Chi insegna ancora ai bambini le preghiere a memoria?

di Giovanni Lindo Ferretti    

Due volte l’anno cambia l’ora, lo so c’è molto di peggio ma il mio ritmo
vitale non gradisce e un diffuso malumore mi avvolge: divento intrattabile,
arrogante, sgradevole a me stesso. Poi alzo gli occhi ai monti tra squarci di
basse nuvole, la nebbia risale le valli, resto incantato dalla bellezza della
Creazione; recito le preghiere che ho imparato da bambino con la stessa
intenzione e ben altra consapevolezza; canto il Salve Regina con le Litanie, il
Te Deum e ritrovo, con fatica, il mio posto tra le Creature. Sono poche le
persone che conosco, a cui voglio bene, che insegnano, hanno insegnato, le
preghiere ai propri figli: non le conoscono proprio o hanno voluto dimenticarle come ingombranti residuali di secoli bui. continua a leggere

Pocket coffee e cavallette

di Costanza Miriano

Sabato con il mio solito astuto tempismo e con la sagacia strategica che da sempre mi caratterizza mi è venuta voglia di fare una corsetta tonificante nel luogo e nel tempo probabilmente al momento meno opportuni del pianeta, se si esclude forse la Somalia. Non avevo, infatti, esattamente realizzato che in quel momento il mio quartiere veniva devastato – sono giornalista per errore e non sto mai sulla notizia –, e mi sono trovata a respirare a pieni polmoni i miasmi delle auto bruciate e le sgassate dei mezzi di Polizia, visto che abitiamo a san Giovanni (quando una parte del corteo, quella pacifica, è passata sotto casa, mio figlio è uscito in giardino a vedere col casco, un coperchio di latta come scudo e il fucile a pallini: il pericolo è il suo mestiere). continua a leggere