di Jane
C’è una figura circense che riesce a mantenere in equilibrio una certa quantità di piatti, facendoli roteare con dei bastoncini, più o meno tutti allo stesso ritmo, senza farli mai cadere. Un’operazione di questo tipo, detta in inglese “spinning plates”, richiede davvero grande abilità, coordinazione, organizzazione, concentrazione.
Il blog statunitense The Huffington Post, in occasione dell’International Women in Digital Media Summit svoltosi questo autunno in Canada, ha utilizzato questa metafora per mostrare quanto sia difficile la vita della donna che cerca di barcamenarsi tra lavoro, famiglia, vita sociale e cura di sé. In più in Canada, a quanto sembra, così come in molti altri paesi, incluso il nostro, la maggior parte delle famiglie non riesce a vivere con l’entrata di un solo stipendio. [A tal proposito sarebbe interessante indagare: a) quanto è numerosa la famiglia così difficilmente mantenibile con un solo stipendio (tra avere 1 figlio e averne più di uno le cose cambiano) e b) quale tenore di vita pretendono di avere queste famiglie (se si pretendono i week end fuori porta, la macchina bella, lo shopping quotidiano e l’appartamento di lusso, lo credo bene che un solo stipendio non basta)]. Ma torniamo al punto del Summit.
Come può fare una donna a dividersi tra lavoro, pargoli, vita sociale e cura personale? Il famoso blog americano riporta quattro consigli utili forniti durante il Summit da donne americane in carriera che riescono metaforicamente a far girare i piatti senza farne cadere nemmeno uno.
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“Far tacere il tuo petulante compagno di stanza”. Costui non è il dirimpettaio di scrivania al lavoro, bensì la voce della coscienza. Ebbene sì, il nostro nemico siamo noi stesse. La nostra coscienza è quella che ci dice che non riusciremo mai a fare tutto. La coscienza è quella che ci insinua il timore di fallire, che ci impedisce di inseguire i nostri sogni. La coscienza ci fa sentire insicure. Bisogna dunque liberarsene, guardare avanti e rischiare.
Io, se sentissi una vocina dentro di me che mi dice il contrario di quello che voglio, più che a una crisi di coscienza penserei ad un disturbo bipolare. Fossi in queste business women contatterei al più presto un analista. O un esorcista.
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“Porsi dei limiti”. Se vuoi mantenere l’equilibrio perfetto devi importi degli orari. Devi essere certa che dedichi tempo sufficiente al lavoro per fare il tuo dovere, e tempo sufficiente ai tuoi figli per non farli sentire abbandonati, perché partecipare ad una riunione non è più importante che raccontare una favola a tuo figlio. Dice una delle business women impegnate nel dispensare consigli: “Ricordatevi, nessuno sul proprio letto di morte ha mai detto “Avrei voluto stare più tempo in ufficio”.
Finalmente un po’ di discorsi escatologici. Secondo le business women bisogna vivere pensando ai rimpianti e ai rimorsi che potremmo avere sul letto di morte. Che stiano pur serene: probabilmente i loro figli sono grati che le loro madri passino più tempo in ufficio piuttosto che a casa con loro a raccontargli queste fesserie.
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“Pensa fuori dagli schemi”. Se la tua carriera sta risentendo della tua organizzazione casa-ufficio, cerca di pensare a soluzioni non convenzionali: mettiti d’accordo con tuo marito per farlo stare a casa nel caso in cui la tua carriera non possa subire limiti di orari. Insomma, l’importante che almeno un genitore lavori, dove è scritto che questo deve essere l’uomo? Da nessuna parte, per carità. Però vorrei tanto sapere chi lo vorrebbe un marito in grembiule che fa il bucato e cambia pannolini. Va bene la parità, ma l’inversione di ruoli, per carità, no.
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“Dormi di più”. Il sonno è fondamentale. Dormire tanto è necessario per ricaricarsi, per farsi venire buone idee e per vivere più serenamente lo stress da organizzazione. Sacrosanto. Sono d’accordissimo. Il sonno è tra le sette meraviglie del mondo. Soprattutto quando hai un marito che mette a letto i figli, gli racconta la favola e poi al mattino ti prepara la colazione, ti fa il nodo alla cravatta e con un bacio ti saluta sull’uscio di casa.
Dopo tanti discorsi fatti sul problema delle donne lavoratrici, cadono un po’ le braccia a leggere queste cose, anche se bisognerebbe contestualizzare il tutto nella realtà americana e farsi un paio di risate. Però è vero che queste business women oltre ai piatti fanno girare anche qualcos’altro. Non credo, infatti, che il problema sia l’equilibrio perfetto, ma la priorità che si dà alle cose, l’ordine in cui si mettono i valori a seconda della situazione. Il vero successo non è riuscire ad incastrare la riunione, il colloquio con la maestra e la manicure. Il vero successo è non ridursi ad essere un’incubatrice di figli, ma ritornare ad essere il fulcro della loro educazione e, soprattutto, della loro formazione dedicandogli il tempo necessario. I figli sono gli adulti di domani, sono il frutto del tempo passato con i loro genitori. Se si fosse un po’ meno egoisti e un po’ più seri, si capirebbe che il mestiere del genitore è difficile, è a tempo indeterminato, è responsabilizzante, è imprevedibile, è totalizzante, non ottieni risultati immediati, non vieni pagato e sei insostituibile. Ripensandoci, forse, di questi tempi, sono proprio queste le ragioni per cui nessuno vuole fare il genitore.
“Ripensandoci, forse, di questi tempi, sono proprio queste le ragioni per cui nessuno vuole fare il genitore. ” Già. Ma soprattutto in Italia. Altrove no. Francia, Paesi scandinavi, Regno Unito tanto per restare in realtà dell’Europa Occidentale. Tutti posti dove lo Stato aiuta, dicono tutti. E dove i ruoli tra i genitori non sono così ingessati, penso io.
Che ci sia un legame tra “un marito in grembiule che fa il bucato e cambia pannolini” e un aumento della natalità?
Beh il problema magari non è il marito in “grembiule”….ma il fatto che il marito sia presente in egual misura nella crescita dei piccoli, oggi il mondo è cambiato radicalmente e pensare che la sola donna si possa fare carico della casa e della famiglia è sicuramente egoistico da parte di noi uomini!!!!
Credo che il camminare (correre) insieme nella strada della crescita ed educazione sia la via migliore
a me non piace parlare del “mestiere del genitore”. Una cosa è il lavoro, una cosa è l’essere genitori. Per questo penso che si possa cercare di essere una brava mamma anche essendo una pessima donna di casa. (almeno lo spero)
Smack!
Mah, sono un po’ perplesso, a prima lettura non mi convince e certe affermazioni mi sembrano gratuite e prevenute.
Tutte matte queste donne? Tutte famiglie egoiste e materialiste quelle che fanno fatica?
