Ai piedi dei sette palazzi

di Emanuele Fant

Nel capannone di una fabbrica dismessa alla periferia di Milano, un artista che si chiama Anselm Kiefer ha innalzato sette torri a prima vista pericolanti, fatte di piombo e cemento armato, alte quasi 20 metri. L’installazione si chiama I Sette palazzi celesti ed è stata ideata per lo spazio espositivo Hangar Bicocca. Camminandoci nel mezzo, si avverte lo sconforto che trasmette un paesaggio bombardato, unito alla colossale spinta verticale degli edifici.

È un’opera suggestiva e provocatoria che, come accade sempre per l’arte vera, non può non aprire a una intima indagine spirituale.

L’uomo ha sempre fatto i conti con un insopprimibile desiderio di ascensione: i megaliti piantati in cerchio a Stonehenge, le famosissime piramidi egiziane, le teste dell’isola di Pasqua, gli ziqqurat iracheni, fino ai solenni campanili delle nostre cattedrali. Tutto ciò che ci rimane delle antiche civiltà, sembra testimoniare uno sforzo comune ad organizzare la materia pesante in verticale.

Tutti noi, fin bambini, siamo stati impegnati nella sfida personale che ci oppone alla gravità: a suon di cadute, abbiamo imparato a stare in piedi, solo successivamente a camminare. Disponiamo di corpi tutt’altro che leggeri, ma la sede dei pensieri (la testa), ci teniamo a conficcarla più in alto che riusciamo, il più possibile nel cielo.

Nemmeno con l’età dimentichiamo la soddisfazione che ci dava un pomeriggio ad impilare mattoncini: alcuni, addirittura, diventano ingegneri, firmano progetti di grattacieli e torri panoramiche.

A volte, la tensione verticale che ci accomuna, diventa pura ostentazione, e si ritorna a concepire nuove forme di Torre di Babele.

Ma il Dio del Nuovo Testamento forse sospetta che non potremmo reggere a una nuova confusione delle lingue. Così ha disposto che si possa guardare alla geometria non casuale del Crocifisso: nei suoi bracci perpendicolari si conciliano mirabilmente l’orizzonte piatto della nostra condizione e il benedetto sforzo di tentare l’ascensione.

fonte: Credere

3 pensieri su “Ai piedi dei sette palazzi

  1. La dinamica gelida, ossessiva del cemento che imprigiona spazio, natura ed esseri umani può diventare tragedia come oggi a Genova. Che Dio ci aiuti a liberarci della trappola satanica del modernismo e la Vergine Maria Assunta ci prenda per mano e ci guidi a Suo Figlio…

    1. Barbara

      L’articolo mi sembra ben incentrato sull’ innato desiderio dell’uomo all’ascensione…alla voglia di “toccare il cielo con un dito”(…), di arrivare a Dio… eviterei estremismi portando il discorso alla tragedia del viadotto di Genova…
      A Genova bisognerebbe parlare di imperizia, grave e reiterata volontà di non sopperire a manchevolezze del manufatto, volontà di tacere responsabilità condivise da più persone, mancanza di etica professionale, ecc ecc…

      Non parlerei neanche di ” dinamica gelida, ossessiva del cemento che imprigiona spazio, natura ed esseri umani”. Il cemento di per sé non va demonizzato (architetti ed ingegneri l’hanno anche usato per “rendere gloria a Dio” in costruzioni che ci invitano ad alzare gli occhi al cielo…). Nulla e’ di per sé cattivo a priori…bisogna ovviamente vedere l’uso che se ne fa.
      Non capisco neanche quale ” trappola satanica” possa essere il Modernismo (corrente ormai finita da un po’ di cui fece parte anche un certo Nervi…quello della sala Nervi!). Dunque forse non ho inteso bene io…

      Mi trovo però d’accordo sul fatto che la Madonna non ci lascerà soli, e ci aiuterà davvero a guardare in alto.

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