Misericordia vò cercando ch’è sì cara

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di Paolo Pugni

M’è rimasta dentro questa storia della misericordia e mi tormenta. Ne ho parlato l’ultima volta qui (mamma mia era l’inizio di marzo!) suscitando commenti. E contestazioni. Capita.

Anche a Gesù capitava e con questo –prendete nota vi prego- NON (maiuscolo) intendo paragonarmi a Lui, ci mancherebbe. Solo affermare che quella frasetta buttata lì dal maestro sul quello che hanno fatto a Lui e che avrebbero fatto ai discepoli… beh il suo senso l’aveva…

Ma mi tormenta questa misericordia perché è come se me l’avessero urlata dentro la testa con il vento, che sradica e svelle, toglie d’urto la tenda e dietro c’è un mondo nuovo, inatteso, come dentro l’armadio di Narnia.

E misericordia non nega verità, perché l’ha detto Lui, l’ha ripetuto san Paolo, di recente l’ha ricordato Benedetto XVI, verità e carità o si fanno insieme o non si fanno. Punto.

C’è che alla fine di tutto, come Frodo e Sam quando Monte Fato è esploso e sono isolati su una roccia circondata dalla lava, alla fine di tutto, resta solo la carità.

Così riscopro questa faccenda, questo sguardo che sembra molle, e che invece è fermo, aggettivo che coniuga dolcezza e rigore, perché implica il sorriso, di compatimento, ma nel senso etimologico del termine, oggi diremmo empatico.

E la capisco e mi appassiona questa misericordia perché non si fa imbrogliare dal dolore, ma lo abbraccia fino a depurarlo dall’amor di sé, quello che nega gli altri e Dio.

Perché spesso siamo così persi a contemplare noi dentro la nostra storia da farci metro della verità: ciò che ci ha feriti è male per definizione a prescindere, valutiamo col dolore invece che con la giustizia. Mentre spesso ciò che fa male non è la ferita dell’ingiustizia, ma solo il nostro egoismo che suppura.

Ecco, la misericordia non consola questo dolore, che finirebbe per dargli ragione, per negare la verità. Non consola la disperazione, la ferita, ma abbraccia la persona che soffre. E non sembra, ma c’è una enorme differenza.

 

63 pensieri su “Misericordia vò cercando ch’è sì cara

  1. Forse,lo dico con infinita paura di sbagliare,ma è quel che sento e spero di non provocare nessuno,forse sulla linea di confine,tra misericordia e giustizia, sta in come accogliamo l’idea del peccatore che è in peccato.
    Se lo disprezziamo , giudichiamo,condanniamo,stiamo lanciando contro di lui/lei una pietra che non abbiamo il diritto di lanciare,ma se soffriamo con loro,preghiamo per loro,li amiamo nonostante peccatori,stiamo solo ripercorrendo la via che Gesù stesso ci ha insegnato,la stessa che ha percorso per noi e che continua a percorrere tutti i giorni.
    Tu parlavi di una linea di confine…di qua della linea la superbia di voler decidere,di là la consapevolezza di dover amare come siamo stati amati.

    1. @Lella non credo proprio tu stia sbagliando e personalmente sottoscrivo ogni tua parola.
      Sarà bene ricordare che se avremo usato misericordia, sarà usata misericordia a noi in cambio.
      La misericordia, quella umana come ancor più quella divina (e quella umana che dalla divina proviene) é atto sommo d’Amore. Quell’amore capace di cambiare i cuori.
      Non si convertiranno i cuori oggetto della Misericordia? Per loro ahimè non resterà che il Giudizio, ma anche il giudIzio appartine a Dio solo.

    2. paolopugni

      che bella cosa che hai scritto, sì proprio così… sentirsi amati così tanto da non poter non amare, ma da Lui con perfezione, noi con fragilità senza fine

  2. Qual’è il confine tra carità e giustizia?
    Sono forse io l’uomo giusto che può definirlo?
    No,io so che uno solo è il giusto,a me spetta solo la carità,per non superare il confine e credermi Dio!

  3. Giancarlo

    Una cosa importante da dire sulla misericordia è che noi non ne siamo capaci. Nessuno di noi è capace di misericordia. Siamo tutti miseri peccatori incapaci di amare. Solo nella fede Cristo ama attraverso di noi.

    Lontana da noi quindi la preoccupazione di amare gli altri: non ci compete, non è affar nostro, non ne siamo capaci. Solo Dio è capace di amare.

