A lezione di obbedienza

di Costanza Miriano

Il tempo di stipare sei o sette tonnellate di roba nelle borse (vuoi fare a meno della crema rassodante che ti riproponi di mettere da circa sei mesi? E se hai un rigurgito di diligenza? Vuoi portarti solo tre libri da leggere? E poi che fai se i figli vengono inghiottiti dal triangolo delle Bermude, si smaterializzano o decidono di dedicarsi al giardinaggio, compunti e silenziosi?) e si parte per Perugia, per un fine settimana dai nonni. Mio marito non c’è, lavora, e pare a tutti opportuno che sia io a guidare, visto che il più plausibile tra gli altri candidati ha dodici anni: sono la più indicata, ma non di molto. Conoscendo la mia abilità al volante – fenomenale la mia tecnica nel curvare: vado dritta fino a un pelo dal guard rail, poi sterzo a gomito, d’altra parte le curve non sono un insieme di punti? O com’era? Erano le rette? Boh – mio marito mi invita a staccare il telefono. Gli obbedisco, giusto un attimo per chiamare la mia amica G., e poi E. e poi F. Prima di Orte chiudo.

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Post Scriptum

 

Avendovi abbondantemente deliziato con la notizia che sarei andata a Ferrara a presentare il mio libro, ed essendo stata a disposizione la diretta web dell’incontro, vi aspettereste che io ora vi lasci in pace sull’argomento. Ma non è possibile, perché devo assolutamente dire una cosa troppo importante.

Se “vi riconosceranno da come vi amerete”, gli Amici del Timone di Ferrara e i frati francescani dell’Immacolata che li sostengono con la parrocchia di Santo Spirito sono decisamente amici di Cristo.

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Ma c’è anche la rana

 

Ieri mattina, miracolosamente sveglia a un orario dignitoso, mi sono avvicinata a mio figlio che usciva per andare a scuola. Lui era di spalle e ha fatto un balzo. “Oddio!”. Ha cominciato a pettinarsi freneticamente con tutte e due le mani. Poi si è girato e ha capito che l’ombra che aveva visto sulla porta di casa era la mia, non la sua. Era il mio cespuglio mortaccino e incolto quello che vedeva, non i suoi capelli forti e morbidi di giovanetto che si affaccia alla vita. continua a leggere

L’uomo vecchio in attesa del verde

Ci sono momenti in cui la mia nobile saggezza, il mio solenne equilibrio, la mia serafica accettazione degli eventi vacillano. E non perché sto gestendo una crisi in Medio Oriente, con i missili iraniani e israeliani che dipendono da una mia decisione. Non mi capita perché una cordata lancia un’opa ostile contro le società di famiglia, o perché mi è sfuggita di un soffio quella nomina a direttore del Corriere della Sera. Bastano eventi leggermente meno epocali, come un camion che fa i lavori in mezzo alla strada davanti a via della Conciliazione (e se non fosse per Wojtyla direi che non se ne può più delle code sul Lungotevere), perché mancano diciassette minuti e dodici al suono della campanella per un figlio piuttosto permaloso, mentre ti chiedi cosa avresti potuto eliminare (effettivamente quella tappa in bagno poteva essere evitata) con il catechismo a cui bisogna portare di corsa un figlio e poi l’altro. continua a leggere