La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere

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La sofferenza, procurata da una malattia incurabile, toglie dignità all’uomo?
Perché, la morte, pur essendo un fatto naturale, viene allontanata dalla vita quotidiana?
Cosa significa morire con dignità?
La sofferenza del malato ha un qualche valore, può essere fonte di una qualche sapienza, o è semplicemente assurda?
Quale valore ha la vita di una persona gravemente malata fin dalla nascita?
Alcuni negano la sacralità della vita, ma ne riconoscono la dignità in base alla sua qualità.
É verò che è lo stato di coscienza a qualificare la dignità di una persona? Queste sono alcune delle domande e delle provocazioni che affronteremo nell’ultimo dei Cinque Passi di quest’anno.

Vi aspettiamo Venerdì 20 Marzo 2015 alle ore 21.00, presso  

 Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) lungo Corso Vittorio Emanuele.

6 pensieri su “La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere

  1. anonimo69

    Una riflessione sul punto cruciale della questione: secondo voi è possibile dare una risposta generale, oggettiva e valida erga omnes alle domande poste nell’articolo? A69

    1. anonimo69

      @ Admin

      perchè tutti i miei post vengono posti in moderazione? Non mi sembra di aver detto qualcosa di scorretto o offensivo verso alcun altro utente del blog……………………..
      Se ho scritto qualcosa di disdicevole, ditemelo,perchè io non me sono proprio accorto. A69

  2. admin

    anonimo69
    io non ti ho messo in moderazione, ti ci stai mettendo da solo, da questa mattina c’è un “quan” che precede il tuo solito indirizzo email, e quindi risulta come un indirizzo nuovo non approvato (finché non intervengo a correggerlo).
    Se digiti correttamente la tua mail vedrai che non ci sarà nessun problema.
    Saluti

    1. anonimo69

      Non me n’ero accorto……………..la mia solita distrazione. Grazie di avermelo fatto notare. A69

  3. Valeria Fusetti

    Dunque “la morte è un fatto naturale” ma Gesù Cristo ha pianto davanti alla tomba di Lazzaro, ed ha resuscitato il figlio della vedova, la figlia del capo della Sinagoga, ecc. e Paolo afferma che “l’ultimo nemico è la morte”, dunque così naturale non è. E’ l’effetto del peccato, ed è sofferenza e lacerazione del tessuto personale ed affettivo degli esseri umani. E può essere anche la lacerazione violenta del tessuto sociale. Ma esiste, come esiste la sofferenza sotto vari spetti, e va accettata perché la vita nell’orizzonte della fede nella Resurrezione del Signore che ha vinto la morte, ci proietta al di là di questo mondo assediato dal male (C.S.Lewis). Paolo, dopo aver parlato della morte come dell’ultimo nemico dice anche che non c’è nessun potere al mondo, nemmeno la morte, che ci può separare dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù. Questa è la speranza certa, che anche quello che non capiamo ora interamente un giorno, quando potremo vedere “faccia a faccia” il volto di Dio, allora ci sarà dato di capire completamente anche ciò che ora accettiamo per fede.

    1. anonimo69

      Eh si, ma questo vale per chi si riconosce nell’opera di salvezza posta in essere da Cristo, però, come può dare lo stesso significato alla morte chi si non riconosce in quella prospettiva? Ecco perchè, di sopra, domandavo se è possibile dare una risposta generale, oggettiva e VALIDA ERGA OMNES alle domande poste nell’articolo. A69

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