di Costanza Miriano
Biondissima bellissima occhi celestissimi e fisico mozzafiato, poco più che trentenne, tre figli, Thérèse Hargot sembra fatta apposta per spernacchiare tutti i luoghi comuni sul sesso. Questa giovane belga trapiantata a Parigi ma con lunghi trascorsi newyorkesi, infatti, da sessuologa laureata in filosofia, master alla Sorbona, si interroga sui danni della liberazione sessuale e dell’aborto, sostiene l’intelligenza e la ragionevolezza dei metodi naturali, avversa fieramente la pillola e l’eccessiva libertà sessuale dei ragazzi, e ritiene che parlare loro di sesso a scuola come si fa oggi sia estremamente dannoso.
Ma fa tutto questo da super laica, non credente immagino: nel suo libro, Una gioventù sessualmente liberata (o quasi), il tema di Dio non appare neppure vagamente all’orizzonte. Eppure arriva alle stesse conclusioni dei cattolici (ma non diteglielo, credo sia insofferente a riguardo).
Se dici “metodi naturali” in Italia, temo che la maggior parte della gente pensi a una tecnica vegana, che so, per produrre lo yogurt in casa coi fermenti. Nei cosiddetti libri di scienze che i nostri figli devono comprare per frequentare le scuole statali (gli stessi che spacciano teorie per scienza, tipo darwinismo e riscaldamento globale, che appunto essendo teorie dovrebbero poter essere abbracciate o meno, non insegnate come verità, ma lasciamo stare ora), in quei libri, dicevamo, nelle copiose pagine dedicate alla contraccezione, i metodi naturali sono poco più che una nota a pie’ di pagina, trattati alla stregua di una curiosità o di una nota di folclore. Qui da noi è solo la Chiesa che li propone, li spiega li insegna e li difende. E una esigua minoranza che li vive, o almeno ci prova.
Nell’immaginario collettivo la donna che segue i metodi naturali è una povera sfigata, tendenzialmente racchia e sempre incinta, non una bionda con le physique du role da attrice che parla di sesso tutto il giorno – ai ragazzi nelle scuole, ai grandi nel suo studio privato – e ci autorizza a pensare che abbia una vita sessuale pienamente soddisfacente, e insieme stabile (è sposata con un solo uomo) e feconda (hanno tre bambini).
Il suo no alla pillola, dunque, è un preziosissimo alleato del nostro no, intendo di quello di noi cattolici, che diciamo no a tutto quello che impedisce a Dio di prendere l’iniziativa sulla nostra vita. Il no della Hargot è un no che prende le mosse solo dalla ragione, dall’osservazione della realtà – ciò che facciamo anche noi credenti, vedi una per tutte Fides et ratio – senza neppure avere bisogno del passo ulteriore, quello della fede.
Perché la pillola è nemica della donna, fa il gioco dell’uomo, rende il corpo femminile perennemente a disposizione dell’uomo senza che rischi di prendersi delle responsabilità. E poiché il desiderio della donna a causa della azione ormonale della pillola viene inchiodato al suo livello più basso – come quando, naturalmente, la donna è infeconda – è lei la prima a trarne svantaggi.
Quella della Hargot è dunque una rivendicazione di una sessualità vissuta in pienezza e in modo soddisfacente per entrambi, non solo a favore dell’uomo. Insomma, la questione fa tutto il giro e finisce capovolta: la pillola non è una conquista femminista, ma una fregatura: “eredi di un femminismo che si ritorce oggi contro le donne stesse, perché invece di modificare la società patriarcale le si è totalmente sottomesso, incoraggiando le donne a modificare il proprio corpo al fine di adattarvisi”. Esattamente quello che succede con l’aborto e con l’essere costrette a lavorare come uomini, come se non avessimo tempi ed esigenze diverse (qualche signore ha presente cosa possa significare tornare al lavoro con un bambino di massimo quattro mesi come prevede la legge italiana, allattato esclusivamente al seno come prevede la natura, tirando il latte di giorno per coprire le assenze, alzandosi di notte per poi, la mattina dopo alle otto, fingere di essere sveglie alla scrivania o al bancone o in corsia o dovunque si lavori?).
Per non parlare dei casi di morte – una ventina all’anno solo in Francia – o paralisi – riguardano 2500 francesi ogni anno – che fanno passare in secondo piano cancro al seno, tumori al fegato, infezioni vaginali, alterazioni della libido, vomito, acne ed eruzioni cutanee, variazioni di peso, dolori mammari, cefalee, asma, secrezioni dai seni, depressione, emicranie, nausee, perdita dell’udito. Per quale motivo ci condanniamo a tutto questo? E per cosa? Solo per non aprire alla possibilità di un figlio (neanche così minacciosa, io conosco più persone che fanno fatica a concepire che il contrario, purtroppo) rischiamo la pelle, o almeno la salute, e ci neghiamo il piacere di un sesso vissuto in pienezza (il calo della libido nel bugiardino della pillola è elencato come solo uno degli effetti collaterali, come se fosse una bazzecola).
Il discorso sui metodi naturali, efficacissimo nella pars destruens di tutti i metodi contraccettivi artificiali, a dire il vero nel libro secondo me manca della pars construens, cioè di tutta la riflessione sulla bellezza di una sessualità consegnata, la teologia del corpo di Giovanni Paolo II, ma proprio per questo è ancora più efficace, perché parla al mondo con gli argomenti del mondo.
Allo stesso modo la critica all’approccio alla questione omosessuale (non esiste l’omosessuale, esiste solo una persona con delle inclinazioni), la critica alla libertà sessuale degli adolescenti e quella alla pornografia – “in sei anni, l’umanità ha guardato l’equivalente di 1,2 milioni di anni in video pornografici e ha visitato 93 miliardi di pagine porno su piattaforme gratuite. Ciò che era sulfureo è diventato all’improvviso banale” – si limita a fotografare in modo scientifico le conseguenze negative che certe condotte hanno sul desiderio, sul godimento sessuale, senza alcun giudizio morale, ciò che rende questo libro praticamente inattaccabile, e sempre sia lodato Giovanni Marcotullio che lo ha scovato e tradotto per l’Italia.
Di fronte all’infelicità diffusa nella sessualità – la Hargot ha ascoltato migliaia di storie a riguardo – è ora che il mondo si faccia qualche domanda. Questa presunta liberazione ci ha lasciati senza niente in mano. Bisogna ripartire dalle basi. Prima di reclamare la libertà a fare qualsiasi cosa ci salti in mente, bisogna ricordare che “per stare insieme a qualcuno, bisogna innanzitutto essere qualcuno”. Perché la sessualità non è quella specie di ginnastica a cui l’ha ridotta il mondo oggi, ma ha a che vedere con la sfera più profonda, intima e unitaria dell’individuo, cioè la persona, e può essere molto, molto più bella di quanto ci hanno fatto credere.
fonte: La Verità
leggi anche
Grazie Costanza …più argomenti contro il pensiero dominante . .
L’ha ribloggato su Felicemente Stanchi.
Ovvero come liberarsi dalle “liberatrici”!
Pingback: Da parte della natura – Nuovi mondi
Che dire…. da ragazza (anni ’80) frequentavo la parrocchia, si è parlato di aborto…. ma di metodi naturali non ne avevo mai sentito parlare!
grazie, lo acquisto subito!!
L’ha ribloggato su Leonida & Co..
L’ha ribloggato su l'ovvio e l'evidentee ha commentato:
“Il no della Hargot è un no che prende le mosse solo dalla ragione, dall’osservazione della realtà”
Quanto al senso della ragione e della ragionevolezza, che vengono poi da voci a cui non si può certo rivolgere l’accusa di essere “schierate”, interessante leggere anche l’articolo di Paola Belletti:
https://paolabelletti.wordpress.com/2017/01/31/parole-come-coltelli/
Una femminista della prima ora difende le differenze uomo-donna
Gia pubblicato su La Croce
Avevo già letto ieri l’articolo sul quotidiano.
Che dire, vedo che i miei timori – già espressi quando si era precedentemente parlato di madame Hargot – hanno trovato piena conferma.
Come dice il poeta, timeo Danaos et dona ferentes.
Ma davvero si può credere che la “rivoluzione sessuale” sia stato un guadagno per l’uomo? Che la pillola e tutto il resto facciano il nostro gioco?
Pensano davvero, le donne, che gli uomini siano così felici di vederle sistematicamente incapaci di una sola azione che emani un vago profumo di femminilità?
Poi questa frase sarebbe veramente esilarante, se ci fosse qualcosa di cui ridere:
“eredi di un femminismo che si ritorce oggi contro le donne stesse, perché invece di modificare la società patriarcale le si è totalmente sottomesso, incoraggiando le donne a modificare il proprio corpo al fine di adattarvisi”
Viviamo in una società effemminata come mai la storia aveva conosciuto; ogni e qualsiasi traccia di virilità viene sistematicamente eradicata con pertinacia degna di ben miglior causa; ci tocca sorbire le lezioncine della Fedeli di turno – ministra, non ministro – a ogni ora del giorno e della notte; e ancora si tenta di contrabbandare tutto ciò come “società patriarcale”?
Ma Aristotele e la logica classica sono ormai moneta fuori corso? Se la donna “angelo del focolare” era la visione dell’odiata società patriarcale, come fa a esserlo anche la donna “liberata” e promiscua?
O è vera la prima affermazione o è vera la seconda… (prima che qualcuno storca il naso, ricordo che l’espressione “angelo del focolare” veniva impiegata da un certo san Pio da Pietrelcina).
Il femminismo non è un’eredità lasciata alle donne da qualche parente malevolo: è una loro conquista, ancora pochi giorni fa rivendicata a pieno titolo anche da qualche commentatrice di questo blog.
Mi dispiace, ma sono state le donne a chiedere a gran voce aborto, divorzio, parità di diritti, licenza di prostituzione gratuita, lavoro extrafamigliare e tutto il resto… portino la responsabilità delle loro azioni.
Tutto si può dire, ma certo non sono stati gli uomini a pretendere che le donne – così meravigliosamente differenti – dovessero comportarsi come loro, coi loro stessi diritti e doveri (io, ad esempio, mai ho protestato perché non c’era una donna porta-arma MG; fra l’altro non sarebbe stata minimamente in grado di tenere il nostro ritmo…).
Dalle mie parti si dice: hai voluto la bicicletta? Pedala!
L’unica alternativa non è l’autocommiserazione di fingere che la bicicletta sia stata imposta dagli uomini; ma, riconosciuto l’acquisto incauto, prenderla e portarla in discarica.
Ciao.
Luigi
P.S.: e poi, sfatiamo una volta per tutte questo mito della “bionditudine” come simbolo della bellezza femminile.
Vivano le donne dai capelli scuri e gli occhi ancora più scuri 😀
Come si diceva, l’uomo insegue le bionde ma poi si sposa le more 😉
Anche se al giorno d’oggi per tutti motivi già citati, a bionde e more del Matrimonio in generale frega poco 😐
Su quanto dice Luigi, tanto per essere del tutto polticamente scorretti e vedendo la pletora di ministre, sindache e chi più ne ha più ne metta, che riescono a proporre e imporre – complice l’assoluta assenza di attributi maschili dei loro colleghi – ogni sorta di idiozia quando non aberrazione, forse il Paolino invito a essere sottomesse ai propri mariti (ma ci sono?), non era una cosa poi tanto sballata!
E sottolineo: Paolino invito (così come ce ne parla Costanza), che è poi Parola di Dio.
“Come si diceva, l’uomo insegue le bionde ma poi si sposa le more”
Dice il saggio: “sotto il Cielo due sono le grandi consolazioni per gli uomini.
Le more, purché rigorosamente di bosco; e le rosse, ma che siano doppio malto.”
😀
Ciao.
Luigi
Questa non la conoscevo… 😀 😀
Sarà che la birra non mi è mai riuscito farmela piacere, per cui mi accontento del buon pigiato 😉
“Sarà che la birra non mi è mai riuscito farmela piacere”
Fino a una decina di anni or sono anch’io pensavo che, come il razzismo, pure la birra fosse roba da biondi 😀
Poi mi sono ricreduto. Entrambe le bevande hanno la loro ragione d’essere.
Ciao.
Luigi
No guarda Luigi, non c’è nessun razzismo alcoolico…
Io in generale provo, prima di dare un giudizio che poi vincola solo me stesso.
Le ho provate chiare, scure, dolci, amare, malto singolo o doppio… è proprio un bevanda che non mi piace (come la Coca Cola se mi si consente l’ardito accostamento).
La birra ha certamente la sua ragion d’essere.
Mio figlio ad esempio, pare ne sia un intenditore e le colleziona, vedi un po’…
Buona giornata 😉
A proposito, se Luigi o Bariom dovessero capitare dalle parti dell’Olimpico domani all’ora di pranzo, ci sarebbero sia il pigiato (della bassa Marca) sia la birra (Peroni) 😉
Come bevuto!
