Quanto alla genesi del libro, devo fare una precisazione al post di ieri, quantunque io immagini che non ci saranno tra i posteri schiere di critici letterari ad accapigliarsi su questo. Ho come la vaga sensazione, infatti, che fra 800 anni non ci sarà un’ora di Miriano a scuola, così come noi facevamo un’ora di Dante al liceo. Non vorrei ingannarmi, ma qualche indizio mi lascia presumere di non avere scritto un’opera definitiva come la Divina Commedia.
Comunque, dopo avere chiesto a Camillo Langone se gli dispiaceva che svelassi il suo contributo (non gli dispiace, è un uomo caritatevole), devo spiegare che è stato lui a convincermi a scrivere Sposati e sii sottomessa. Ero in un momento, per così dire, di non intensissimo lavoro alla redazione economia del tg3, e qualche neurone si aggirava in sovrappiù. Camillo mi esortava a scrivere un manuale sulla donna, l’uomo, la famiglia, ma la sola idea mi provoca la certezza di essere abbandonata da tutta la famiglia. Già mi vedo, sola, in una roulotte alla periferia di Roma, con la gente che passa e commenta “brava quella, e dava pure consigli agli altri”. Così ho pensato che una raccolta di lettere fosse meno impegnativa, meno prescrittiva.
Avere pubblicato un libro non mi ha certo reso una scrittrice. Oltre al talento mi mancano:
una penna stilografica (ho una bic mordicchiata sulla scrivania);
una crocchia da Virginia Woolf;
lo sguardo di superiorità di Jonathan Franzen;
il volto scavato e sofferto di Philip Roth;
un set di golfini di cachemire, o almeno degli scialletti di lana con cui avvolgere le spalle scosse dalla tosse della tisi.
In compenso ho le idee molto chiare su quello che voglio dire. Voglio dire che mi sono stancata di questi romanzetti minimalisti e relativisti che raccontano di quanto l’uomo moderno soffra perché la mamma non lo ha saputo comprendere e anche perché la sua grocery sotto casa ha chiuso e non ci sono più i cinnamon roll che gli ricordavano la nonna (ma se volete qui c’e’ la ricetta). Voglio dire che non ne posso più dei piccoli piaceri della vita. Voglio dire che noi occidentali siamo viziati e noiosi, e che l’infelicità viene sempre dal peccato, che non ne posso più di lamentele, che la vita è bella e se non ci sembra bella è colpa nostra che non sappiamo farci carico di chi ci sta vicino. Ecco, così, tanto per cominciare a mettere le cose in chiaro.
L’infelicità viene dal peccato? O non è il peccato, piuttosto, che viene dall’infelicità? Forse lo dovremmo domandare a Marzullo 😛
Marzullo come teologo di rfierimento no!
molto divertente, ma oggi non sono dell’umore giusto: il “vini e olii” della mia infanzia dove con 100 lire compravo una spuma e 5 pescetti di liquirizia è diventato una sala giochi con videopoker e slot machine.
E’ una cosa che mi porterà alla disperazione e all’autodistruzione…(potrei farci un film?)
Sicuramente troverai un fondo pubblico di finanziamento al cinema che investa le nostre tasse in quest’opera di capitale importanza che spezzerà il cuore a tutti noi… Pensa, poverino, niente pescetti di liquirizia! Che trauma.
Come commento, trascrivo il testo dell’e-mail oggi inviata a tutti gli iscritti alla mia mailing list: “Il genio delle donne è soprattutto sul piano etico e della relazione. Lo diceva JPII (lettera alle donne e forse anche altrove). Lo dice Costanza Miriano, in un libro straordinario che, nell’intervista di Camillo Langone su Il Foglio di sabato scorso (che allego), mi ha letteralmente fulminato (tanto che penso di aver comprato tutte le copie del libro disponibili a Piacenza da regalare ad alcune delle donne straordinarie che conosco – a cominciare da mia moglie). Un libro da leggere (e che mi permetto segnalare), soprattutto noi uomini, un po’ rozzi e superficiali, perché è uno squarcio sull’universo e sulla sensibilità femminile che nella nostra rudezza forse (anzi, senza forse) non abbiamo ancora ben capito. Un vero dono di Dio all’umanità, creata maschio e femmina, con buona pace dei genders ed altre bestialità che qualcuno ci vorrebbe propinare come autentica civiltà. E’ chi sta sotto(messa), e non sopra, che regge il mondo! 🙂 Buona lettura! livio podrecca”.
