Oltre il lampione


Ieri sera ho dato la cena ai figli a un’ora indegna, molto vicina a quella di andare a letto. Appena andati via gli ospiti, infatti – la festa di Bernardo è stata una lunga, accesa partita di calcio creativo in giardino – i figli si sono prodotti nella domanda che da sempre suggella la fine di ogni festicciola di bambini: “che si mangia?” Ma che cavolo, c’era ogni ben di Dio sul tavolo: perché non avete mangiato niente? (E, soprattutto, perché non mangiate quando siamo noi gli ospiti della festina? Perché non vi riempite le tasche di panini venendo via?)

Comunque, dopo avere rimosso pedate e patatine esangui dal pavimento, mi sono esibita in uno dei miei colpi di alta cucina – pasta in bianco – senza avere neanche una crisi isterica, nonostante avessi di fronte ancora una considerevole serie di obiettivi da conseguire prima di raggiungere l’agognato trofeo (il letto). Nonostante la sera prima fossi tornata dal lavoro alle due di notte – tranquilla, mamma, è andato l’intrepido marito a parcheggiare – e nonostante avessi avuto una giornata davvero molto ma molto faticosa, ero ancora in grado di deambulare con una certa sicurezza.
Chiedendomi perché, mi sono resa conto che lo dovevo ancora una volta a mio marito che, oltre ad avere fatto un sacco di altre cose, mi ha anche spedita a correre nel momento in cui una donna degna di questo nome sarebbe stata a spalmare tartine. In realtà mi sono accorta, anche grazie alla mia breve ma fondamentale corsa, di avere trascorso l’intera giornata in modalità maratona.
Quello che ho imparato dalla corsa lunga, infatti, è soprattutto questo: che la fatica passa, che va a blocchi, a ondate. Devi solo tenere la testa bassa, e andare avanti senza mai, per nessun motivo al mondo, chiederti quanto manca o quando finisce.
Quando corri c’è, sempre, per forza, un momento in cui ti sembra di non farcela più, ma poi le energie ritornano. Che è poi la stessa cosa che insegnano ai corsi pre-parto, con il training autogeno: io l’unica cosa che ho capito era che dovevo contare fino a dieci, che poi il dolore passava. Ma non mi sono applicata più di tanto, al corso: è quello che faccio sempre quando corro. Mi dico “arrivo fino al lampione e poi rallento”, tanto poi lo so che al lampione ce la faccio ad andare avanti, e che per fermarmi mi devono sparare.
Lo sport di resistenza ha una bellezza epica che mi commuove. Non posso vedere tagliare un traguardo da qualcuno che soffre da oltre due ore senza piangere. Lo sport ha dentro di sé pulizia e onestà. Tanto dai, tanto ottieni.
E se in certi periodi non è stato buono per me – è stato un idolo, mi ha permesso di dare troppo spazio a fratello asino, il corpo, di farne a volte un fine e non il mezzo per vivere – di sicuro ci sono tante cose buone che ho imparato dallo sport. Mi ha lasciato un bagaglio di disciplina, un abito mentale che non tolgo quasi mai.
E mi ha regalato tanti amici. Soprattutto Gabriele, Chiara e Luca Brustenghi, che dello sport hanno fatto il loro lavoro oltre che la passione di una vita. Il Festival del fitness che organizzano da 23 anni sarà a Roma dal 2 al 5 giugno e io non posso mancare. Lo so, sono fuori luogo, l’unico sport che so fare è correre, nella speranza che non ci siano pali, ma i miei amici perugini della corsa sono un pilastro imprescindibile. E anche se poi le nostre corse di una, due, tre ore (sono quasi trenta anni che corriamo insieme, dalle medie!) si sono spesso, negli anni, trasformate in discussioni anche furibonde su praticamente ogni argomento dello scibile umano, quello che ci unisce sarà sempre più forte. La lealtà, la disciplina, il sudore che paga sempre.
E se noi sappiamo, lo sappiamo bene, che alla fine, per quanto avremo fatto, saremo solo servi inutili, questo non ci esime dal mettercela tutta. Avere un fratello asino in una forma decente ci aiuterà senz’altro a servire meglio, a farci carico, a trovare una volta in più le energie per dire sì.

leggi anche Le chiacchiere dello spogliatoio

82 pensieri su “Oltre il lampione

  1. “Quello che ho imparato dalla corsa lunga, infatti, è soprattutto questo: che la fatica passa, che va a blocchi, a ondate. Devi solo tenere la testa bassa, e andare avanti senza mai, per nessun motivo al mondo, chiederti quanto manca o quando finisce.”

