La banalità del male

di Francesco Amaduzzi

È ormai consolidata un’abitudine consapevolmente indotta dai media di descrivere fatti o situazioni non utilizzando semplicemente il sostantivo di riferimento ma aggiungendo un aggettivo; è un modo subdolo ed efficace di alterare la realtà.

Victor Hugo diceva che  ‘’la parola è un essere vivente’’ e  quindi non è influente sulla realtà stessa. Il “Journal of Medical Ethics”, equivalente in campo etico quale autorevolezza quanto le rinomatissime riviste scientifiche in campo medico come il “British medical Journal” o “Scienze”,  scrive con un titolo scioccante: “Aborto dopo la nascita, perché il bambino dovrebbe vivere?”. Nei paesi dove è consentito l’aborto  scrivono gli autori (Italiani) perché non consentire  anche l’infanticidio dal momento che – dicono – sia il feto che il neonato sono solo persone potenziali (…aggettivo)?

Se andiamo ad un passato non tanto recente (ma giustamente temutissimo)  e rileggiamo con orrore le carte del processo di Norimberga documentiamo lo sterminio dai parte dei nazisti  di oltre 70000 persone  semplicemente perché definite “esseri privi di valore vitale”; non dunque discorsi complessi o proclami “razzisti” ma  innocue parole che  stupirono profondamente Hannah Arendt al punto che il suo pensiero esitò in una definizione di male che fa rabbrividire: “il male è una cosa banale”. In fondo, ci dice, è un piatto che gustiamo tutti con grande  appetito; del resto, all’indomani delle  deliranti affermazioni della rivista di bioetica non abbiamo di fronte la assai condivisa e accettata legge 194?  Non costituisce  una preziosa premessa e giustificazione logica a così tanto fastidiose affermazioni? Una legge che a distanza di trent’anni  non ha mai smesso di generare mostruosità ci coglie persistentemente  indifferenti, a scapito di quei 5 milioni di bambini che non hanno visto la luce; l’odioso rumore degli isterosuttori nelle nostre sale operatorie nate per difendere la vita non ci ha fatto forse ormai abituare alla strage degli innocenti ? Sapere che si può uccidere anche appena nati che cosa cambia se si accetta la logica  a cui tanti di noi hanno e continuano ad aderire convivendo con una legge  totalmente ingiusta (LaPira)? La rinascita della coscienza è il requisito necessario per un cambiamento strutturale della realtà; la più grande rivoluzione non è lo strepitio o il rumore della protesta (che non va comunque dimenticata) ma gli occhi puntati sulla verità.  Il direttore della rivista scientifica che si è onorata di pubblicare questo articolo  si è autodifeso dicendo: “Lo scopo della rivista non è affermare la verità ma presentare opinioni ragionevoli”;  nel merito di queste opinioni  ragionevoli trovo scritto “… Se i criteri come i costi sociali (sociali, psicologici ed economici) per i potenziali (aggettivo) genitori sono buone ragioni per avere  un aborto anche quando il feto è sano, se lo status del neonato è lo stesso di quel bambino e se non ha alcun valore morale il fatto di essere una persona potenziale le stesse ragioni che giustificano l’aborto dovrebbero anche giustificare  l’uccisione della persona quando è allo stato di neonato’’.

