L’arte che protegge. Dipingere il Sacro in un tempo profano

Dal catalogo della mostra L’arte che protegge. Dipingere il Sacro in un tempo profano, che verrà inaugurata il 7 dicembre alle ore 18 a Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno curata da Camillo Langone.

di Camillo Langone

“I miracoli appartengono a tutti. Anche alle persone non religiose. Il fatto che qualcosa di trascendente possa agire in nostro favore è un pensiero che accomuna tutti” (Glenn Cooper, 2018)

Nel tempo profano della secolarizzazione, dello svuotamento di chiese e seminari, che cosa ne è dell’arte sacra? Nel tempo profano in cui la Chiesa commissiona molto meno che nel passato, e con molto meno rigore teologico (spesso senza esigere il rispetto nemmeno dei più elementari criteri iconografici cattolici), che cosa producono gli artisti comunque attirati dal sacro? Infine: nel tempo profano della disintermediazione finanche ecclesiale, laddove la religione evapora in spiritualità, che cosa può offrire l’arte a chi continua a cercare il trascendente?

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Risposte a un cattolico perplesso

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Intervista di Camillo Langone a Costanza Miriano per Il Giornale

Sono un cattolico suonato, come certi pugili. Ho cominciato a barcollare dal famoso «Buonasera» pronunciato dalla loggia di San Pietro: buonasera lo può dire chiunque, da un Papa avevo bisogno di sentire uno squillante «Sia lodato Gesù Cristo»…

Da quel 13 marzo 2013 è stata una gragnuola di colpi: non sulla mia fede in Dio ma sulla mia fiducia nella Chiesa. Ogni chiacchierata aerea del Santo Padre, ogni dichiarazione di monsignor Galantino della Cei, ogni intervista ai cardinali Kasper o Marx o Schönborn mi ha lasciato almeno un livido. Continua a leggere “Risposte a un cattolico perplesso”

Quel metro di trincea tra i filari del lambrusco

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di Costanza Miriano

Sono diverse le cause che hanno provocato il mio ritardo nel finire di leggere Pensieri del lambrusco, di Camillo Langone, che mi vanto di essere andata a comprare prima che uscisse (avevo sbagliato settimana). La prima è del tutto estranea al libro: è finita la scuola, e tutti i secondi in cui non lavoro sono circondata dalla prole. La qual cosa succede anche più o meno durante l’anno scolastico, però poi in inverno a una cert’ora i figli svengono dal sonno, mentre in estate vengono spinti in camera solo col lanciafiamme, e fino a quel momento trovare il modo di aprire un libro presenta alcune criticità (si sa infatti che nulla provoca domande difficili, richieste irrealizzabili ed esigenze urgenti quanto la vista di un’anziana madre che legge). L’altro problema è stato il fatto che il libro mi è stato requisito da altri membri della famiglia, che avevano stabilito di doverlo leggere impellentemente, e prima di me. Continua a leggere “Quel metro di trincea tra i filari del lambrusco”

San Giovanni non fa inganni

Costanza Miriano spiega a un accidioso Camillo Langone (Il Foglio) in che senso la grande piazza di sabato è una vittoria politica, culturale e di fede

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Signora Miriano, sono l’Avvocato dell’Accidia e intendo dimostrare innanzitutto a me stesso che la manifestazione pro famiglia di Roma, da lei organizzata insieme ad altri undici laici, nonostante il suo successo ricada nella fattispecie di Ecclesiaste 2,11: “Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento”.

L’Ecclesiaste non dice certo che l’agire umano è insignificante, ma che tutto va guardato sub specie aeternitatis. Il nostro non è mica stato un concerto. E’ stata un’azione fatta per il bene di tanti, e su tre piani. Primo: quello politico. Abbiamo espresso il massiccio dissenso popolare contro tre leggi. Nessuno oggi riesce a portare oltre un milione di persone in piazza, in diciotto giorni, senza un euro di finanziamento, senza i giornali e la tv: non c’è paragone col 2007, quando la manifestazione che bloccò i Dico fu lungamente preparata e anche, giustamente, aiutata economicamente. Non credo che il Palazzo avrà il coraggio di ignorare quello che è successo. Secondo: il piano culturale. Le persone mi fermano per dire che hanno imparato cose che non sapevano. Quante volte si esce da una piazza con informazioni nuove, con la determinazione a sapere di più? Terzo, per me il più importante: il piano della fede. A San Giovanni ho visto muoversi una chiesa, nel senso etimologico di assemblea, che prende sul serio il ruolo dei laici. Ogni battezzato è sacerdote, re e profeta. Noi abbiamo bisogno dei sacerdoti, innanzitutto perché senza di loro non possiamo avere i sacramenti, ma se vediamo per strada un uomo ferito non è che andiamo a chiamare il prete. Ci rimbocchiamo le maniche e lo soccorriamo. Ecco, noi abbiamo visto un pericolo e ci siamo dati da fare. E i nostri pastori, a partire dal Papa e dai presidenti della Cei e dei Pontifici consigli di famiglia e laici, ci hanno incoraggiati e benedetti.
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Io, Costanza e i metodi naturali