    Grazie Costanza, davvero le parole giuste al momento giusto.
    Ieri dicevo che forse oggi saremmo tornati a casa, e adesso invece ne sto dubitando. Da ieri sera Filippo accusa un forte mal di pancia (saranno stati i broccoli che gli ho propinato per pranzo, o il quintale di stracchino che mangia quasi ininterrottamente durante il giorno? Mah…) e stanotte ha dormito malissimo, dicendo di avere anche molto mal di testa. Stamattina, puntualissima, l’alterazione, 37,7*C.
    Staremo a vedere, non darò aggiornamenti in merito fino a stasera.

    Un’altra cosa: il commento sul corpo.
    C’è tanta confusione tra cosa è bello e cosa è sano. Le neomamme si disperano se i figli non mangiano, e un neonato è definito “bello” se ha i rotoli di ciccia nelle coscie e i buchi sul dorso delle manine. I bambini cicciottelli sono senz’altro più carini di quelli magri magri, certo, se non si esagera, poi a un tratto cambia tutto e l’adolescente deve essere quasi trasparente. C’é la guerra alle pubblicità, alle modelle che mostrano un ideale di bellezza che rasenta l’anoressia e fa credere alle giovani donne che per piacere devono digiunare.
    In America il contrario: almeno da quello che sento in giro, perchè ultimamente non ci sono stata, lì la tendenza è l’obesità.
    Possibile che sia così difficile essere in armoia con il proprio corpo, perché non riusciamo a dargli il posto e l’attenzione che merita, non trascurandolo, ma neanche facendolo diventare il nostro idolo?

    In tutte le apparizioni mariane i veggenti descrivono la Madonna come una fanciulla di straordinaria bellezza, una donna snella, ma credo che nessuno di loro abbia mai detto che era ben truccata, pelle e ossa o palestrata!
    E non è Lei la vera bellezza a cui aspirare?

  2. A parer suo siamo tutti condannati a morte. Ma l’ho interrotto dicendogli che non era la stessa cosa e che comunque questa non poteva essere in nessun modo una consolazione.
    “Non hai dunque nessuna speranza e vivi pensando che morirai tutt’intiero?”. “Sì”, gli ho risposto.
    Allora ha abbassato la testa e si è rimesso a sedere. Mi ha detto che aveva pietà di me. Non credeva che un uomo potesse sopportare una simile cosa. Quanto a me, ho sentito soltanto che cominciavo ad annoiarmi.
    Secondo lui la giustizia degli uomini non era nulla e la giustizia di Dio era tutto. Gli ho fatto notare che era la prima che mi aveva condannato.
    Gli ho detto che non sapevo che cosa fosse un peccato: mi era stato detto soltanto che ero un colpevole. Ero colpevole, pagavo, non si poteva chiedermi nulla di più.
    “Tu ti inganni, figlio mio”, mi ha detto. “Ti si potrebbe domandare di più. Te lo domanderanno, forse”. “E che cosa mai?”. “Ti potrebbe esser chiesto di vedere”. “Vedere cosa?” […] “Tutte queste pietre sudano il dolore, lo so. Non l’ho mai guardate senza angoscia. Ma dal fondo del mio cuore so che i più miserabili di voi hanno visto sorgere dalla loro oscurità un volto divino. è questo volto che vi si chiede di vedere”.
    Mi sono animato un po’. Ho detto che erano mesi che guardavo quei muri. Non c’era nulla né alcuna persona al mondo che conoscessi meglio. Forse, già molto tempo prima vi avevo cercato un volto. Ma quel volto aveva il colore del sole e la fiamma del desiderio: era quello di Maria.
    “No, non posso crederti. Sono sicuro che ti è avvenuto di desiderare un’altra vita”. Gli ho risposto che naturalmente mi era avvenuto, ma ciò non aveva maggiore importanza che il desiderare di essere ricco, di nuotare molto veloce o di avere una bocca meglio fatta. Erano desideri dello stesso ordine. Ma lui mi ha interrotto e voleva sapere come vedevo quest’altra vita. Allora gli ho urlato:”Una vita in cui possa ricordarmi di questa”
    Io, pareva che avessi le mani vuote. Ma ero sicuro di me, sicuro di tutto, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me.
    Tutti sono privilegiati. Non ci sono che privilegiati. Anche gli altri saranno condannati un giorno. Anche lui sarà condannato.
    Dal fondo del mio avvenire, durante tutta questa vita assurda che avevo vissuta, un soffio oscuro risaliva verso di me attraverso annate che non erano ancora venute e quel soffio uguagliava, al suo passaggio, ogni cosa che mi fosse stata proposta allora nelle annate non meno irreali che stavo vivendo.

  3. Luigi

    Stamattina a colazione: “Sai Costanza Miriano? Gli amici del suo blog stanno organizzando (loro, non io) un pellegrinaggio a Medugorje di 4 giorni, pensavo che potremmo andarci”. Lei: “Io è tanto che vorrei andare a Medugorje ma andrei con i nostri amici del gruppo famiglia non con gente che neanche conosci”. Io: “A me sembrano persone per bene e inoltre si possono fare nuovi amici, comunque oggi a pranzo vado io a prendere i bambini”.