    Qual è allora il nostro compito? Avere fede. Con la fede ameremo con l’amore di Cristo, senza fede non ameremo.

    1. Il concetto di fondo é condivisibile, ma l’espressione “non é affar nostro” lo é solo a mo’ di provocazione ne ricordci da chi proviene l’Amore.
      Diversamente quello dell’amore ci compete eccome… Nell’amore dovremmo distinguerci e “gareggiare”, sull’amore saremo giudicati (anche la fede passerà) ed é infine un precIso comando a noi rivolto.

      1. Giancarlo

        Concordo perfettamente su tutto quello che dici, ma ribadisco: se avremo fede ameremo con l’amore di Cristo, senza fede non ameremo. Di conseguenza la nostra preoccupazione deve essere quella di avere fede. Chi si preoccupa di amare, ama con le proprie forze; chi cura la propria fede ama con l’amore di Cristo.

        1. sweety

          Sai, Giancarlo, a volte mi pare che tu ed io abbiamo letto due Vangeli diversi. In quello che ho letto io Gesù dice “Vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato. Da ciò ( e NON dalla fede, NON dall’andare a Messa, NON dallo scrivere belle frasi sui blog) capiranno che siete miei discepoli”.
          Sono d’accordo con te: dobbiamo avere fede. Ma c’è il pericolo che a forza di sforzarci di avere fede arriamo a posizioni come “non condividi la mia fede? Non ti amo. Non ti converti, brutto schifoso peccatore? Allora ti disprezzo. Non ho abbastanza fede, allora moltiplico gli sforzi (impossibili, la fede è dono) e me ne frego degli altri, tanto senza fede non posso amare ergo chissene”. Invece, lo sforzo che dovremmo fare non è sulla fede ma sulla carità.
          Proviamo ogni giorno a agire come se amassimo – come fai tu nel tuo matrimonio, giusto? – e i frutti di carità arriveranno copiosi.
          Ma se ci fissiamo sulla fede, Giancarlo, saremo ben presto preda del diavolo. Lui adora le grandi penitenze, le grandi teorie “se avessi fede”…quello che il diavolo odia è la parola buona, il sorriso gentile, una rispostaccia su un blog che non scriviamo…QUESTO al diavolo fa davvero schifo; invece le nostre crociate, le nostre parolone in nome della fede, quelle gli piacciono da morire, perché piacciono a noi da morire.
          Ci si sente tanto “giusti” a parlare bene…un po’ meno giusti a tacere e perdonare.
          Non credi? Io almeno riconosco in me questa tendenza.

        2. Però attenzione Giancarlo, “sforzarsi” (il termine non mi piace ma ci capiamo) di amare anche sulle nostre forze NON é sbagiato…
          L’amore, anche quello imperfetto e limitato tra le creature e scevro di storture che amore non sono é sempre e comunque dono di Dio.
          Che dire poi dell’amore esercitato anche con sacrificio da chi non ha fede in Cristo (cosa che tu spesso sembri considerare una colpa)?
          A chi a fede poi viene chiesto: “mostrami le tue opere”. E quale opera se non l’amore.
          Per questo e per TUTTI i giuizio sarà sull’amore e dato che fede e speranza passeranno – e non é parola mia – il resto sono “libere interpretazioni” ma cristiano saggiamente limita queste al minimo…

    2. Rosanna

      “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” come e’ possibile che la cosa non ci competa?

      1. Giusi

        Certo che ci compete! Anzi è il primo comandamento! Che poi siamo capaci di farlo è tutto un altro discorso, ma ci proviamo, ci dobbiamo provare. Senza la misericordia divina mi sentirei perduta però non dobbiamo dimenticare che il regno della misericordia è questo, l’altro è quello della giustiza. E’ abbastanza diffusa l’idea: faccio quello che voglio tanto il Signore è misericordioso. Certo che lo è! Però bisogna pentirsi e convertirsi. Santa Faustina, l’apostola della Divina Misericordia (ho il suo diario sempre sul comodino), l’ha visto l’Inferno, non era mica vuoto e c’erano pure tanti sacerdoti!