Scrivo bevuto non per bieco maschilismo, ma perché fra il pigiato della bassa Marca e la Peroni non si possono avere dubbi… 😀
(curiosità: dalle parti dell’Olimpico per vedere Italia-Galles?)
Grazie, inoltre, per la segnalazione bibliografica. Ho visto che è fuori stampa, ma ce l’hanno in biblioteca.
Non so se il titolo italiano sia stato messo lì a capocchia – come spesso accade – oppure no.
Però, a dimostrazione che il caso non esiste, è tutto il pomeriggio che leggo di Parsifal e della queste du Graal.
Ad maiora.
Luigi
Italia-Galles, sì.
Discutere del titolo potrebbe portare in area “spoiler”. Diciamo che hanno una ragion d’essere sia l’originale sia la traduzione non letterale (ammettiamolo, “La spillatura della scura” sarebbe stato un po’ ridicolo).
Servus
😉
Domani festeggio a Lambrusco il compleanno del mio 2ndo figlio 😉
Allora auguri al festeggiando e a tutta la famiglia 🙂
carissimo, concordo con te praticamente su tutto. Ma non timeo Danaos et dona ferentes se il dono è di mostrare come la nostra visione – sessualità aperta alla vita, no all’aborto e via dicendo – ha una base di profonda ragionevolezza, e di corrispondenza alla natura umana, maschile e femminile. Anche io non penso che le donne dovessero essere liberate da alcunché, ma mi fa piacere che arrivi alle stesse suddette conclusioni mie una che parte da istanze opposte.
Sottoscrivo soprattutto la parte sulla mancanza del maschile nella nostra società.
Infatti, lo dico per chiarezza, non criticavo ciò che di buono e vero afferma la dottoressa.
Il problema è che, in mezzo a tanto di giusto, insinua sempre quel non piccolo particolare che inficia il tutto.
Penso non ne sia consapevole, ma sembra proprio voler riproporre un femminismo light; però light solo nei modi, non nella sostanza.
Un po’ come i socialisti fabiani, che hanno gli stessi scopi dei comunisti ma con l’avvedutezza di non riproporne i modi così direttamente violenti; e infatti oggi l’Europa è in mani loro, laddove Stalin e sodali fallirono.
Fra l’altro il sistematico ripetere, da parte sua, che le donne siano solo e comunque sempre vittime, e le colpe sempre e solo dei maschi, in punta di logica porta diritto a una sola conclusione: che esse non siano in grado di sostenere le proprie responsabilità.
Il maschilismo cacciato dalla porta rientra così dalla finestra.
Ma concedo che forse sono prevenuto.
Rimane che, per dirla con un antico adagio crucco, “un vecchio soldato è un soldato prudente, e per questo è un vecchio soldato”.
Ciao.
Luigi
“Un vecchio soldato è un soldato prudente, e per questo è un vecchio soldato”.
Luigi, se non l’hai mai letto, qui ci starebbe The Drawing of the Dark di Tim Powers (Il re pescatore, Editrice Nord): c’è un vecchio soldato, la birra e il primo assedio di Vienna.
@Luigi
Ho trovato un articolo di Maurizio Blondet in cui dal suo punto di vista maschile giunge alle stesse conclusioni della Hargot, cioè che la liberazione sessuale fortemente voluta dalle femministe in realtà ha schiavizzato la donna ai desiderata degli uomini (l’articolo l’ho dovuto tagliare perché troppo lungo ma consiglio a chi ha tempo di andarselo a leggere tutto al seguente link:
http://www.maurizioblondet.it/vantaggi-dellandare-vergini-alle-nozze-anche-socio-economici/ ):
«Era prima della mitica “liberazione sessuale”, ma sono in grado di ricordarlo. Una ragazza chiacchierata, leggera, subiva una certa misura di esclusione da parte della gente; così la donna di “liberi costumi”, o anche solo separata, non veniva ricevuta in certe case, e non solo borghesi, ma operaie.
Per i maschietti sembrava ciò valesse meno. In realtà, la castità era almeno raccomandata come un ideale dalla cultura dominante, cattolica, e di fatto, per i più (“la gente”), l’incontro col sesso avveniva alla maggiore età, durante il servizio militare. In un bordello, insieme alle “cattive compagnie” da cui mamme e parenti ci avevano esortato a star lontane, e con un certo successo, anche perché non era così facile trovare allora numerosi “cattivi esempi” tra i coetanei. E le ragazze, con quanta forza difendevano la loro verginità contro le goffe avances dei ragazzotti!
Volete bollare questa come “repressione”, fate pure. Col senno di poi, io vedo quanto era benefica: ha trattenuto milioni di giovani in fiore da cedimenti di cui si sarebbero pentite, da “cadute” di un momento le cui conseguenze possono durare una vita e pesare sull’anima per sempre (aborto). Obbedendo alla pressione sociale “repressiva”, anzi, facendosi psico-poliziotte di questa, intere generazioni di donne hanno trovato il cardine del loro destino e della loro nobile vocazione di sposa e di madre (ammetterete che è più nobile di quella di donna di piacere); hanno conservato l’idea del sesso come un premio raro, difficile e sublime (con gran vantaggio dell’eros, fra l’altro) per la civiltà: è noto come la sublimazione sessuale sia la molla energetica delle grandi imprese dell’uomo europeo.
Ma fatto ancor più decisivo, le donne negandosi al “facile” – foss’anche per adesione al tabù sociale – hanno incardinato anche i maschi, li hanno messi sulla via del loro destino, ne hanno trattenuto la dissipazione; hanno contribuito a renderli, se non cavalieri, almeno formati nel carattere, responsabili, disposti a sobbarcarsi un compito – se non quello di cavaliere (ma la Cavalleria per secoli ha forgiato i costumi nei rapporti fra i sessi, almeno come ideale), come padri di famiglia. Essere padri di famiglia è, per la parte maschile della “gente”, la cosa più vicina ad una vocazione. Anzi, è la vocazione dell’uomo medio, quella che lo trattiene dal divenire senz’altro l’uomo massa, o l’ameba da discoteca.
Liberazione divenuta schiavizzazione
Poi è venuta la “liberazione sessuale” e la fede collettiva in essa. I “tabù” sono caduti, la pressione sociale “repressiva” a protezione della verginità e la castità sono venute meno, sostituite dalla pressione contraria della “larghezza di vedute” per cui “non si deve giudicare”. L’Autorità collettiva e plurale ha avuto il gioco facile a farlo, perché in fondo è facile portare la gente sulla china della sua sensualità, mentre la contenutezza richiede sforzo. Da discorso intimo e privato, il sesso divenne dibattito pubblico. La “pillola” e il preservativo furono annunciati come la “liberazione della donna”.
Paolo VI, in una delle sue (rare) buone battute, vaticinò: “L’anticoncezionale libera la donna? Libera l’uomo, invece!”. Aveva ragione al di là di ogni previsione. Vicino a casa mia, in una scuola di periferia, ragazzine di 14 anni fanno lavori di bocca al loro fidanzatino, non perché gli piaccia, ma perché altrimenti lui le lascia, e il branco le espelle e tormenta o deride, magari postando su Facebook i momenti di “intimità”, diciamo. Strana “liberazione della donna”, quella che l’ha affrancata dalla pressione sociale perbenista per assoggettarla alla più brutale, stupida e crudele, quella del branco adolescenziale vizioso, schiavizzatore. Come sapete, abbiamo già contato qualche suicidio di ragazze che si credevano liberate dai tabù, anche da quello del pudore, e che hanno scoperto di averlo ancora quando – troppo tardi – gli “amici” maschi hanno diffuso i loro video hard. […]
Infine, certe quarantenni: professionalmente “realizzate”, affilate dalle diete e tonificate dalla palestra, elastiche, sboccate, depilate, che sulla spiaggia esibiscono il tatuaggio sul pube (come le attrici porno) e la catenina alla caviglia – e lo sguardo disperato. La “liberazione della donna” alla sua età si è rivelata una trappola, l’orologio biologico ticchetta, l’uomo maturo è introvabile; s’è “liberato” della responsabilità, non ha motivo di diventare grande anche perché le diciottenni “la danno”, a che sposarsi? A che accasarsi con la quarantenne che si propone come “oggetto sessuale”, e non ti nega una delle sue notti?
Evoco senza farne il nome, il caso della famosa attricetta che ha (avuto) come “compagno” il famoso produttore cinematografico. Tre aborti, uno a 14 anni (lui un trentenne) che rimpiange ancora: “Quando sono rimasta incinta ho dovuto rinunciare alla gravidanza che probabilmente avrebbe dato un’altra impostazione alla mia esistenza”. La terza gravidanza: “Quando è nuovamente accaduto ero disposta a qualsiasi sacrificio, ma quando ho dato la notizia a Vittorio, la sua risposta è stata: “E come facciamo ad andare in barca?”… Di comune accordo abbiamo deciso di interrompere la gravidanza, ma non ho mai smesso di pensare a un figlio”. Certo, lui vuole la sua schiava del sesso da esibire sullo yacht. Sospetto che siano tantissime le “donne liberate” con la stessa storia. Specie se sono belle. C’è da amaramente parafrasare l’ordine santo e cattolico, “Spòsati e sii sottomessa”, in quello della liberazione: “Non ti sposa, sii sottomessa”.
Alla fin fine, la “liberazione della donna” dal tabù della verginità s’è rovesciata nella sua schiavizzazione sessuale. La “felicità” sessuale che ci era stata promessa, in povertà emotiva, relazionale e infine economica, in infinite infelicità e conflitti. Lo stesso piacere sessuale, non più raro premio prezioso concesso all’uomo virile, amato perché responsabile, ha perso intensità, è banalizzato. Sempre più gli uomini immaturi, egoisti, dominati da ansie di prestazione, lo cercano nella pornografia¨: questa diventata assolutamente disponibile fino ai bambini, in video sul web. L’ultimo passo, la realtà virtuale già avanza in Giappone: il maschietto “fa sesso” con uno spettro digitale seduttore che – grazie agli appositi occhiali – vede nello spazio tridimensionale, di cui – grazie ai sensori – può ‘toccare’ le membra fantasmatiche. Una schiava sessuale pronta a tutti gli eccessi con un vantaggio decisivo rispetto a una donna; che non la devi accompagnare a casa, né vuole qualcosa da te, men che meno ci devi conversare e fare tutte le cose noiose della relazione con una persona femminile reale, che ti pone obblighi ed esigenze. Non ti devi interessare di lei. Della donna, ha solo quella “cosa”. Il cerchio si chiude: sesso senza relazione fra i sessi, la “liberazione” finale è quella di lui da lei. Al fondo, naturalmente, l’estinzione di un popolo, che è già cominciata.»
… e suicidi di massa.
Comunque non dipingiamoci futuri troppo da “Il mondo dei replicanti” 😐
In realtà, Bariom, l’articolo dI Blondet si chiudeva in un modo più carino, ma ho dovuto tagliare perché se no il commento diventava troppo lungo. Dell’articolo ho tralasciato anche una parte molto interessante su povertà emotiva e divorzio, che ti consiglio di andare a leggere se hai tempo. Comunque la parte finale che parla delle ultime novità dal Giappone a me ha inquietato non poco.
Guarda Beatrice che a parte quanto viene dal Giappone o altro in quanto a tecnologie virtuali rivolte al peggio (anche molte di quelle apparentemente innocue stanno creando dei cerebrolesi anafettivi), anche se non mi piace dar troppo spazio al peggio del peggio, basta una ragazzina disponibile con una web cam e una carta ricaricabile e il gioco è fatto…
Virtuale, ma meglio del solo vedersi un filmino per il maschietto, quasi interattiva la ragazza, non rischi malattie conoscenze troppo dirette e puoi quasi pensare di non aver fatto nulla di così orribile (vale per entrambi).
E quando scrivero “…e suicidi di massa”, non lo facevo come per una iperbole a dire “esagerata”, lo dicevo come una quasi certa conseguenza di un vivere che fosse quello prospettato.
“Ho trovato un articolo di Maurizio Blondet in cui dal suo punto di vista maschile giunge alle stesse conclusioni della Hargot”
Grazie per il pensiero 😀
Gli è però che leggo Maurizio Blondet ininterrottamente dal 2006; fra l’altro gli articoli di argomento “morale” sono i miei preferiti.
Perciò so che non giunge alle medesime conclusioni dell’Hargot (altrimenti non lo leggerei). In particolare:
1) a differenza della dottoressa belga, Maurizio Blondet sottolinea esplicitamente i profondissimi danni che la rivoluzione sessuale ha causato anche agli uomini;
2) a differenza della dottoressa belga, Maurizio Blondet sottolinea esplicitamente le responsabilità e colpe femminili nel processo in esame (ad esempio, su Tiziana Cantone scrisse cose al cui confronto i miei pensieri erano “boldriniani”).
E inoltre Maurizio Blondet non si abbassa allo sfondone logico di ritenere la rivoluzione sessuale come una vittoria della società patriarcale! Questa è veramente da seconda elementare!