      1. Luigi

        Ho aggiunto quella frase non per farmi servizievole dato che di solito preparo il pranzo ed è più faticoso che andare a prendere i ragazzi. L’ho aggiunta solo per far vedere che lì era chiuso il discorso sul pellegrinaggio.

  4. La cosiddetta convivenza ideale è una menzogna e poiché la cosiddetta convivenza ideale non esiste, nessuno ha il diritto di pretenderla: contrarre un matrimonio, come stringere un’amicizia, vuol dire decidere di sopportare in piena consapevolezza una situazione di doppia disperazione e di doppio esilio, vuol dire passare dall’antinferno della solitudine all’inferno della vita in comune.

    1. Alberto Conti

      Bene! Cercavo giusto il motivo per condividere queste stupende lettere a Padre Aldo Trento su un’esperiennza matrimoniale: ne consiglio la lettura a tutti non solo a chi vive il matrimonio (capito Paola), perchè è la posizione più vera per ogni uomo, vi basti pensare che l’amico che me l’ha girato la mandato come contributo per il lavoro di campagna elettorale (è milanese) “perchè è fin lì che il rapporto con il Mistero deve arrivare”.

      http://www.tracce.it/detail.asp?c=1&p=1&id=22323

      1. Luigi

        Che bella testimonianza Alberto. Già, siamo nelle sue mani, sempre, e Lui vuole il nostro bene anche attraverso queste prove che potrebbero distruggerci se non abbiamo uno scudo forte e la sua grazia, lui è seduto a fianco a noi come diceva Costanza ieri. Mai lavorare troppo amici, a casa presto la sera e non bloggare troppo come faccio io.

      2. Alberto Conti

        E’ ovvio che se mia moglie dovesse farmi una cosa del genere stacco la testa a lei ed all’altro … anch’io, come Costanza, predico

    2. Luigi

      Come fa un ideale essere menzogna, un ideale non è punto, al massimo sarà o è un traguardo futuro.
      Se viene raggiunto sarà reale e non più ideale.
      Poi parli di doppia disperazione e doppio esilio, ok ci può stare, ma il risultato non necessariamente allora sarà di due inferni non di uno comune.
      Due corpi, un corpo solo, due anime? Da rifletterci.

    3. Alessandro

      “La cosiddetta convivenza ideale è una menzogna … vuol dire decidere di sopportare in piena consapevolezza una situazione di doppia disperazione e di doppio esilio”.

      Ma infatti mica bisogna convivere idealmente, bisogna sposarsi realmente

  5. Velenia

    @Alvì, cortesemente ,potresti scrivere gli autori delle citazioni?
    @Daniela,grazie del regalo di ieri, ma per ora non posso vederlo: sto ristrutturando casa e sono senza ADSL,navigo dall’ufficio,quando si può,e qui sono proebiti f.b.,video e audio di tutti i tipi.
    @Costy sul tuo post di oggi spero di tornare dopo perchè è veramente interessante e mi riguarda molto.
    @Genny,un abbraccio a te e Filippo e tante preghierine per lui.

  6. Via! Ormai stamattina mi sono scatenato (imbecille!!!) e
    allora continuo…
    Costanza: NO, forse io sono il meno indicato per dire una cosa di questo genere (essendo affetto da mostriciattolòsi, anche!)ma NOOOO! LO sport è per sua natura selettivo a oltranza, è ora, di questi tempi omologhi, che è diventato lo sport per tutta la marmaglia dei disgraziati che si trascinano per le piste ciclabili, corribili, i parchi spelacchiati, che infestano i sentieri di montagna, campagna, pianura, discesa, (attenti ai ginocchi!)che finiscono di sciupare ogni posto dove c’è(c’era, l’hanno consumata!) l’erba con le loro scarpe NIKE o altre marche più professionali, che sanno loro, sono esperti, loro!!!
    Lo sport ha senso (se ha un senso) quando non è scena grottesca, arrancare asfittico, cappelini con le scritte in testa a mostri della natura, donne e omini con le mele o cadenti o rinfrinzellite o comunque tutto fuorchè un gesto tecnico sportivo di qualche significato accettabile. Che si andassero a fare dell belle girate a funghi, a lamponi, a fragole , a mirtilli, che si facessero, gli omini, una bella sega (non lo so le donne) se gli sembra di avere energia in quei corpi da miserabili fisici (e mentali) non importa mica per forza trascinarsi in apnea lungo i bordi malsani dei raccordi anulari di mezza Europa (in tutta Europa ce n’è di questi disgraziati!)c’è n’è tanti modi meglio per tenere il corpo in salute, prima cosa non fare una vita di merda, come normale, l’è inutile di andare a correre per ore e poi risprofondare in una vita di merda, e poi l’età, la questione del rispetto (anche estetico) per se stessi, e per gli altri, di mostrare questi corpi-cadaveri-a-cielo-aperto-in-canottiera-con-le-scritte-anche!!!

