carcerati. Intanto vi invio il link delle conversazioni già scritte – l’ultima non è stata ancora pubblicata: https://massimolapponi.wordpress.com/conversazioni-di-madre-lioba/

  15. 61angeloextralarge

    Carissimo Totuccio, mi permetto di chiamarti come ti chiama Rita… Posso?
    Questo. post mi è risuonato in testa dal momento che l’ho letto per tutta la giornata di ieri e ancora oggi ,ogni tanto, mi viene alla mente. E’ un po’ quello che fa la Parola di Dio, no? Ti lavora dentro, fa chiarezza e anche altro.
    Uno dei miei “sogni” di una ventina di anni fa era proprio quello di entrare nelle carceri con i giovani, come si fa nell’evangelizzazione per strade e locali vari. C’era già un gruppetto di 7 ragazzi e ragazze che condividevano questo desiderio. Avremmo voluto iniziare a chiedere come poter mettere in pratica questa cosa. Il Signore non ha permesso che si realizzasse nulla: troppo presto? Non so. Ora sono “matura e acciaccata” per poterci ripensare ma chissà che non lo possano fare altri. Ma non solo perché è Natale o un’altra grande occasione. A Natale e nelle grandi occasioni è più facile, lo so… ma ci sono tantissimi giorni nell’arco dell’anno.
    Ti abbraccio! Abbraccio tutti i monaci, fuori e dentro la clausura che a volte la vita permette.
    Smack!

  16. ROBERTO

    Ci dobbiamo ricordare cosa c’è scritto a l’ ingresso di alcune case di detenzione:” Poena redentio”, dalla pena la redenzione.Questa la strada maestra:giusta e vera pena che deve portare alla redenzione e successivamente alla conversione.La Misericordia deve diventare come una sorgente d’acqua che prima lava e poi col fuoco cancella.

  17. Lettere come queste e soprattutto storie come queste, fanno molto riflettere sulla validità e sul umanità (o meglio dis-umanità) di una “fine-pena-mai”.

    In realtà fanno più pensare ad una legge del taglione… vita per una vita, sebbene la vita di chi si è reso colpevole non è soppressa, ma è come se fosse annullata.

    Se non lo è, non lo è solo per Grazia di Dio, una Grazia capace di far vivere un uomo anche rinchiuso tra quattro mura chiuse dalle sbarre, capace di far entrare un uomo nella “cella” del proprio cuore sino a rileggere la propria vita, comprendere il male fatto, chiedere e sperare nel perdono, accettare la pena e sperare!

    Questo ci dice e ci ricorda quanto sia urgente e vitale portare l’Annuncio, portare Cristo, nelle carceri… ma non sempre è così semplice e neppure permesso.
    Si possono fare tante cose per i carcerati, ma portare Cristo a loro e loro a Cristo, dovrebbe essere la nostra prima preoccupazione.

    Carissimo Fratello carcerato di cui qui ho letto, ti ringrazio per la tua testimonianza, pregherò per te e la tua amata Moglie.
    Non smettere di sperare nel Dio dell’impossibile.

    1. Caro Barion, teniamo presente che il monastero, come del resto il Vangelo, non è soltanto “ora”, ma anche “labora”. Questo vale anche per il monastero wifi. Dunque dobbiamo trovare, oltre la preghiera, anche un modo di “laborare” che sia proprio del monastero, e questo lavoro “monastico” sarà tale da coinvolgere anche i nostri fratelli carcerati. Così la rigenerazione della loro vita, sempre fondata nella croce di Cristo, non sarà soltanto “spirituale”, cioè non sarà a metà!

      1. Ma tu Don Massimo mi insegni quale sia la “metà” più importante (che in questi termini è un po’ un assurdo… Può essere Cristo la “metà” di qualcosa??).

        Quindi ben venga il lavoro che nobilita l’uomo, ma che salva l’Uomo non sono né il lavoro, né il denaro, né la salute, né la giustizia.

        Poi grazie a Dio se otteniamo l’una e l’altra cosa, ma tant’è sono le realtà che non conoscono Dio che si occupano dei carcerati piuttosto che della salute piuttosto che d’altro, ma se il Cristiano non ha come PRIMA tensione è desiderio il portare Cristo, che illumina è sala tutte le altre intenzioni in cosa si differenzia da una ONG?

        Chiediamo al nostro fratello carcerato se baratterebbe la Fede che ha ora con un lavoro “socialmente utile”.