  4. Maccabeo

    Caro Giancarlo, ma non è vero che non siamo capaci d’amore. E’ ovvio che tutto è dono di Dio, ma una volta che ce l’ha donato, diventa nostro. Ciò vale sia per la carità teologale, che per l’amore inteso come virtù morale. Entrambe però richiedono esercizio:
    se vuoi amare come Dio devi cominciare da atti concreti, come fossero degli esercizi. Anche l’amore è una palestra. Io sono contento della mia vita, perché Dio mi ha fatto a sua immagine e somiglianza. Se non fossi capace d’amare, per cosa vivrei? Guarda che non è la fede che in ultima radice salva, ma l’amore. La fede e la speranza finiranno, ma l’amore è per sempre. Io mi salvo se vivo per amore di Gesù Cristo. Questa è l’opera con la quale si dimostra la propria fede. E non è un sentimento, ma un vivere quotidianamente la verità della presenza di Dio nelle nostre vite

  5. Giancarlo

    Non mi voglio impegnare in una discussione teologica, anche perché non ne ho le capacità. Però credo che l’uomo sia profondamente, radicalmente incapace di amare. Sforzarsi di amare è come sforzarsi di volare.

    Certo che è l’amore che salva; certo che sull’amore saremo giudicati. Solo con la fede però “diventiamo capaci di amare”. Si illude chi pensa di poter amare con la propria volontà. Con la propria volontà si può scegliere di credere o di non credere, si può scegliere di avere fede. L’amore invece non dipende dalla nostra volontà, è frutto della fede.

    Questo è quello che penso, però sono apertissimo ad imparare.

    1. Quindi mio padre e mia madre che non conoscevano Cristo in realtà non mi hanno mai amato…

      Ma non diciamo scempiaggini per favore…

      E naturalmente dato che mio padre é morto prima che mi convertissi mai l’ho amato…
      Strano a me pareva di averlo fatto e anche senza sforzo.

      1. Giancarlo

        Senza la fede non si può amare con l’amore di Dio; senza Dio si può amare con amore umano, non con carità. La carità nasce dalla fede e la fede è la necessaria premessa della carità. Così ho sempre pensato che stiano le cose: se per amare (con la carità) non fosse necessaria la fede, a che servirebbe essere cristiani?

        1. Angelina

          “La fede produce speranza e muove alla carità; la speranza fomenta la carità e, a sua volta, è rafforzata dalla carità nel desiderio di un’unione non ancora realizzata; la fede, per essere vera, deve unirsi alle opere della carità.”
          http://it.cathopedia.org/wiki/Virt%C3%B9_teologali

          Caro Giancarlo, fede speranza e carità vengono da Dio e a Dio ci conducono. Sono in armoniosa relazione tra loro, ma il CCC ci ricorda, con s. Paolo, che il primato è della carità.

          1825 Cristo è morto per amore verso di noi, quando eravamo ancora « nemici » (Rm 5,10). Il Signore ci chiede di amare come lui, perfino i nostri nemici,97 di farci prossimo del più lontano,98 di amare i bambini99 e i poveri come lui stesso. 100

          L’Apostolo san Paolo ha dato un ineguagliabile quadro della carità: « La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta » (1 Cor 13,4-7).

          1826 Se non avessi la carità, dice ancora l’Apostolo, « non sono nulla ». E tutto ciò che è privilegio, servizio, perfino virtù… senza la carità, « niente mi giova ». 101 La carità è superiore a tutte le virtù. È la prima delle virtù teologali: « Queste le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità » (1 Cor 13,13).

          1. Giancarlo

            Che la carità sia la più grande ed il fine ultimo è poco ma sicuro. Però la fede è la necessaria ed imprescindibile premessa. Insomma se voglio amare con misericordia, con carità, devo prima curare la fede.

  6. cristiana

    @Giancarlo ,sono d’accordo con te!! Chi accoglie e sperimenta l’amore di Dio,impara ad amare come Dio,con la sua misura.Non E’ importante amare ( tutti lo sappiamo fare ) ma amare con la Sua misura.

    1. Se l’importante sarà la Sua “misura” e su quella saremo misurati, beh non so voi, io é meglio che cambi reiigione!

      Ma di che state parlando!!??