Oggi tutti si augurano politici di spessore e di calibro nuovi, impermeabili alla corruzione, capaci costruttori di una società dove i diritti trovano risposte concrete e dove nessuno viene lasciato indietro; molti puntano gli occhi sulla modifica delle strutture dello stato, un nuovo Welfare, quell’insieme di meccanismi che dovrebbero garantire vivibilità e benessere;  ma molti progetti sono destinati a fallire se non si inverte la deriva antropologica  a cui ci  siamo abituati capace di distruggere anziché costruire; non un servizio all’uomo ma un uomo asservito, e questo è paradossalmente e particolarmente vero laddove i sistemi di welfare sono  ben funzionanti. È il caso dell’Olanda che si premura di spingere i diritti ad una assistenza che prevede addirittura  un suicidio di Stato, gratuito e a domicilio; incredibile ma vero; ma è questione di orizzonte; una antropologia ferma al “ragionevole” che non mira alla verità, chiusa al mistero e al desiderio di verità che è scritto nel DNA dell’essere umano non può che partorire orrore.  Anche la scienza a cui si ispirano gli illuminati è davvero miope e incapace di contemplare la vera bellezza della vita servendone i bisogni veri. Scrive Francis Crick (scopritore della catena del DNA): “Scientificamente parlando, l’anima non è che una questione neuronale e quindi illusoria è ogni fede nell’immortalità”. Se l’anima  è un concetto e non una realtà rimane da soddisfare l’esigenza  di un corpo che non mira alla felicità ma al soddisfacimento dei desideri e, come è evidentissimo, i desideri alle volte portano nella direzione opposta al bene; creano morte e infelicità a dispetto dei tentativi di creare benessere.

Siamo la generazione che ha costruito la 194. Non rassegniamoci nel silenzio; molti diranno: uffa ancora… Sì, ancora.

64 pensieri su “La banalità del male

  1. Sid

    Finalmente qualcuno che evidenzia l’evidente collegamento tra la mentalità abortista e il nazismo! Con la scusa di un processo e dello sradicamento del regime nazista si è riusciti a passare sotto silenzio la straordinaria continuità della mentalità eugenetica ed assassina che risale fino all’Ottocento…
    E fermarsi al ragionevole senza andare alla verità è impossibile: non c’è niente di più ragionevole della verità. Ma anche qui, un brillante gioco di parole e…i giochi son fatti! Soltanto che anche la ragionevole rivista per proporre quello che propone deve travestire la menzogna..perché appaia vera!
    Mi sembra un po’ affrettata l’ultima considerazione su anima, corpo e desideri…anche quello alla felicità è un desiderio, e persino l’istinto più basso nell’uomo ha i caratteri della sproporzione spirituale: per questo i neuroni non spiegano un bel niente dell’uomo intero che c’è da spiegare!

  2. Articoli come quello apparso sulla rivista citata servono solo come battistrada. A forza di parlarne, di gettare un articolo qua e un libro là si anestetizzano le coscienze. Quello che oggi ci fa orrore, tra due o tre anni sarà oggetto delle prime proposte di legge. Tra cinque sarà ‘la legislazione più avanzata in materia’, a cui tutti vorranno accodarsi come pecoroni. Basterà condire l’aridità di una rivista scientifica con una manciata di casi umani (ragazzine a cui è stata fatta violenza, casi di povertà estrema) per poter avere il nostro bravo infanticidio legalizzato. E il bello è che l’articolo ha perfettamente ragione: non c’è alcuna diffierenza tra l’aborto e l’omicidio, ne trae solo le conseguenza sbagliate.

