di Costanza Miriano
Io pensavo di sapere le cose. Anzi, da quando ho cominciato a scrivere libri dispensando consigli (non richiesti), a casa nostra è diventato ormai una sorta di topos letterario, un ritornello, il “sulla teoria sono preparata, è sulla pratica che posso migliorare” (la seconda parte della frase è quella più amata da qualche persona che ho sposato, e anche dalla gente bassa che abbiamo generato insieme). Ecco, dopo aver letto questo libro so che non sono preparata neanche sulla teoria. È ufficiale, è provato scientificamente ormai, da quando mi sono imbattuta nelle pagine di questo secondo volume delle catechesi dei Cinque Passi.
Molte le avevo anche ascoltate in diretta, ma leggere è un’altra cosa: non perdi una sillaba, puoi tornare indietro, fermarti a riflettere e ripartire. L’essere umano è davvero un mistero, anche a se stesso, e ci vuole decisione e delicatezza insieme, forza e tenerezza, che sono poi le qualità che colpiscono più di padre Maurizio (tranne quando gioca a pallone, frangente in cui mette diciamo così da parte la delicatezza). Così, scorrendo queste parole, ho cominciato a guardare alle questioni – le passioni, i difetti umani, i sentimenti e gli abiti mentali – mettendo via le mie categorie già belle organizzate, e scoprendo che invece le cose possono essere guardate con più intelligenza, più sensibilità e amore per l’uomo, che è la cifra di fondo di queste pagine. Lo si può fare, sì, se si trascorre la vita in confessionale.
Lo si può fare se si ha sempre in tasca un taccuino e una penna per cogliere quello che di buono c’è intorno – e di persone eccezionali intorno a padre Maurizio Botta ne girano moltissime. Lo si può fare se si sale “come nani sulle spalle di giganti”, mettendo duemila anni di storia della Chiesa – con il suo patrimonio di padri, dottori e santi – insieme al cinema, la letteratura, la musica di tutti i tempi, fino a quella contemporanea. Che poi questa è una delle caratteristiche più appassionanti dei Cinque Passi: nessun complesso di inferiorità nei confronti della cultura “laica”, ma anzi la capacità di trovare ovunque, anche negli angoli più lontani dalle sacrestie, semi di bene e bellezza e verità, perché la fede non mortifica mai l’intelligenza, anzi la compie. È una capacità preziosa, ancora di più oggi che le radici culturali cristiane non solo non vengono riconosciute, ma anzi si rinnegano.
Rinnegare il Vangelo significa però non sapere più chi siamo, non conoscere la verità sull’uomo, prima di tutto. Effettivamente a me sembra che oggi a mancare prima che i cristiani siano gli uomini e le donne. Gesù poteva parlare a uomini che capivano le sue categorie, erano formati dalla pedagogia della vita, dalla difficoltà, dalle regole della natura. Oggi viviamo in una sorta di palude dell’individualismo: molti di noi invece che avere un progetto su cui costruire la propria cattedrale, cioè un progetto di vita serio, si aggirano abbastanza casualmente come in un bazar, prendendo quello che capita secondo una sorta di dittatura delle emozioni e dei bisogni. La maggior parte delle persone, educata dalle catechesi del mondo, non ha davvero gli strumenti per orientarsi nella vita, fa pensare alle “pecore senza pastore” per cui Gesù si intenerisce prima di fare il miracolo dei pani e dei pesci.
Ecco, mi sembra che i Cinque Passi, che sono catechesi aperte a tutta la città, e che spesso attirano anche persone lontane dalla fede, facciano proprio questo. Prendersi cura prima di tutto dell’uomo, aiutarlo a vivere, fornirgli strumenti di discernimento e lettura di sé. E ogni volta che frequento persone lontane dalla fede, che non hanno ascoltato parole buone, parole che fanno vivere, mi rendo conto che siamo tutti canne al vento, canne riempite da ciò di cui si nutrono. Noi siamo le parole che ascoltiamo, e la Parola di Dio è quella che davvero ci fa fiorire, generare, essere fecondi. Ma prima di annunciare Cristo, prima di parlare del Catechismo della Chiesa o di teologia, bisogna ricostruire l’uomo. Solo così potrà ascoltare altre parole.