      1. giuliana zimucci

        Ale! stai cercando di dirci che sei in un sovrappeso imbarazzante? stai mettendo le mani avanti di modo che quando ti incontreremo di persona personalmente non avremo da dire “anvedi che ciccione!” ma saremo preparati? 😉

      2. Alessandro

        Ecco, sì, è perché non vi facciate grandi aspettative, quello adiposo flaccido col riporto sono io…

        E comunque c’è un Homer in ognuno di noi!

    1. Alberto Conti

      No Alvise, lo sport, anche agonistico, se vissuto in maniera corretta non è selettivo ad oltranza (e te lo dice uno che per 18 anni tutti i giorni per un paio d’ore andava avati ed indietro per una piscina con scarsissimi risultati nonostante la notevole fatica), lo sport è, per dirla come l’Albero Azzurro, “Una sfida è un’avventura, qualche volta sarà dura, ma se giochi e stai contento, vincerà il divertimento”

      http://www.junior.rai.it/dl/junior/programmi/Page-2f669160-041a-4d81-b161-916111b0abca.html
      (non ho trovato il link alla canzone citata e me ne duole perchè il testo completo è ancora più adatto)

      Costanza o Guido: se ne avete occasione, potreste fare i complimenti ai vostri colleghi per qs. trasmissione

  7. Alberto Conti

    Ho la lacrimuccia nostalgica quando parli di fatica sportiva (quanti km in piscina) anche se non so come tu faccia ad andare a correre senza l’obiettivo agonistico.

    Sull’aspetto mangiare dei figli c’ho rinunciato da un pezzo, per me è la pena del contrappasso, io non mi alzavo dalla tavola prima della frutta (e non perchè i genitori non volevano) ed alle feste mia madre doveva allontanarmi a forza dal tavolo del buffet; i miei figli schifano la maggior parte delle torte oltre che dei piatti presentati (ma sulle patatine sono tutti inarrestabili)

    L’agonismo può essere una grande scuola di vita, tra le migliori, ma può diventare anche un idolo che prima ti adula e poi ti schiavizza; per me: fu una scelta personale (non so quanto allora consapevole ero in 3^ el.) che ricadde sulle spalle dei miei genitori per MOLTI anni; anche ai miei figli lascerò libertà di scelta ma farò di tutto affinchè possano comunque imparare “che alla fine, per quanto avremo fatto, saremo solo servi inutili, questo non ci esime dal mettercela tutta”.

  8. Alberto Conti

    In Bocca al lupo Filippo!! e Forza Genoveffa!!!

    Perchè da quando ho iniziato a dire il rosario alla sera tornando a casa (per “colpa” vostra) si aggiungono sempre persone per cui pregare?? (ovviamente Filippo e i suoi genitori ci stanno da un po’)
    Vi ringrazio della testimonianza nell’assiduità alla preghiera perchè (anche se molti potrebbero obiettare che non serve a niente) è un’occasione per ricordarti di tutte quelle persone e situazioni che ti stanno a cuore ma per cui puoi fare pocco o niente (e già questo è un risultato non indifferente perchè ti obbliga a far emergere la tua umanità) e sei costretto ad umiliarti ed affidarle ad un Altro.

    1. Alberto Conti

      MMM. certo che se rileggessi ciò che ho scritto prima di schiacciare INVIA eviterei pessimi errori di ortografia

    2. fefral

      mi viene in mente quello che raccontava al circo massimo il 30 aprile non mi ricordo più chi, cioè che gpII portava alla preghiera tutte le richieste che gli arrivavano da migliaia di persone che gli scrivevano, e passava le ore davanti al tabernacolo con una montagna di pezzi di carta su cui c’erano scritte tutte le intenzioni di chi gli scriveva chiedendo preghiere… non serve a niente? forse in tanto affannarci per gli altri la preghiera è l’unica cosa sensata che possiamo fare (lo dico a me, al momento sott’acqua proprio per questo inutile tentativo di fare qualcosa per le persone che mi stanno a cuore)

