La mozzarella no!

Mio marito parla poco, ma il più delle volte quelle poche cose che dice hanno un senso. Io, da parte mia, ogni tanto lo invito a conversare del più e del meno, ma la sua risposta standard è “che ti dico, se non ho niente da dire?”, mentre io, al contrario, riesco a intrattenere conversazioni (per me) avvincenti anche con la signora del casello autostradale, corsia per carte di credito, che è una voce registrata ma secondo me anche lei, visto che insisto da anni, prima o poi diventerà mia amica.

Comunque, dicevo, mio marito parla poco, ma con tre o quattro parole poi mi costringe a ragionare una giornata o più. Venerdì scorso, appunto, cercavo di trascinarlo in una chiacchierata sulle dieci ragioni per cui vale la pena vivere, il tema cuoresco ripreso da Roberto Saviano e commentato magistralmente, in due modi diversi, da Camillo Langone e da Annalena. Mentre esprimevo apprezzamento per gli articoli usciti sul Foglio, mio marito mi ha chiesto: e perché non cercare piuttosto dieci buone ragioni per morire?

E in effetti.

Al liceo ci insegnavano che più importante ancora che dare buone risposte era fare buone domande. Per l’attività speculativa in effetti è fondamentale porre correttamente le questioni.

Posto che la mia capacità speculativa è più o meno pari a quella di un tacchino, soprattutto al bar, la mattina, mentre prendo il caffè con il consorte, e soprattutto quando arrivo alla fine della settimana (il sabato e la domenica a volte c’è la speranza di dormire sette minuti e tredici in più, e di riacquistare qualche brandello di lucidità), ho cercato comunque di ragionarci.

Forse per il popolo di Repubblica no, ma per noi cattolici la vita è un dono, innanzitutto. E’ vero che anche questo dono si può respingere, ed è vero che quella alla vita è la prima delle tre vocazioni alle quali dobbiamo rispondere (alla vita, alla fede, alla vocazione specifica), ma è anche vero che il problema delle ragioni non è ben posto: se diciamo no significa che scegliamo di morire. Ma la vita non è nostra, e come non ce la possiamo dare non ce la potremmo neanche togliere.

Se il no dunque non è tra le opzioni, non c’è bisogno di ragioni per il sì.

E quindi, si torna alla domanda di prima.

Visto che l’abbiamo ricevuta in dono, come possiamo spenderla nel migliore dei modi? Per cosa dunque vale la pena morire? O più precisamente quali sono le ragioni per spenderla, questa vita?

Questo occidente è così mal messo quanto a ricerca di senso, che qualsiasi presunta battaglia attecchisce: la salvezza delle balene spiaggiate, l’inquinamento luminoso delle città – come pensare di addormentarsi senza avere contemplato in religioso silenzio l’orsa maggiore? – l’estinzione della palma nana, il cibo biologico. Tutte cause sacrosante (a parte la palma nana che non so neanche se esiste, me la sono inventata al momento) che però non possono colmare il vuoto di senso nel quale è immersa la modernità da quando ci hanno scoperchiato il tetto.

E allora uno il senso lo cerca nella mozzarella, che se non sbaglio è la prima delle ragioni per cui vale la pena vivere per lo scrittore campano, oppure nel gelato. Ma un gelato può riempire la pancia, non il cuore (per quanto ammetto che il pane e salame a volte possa anche dare l’ingannevole impressione di avvicinarsi allo scopo).

Che un gelato possa essere tra le ragioni di vita mi rattrista davvero troppo.

Io personalmente non ne posso più – sono anni che si fanno – di elenchi dei piccoli piaceri alla Francesco Piccolo. Simpatico, intelligente. Ma noi uomini siamo chiamati a volare più alto.

La nostra vita è eterna, e ha un respiro infinito, ed è per questa grandezza che ha senso spenderla. In qualcosa che ci avvicini a conoscere e a gioire della nostra Famiglia, della nostra appartenenza più profonda, e che aiuti anche chi ci è vicino in questo itinerario.

Se la mozzarella ci porta un qualche conforto lungo il cammino, ben venga. Ma questa sia la ragione del cammino, questo no. Davvero troppo triste.

37 pensieri su “La mozzarella no!