“… cioè che la liberazione sessuale fortemente voluta dalle femministe in realtà ha schiavizzato la donna ai desiderata degli uomini”
Senza la maggioranza delle donne dietro di loro, quelle quattro squinternate di femministe non avrebbero ottenuto proprio nulla; un po’ come sarebbe accaduto a Lenin, se non avesse avuto dietro l’Armata Rossa organizzata da Trotsky (per la verità l’aveva davanti, perché da buon sovversivo era un patito dell'”armiamoci e partite”).
Nessuno ha schiavizzato le donne: la maggioranza delle donne occidentali ha abbracciato con adesione convinta le proprie catene; di più, le ha invocate con bramosia. A dire che sia una schiavitù ben desiderata, lo dimostra un fatto: esistono donne che la rifuggono. La famosa attricetta poteva seguirne l’esempio; altrimenti “chi è causa del suo male, pianga se stesso”.
Basta per altro vedere le reazioni allucinate di tante donne, al solo semplice accennare qualche correzione alla “morale” imperante. Non sia mai che qualcuno rompa loro il giocattolo!
Infine una domanda scabrosa: pensi davvero che i desiderii degli uomini consistano nell’avere una serie di schiave sessuali pronte a soddisfarli?
Lo domando perché, caso mai non te ne fossi resa conto, è un’idea del tutto speculare al pensiero (tipico di molti maschi) che vuole le donne tutte un po’ [censura].
È un fatto che tanti maschi e femmine, in Occidente, si comportino effettivamente così; ma che questo sia il profondo desiderio del loro cuore, beh, io non lo credo minimamente.
Non sarebbe allora meglio, come dire, che ognuno si assumesse le proprie responsabilità?
Ciao.
Luigi
@Luigi
Io invece non conosco bene Blondet, ho citato quel suo articolo perché ovviamente condivido quanto esprime lì, poi è probabile che possa aver scritto altre cose da cui mi discosterei (per esempio non ho letto la sua opinione sul caso di Tiziana Cantone).
«1) a differenza della dottoressa belga, Maurizio Blondet sottolinea esplicitamente i profondissimi danni che la rivoluzione sessuale ha causato anche agli uomini;»
Anche la Hargot, da quanto scrive Costanza, mette in luce gli effetti negativi che la cosiddetta rivoluzione sessantottina ha avuto sulla sessualità maschile. Ti cito il passo dell’articolo di Costanza da cui si evince ciò:
«Allo stesso modo la critica all’approccio alla questione omosessuale (non esiste l’omosessuale, esiste solo una persona con delle inclinazioni), la critica alla libertà sessuale degli adolescenti e quella alla pornografia – “in sei anni, l’umanità ha guardato l’equivalente di 1,2 milioni di anni in video pornografici e ha visitato 93 miliardi di pagine porno su piattaforme gratuite. Ciò che era sulfureo è diventato all’improvviso banale” – si limita a fotografare in modo scientifico le conseguenze negative che certe condotte hanno sul desiderio, sul godimento sessuale […] Di fronte all’infelicità diffusa nella sessualità – la Hargot ha ascoltato migliaia di storie a riguardo – è ora che il mondo si faccia qualche domanda. Questa presunta liberazione ci ha lasciati senza niente in mano.»
Ciò è esattamente la stessa cosa che ha detto Blondet: la liberazione sessuale ha banalizzato l’eros e prodotto un’assuefazione al sesso anche fra gli uomini, che si trovano ad essere inspiegabilmente infelici tanto quanto le donne, nonostante la grandissima disponibilità di svaghi a luci rosse.
«2) a differenza della dottoressa belga, Maurizio Blondet sottolinea esplicitamente le responsabilità e colpe femminili nel processo in esame (ad esempio, su Tiziana Cantone scrisse cose al cui confronto i miei pensieri erano “boldriniani”).»
Non mi sembra affatto che la Hargot deresponsabilizzi le donne rispetto alla situazione in cui ci troviamo a vivere oggi, la dottoressa accusa il femminismo di aver danneggiato le donne portando avanti battaglie che a parole avrebbero dovuto migliorare la loro vita ma nella pratica l’hanno visibilmente peggiorata (vedi pillola e aborto). Insomma la Hargot dice chiaramente che le donne, pensando di liberarsi da una prigione, si sono auto-rinchiuse in un’altra assai peggiore.
«E inoltre Maurizio Blondet non si abbassa allo sfondone logico di ritenere la rivoluzione sessuale come una vittoria della società patriarcale!»
Credi davvero così assurda la tesi secondo cui le conquiste del femminismo invece di liberare la donna dalle regole della società patriarcale l’abbia assoggettata ancora di più ad esse? Oggi viviamo in una società completamente a misura d’uomo, in cui un individuo di sesso maschile ha sicuramente vita più facile, mentre alle donne viene sin da piccole instillata l’idea per cui non vanno bene così come sono ma devono comportarsi da uomini e se non hanno determinati atteggiamenti virili valgono meno. Dalla cultura dominante ci vengono presentati sempre modelli di donne forti, determinate e sicure di sé, insomma “donne con gli attributi” per usare un’espressione orribile ma ahimè diffusa, mentre figure femminili più discrete, umili e dal carattere dolce vengono marginalizzate o presentate in maniera negativa. Se decidi di essere solo moglie e madre per dedicare tutte le tue forze alla cura della famiglia, a meno che tu non abbia sposato qualche personaggio pubblico gradito al mainstream (vedi madame Pisapia), sei una poverina che non ha combinato niente nella vita, ma se decidi di inseguire una qualche carriera devi agire in un ambiente pensato per i ritmi di vita di un uomo che non ha i figli e la casa a cui badare, ritrovandoti quindi a fare sforzi sovrumani per tenere insieme vita familiare e lavorativa. Chesterton scrisse un aforisma che rende bene l’idea di questo paradosso per cui le femministe con le loro battaglie hanno solo ottenuto una schiavitù peggiore perché basata sulla logica del denaro e non su quella dell’amore: «Diecimila donne sfilarono un giorno per le strade di Londra al grido di “non vogliamo che ci venga dettato niente” e poco dopo si convertirono in dattilografe».
Quanto all’ambito sessuale sia la Hargot che Blondet sostengono che la liberazione sessuale abbia rafforzato il dominio dell’uomo sulla donna invece di cancellarlo: si è passati dallo “Spòsati e sii sottomessa” al “Non ti sposa, sii sottomessa”. Blondet ha portato svariati esempi di ciò, come quello delle quattordicenni che fanno i “lavori di bocca” ai loro coetanei non perché siano ninfomani ma per la pressione del gruppo. I ragazzi durante l’adolescenza hanno il testosterone impazzito che li rende immaturi, egoisti e desiderosi di contatti vari con l’altro sesso, sono le ragazze, in teoria, che dovrebbero bacchettarli e farsi rispettare, rendendoli individui più responsabili e più consapevoli di quanto preziosi siano certi momenti di intimità, da destinare a tempi e luoghi adeguati alla bellezza di quel tipo di condivisione fra sessi (per capirci: dopo il matrimonio in un’età adulta). Il problema è che oggi tutto il mondo, dalla cultura alla scuola, dai media ai coetanei, passa il messaggio per cui se non fai certe esperienze il prima possibile sei uno “sfigato” che si perde il meglio della vita. In questo clima le donne vengono completamente ingannate e portate ad assumere atteggiamenti che danneggiano loro e i ragazzi con cui vanno insieme, solo che lì per lì non si rendono conto del baratro in cui stanno scendendo, pensano di agire in maniera moderna ed emancipata come vedono fare in tv o al cinema alle loro eroine e, quando scoprono di aver sbagliato tutto, è troppo tardi per tornare indietro (vedi quello che è successo a Tiziana Cantone). Oggi la donna è apparentemente libera di agire come meglio crede in ambito sessuale ma in realtà riceve fortissime pressioni ad agire nel modo peggiore per sé e per l’altro, in passato era apparentemente schiava della morale perbenista ma in realtà era spinta ad imboccare la strada più sicura per la propria realizzazione personale.
«Nessuno ha schiavizzato le donne: la maggioranza delle donne occidentali ha abbracciato con adesione convinta le proprie catene; di più, le ha invocate con bramosia. A dire che sia una schiavitù ben desiderata, lo dimostra un fatto: esistono donne che la rifuggono. La famosa attricetta poteva seguirne l’esempio; altrimenti “chi è causa del suo male, pianga se stesso”.»
Certo le donne sono responsabili della loro attuale schiavitù, ma non tutte sono in grado di liberarsi da essa per i più svariati motivi che vanno dalla mancanza di carattere alla paura della solitudine, dall’educazione ricevuta alle frequentazioni sbagliate, dai traumi infantili agli influssi esterni. In ogni caso ad andare contro-corrente ci vuole una buona dose di coraggio e non tutti ce l’hanno.
«Infine una domanda scabrosa: pensi davvero che i desideri degli uomini consistano nell’avere una serie di schiave sessuali pronte a soddisfarli?»
Ovviamente no, penso che anche gli uomini, come le donne, siano tratti in inganno e portati a soddisfare i bisogni fisici più superficiali in modo da nascondere a sé stessi quali siano i veri desideri del loro cuore, per soddisfare i quali occorre molta più fatica anche se questa è poi ampiamente premiata. È come ha detto Fabrizio qui su questo blog: il sesso è una droga per non affrontare la paura della morte e il vuoto che si prova di fronte a una simile presa di coscienza, così gli uomini, come le donne, si stordiscono cercando esperienze sempre più al limite che non risponderanno mai al desiderio di infinito che alberga nel loro cuore.
Beatrice, ecco la mia risposta.
Sul punto 1: Hargot non fa il minimo riferimento alle problematiche maschili. Parla sempre e solo delle donne. Ovviamente mi riferisco a quanto riportato; magari, come mi auguro, nel libro le cose sono meglio definite.
Potrebbe anche esserre una scelta: si scrive solo del lato femminile. Avrebbe un senso, ma sempre rimarrebbe il fatto che non tratta il punto di vista maschile.
Sul punto 2: Hargot parla delle donne sempre e solo come vittime. Non un solo accenno al loro esteso ruolo di carnefici.
E qui non si può proprio essere d’accordo (sempre, ripeto, che nel libro il discorso non sia più completo).
Ma il punto principale del tuo dire è questo:
“Oggi viviamo in una società completamente a misura d’uomo, in cui un individuo di sesso maschile ha sicuramente vita più facile”
L’asserzione che fai è completamente e definitivamente scollata dalla realtà.
Mai si è vista, nella storia, una società così antivirile come la nostra. Mai.
Tutto in essa è sistematicamente contro gli uomini. Tutto.
Le regole della società patriarcale erano infatti abissalmente differenti da quelle oggi vigenti; ed erano, pur non perfette, molto più rispettose non solo della natura maschile, ma anche di quella femminile.
Infatti poi non scrivi degli uomini, ma dei modelli femminili presentati (modelli femminili che, per altro, sono quelli scelti dalle donne: nessuno le ha obbligate a fare di “Sex and the city” piuttosto che di “Desperate housewifes” un successo planetario).
Le due cose non sono comunque in contraddizione: la nostra società è infatti antimuliebre almeno quanto è antivirile.
Solo che io riesco tranquillamente a riconoscerlo, mentre non comprendo per quale motivo non vi rendiate conto di quanto male siano messi anche gli uomini. Soprattutto io non incolpo le donne per la condizione in cui si trovano tanti uomini…
Per giunta reitero che la società è questa, perché questa hanno chiesto le donne. So bene che è un’idiozia che esse siano assoggetate agli stessi doveri degli uomini; ma allora perché ne hanno reclamato i medesimi diritti?
Una volta che si pretenda l’uguaglianza, essa deve vigere in ogni ambito. Altrimenti è solo ipocrisia.
L’unica alternativa è quella proposta da Costanza: le donne sono diverse dagli uomini. Domandino, allora, diritti diversi.
Quanto alla sfera sessuale, ripeto quello già scritto tempo addietro: certo le donne sono schiavizzate, vittime, influenzate dal gruppo e dai condizionamenti sociali… ma guarda che lo stesso identico discorso vale per gli uomini!
Bisogna dire che a Blondet, il quale viaggia per gli 80, manca forse un poco il polso della situazione.
Basta uscire, stasera, in un qualsiasi locale pubblico (e intendo quelli “normali”, non quelli votati “per statuto” alla depravazione) per trovarvi la quarantenne – ma pure la cinquantenne! – col ragazzino. Se tanto mi dà tanto, è stato schiavizzato anche lui.
Come è stato schiavizzato il produttore cinematografico dell’esempio, manipolato dall’attricetta famosa che – sposando il tecnico delle luci o il magazziniere – non avrebbe avuto a sua disposizione uno yacht su cui esibirsi per i fotografi. Salvo poi indulgere all’autocommiserazione; sempre in favore di telecamera, è ovvio.