Dialogo sul Metodo della vita, e della vita sessuale felice, tra un uomo artificiale e una pluripara appagata. A confutazione dei Carlin Petrini e delle Vandana Shiva che vogliono la natura solo per le pannocchie

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di Camillo Langone  Il Foglio

Costanza, tu ultimamente mi esorti a parlare di metodi naturali. Ma io che ne so di metodi naturali, io sono artificiale, sono culturale, sono uomo. Tu invece che sei donna e madre puoi dirmi in due parole di che si tratta?

 Costanza Miriano: Proprio in parole povere significa sapere che la donna è fertile più o meno cento ore per ogni ciclo mestruale. Il tempo in cui l’ovulo può essere fecondato. Quindi una coppia può valutare quando fare l’amore, tenendo conto del fatto che in quei pochi giorni può nascere un bambino. Se ci si conosce il margine di rischio è bassissimo. Si valutano tutti i segni, chiarissimi, che il corpo femminile manda. Ci si può aiutare anche con dei test in farmacia o con la misurazione di altri parametri. Se vuoi entro nei dettagli ma non vorrei tediarti. Il margine di insicurezza, diciamo tra l’1 e il 5 per cento, è dovuto al fatto che l’ovulazione non la si può prevedere con precisione millimetrica, e gli spermatozoi possono vivere nell’ambiente femminile, a loro congeniale, fino a cinque giorni. Continua a leggere “Io, Costanza e i metodi naturali”

Amare Dio e fare soldi

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Camillo Langone   Il Foglio – 8 agosto 2014

Ettore Gotti Tedeschi ministro dell’economia, se si fosse in tempo. L’economista piacentino ha pubblicato Amare Dio e fare soldi (Fede & Cultura), titolo sorridente ma testo affliggente: perchè già l’economia è di suo una scienza triste, se la caliamo nella situazione dell’Italia ecco che diventa tristissima. Unico o quasi unico fra tanti studiosi, Gotti ripete instancabilmente che la presente crisi economica è innanzitutto una crisi morale. Continua a leggere “Amare Dio e fare soldi”

La compagnia dell’agnello

Dialogo con Costanza Miriano intorno al menù di Pasqua, pretesto culinario per incontrare la virtù dell’obbedienza, il sacramento della confessione, i pericoli del vegetarianesimo e una domandina sullo Ior

di Camillo Langone

Costanza, cosa preparerai di bello per il pranzo di Pasqua? Io infornerò l’agnello e spero che non si asciughi troppo, è la cosa che più mi preoccupa.
Da me il piatto forte sarà l’agnello in fricassea.

Non ricordo com’è l’agnello in fricassea.
Cotto semplicemente con olio sale e pepe. A fine cottura si aggiunge un uovo sbattuto e il succo di un limone. Una vecchia ricetta imparata come tutte dalla mamma, che a sua volta l’ha imparata da qualche donna della famiglia. Lo servirò con i carciofi, le erbe amare, la scarola… Continua a leggere “La compagnia dell’agnello”

Intervista a Costanza (abbiate ancora un po’ di pazienza…)

 

Intervista di Camillo Langone per il quotidiano LIBERO del 20 settembre 2012

di Camillo Langone

I libri di Costanza Miriano non sono un consiglio ma un augurio. Spesso gli amici mi chiedono di consigliare loro quello che definiscono un “buon libro”, mettendomi in imbarazzo perché ognuno ha i suoi gusti e i miei non sono esattamente quelli correnti: non leggo gialli né sfumature né amici di Fabio Fazio. Ma quando ho la ventura di incappare in un “libro buono” (cambiando posizione all’aggettivo cambia tutto, fateci caso) non mi limito a suggerirlo pacatamente e mi spingo fino ad augurarlo di cuore. Auguro a tutti i lettori, uomini e donne, di leggere “Sposala e muori per lei” (Sonzogno).

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Il libro nero del buddismo

di Camillo Langone

Che fegato, Roberto Dal Bosco. Gettarsi anima e corpo contro il religioso più amato del mondo, ovviamente il Dalai Lama. E contro la religione più ammirata, ovviamente il buddismo. Ma come gli è venuto in mente di scrivere un libro intitolato “Contro il buddismo”? Ho fra le mani il primo libro italiano che osi una critica sistematica al mondo dei monaci arancioni. Il primo libro italiano e il secondo al mondo: l’altro è tedesco, “Der Schatten des Dalai Lama”, mai tradotto in Italia, disponibile in inglese però solo su internet e comunque circoscritto al lamaismo tibetano.