Grazie, Costanza! Conto di contattarti presto su FB.
Gentilissimo Livio (che bel nome, ho anche una figlia che si chiama Livia), le mie colleghe sono preoccupate per l’accesso di gioia scomposta e ilare che mi ha colto leggendo il tuo post. Non ho parole per ringraziarti. Non so se il libro può piacere anche agli uomini, ne sarei contenta. Io comunque non li critico mai, non voglio entrare nel cliché della donna che si sente migliore: siamo solo diversi, e noi abbiamo tanto bisogno della vostra lucidità e razionalità, della vostra guida sicura. Anche se a volte siete distratti e orsi, come potremmo vivere senza di voi?
Il libro piace di certo ai mariti: il problema è che i mariti stessi lo acquisteranno, attratti dal titolo, e lo lasceranno in giro per casa sperando che la moglie lo legga. Ma la moglie, sempre a causa del titolo, non lo aprirà neppure.
Un bel problema! Provocherà crisi nelle coppie?
Spero proprio che qualche donna non si lasci spaventare dal titolo e lo legga: la mia è un’esaltazione del genio femminile, il genio dell’accoglienza, dell’ascolto, della disponibilità che è scritto in OGNI donna. E’ naturale e ne dobbiamo tutte essere orgogliose. Alcune negano questa vocazione e sono tristi e arrabbiate. Ma la maggior parte delle donne è naturalmente “sottomessa”, cioè messa sotto a reggere la famiglia e le amiche e tutti quelli che può. Le donne normali sono così. Solo che non vanno sui giornali e in televisione.Il mio scopo era far riscoprire questa vocazione misteriosa al dono di sé, e far sentire bene quelle che già hanno risposta a questa vocazione, che – ripeto – sono molte. Niente crisi familiari, dunque, caro Giovanni, ma un rinnovato entusiasmo nel cogliere ognuno, uomo e donna, lo specifico dell’altro.
hai letto le lettere al direttore de IL FOGLIO di oggi?
si parla di te
Quello che tu chiami genio femminile non sono affatto convinta esista davvero perchè mi pare che accoglienza, ascolto, disponibilità siano meravigliose attitudini che ognuno, uomo o donna, dovrebbe cercare di far crescere in sé: mi chiedo anche se una donna non possa manifestare il suo “genio” fuori da una scelta di vita matrimoniale. Penso ad esempio a medici, avvocati, insegnanti che possono rendere il proprio lavoro uno strumento di vera accoglienza e di servizio all’altro. Ma il discorso vale anche per la più semplice delle persone che può essere ricchissima di umanità e fonte di grande conforto per chi la incontra.
Non generalizzerei poi il discorso degli occidentali viziati e noiosi: è vero che in molti casi rimboccarsi le maniche e cominciare a bonificare il Sahara aiuterebbe a superare tante crisi esistenziali ma questo vale soprattutto per chi, come molti di noi, non ha seri motivi per cui lamentarsi. Non dimentichiamo però che nel nostro mondo occidentale e non solo tra i più diseredati della terra, la marginalità, l’indigenza, il senso di esclusione creano sacche sempre più ampie di vera sofferenza che non credo possa imputarsi al peccato (almeno non al proprio) ma che semmai, come osservava il primo commentatore, può esserne causa.
Che il genio femminile esista lo dice, tra gli altri, Giovanni Paolo II, e se si sbaglia lui sono contenta di sbagliarmi insua compagnia. Che il genio dell’accoglienza non si esprima solo con marito e figli lo credo anche io, che infatto l’ho scritto anche nel libro. Ci sono molte donne materne che non sono madri, a cominciare dalle buone suore.