        Buona Domenica

        1. Non hai capito bene quello che voglio dire. Non parlo di una “metà” oltre o al di fuori di Cristo. La “metà” di cui parlo fa sempre parte di Cristo, come “ora et labora” sono parte della vita cristiana. Un monastero non è una ONG, ma non sarebbe un monastero se non vi fosse anche la pratica, nelle azioni, di quello che viene suggerito nella preghiera. Per questo non mi sembra corretto, quando si parla dei monastweri, parlare di “vita contemplativa”. Ora a me sembra che, come appunto avviene nei monasteri, anche nelle carceri si possa e si debba unire la preghiera con una pratica di vita cristiana che rigeneri la vita dei nostri fratelli carcerati. Come ho già detto, ho scritto su questo argomento, ma ci sarebbero molte altre cose da dire e da fare.

          1. Elena

            A me piace pensare che il lavoro è la nostra risposta d amore ai talenti, doni, grazie , benedizioni che Dio Papà ci ha donato creandoci. Mettiamo a servizio di tutti ciò che siamo indipendentemente dal luogo in cui ci troviam o dalla situazione che viviamo.Un rendimento di grazie.
            Vi auguro una serena domenica dovunque voi siate e chiunque voi siete ,voi tutti amati dal nostro Signore.
            Un abbraccio

          2. E quello di cui parlavo io era la difficoltà oggettiva di portare un percorso di catechesi o anche il semplice Annuncio di Cristo nelle carceri.

            Da lì nascerà a Dio piacendo l’ “ora et labora”.

        2. ROBERTO

          carissimo Bariom
          Sono con te prima Cristo poi tutto il resto viene come conseguenza. Pregare e arricchirsi di Lui e poi lavorare.L’idea arricchita dalla riflessione migliora il fare.Lo spazio che uccide si moltiplica nel tempo se non lo fermi e lo condanni.

  18. Condivido la necessità di essere “contempl-attivi” ,specie noi monaci nel mondo ,è la nostra chiamata. D’ altronde la fede senza le opere è morta. Persone come il nostro confratello carcerato che è “fuori” dal mondo non per sua scelta è già in una situazione di redenzione e insegnano anche a noi ,immersi nel peccato ,che lo possiamo essere in ogni situazione,anche dolorosa.
    Queste sono le voci che vorremmo ascoltare nei prossimi capitoli,dopo quelle clericali che ci hanno aiutato a fondare il nostro “manifesto”,quelle di donne e uomini che vivono,
    magari già, il monachesimo nel quotidiano di una vita cosiddetta “non consacrata”,ma che consacrata in realtà lo è ,in forma diversa.

  19. Guendalina d'Alba

    Come operatore penitenziario da più di 30 anni avrei molte cose da dire…ma sorvolo … anzi avevo deciso di non fare alcun commento…ma solo una cosa… è fuori dal mondo NON per sua scelta!?!?! Signora,se il suo confratello si trova in carcere…per giunta x un reato gravissimo data la gravissima pena… che tra poco, probabilmente, grazie all’ordinamento penitenziario italiano,verrà ,comunque,tramutata in qke pena alternativa alla detenzione…forse ha fatto una scelta di illegalità… non crede? Saluti, Guendalina.

    1. admin @CostanzaMBlog

      Certo anche il ladrone crocefisso accanto a Gesù aveva commesso qualcosa di grave ed era stato condannato a morte, eppure è il primo di cui siamo sicuri che è in paradiso perché ce l’ha detto Cristo stesso.

      1. Verissimo Costanza…

        Cristo Gesù non è venuto solo per i buoni, ma per noi peccatori, per darci la Sua salvezza, in remissione dei nostri peccati.

        A caro prezzo ci Ha redento, se crediamo in LUI.
        Grazie.

    2. @Guendalina, ma lei crede alla possibilità di redenzione dell’Uomo?

      O Cristo è venuto a morire sulla croce per i “buoni”?

      Un uomo che scelga l’illegalità, non potrà mai tornare indietro?

      Il carcere per come lo conosciamo (e lei certo meglio di me) e correttivo con possibilità di riabilitazione o è e deve essere solo punitivo-detentivo con possibilità di “fine pena mai”, della serie “buttiamo pur via la chiave”?

      Poteva dire molte cose come “operatrice”, ma a quanto pare ha scelto solo di dire “sua la colpa, ben gli stà!”.

      1. Non ho capito la risposta di admin e di Bariom a Guendalina. Guendalina ha parlato di gravi illegalità, non di inferno e paradiso. Tra parentesi, non capisco neanche il senso che certe parti della discussione stanno prendendo, perché un conto è la storia personale di questo carcerato, che va rispettata e non strumentalizzata, altro è parlare di leggi e cose simili.

        Poi non s’era appena detto che Cristo e la sua sequela sono la cosa più importante, solo dopo vengono tutti i “fare”?

        In ogni caso il “fine pena mai” può essere una forma di redenzione, così come la pena di morte nelle circostanze in cui è richiesta (questione ampiamente supportata dal Magistero, cfr. http://www.lanuovabq.it/it/tag/pena-di-morte). Cito la pena di morte come argomento “a maggior ragione”: se lo è la pena di morte, lo è l’ergastolo.