È per questo che vorrei rendere questi libri dei Cinque Passi testi obbligatori al liceo (ma ci sono parecchi ultracinquantenni che ne trarrebbero giovamento, se è per questo, per non parlare delle giovanissime quarantaseienni come me). Tanti ragazzi scoprirebbero che le passioni che li fanno soffrire, che i blocchi che tengono ferme le loro vite, che i dolori da cui sembra troppo difficile riprendersi, è possibile leggerli grazie alla sapienza di tanti, tantissimi fratelli maggiori che padre Maurizio chiama a raccolta per le sue catechesi. Scoprirebbero che non sono soli in questa avventura, e che possono scegliere di aderire a una compagnia di fratelli che li custodiranno, vicini di trincea che copriranno loro le spalle nel momento dell’attacco nemico.
Prima ancora dei contenuti specifici delle catechesi, però, la cosa più potente e preziosa da annunciare al mondo è il bisogno della catechesi stessa. Perché così tanta gente affolla la Chiesa Nuova i venerdì dei Cinque Passi? Perché ci si portano gli sgabelli, o ci si siede per terra o sui gradini dei confessionali? Perché si rimane fino alla fine, su balaustre di marmo fredde e scomode in una sera d’inverno? Che bisogno c’è? La notizia appunto è il bisogno. L’uomo è malato. In tutti i tempi, a tutte le latitudini, l’uomo è un malato bisognoso di guarigione. Nel linguaggio della fede diciamo che ogni uomo ha bisogno di essere redento. Nel linguaggio del mondo possiamo anche dire che sono tutti fuori di testa (”visto da vicino nessuno è normale”), ma comunque scegliamo di dirlo, non ci si può non arrendere di fronte a questa evidenza. L’essenza non cambia: senza Dio siamo senza centro, siamo senza respiro. È per questo che noi che agli incontri di Chiesa Nuova ci stringiamo dentro, non siamo molto diversi da quelli che dormono in piazza. Siamo mendicanti. Mendicanti di verità, di Spirito Santo, di una luce sulla nostra vita, di un annuncio che ci restituisca, ogni giorno, il nostro vero volto.
Mendichiamo Amore, chiedendolo ad ogni persona e talvolta anche animale o cosa che incontriamo …e talvolta arriviamo a prostituirci – ad essere adulteri certamente – per averne un po’.
Per questo la gente si affolla nei (pochi purtroppo) luoghi dove c’è chi parla di un Amore gratuito e sconfinato che sembra destinato proprio a te, a te che ascolti, anche se chi parla neppure conosce il tuo nome.
Perché si avverte che ascoltare la Verità, senza giudizi ma anche senza remore, è anch’esso un atto di Amore.
Siamo servi inutile….solo Cristo Gesù è Amore …io personalmente sento che il silenzio parla e fa….stando alla Sua Parola giorno per giorno….cado e Lui mi rialza …cosi parlo con chi incontro..sono peccatori alla ricerca d’amore vero, che solo Cristo Gesù mi può dare…per questo è morto e Risorto per me e per te ….per chi crede…..ciao e buona serata pace e bene….
Che bellezza!
Scusa, Maddalena, sei la Maddalena Fabbri che scrive sul blog di don Leonardi ? Se fosse, ti vorrei fare un saluto, che, purtroppo, in quel blog dalla censura feroce ( te lo assicuro proprio feroce ! ) , mi è impedito, come mi è impedito di farti qualsiasi domanda.
Hai un tuo blog ? Mi farebbe piacere confrontarmi con te su tante questioni. Comunque, almeno un saluto e un segnale di apprezzamento, volevo mandartelo : mi censurano persino i complimenti !
Mi scuso con tutti, in primis con Costanza, per questa intrusione.
Sono io!
Non ho un mio blog….ricambio il saluto molto volentieri!
Se vuoi puoi scrivermi su Messenger.
Puoi chiedermi amicizia su fb.
Cara Maddalena, grazie di avermi risposto ! Purtroppo non ho messenger né facebook, non sono molto social, lo ammetto, però mi piace leggere e interagire sul web, quando me lo permettono ! Sono contenta , comunque, di aver potuto finalmente esprimerti il mio apprezzamento e il mio incoraggiamento !
( grazie, Costanza ! )
grazie a te (Perdonaci davvero, Costanza)!