    2. Maccabeo

      Non credo sia opportuno entrare nel merito delle secolari questioni teologiche sul primato di Dio come Amore o come Verità, che ha diviso le scuole dei vari Ordini religiosi. Certo, è pur vero che nell’Antico Testamento Dio si è rivelato come “Colui che sono”, dunque Verità, mentre nel Nuovo Testamento, che è il compimento della legge, come “Amore”. Perché amore e verità vanno sempre insieme, e senza amore le nostre opere non sono buone, non servono per la vita eterna, perché il nostro Dio non è un Padrone al quale bisogna credere e obbedire, ma un Padre da amare, certo nella verità.
      Ora, sappiamo per certo che l’uomo ha una propria capacità d’amare, impronta del Creatore, che l’ha fatto a propria immagine e somiglianza, che si manifesta sommamente nella libertà di scegliere l’oggetto primo del proprio amore, e in base a questo stabilire una gerarchia di tutti gli altri beni, che dia ordine, e quindi pace (relativa o assoluta, in base alla scelta).
      Questa capacità d’amare dev’essere perfezionata dalla fede. E questa perfezione consiste in un amore puro, cioè capace di dare, come ha fatto Gesù Cristo. Però, precisiamo, se noi diamo è perché ci aspettiamo un premio, che è il Paradiso = possesso di Dio = Amore che è partecipazione. La differenza abissale fra Dio, che da senza aver bisogno, e noi, che abbiamo uno sviscerato bisogno dell’altro, non sarà mai colmata (tanto il Paradiso è eterno).
      Se io sono disposto a vivere i comandamenti in cui credo, è perché amo Dio, cioè credo che il bene che mi aspetta corrisponde al bene al quale anela il mio cuore, anzi supera la mia immaginazione. Alla base della ricerca di Dio c’è sempre una ricerca di senso che in realtà è la ricerca del bene che finalmente soddisfi il nostro cuore, proprio di noi che siamo fatti per amare, “perché il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”.

      Io queste cose le scrivo sperando di essere d’aiuto. Non dobbiamo essere sentimentalisti, ma una fede senza amore non resisterà mai davanti alle prove della vita

      1. @Maccabeo, mi accodo…

        Che dire di queste esortazioni:
        “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Mt 5, 43-48)

        Non riconosce forse Cristo anche ai pubblicani la capacità di amare, o vogliamo dire che era un “sfottò” sarcastico? Non credo proprio…
        Di fatto l’invito è quello ad un amore più alto, all’Amore Perfetto del Cristo, all’amore al nemico (e dici poco…). Ma il “se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete”, può essere inteso in senso assoluto o è giustamente rivolto ai “suoi”? Forse per un pagano potrebbe anche non esserci un gran merito (forse…), ma certo non compie un male, ne pare di capire questa forma di amore seppur imperfetto gli è preclusa.

        Quindi, volendo concludere il pensiero: senza l’amore per Cristo, con Cristo e in Cristo, l’amore che Lui ha avuto per gli Uomini e che il Cristiano parimenti deve avere per il prossimo, al Cristiano è precluso… ma per l’amore umano (che e sempre riflesso per quanto debole di quello divino) c’è spazio e presenza nel pur “fragile” cuore umano.
        E ben venga, perché un cuore aperto all’amore non rifiuterà chi è lAmore fatto Persona.

  7. vale

    altri tipi di misericordia….
    http://www.riscossacristiana.it/firenze-incredibile-increscioso-episodio-di-intolleranza-religiosa-di-pucci-cipriani/

    fedeli che, a un certo punto, hanno sentito la voce stentorea di p…., proveniente dal confessionale, che a poco a poco, si è fatta tonitruante e che ha urlato: “Provo un ribrezzo verso i tradizionalisti assai più grande che verso i progressisti……Vada via non le dò l’assoluzione…”; quindi si è alzato di scatto, ha buttato fuori il penitente e s’è allontanato, in fretta, lasciando il confessionale vuoto.

    E’ stato lo stesso fedele, esterrefatto e amareggiato, a raccontarci l’episodio: la sera del 10 aprile, dopo aver confessato i propri peccati aveva fatto presente il proprio imbarazzo di fronte a un certo stile “papale” come quell’affermazione fatta alla stampa : “Chi sono io per giudicare?” di fronte all’omosessualità… E il frate, allora, ha fatto lui una domanda categorica : “Per lei è valida e legittima la messa formulata da Bugnini ?” al che, sommessamente, ha risposto il nostro fedele inginocchiato: “Certo che è valida, in quanto c’è la consacrazione del pane e del vino…se sia legittima o meno io l’ignoro…quello lo sa Iddio”.