  1. elisabetta

    personalmente ritengo che la vita sia un miracolo, ma non la sento come un dono nel senso cattolico che invece intende Costanza, e’ il primo dei miei limiti che mi tiene lontana dalla fede.
    Le classifiche le faceva pure Nick Hornby in “Alta fedelta'” e possono essere un passatempo sotto l’ombrellone o sul tram, ma lasciano il tempo che trovano, hanno giusto il sapore del revival e della nostalgia che piace ai veltroniani, per capirci.
    Pero’ la risposta (che poi e’ una domanda) di Guido la trovo fulminante: perché non cercare piuttosto dieci buone ragioni per morire? Perche’ alla fine, tranne per gravi malattie del corpo o dello spirito, nessuno di noi ha voglia di rinunciare alla vita e allora le ragioni per morire non devono essere buone ma ottime. Direi quelle per cui ci impegniamo tutta la vita tanto da sperare che la morte arrivi il piu’ in la’ possibile.

  2. penso che la vita sia come un contenitore per accogliere noi stessi. il motivo per viverla è in sè stessa, così come un cassetto si chiama cassetto solo nel momento in cui sta in un mobile, preferibilmente pieno di cianfrusaglie. o calzini, chiaro
    personalmente penso solo ad un motivo per morire: un sogno. qualcosa d così grande rispetto a noi, anche lontano, ma per cui si può dare tutto.
    ps: 😀 scusa l’intrusione, mi aveva incuriosito il titolo!

    1. Obnubilata dal revival emozionale del messaggio, tuttavia avevo delle perplessità sull’esprimermi sull’argomento delle ragioni del vivere. Qualcosa non quadrava … grazie Costanza per aver fatto luce su questo qualcosa. Quelle di Saviano sono piuttosto i momenti goduriosi della vita, non certo le ragioni del vivere.

      Detto questo, GUIDO FOR PRESIDENT.

      1. guido

        Grazie Corie! sei molto simpatica come del resto il tuo Blog.
        PS “a piedi nudi nel parco” è una delle mie commedie preferite come avrai già capito se hai visto il book trailer del libro su youtube.

  3. raffaella

    Credo che bisognerebbe dare alle clasifiche e agli elenchi tanto in voga il giusto peso e il giusto posto. Non credo che Saviano intenda la mozzarella come il primo motivo per cui vivere, tanto che mi sembra abbia fatto ben altro, ma si tratta di un gioco, un invito a recuperare quegli “attimi di trascurabile felicità” che illuminano la vita ma certo di per sè non la giustificano. Anche nel libro di Costanza ci sono descrizioni e racconti di vita quotidiana che possono sembrare banali e persino stucchevoli se non si riesce ad andare oltre il significato immediato.
    Una cosa che invece mi trova in totale disaccordo è l’opposizione tra il “popolo di Repubblica” (di cui faccio parte, consapevole del fatto che si tratti di una variegata famiglia) e i “cattolici”. Forse che i lettori di Repubblica siano tutti atei? e da chi sarebbero degnamente rappresentati i Cattolici? Forse tutti lettori del Foglio? Personalmente trovo alcuni articoli di Langone lontani anni luce da quella sensibilità che io mi aspetto di trovare in un cattolico! Bisognerebbe convincersi che la Chiesa è grande e solida perchè ospita tra le sue braccia idee, sensibilità, modi di sentire molto diversi ma tutti con pari diritto di appartenenza: C.M.Martini, Padre Alex Zanotelli, Don Giussani, Don Giacomo Panizza, il card. Biffi, (solo per dire alcuni nomi che mi vengono in mente ora) sono tutti uomini di Chiesa molto diversi tra loro e dai quali ci si può sentire più o meno rappresentati. Ma non si può negare “diritto di cittadinanza” a chi esprime sensibilità ed idee diverse (naturalmente fatto salvo l’impianto dogmatico) quasi che ognuno di noi fosse il detentore della “vera fede”.