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Io e il cinghiale

Sabato scorso su Il Foglio Camillo Langone ha raccolto una serie di voci, di riflessioni, di opinioni sui piaceri della carne (quella degli animali). Quello che segue è il piccolo contributo di Costanza.

di Costanza Miriano

Devo sicuramente avere uno scarso potenziale mistico contemplativo, perché quando guardo un animale vedo soprattutto cibo che cammina, se l’animale è commestibile. Il mio potenziale lo investo tutto con Dio, e anche nello sforzo di voler bene – e se ci riesco magari anche amare – le persone. Continua a leggere “Io e il cinghiale”

Un anno di “Sposati e sii sottomessa”

Un anno fa usciva Sposati e sii sottomessa. Quel che resta di me, travolto da richieste di interviste, incontri, lezioni, articoli (richieste delle quali chiaramente in pochi si spiegano il motivo), voleva scrivere un pezzetto per dire quanto è felice, quel che resta di me, di avere incontrato tante persone meravigliose, grazie al libro. Il problema è che sono così stanca, così oberata, così stremata che ieri ho pianto di commozione leggendo “Milo va all’asilo” , e poi, sfinita, messi a letto i figli, mi sono addormentata, nel vano tentativo di scrivere, con la testa sul tavolo e gli occhiali addosso (così ora ho una specie di prestigiosa stimmata, si dice così?, in mezzo alla fronte). Ne approfitto per scusarmi con tutte le persone che mi scrivono qui, sulla mail e su facebook,  alle quali riesco a rispondere, se ci riesco, con mesi di ritardo e probabilmente in modo incongruo.

Per festeggiare il compleanno del libro, non riuscendo a scrivere un post, ho pensato con l’astuto admin di ripubblicare l’intervista che mi ha fatto per  Il Foglio Camillo Langone, per merito o colpa del quale tutta questa avventura è cominciata. Continua a leggere “Un anno di “Sposati e sii sottomessa””

Chi insegna ancora ai bambini le preghiere a memoria?

di Giovanni Lindo Ferretti    

Due volte l’anno cambia l’ora, lo so c’è molto di peggio ma il mio ritmo
vitale non gradisce e un diffuso malumore mi avvolge: divento intrattabile,
arrogante, sgradevole a me stesso. Poi alzo gli occhi ai monti tra squarci di
basse nuvole, la nebbia risale le valli, resto incantato dalla bellezza della
Creazione; recito le preghiere che ho imparato da bambino con la stessa
intenzione e ben altra consapevolezza; canto il Salve Regina con le Litanie, il
Te Deum e ritrovo, con fatica, il mio posto tra le Creature. Sono poche le
persone che conosco, a cui voglio bene, che insegnano, hanno insegnato, le
preghiere ai propri figli: non le conoscono proprio o hanno voluto dimenticarle come ingombranti residuali di secoli bui. continua a leggere

La forza degli altri

di Costanza Miriano

Se potessi mangiare, per dire, cartoncino bristol, potrei fare la spesa una volta ogni due mesi, cucinare sempre meno e con gli avanzi fare i lavoretti di Natale. Purtroppo, infatti, ho la sensibilità gastronomica di una ruspa e il cibo per me è principalmente una massa da ingerire rapidamente per generare calorie con cui fare le cose e soprattutto curarmi delle persone che mi stanno a cuore. Questo a parte alcuni miracoli della natura come il salame, i canestrelli biellesi e il cheese cake della mia tata, che consumo a metri cubi, a camion direi. Lo so, sono una persona ignobile, tanto più che sono una madre di famiglia, e della mia inettitudine risentono i miei cari. continua a leggere

La mozzarella no!

Mio marito parla poco, ma il più delle volte quelle poche cose che dice hanno un senso. Io, da parte mia, ogni tanto lo invito a conversare del più e del meno, ma la sua risposta standard è “che ti dico, se non ho niente da dire?”, mentre io, al contrario, riesco a intrattenere conversazioni (per me) avvincenti anche con la signora del casello autostradale, corsia per carte di credito, che è una voce registrata ma secondo me anche lei, visto che insisto da anni, prima o poi diventerà mia amica.

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Chi lava i piatti a casa tua?

Il mensile di approfondimento di politica ed economia l’ Ago e il Filo mi ha chiesto come è nato il libro. Ecco:

Principalmente è stato un problema di auricolare non funzionante.

E’ per questo che ho cominciato a scrivere un libro.