Basterebbe ascoltare gli uomini, una volta tanto, invece di usarli sempre come capro espiatorio: ad esempio si sentirebbero allora i racconti del trentenne costretto alla pillola azzurra per non perdere la donna che pensa di amare; la quale, consapevole che tanto oggi le è permessa ogni cosa – anche la più perversa, a differenza di quanto accadeva solo mezzo secolo fa – sa che o lui si adegua, o ne trova altri mille come lui (schiavi, se vogliamo essere onesti intellettualmente). Oppure si potrebbe perfino arrivare a udire il dolore silenzioso di chi, non volendo piegarsi, è costretto ad avere la solitudine come unica compagna di vita.
Questa tua frase, infine, è del tutto condivisibile:
“Oggi la donna è apparentemente libera di agire come meglio crede in ambito sessuale ma in realtà riceve fortissime pressioni ad agire nel modo peggiore per sé e per l’altro”
ma potrebbe essere ripetuta, pari pari, per gli uomini.
Come si potrebbe fare per questa, parimenti condivisibile:
Certo le donne sono responsabili della loro attuale schiavitù, ma non tutte sono in grado di liberarsi da essa per i più svariati motivi che vanno dalla mancanza di carattere alla paura della solitudine, dall’educazione ricevuta alle frequentazioni sbagliate, dai traumi infantili agli influssi esterni”
Se oggi qualcosa difetta ai maschi occidentali, questo è il carattere…
Ma no, non si può dire che gli uomini siano vittime. Come noto, gli uomini sono sempre e solo colpevoli.
Che poi sarebbe un punto di vista accettabile: invece di trovare scuse, anch’io preferisco si concentri l’attenzione sulle proprie colpe (anche perché solo su queste il singolo può agire direttamente).
Ma lo stesso deve essere per le donne, altrimenti è solo menzogna imbiancata.
Probabilmente non ve ne accorgete, visti i profondissimi condizionamenti in materia; anzi, nel tuo caso, considerate le tue intelligenza e onestà intellettuale, è sicuramente così.
Però tendete a ripetere – sotto altre spoglie, che però non modificano la sostanza – la visione del mondo femminista. Questa è l’unica schiavitù che opprime, oggi, le donne.
Finché non ve ne libererete, in maniera pienamente consapevole, non si uscirà dal gorgo in cui siamo precipitati.
Non ne usciranno gli uomini, ma non ne usciranno nemmeno le donne.
Ciao.
Luigi
Però Luigi dire che gli uomini prendono il Viagra a trent’anni per colpa delle donne è riduttivo. Tanti lo prendono perché vogliono correre la cavallina al massimo dell’efficienza possibile, non è che siano sempre delle povere vittime eh! Come anche: è vero che le donne hanno assunto comportamenti che rimproveravano agli uomini ma è anche vero che a tanti uomini fa comodo così la trovano buttata ( non c’è bisogno che specifichi cosa…). Conosco uomini che lasciano la brava ragazza che vorrebbe sposarsi perché non sono pronti e magari hanno 35 anni e per non esser pronti intendono che vogliono continuare ad uscire con gli amici e non assumersi la responsabilità di un figlio….
“Però Luigi dire che gli uomini prendono il Viagra a trent’anni per colpa delle donne è riduttivo”
Infatti mi son ben guardato dallo scriverlo.
Ho solo fatto un esempio da me conosciuto, per mostrare come, all’apporcamento del maschio occidentale medio, corrisponda il similare azzoccolamento della femmina occidentale media.
Mi scuso per i termini un po’ grevi, ma mi sembra proprio che non si voglia cogliere il nocciolo del problema.
Perché c’è invece chi scrive che, se le donne prendono la pillola, la colpa è degli uomini.
“Conosco uomini che lasciano la brava ragazza che vorrebbe sposarsi perché non sono pronti e magari hanno 35 anni”
Forse che io l’ho negato? Ma perché non si legge con un po’ più di attenzione?
Immagino conoscerai pure le donne che hanno piantato il bravo ragazzo – o che nemmeno l’hanno preso in considerazione – per inseguire il bello e dannato, magari pure danaroso. Salvo accorgersi, qualche anno dopo, che la bellezza passa ma la dannazione aumenta.
Aggiungo che la “brava ragazza” forse poteva accorgersene un po’ prima, di chi si voleva mettere in casa. Magari non ci è riuscita perché era brava solo per modo di dire (un po’ come quelli che pensano di sposare la brava ragazza e poi la trovano a letto con altri: anche loro potevano svegliarsi prima).
Ma tutto questo lascia un poco il tempo che trova.
Ripeto, finché non si vorranno riconoscere le pesantissime responsabilità femminili nell’attuale situazione non ci si schioderà di un millimetro da essa. Ancor più, si continueranno a considerare le donne come delle minus habens, incapaci di rispondere delle proprie azioni.
Fino a quando si tenterà di giustificare idiozie come quella della rivoluzione sessuale quale trionfo della fantomatica società patriarcale – morta da un paio di secoli, ormai – o addossandone la colpa solo a quattro femministe possedute, non si farà altro che il gioco di chi vuole continuare con questo andazzo.
Ciao.
Luigi
Vabbè tu ce l’hai un po’ con le donne dai! Mo’ pure la brava ragazza che non è brava! E qualcuna ce ne sarà che diamine!
“Vabbè tu ce l’hai un po’ con le donne dai! Mo’ pure la brava ragazza che non è brava! E qualcuna ce ne sarà che diamine!”
Non fa una grinza, come ragionamento.
Se uno critica determinati comportamenti femminili, ce l’ha un po’ con le donne. Chissà se vale anche il contrario.
Di sicuro è un’accusa utile per non entrare nel merito di quello che scrivo.
Dopo di che, di nuovo: ho forse scritto che non esistono brave ragazze? No, è ovvio.
Non l’ho scritto, allora inventiamolo.
Io mi sono invece limitato a osservare che non necessariamente chi appare bravo lo è davvero.
E non lo dico io, lo dicono i fatti.
Sono ormai pochissime le coppie cattoliche che arrivano al matrimonio dopo un fidanzamento in castità (delle altre nemmeno parlo).
Traduco: prima di sposarsi, sono finite a letto. Spesso per anni.
Peccato – letteralmente – che il sesso sia un’arma talmente potente, da annebbiare qualsiasi possibilità di conoscenza dell’altro. Che è proprio uno degli scopi del fidanzamento.
Traduco: i rapporti sessuali durante il fidanzamento sono un sicuro viatico per il fallimento del matrimonio, perché impediscono di comprendere con chi davvero si ha a che fare. Ci sono perfino evidenze scientifiche, al riguardo.
Quindi la brava ragazza (o il bravo ragazzo, come già avevo scritto) hanno sempre tutte queste ragioni per lamentarsi? Forse no.
E questo sarebbe avercela con le donne?
Io direi piuttosto che il veleno femminista è duro a morire…
Ciao.
Luigi
“Sono ormai pochissime le coppie cattoliche che arrivano al matrimonio dopo un fidanzamento in castità (delle altre nemmeno parlo).
Traduco: prima di sposarsi, sono finite a letto. Spesso per anni.
Peccato – letteralmente – che il sesso sia un’arma talmente potente, da annebbiare qualsiasi possibilità di conoscenza dell’altro. Che è proprio uno degli scopi del fidanzamento.
Traduco: i rapporti sessuali durante il fidanzamento sono un sicuro viatico per il fallimento del matrimonio, perché impediscono di comprendere con chi davvero si ha a che fare. Ci sono perfino evidenze scientifiche, al riguardo.
Quindi la brava ragazza (o il bravo ragazzo, come già avevo scritto) hanno sempre tutte queste ragioni per lamentarsi? Forse no.”
E qui Luigi ha STRARAGIONE!… (peraltro credo di averlo ripetuto io stesso più volte).
E aggiungo: quanti bravi genitori (molti cattolici) che pagano le vacanzucce alle novelle coppie di “fidanzati” e poi si straccieranno le vesti…
Questioni scientifico-biologiche a parte, vogliamo parlare del DISCERNIMENTO (eh lo so, sono ripetitivo), quello che viene dallo Spirito Santo, quello che ti fa discernere se è lei o lui la tua futura Sposa o futuro Sposo?
Ma di che stiamo parlando?
“Questioni scientifico-biologiche a parte…” che sono reali, non intendevo dire il contrario.
Ecco. Se una non dice che le donne sono delle virago e gli uomini delle povere vittime è femminista. Il problema che hai posto non è colpa delle donne, fa parte di una mentalità diffusa purtroppo non condannata più nemmeno da una buona parte della Chiesa. “Prima di sposarsi, sono finite a letto. Spesso per anni”. Da sole? Con l’uomo che subiva ed era costretto al Viagra? Ma per favore! Allora usciamo da questa contrapposizione uomo donna: ognuno si assuma le sue responsabilità!
Signori Giusi, Luigi, qualcuno mi spieghi sia naturalmente che alla luce della Rivelazione come siamo arrivati a questo vero deserto arido e sterilizzato dell’Invito Divino di: crescete e moltiplicatevi.
Come si fa vero che Dio parla ai bambini e capiscono i Suoi Misteri.
Ama Dio e il tuo Prossimo, secondo vocazione personale.
Cordiali saluti di felice Amore Matrimoniale e Famiglia, Paul
“(modelli femminili che, per altro, sono quelli scelti dalle donne: nessuno le ha obbligate a fare di “Sex and the city” piuttosto che di “Desperate housewifes” un successo planetario).”
Sai Luigi, mi fai pensare a quella serie (una o più poco importa) di manifestazioni di piazza delle “porno-star”, contro la prostituzione e/o la mercificazione della donna…
Roba da sbellicarsi dalle risate!
Sul “trentenne costretto alla pillola azzurra per non perdere la donna che pensa di amare…”
ho qualche perplessità… non che non possa esserci, ma sinceramente “costretto” per la paura di perdere “la donna che pensa di amare” peggio *che pensa lo ami*…
Diciamo che l’Uomo da che mondo e mondo non ama “far cilecca”, e soprattutto che si sappia in giro, perché vive le sue prestazioni in questo campo, come fossero la parte più importante del sue *essere* nel senso più profondo del termine.
Come anche pensa che avere una nomea da “grande amatore, non potrà che procurargli altrettante amanti (abbiamo esempi reali e/o quasi mitologici in tal senso).
Poi che ci siano uomini e donne che pensino che con il sesso possono tenere a loro legati l’oggetto del loro distorto amore, appartiene agli inganni di questo mondo e alle umane miserie spirituali.
E’ proprio così Bariom. Ricordo che, poco tempo dopo l’uscita della famosa pillola azzurra, diversi articoli di giornali vari cercarono di informare che non era una caramella che potessero prendere tutti a piacimento ma che occorreva la prescrizione medica, la diagnosi di disfunzione erettile e bla bla bla…. Poi hanno smesso e sai perché? Perché la prendono pure i ventenni altro che i trentenni! E’ una partita persa.
“Sul “trentenne costretto alla pillola azzurra per non perdere la donna che pensa di amare…” ho qualche perplessità… “
Infatti il “costretto” era messo lì a bella posta. Faceva il verso alle lamentele sulle donne rese schiave dagli uomini.
Perché, quali che siano i condizionamenti imperanti, esiste sempre una scelta. E questo lo sai anche tu.
Per il resto, temo sfugga a te come all’Hargot un aspetto del problema: la pillola, in combinazione con l’aborto, non ha avuto il solo effetto di rendere il corpo femminile sempre disponibile per l’uomo.
Ha avuto anche quello, non minore, di poter svincolare completamente la sessualità femminile dalla maternità per solo volere della donna.
Si sono così aperte delle praterie per tutte quelle donne che vedevano l’atto sessuale comunque legato al “rischio” della gravidanza e che, prive di adeguati inquadramenti morali, non hanno certo perso l’occasione.
A quel punto gli uomini si sono trovati irrimediabilmente outgunned. E non si sta parlando di “cilecca” al primo colpo, e nemmeno al secondo o al terzo.
Il viagra (e dintorni), in altre parole, non viene utilizzato solo per saltare da un letto all’altro.
Sempre più spesso viene utilizzato per non essere sbattuti fuori dall’unico che magari si frequenta.
(Scrivono anche i libri, sulle “donne liberate” insoddisfatte delle prestazioni maschili, nonché sui rimedi a questo problema: omosessualismo femminile, turismo sessuale, attrezzatura varia. Solo che si tratta di donne, per cui bisogna fingere che tutto ciò sia una cosa buona)
Spero sia chiaro, ma vista la facilità al travisamento meglio non contarci: ho scritto tutto questo solo per far capire come la realtà sia un poco differente da certe visioni edulcorate.
Personalmente non ho però la minima comprensione per questi comportamenti.
Ciao.
Luigi
P.S.: esistono, seppur minoritari, altri tipi di sfruttamento da parte femminile della pillola. Ad esempio conosco una ragazza che, interrompendone l’assunzione, pensava di riuscire a farsi sposare dal fidanzato.
La conseguenza di questa straordinaria alzata d’ingegno è che ora si trova costretta a crescere un figlio da sola.
Talvolta, come si dice… Meglio sola che male accompagnata!