            1. No, sa, è già il terzo in pochi giorni che mi fa degli appunti di vocabolario. L’altro giorno un giovane dottore di ricerca che chiedeva se “sbertucciare” è italiano, oggi lei che obietta al tonitruare e per finire il correttore automatico di wordpress che persiste a correggermi “tonitrua” in “tornitura”. Non ci sono più gli ZIngarelli di una volta…

    1. Claudio

      “Chi sono io per giudicare?” non è stata un’affermazione fatta “di fronte all’omosessualità”, bensì al teorico caso specifico di un omosessuale di buona volontà. Si può forse dubitare che sia stato un bene aver offerto al sistema mediatico un’opportunità per prendere (in probabile malafede) fischi per fiaschi, ma non si può sostenere che sia stata riferita al peccato in sé un’affermazione che riguardava invece, con evidenza, soltanto un eventuale peccatore.

  8. …io non la farei tanto lunga: c’è chi compie atti di misericordia verso gli altri e chi non li compie. indipendentemente dall’essere credenti o meno. Così, di per sé, spontaneamnte, di suo. Poi se un credente non sarebbe credente senza compiere atti di misericordia verso gli altri, e non potrebbe compierebbe atti di misericordia senza essere credente, questa è una riflessione che riguarda i credenti. Per esempio, il, cosiddetto perdono, o è un atto concreto di misirecordia, con delle conseguenze pratiche, o che perdono sarebbe, se no? Tutti possono dire di perdonare, ma poi?

      1. 61Angeloextralarge

        Giancarlo: sparo una frase “osè”: saremo giudicati sull’amore, non sulla fede… Essendo figli di Dio, creati a sua immagine, forse siamo capaci di amare anche senza averlo incontrato… sì, di un amore umano! Ma non è che la fede ci riempie di Amore di Dio… basta guardarci ogni volta che usciamo da Messa o da un incontro di preghiera…
        E poi… l’Amore di Dio è talmente grande che nemmeno tutta la fede umana messa assieme sarebbe capace di contenerne una sola molecola. Per me “cercare” di amare è già una forma di amore: ma chi me lo fa fare a cercare di amare? Nessuno! Quindi, malato, puerile, ferito, egoista o quel che vuoi… ma amore è.

    1. “Per esempio, il, cosiddetto perdono, o è un atto concreto di misirecordia, con delle conseguenze pratiche, o che perdono sarebbe, se no? Tutti possono dire di perdonare, ma poi?”

      In verità non sei lomtano dal vero… 😉

        1. Fuochino si, anche perché ad esempio per un “lontano” come te (che non é un’offesa) la misericordia, il perdono o sono atti CONCRETI o sono chiacchiere… (giustamente)

  9. cristiana

    @Bariom,amare gli altri non dovrebbe essere uno sforzo ma un desiderio profondo di ricambiare l ‘amore il perdono ricevuto da Dio, e l’ amore di Dio lo si riceve stando con Lui , avendo una relazione continua con Lui . La fede non e’ altro che questa relazione d’amore .Siamo tutti come dei bicchieri vuoti : non ci possiamo riempire da soli abbiamo tutti bisogno di essere riempiti dell ‘amore e del perdono di Dio :E’ proprio un cambiamento di mentalita…..non cambiare religione!’Buona e salvifica settimana santa!!!

    1. @Cristiana, non siamo come “bicchieri vuoti”. Dio non ci ha fatto come vuoti involucri in attesa di essere riempiti del Suo Spirito… in TUTTI è stato insufflato il Suo spirito o semplicemente non esisteremmo.
      Siamo come “vasi di creta” questo si, ma questa è altra cosa…
      Ma l’amore (imperfetto, ferito, limitato, tutto quel che vuoi) è INSITO nell’Uomo, quello cerca e quello desidera, perché è la stessa impronta della sostanza di Dio.

      DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
      AI PARTECIPANTI AD UN SEMINARIO DI STUDIO
      PROMOSSO DALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

      Venerdì, 23 gennaio 1987

      Parlare della carità significa toccare le radici profonde dell’uomo, e al tempo stesso attingere al cuore della fede e della vita cristiana. Un testo di san Basilio che ci viene proposto dall’Ufficio divino lo illustra stupendamente: “Quando Dio – si legge – ha costruito l’uomo, pose dentro di noi una certa forza razionale a guisa di seme contenente in sé la capacità e la necessità di amare, e quando la scuola dei divini precetti è venuta a contatto con essa, ha cominciato a coltivarla diligentemente, a nutrirla sapientemente e portarla a perfezione con l’aiuto di Dio” (S. Basilio, Regulae fusius tractae, Resp. 2, 1: PG 31, 908-909).