Concordo sul fatto che ci sia una priorità di valori da dare e darsi e su quelli fondare la famiglia, ma questa aggressività nei confronti di donne manager mi sembra fuori luogo e più basata sul sentito dire che non sulla concretezza della consapevolezza.
Intendiamoci Laura ha ragione quando parla di disallineamento di valori.
Vorrei capire di più:
a) in base a quali fatti la frase di Covey, un autore che stimo molto “Ricordatevi, nessuno sul proprio letto di morte ha mai detto “Avrei voluto stare più tempo in ufficio” sarebbe una stupidata tale da far desiderare ai figli di non passare tempo con mamme che la ripetono?
b) perché dormire di più implica avere un marito schiavo che fa ciò che potresti fare tu?
c) che cosa c’è di male in un padre che mette a letto i figli, racconta loro le storie e ti prepara la colazione?
d) la petulante vocina del grillo parlante, che si chiama coscienza, o parla sempre a nostro favore oppure è schizofrenia? disturbo bipolare? Come san Paolo allora: faccio quello che non voglio, il più grande bipolare della storia? O forse la coscienza non è proprio lì per aiutarci a vedere la differenza tra ciò che la carne (in senso paolino) vuole e ciò che l’anima dovrebbe volere?
e) che le donne che cercano un equilibrio tra lavoro (che è SEMPRE santificabile quando è onesto, anche quello femminile) e famiglia debbano mettere ordine nella propria interiorità, coscienza e ascoltare la vocina che suggerisce loro di non fare sempre tutto alla perfezione è concetto che mia moglie ed io proponiamo da anni in attività di orientamento familiare: devo considerare quindi che non solo siamo fuorviati ma promuoviamo la scissione della psiche? Non mi è chiaro.
Buona giornata
Paolo! Sei un mito!
No, che poi la mia autostima si trasforma in superbia, che è il peccato preferito dal demonio sotto il nome di vanità….
Calma! L’umiltà è riconoscere i doni che il signore ci dona, e non esaltarli come nostri e lasciare che si trasformino in superbia. E’ dura ma secondo me ce la puoi fare!
Paolo, a volte i tuoi commenti non mi piacciono non per il contenuto, che spesso condivido, ma per il tono, che è un po’ “polemico”. Però è anche vero che spesso ti trovi a rispondere a post che sono anch’essi volutamente polemici – lo dico senza voler demonizzare l’aggettivo polemico, è solo un’attitudine “guerresca”- come in questo caso.
Oggi condivido il tuo commento in tutto, ti fai le stesse domande che mi sono posta io. Anzi, io penso che la prospettiva della morte sia salutare, sempre che non diventi un’ansia in più (ecco, avrei potuto…sarei potuto…avrei dovuto…e via “olajalando”).
Sono casi come questi quelli in cui mi dispiace che l’autore del post non intervenga, magari puntualizzando una volta sola e rispondendo a quei comemnti che lo hanno interessato di più, come ha fatto Raffaella ieri…sarebbe interessante avere risposta alle tue domande!
Solo una cosa:posto che sono d’accordo con le tue domande, forse Laura voleva dire che non basta un’organizzazione ancorché perfetta, cioè non basta “fare” i genitori, ma bisogna “essere” genitori.
In questo senso le sembra che sia riduttiva una scaletta di “cose da fare”. Però, come tu e Fefral dite, alla fine siamo esseri umani, e un po’ di ordine, di regole, di linee-guida come quelle che date tu e tua moglie servono, sennò è bello fare tutto spontaneo ed “easy” ma poi il PC chiama, la riunione è incancellabile, etc etc. Almeno se uno ha delle buone regole per “fare” è più facile “essere”.
grazie Lidiafederica, per due cose:
la prima è per farmi le pulci. Ne ho bisogno. Mi rendo conto quotidianamente che giunto a 51 anni mi si è ridotta la pazienza e di fronte a ciò che non apprezzo, mi parte il lato rissoso, polemico. Fai bene a sottolinearlo: ci lotto ma si deve fare sempre di più.
Ed è un bene avere amici che te lo fanno notare, perché questa è amicizia che non è complicità.
La seconda per questo commento sull’essere rispetto al fare.
Che condivido, costruendo su quello che dici, cioè che l’essere senza il fare alla fine è menzogna.
Mentre il fare senza l’essere è vanitosa velletarietà.
Avere linee guida senza esserne schiavi ci aiuta a fare i genitori perché lo siamo di principio, come dici tu.
Grazie!
Grazie a te Paolo! MI sono commossa per le tue parole 🙂
Io mi ritrovo sia nell’essere senza fare (tipo quando prego e non lavoro) sia nel fare senza l’essere (tipo quando faccio degli incontri o dei colloqui di formazione ma non ho pregato prima).
La strada è lunga…
Per una volta, non sono affatto d’accordo con LGT: da sposati si diventa più cauti nel dare giudizi 🙂
Pur avendo scarsa simpatia per l’Huffington Post, i consigli citati mi sembrano tutt’altro che peregrini: con qualche cautela, mi sembrano comunque di buon senso (soprattutto la nota citazione sul letto di morte, validissima anche per gli uomini in carriera).
Quanto al rischio di inversione di ruoli, non mi reputo certo un cattivo padre perché ho cambiato migliaia di pannolini, letto e raccontato centinaia di storie, ecc.! La divisione e distribuzione dei compiti in cvasa è da discutere tra marito e moglie, ma spesso nasce dalle esigenze concrete della quotidianità, senza neanche grandi pianificazioni, se c’è disponibilità da parte di entrambi.
E poi, è di assoluta evidenza che, se la lavastoviglie viene riempita dal marito, ci entra molta più roba!
grazie a Giovanni per questo commento e soprattutto per la perla finale.
Rivendichiamo questa capacità decisamente maschile: saper riempire la lavastoviglie con ingegneristica precisione.
E del frigo vogliamo parlare? Non troveremo il burro se non c’è scritto sopra in grande, ma come organizziamo noi la compressione degli spazi organizzati nel frigo, non c’è eguali!!!!
Grandi Paolo e Giovanni,completamente d’accordo con voi.
assolutamente d’accordo: i migliori riempitori di lavastoviglie sono maschi- Sono sicura che saprebbero essere degli ottimi selezionatori di bucato (bianchi, colorati, delicati ecc…) ma non so perchè l’ingegnere rotondo si mostra refrattario alla lavatrice 😦
Arismack!
Totalmente d’accordo con Paolo Pugni: l’importante e’ darsi delle priorita’. La manicure non e’ mai entrata nella mia agenda (me ne occupo da sola a casa). Tra l’altro, nonostante la mia sia una famiglia a doppio reddito senza figli, non ho così tanti soldi da spendere dall’estetista. Quelli che ce la fanno con un solo stipendio e dei bambini, per me sono eroici.
Grazie!
Buon giorno ragazzi!