        Purtroppo c’è anche chi non si redime neanche all’ultimo, come il secondo “ladrone” e se il reato è grave e il reo malvagio, l’ergastolo è pienamente giustificato.

    3. Le è sembrato Guendalina si stesse procedendo ad un processo di beatificazione ante morte?

      A me proprio non è parso, come nessuno credo, seppur compatendo la specifica situazione di questo fratello carcerato (fratello in quanto professa la comune fede), abbia pensato non abbia alcuna responsabilità sulla propria situazione – lui stesso la riconosce – o non stia scontando conseguente pena.

  20. Guendalina d'Alba

    Mi spiace,sig.Bariom, che abbia interpretato la mia riflessione in tal modo…io credo che le persone possano cambiare… seppur assai raramente… d’altro canto anche Cristo riuscì a redimere solo il 50% dei suoi compagni sulla croce, giusto? Io volevo solo sottolineare,la responsabilità personale nelle scelte di vita… anche di illegalità…e, soprattutto,come, in Italia, grazie al vigente ordinamento penitenziario, sono assai rari anche i casi di ergastolani che non possano ritornare alla vita libera… grazie a svariati benefici di legge… In Italia FINE PENA MAI…e più una formula giuridica che non una condizione definitiva di vita… quindi, come vede, proprio il contrario di… BUTTIAMO VIA LA CHIAVE!!! Ma neppure processi di beatificazione ante mortem… almeno San Disma dovette attendere di morire per raggiungere il suo Signore in Paradiso. Saluti, Guendalina.

    1. Le è sembrato Guendalina si stesse procedendo ad un processo di beatificazione ante morte?

      A me proprio non è parso, come nessuno credo, seppur compatendo la specifica situazione di questo fratello carcerato (fratello in quanto professa la comune fede), abbia pensato non abbia alcuna responsabilità sulla propria situazione – lui stesso la riconosce – o non stia scontando conseguente pena.

    2. Thelonious

      Ma si fanno le percentuali sulla redenzione in base ai ladroni? Siamo alle quotazioni in borsa? Cerchiamo di non scadere nel ridicolo.

    3. Forum Coscienza Maschile

      Cara Sig.ra Guendalina,
      Questo fratello nella fede in carcere ci sta ancora e da non pochi lustri. Se intende dire che non è pentito, attendo le prove di quanto afferma.
      Nessuno conosce il cuore dell’uomo eccetto Dio, ma al catechismo ci hanno insegnato che nel dubbio, bisogna interpretare in bene il comportamento del prossimo.
      Quanto alla “scelta dell’illegalità”, non conosco la sua vicenda penale ma c’è una grande differenza tra una vita dedita al crimine e un gesto commesso senza riflettere, sotto l’influsso della disperazione o dell’ira.
      Nel nostro forum ci occupiamo talora di casi di bravi padri di famiglia, lavoratori e incensurati, che di fronte alla minaccia della separazione, che comporta nella quasi totalità dei casi la perdita dei figli e della casa se non la completa indigenza, compiono gesti irreparabili che pure condanniamo senza riserve.
      Per quel che ne so, il tenore degli scritti del nostro fratello nella fede e le virtù di sua moglie sono la miglior prova di una possibilità di riscatto nella sua vita.

  21. Mi sfugge poi il senso della redenzione al solo 50% (che in realtà sulla croce sarebbe anche da considerarsi di molto inferiore) sia in senso escatologico, sia nello contesto specifico.

    1. Guendalina d'Alba

      50% nel senso che su due ladroni…uno solo si è redento… quindi il 50%… ciò detto…vi saluto e auguro a tutti una buona giornata…e ringrazio il sig. Fabrizio x aver compreso lo spirito del mio intervento…se era fuori luogo me ne scuso… Guendalina.

  22. Pingback: Da Costanza Miriano. Lettera dal carcere di un confratello monaco wi-fi – don paolo mojoli sdb

  23. credo che non siamo qui a dover disquisire sulla giustizia umana (ma la giustificazione della pena di morte non è stata abolita dal catechismo della Chiesa Cattolica ?)
    Quell’ “OGGI” al buon ladrone ci fa riflettere sul nostro metro di misura,non paragonabile a quello di Dio,che è Misericordia . Il nostro fratello ,pur dietro le sbarre,giustamente secondo l’uomo,credo sperimenti già quell’Oggi di Dio!

  24. Non molti conoscono la storia di Jacques Fesch, giovane francese finito in carcere per aver ucciso un poliziotto. In carcere avrà una straordinaria conversione. Condannato a morte, andrà incontro alla ghigliottina come un martire.
    Nel link che segue la sua storia raccontata dal cardinal Angelo Comastri.
    https://youtu.be/PehyqF-4dfw

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