  9. giuliana zimucci

    Credo che quello di cui parla Alvise sia uno sport inteso come “felicità interstiziale”, uno sport vissuto solo come evasione dal quotidiano, sfogo fisico per scaricare lo stress, e quindi deve essere travestito il meglio possibile, con scarpe di marca e visierine trasparenti. Praticamente ha di buono solo che ti ossigena le cellule, sempre che tu non lo faccia sul Grande Raccordo Anulare. Mi viene in mente il mio ex-fidanzato che aveva una vera ossessione per il fitness, ovviamente cercava i posti migliori per correre, parchi con acquedotto romano a vista, strade costiere in Sardegna, e ovviamente scarpe buone, maglia traspirante e via discorrendo. E mai una sigaretta, che ti rovina i polmoni, mai un piccolo dolore chè aveva paura di perdere i capelli! la prima cosa che ho fatto dopo averlo mollato è stata fumare una sigaretta e bere un caffè al bar, quello che in 4 anni con lui non mi ero ancora bevuta perche’ diceva che accelerava i battiti cardiaci.
    Per quanto riguarda me lo sport non mi è mai stato particolarmente simpatico, quasi tutte le mie esperienze sportive sono state coatte e fallimentari. L’unica cosa che ho fatto volentieri e iniziata per motivi di salute (scoliosi e crampi alle gambe) è stata l’equitazione. Questa esperienza è una delle più belle che ho fatto soprattutto per il rapporto col mio maestro, che era molto severo. La lezione cominciava con la sellatura del cavallo e terminava 2 ore dopo con la pulizia dell’animale, l’odore di stalla dopo un paio di settimane cominci ad amarlo.
    Lo sport ridotto a sola tecnica è spaventoso, io lo considero una alienzaione per non sentire ciò che veramente ci manca, un rimpire il vuoto. Oggi mi limito a fare con passo svelto i percorsi della montagna vicina e se becco anche gli asparagi selvatici sono stra-contenta! vuoi mettere un risotto con gli asparagi?
    Tornando al post di Costanza se capisco bene, quello che vuol dire, mi sembra non solo un inno alla corsa, che lei sicuramente ama, ma soprattutto una riflessione su come la fatica sia educativa. Tanto dai, tanto ottieni. Io spero vivamente di educare i miei figli a questo; conosco chi ci ha provato ma poi ha rinunciato davanti agli insuccessi scolastici, e si prodiga per mandare avanti i pargoli a calci nel sedere, con diplomi comprati e incitamento poco convinto a sostenere concorsi che non passeranno mai. Bel futuro che diamo a questi giovani se non gli insegnamo a sudare! non sia mai che si pigliano un raffreddore…

    1. Alessandro

      “il mio ex-fidanzato che aveva una vera ossessione per il fitness”. Orrore, hai fatto bene a mollarlo, se vedo uno di questi impallinati mi viene voglia di cominciare a fumare…

      1. giuliana zimucci

        ovviamente il motivo per cui la storia è finita non è legato allo sport, però si può dire che la Libertà che avevo io nel vivere e il fatto di non essere assimilabile ad una idea che lui aveva di me e in cui io non volevo chiudermi, è stato il vero motivo della rottura. In pratica voleva che io facessi il suo “benessere”, come lo sport, e a me ‘sta cosa cominciava veramente ad andarmi stretta!

  10. Luigi

    Lo sport libera la mente, ossigena il corpo e rilassa. Dopo lo sport io mi sento bene. L’agonismo serve per essere più determinati e sicuri di se. Le sconfitte servono per stare con i piedi per terra, per essere più umili e per imparare a riconoscere il valore del prossimo (il tifo calcistico esula da questo che sto dicendo). Giovanni Paolo II sentiva particolarmente caro il tema dello sport mentra Ratzinger è diverso. Ognuno ha i suoi talenti. Io non ho resistenza nella corsa ma nelle camminate in montagna sì. In bici io scendo con i freni tirati ma non per paura, ma per non sprecare subito la fatica fatta. Mi piace godermi lo spettacolo del creato. Alvise, se non ami lo sport ti consiglio almeno di assistere in prima fila ad una gara femminile di beach volley o di lotta sul fango e cambierai idea.

  11. giuliana zimucci

    @ Alberto: c’è un detto piacentino che se mi ricordo bene dice così: “quand ‘al corp s’frusta l’anima s’giusta”, che dici, può andare bene per l’occasione?

    1. Alberto Conti

      Questo ti riabilita in parte dall’aver rinnegato le tue “origini” in passato

      1. giuliana zimucci

        solo in parte??? che pena accessoria devo subire per essere riammessa al simposio dei polentoni?

      2. Alberto Conti

        penso che dopo il nome scelto per il tuo primogenito, l’ing. Pesaro non approverà mai una riammissione e come sai è richiesta l’unanimità

      3. giuliana zimucci

        quella del nome era lo sporco ricatto che mi ha fatto mio marito per concedermi l’onore di essere tale, e avendo constatato che era l’unico uomo sopra i 20 e sotto i 50 disposto a sopportarmi, ho dovuto accettare! rieferisci al sig. ing. Pesaro che ne è valsa la pena, visto che non mi sono più aggirata come una leonessa a caccia di prede!