    1. Anche io concordo con Daniela: l’infanticidio è una semplice conseguenza logica dell’abortismo. In un certo senso ogni genere di omicidio può essere legittimato in base a questi principi. Se l’essere umano è ridotto a cosa, a entità puramente naturale, oggetto di relazioni causa-effetto, allora non c’è nemmeno modo di sostenere – se non in maniera postulatoria – l’illiceità dell’omicidio. Una vita puramente zoologica non può essere difesa solo muovendosi all’interno di questo orizzonte (materialismo-fisicalismo).
      Impressionante però anche come questi “pensatori” stravolgano la dialettica potenza-atto di Aristotele. La potenza non è la semplice possibilità. In un aula universitaria può entrare un cammello. Bene, questa è una possibilità ma non c’alcuna potenza, perché in un’aula universitaria non c’è alcun soggetto esistente che possa diventare un cammello. C’è chi però potenzialmente può diventare, che so, un consigliere comunale se si candidasse alle elezioni. La possibilità è astratta, è la semplice non contraddizione. La potenza è possibilità concreta, per un soggetto esistente, di venire trasformato. Riceve nuove determinazioni ma rimane sempre lo stesso soggetto esistente. Un blocco di marmo è una statua in potenza, ad esempio. Così come un tra un individuo quando è bambino nella pancia della mamma, quando è neonato o ottantenne non c’è alcuna differenza sostanziale.
      Quello che è gravissimo in questi deliri la sgangheratissima, pericolosissima commistione tra scienza e filosofia. Parlano di vita umana come fosse una semplice astrazione e già qui dovrebbero suonare mille campanelli d’allarme, perché abbiamo già visto gli effetti della riduzione della persona a entità astratta, a numero, a materiale da esperimento… Simili “speculazioni” mettono in pericolo la vita di ogni essere umano. Però non sono certo una novità. Sì, è provocatoria la loro tesi, nel senso che non fa che trarre delle conseguenze logiche. Dati questi principi, l’infanticidio è una semplice conseguenza logica.

  3. nonpuoiessereserio

    Siamo circondati da lupi vestiti da agnelli oppure stiamo diventando tutti lupi senza accorgesene?

  4. Roberto

    Il male trionfa sempre quando i buoni si dimenticano come si combatte.

    Anche fare dimenticare il dovere della lotta, è spesso in primo luogo una questione semantica.

      1. O superbi cristian, miseri lassi,
        che, de la vista de la mente infermi,
        fidanza avete ne’ retrosi passi,

        non v’accorgete voi che noi siam vermi
        nati a formar l’angelica farfalla,
        che vola a la giustizia sanza schermi?

        Di che l’animo vostro in alto galla,
        poi siete quasi antomata in difetto,
        sì come vermo in cui formazion falla?

        Come lei ben sa, si tratta dei SUPERBI

      2. Roberto

        Su questo mi trovi, Alvise 🙂 Il mondo è una grande macelleria, e (l’umana) sconfitta finale che precederà l’unico trionfo che conta, appare già prevista nel Vangelo. Ma a noi sta il dovere di una battaglia portata avanti con i mezzi che ci troviamo a disposizione. Noi vinciamo quando vinciamo, vinciamo quando perdiamo, vinciamo quando pareggiamo… Ciò che non ci è consentito è chiamarci fuori 😉

        1. Fk

          “Noi vinciamo quando vinciamo, vinciamo quando perdiamo, vinciamo quando pareggiamo… Ciò che non ci è consentito è chiamarci fuori”

          Cavolo, questa me la rivendo sicuro! 🙂

            1. Roberto

              Mi ricordo un volo pindarico del Severgnini nazionale di un po’ di anni fa (la juve non era ancora andata in B) in cui paragonava l’inter al cattolicesimo e la juve al protestantesimo…

      3. 61Angeloextralarge

        Alvise: esatto! Tira giù… fino all’inferno. Ma non sono d’accordo sul male che trionfa: vincerà le sue battaglie ma la guerra l’ha già vinta Gesù per noi, morendo in croce e risorgendo. 😉

  5. Grazie per questo post.
    Una postilla: non è che quello che dicono sia “ragionevole”, è che si riduce la ragione a quel che è misurabile. E i desideri alla somma (puntuale) delle singole voglie, che, di volta in volta, ci colgono. Sarebbe infinitamente troppo ragionevole riconoscere che non siamo costituiti da una somma di fattori, ma da un desiderio “trascendentale”, che, per sua natura, non può portare mai al male, ma soltanto alla piena realizzazione di sè.
    Comunque, meno male che, almeno, si comincia a parlarne…