      Questa capacità di amare, insita nell’uomo, che lo Spirito di Dio eleva e perfeziona, ed è per il cristiano un debito che non si estingue mai (Rm 13, 8), viene espressa da san Paolo in modo penetrante con le parole: “veritatem facientes in caritate” (Ef 4, 15).

      ……………………

      Non siamo “vuoti”… chiaro è che c’è ed è necessario un cammino e un’opera (che compie lo Spirito Santo) per portare alla perfezione queste, chiamiamole “potenzialità”, ma spesso lo spirito agisce per strade, in tempi, modi e persone di cui nulla sappiamo e poco vediamo soprattutto se stiamo fermi su idee errate o preconcette.

      P.S. non ci penso proprio a cambiare Religione… troppo bella questa nello Spirito Santo! Troppo amabile Dio Padre con me! Troppo affascinante il Cristo… e troppo cara mi è Maria. ,-)

      Buona settimana Santa anche a te.

  10. l’amore e la fede non sussistono uno senza l’altro.
    La vita è qualcosa che ci permette di fare un cammino verso un fine,che però decidiamo in base al nostro libero arbitrio.Se il mio fine è la perfezione cristiana,farò tutto quello che è in mio potere per raggiungerla,con l’aiuto di Dio.

  11. maria elena

    Come è vero, è come vole mettere il mare in un secchio, diceva un famoso santo. E poi non capisci, con la tua piccolissima ragione, come Dio abbia così pazienza, soprattutto non capisci come abbia pazienza su pazienza. Penso a tutte quelle volte che mi sono inquietata terribilmente, ho lanciato le mie famose lingue taglienti e lui lì pronto a rialzarmi a farmi coraggio a non giudicarmi. Anzi, come un agnello condotto al macello, mansueto e umile, mi insegna la vera sapienza. Non mi punta il dito, non ribadisce, ma si fa deridere e conficcare la testa con le spine. Una volta ho letto un racconto dei padri del deserto, in cui due giovani monaci si avviano verso la città per vendere qualche piccola opera delle loro mani. Arrivati in città si dividono dandosi appuntamento al tramonto, uno dei due però non si presenta e caduto nella trappola del demonio, decide di non essere ” all’altezza” per poter tornare al convento. L’altro raggiunto l’amico lo convince a tornare e davanti al superiore denuncia insieme all’altro la propria caduta, si fa carico dei suoi peccati. Il superiore punisce il monaco che esegue la sua punizione, ma Dio, che nell’obbedienza provvede sempre perché ha spazio per il suo grande amore e misericordia, manda un angelo al padre superiore per far togliere la punizione perché lui non ha nessuna colpa.
    Mi porto questa storia dietro come un ‘ombra ai miei pensieri, quando vorrei scappare perché
    penso “giustamente” di essere maltrattata, non capita e non rispettata, il dolore a volte ti fa dire maledetti tutti e non voglio aspettare i tuoi tempi mio caro Dio, altro che Paradiso, voglio essere “felice” qui, poi per sapere di quale felicità parliamo bisogna aprire una lunga parentesi, ma quando Dio è è scappato da me?
    Allora vorrei avere questo spirito ogni volta che punto il dito, quando vorrei tutti secondo i miei disegni marito e figli compresi, poi guardo alla loro vita e mi accorgo che il Signore si è fatto crocifiggere con pazienza per loro e con pazienza li guida nella loro vita, gli parla e li ama infinitamente, e rimetto a posto la mia piccolissima mente.

  12. Ah, e visto che siamo in tema, copio dalla bacheca di un mio contatto su Facebook quanto oggi “casualmente” pubblicato

    «I più grandi peccatori pongano la loro speranza nella Mia Misericordia. Essi prima degli altri hanno diritto alla fiducia nell’abisso della Mia Misericordia. Figlia Mia, scrivi sulla Mia Misericordia per le anime sofferenti. Mi procurano una grande gioia le anime che si appellano alla Mia Misericordia. A queste anime concedo grazie più di quante ne chiedono. Anche se qualcuno è stato il più grande peccatore, non lo posso punire Se esso si appella alla Mia pietà, ma lo giustifico nella Mia insondabile ed impenetrabile Misericordia. Scrivi: prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della Mia Misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della Misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia»…

    Gesù a Santa Faustina, 6.VI.37.

    😉

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