    1. elisabetta

      come ho recentemente scoperto, anche oggi sono d’accordo con Raffaella, pure se non mi sento di appartenere a nessun “popolo” ne’ di Repubblica ne’ (men che meno) del Foglio.
      E visto che parliamo di elenchi aggiungerei don Milani, padre Gutiérrez, monsignor Nogaro, don Ciotti… insomma una lista piuttosto lunga tra gli uomini di Chiesa, e visto che la Chiesa e’ la comunita’ dei fedeli si’, ma alla fine degli uomini e delle donne, direi che c’e’ spazio per tutti

  4. maria joana

    For me both questions have the same answer, why should we live for and why should we die for? You are talking about Purpose in life! Some of us spend our lives looking for it, and will never find, others just don’t care: you just live your life each day. But,for some, like me, it’s a question of life. Why am i here? for what? am i an accident? do i matter? what i do matter?
    I believe we have a purpose! We all do.God has given each one of us a talent or many, and we are supposed to use it. When we use it ,that’s when we find our purpose, that’s when we are happy, that’s when to live or to die, becomes the same thing. Because you just feel right, you feel that you are doing what you are supposed to. Then, it does not matter if is eating mozzarella or finding the cure of cancer, we all matter to God.

  5. Laura

    Un conto sono le ragioni per vivere, un conto le ragioni per cui la vita è bella. Gli elenchi di Saviano non possono che riguardare quest’ultime. Se per lui la mozzarella è la prima ragione per cui vale la pena di vivere, significa che Saviano è un uomo solo che cerca continuamente soddisfazioni materiali più che ragioni di vita. Infatti la mozzarella si esaurisce, la ragione di vita dura per sempre. E comunque, la vita in sè è la ragione principale e fondante per cui vale la pena vivere. Infatti, senza il valore della vita nessun altro valore ha senso, senza vita cosa’altro può esserci? La vita è la condizione per ogni altro valore!

  6. Alberto Conti

    Reduce da un “Tranquillo week end di paura” con il Piccolo in ospedale per il virus gastrointestinale, risentire le 10 ragioni di Saviano mi intristisce per quali siano i modelli proposti oggi; non posso che essere d’accordo con Laura: Saviano è un uomo solo come molte delle persone che incontro e mi dispiace per loro perchè, come diceva Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, “la solitudine è la più grande povertà”.

  7. La vita è un dono non solo per i cattolici, lo è per tutti quelli che razionalmente sanno dare un nome a qualcosa che ciascuno ha, è gratis, e che pertanto qualcuno o qualcosa ce l’ha regalata e continua a farlo. Se nel popolo di Repubblica c’è qualcuno che la pensa così, ben venga, anche se mi pare che vada per la maggiore una sensazione di appropriazione indebita: è mia e decido io.
    Però, se mi consentite, io approfondirei ulteriormente dicendo che la vita più che un vero e proprio dono, è una forma di affido temporaneo. Discutendone altrove mi è capitato che qualcuno cavalcasse l’idea del dono per dire “ok, è un dono, ma una volta che me l’hanno consegnato il dono è mio e ne faccio quel che voglio io”. Invece se si coglie la vera essenza dell’analogia con l’affido, riusciamo a comprendere nel concetto di vita anche il fatto che 1) non è una proprietà, 2) va accolta e trattata con cura e affetto, 3) va alimentata e fatta crescere, 4) è bene che porti frutto, si realizzi e si moltiplichi 5) alla fine non la puoi tenere, la devi restituire quando ti viene chiesta indietro.

  8. paulbratter

    E’ chiaro che la lista di saviano e dei suoi lettori non è un manifesto di valori ma questo non vuol dire che sia meno significativa, e riguarda, secondo me, un’idea di egoismo e edonismo che piace molto agli adulti di oggi eterni adolescenti (e questo tema c’è anche nel libro di costanza). Proprio come gli adolescenti che muoiono per quella felpa e solo quella, o per quelle scarpe o per quel giro di amici, così da grandi che male c’è (una della frasi più pericolose se usata male), se si vuole vivere per il gusto che dà quella mozzarella o quel gelato, ma solo quello?
    Per questo la lista saviano non ha neanche il coraggio di essere dissacratoria e irriverente (e divertente)come la famosa lista Cuore, perchè è sì un gioco MA ANCHE no.

  9. paulbratter

    volevo anche aggiungere che se uno facesse una vera lista di cose per cui vale la pena vivere come i figli, la donna amata, la fede, la fede politica, la libertà etc. se si cambia la domanda in “cose per cui vale la pena morire” funziona lo stesso.
    provate a invertire la domanda alle liste “saviano”…il risultato è esilerante.