Paolo, il mio ragazzo da quando gli ho insegnato a far partire la lavatrice non la guarda più ostile, anche se adesso consuma più sapone lui di una lavanderia professionale ( ne attacca almeno 3 al giorno ) e devo ammettere che benché io gli faccia il predicozzo ecologista ne sono strafelice.
Se guardo mia madre, lo vedo che tiene tutto ” il circo ” in equilibrio, ma mi sta molto più simpatica quando si lascia sfuggire qualche piatto ricordandomi che in fondo è umana.
Noi figli vogliamo bene ai genitori, ma iniziamo a capirli di più quando ci accorgiamo che hanno le loro debolezze, incredibilmente simili alle nostre, che non possono spostare la luna con una mano ma se fosse possibile per noi troverebbero il modo.
Quindi, se anche ogni tanto ( anche spesso )si perde l’equilibrio, si cerca quello che non andava e si riparte.
Io mi sento più Paperella trapezista.
Sono indietro, la lavatrice per me è ancora irraggiungibile. Deve essere una cosa generazionale: mio figlio la usa senza problema.
Io no.
Però mi rifaccio con elettronica e televisione: lì sono imbattibile. Ehm, con l’esclusione del figlio maschio si intende.
Ps. Alessandro, grazie della solidarietà ieri. Sono riuscita a non cercare di strangolarla ripensando alle vostre risposte e sorridendo sotto i baffi. Un bacio!
Ben tornata! Qualche tuo commento sul post di ieri ci sarebbe stato bene…
Grazie a te, figurati! Lieto di aver contribuito a scongiurare un tuo gesto inconsulto 😀
Buona giornata!
Laura, scusami, ma qualcosa non i convince! Lo rileggerò ancora, più trdi… Forse perché tra me e le donne in cariera c’è un abisso o perché quello che descrivi è un altro monfo dal mio. Ci risentiamo più tardi!
Mamma mia quanti ERORI ho fatto!!!!!
Lavastoviglie metaforica:
….ma cosa c’è che non va tra in casa, io e mio marito facciamo tutto quello che ci sembra sia meglio, ci vogliamo bene, ci scambiamo i ruoli, ci sottomettiamo a vicenda (più volte, il giorno e la notte) cambiamo pannolini a sette figlioli e via dicendo, ma perché non funziona, perchè resta sempre come tutto opaco, appannato, che non scintilla?
Avete provato con Jesus? Jesus, e la famiglia torna a risplendere, come non mai!!!
questa è proprio proprio brutta, fossi in te mi vergognerei.
E’ quello,, in altre parole, che ci ha sempre ripetuto Costanza: “il matrimonio non può funzionare senza la presenza di Gesù” ci vuole l’ingrediente in più, il lievito, il catalizzatore, il brillantante immanente eccetra, o sono io che non ho capito nulla? Invece, io, ho sempre detto, può finzionare benissimo, o meno, ce lo dicono anche dagli Stati Uniti, mica pizza e fichi, come, mi sembra, dicesse il nostro
scriteriato scomparso. Che sia sprofondato in qualche enciclica?
Sì, comunque è vero, è di cattivo gusto, ma come mai è di cattivo gusto?
Non sei obbligato ad essere sempre ridicolo e blasfemo! Admin io questo commento di Alvise lo toglierei… ecchecavolol Almeno lasciamo in pace nostro Signore…
Che noia, sempre le stesse trite tiritere.
Qualcosa di meglio da leggere:
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-la-promessa–donna-principio-di-tutto-3846.htm
Nota al precedente
http://letterepaoline.net/2011/03/09/l’epigrafe-di-abercio/
Alviseeee! Jesus come brillantante della vita quotidiana mi sta bene, nel senso che se non ci fosse Lui sarebbe “triste” vivere. Sai, hai detto una grande verità, solo che l’hai detta in modo irriverente, ma non tanto verso chi “usa” Jesus come “elemento” fondamentale della propria vita, ma verso Jesus stesso.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
provo a rispondere ai 4 punti evidenziati da lgt
1) io non chiamerei coscienza quella vocina che “che ci dice che non riusciremo mai a fare tutto.(…) che ci insinua il timore di fallire, che ci impedisce di inseguire i nostri sogni (…) ci fa sentire insicure. La coscienza è qualcosa di diverso, ma quella vocina, mia cara giovane Lgt, ti farà compagnia per tutta la vita quando comincerai a fare sul serio, e quella bisogna davvero imparare a non ascoltarla, perchè non è coscienza ma senso di colpa, un malato senso del dovere che invece che spingerci a scegliere il bene rischia di farci girare come trottole impazzite o al contrario di renderci incapaci di muovere un passo. Ne riparliamo tra una decina d’anni, prima di andare da un analista o da un esorcista fatti un giro qua dentro che magari qualche consiglio utile (non da me ma da donne più in gamba di me) puoi trovarlo a costo zero.
2) “Secondo le business women bisogna vivere pensando ai rimpianti e ai rimorsi che potremmo avere sul letto di morte” perché, tu non vivi la tua vita cercando di andare oltre l’attimo fuggente e provando a pensare al bilancio che dovrai far quadrare in punto di morte? Io ogni tanto quando mi faccio prendere dall’ansia di fare tutto ci penso alla morte. Anzi proprio mi dico “e se morissi oggi cosa lascerei in eredità alle persone che amo? Cosa ho fatto per loro fino ad oggi? Quanto tempo della mia vita ho donato e quanto ne ho sprecato?” Non è che una cosa perché la dicono le business women sia sbagliata- A me questo secondo suggerimento non è sembrato così idiota
3) “vorrei tanto sapere chi lo vorrebbe un marito in grembiule che fa il bucato e cambia pannolini” in grembiule no, te lo concedo. Ma proviamo a fare un sondaggio su quante mamme di questo blog gradiscono un marito che sappia cambiare pannolini e caricare una lavatrice? L’inversione dei ruoli non è questa, cara Laura. Un uomo può essere veramente maschio anche quando carica la lavastoviglie o fa il bagnetto al pupo, fidati.
4) Dormire è fondamentale. Soprattutto quando allatti. Il giorno che dovessi avere un figlio e allattarlo se riesci prova a convincere tuo marito dell’importanza del tuo sonno. Il mio (purtroppo solo nel we perché quando avevamo i figli piccoli non vivevamo insieme durante la settimana) ce l’aveva ben chiaro. E la notte si alzava, cambiava il piccolo, me l’attaccava alla tetta mentre io dormivo e poi mi rivestiva quando il piccolo aveva finito. Il lunedì mattina lo svegliavo alle 4, gli annodavo la cravatta e lo salutavo sull’uscio di casa prima di affrontare una lunga settimana da sola tra lavoro, figli, pappe, pannolini e lavatrici. Laura la vita è complicata, prima di far prediche sull’educazione dei figli comincia a viverla, poi ne parliamo, ok?
Grandissima Fefral!!
Condivido tutto quello che hai scritto Fefral.