Ecco appunto.
“Per il resto, temo sfugga a te, ecc…”
Timore infondato, ma non è questo il problema.
“Personalmente non ho però la minima comprensione per questi comportamenti.”
Comprensione intesa come compassione spero si …sono compartamenti che come tanti altri, fanno parte dell’eterno inganno (che eterno non è perché avrà fine).
“Comprensione intesa come compassione spero si”
Certamente. Per questo ho scritto in merito, a costo di sentirmi dire che ce l’ho con le donne 😀
“Prima di sposarsi, sono finite a letto. Spesso per anni”. Da sole? Con l’uomo che subiva ed era costretto al Viagra? Ma per favore!
Straordinario.
Nemmeno ti sei accorta che il soggetto della frase non era “le donne”, ma “le coppie cattoliche”.
Ovvio che le coppie finiscano a letto, appunto, in coppia.
Ciao.
Luigi
Appunto Luigi. Ma tu alla fine concludi sempre in un senso a mio avviso sterile.
Poi Bariom lo dico a te che mi pari più equilibrato sul tema, non è per solo volere della donna. Ci sono uomini che prima di costringersi a ‘sto supplizio con ingestione forzata di Viagra chiedono: la prendi la pillola?
“Appunto Luigi. Ma tu alla fine concludi sempre in un senso a mio avviso sterile.”
Infatti più su scrivevo:
“Le due cose non sono comunque in contraddizione: la nostra società è infatti antimuliebre almeno quanto è antivirile.
Solo che io riesco tranquillamente a riconoscerlo, mentre non comprendo per quale motivo non vi rendiate conto di quanto male siano messi anche gli uomini. Soprattutto io non incolpo le donne per la condizione in cui si trovano tanti uomini…”
Ciao.
Luigi
Beh io me ne rendo conto e non l’ho mai nascosto. Ci sono poteri sopra di noi che vogliono questo. Ma se è vero quello che dice Costanza che la donna donna fa venire fuori l’uomo uomo io credo e l’ho verificato che sia vero pure il contrario perciò bando al vittimismo femminista ma pure alla lagna maschile: TIRATE FUORI LE P…………..!
@Giusi non so se sono più equilibrato sull’argomento, certo io alla fine penso che tutte queste reali o ipotizzate contrapposizioni, lasciano il tempo che trovano…
Come Luigi ha detto: “esiste sempre una scelta…”
E la scelta è una responsabilità personale. Il problema è che oggi molti uomini e altrettante donne sono incapaci si scegliere alcunché.
Sono succubi delle mode, del gruppo, delle tendenze, della chimica, delle cazzate dei mass media, delle stracazzate dei “social”, gli oroscopi sembrano un po’ passati di moda, ma soprattutto del loro elemosinare “amore” (che poi amore non è), uno straccio di affetto e di attenzione.
Perché senza amore, senza affetto, senza attenzioni, sei morto!
Ed è per questo che tanti arrivano anche ad uccidere… perché – nella loro testa – qualcuno sta togliendo loro ciò che li mantiene in vita.
Così seppure la scelta ci sia sempre, non sempre c’è la libertà, la capacità, la forza di compierla.
Cercano tutti quello che cerchiamo tutti… “un centro di gravità permanente” (per dirla alla Battiato), l’axis mundi, quell’acqua viva che disseti la loro sete di infinito…
Ma sappiamo che c’è solo un Luogo o meglio una Persona che può rispondere a questa ricerca.
Occhio però all’uso dei metodi naturali al di fuori di una mentalitá cattolica e aperta alla vita…Purtroppo ho avuto a che fare con un gruppo di persone avezze ai metodi naturali(la maggior parte vegani e eco-bio in generale) che pur usando i metodi naturali e credendoci molto sul loro funzionamento,non hanno abbandonato la ‘mentalitá contraccettiva’ cioé :io un bambino in questo momento non lo voglio punto e nemmeno prendo in considerazione che potrebbe ‘capitare’…così alcune di loro dopo magari qualche errore umano di calcolo non ha esitato a ricorrere a pillole varie di ‘contraccezione di emergenza’ e anche all’aborto….quindi non basta usare i metodi naturali se poi si é comunque chiusi alla vita…preferisco passare per la racchia sempre incinta…
@mary: i metodi naturali sono un valido strumento di aiuto al fine di educare la sessualità di coppia alla sua vera dimensione. Ovviamente non vanno intesi come metodo di contraccezione alternativa (altrimenti, appunto, rimane la mentalità contraccettiva) oppure come un mero mezzo meccanico per evitare o rimandare una gravidanza. Il tutto deve essere accompagnato in un percorso educativo alla paternità e alla maternità responsabile. E’ quello che hanno fatto, mi pare, con notevole successo, dai coniugi Billings, e che è stato grandemente apprezzato da Paolo VI.
Non si può pretendere che una autrice laica , e forse anche atea, sponsorizzi l’utilizzo dei metodi naturali nel senso cristiano. Accontentiamoci che ci sia qualcuno che pur non essendo credente stigmatizzi i comportamenti sessuali sfrenati e appoggi comportamenti che anche umanamente sono più naturali.
Che poi si possa usare ogni metodo (naturale o artificiale) con mentalità contraccettiva, questo è indubbio, ma non ci dimentichiamo che nessun metodo è infallibile (sia per ragioni tecniche che per ragioni umane, come la dimenticanza di utilizzarlo/assumerlo) mentre invece l’unico metodo efficace è l’astinenza, che può essere benissimo utilizzata con mentalità contraccettiva totale. Con i metodi artificiali o naturali sono nati milioni di bambini. Con l’astinenza non è nato mai nessuno.
Signor Theolonious,
veda lei se quello che le scivo segue la catechesi Cattolica Romana.
Il suo scrivere non rappresenta le “dimensioni” Matrimoniali secondo la Dottrina Ufficiale della Chiesa Cattolica Romana.
“ @mary: i metodi naturali sono un valido strumento di aiuto al fine di educare la sessualità di coppia alla sua vera dimensione. Ovviamente non vanno intesi come metodo di contraccezione alternativa (altrimenti, appunto, rimane la mentalità contraccettiva) oppure come un mero mezzo meccanico per evitare o rimandare una gravidanza. Il tutto deve essere accompagnato in un percorso educativo alla paternità e alla maternità responsabile. E’ quello che hanno fatto, mi pare, con notevole successo, dai coniugi Billings, e che è stato grandemente apprezzato da Paolo VI.”
Questo porzione di scrivere e’ privo dell ’Anima e Spirito con cui un Cristiano Cattolico, con vocazione al Matrimonio si prepara al Sacramento del Matrimonio.
In altre parole di metafora, mi sembra che sia l’interpretazione della Legge secondo i Farisei.
Praticavano alla lettera le piu’ di 600 ordinanze della Legge ma solo come formanita’.
Il loro Spirito non era con la Legge e il suo Valore di Amore e Vita come Inteso, e non volevano capirlo, voluto da Dio.
Se le va, leggevano convenientemente la Scittura alla rovescia: a modo loro: a nulla valsero i Profeti che uccidevano sistematicamente. ( Oggi lo si fa con gli innocenti specialmente nel matrimonio)
Cosi’ oggi il Matrimonio nella sua varie manifestazioni, cultura e tradizione non e’ una “meccanica” cristiana di accomodare Volonta’ di Dio e convenienze degli sposi.
Dal sacramento del Matrimonio: parte e ha cardine tutta la spiritualita’ matrimoniale e la vita che ne segue.
Su questa speciale Grazia Sacramentale progredisce e si nutre la futura Famiglia, nella sua espressione caso a caso.
La propria unica e indivisibile Vocazione Matrimoniale: di un solo Spirito e una sola Carne, che in tutte le sue Espressioni asseconda il Volere di Dio come da Stato Matrimoniale a cui noi possiamo far riscontro per questo allo Spirito dei Dieci Comandamenti .
Oggi vediamo “stratagemmi”, della piu’ disparate forme per rendere piu’ o meno “virtuale “ il Matrimonio Cristiano Romano ma tutto questo e’ apostasia.
Dio non intende il Sacramento del Matrimonio come vogliamo noi, ma come lo ha istituito Lui.
All’uomo non e’ stato data nessuna Autorita’ di variare l’Ordine di Dio: andate e moltiplicatevi….e si compiaque e vide che era cosa buona, molto buona.
Conveniamo che tutto cio’ che facciamo come sposi/genitori non sciupi nulla al Volere di Dio…..o ne saremo responsabili.
Cordiali saluti, Paul
Mah! Non mi convince questa….. La trovo tortuosa….
Questa, cosa? Giusi.
In che senso?
Questa donna…
se posso, non metterei il darwinismo insieme al riscaldamento globale. l’evoluzione è un fatto empirico, e un certo darwinismo è una estrapolazione a volte discutibile dai fatti empirici. il riscaldamento globale antropogenico invece è una bufala pura e semplice, e non supportata da fatti non ambigui. ma ora torno a leggere del sesso… 😉
La teoria darwinista è stata confutata da molti scienziati, ed è, appunto, una teoria.
Spacciata come unica verità (con l’evoluzione delle scimmie e tutto l’ambaradan…) 😐
Anche il riscaldamento globale è un dato empirico, mentre la sua origine antropica non è stata dimostrata e quindi spacciarla per certa è un fatto ideologico (non propriamente bufala, però, finché non si dimostra che è falso), quindi secondo me il parallelismo ci sta.
Chiarisco: è probabilissimo che si tratti di una delle oscillazioni climatiche che si sono più volte verificate nei millenni, ma non è certo che sia proprio e soltanto così. Almeno per quanto ne ho capito da profano. Non c’è dubbio, peraltro, che attribuirle un’origine antropica frutti bei soldini a tante associazioni e ricercatori …
Anch’io avevo sentito parlare di diverse critiche rivolte alla teoria darwinista, che è diventata un dogma inattaccabile per molti intellettuali convintamente atei e strenui oppositori di qualsivoglia forma di religione. Avevo letto in particolare di un libro dall’eloquente titolo “Gli errori di Darwin”, i cui autori sono due studiosi dichiaratamente atei. Cito da un articolo del Foglio che ha parlato del libro:
«Loro sono Jerry Fodor, filosofo del linguaggio e cognitivista cresciuto alla scuola di Noam Chomsky, e Massimo Piattelli-Palmarini, biofisico e scienziato cognitivo dell’Università dell’Arizona. Insieme, in duecentocinquanta pagine, spiegano perché il principio darwiniano di selezione naturale come causa dell’evoluzione sia da considerare archeologia, e perché l’ostinazione neodarwinista a volerlo salvare faccia male alla scienza.
“La nostra critica – dice al Foglio Piattelli-Palmarini – è totalmente laica e lontana da risonanze creazioniste o legate al ‘disegno intelligente’. E’ una critica fatta in nome di una scienza migliore, di una spiegazione dell’evoluzione biologica interamente naturalistica”. Una critica che però non dimentica, scrivono gli autori, che “in realtà, non sappiamo molto bene come funzioni l’evoluzione; non lo sapeva neanche Darwin, e non lo sa esattamente (per quel che possiamo stabilire) nessun altro. ‘Sono necessarie ulteriori ricerche’, come si usa dire. Può darsi che siano necessari secoli di ulteriori ricerche”. […]
“La selezione naturale esiste, ma non è il meccanismo che genera specie nuove. Nel libro diciamo che la selezione è l’accordatore del pianoforte, non il compositore di sinfonie”. Detto questo, “Darwin era uno dei più grandi scienziati di ogni tempo, e geniale è la sua idea di selezione naturale. Ma, ripeto, non è il meccanismo dell’evoluzione e non è nemmeno il più importante. […]
Piattelli-Palmarini non si nasconde che “la teoria della selezione naturale è stata ed è una bandiera di razionalità e di scientificità. Il mio coautore, Jerry Fodor, ha tenuto lo scorso anno una conferenza su questi temi a Londra. Un signore anziano si è alzato dalla platea e lo ha rimproverato: queste cose non vanno dette e scritte, perché i creazionisti se ne sarebbero approfittati. ‘Anche se sono vere?’, gli ha chiesto Fodor. ‘Soprattutto se sono vere’, è stata la risposta”.»