      1. paulbratter

        forse semplicemente la morte (sia la nostra che quella degli altri) fa parte della vita ed è il compimento di essa.

    1. raffaella

      Proprio perchè questa inversione di verbo (vivere-morire) nel caso della lista Saviano sarebbe, più che esilarante, sconfortante mi pare un’ ulteriore conferma che non si tratta niente di più di un gioco, forse nemmeno particolarmente interessante, un elenco di quelle piccole cose che ognuno di noi ama, ricorda con piacere e magari con un pizzico di nostalgia e a cui è affezionato. Dopodiché, se l’assolutizzazione di una cosa o di una persona è tollerata in un adolescente (per quanto con certi limiti) si cresce perché si impara a dare un valore giusto alle cose della vita. Credo che molti lettori di Saviano lo sappiano perfettamente e, al di fuori del gioco, elencherebbero cose molto diverse per cui vale la pena vivere.

      1. paulbratter

        è chiaro che l’espressione “per cui vale la pena vivere” è un’iperbole usata però da uno molto poco understatement e che si atteggia un po’ troppo a guru.

  10. Beh, che dire? Che commenti interessanti! Credo che il livello dei lettori del blog sia altissimo, e non certo per merito mio.
    Maria Joana, grazie, da tanto volevo ringraziarti per il tuo messaggio su FB, e lo faccio ora. Hai proprio colto un aspetto importante: le ragioni per vivere dovrebbero essere le stesse per cui vale la pena morire. Alberto, auguri per il bambino, speriamo che sia tutto a posto. Laura anche io penso che Saviano sia un uomo solo, e anche io penso Guido for president. Quanto alla vera fede, sì, penso che ce ne sia una sola, e il garante di questa è il Papa.

  11. raffaella

    Se andiamo a stringere, gli articoli di fede che professiamo nel Simbolo battesimale o nel Credo sono pochi ed essenziali (per quanto immensi nel significato): di questa fede e di quanto ne discende è garante il Papa attraverso il Magistero. Come declinarla nella vita di tutti i giorni, nelle piccole o grandi scelte che ci si pongono davanti, penso sia lasciato alla libertà e responsabilità del popolo dei battezzati

  12. Paola G.

    penso che si possa vivere ma essere morti..le nostre piccole o grandi frustrazioni quotidiane sono segno che dentro di noi c’è un po di morte..e allora siamo tristi,scontenti perchè le cose non vanno come vorremmo.
    Ma se siamo capaci di trovare e guardare in faccia ciò che non ci va,che proprio non accettiamo…lì il Signore fa veramente miracoli..miracoli proprio!
    Qualche sabato fa ho partecipato ad una Eucarestia in cui il presbitero 31enne sudamericano ha raccontato la sua storia:figlio di ragazza madre,cresciuto con un odio profondo verso il padre che l aveva abbandonato, a 13 anni è antrato a far parte di una banda:”volevamo fare giustizia delle ingiustizie,io mi sentivo giusto perchè sapevo che combatevo un sistema non giusto.Io sapevo distinguere il bene dal male”…e così tra alcol,coltelli e tutto il resto è arrivato a 17 anni e si voleva suicidare perchè in fondo la sua vita faceva schifo.La madre più volte lo invitava ad avvicinarsi a Dio…ma “ero io il Dio di me stesso,nessuno mi poteva dire cosa fare”.
    La madre si ammala di tumore al cervello e questo lo porta ancora di più a bestemmiare Dio…dopo un anno la madre guarisce miracolosamente,anche a detta dei medici.
    decide allora di provare a vedere se veramente questo Dio della mamma lo può aiutare…..e si affida…ora è Sacerdote e ha 31 anni.
    Penso che lui sia la dimostrazione vivente che se si lascia spazio al Signore non ci dobbiamo neanche più domandare per cosa vivere:ogni giorno se sappiamo accettare la storia che il Signore fa con noi..è un grande motivo per vivere!