Leggendo la descrizione dell’uomo di oggi in questo intervento, mi è venuto in mente il mio ultimo viaggio in Cina. Una collega, una volta, chiacchierando, mi aveva detto: “Noi cinesi la Domenica non andiamo in chiesa, perciò andiamo ai centri commerciali”. Sarà che sono luoghi che odio, non ci avevo creduto più di tanto. Poi, a marzo, ci fu un congresso in una cittadina chiamata Hangzhou (9 milioni di abitanti). La Domenica, mentre andavo a messa (sospetto in una chiesa accettata dal regime, anche se c’erano segni strani rispetto a ciò), mi trovai a passare per le vie del centro. Migliaia di persone che vagavano in mezzo a vetrine piene di roba, ognuno guardando avanti a sé, con qualche gruppo di giovani, ma nessuno appariva particolarmente felice, piuttosto annoiati. Temo che sia la direzione verso cui anche noi, avendo dimenticato Dio, stiamo purtroppo andando.
Ah beh, il rito del centro commerciale domenicale già c’è… 😐
Sì, ma ancora non è così terribile come in Cina….
Grazie….
grazie infinite ….
L’ha ribloggato su Leonida & Co..
Perché così tanta gente affolla la Chiesa Nuova i venerdì dei Cinque Passi? Perché ci si portano gli sgabelli, o ci si siede per terra o sui gradini dei confessionali? Perché si rimane fino alla fine, su balaustre di marmo fredde e scomode in una sera d’inverno? Che bisogno c’è?
quanta differenza con :
Mezzogiorno d’incenso
di Edoardo D’Antonia
( su campari demaistre)
….Trattenendo il tremolio delle sue mani disse infine, con voce il più possibile solenne: “Io vi benedico”. Le gambe degli astanti si mossero appena, mentre il prete alzava la mano destra pronto al segno di croce, “nel nome del Padre”, qualcuno strinse la panca di fronte a sé, “del Figlio”, i piedi fremettero, “e dello Spirito Santo”.
Come dopo lo sparo che segnala la partenza dei cento metri, la platea si scaraventò fuori dalle panche con la foga di un esercito di spartani.
Le prime vittime erano, come sempre, quelli che sedevano alle estremità (a meno che si trattasse di qualcuno abbastanza veloce da dileguarsi in tempo).
Ginocchia sbucciate e rotule fratturate seguivano alla genuflessione di chi si arrischiava a compierla in quel frangente. E questo quando non venivano calpestati da individui pratici, i quali evitavano quel gesto per raggiungere più velocemente la salvezza. Santini, foglietti e libri di canti sferzavano la nebbia di incenso.
😀 😀 riso amaro 😐
“Ma un paio di fedeli caparbi si mossero in senso contrario, mettendo a rischio la loro stessa vita e risalirono la “corrente” avversa sino a portarsi all’entrata della sagrestia ad intercettare il sacerdote …per lamentarsi che la Messa era durata troppo!”
😛
Qualcosa di simile l’ho vista in Francia, questa estate. La chiesina era sì mezza piena (peraltro: unica messa in tutto il circondario di paesi, d’estate tutt’altro che deserti in quanto a vocazione turistica), ma solo perché c’era un prete di Marsiglia con dei ragazzi in campo estivo. I ragazzi, peraltro, sono entrati quasi tutti con aria annoiata, mani in tasca, guardandosi intorno ovunque, tranne che verso il tabernacolo, con una faccia che in italiano si potrebbe rendere con l’espressione “mboh…” (in francese è una specie di sbuffo). Poi c’erano un paio di famiglie in tutta evidenza di turisti e cinque/sei donne indigene. Una in particolare era in posizione strategica, vicino alla porta (situata subito a fianco delle panche, di lato, in posizione centrale). Dopo l’ultima parola del prete è stato un battito di ciglia e la donna prima c’era, poi non c’era più. Una mossa atletica che deve essere coronamento di una lunga pratica.
Nessuno, ma proprio nessuno, si è genuflesso o ha fatto il segno della croce entrando o uscendo dalla chiesa.
Per cui, il bel commento di Bariom delle 17:23 va integrato: esiste gente che ha fame, e quindi non ci sorprendiamo se si affollano per le prediche di quelli come padre Maurizio, ma c’è anche gente a cui non gliene frega proprio niente.
Talvolta “la fame vien mangiando” 😉
Altre volte ti passa del tutto, quando ti vedi propinata sempre la stessa minestra (volevo dire “sbobba”, ma non esageriamo…).
Poi che ci siano persone a cui “non frega niente” ci stà o meglio ci sono…
“Nessuno, ma proprio nessuno, si è genuflesso o ha fatto il segno della croce entrando o uscendo dalla chiesa”.