      4. Alessandro

        Da noi si dice “quando al cu’ ven frust al patarnostr al ven giust”, che vuol dire che quando si è giovincelli si folleggia a dispetto del Signore, eppoi quando con l’età le natiche si afflosciano si riscopre il padrenostro…

  12. azzurra

    mi raccomando ragazzi, convincete alvise a venire a medjugorje con voi! io mi offro volontaria per l’accudimento di emma (sul serio).
    sullo sport: stendiamo un velo pietoso, appartengo alla categoria CD (comincio domani)…

  13. Velenia

    @giuliana,immagino che il tuo primogenito maschio porti il nome del nonno paterno,come vuole la tradizione sudista,mio marito mi ha comunicato il nome che avrebbe avuto suo figlio la prima volta che siamo usciti insieme,oltre a dirmi che doveva assolutamente avere un figlio maschio perchè altrimenti il cognome si sarebbe estinto;non sapeva che io amo fare le cose “ad abundantiam” e ne ho scodellati addirittura 3!

    1. giuliana zimucci

      Velenia, sei forte! anche per me è andata esattamente allo stesso modo! alla prima uscita io ho detto subito che avevo mire matrimoniali, non volevo essere fraintesa, e lui forse sperando che il mio animo nordico rifiutasse, mi ha detto “voglio un figlio maschio e si chiamerà come mio padre, perchè nessun nipote ancora si chiama come lui!” e io “come si chiama tuo padre?” “Ciro!” io inizialmente ho deglutito, ma in una frazione di secondo ho capito che era la persona giusta e che il treno stava entrando in stazione: potevo mica farlo partire senza salire a bordo! e così dopo aver deglutito ho detto che poteva starmi bene (farà il pizzaiolo da grande, pensavo….). Al secondo figlio o scelto io: Riccardo! e mio marito naturalmente ha accettato (sennò lo accettavo io!) ma prima per dargli le ragioni l’ho portato a Trivolzio!

      1. Alberto Conti

        giusto, la vita è fatta di priorità: un marito in cambio dello status di polentona.

      2. Velenia

        Ecco questo si chiama avere idee chiare!
        Si mangerà bene a casa tua,se tuo marito sa fare la pizza, tu scommetto che sai fare la pasta in casa e le lasagne con il vero ragù alla bolognese.

  14. Luigi

    Se non sarà agosto che ne dite di ottobre? Mese mariano.
    Partenza 30 settembre (venerdì)

  15. giuliana zimucci

    Alessandroooo! non mi dire che veramente hai il riporto! posso capire la pancetta, ma il riporto è come il calzino bianco sotto il mocassino!! meglio una dignitosa pelata!

    1. Alessandro

      Che male c’è? Mi rifaccio al modello di don Guido Todeschini (per chi non avesse presente allego documento filmato)

  16. Luigi

    @Fefral (Quindi ci hai rinunciato prima ancora di provarci? Si vede che sei maschio)

    No, chiuso il primo round. Figurati. I miei colpi si sentono alla fine. Poi a colazione io sono più o meno addormentato e non spiaccico più di due frasi.

  17. Velenia

    Tornando all’argomento del post, io non ho mai fatto sport (non credo che l’anno di aerobica,a 18 anni, in palestra con due tizie che sparavano il disco di Sidney Rome a tutto volume,conti)perchè i miei lo ritenevano inutile e le uniche corse che facevo erano per sfuggire alla loro sorveglianza e andarmene in giro con i miei amici di G.S.(la compagnia dell’ aceto,li chiamava mio padre).
    Mia figlia, da quest’anno, fa ginnastica artistica,i maschi hanno cambiato diversi sport,ma quello che fanno con reale passione e ad un buon livello agonistico è il cosiddetto “sport della mente”:gli scacchi.Io non ne capisco praticamente nulla,so solo che il cavallo si muove ad L e che l’arrocco è l’unica mossa che coinvolge due pezzi,ma non chiedetemi quali,però li seguo in quasi tutti i tornei e mi emoziono parecchio.Chi non ha mai visto un torneo di scacchi non conosce il brivido che attraversa la sala quando l’arbitro, con voce ferma, dice:-bianco in moto-,i due avversari si stringono la mano e gli orologi partono,affascinante.E’ una battaglia, ma l’altro non è un nemico,ci si scambia la stretta di mano all’inizio e alla fine e capita,almeno tra i ragazzini,che ci si scambino anche complimenti -ti ho fatto scacco ,ma mi hai fatto sudare!–sei bravo-.E poi c’è tutto un linguaggio specialistico e ti vengono a raccontare:-Gli ho fatto lo scacco del barbiere–Gli ho dato il matto dell’imbecille-E’un gioco che è un pò una metafora della vita:devi adattarti alle circostanze ed elaborare una strategia,sai che devi vincere col bianco e non perdere con il nero,se le circostanze lo richiedono devi saper chiedere la patta,hai un maestro e,se vuoi diventare grande,devi seguirlo,c’è un ordine e una disciplina,prima di andartene devi rimettere i pezzi a posto,devi imparare dalle sconfitte.Lo trovo bellissimo e trovo bellissimo viverlo così,non sopporto quelli,e sono soprattutto i genitori, che lo vivono con un agonismo sterile.Ne ho viste di scene pietose,soprattutto nei tornei importanti:papà che davano del cretino al figlio perchè aveva pattato,bimbetti alti una spanna in lacrime.Questo per dire che anche lo sport più bello può diventare un idolo se si smarrisce il senso e come tutte le cose senza senso finisce per diventare un tormento per sè e per gli altri,come è successo all’ex di Giuliana.
    Quindi viva lo sport,io,per quanto mi riguarda,appartengo alla categoria:N.C.M.(Non comincerò mai)