Urlare dentro un auricolare scassato, mentre con una mano si cerca di non perdere il pallino del rosario lasciato a metà, con l’altra di cambiare marcia, e con le cosce di tenere in equilibrio la lattina di Coca Light può essere veramente estenuante, soprattutto se la missione è convincere l’amica carissima a non lasciarsi sfuggire da sotto il naso l’uomo della sua vita. Per questo ho cominciato a scrivere: perché il mio auricolare non funzionava bene.

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Crocchia cercasi

Quanto alla genesi del libro, devo fare una precisazione al post di ieri, quantunque io immagini che non ci saranno tra i posteri schiere di critici letterari ad accapigliarsi su questo. Ho come la vaga sensazione, infatti, che fra 800 anni non ci sarà un’ora di Miriano a scuola, così come noi facevamo un’ora di Dante al liceo. Non vorrei ingannarmi, ma qualche indizio mi lascia presumere di non avere scritto un’opera definitiva come la Divina Commedia.

Comunque, dopo avere chiesto a Camillo Langone se gli dispiaceva che svelassi il suo contributo (non gli dispiace,  è un uomo caritatevole), devo spiegare che è stato lui a convincermi a scrivere Sposati e sii sottomessa. Ero in un momento, per così dire, di non intensissimo lavoro alla redazione economia del tg3, e qualche neurone si aggirava in sovrappiù. Camillo mi esortava a scrivere un manuale sulla donna, l’uomo, la famiglia, ma la sola idea mi provoca la certezza di essere abbandonata da tutta la famiglia. Già mi vedo, sola, in una roulotte alla periferia di Roma, con la gente che passa e commenta “brava quella, e dava pure consigli agli altri”. Così ho pensato che una raccolta di lettere fosse meno impegnativa, meno prescrittiva.

Avere pubblicato un libro non mi ha certo reso una scrittrice. Oltre al talento mi mancano:

una penna stilografica (ho una bic mordicchiata sulla scrivania);

una crocchia da Virginia Woolf;

lo sguardo di superiorità di Jonathan Franzen;

il volto scavato e sofferto di Philip Roth;

un set di golfini di cachemire, o almeno degli scialletti di lana con cui avvolgere le spalle scosse dalla tosse della tisi.

In compenso ho le idee molto chiare su quello che voglio dire. Voglio dire che mi sono stancata di questi romanzetti minimalisti e relativisti che raccontano di quanto l’uomo moderno soffra perché la mamma non lo ha saputo comprendere e anche perché la sua grocery sotto casa ha chiuso e non ci sono più i cinnamon roll che gli ricordavano la nonna (ma se volete qui c’e’ la ricetta). Voglio dire che non ne posso più dei piccoli piaceri della vita. Voglio dire che noi occidentali siamo viziati e noiosi, e che l’infelicità viene sempre dal peccato, che non ne posso più di lamentele, che la vita è bella e se non ci sembra bella è colpa nostra che non sappiamo farci carico di chi ci sta vicino. Ecco, così, tanto per cominciare a mettere le cose in chiaro.

Si deve pur cominciare

 

 Siccome millanto sottomissione, e siccome dovrei andare a correre sul tapis roulant ma sono indecisa se sarebbe meglio, piuttosto, ricevere un calcio sui denti o grattare con le unghie l’intonaco di un muro (è quasi mezzanotte), ho deciso di obbedire a mio marito che mi suggerisce di inaugurare quanto prima il blog di Sposati e sii sottomessa, nel caso che a qualcuno venga voglia di curiosare e di vedere chi è questa squinternata che invita le donne a sposarsi e a obbedire ai loro consorti.

Dunque, le cose stanno così.

Ormai quasi un anno fa ho deciso che la mia amica N. doveva sposarsi. Era ubriaca di idee inconsulte sull’amore. E aveva un uomo che la adorava e che sembrava studiato in laboratorio da un’agenzia della Nasa, appositamente per lei.

Ho devoluto interi stipendi alla Tim per cercare di convincerla, rischiando incidenti (sì, signor vigile che sta leggendo, le prometto che compro un auricolare) e rovesciandomi regolarmente il pranzo sulla camicia: perché fare solo due cose insieme, guidare e telefonare? E’ bene ottimizzare e ingurgitare anche sorsi di yogurt al semaforo.

Poi ho pensato che fosse più opportuno tentare con la carta delle e-mail. Riesco a pensare meglio quando scrivo. E così ho cominciato a raccogliere le idee su un documento word. In un inspiegabile attacco di autostima è nato il libro.

Anche perché la macchina mi serve per dire il rosario, in una mia personalissima versione – non ancora omologata dalla Cei – che prevede una serie di litanie quali “ave Maria, ma guarda questo cretino” e “prega per noi, ma non lo vedi che vengo da destra?”.

Per la cronaca:

la mia amica si è sposata;

non ho avuto incidenti;

ho pubblicato il libro;

aspetto l’imprimatur per il rosario stradale con invettive incorporate.