  13. Alessio Pesaro

    Un grande grazie a Guido che ha ribaltato la domanda “per cosa vale la pena vivere” in che “per che cosa vale la pna morire” e così ha dato il giusto peso alla questione (secondo me).
    Mi è subito venuto in mente uno dei miei libri preferiti, che per molto tempo ho odiato e non compreso, ma di cui ora non posso fare a meno.
    L’autore è Paul Claudel che davanti al cinismo e materialismo dell’800 affermò: “Io non voglio morire, ma vivere!”.
    La sua ricerca lo ha portato a scrivere “L’ANNUNCIO A MARIA” in cui c’è questa frase chiarificatrice di cosa vuol dire essere uomini:
    “Forse che fine della vita è vivere?
    Forse che i figli di Dio resteranno con fermi piedi su questa miserabile terra?
    Non vivere, ma morire, e non digrossar la croce
    ma salirvi e dare in letizia ciò che abbiamo.
    Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!”
    Questa affermazione “dare la vita”, secondo me, vale per chi ha fede e anche per chi non ha fede. Tutti hanno bisogno di trovare qualcosa di talmente affascinante e grande per poter vivere e quindi anche per poter morire. Consiglio a tutti di leggere (e rileggere) il libro anche se all’inizio fa molto arrabbiare. (PS Per chi lo conosce Il mio personaggio preferito ovviamente è Pietro di Craon, peccatore e costruttore)

  14. Hey Hey Hey : sì i toni sono alti ma anche per niente moderati!
    Innanzitutto propongo a Costanza di fondare un movimento di quelle/i che hanno sempre qualcosa da dire, vuoi/volete? Che ne so : “Amiche delle voci metalliche”?
    Personalmente quando non ho niente da dire allora vuol dire che c’è qualcosa di grave oppure che la prospettiva è di una povertà tale da non meritare commenti. Però si verifica quasi sempre la prima, cioè che se non parlo è grave.
    Entrambi, sia io che mio marito, parliamo tantissimo : ultimamente ci siamo rivolti ad un professionista perchè stiamo vacillando sotto i colpi dell’adolescenza di nostro figlio e l’abbiamo lasciato basito. Pensate dunque che potenziale confusivo possiamo avere sui nostri figli.
    Venendo alla questione “senso della vita”…non si potrebbe andare verso una mediazione del tipo : una mozzarella al giorno toglie la mancanza di senso di torno?
    Cioè , non che sia la mozzarella nello specifico, ma qualcosa in cui credere.
    10 ragioni per morire? Amico mio ti voglio tanto bene ma tu sei fuori!!
    Ammetto che spesso la finestra mi sembra l’unica soluzione per me o per altri, però..Abito al secondo piano!
    La vita è un bene prezioso, non va sprecata e dobbiamo giocare nel momento in cui ce l’abbiamo , in qualsiasi forma. Io che combatto giornalmente con la malattia, mia e quella degli altri, so che dobbiamo insistere fino a che non riusciamo a fare qualcosa di buono. Anche io credo che sia eterna, mi sto spolmonando troppo perchè un giorno possa finire così, di botto. Però l’unica certezza è che ci sono adesso e non posso aspettare o perdere tempo, bisogna fare! E se un giorno, un periodo, non riusciamo proprio questo dà la spinta ad un ulteriore ricerca.
    I motivi per vivere ? Parlare, comunicare il proprio pensiero, fare andare il proprio pensiero, anche da tacchino; l’amore, cioè quando quel muscolo che è grande come il nostro pugno, si sente tanto forte e tanto grande da poter contenere qualcuno altro, quando vedi qualcuno (un altro figlio, una persona da aiutare, qualcuno che ti stava sul piffero) e ti viene da dire”Avanti : c’è posto!”; il perdono, è una cosa straordinaria, la generosità, l’allegria, l’amicizia; potrei morire forse solo per difendere qualcuno…
    Anche il sesso non è male, pensate quello che volete; studiare , conoscere, sapere, vedere.
    Ma su tutto, proprio su tutto per me troneggia ….
    IL COCOMERO !!!!
    Si badi bene : non l’anguria, ma il cocomero, che è più romano, più maleducato, più sbrodoloso..
    Insomma perdonatemi : il Signore lo farà..