Ecco il link all’articolo del Foglio: http://www.ilfoglio.it/articoli/2010/03/24/news/ciao-darwin-perche-la-selezione-naturale-non-spiega-nemmeno-levoluzione-69017/
Un’altra critica al darwinismo è stata espressa da Thomas Nagel, docente di filosofia presso la New York University, nel volume intitolato “Mente e cosmo: Perché la concezione materialistica Neo-Darwiniana della natura è quasi certamente falsa”. Anche in questo caso a criticare la teoria darwinista è un ateo. Qui due articoli che ne parlano: http://www.uccronline.it/2012/09/16/il-nuovo-libro-del-filosofo-nagel-un-altro-duro-colpo-al-neodarwinismo/
http://www.ilfoglio.it/articoli/2013/02/23/news/ne-con-dio-ne-con-darwin-55274/
sono incerto se le risparmieranno un processo per genderfobia o liberosessofobia o antifemminismo, in Francia.
la considereranno una traditrice della causa laica, o la useranno come foglia di fico per poter dire che non censurano nessuno?
intanto,a Bensousan, lo stanno processando per una frase di due anni fa ( eh ,la psicopolizia del politicamente corretto ha la memoria lunga).
prosit
Il libro della Hargot è adatto per ragazze sedicenni? Grazie
Lo sapete che Sant’Agostino definì quello che oggi viene chiamato “Metodo naturale” metodo di ruffiani? (poco importa che per le conoscenze dell’epoca i giorni ritenuti fertili erano l’esatto opposto di quanto in realtà non siano)
Ma partendo dall’assunto in seguito confutato che il piacere sessuale fosse un male in se stesso, se ho capito bene.
Chiedo scusa, ho preso una cantonata. S. Agostino non pensava affatto che il piacere sessuale fosse un male in se stesso, ma solo se desiderato escludendo il fine procreativo e ultimo del matrimonio. Ho trovato paralleli con la “mentalità contraccettiva” di cui parla Thelonious sopra.
http://www.cormacburke.or.ke/node/1360
Grazie Costanza……
Per rispondere a Ileana, il libro della Hargot è adatto a noi mamme, dobbiamo leggerlo prima che le figlie raggiungano i sedici anni e ci dà una chiara visione del mondo che le nostre figlie affrontano e in cui si formano.
Credo sia utile a noi, con una figlia particolarmente matura lo leggerei, non glielo darei in mano così senza un’introduzione. Leggilo prima tu e valuta.
,@ Ola, senti cosa scrive Agostino nel “Contra Faustum (15,7)” pressocché contemporaneo al “De bono coniugali” da te citato, scritto nel 401: “Quel che più detestate nel matrimonio è che nascano figli e così rendete i vostri seguaci adulteri nei confronti delle loro mogli, se stanno attenti che le loro mogli, con le quali hanno rapporti sessuali, non concepiscano (…) Essi non vogliono avere alcun figlio, mentre questo rappresenta il solo motivo perché ci si sposa (…) Perché non proibite il matrimonio, se cercate di eliminare da esso proprio ciò che lo rende tale? Se infatti si elimina questo, i mariti non sono altro che turpi amanti, le mogli prostitute, il talamo un bordello e i suoceri dei ruffiani”. Dal suo punto di vista i metodi atti ad impedire la gravidanza, considerando il fine che si prefiggono, sono tutti illeciti, naturali e non. L’atto sessuale si giustifica solo se finalizzato alla procreazione. Se consumato quando il concepimento è impossibile (età avanzata, in corso di gravidanza) è peccato. Nota che le cose sono rimaste così fino al 1930. Solo che, con questa morale, restrittiva per quanto si voglia ma coerente, si capisce perchè omosessualità, atti contro natura, masturbazione, rapporti prematrimoniali, contraccezione siano storicamente peccato, altrimenti no (difatti nella mentalità corrente di molti, anche cattolici, si stenta a capirne la illeciità).
E si capisce anche quanto per anni, si sia mal vissuta e mal compresa la bellezza dell’atto coniugale con tutto ciò che comporta compreso il piacere di farlo, dono di Dio alla coppia.
Anche perché fosse “finalizzato” alla sola procreazione, che dire pensare e come vivere tutte quelle occasioni che, sempre restando “aperti alla vita”, non hanno comunque generato una gravidanza?
Perché resta il fatto che sta sempre a Dio stabilire se e quando si avranno figli.
Vogliamo parlare poi di una moglie che ha subito un’isterectomia?
Atto “consumato quando il concepimento è impossibile”… quindi un peccato?
Sant’Agostino resta un grande Santo, ma non tutto il dire di un Santo è sempre da prendersi come verità infallibile.
Le ragioni del perché “nella mentalità corrente di molti, anche cattolici, si stenta a capirne la illiceità” di tutta una serie di atti, sono da ricercare altrove…
@Gianfranco se leggi il link che ho postato sopra vedrai che:
1. Agostino risponde nel Contra Faustum a questo Fausto manicheo, che applicava i metodi naturali per evitare qualsiasi gravidanza – come sai, per i manichei la generazione e’male. Ma qui non e’in discussione questo: la generazione e’indissolubile dall’unione, quindi la Chiesa insegna i metodi naturali solo in ottica di paternità e maternità responsabili ( HV ).
2. In Agostino e in generale nei Padri la riflessione teologica sul matrimonio come sacramento e’ancora in fase embrionale, per questo e’del tutto naturale che la priorita’cadesse sul matrimonio come bonum prolis – in questo pero’non preceduti da Paolo.
Si leggano le splendide pagine si San (anche lui) Giovanni Paolo II sulla teologia del corpo e sulla sessualità nel Matrimonio e vedremo uno splendido progredire.
Poi se qualcuno crede che il Signore lo chiami a “separare il letti” in tarda età, li separi, ma che ne sia ben certo e non ne faccia una legge per le altrui vite.
“2. In Agostino e in generale nei Padri la riflessione teologica sul matrimonio come sacramento e’ancora in fase embrionale, per questo e’del tutto naturale che la priorita’cadesse sul matrimonio come bonum prolis – in questo pero’non preceduti da Paolo.”
Questo non mi e’venuto molto bene: intendevo dire che Agostino e in generale i Padri vedono il matrimonio secondo il fine generativo, ma Agostino non intendeva probabilmente ancora il Sacramento del matrimonio come e’stato definito piu’tardi dalla Scolastica o da San Tommaso. Rimando in ogni caso al link sopra per tutto quello che non riesco a esprimere in modo chiaro.
Bariom, ripeto, non è solo S. Agostino, fino alla “Casti connubii” era così. Dalle mie parti i bisnonni, giunti alla menopausa, separavano i letti. Lo sai che nel libro penitenziale di Burcardo da Worms (una specie di tariffario ad uso dei confessori) rapporti sessuali durante la gravidanza erano puniti con digiuno a pane e acqua da cinque a dieci giorni? Lo sai che ai castrati (non rari, per motivi di cantoria) anche se capaci di compiere l’atto sessuale (quindi impotentia generandi e non coeundi) Sisto V proibì il matrimonio, decreto sul “seme vero” revocato solo nel 1977? Altro che isterectomia! Lo sai che san Tommaso scrisse che è “molto più santo un matrimonio senza rapporto carnale” (Sententiarum d. 26,2,4)? L’apparente contraddizione della validità del matrimonio infecondo deriva, a parte i numerosi esempi nella Bibbia di gravidanze in età avanzata, dalla difficoltà di accertamento (specie nella donna) della infecondità, data gli scarsi mezzi scientifici di una volta. Ripeto, diciannove secoli. Il discorso sarebbe molto lungo. Mi fermo qui.
Quanti “lo sai”…
Sai anche che tante sono le cose che hanno impiegato secoli e venire alla luce e ad una luce più piena (non parlo quindi di storture).
Certamente lo sia e anch’io mi fermo qui.
@Gianfranco Falcone (Vincent?)
Non ho capito: cosa ci sarebbe di sbagliato in quello che sostiene S. Agostino? Il fine procreativo non può in alcun caso e per nessun motivo essere disgiunto dal fine unitivo e questo è quanto. Chiunque, in qualunque modo, esclude il fine procreativo commette adulterio.
@Gianfranco Burcardo da Worms e’un argomento debole, nel Medioevo c’erano penitenze canoniche anche per rapporti sessuali nelle vigilie delle feste, indipendentemente dal periodo fertile o no. Si voleva educare i fedeli alla continenza e al dominio di se per un bene maggiore, e non era certo sbagliato.
“san Tommaso scrisse che è “molto più santo un matrimonio senza rapporto carnale”
Sono d’accordo, perche’cosi’fu il matrimonio di San Giuseppe e della Beata Vergine Maria, e questo prova una volta di piu’che il bonum prolis NON e’l’unico fine del matrimonio.
“L’apparente contraddizione della validità del matrimonio infecondo deriva, a parte i numerosi esempi nella Bibbia di gravidanze in età avanzata, dalla difficoltà di accertamento (specie nella donna) della infecondità, data gli scarsi mezzi scientifici di una volta.”
Il Codice di Diritto Canonico cita come impedimento al matrimonio l’impotentia coeundi ma non l’impotentia generandi – prima del 1917 era forse diverso?
@Gianfranco scusa dimenticavo il documento di Sisto V: attenzione che per le conoscenze dell’epoca i castrati erano gia’ impotentes coeundi, non generandi. Cfr. qui: http://bit.ly/2jYGVx3
Il contrario: impotentes generandi, non coeundi, del resto l’opposto sarebbe impossibile (o almeno lo sarebbe stato allora)
No proprio come ho scritto, ovviamente come fai giustamente notare intendevo coeundi et generandi, non solamente generandi. Segui il link per l’argomentazione.
E tu Gianfranco lo sai che oggi per tutti i 2000 anni che ci precedono la prostituzione è rimasta una delle attività più diffuse al mondo , inclusi i paesi cattolici anche nei periodi di regno della Chiesa ? E lo sai quindi che i tuoi famosi bisnonni maschi, dopo aver diviso il letto dalla vecchia moglie, molto probabilmente usufruivano di uno dei migliaia di bordelli sparsi sul suolo italico dove non giacevano certo con anziane sterili ma semmai con giovani rampanti , all’insegna del vizio privato ma pubblica virtù ?
Lo sai che quello che insegnava San Tommaso lo conosceva lo 0,05 % della popolazione ed idem Sant’Agostino , visto che il tasso di analfabetismo era pressochè totale ed un libro costava come un anno di lavoro?
Lo sai che la storia è maestra di vita e che nessuna epoca è esente da errori e storture , e semmai gli anni passati sono serviti per capire quali, di quei modelli di vita e di idee, fossero davvero consoni alle scritture e quali invece fossero figli della inevitabile ignoranza scientifica e storica e tecnica di chi li promuoveva ?
Se non lo sai…sallo !
Signor Gianfranco Falcone,
astratto , questi commenti rappresentano una parte della Catechesi Cattolica Cristiana Romana della una Santa Cattolica Apostolica Chiesa Romana o solo l’espressione della liberta’ di pensiero che non ha nulla a che fare con il Catechismo Ufficiale della Chiesa?
Per una curiosita’personale, sono questi commenti il frutto di persone parte di varie commissioni Pontificie in carico della Ortodossia del Matrimonio o uno dei milioni e milioni di opinion del fai da te catechetizzazione secondo Tizio, Caio, Sempronio: falsi profeti.
Pensi solo se facessimo nostri questi commenti dove e come si potrebbe far vero: Tu sei Pietro e su questa Pietra costruiro’ la mia Chiesa: Parola Tradizione Magisterio.
Per cattolici romani: vigiliamo e preghiamo e offriamo sacrifici per non cadere in tentazione.
Parole di chi conosce i Tempi e da Lui ci viene : Sorgeranno falsi profeti, incluso il razionalismo umano visto a modo del mondo. e ne seduranno moltissimi.
Cordiali saluti, Paul
Con una rapida ricerca su Google ho trovato questo articolo, in cui dice che l’autrice insegna in una scuola cattolica, e che proviene da una famiglia molto credente…… sicuramente sono d’accordo con ciò che dice, ma perchè descriverla come una probabile “laica”?
http://www.la-croix.com/Actualite/France/Therese-Jacob-au-caeur-de-l-intime-2015-03-09-1289069
Veramente c’è anche scritto che a 15 anni perde la fede.
Sig. Paul Candiago: Tutta dottrina ufficiale. Nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica che nel 1992 sostituì quello di Pio X si legge (2363): “Mediante l’unione degli sposi si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita”.
Nel Diritto canonico del 1917, valido fino al 1983, si leggeva invece: “Fine primario del matrimonio è la procreazione e l’educazione della prole. Il secondario è l’aiuto reciproco e il rimedio contro la concupiscenza”.(Can.1013)
L’altro giorno un anziano sacerdote , carissimo amico, mi ha strappato un sorriso. “Padre, su certi argomenti la Chiesa ha insegnato prima una cosa e poi un’altra. A quale dobbiamo credere e quale dobbiamo seguire?” “L’ultima, sicuramente”.
Però se l’ultima la dice papa Francesco….
La saluto con molta cordialità.
“Nel Diritto canonico del 1917, valido fino al 1983, si leggeva invece: “Fine primario del matrimonio è la procreazione e l’educazione della prole. Il secondario è l’aiuto reciproco e il rimedio contro la concupiscenza”.(Can.1013)”
Esclude forse questo un discordo di paternità e maternita’responsabili alla HV? Se si, come?
@Falcone
“L’altro giorno un anziano sacerdote , carissimo amico, mi ha strappato un sorriso. “Padre, su certi argomenti la Chiesa ha insegnato prima una cosa e poi un’altra. A quale dobbiamo credere e quale dobbiamo seguire?” “L’ultima, sicuramente”.