L’infelicità viene dalla mancanza di senso, non dalle condizioni materiali. E gran parte di noi occidentali ha perso il senso della vita.
Anch’io son rimasta folgorata dall’intervista di Langone sul Foglio. E ora che ho letto la genesi del libro… (che non ho ancora letto) sono ancora piu’ ammirata….Brava Costanza. Ma come fai? Io ho (solo?) tre figlie e lavoro in modo rapsodico (insegno all’università, ho qualche collaborazione giornalistica, traduco qualche libro di cultura digitale, insomma il classico “faccio cose, vedo gente”), ma già così affogo, nonostante cospicui aiuti domestici, su cui ho deciso di investire per evitare avvocati divorzisti e psichiatri, visto che mio marito e’ giornalista di quotidiano e non c’e’ mai…
A parte che il tuo modo di lavorare è sicuramente più impegnativo del mio, che sto fissa in una redazione, e se un giorno il cervello mi va avanti a spinta nessuno se ne accorge, invece tu devi proporre e produrre; a parte che ho scritto in un periodo in cui il lavoro era meno intenso; a parte che la gioia di scrivere era tanta che ho fatto spesso le cinque di mattina; a parte tutto questo la mia parola chiave è “sei in ritardo”. Sono rassegnata. Riduco le aspettative, non vedo le macchie, le ragnatele e la polvere, abbasso costantemente l’assicella, ospito carrettate di bambini il pomeriggio, e poi in cambio ricevo passaggi e accompagnatue (sei a Roma? Passi per caso a catechismo il lunedi?;.)). Insomma, mi barcameno. Coraggio!
Ciao Costanza, anche se stasera guarderò le Invasioni (la Daria mi piace un sacco!), non posso essere un tuo fan per quello che scrivi: certo non l’ho letto il libro (nemmeno tu “sai se può piacere agli uomini”), però dai commenti, dai post (l’unico con cui mi trovo completamente d’accordo è quello di Raffaella) e soprattutto dall’intervista di Longone sul Foglio non mi piace per niente il tono che ha preso questa provocazione, non riesco a chiamarla in altro modo, almeno spero lo sia…. Rispetto la tua fede e la tua ortodossia ma scrivere un manifesto sulla sottomissione della donna citando S. Paolo (un misogino ante litteram….) mi sembra troppo, in fondo se vai alle Invasioni non gli dai retta fino in fondo (e questo non è molto ortodosso): “Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare” (I lettera ai Corinzi, 14.34: accidenti! sei riuscita a farmi riprendere in mano una vecchia Bibbia polverosa che era tanto che non aprivo….). Poi ti devo dire in tutta sincerità che sono fidanzato (in casa…) da ben 38 anni e né io né lei abbiamo mai sentito il bisogno di sposarci ma in questo non ci sentiamo certo diversi o inferiori a tante altre coppie “normalmente sposate”.
Ti faccio tanti auguri comunque, scrivere un libro è sempre una bella cosa, seguirò i tuoi brillanti pensieri (lo dico sinceramente, mi piace la tua ironia e come scrivi) sul tuo blog.
PS1) un ricordo di te da piccola (avevi ca. 5 anni): ho giocato con te e i tuoi fratelli nella casa di Perugia ospite a pranzo dai tuoi con tua cugina Francesca: allora sì che provocavi dicendo “me la voio fumà la sigaretta” e ascoltavi le mie storielle sul “bruzzicone” e il “fruzzicaculo” (non chiedermi cosa sono, non me lo ricordo più….però ti facevano ridere….). Sono Franco, un amico di tua cugina Francesca.
PS2) Anch’io faccio la maratona, ho fatto NY l’anno scorso in 4.22 (avevo al seguito come fan anche Francesca e famiglia al completo), quest’anno vado a Torino, magari un giorno ci incontreremo e mi farò sorpassare volentieri da una splendida quarantenne come te
Anche Manzoni citava, sui Promessi Sposi, i suoi venticinque lettori, e, in fondo, un po’ di fortuna quel libro l’ha avuta!
Non mettiamo limiti alla provvidenza: qui già siamo più di 25 😉