    In ultimo : Raffaella? Ho avuto una botta di memoria : sbaglio o oggi/domani/ dopodomani giù di lì è il tuo compleanno? Se no prenderò la mia dose di “smemoryl” abituale…
    😉 🙂

    1. raffaella

      Paola, sono basita! Non ci vediamo forse da vent’anni e tu ti ricordi che il mio compleanno è in questo periodo? (esattamente l’11 aprile). Ecco, questa è una cosa in cui sicuramente uomini e donne non saranno mai uguali. Grazie

      1. Ahiahai ..per me l’11 aprile sul 30 marzo è un fallimento..sai sto invecchiando e mi ricordo nettamente le cose del passato ma non dove ho appoggiato le chiavi della macchina oggi…terribile 🙁

  15. francesca scatozza

    …se non lo sa Saviano per cosa vale la pena morire, non saprei chi altri… I laici hanno e perseguono valori altissimi, tanto quanto i credenti e a volte coincidono. Quanto ai motivi per vivere, vale tutto anche la mozzarella, quando hai ben chiaro ogni giorno il rischio che corri.
    Baci e abbi pazienza ma non lascio né Saviano né tanto meno le balene in balia dei tuoi sermoni senza frappormi eroicamente. Quando passerai sul mio cadavere sapremo per cosa ero disposta a morire io :-)))

    1. raffaella

      Secondo me, Dio ha messo in ogni uomo quella scintilla divina, che non saprei come definire, che consente ad ognuno di ricercare e sperimentare il bello, il vero, il giusto e dare quindi un valore altissimo alla vita. Per un cristiano il motivo principale per cui vivere dovrebbe certo essere Cristo e dovremmo essere sempre pronti a dare ragione di questa speranza e di questa fede (il condizionale è d’obbligo, almeno per me). Ma chiunque, credente di qualunque fede o non credente, può e deve trovare nella sua umanità i motivi che diano senso a quest’avventura così impegnativa che è la vita. Forse l’Amore in tutte le sue diverse sfaccettature è la risposta più inclusiva.

    2. E la cosa incredibile è che non solo mi sei incredibilmente simpatica, non solo sei la mia nuova icona di stile, ma ti stimo anche molto, e non me lo spiego. Oltre ad esserti riconoscente per essere venuta a spingere il mio catorcio in parcheggio stamattina, sfidando la pressione bassa col tuo cappottino bianco da Colazione da Tiffany.

  16. Il ribaltamento, da parte di Guido, della domanda di Costanza, delle ragione del vivere e del morire mi pare geniale e, come hanno già osservato molti di voi, per nulla scontato.
    Morire, infatti, si può anche esprimere con ‘perdere la vita’, e perdere la vita non si riferisce solo a quella biologica, ma ad ogni realtà di privazione, mortificazione, tribolazione, mancanza o sofferenza che ci fa morire dentro, ci limita, ci penalizza, sembra toglierci la felicità ed il gusto della vita.
    La vita si può perdere anche offrendola, dandola agli altri, ai figli, ai mariti o alle mogli, o accettando le sofferenze che la storia personale ci riserva.
    Come faccio ad amare e non separarmi da una moglie sempre trasandata che non ascolta quello che dico e che in casa mi smentisce ed umilia di fronte ai figli e vuol sempre comandare lei? Come faccio ad accettare mio marito che mi tradisce? Come faccio ad accettare il tumore che mi sta consumando la carne? Come faccio ad accettare ed obbedire lealmente ad un capufficio che mi umilia, mi snobba, mi riprende continuamente e senza motivo?…
    Ciascuno ha la sua croce, sulla quale perde, o dà, tutti i giorni la vita, e l’elenco potrebbe essere lungo.
    Ci sono croci (uguale sofferenze) alle quali ciascuno di noi non può sfuggire: di fronte a queste, credo non ci sia lista Saviano che tenga.
    C’è solo Gesù Cristo.
    In lui, la Chiesa presenta il mistero cristiano della Croce.
    Nessuna religione ha un mistero così alto come quello della Croce, vero albero di vita; nessuna religione ha un Dio che si è fatto uomo ed ha offerto e dato liberamente la sua vita per l’uomo, per noi.
    Per che cosa? Per la resurrezione!
    Con Gesù Cristo, posso entrare nella croce, nelle mie morti quotidiane, sapendo che se muoio con lui, con lui risorgerò. Anche dalle piccole e grandi morti quotidiane.
    Questo credo sia l’unico e vero senso della vita, e anche del morire: mihi vivere Christum est (non so se il latino è corretto…).
    Chi vuol essere mio discepolo, prenda la sua croce e mi segua; chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la sua vita per causa mia, la ritroverà.
    Questa è la sapienza del cristianesimo, stoltezza per il mondo.
    Noi la celebreremo, presto, nella Pasqua!
    Per ricevere questa Vita, che è entusiasmo, allegria, creatività, amore alla vita ed alle persone (per chi può sperimentarlo, in Dio c’è un dinamismo d’Amore impressionante, per me stare con Lui è come stare seduto su un vulcano sempre in attività, non si tocca mai terra …), credo proprio valga la pena di accettare anche le croci che Lui permette nella nostra vita.
    Ricordate in Passion l’immagine di Cristo che abbraccia la croce dicendo io faccio nuove tutte le cose?
    Ecco, per quello vale certamente la pena di vivere e di morire!
    Chiedo scusa se mi sono dilungato …