E aggiungo una frase da Covey, che stimola proprio la progettualità. Che oggi tanto manca.
Immaginatevi di essere al vostro funerale (ok, le corna le facciamo tutti): che cosa vorreste che dicessero di voi nel discorso di celebrazione (va bene, è molto americano, ma ci capiamo ugualmente)?
Ecco, sforzatevi di vivere così.
Questo è la battaglia di tutti i giorni, la lotta per la santità.
Elaborazione sul tema
http://letterepaoline.net/2011/06/05/la-perfetta-letizia-di-mcluhan/
Concordo.
ciao Fefral, ho risposto anche a te nel secondo commento al commento di Paolo 🙂 Buona giornata!
ho letto, ma onestamente non riesco ancora a capire cosa Lgt intendesse comunicare col post di oggi.
La differenza tra il fare i genitori e l’essere genitori mi è tanto chiara da aver puntualizzato che mi disturba sentir parlare di “mestiere del genitore”. Non so se questa stessa chiarezza ce l’abbia anche Laura, glielo auguro di cuore
Fefral: leggo adesso che abbiamo scritto cose molto simili… 🙂
vedo 🙂
L’unica cosa che mi piace oltre oceano è la dimensione familiare che hanno tante realtà (parrocchia con area bambini ad isolamente acustico verso l’esterno nella navata inclusa), spero che quel blog sia un caso isolato
“Nella misura in cui la religione si allontana da noi, di altrettanto si allontana la ragione.”
Chesterton
Cosa vuole dire?
Una delle sue solite “freddure” inglesi?
U.S.A….
…e G.E.T.T.A.! 😀
Spinning plates… è la mia specialità olimpica.
Provo a fare però alcune considerazioni.
La coscienza, intanto, non la farei tacere. Altra cosa è il perfezionismo, quel senso di onnipotenza che viene dal fare molte cose insieme, dal sentirsi indispensabili, dall’aver tutto sotto controllo. Qualche volta ho una trentina di minuti così, di solito subito prima di scoprire di aver dimenticato un colloquio con i professori, una scadenza di lavoro, una visita di controllo, o anche tutte e tre le cose insieme. Noi donne facciamo gare occulte di perfezionismo, nelle quali di solito perdiamo tutte, tranne chi bara.
Se però la coscienza mi dice che sto sbagliando qualcosa, provo almeno a ragionarci su. Se la coscienza (non la noia o l’ambizione, proprio la coscienza) mi richiama per un lungo periodo, inizio a pensare che ci sia qualche cambiamento da fare.
Porsi dei limiti non solo è giusto, è proprio necessario. Io, ad esempio, ammiro molto tutte le donne curate, pettinate, atletiche, lo dico con assoluta onestà… il problema è che non ce la faccio, non ho tempo per emularle e ho anche deciso di non farmi venire sensi di colpa indotti. Stessa cosa per la mondanità: è molto bello vedere tanta gente, avere relazioni sociali brillanti, ecc… ma, se per fare questo devo lasciare troppo spesso i miei figli a casa la sera con una baby-sitter, io passo.
Pensare fuori dagli schemi, invece, si può applicare un po’ più in grande, non sto a sindacare che in casi davvero molto particolari si possano anche invertire i ruoli tradizionali, se davvero questo è quel che vogliono entrambi i genitori (è questo che vogliono? entrambi?). Ma pensare fuori dagli schemi può voler dire anche trovare un modo diverso per contribuire al bilancio familiare (e mettere a frutto i propri talenti): lavorare da casa, organizzare un micro-nido, mettere su un’impresa online… Insomma, tenere la famiglia come punto fermo e farle girare attorno il lavoro, non viceversa.
Infine, dormi di più. Chi non è mamma non può sapere, può solo immaginare. Dormi di più, anche se non hai un marito-maggiordomo: lascia il fornello sporco, le finestre appannate, il bagno in disordine. Questo è un consiglio d’oro, specie quando si hanno bambini molto piccoli. Se poi il marito farà qualche gesto per permettere a una mamma di dormire di più, credo che sia piuttosto dovuto, ecco, così come è dovuto lasciar riposare un uomo stanco, quando torna dal lavoro.
Il punto di questi consigli è che non sono malaccio, sono quel che si può dire, posto che ci si trovi in corsa e non si possa smettere di correre. Nel mio caso ad esempio, confermo che in Italia 5 figli non si mantengono con un solo stipendio medio. Si potrebbe parlare di aiuti sociali, come in altri paesi, ma non sembra che in questo frangente storico lo stato possa (voglia) decidere di essere più generoso e proprio con le famiglie, per di più. Si potrebbe parlare di figli come bene comune, ma rimane inascoltato. Rimane una sola vera scelta: o mettere i figli e la famiglia al centro delle proprie scelte (anche lavorative), oppure mettere al centro sé stessi e la propria realizzazione. Perché si può essere acrobate dei piattini cercando un pubblico che ci ammiri, oppure si può esserlo solo per noi, per la nostra famiglia e per Dio.
I tuoi commenti mi piacciono sempre molto e scopro che certe idee non le ho solo io. Grazie, sei bravissima.
Leggendo le critiche mosse verso questo post mi accorgo come, a mio parere, non sia stata affatto compresa la chiave ironica con cui Laura ha voluto commentare il blog statunitente…
Inoltre, mi pare che LGT si sia limitata a dire, e non bisogno essere genitori per capirlo, che fare i bravi genitori richiede tempo da dedicare ai figli e che questo non può certamente passare in secondo piano sulla scala dei valori da perseguire.
smettetela di essere sempre troppo prevenuti verso i post di laura e cercate di leggerli meno superficialmente.
penso che tu possa avere ragione, e mi è capitato spesso di dover leggere più volte i post di Laura per coglierne l’ironia (io ad esempio ho ancora il dubbio se su Alberoni sia ironica o no).
Però se quasi tutti hanno questo problema allora forse è anche Laura che deve affinare la sua vena ironica
uh mamma sono d’accordo con Paul….
… mi sento svenire! (ironica 😉 )
Non conosco LGT, l’ho iniziata a leggere su questo blog, la ammiro molto, mi piace come spesso cita il cinema, ecc.
Insomma, non sono affatto prevenuto (quanto meno, non negativamente!)
Ma proprio per questo mi sento “in dovere” di manifestare dissenso quando non mi convince!
Non credo se la prenda
E poi, era ironica nel tono, ma la sua critica era seria, altrimenti il post sarebbe stato perfettamente inutile, no?
Vorrei raccontare 2 o 3 cose che mi sono capitate nel fine settimana, e spero di non essere troppo lunga (ho già impegnato molto tempo a recuperare la lettura dei post precedenti e di parte dei commenti).