Ad Aosta mi è capitato di sentire il commento stupito di una signora anziana mentre genuflettevo davanti al SS. Sacramento: “Che bello che c’è ancora qualcuno che saluta nostro Signore!”
Aneddoto a parte, uno dei fattori che favoriscono questa disattenzione è, a mio parere, anche da individuarsi in quelle chiese sprovviste di banchi con annessi inginocchiatoi. Ne ho viste diverse in giro per l’Italia e qui a Roma, un caso è riscontrabile nella nuova chiesa del Santuario del Divino Amore. La cosa più triste è che anche la cappella per l’adorazione ne è priva (al posto dei banchi ci sono dei blocchi di pietra, se non erro).
Luigi, da valdostana emigrata in Friuli chiedo a tutti i frequentatori del blog: pregate per la diocesi di Aosta, che è messa maluccio… 🙁
“Una in particolare era in posizione strategica, vicino alla porta (situata subito a fianco delle panche, di lato, in posizione centrale). Dopo l’ultima parola del prete è stato un battito di ciglia e la donna prima c’era, poi non c’era più. Una mossa atletica che deve essere coronamento di una lunga pratica.”
Però Fabrizio riflettevo su una cosa: io stesso vedendo la scena che hai descritto, sarei arrivato alle medesime conclusioni…
Ma… ma mi son detto: la Carità non così ci insegna a guardare l’Altro, peraltro come in questo caso a noi pressoché sconosciuto.
Forse per questa donna non era questione né di “mossa atletica”, né di “coronamento di una lunga pratica”, che di per sé per quanto ironico, potrebbe configurarsi come giudizio temerario.
Forse quella donna ha fatto di tutto per ritagliarsi il tempo di una Messa, magari stava in quel tempo assistendo un figlio seriamente malato o magari un marito che le fa pesare oltremodo ogni sua assenza in particolare per una Messa o un Rosario… non lo sappiamo.
Così il suo restare sino all’ “ultimo secondo”, per poi sparire in “battito di ciglia” può essere persino meritorio…
Poi magari ai ragione tu o io fossi stato al posto tuo, ma può anche essere di no e nel dubbio…
Anni fa, prima di cambiar casa, frequentavo una chiesa tenuta dai frati cappuccini e ricordo che erano stati realizzati degli inginocchiatoi imbottiti (molto comodi, invero).
L’ultima volta che ci sono ri-passato ho visto che in molte panche non c’erano più le imbottiture. Io credo che non ci fossero più, non già per riaffermare una devozione più tradizionale, ma semplicemente perché i buoni padri non hanno i soldi per rifare le imbottiture e poi perché sono inutili, in quanto la gente si inginocchia sempre meno.
E non parliamo degli anziani i quali, man mano che passano gli anni, fanno fatica a inginocchiarsi ed rialzarsi, ma anche i giovani.
Beh, non penso il problema stia in chi ha seri problemi fisici…
Ah, penso anch’io.
Dobbiamo diventare testimonianza vivente. Solo così potremmo contagiare gli scettici e gli increduli. Sforzarci di prendere la parola, la parola di Dio, una volta per tutte, urlare al mondo che ancora c’è speranza.
Parlo per me, soprattutto!
Grazie Costanza.
Beh, non penso il problema stia in chi ha seri problemi fisici…
Chiaro. Anche perché, poi, il segno della croce non richiede particolari sforzi.
Il punto di Luigi, comunque, è valido. Nella chiesa francese a cui mi riferivo gli inginocchiatoi c’erano; ma erano fatti così male – forse anche un problema di disposizione – che ti posso dire che io, che non ho problemi fisici, ho avuto molte difficoltà; praticamente non riuscivi ad inginocchiarti completamente, perché non c’era lo spazio. Mi chiedo quanta è incapacità di chi li progetta e li realizza e quanto dolo c’è in questi casi…
Comunque… anche tentando di riallacciarmi al topic originale, quando c’è l’attrazione non ci sono ostacoli che tengano: Perché ci si portano gli sgabelli, o ci si siede per terra o sui gradini dei confessionali? Perché si rimane fino alla fine, su balaustre di marmo fredde e scomode in una sera d’inverno?.