Però se l’ultima la dice papa Francesco….”
Attenzione: per capire l’insegnamento nella Chiesa e non incorrere in errori svianti bisogna distinguere con cura l’insegnamento non infallibile, e quindi reformabile, della Chiesa da quello infallibile e quindi irreformabile. Non sempre è facile farlo, ma se si trascura di farlo ci s’inganna sicuramente sull’insegnamento della Chiesa e si perde perniciosamente la bussola della propria vita cristiana.
Il cattolico deve osservare il Magistero infallibile della Chiesa, e quindi non solo potrà ma dovrà tener per buona l’ultima affermazione fatta dal Papa SE questa affermazione è conforme al Magistero infallibile della Chiesa.
Purtroppo accade che Papa Francesco approvi con lettera privata ai vescovi della regione Buenos Aires una prassi (l’ammissione in alcuni casi all’assoluzione sacramentale e all’Eucaristia di divorziati risposati conviventi more uxorio) che è incompatibile con il Magistero infallibile della Chiesa:
https://costanzamiriano.com/2017/01/16/recuperiamo-lessenziale/#comment-123275
Tale lettera privata ovviamente non vincola alcun fedele all’assenso e all’obbedienza, non solo perché (trattandosi di lettera privata), non è atto magisteriale, e non solo perché il contenuto della lettera contrasta con gli immutati n. 1650 del Catechismo e canone 915 del Codice di Diritto Canonico, ma perché, come ho mostrato, tale contenuto è incompatibile con il Magistero infallibile della Chiesa al riguardo.
Tale contenuto non appartiene quindi al Magistero autentico della Chiesa, ma costituisce soltanto opinione personale sviata del Papa, la quale si rivela tale appunto in quanto inconciliabile con il Magistero infallibile della Chiesa al riguardo (per la precisione: Magistero definitivo e quindi infallibile, come non può cher essere un contenuto del Magistero definitivo).
Cara Costanza,
m’è piaciuta l’allusione al darwinismo. Vorrei suggerire a tutti di leggere la rivista Creation (Magazine) pubblicata ogni tre mesi, e che è perfetta per le famiglie. Aggiorna tra l’altro sulle ultime scoperte scientifiche e spiega perché sono compatibili con la Bibbia.
Tutto materiale introvabile o quasi in italiano adatto a chi vuole quanto meno sentire l’altra campana. Sono anch’io un creazionista convinto ormai, perché gli argomenti mi sembrano schiaccianti. Quantunque la rivista sia di matrice protestante, di fatto la cosa è completamente trascurabile dato che la polemica è diretta esclusivamente contro l’evoluzionismo, acido corrosivo che instilla in tutti la convinzione che non ci sia bisogno di Dio in nulla. Un sano creazionismo avvicina alla fede dandole un fondamento razionale. Il sito per abbonarsi (anche in forma elettronica) è creation.com. La rivista è un serio contraltare a National Geographic o Le scienze. Non sarebbe male se un editore la traducesse in italiano.
Ovviamente non ho alcun interesse economico con l’organizzazione.
A chi volesse un libro cattolico sul creazionismo consiglio sempre in inglese il
– Warkulwiz- The doctrines of Genesis 1-11- iUniverse 2007- isbn 978-0-595-45243-9
Salutoni
Segnalo una bellissima presentazione tenutas in un liceo americano (inglese ma sottotitolata) da due ragazzi un po’ più grandi; veramente efficace, sarebbe da ripetere in Italia: http://www.ingannati.it/2011/02/08/altri-inganni/
Ops! ecco il linki giusto: https://gloria.tv/language/LWuifGHdzSMu3RbWvem4B68Dj/video/GKqMupTXmcDG6rgSJhSkF9RaC
“osserviamo quello che mi pare l’ultimo colpo di coda di una generazione che ha difeso una certa ideologia e che ne vede il crollo, che assiste alla fine della propria epoca”, Questa osservazione fatta nell’intervista è per me molto vera e non solo in relazione alla questione dell’aborto, ma a tutto l’apparato ideologico che ha dominato negli ultimi decenni. Colpi di coda sono tutte le sparate anti “populismo” che leggiamo in questi giorni. La realtà si ribella contro le ideologie che hanno cercato di rimodellarla e gli adepti delle ideologie suddette non riescono ad accettarlo.
Non uso condoms e anzi scrissi anni fa una serie di articoli volutamente provocatori sul fatto che fosse proprio il preservativo una delle cause della immunodeficienza acquisita (all’epoca veniva spacciato come il rimedio assoluto e con la scusa della protezione inculcando paura nella popolazione si faceva propaganda occulta al nichilismo egoistico del non procreare che è invece l’unica vera benedizione che abbiamo). Scrissi che la gomma fungeva da isolante respingendo le opposte cariche elettriche fino a creare dei corto circuiti nei rispettivi organismi. Inoltre le sostanze spermicide acidificando il PH creavano la strada ad alterazioni prodromiche del sistema immunitario. Scrissi anche che uno dei motivi per i quali tossicodipendenti e omosessuali erano maggiormente soggetti all’HIV stava nel fatto che i primi si lesionavano continuamente i tessuti a causa delle iniezioni di eroina e i secondi si lesionavano continuamente l’ano a causa della sodomia.
“Non si finisce mai di imparare ad amare con il corpo, la mente ed il cuore attingendo alle infinite risorse della sessualità. Anche il silenzio della genitalità, che si chiama castità, insegna e mantiene viva la creatività della tenerezza e dell’amore… e non ha nulla a che fare con il mutismo sessuale. E’ un silenzio che dà la parola alla ricchezza dell’intera sessualità; si mette in ascolto della sua voce delicata, del suo sussurrare tenero… capace di riempire il cuore e la vita. Vivere una sessualità casta… non è vivere da castrati!”
(Confederazione Italiana dei Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità
c/o Centro Studi e Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità
Università Cattolica del Sacro Cuore – ROMA)
“eredi di un femminismo che si ritorce oggi contro le donne stesse, perché invece di modificare la società patriarcale le si è totalmente sottomesso,…”.
Devo dire che apprezzo molto quel “MODIFICARE la società patriarcale “, ma non mi pare sia quello che il femminismo vuole; il femminismo pretende di CANCELLARE ogni incrostazione patriarcale dalle forme della cultura contemporanea, questo è il suo errore; mancando infatti di una visione critica circa le cause che hanno portato le civiltà passate a scegliere una forma di gestione patriarcale delle relazioni sociali, il femminismo non è stato in grado di prevedere gli effetti sociali perversi del proprie rivendicazioni.
In sostanza, nonostante alcuni tentativi fatti, il femminismo non riesce a spiegare cosa abbia spinto in origine le donne a rinunciare alla loro posizione sociale sottomettendosi ai maschi.
Secondo il ricercatore Britton W. Johnston, la spiegazione si troverebbe nella nota “teoria mimetica” di Renè Girard. Britton ricorda che forme di patriarcato erano già presenti nelle civiltà assai poco evolute della Mesoamerica, dove non si vede come i maschi avrebbero potuto immaginare un sistema sociale strutturato per dominare l’altra metà della loro stessa comunità.
La spiegazione più plausibile resta dunque quella di una “crisi mimetica” risolta dal patriarcato per il controllo della violenza all’interno della comunità. Come sappiamo infatti, secondo Girard la sopravvivenza umana è costantemente minacciata dalla violenza, che resta controllata finché c’è equilibrio tra il principio della pace, della maternità, dell’accoglienza, e il principio del limite, del confine, della differenza; in altre parole, tra principio femminile e principio maschile.
E le crisi mimetiche non sono un fenomeno sepolto nel remoto passato, anzi. Potremmo scoprire che senza patriarcato una società scivola in forme di violenza sempre più laceranti e incontrollabili (femminicidio?).
Certo, in quest’opera di smantellamento del controllo maschile, il femminismo ha trovato nell’intellettuale occidentale bianco e maschio il miglior alleato, garantendosi un successo senza precedenti negli ambienti politici e accademici che contano. La responsabilità di quanto successo ricade dunque in egual misura sulle donne come sugli uomini, tutti comunque carnefici/vittime di una propaganda culturale rimasta tuttora sostanzialmente incontrastata.
“Devo dire che apprezzo molto quel “MODIFICARE la società patriarcale “, ma non mi pare sia quello che il femminismo vuole; il femminismo pretende di CANCELLARE ogni incrostazione patriarcale dalle forme della cultura contemporanea, questo è il suo errore”
Il che pone un problema non da poco: come sia possibile, cioè, modificare qualcosa che non esista più.
La società patriarcale propriamente detta riceve il suo colpo mortale con il “combinato disposto” della Rivoluzione industriale e della Rivoluzione francese.
Quando il femminismo inizia ad organizzarsi compiutamente – recuperando dalle pieghe più oscure della Storia quanto si pensava il Cristianesimo avesse definitivamente cancellato – la società patriarcale è niente più che un cadavere in decomposizione.
Il femminismo, in altri termini, combatte contro i mulini a vento.
Si inventa un cattivissimo nemico, che però non esiste più.
Se infatti fosse rimasto anche solo uno scampolo, della società patriarcale, le femministe sarebbero state affidate a qualche convento – se pentite – o al braccio secolare, se pertinaci.
Decisamente, a ogni lettura successiva la costruzione della dottoressa Hargot imbarca sempre più acqua.
“Potremmo scoprire che senza patriarcato una società scivola in forme di violenza sempre più laceranti e incontrollabili (femminicidio?)”
Che la violenza sia sempre più incontrollata, soprattutto accanendosi progressivamente sui più deboli, è un dato di fatto.
Ma il “femminicidio” è mera costruzione propagandistica, possibile solo chiamando “diritto” l’aborto.
Certo che se l’aborto tornasse a essere considerato per quello che è – un omicidio, quale era nella società patriarcale – la prospettiva muterebbe radicalmente. Purtroppo molte donne (e non pochi uomini) non riescono a comprendere come la violenza chiami violenza.
Certo, in quest’opera di smantellamento del controllo maschile, il femminismo ha trovato nell’intellettuale occidentale bianco e maschio il miglior alleato, garantendosi un successo senza precedenti negli ambienti politici e accademici che contano. La responsabilità di quanto successo ricade dunque in egual misura sulle donne come sugli uomini, tutti comunque carnefici/vittime di una propaganda culturale rimasta tuttora sostanzialmente incontrastata.
Ineccepibile.
Ciao.
Luigi
@Luigi
Quest’anno mi sono provvidenzialmente abbonata al Timone (dico provvidenzialmente perché c’è una certa intervista al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che mi interessa tanto leggere). Ebbene, indovina un po’? Sfogliando il numero di gennaio ho trovato un’intervista fatta alla nostra cara dottoressa Hargot, all’interno della quale ho trovato le risposte alle tue due obiezioni, che riporto una per una.
«Sul punto 1: Hargot non fa il minimo riferimento alle problematiche maschili. Parla sempre e solo delle donne. Ovviamente mi riferisco a quanto riportato; magari, come mi auguro, nel libro le cose sono meglio definite.»
Cito dal Timone:
“…Ha scritto un libro, Una gioventù sessualmente liberata (o quasi), ora edito anche in Italia, che è stato un successo in Francia nonostante una tesi scorrettissima: la rivoluzione sessuale anziché liberarci ha reso tutti più schiavi.
Domanda: Viviamo in una società dove il sesso libero è un dato acquisito, ma ci sono tante persone che non si amano e non sanno amare. Qualcosa è andato storto?
Risposta della Hargot: Sono passati cinquant’anni dalla rivoluzione sessuale e, in qualità di degni eredi, abbiamo ricevuto un patrimonio culturale e ideologico che ha impattato sul nostro rapporto con il corpo, con la sessualità, con la fecondità e con l’amore. La cifra che caratterizza le generazioni di oggi è un insieme d’imperativi: bisogna realizzarsi nella vita professionale, in quella di coppia, nella sfera sessuale, con i figli… e bisogna essere felici: sì, anche questo è diventato un dovere. La realtà, invece, è che siamo una generazione di angosciati: soffochiamo, e proprio laddove i nostri avi si dicevano ingabbiati dai divieti. Siamo condannati a scegliere permanentemente la nostra vita, in nome di una libertà che porta con sé una responsabilità enorme.”
Come vedi la Hargot fa un discorso generale che riguarda tutti, uomini e donne, perché la rivoluzione sessuale ha avuto un impatto negativo su entrambi i sessi. Oggi, in un’epoca di libertà assoluta in fatto di morale sessuale, esistono molte più persone infelici nell’ambito della sfera affettiva di quanto non accadesse in passato quando vigeva un tipo di mentalità completamente diversa (castità pre-matrimoniale, divieto di aborto e di divorzio, etc.).
«Sul punto 2: Hargot parla delle donne sempre e solo come vittime. Non un solo accenno al loro esteso ruolo di carnefici.»
Cito dal Timone:
“Domanda: Oggi le donne sono onnipotenti e gli uomini mancano di virilità. C’è un nuovo “sesso debole”?