    1. Luigi

      Bellissimo e molto sentito il tuo post sugli scacchi (anche il mio secondogenito ha iniziato questa pratica) ma non mi sembra il acso di chiamarlo sport.

      1. Velenia

        Ti ricordo che è una disciplina olimpica,che c’è una federazione,e che è definito lo sport della mente,è inoltre l’ unico sport in cui i disabili gareggiano a pieno titolo con i normodotati,alle ultime nazionali U16 ce n’erano parecchi.

  18. Fefral

    Atterrata nel profondo nord! Spero di sopravvivere :-). Un saluto a tutti!
    @Luigi prova a giocare d’astuzia…. Devi fare in modo che lei faccia quello che tu vuoi facendole credere che sia una sua decisione 🙂

  19. Laura C.

    A dire il vero i ho incominciato a fare sport dopo che mi sono sposata perché era molto il tempo i cui ero sola. Tanta corsa, tanta presciistica, in estate la bici da corsa, i trekking, le ferrate, un po’ di arrampicata, in inverno lo sci, fondo, discesa e anche le ciaspole…. Ho imparato a sciare “da grande” (ma beeene però!) e per anni ho sfruttato intensamente il Dolomiti Superski: sabati, domeniche, settimana bianca, infrasettimanali, in notturna… Insomma era diventata un’idolatria, come ha detto Costanza. Quando ero incinta di mia figlia ho sciato fino a metà del quinto mese e poi ancora un po’ di bici da corsa, si, ho anche fatto una ferrata – facile facile – al settimo mese… Dimenticavo: non so nuotare, ma per sfruttare bene le giornate andavo in piscina la mattina alle sette e mi sparavo tot vasche con la tavoletta… roba da pazzi…
    Ma Dio, che mi ama, mi ha dato una mano a togliermi questo idolo dello sport, anzi, della forma fisica… Quando è nata mia figlia io ho incominciato a crescere un po’ e a perdere la vita per la mia creatura; ho sofferto moltissimo perché mi sono ritrovata a non avere più i “miei” spazi e considerando poi che per quattro anni e mezzo Sofia si svegliava dalle 4 alle 8 volte per notte, non ho proprio più avuto un briciolo di energia per fare sport, dato che il mio unico obiettivo era arrivare a sera, cioè sopravvivere…
    Da qualche anno ho ripreso a correre, che è una cosa che io adoro… Ma è diverso, cioè, non scappo da nulla, è solo puro piacere a piccole dosi! Quando corro recito il rosario – ma proprio di gusto – e così unisco l’utile al dilettevole! E poi ho riscoperto le camminate in montagna con mio marito, mia figlia e altre coppie con bambini… la loro eccitazione quando si dorme in rifugio, il camminare sotto la pioggia, e poi in montagna “vale tutto” cioè ci si può anche sporcare, le ardite arrampicate sulla roccia! Quando sono in mezzo alle mie montagne faccio il pieno di energia per tutta la settimana…

    1. Alberto Conti

      “sciare fino al 5° mese ed una ferrata al 7°” roba da dilettanti – vero Costanza????

      Ma siete pazze??????

  20. giuliana zimucci

    @ Velenia: sì devo ammettere che la pasta all’uovo la tiro abbastanza bene e le lasagne mi vengono buone (meglio di mia suocera…come fanno a Napoli a mettere l’uovo sodo nelle lasagne???? eresiaaaa!). E devo dire che forse tra tutti gli sport stare a tavola è l’alternativa migliore specie con gli amici! dovrebbero includerlo nelle discipline olimpiche, se esiste la ginnastica della mente non vedo perchè non dovrebbe esistere quella delle ganasce!
    Volevo dire che l’ultima esperienza sportiva vissuta veramente con gusto è stata la ginnastica pre-parto in piscina, che ho fatto quando aspettavo il promesso pizzaiolo, e andavo in un centro a Piacenza dove ho conosciuto un sacco di persone simpatiche. Con qualcuno sono ancora in contatto. Ovviamente non c’era alcuna pretesa agonistica, ma per me è stato un vero relax! e poi era agosto, tra il caldo padano e il pancione dovevo evitare di avere l’elefantiasi alle gambe, e quello era un ottimo rimedio. Riassumendo: o lo sport si fa per piacere (e anche chi lo fa con costanza e sudore lo fa per questo) o sennò veramente è un idolo che ti schiavizza. (se permettete vado a preparare delle gustose cotolette farcite…mio marito il venerdì gioca la sua solita partita e arriva a casa affamatissimo!)