Tu dici: la fame vien mangiando. Esatto. Io dico che mancano i buoni ristoratori. La qualità media delle prediche e delle catechesi è così bassa che penso sia molto naturale notare quelle interessanti. Non a caso nelle messe con poca gente non sento mai prediche straordinarie.
Forse quella donna ha fatto di tutto per ritagliarsi il tempo di una Messa, magari stava in quel tempo assistendo un figlio seriamente malato o magari un marito che le fa pesare oltremodo ogni sua assenza in particolare per una Messa o un Rosario… non lo sappiamo.
Mah, io dico che una mamma credente con un grosso problema in casa in chiesa ci va esattamente con l’atteggiamento opposto. Comunque, per tagliare la testa al toro: io in chiesa cerco di non distrarmi – cosa che mi capita purtroppo con enorme facilità – e generalmente cerco di “tagliare” i sensi in tutti i modi. Per esempio, inginocchiarsi prima della messa ti consente di non guardare in giro, ma lì era impossibile, se quello davanti sta seduto (gli dai una zuccata). Inoltre mi distraggono i rumori e le conversazioni (*). E quindi non ho potuto fare a meno di sentire la signora ciacolare con le altre prima dell’inizio della conversazione… “Come va?” “Tutto bene” e poi del più e del meno, con aria leggera. No, non aveva problemi urgenti in casa.
Così come quelli che rispondono al telefono in chiesa… In teoria, mi dico, potrebbero avere un malato terminale in casa, che magari può morire da un momento all’altro. Macché. Quando rispondono, parlano del più e del meno…
@Gigliola
Qualche diocesi è messa peggio di altre… ma non è che in generale si stia messi bene ovunque. 🙁
(*) Già che ci sono, ti/vi pongo una dubbio che mi gira in testa da tempo: ma secondo voi è inopportuno mettersi i tappi nelle orecchie, ovviamente qui mi riferisco ai momenti di adorazione o di preghiera fuori dalla liturgia, dove è previsto che non si debba ascoltare niente?
@Fabrizio
Se trova dei tappi poco appariscenti… 😉
Personalmente diffiderei da una soluzione del genere perché i rumori sarebbero solo attutiti e, di conseguenza, rischierebbe l’effetto contrario a quello desiderato, vale a dire che sarebbe possibile una distrazione maggiore.
In questo senso posso consigliare la lettura dei capitoli 28 e 29 del Cammino di perfezione di s. Teresa d’Avila (li può trovare qui http://www.unionecatechisti.it/Testi/Dottori/TeresaAv/CammPerf/Indice.htm ). Lì Teresa parla della “orazione di raccoglimento” che in realtà è un esercizio preparatorio alla orazione stessa.
Del resto, nelle sue opere, parla spesso delle distrazioni interne ed esterne (a volte definisce l’immaginazione come “la pazza di casa” cui non bisogna prestare molta attenzione…) e fornisce preziosi consigli per non lasciarsene dominare.
I realtà è sempre un “esercizio” di “concentrazione mistica” (e talvolta neppure tanto mistica ma molto pratica).
E’ un continuo richiamare la mente (la pazza della casa appunto) a ciò che il nostro cuore desidera, a ciò che sappiamo essere “primario”.
Questa difficoltà la troviamo persino se siamo intenti a pregare nel “segreto della nostra stanzetta” e nel massimo silenzio.
Si prega e la mente dopo un po’ se ne va a pensare al lavoro, a cosa fare dopo, alle cose più strampalate (senza voler arrivare agli attacchi che il maligno riserva a chi è già piuttosto avanti nel cammino di santità).
Quindi è sempre il solito combattimento tra l’uomo di carne e quello dello spirito.
Certo che se siamo a Messa e iniziamo a gurdarci a destra e sinistra, valutando questo o quel atteggiamento, prestando l’orecchio a questo o quel discorso, abbiamo già esaurito in un sol colpo tutta la nostra “mistica concentrazione”…
E a poco forse varranno le nostre genuflessioni e gli atteggiamenti del corpo se la mente è impegnata “altrove”.
Vale forse come scusante il disturbo esterno visto che pretendiamo da altri tanta attenzione e zelo? Forse… non so.
Che a ben vedere il guardarci intorno e deplorare nel cuore o altrove serve? Avremo cambiato qualcosa? In noi poco, negli altri anche meno.