Risposta della Hargot: A forza di belle idee sull’uguaglianza tra uomini e donne, siamo caduti nell’egualitarismo ideologico. E questo ha effetti deleteri sui nostri giovani, che non sono più aiutati a trovare la loro natura sessuata. Comunque è un dato di fatto che le società postmoderne siano formate da uomini in piena crisi di mascolinità, intimiditi dalle manifestazioni di onnipotenza di donne imbevute di femminismo materialista: la cavalleria non esiste più e gli uomini sembrano solo inseguire una fantomatica libertà che altro non fa che ravvivare in loro l’egoismo. L’unica via di uscita è tornare a investire sulla formazione umana: il resto viene di conseguenza.”
Qui la Hargot mostra “quanto male siano messi anche gli uomini”, per usare una tua espressione, e inoltre riconosce esplicitamente le responsabilità delle donne, bada bene non delle femministe, ma delle “donne imbevute di femminismo materialista”. Quando tu dici “se oggi qualcosa difetta ai maschi occidentali, questo è il carattere” esprimi pari pari quanto esposto sopra dalla dottoressa. Tra l’altro ci tengo a sottolineare che quando io parlavo dei condizionamenti che le donne subiscono perché assumano certi atteggiamenti libertini non intendevo certo escludere l’esistenza dello stesso tipo di pressioni anche per gli uomini.
«Le regole della società patriarcale erano infatti abissalmente differenti da quelle oggi vigenti;»
Esistono diversi tipi di società patriarcale: la società patriarcale che vigeva nel Medioevo cristiano era molto diversa dalle società patriarcali vigenti oggi nel mondo musulmano. Poi non so se per la Hargot l’accezione “patriarcale” abbia connotazioni negative, per me personalmente non le ha. Mi batterò fino alla nausea per impedire lo smantellamento progressivo di quello che è rimasto della nostra società patriarcale, smantellamento messo in atto per esempio attraverso quelle leggi sceme tipo le quote rosa et similia. Se dovessi sposarmi e avere dei figli sarò felicissima di dare loro il cognome del padre e basta. Così come non mi piacciono tutte quelle misure adottate per avvantaggiare le donne nello studio o nel lavoro come se fossero delle categorie protette da tutelare, secondo me è giusto premiare il merito indipendentemente dal sesso a cui si appartiene. Una volta ho letto che in un paese europeo di cui non ricordo il nome, forse la Svezia, le quote rosa che avevano messo alla facoltà di medicina di un’università si erano alla fine ritorte contro le donne, perché per legge il 50% dei posti doveva andare a un sesso e l’altro 50% all’altro sesso, solo che un anno erano molte di più le donne che avrebbero meritato di entrare ma si sono viste scavalcate da uomini meno bravi per via di questa legge stupida messa in passato per tutelarle. Questo per darti un altro esempio lampante di come il femminismo si sia ritorto contro le donne.
«Infatti poi non scrivi degli uomini, ma dei modelli femminili presentati (modelli femminili che, per altro, sono quelli scelti dalle donne: nessuno le ha obbligate a fare di “Sex and the city” piuttosto che di “Desperate housewifes” un successo planetario).»
Hai ragione, io infatti quelle due serie televisive le ho odiate profondamente, per questo ne ho visti solo alcuni episodi. Su di me hanno avuto l’effetto opposto, nel guardare quei modelli femminili pensavo: “ecco come non voglio assolutamente diventare!”. Qui comunque ritorniamo al discorso dei condizionamenti: è difficilissimo svincolarsi dalla legge del “così fan tutti”.
«Solo che io riesco tranquillamente a riconoscerlo, mentre non comprendo per quale motivo non vi rendiate conto di quanto male siano messi anche gli uomini.»
Ti assicuro che ce ne accorgiamo eccome! Ma è meglio che non dica altro su questo punto se no poi mi dai della femminista!
«Per giunta reitero che la società è questa, perché questa hanno chiesto le donne. So bene che è un’idiozia che esse siano assoggetate agli stessi doveri degli uomini; ma allora perché ne hanno reclamato i medesimi diritti?»
In passato esistevano storture e ingiustizie che andavano cambiate, pensare di cancellare certi diritti acquisiti dalle donne è un po’ come pensare di tornare a vivere come quando non esistevano i computer. È giusto che una donna possa scegliere di studiare, lavorare e crearsi una vita coltivando le sue passioni, esistono però donne che riescono a realizzarsi pienamente svolgendo soltanto il ruolo di madre e di moglie, perché queste donne devono essere guardate dall’alto in basso nella società in cui vivono? È questo che io non condivido, va bene lasciare la libertà, ma di fatto questa libertà non esiste più se mi porti a pensare che se non mi realizzo nel lavoro sono una donna di serie b. Nel caso in cui una donna vede che con quattro figli non ce la fa a continuare a svolgere il suo lavoro come prima, dovrebbe poter scegliere di seguire degli orari più consoni al suo stile di vita o, se lo desidera, smettere del tutto di lavorare per dedicarsi totalmente alla famiglia.
«Come è stato schiavizzato il produttore cinematografico dell’esempio, manipolato dall’attricetta famosa che – sposando il tecnico delle luci o il magazziniere – non avrebbe avuto a sua disposizione uno yacht su cui esibirsi per i fotografi. Salvo poi indulgere all’autocommiserazione; sempre in favore di telecamera, è ovvio.»
L’attricetta, però, ha parlato del desiderio di maternità che ha dovuto soffocare su pressione del compagno, l’aborto in quel caso è stato soprattutto lui a volerlo. Certo, lei non si è opposta e dovrà fare i conti con quella scelta per tutta la vita e anche oltre, ma il punto è che è vero che la pillola e l’aborto non sono state usate solo dalle donne per liberarsi dalle responsabilità genitoriali ma sono state spesso viste anche dagli uomini come un mezzo comodo e utile per liberarsi dal peso di dover crescere un figlio (vedi caso dell’attricetta di Blondet). A scanso di equivoci, comunque, aggiungo che sicuramente la colpa maggiore in questo caso ricade sulle donne, perché sono loro e solo loro che hanno in mano la decisione su cosa fare col proprio corpo, se renderlo accogliente verso la vita o no.
«Ma no, non si può dire che gli uomini siano vittime. Come noto, gli uomini sono sempre e solo colpevoli.
Che poi sarebbe un punto di vista accettabile: invece di trovare scuse, anch’io preferisco si concentri l’attenzione sulle proprie colpe (anche perché solo su queste il singolo può agire direttamente).
Ma lo stesso deve essere per le donne, altrimenti è solo menzogna imbiancata.»
Penso sia inutile stare a domandarsi di chi sia la colpa o mettersi a cercare e indicare per filo e per segno tutti i colpevoli della situazione attuale. Il dato di fatto è che tutti, uomini e donne, oggi come oggi siamo infelici come mai prima lo siamo stati (basta vedere i dati su divorzi, suicidi, disturbi psicologici vari, violenze di ogni tipo, etc.). Una volta preso atto di ciò l’unica cosa saggia da fare è capire il perché, risalire alle cause della nostra infelicità soprattutto per quanto concerne l’ambito affettivo, e agire di conseguenza. Secondo me occorrerebbe innanzitutto cambiare l’educazione sessuale così come è impostata nelle scuole e, in secondo luogo, dovrebbe essere la Chiesa a fare da contrappunto ai condizionamenti imperanti in materia sessuale, rilanciando la bellissima teologia del corpo di San Giovanni Paolo II. Visto che la menzogna è così onnipresente in tutti gli ambiti della nostra società per quel che riguarda l’affettività umana, la Chiesa dovrebbe urlare ancora più forte la Verità perché sia ben udita da tutti e, magari, qualcuno che apre gli occhi e il cuore lo si trova.
“occorrerebbe innanzitutto cambiare l’educazione sessuale così come è impostata nelle scuole e, in secondo luogo, dovrebbe essere la Chiesa…”
Molto giusto.
Personalmente temo persino i corsi prematrimoniali parrocchiali, dove si potrebbero sentire anche farneticazioni del tipo:
Essere un uomo in una società che affonda le sue radici in una cultura patriarcale comporta, innanzitutto, l’essere circondati da privilegi che appaiono come la norma, al punto che spesso per gli uomini risulta difficile rendersi conto che quei privilegi sono permessi da discriminazioni nei confronti di altri. Altri che restano invisibili. Un po’ come se sotto la strada spianata per l’uomo eterosessuale fossero sepolte le donne, gli omosessuali e gli immigrati che sono stati messi da parte per costruire quella strada.”
[dal blog di una tizia che si definisce “femminista razionalista”]
“Quest’anno mi sono provvidenzialmente abbonata al Timone […]”
Ti ringrazio di cuore, Beatrice.
Sono felice di riconoscere che, sic stantibus rebus, i miei timori erano infondati.
Mille scuse, alquanto mortificate, a Thérèse Hargot e a Costanza.
“Ti assicuro che ce ne accorgiamo eccome! Ma è meglio che non dica altro su questo punto se no poi mi dai della femminista!”
Ma no! 😀
Facciamo così: vista la figura rimediata, se hai tempo e voglia scrivi in merito e non ti darò della femminista (mi interessa davvero, non sto scherzando).
Ciao.
Luigi
P.S.: sul resto non riesco a risponderti ora.
@Luigi
Sono contenta che tu abbia cambiato idea sulla dottoressa Hargot.
«Facciamo così: vista la figura rimediata, se hai tempo e voglia scrivi in merito e non ti darò della femminista (mi interessa davvero, non sto scherzando).»
Guarda, la mia era più che altro una battuta, era una risposta ironica di fronte al tuo chiedere “non comprendo per quale motivo non vi rendiate conto di quanto male siano messi anche gli uomini”, la mia era una risposta del tipo: “altroché se ce ne rendiamo conto, tutti i giorni!”
Non ritengo utile alla discussione mettermi a elencare quelli che io ritengo siano i principali difetti degli uomini di oggi, però ti dico solo che condivido la tua opinione sulla mancanza di carattere quale piaga diffusa tra i membri del sesso maschile, infatti, se ti ricordi, l’avevo detto anche a proposito dell’aborto, riportando un’esortazione che avevo sentito fare da parte di Gianna Jessen perché gli uomini tornino a proteggere donne e bambini come facevano in passato. Il coraggio è una grandissima qualità che dovremmo riscoprire tutti soprattutto in tempi difficili come quelli in cui ci troviamo a vivere, dove il bene e il male vengono subdolamente confusi e le battaglie contro la vita e contro la famiglia vengono sapientemente propagandate dalle “élite illuminate” come “sacrosante battaglie di civiltà”. I lupi che spadroneggiano oggi in giro per il mondo non li si vincono senza il coraggio soprattutto considerando che spesso si spacciano per agnelli. Ricordo un detto di Sant’Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”.
“Sono contenta che tu abbia cambiato idea sulla dottoressa Hargot.”
Beh dai, in fin dei conti ce l’ho con le donne solo un po’… 😀
(in ogni caso, ho cambiato idea sulle sue argomentazioni. Di lei, personalmente, non avevo scritto nulla. Tolta la battuta sulla “bionditudine”; che era, appunto, una battuta)
Per il resto, condivido.
Ma devo anche aggiungere che “paurosi” e “coraggiosi” hanno gli stessi pensieri. Quello che li differenzia è l’azione.
E come avevo già detto, il coraggio è l’unica virtù che si impara solo sul campo.
Non esiste teoria, per il coraggio.
Purtroppo ai ragazzi, almeno in Occidente, sono stati sottratte – con le più varie e spudorate menzogne – tutte quelle esperienze che consentivano di maturare la loro virilità; anche imparando a controllare i propri lati oscuri.
In “Americana sniper” c’è un messaggio straordinario e oggi sottaciuto, quello della continuità della trasmissione di determinati codici.
In una delle scene iniziali del film, si vede infatti il padre accompagnare Chris Kyle per il suo primo sparo a un cervo (o era un alce? Ora non ricordo); prima della lode l’esortazione paterna – “non si abbandona il fucile” – ha un ulteriore, profondo significato.
In una di quelle finali è Kyle a fare la stessa cosa con suo figlio.
Questa continuità è stata volutamente interrotta, spezzata.
Anche per questo domandavo un po’ di umana comprensione per gli uomini.
Nessuno – tanto meno io – ne scusa i comportamenti oggi usuali; però è anche giusto dire che ormai non viene presentaro loro alcuna altra possibilità. Come va di moda dire oggi, TINA: there is no alternative (o così si vuole far credere).
Mi dirai che lo stesso è per le donne. È vero, però io penso che per una ragazza sia molto più “istintivo” diventare donna. Non intendo che sia più facile, attenzione; ma che il confronto con il mondo esterno non mi pare fondamentale, così come è per i ragazzi.
Magari sbaglio, è chiaro.
Ciao.
Luigi
Eh… l’insegnamento dei padri…
Che pare si sia perso per la strada. Perché non si sa più che insegnare o perché insegnare – meglio EDUCARE – costa fatica?