  21. Alessandro

    Lei: “Io è tanto che vorrei andare a Medugorje ma andrei con i nostri amici del gruppo famiglia non con gente che neanche conosci”. Io: “A me sembrano persone per bene e inoltre si possono fare nuovi amici, comunque oggi a pranzo vado io a prendere i bambini”.

    Ecco come continua la storia. Lei mangia la foglia, non ci mette tanto a trovare ‘sto blog, si accorge che il Luigi con lo stemma verdino è suo marito e che quindi il suo Luigi le ha raccontato balle. Dopodiché la scaltra strategia di Luigi va a farsi benedire (altro che “ho chiuso solo il primo round”), lei si legge i commenti e decide lei e solo lei se andare a Medjugorje con quegli sgabinati del blog. Il marito tace ed obbedisce. KO tecnico alla prima ripresa (rimanendo al tema sportivo)

    1. Luigi

      Questo è un finale ma evidentemente non ci conosci Alessandro. Lei non mangia la foglia e non le interessa andare a fondo, è superiore a queste cose.

      1. Alessandro

        Ovviamente stavo a scherzare. Sì, è vero, non vi conosco, e se è come dici allora siete certamente degli sposi felici!

  22. DaniCor

    Ciao!!!!
    Giornata delirante in ufficio, con l’abbigliamento completamente sbagliato, troppo casual per l’incontro con il soprintendente ai beni culturali non in programma e troppo leggero per un calo di temperatura di 15 gradi!!! ho passato un freddo cane tutto il giorno. Poi il capo che non ti molla anche se dovevo uscire prima per andare con il figliolo a Pavia per il primo esame di cintura di Karate. Da viale Monza a Milano a Pavia sotto la pioggia
    torrenziale in 40 min?? Impossibile! Spedito il figlio col marito, io senza speranze di arrivare in tempo!!!!
    Comunque ce l’ho fatta! Abbiamo superato l’esame entrambi! Anche se il suo commento alle mie performance è sempre: mamma, sei scarsa.
    Io e lo sport non siamo mai andati molto d’accordo. Specie quelli con la palla, un disastro la mia nozione spazio tempo! Mi piaceva ballare e ho partecipato ad una compagnia di danze folcloristiche per molto tempo!!!
    Nonostante io e l’agonismo sportivo siamo agli antipodi, mi sono accorta leggendo la Costanza oggi che ho acquisito la disciplina agonistica per osmosi. Mio padre amava lo sport, in particolare il ciclismo. Faceva parte di una squadra agonistica da ragazzo finché un camion non l’ha tirato sotto. Un anno a letto, un femore rivestito di platino ed aveva chiuso con il ciclismo. Ma essendo un agonista dentro, ha dato l’anima in altre discipline: come allenatore ha portato la squadra Del suo liceo ai pA americano giovanile, è stato uno dei pionieri del rally nel nostro stato e da grande tifoso è diventato consigliere del Gremio di Porto Alegre, la nostra squadra. Lui ci insegnò che il talento non è determinante nello sport, ma l’impegno si. Che tanti ragazzi di talento ma incostanti non arrivavano da nessuna parte e che se uno ce l’ha mette tutta ottiene ottimi risultati. Disciplina e volontà, non mollare mai, non disattendere gli impegni presi…
    Infatti, dei 5 figli c’è una maratoneta, un triatleta e un canottiere campione sudamericano. E anche se io e Adriana restiamo le due uniche schiappe do casa, oltre alla mamma, abbiamo respirato l’impegno dei nostri fratelli, visto i sacrifici e urlato tutti insieme a squarciagola per ogni gara che loro partecipavano!!!
    E oggi mi rendo conto di avere dentro molto più spirito da maratoneta di quanto non pensassi! Di non temere la fatica e di andare avanti come un treno, perché tanto la fatica passa!!!

    P. S.: ottobre mi sembra perfetto!!!

  23. fishcanfly

    Quando corri c’è, sempre, per forza, un momento in cui ti sembra di non farcela più, ma poi le energie ritornano. Che è poi la stessa cosa che insegnano ai corsi pre-parto, con il training autogeno: io l’unica cosa che ho capito era che dovevo contare fino a dieci, che poi il dolore passava.

    Un pezzo davvero notevole: mi pare parlare di una filosofia di vita. Anzi, mi fa pensare ad un film, quello ‘Qualcuno con cui correre’, non so se hai presente. Mi dà l’impressione di cercare un’anima -che sia gemella o meno- con cui espellere e, anzi, condividere il dolore. Generando altro.
    Saluti da http://www.vongolemerluzzi.wordpress.com

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