Fidandomi della Coky, ho convinto mio marito ad andare tutti ad Assisi dalle Francescane Alcantarine, che tenevano nel week end, pardon nel fine settimana, un seminario per giovani famiglie dal tema, indovinate un po’ quale…? “Sposati e sii sottomessa: uno squarcio di gloria”. Il libro era al centro di un dibattito sul tema dell’obbedienza. Partendo da un affresco collocato nella basilica inferiore del Santo, si è parlato del giogo, della croce, del compito affidato a ciascuno di noi. Nell’incontro finale di questo seminario tutti i partecipanti (eravamo circa 15 coppie) hanno raccontato cosa è stato per loro questo percorso, cosa si erano portati e cosa lasciavano. Ora, a parte il fatto che mio marito sia riuscito a ritrovare un cugino mai visto prima (solo i napoletani riescono a ritrovarsi ovunque nell’universo mondo),e che ho incontrato la mitica Ele86 con marito e figlioletto la cosa che mi ha più colpito è stato che tutti riconoscessero che per quanto pesante sia il giogo dell’oobedienza alle cose di tutti i giorni, si riconosce in esso la cosa più bella della vita. C’è che deve fare i conti col capoufficio, chi coi colleghi, chi con i figli numerosi e chiassosi, chi col marito che non vuole assolutamente privarsi della passeggiata in montagna in solitaria, chi con la moglie maniaca del pulito o ansiosa per la salute dei figli, chi coi suoceri invadenti…. Al di là del fatto che si trovi la soluzione ai problemi concreti, che si possa migliorare i lati più pallosi del proprio carattere, la cosa più sorprendente è che l’obbedienza è l’occasione per ricordarci di cosa siamo fatti, di chi siamo davvero, di cosa ci costituisca nel nostro essere. La meraviglia di vedere per esempio la letizia di tutte le suore presenti là, dalle novizie a quelle più grandi, mi ha fatto vedere che la vera gioia è nel guardare quello che si ha, di vedere nelle cose e nelle persone un’occasione, uno spunto per chiedermi “chi sono? cosa voglio di buono per me?”.
Nel frattempo so che in Piazza del Popolo c’erano molte persone, uomini e donne, che chiedevano parità di diritti, di opportunità, e mille altre rivendicazioni. Per carità, non metto in dubbio che ci siano anche richieste giuste e legittime. Ma considerando quanto bello sia invece assumermi in pieno tutto quello che ho da vivere ogni giorno, nel silenzio della mia casa che aspetta il ritorno dei bimbi da scuola, o nello sbuffo di vapore del ferro da stiro, che posso dire? che quella piazza di gente non sa davvero quello che cerca. Chiede ma non sa cosa chiedere davvero, e si accontenta di una risposta interessante, ma inevitabilmente parziale. Ieri parlavate della “trincea”… mi sono sentita un po’ piccola, perchè io dal mio piccolo appartamento in provincia di una metropoli, dove al massimo aprendo le finestre sento un asino ragliare, non so fare altro che mettere a posto quello che altri mettono in disordine, rifare letti in cui altri dormono, cucinare perchè insieme si possa stare a tavola… e tante cose che da secoli altre donne prima di me hanno fatto, senza pretendere un grazie (e io invece a volte dico pure “ma insomma… mai un complimento, mai che mi si dica buona questa trota che hai fatto, buono ‘sto ragù…). Anche io leggo i giornali e mi incazzo un po’ perchè vedo che della famiglia non gliene frega un piffero a nessun politico o banchiere di turno. Metto qualche messaggio o linko qualche articolo che mi piace sulla mia pagina facebook, ma poi mi alzo e mi rimetto in moto sulle mie beghine quotidiane, la spesa, la commissione mensa scolastica (quando sanno che non lavori fuori casa ti rifilano ogni scemenza), i figli in piscina. Mi sento piccola e mi chiedo se le mie azioni possano mai considerarsi una leva per alzare il mondo. Mio marito ritornando a casa ieri mi diceva una cosa bellissima: che quelle poche decine di suore e novizie ad Assisi sembrano immerse in un mondo a parte, in un’isola felice, ma che in realtà. oltre essere aggiornatissime sul mondo, erano sempre pronte ad accogliere che come noi era andato a trovarle per sentire parlare di qualcosa completamente oscuro e ostile al mondo, cioè di obbedienza, che non è altro se non stare a quello che ti si presenta davanti, con semplicità umiltà e amore.
Lo sapevo… sono stata lunga, lunghissima…
Grande Giuliana! E grazie a tuo marito per la sua riflessione finale!
Dedicato a te, Giuliana!
Dovresti vederle, queste Alcantarine! altro che Sister Act…! sono strepitose!
Ne ho conosciuta qualcuna e confermo quello che dici!
Ancora alcantarine! Altro che tristezza!
ecco, grazie di tutto ora posso diventare anche buddista…o lefebvriano
Non hai idea di quanti giovani si avvicinano al Signore! Altro che la fuga del dopo-Cresima!
Ti prego di scusarmi, ma è da questa mattina che corro come una matta e non ho potuto leggere il post di ieri, appena ” riesco a fermarmi ” lo leggo. Un bacio!
si certo… si avvicinano tempo 1 mese
vedi che ogni tanto sono d’accordo con te 🙂
bene. io su queste cose sono intransigente perché penso mi abbiano nociuto non poco 🙂
ehm…. in effetti non intendevo questo tipo di strepito….
Avevo caito a quale strepito ti riferivi. Volevo solo farti vedere “qualcosa” di più.
Grazie giuly, conoscersi è stato davvero bello!!!
MAMMAMIA!!!!!!!!!!!!!
CHE PENA E CHE TRISTEZZA!!!!!!!!!!!!
Ma che facciano i sacerdoti anzichè i pagliacci.
Poi si lamentano del calo nei seminari.
@Paul
Gli unici seminari pieni sono quelli dei lefebvriani…….chissà perchè.
Viste le facce dei “pagliacci”? Giovani frati e suore, il che indica che non mancano vocazioni nemmeno a loro. C’era un santo che per attirare i giovani faceva l’equilibrista, che sta bene anche con il titolo del post. Dovrebbe essere don Bosco o sbaglio?
N.B.: anche a lui hanno dato del pazzo a quei tempi, ma poi….
http://2.andreatornielli.it/?p=3140
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/lefebvriani-lefebvrians-lefebvrianos-vaticano-vatican-concilio-council-10693/
io credo che la sfida sia restare cattolici NONOSTANTE questo. Devo dire che in passato non c’è l’ho fatta e infatti la mia lontananza è durata un quarto di secolo, con un senso di vago disgusto.
Oggi vedere queste cose per fortuna mi mette tristezza e basta.
http://www.ragionpolitica.it/testo.8980.speriamo_che_resto_cattolico.html
Come frate mi sento di prendere le distanze da questo trash francescano… che Dio mi perdoni ma per me sono cose intollerabili… i giovani li attira Gesù Cristo non i balletti dei frati (miei confratelli, sigh!)