Difatto sappiamo, dalla testimonianza di tanti che ci hanno preceduto (Santi straordinari o Santi “ordinari”) che il loro atteggiamento rapito dalle “Cose Sante” (Preghiera, Adorazione, Santa Messa, ecc,) a richiamato, quando non addirittura convertito, molti… anche intere Comunità.
domanda. se questo è il secondo volume sulla catechesi dei “5 passi” quale è il primo? grazie
https://costanzamiriano.com/2016/10/31/scegliera-lui-da-grande-il-libro/
Purtroppo, però, molte cose si oppongono alla genuflessione. Ricordo mio padre si inginocchiava anche per terra, senza bisogno di inginocchiatoi e tutti noi figli abbiamo imparato da lui. Mi stupisce quando vedo gente che non lo fa (di cui magari conosco una gran fede, peraltro). La verità è che dal pulpito è sempre meno richiesto. Non so nelle altre diocesi, ma in quella di Milano è scomparsa nei foglietti, in caso di benedizioni solenni, la formula. “inchinatevi per la benedizione!”. Il nostro parroco ancora la dice, ma non ne vedo molti altri.
Un’altra cosa che mi lascia perplesso è la facilità con cui vengono saltate le processioni: bastano quattro gocce (qualche volta anche solo la minaccia) e la processione viene sostituita da una funzione in chiesa (peraltro di solito troppo didattica e troppo poco appassionante): ogni volta mi arrabbio e minaccio di non andare, poi vado perché penso che non si vada per il prete, ma garantisco che faccio fatica. Eppure le processioni sono rimaste uno dei pochi modi per far vedere al mondo che ci siamo…
La verità è che dal pulpito è sempre meno richiesto. Non so nelle altre diocesi, ma in quella di Milano è scomparsa nei foglietti, in caso di benedizioni solenni, la formula. “inchinatevi per la benedizione!”.
https://satiricus.wordpress.com/2012/11/05/lultimo-liturgista/
Benedetto XVI è temutissimo da Satana. Le sue messe, le sue benedizioni, le sue parole sono come dei potenti esorcismi… Credo tuttavia che il suo pontificato sia un grande esorcismo contro Satana.
Il modo con cui Benedetto XVI vive la liturgia. Il suo rispetto delle regole. Il suo rigore. La sua postura sono efficacissimi contro Satana. La liturgia celebrata dal pontefice è potente. Satana è ferito ogni volta che il papa celebra l’eucaristia. (p. 219)
Benedetto XVI non è temuto per il valore della sua persona, per un carisma di fascinoso prelato o simili: è la liturgia a fare la differenza, è lo stile celebrativo a ferire Satana. Capire questo significa TUTTO, soprattutto per le giovani generazioni che hanno perso il senso soprannaturale del liturgico.
Non che l’abbiano perso per colpa propria, è il clero – a partire dai cosiddetti teologi e docenti – ad aver estromesso certe categorie e addirittura ad opporvisi fino ad oggi. Che una messa possa essere “più potente” di un altra è cosa bollata come residuo di magismo.
Inutile cercare di spiegare che tra magia e socialismo esisteva una sana via di mezzo: la liturgia cattolica e cattolicamente intesa (e celebrata).
http://www.campariedemaistre.com/2017/11/la-chiesa-liquida-lesorcista-impotente.html
Vittorio Messori avrebbe indicato l’attuale situazione cattolica sotto il pontificato di Francesco con l’espressione di sapore baumaniano di “Chiesa liquida” .
…
Sto dicendo che l’umanità veleggia verso il proprio dramma e il proprio dramma è condito di alcuni elementi: la liquidità, la paralisi nei peccati, il soffocamento tra demoni muti, liturgie sciatte, promesse di amicizie spirituali senza vigore, il tutto orientato ad una e una cosa soltanto: l’esaltazione esasperata del sé.
E insomma, decisamente contro questo si è incarnato il Cristo
Obbligatori al liceo i libri dei Cinque Passi?? Ma mica si può rendere obbligatorio qualcosa che riguarda la fede!
Questa difficoltà la troviamo persino se siamo intenti a pregare nel “segreto della nostra stanzetta” e nel massimo silenzio.
E a poco forse varranno le nostre genuflessioni e gli atteggiamenti del corpo se la mente è impegnata “altrove”.
Vale forse come scusante il disturbo esterno visto che pretendiamo da altri tanta attenzione e zelo? Forse… non so.