  17. Paola G.

    Grande Livio…anche se non ti conosco hai espresso benissimo quello che avrei voluto dire anche io nel mio incasinato commento..
    Ma una domanda:a Pasqua veglierai tutta notte in preghiera(naturalmente)?

      1. Paola G.

        Allora ho capito perchè mi trovo tanto nelle tue parole!
        Condivideremo quella notte da lontano..ma non tantissimo perchè se non ho capito male tu sei di Piacenza,mentre io sono della provincia di Milano!
        E diremo con gioia Cristo è risorto..è veramente risorto!Alleluia
        Grazie

    1. Cara Paola, evidentemente condividiamo la stessa esperienza di fede; assieme ad altre, una delle ricchezze della Chiesa, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II. Noi amiamo molto il nostro cammino, e io in particolare so da quante morti Gesù Cristo m’ha salvato attraverso questa chiamata! Sì, a Pasqua ci saluteremo con il saluto della Chiesa Ortodossa: Kristos anesti! Alithos anesti! Spero di aver fatto la citazione giusta e, comunque, te la anticipo ora per allora! Un abbraccio!

  18. Laura

    Se non ho l’amore niente…
    Mio padre, uomo di grande fede, ha speso parte della sua vita annunciando questo Amore nel mondo, nella chiesa, in famiglia e mentre eravamo sull’ambulanza che lo portava in ospedale per la fase terminale della leucemia mieloide cronica con cui conviveva, mi ha chiesto di perdonarlo perché non era riuscito a lasciarci dei soldi in eredita’. Papa’, i soldi non sono importanti , gli ho detto,tu ci hai lasciato un bene molto piu’ prezioso: la fede che è per noi come una possente armatura con cui vivere acquista un significato pieno ,senza paura di perdersi nell’altro e per l’altro. I soldi se ce li avessi lasciati sarebbero stati preda di congiure e guerre familiari perche’ si sa davanti ai soldi non c’è sangue che tenga!!
    Quando è morto, mio padre stava pregando insieme a mia madre e si è addormentato nel Signore sereno che la sua missione su questa terra l’aveva compiuta.
    Oggi la mia prima missione è quella di lasciare questa meravigliosa eredita’ anche ai miei figli e anche se la cosa non è per niente semplice e nonostante la mia primaria incapacita’ non ho paura di sbagliare. So infatti che se non c’è l’amore niente ha senso! Allora di cosa avere paura? che i figli o gli amici ti prendano in giro o vengano presi in giro dagli altri?che gli altri non capiscano? Ma a me importa che capiscano i miei figli non gli altri..Se non ti sei mai sentito amato totalmente e completamente cosi’ come sei ,se questo amore non ha mai trovato un posticino nel tuo cuore stra affollato di ogni cosa ma non dell’amore,se hai paura di abbandonarti all’amore ma credi che siano meglio le briciole piuttosto che la torta mi dispiace!!Non sai cosa ti perdi!!!

    1. Non frequento gli altri blog, ma mi sembra che qui il livello sia davvero alto, molto alto. Grazie davvero a tutti, che mettete dentro spunti di riflessione densi e ricchissimi. Ci sarebbe da ragionare per annate intere. E grazie a Laura che ha messo a disposizione un ricordo così intimo e delicato e doloroso. Grazie!

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