Non intendevo dire il contrario. Se non c’è il Signore, si possono usare tante tecniche ma i frutti poi non ci sono, giusto?
Non pensavo di “scandalizzare” qualcuno. E non vorrei che andiamo troppo fuori tema dall’argomento del post.
Non vorrei diventare una rompi scatole ma per ogni corso che ho fatto d assisi con suore o frati veniva tassativamente richiesto di non filmare e soprattutto di non pubblicare. Per una ragione molto semplice, chi non è presente hai corsi non conosce il contesto in cui s svolgono certi balli e la situazione che è innocente può essere travista. Chi non li conosce può pensare che ste suore e frati facciano e siano davvero così ed invece è 1/100 di ciò che offrono ai corsi. Nel vangelo c’è scritto di non scandalizzare i piccoli. Per piccoli non si intende solo piccoli di età ma soprattutto di cuore esperienze ecc…Questi filmati regalati così al web scandalizzano chi non conosce queste realtà. A perderci è la credibilità dell’annuncio di questi consacrati che lavorano solo per annunciare cristo. Cosa ancora peggiore in questo modo sembra che la chiesa sia divenuta una comune di ballerini.
può darsi che tu abbia ragione non discuto ma io di cose così ne ho viste tante, ma così tante (non parlo solo di Assisi frati e suore) che mi hanno fatto scappare a gambe levate
parliamo di cose concrete… per la prima volta sono stata ad assisi a 19 anni e ho sentio parlare di Dio come mai in vita e bada vivevo in parrocchia.
La conferma che lavorano per Dio a questi corsi l’ho avuta per il cammino serio che mi ha portato a fare, per gli altri che ho visto camminare, e per il numero di vocazioni. Non so i frati ma le alcantarine hanno dieci professe l’anno. I filmati come dicevo prima non raccontano la realtà
Mi dispiace! Se sapevo che le alcantarine chiedono di non filmare durante gli incontri, non avrei inserito il link.
tranquilla.
@Giuliana: è molto bello quello che hai scritto, però vorrei spiegare cosa sta cercando, quella piazza, che secondo te non sa bene cosa vuole.
In una azienda dove ho lavorato, un paio d’anni fa, ho saputo che una direttiva interna vietava di assumere altre ragazze per paura che restassero incinte.
Ecco, questa è una delle cose che quella “piazza” vorrebbe evitare che accadesse ancora.
Io non solo non mi lamento di nulla, ma mi viene da piangere di gioia quando penso alla fortuna che ho: un lavoro interessante, una certa stabilità economica, la salute e soprattutto una famiglia che adoro.
Non vado in piazza per rivendicare diritti per me, per fortuna io non ne ho bisogno.
Ci vado per le amiche, le sorelle, le figlie e le nipoti che spero di avere.
P.s. è molto bella l’immagine di te che rifletti tra sbuffi di vapore del ferro e commissioni mensa…:-)
ho amiche che ai colloqui di lavoro si sono sentite chiedere se erano fidanzate, se avevano intenzione di sposarsi e avere figli… questa cosa mi fa veramente schifo! anche io quando lavoravo ad un certo punto mi sono sposata e la prima domanda che il mio capo mi ha fatto al ritorno dal viaggio di nozze non è stata “com’era New York?” ma “non è che mi sei tornata incinta?”…. mi sono cadute le braccia per non dire altro…
Quanto all’andare in piazza per i diriti… non lo so, mi sembra che ci siano cose più interessanti da fare. Anche perchè non so se poi il 50% di donne in cda o in politica possano davvero cambiare in meglio la situazione per le loro omologhe. Qualcosa mi dice che crescerebbero gli asili nido. E poi?
Si capita anche alle mie amiche, purtroppo…
Penso di essere molto fortunata, ho un capo che mi dice: “Il lavoro non è tutto, una donna deve avere anche altro nella vita”, e alle donne sposate senza figli dice: “Quando farai dei figli? Non possono che farti bene”. E’ molto competente, con famiglia e… donna.
Ho una collega che è venuta al lavoro fino al giorno prima di partorire, senza fare una piega. Non una lamentela (io ho un enorme medaglione al collo col primo premio in lamentele gratuite). Ho solo da imparare in questo; continuo a dirmi che se ce l’ha fatta lei, posso farcela anche io.. Mi sprona a migliorarmi, ecco.
Provo anche a mettermi dalla parte dei datori di lavoro, e un po’ li capisco; magari sono prevenuti. Ci sono donne che se ne approfittano e allora ne risentono anche quelle virtuose.
Vedo inoltre (come dice anche Costanza nel libro) che le persone sposate con figli ottimizzano i tempi lavorativi, sfruttano al massimo le ore che passano fuori casa, rendono molto di più in meno tempo, non disperdono inutilmente energie, sia uomini che donne.
A me in questi casi mi hanno insegnato a mentire, sempre! Vuole dei figli?…No no… poi i calcoli e le scelte in famiglia le faccio con mio marito.
I “miei” monaci. Convertirebbero anche i sassi.
Aggiungo che l’età media è sulla trentina, l’abate e il priore hanno appena passato i quarant’anni e hanno vocazioni numerose
Quando entrano in coro lasciano intravvedere un anticipo di Paradiso.
Grazie! Nei monasteri c’è un “clima” particolare che mi piace tanto. Anche solo stare lo stare seduta nell’ultima panca fa bene alla mia anima.
senza arrivare agli eccessi “trash” dei frati wakawaka (ma come gli è saltato in testa???), che personalmente non mi piacciono neanche un po’ (se avessi visto solo quello starei ben lontana dalla Chiesa), bisogna dire che ci sono carismi diversi anche negli ordini religiosi. Io ho 3 amiche trappiste e uno benedettino, quindi vita contemplativa. Anche a me corrisponde di più questo stile. Ma altrettanto bello anche se diverso è quello dei francescani. Sono solo 2 modi diversi di rendere gloria a Dio.
Sì, ci sono per fortuna diversi carismi, capaci di mettere in luce i talenti e la sensibilità di ciascuno.
Non mi corrispondono affatto, ma diciamo che posso ancora mandar giù – a gran fatica – che dei religiosi ballino fuori dalla chiesa (ma è proprio necessario???).
Ci sono pure quelli che ballano dentro e durante la Messa: in questi casi solitamente mi prende una furia omicida.
non mi è mai capitato di vedere religiosi ballare durante la messa. E meno male… perchè già mi viene male a sentire maracas tamburelli e tastiere (posso capire coinvolgere i bambini, ma faccio davvvero fatica a tollerare tutti ‘sti strumenti… io che adoro il gregoriano!)
Gregoriano! Che roba bella! Anche se a me piace tutto quello che è canto a Dio, il gregoriano, le Lodi e i Vespri cantati da alcune suore che conosco, mi fanno venire la pelle d’oca: starei ore ad ascoltarle1
sono con te
@Giuly
Le virtù dell’obbedienza e della sottomissione sono state decantate ottimamente nel libro di Costanza.