Se volessi ironizzare, citerei Papa Francesco che dice che si fa quel che si può, e non si deve mirare all'”ideale”. Diamine, se questo vale per l’indissolubilità del matrimonio, varrà pure per le distrazioni. Ma ovviamente ironizzo, e ritengo che quelle parole siano fuorvianti.
Tornando ad un discorso serio: scusante totale no; ma le due situazioni sono molto diverse. Mi è ben chiaro che anche nel silenzio persiste un livello di difficoltà, che deriva dall’interno e dalle tentazioni del Maligno. Però quello vedo che riesco a gestirlo molto meglio (fortunatamente esiste anche qualche chiesa dove il silenzio viene mantenuto; fortunatamente per un verso, sfortunatamente per l’altro, certe chiese dove viene esposto il Santissimo sono deserte). Il telefono che squilla è esogeno ed invasivo; il cane che abbaia è invasivo; le persone che chiacchierano sulla panca vicina come se fossero al mercato sono invasive (e se Gesù ha mostrato un atteggiamento durissimo, anche con gesti marcati, proprio con quelli che avevano ridotto il tempio ad un mercato, ci sarà un motivo); con invasive intendo dire che entrano nella mia sfera intima, senza che io le vada a chiamare. Si può capire la differenza con un semplice esercizio di logica: se qualcuno venisse a molestarci con una tromba e la grancassa, voglio vedere chi non perderebbe la concentrazione (salve qualche santo). Dunque, se esiste un livello estremo che dimostra una situazione oggettivamente ingestibile, rimane solo da capire dove sta la soglia che determina se la responsabilità è prevalentemente nostra o del disturbo esterno.
D’altronde, ricordo che sull’importanza del silenzio il card. Sarah ha scritto un libro intero.
@Luigi
Grazie per il link, che sto leggendo con interesse.
“…rimane solo da capire dove sta la soglia che determina se la responsabilità è prevalentemente nostra o del disturbo esterno.”
Giusto, verissimo.
E una volta stabilita (con estrema sincerità) la “responsabilità”:
Se sta a noi lavorarci su.
Se sta agli altri, fare il possibile per mettersi al riparo, richiamare laddove è possibile e utile, portate taaaanta pazienza 😉
Sull’importanza del silenzio, nulla da dire… come si dice è d’oro.
Il più è trovarlo, che come detto già quello interiore ha le sue difficoltà e certo quello esteriore aiuta tantissimo.
Se sta a noi lavorarci su.
Sempre sta a noi. Credo – ovviamente dipende dai casi – che non si possa neanche pensare di risolvere da soli (preghiera a parte, scontata), anche sulla scorta delle buone letture come l’esempio dei santi. Penso che in un monastero possano aiutare; da un paio di anni sto raccogliendo informazioni su dove andare a passare qualche giorno di meditazione, dove ci sia qualcuno che possa offrire un supporto attivo anche nel senso che stiamo dicendo. In realtà – e non espando troppo il concetto perché siamo già al margine dell’off topic – credo che sia una specie di disintossicazione, perché questa propensione alla distrazione è anche conseguenza del “multitasking” a cui siamo forzati da tante cose. E per disintossicarsi, i drogati vanno in un centro di recupero…
Ti auguro di trovare il posto migliore per te, possibilmente con un buon pastore d’anime (chiedete e vi sarà dato).
Per il resto posso solo dire per esperienza, che sono sempre esperienze molto arricchenti.
Al Signore piace che ci si prenda un po’ di tempo tutto per Lui 😉
Una signora era entrata in chiesa con un cane, gli ho fatto osservare che non era il caso e gli ho detto:In teatro porta il cane? in ospedale lo porta?No!!.Lei mi ha risposto: sono più buoni gli animali che gli umani.Gli ho risposto:se cade per terra chi l’aiuta il cane o un uomo?E’ andata via stizzita.
Una delle scorse domeniche si è seduta accanto a me e mia moglie una signora anziana con il suo cagnetto nella borsa. Ogni tanto il cagnetto guaiva e la signora lo zittiva… Ho l’impressione che questo abuso dilagherà.
D’altra parte già qualche anno fa, trovandomi a Norimberga, mi resi conto che in una chiesa del centro (St. Klara Kirche) oltre a organizzare spettacoli, si svolgevano celebrazioni religiose per persone con cani o gatti, perché, diceva il responsabile pastorale di Norimberga (il padre gesuita Karl Kern) la “Offene Kirche St. Klara” vuol essere anche “Gottesdienst für Mensch und Tier”.