La sottomissione è una virtù anche per gli uomini (nei confronti dei superiori, dei politici, del Papa, di Dio ovviamente).
La virtù della gratitudine va a braccetto con la precedente e potrebbe essere spunto per il prossimo libro: “Sposatevi e siate grati al coniuge”
La gratitudine può essere anche coltivata andando a vivere un paio d’anni nelle missioni o per chi è più pigro a Santo Domingo.
in effetti… ho notato che molti mariti hanno preso molto seriamente questa cosa dell’obbedienza… (mio marito ha dimostrato ampiamente di essere “sottomesso” a me in quanto si è fidato a seguirmi nonostante io stessa non sapessi bene cosa stavamo andando a fare ad Assisi…)
questo solo per dire quanto io sia una terribile schiappa nel parlare di “obbedienza”… ovvio che la Coky lo sa fare meglio di me… e infatti ne ha parlato per 2 ore sabato pomeriggio, affascinando un bel pubblico!
Autocritica.
la fo, io, di me stesso, a proposito dell’ostilità di fondo, non sempre trattenuta nei confronti di Laura Gotti Tedeschi, la quale ostilità sia dovuta, penso, al fatto che lei sia figlia del banchiere e che quindi, anche incosciamente e involontariamente, le genti prendano subito, nei suoi riguardi, in posizione critica, non amichevole, a prescindere. Sono sicuro che a lei capiterà spesso di essere trattata non come è, ma come la figlia di, e che ci sia abituata e le fa onore che nonostante questo abbia scelto coraggiosamente di scrivere per un pubblico di lettori (non tutti quelli che scrivono lo fanno)
Alvise, no te ha capì gnent. Le fie dei banchieri bisogna tratarle coi guanti, da che mondo è mondo.
Sarà che io son figlia di operai, nipote di mondine, ma non mi è mai venuto in mente di trattare LGT come figlia di… è triste sia quando questo implica ossequio sia quando implica fastidio. Sarà in grado, come tutti, di avere pregi e difetti suoi, no?
Sono d’accordissimo e neppure io ho pregiudizi su Laura in qualità di figlia di chicchessia. La mia era solo una battuta per Alvise ma noto che su questo blog il senso dell’umorismo è vietato se non specificato. Forse gli uomini, almeno io, tendono ad avere un po’ di delicatezza nei confronti di una donna, ma neanche sempre.
Scusa nonpuoiessereserio, volevo rispondere anch’io ad Alvise e ho capito benissimo che la tua era una battuta. Solo rileggendo mi sono resa conto che il mio commento, messo subito sotto il tuo, risulta antipatico. Non era assolutamente mia intenzione, credimi.
Daniela, anch’io sono figlio di operaio e casalinga e sono molto legato a loro. Scusami, anche il mio controintervento era un po’ duro. Sappi che ti stimo tantissimo sia per quello che scrivi che per quello che immagino tu sia. Non è una battuta.
“ostilità di fondo, non sempre trattenuta nei confronti di Laura Gotti Tedeschi”: per quel che mi riguarda non ho ostilità né di fondo né altre. Ho sempre concordato sui suoi post, tranne in questo che, ripeto, non mi convince molto. Sinceramente non trovo tutta questa ostilità in altri: o sono tonta o non c’è.
dico la mia: non solo non me ne frega niente di chi è figlia lgt ma ho cari amici che non hanno nulla da invidiare alla carriera di suo papà (che non conosco ma di cui professionalmente e umanamente ho sentito solo parlar bene) e non ho mai provato nei loro confronti, nè dei loro figli, ostilità o pregiudizio.
Non conosco l’autrice del post se non da quello che ho letto qua dentro, e il giudizio che mi sto formando su di lei è semplicemente che ‘sta ragazza deve crescere un po’. Ma parlo proprio di esperienza di vita. Penso che alla fine la ragazza si farà anche se ha le spalle strette 🙂 dobbiamo solo aspettare un po’
Facevo autocritica di me stesso, sono uno stronzo, anche se in maniera automatica, irriflessa, involontaria, sempre stronzo rimane. Non ho detto per questo che bisogna che tutti lo siano. Io lo nacqui!!! Di famiglia!!!
Parole sante collega!
Mi azzardo in una citazione (in francese!!!) da Baudelaire!!!
– Hypocrite lécteur, – mon semblable, – mon frère!
Che tradotto in italiano vuol dire: “Rosso di sera bel tempo si spera”
Aggiungo un dato: qualche volta mi è capitato, nel mio lavoro, di dover cercare dei collaboratori part-time. Ho sempre scelto donne e mamme: le faccio lavorare a casa loro, le pago puntualmente e… non ho mai lavorato con persone più precise di così.
Secondo me il mondo del lavoro è intriso anche di una componente insopportabile: devi fare la gara a chi è più presente, devi poter controllare psicologicamente i subordinati, sei potente se terrorizzi tutti, se stanno tutti sulla corda, e questo atteggiamento ce l’hanno uomini e donne.
Se poi ne esci e decidi che ti importa che il lavoro sia fatto bene, puntualmente, pagato il giusto e anche con un senso di lealtà reciproca, scopri che possono lavorare molte più donne, proprio quelle che vogliono anche prendersi cura della famiglia e che non vedono l’ora di avere una possibilità di questo tipo. Io so che se mi dicono “oggi non posso perché ho una riunione a scuola, te lo mando domattina”, caschi il mondo il lavoro arriva il mattino dopo. Con soddisfazione reciproca. Ma possibile che me ne sia accorta solo io?
Scusate se ritorno su un argomento off topic: leggendo alcuni commenti (giuly e perfectioconversationis) sulla diversità dei carismi e sui vari Ordini religiosi vorrei precisare che non mi sembra corretto identificare il mondo francescano con i balletti di cui sopra; credo che non sia proprio così (anche se c’è una piega che sta prendendo quella direzione) come credo anche che non ci sia una realtà religiosa completamente perfetta e sorprendentemente e radicalmente evangelica (come mi sembra si pensi che sia quella monastica, senza nulla togliere ai monaci e alla loro vita religiosa). E’ altrettanto chiaro che ci sono diversità di carismi (l’etimo delle parole ha un senso: “monaco” – “frate”) tuttavia sono convinto che la variegata realtà francescana sia moooolto altro e molto diversa da quella impregnata dei più triti e ritriti luoghi comuni su S. Francesco e sui Francescani in genere; si è abusato troppo spesso del “giullare di Dio” per identificare i francescani con dei “festaioli” (e la colpa, evidentemente, è anche nostra, di noi frati intendo dire). A ben vedere nel medioevo non esiste una persona più contemplativa di Francesco che era “non tanto un uomo che pregava quanto piuttosto un uomo fatto preghiera”.
Frate Filippo Maria è un grande!
sono completamente d’accordo con te!
nè io nè Daniela abbiamo detto che il mondo francescano corrisponda ai balletti di cui sopra, che spero siano solo spiacevoli eccezioni. Per quanto riguarda San Francesco sono abbastanza stufa di sentirlo tirato per il saio da “pacifisti” e “ecologisti” che inevitabilmente riducono la portata del suo messaggio ad un proclama stile “volemose bbene” o “viva la natura”.
Non esiste una realtà religiosa migliore di un’altra. Abbiamo già detto che ci può piacere un carisma piuttosto che un altro, e dipende dalla formazione e dalla storia di ciascuno di noi trovare quella più corrispondente. Sono stata spiegata? 🙂
Anch’io non identifico certo la galassia francescana con un balletto e basta. Anzi, se scivolate ci sono, sembrano più segni dei tempi che problemi di un solo ordine. Inoltre, davvero davvero, io credo che la ricchezza dei carismi sia un modo di Dio di venire incontro a ciascuno e non oserei mai mettere un ordine contro un altro in un raffronto. Fino a che si condivide ogni virgola del Credo e del CCC, non ci sono problemi.
Tuttavia, se devo parlare della mia sensibilità, diciamo che apprezzo molto i Francescani dell’Immacolata, sempre francescani, ma con altro stile.
Non sottovaluterei, però, quel che dice Paul Bratter: ci sono modalità comunicative che, se piacciono ad alcuni, disgustano completamente altri. Il problema è che di persone che cantano e ballano siamo pieni ovunque, di persone che vestono come noi non sappiamo che farcene: ci servono uomini separati, veri consacrati, che sappiano indicarci il senso sacro dell’esistenza. Dovete capire che è di questo che abbiamo una sete quasi mortale.
lo so che non bisogna parlar male dei consacrati, lo so…. ma quando ho visto il mio viceparroco in “borghese” con giubbottone di pelle e kefia palestinese intorno al collo ho sofferto un pochino…. ma la tonaca gli fa proprio schifo?
Mi fa piacere leggere queste precisazioni. Da parte mia mi sono sentito in dovere di intervenire perché non so cosa può pensare un non addetto ai lavori leggendo… pensate che sono stato chiamato al telefono e mi hanno detto: “vai a leggere cosa dicono dei frati sul blog di Costanza!” (Costanza il tuo passaggio da noi ha lasciato il segno!). Da parte mia ripeto che mi vergogno alla stessa maniera di paulbratter di certe derive e, ricordando comunque che l’abito non fa il monaco, vi assicuro che anche noi religiosi abbiamo bisogno di laici cristiani convinti e tenaci come voi, grazie!
admin: grazie, ma quale grande! Io appartengo ai Cappuccini e quindi sono il meno accreditato di tutti… e poi stavo giusto preparando un incontro di evangelizzazione con balletto al seguito (a questo punto avrei inserito uno smile sorridente… se solo sapessi come si fa…)
admin> due punti parentesi 🙂
hal mi hai preceduta 😀
Io sono cresciuta dai salesiani, ma credo che a volte più che parlare di ordine dipenda dalla singola personalità, Don Elverino era fortissimo, avrebbe anche potuto essere un francescano ed essere straordinario lo stesso.
Ammetto di non essere un’esperta di ordini, a me piace guardare come si comportano le persone più che chiuderle in scomparti.
“Don Elverino era fortissimo, avrebbe anche potuto essere un francescano ed essere straordinario lo stesso”
Ecco, che vi dicevo…
Come, d’altra parte, bisognerebbe anche dire che da parte di Laura Gotti Tedeschi
mai manifestatosi nessun segno di affetto nei confronti degli umili peones informatici suoi lettori che siamo noi. O fosse che lei è così di natura, o fosse che l’avesse pre-avvertita, o pre-stabilita, freddezza nei suoi confronti, e quindi zitta, e noi quindi più ostici, e lei quindi ancora più zitta, e poi il caso grozino, insomma così è andata che sono andate le cose, due mondi a parte scollegati, qualcheduno, forse, allora, ipotesi, chiederebbe, ma che obbligo ci fosse che lo fossero collegati? Nessuno!!!
sei meglio di Beckett! 🙂
…e il suo re?
Samuel, secondo me
Ti pareva che non venisse fuori un nome biblico!!!
“Non c’è più niente da esprimere, eppure bisogna dirlo.”
“Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.”
“Siamo contenti. E che facciamo, ora che siamo contenti? Aspettiamo Godot.”
Tu pensa che quando ho letto il titolo del post ho pensato che si parlasse di te!
… di Cyrano volevo dire!
ne sarei stato onorato, ma… non sum dignus 🙂
A cosa tende dunque l’arte?
Beckett: E’ l’epressione del fatto che non c’è nulla da esprimere , nulla con cui esprimere, nulla a aprtire da cui esprimere, nessuna capacità di esprimere, nessun desiderio di esprimere, e, nello stesso momento, l’obbligo di esprimere.
un vero peccato, perché io penso che la capacità di esprimere, il solo saper esprimere sia già di per sé un inesauribile contenuto espressivo… stupore infinito per l’animale intelligente, curioso, ironico, santo e peccaminoso che siamo… che altro vuoi esprimere, Alvi’?
A questo io credo fermamente.
Il grande Cyrano!!!
Buona notte ragazzi! Grazie Cyrano, per il tuo parere sull’arte. Io la vedo come la forma d’espressione più bella, così come la musica. La capacità di mostrare quello che abbiamo dentro, quello che siamo, quello che proviamo.
Per me è un dono eccezionale e può essere fonte di gioia per chi ci è accanto.
Per l’argomento ci servirebbero una cinquantina di post.
Io mi ritiro nel nido e lascio questo coso ai miei anatroccoli, mi ritiro con una forma di arte che apprezzo moltissimo: un buon libro ( spero che non diventino mai del tutto elettronici, volete mettere il piacere che da sfogliare davvero una vecchia pagina ingiallita e consunta?). Un bacio!
1 a 1. Meglio noi il primo, meglio voi il secondo. Bel match.
considerato che temevo la goleada, è andata bene.
Approfitto per salutare fr Filippo Maria (che però è juventino 😉 ), e fr Gianluca che ho conosciuto questa estate. Devo dire che il libro di Costanza mi ha dato (ci ha dato) la possibilità di incontrare, tra gli altri, uomini di Chiesa giovani e veramente in gamba come i già citati Filippo e Gianluca ma anche padre Maurizio e altri…cosa che fa veramente ben sperare.
PS ho saputo che uno juventino (a caso 😉 )ha rinunciato alla partita per la presentazione di Costanza, forse qualcuno non si rende conto di cosa significa questo….
Guido un caro saluto anche a te! Anche noi abbiamo un ricordo delizioso non solo di Costanza ma di tutta la vostra famiglia… un grosso abbraccio a tutti e sei!
Il Signore vi benedica +
Nb
Un grazie particolare a Totti per il rigore!!!
anch’io tifo per il primo.