  6. Erika

    A me sembra che i due autori dell’orrendo articolo abbiano voluto scrivere una provocazione proprio per sortire l’effetto opposto, cioè per mostrare l’orrore dell’aborto (almeno lo spero). Ma non conosco bene la questione, quindi potrei sbagliare.
    Ciò detto, vorrei fare una considerazione: io non sono pro aborto, però capisco le motivazioni che hanno portato alla sua legalizzazione.
    Né credo che si possa equiparare del tutto un feto a un neonato, perché di fatto, durante la gestione, la vita del bambino e quella della madre sono “intrecciate”. La nascita è un evento importante, nel processo di distacco da quella situazione di totale fusione tra madre e figlio.
    Sia chiaro: non sto dicendo che sia giusto uccidere nessuno, però possono darsi casi molto dolorosi, in cui si debba scegliere tra la vita del feto e quella della madre, in cui mi parrebbe quasi immorale costringere una persona (la madre) al suicidio, seppure per salvare la vita di un altro.
    Infine auspicherei una diversa interpretazione della legge 194, che dia un sostegno reale alle future madri (non solo un sostegno morale, intendo), perché per ora, in molte città, l’unica voce pro life sono associazioni cattoliche, che vanno benissimo, per carità, ma arrivano con fatica ad alcune gestanti, come quelle immigrate di altre religioni, che tra l’altro attualmente sono quelle che, per motivi socioeconomici, fanno in maggior numero ricorso all’aborto.

    1. Sid

      Per..Erika! La fusione tra bambino/feto e madre è tutt’altro che totale, anzi…è tutt’altro che fusione. Il feto ha una precisa identità propria (un codice genetico tutto suo). Sono proprio le scoperte scientifiche che rendono ancora più evidente questo fatto. Se parli di intreccio, certo, sono più che d’accordo, ma mi si dovrebbe spiegare da quando una vita (di un essere che è lui e nessun altro) intrecciata ad un’altra faccia diventare quel’essere meno vita.
      Riguardo al caso della situazione terribile ed angosciosa a cui accennavi, io guarderei con più lucidità la situazione. La questione in quei casi non è quella di una scelta tra il salvataggio attivo di una persona o dell’altra. La scelta sta tra il cercare di salvarle etrambe, per quanto è possibile, e salvarne una UCCIDENDO l’altra.
      La situazione è più che tragica, ma credo che nessuno sarebbe disposto a salvare se stesso uccidendo un’altra persona (che non la sta aggredendo o simili)…meno che mai il figlio. La VERA VIOLENZA sta nel fatto che si proponga alla donna come una scelta valida l’uccisione del figlio per salvarsi: cosa che non verrebbe in mente a NESSUNA donna. Solo così la situazione, già tragica, diventa insopportabile. Perché dover accettare di morire lasciando la famiglia, o veder morire una persona cara in questo modo è terribile, ma farlo con un contorno di cultura che prepotentemente e sinuosamente suggerisce: “cogli l’occasione: il frutto del grembo è piccolo, toglilo e nessuno se ne accorgerà” diventa qualcosa di intollerabile. E molti cadono, e la paura e l’affetto che gli fa cadere sono in me come in tutti: per questo bisogna togliere la fitta cortina di menzogna che ci impedisce di vedere…
      PS: il “caso” in questione è un esempio per cui ciò che ho detto vale se l’esempio è così. Non si tratta di casi in cui si possono scegliere terapie anche rischiose per il feto per salvare la madre, con un rischio calcolato: quello è buon senso, il rischio fa parte della medicina

  7. Ho letto un pezzettino dell’articolo succitato.
    Molto rilievo all’importanza dei test prenatali.
    Il che ci riporterebbe indietro a vecchi dibattiti già dibattuti (senza fine)
    Scusate, prima avevo provato a inviare il commento, non ci ero riuscito e subito, imbecille come sono, avevo protestato con la Principale, a torto (ovviamente)

  8. Alessandro

    Qui una confutazione stringente dell’articolo da parte del professor Pessina:

    http://centridiateneo.unicatt.it/bioetica_Aborto_dopo_la_nascita._Una_confutazione.pdf

    Confutazione in tanto assai interessante in quanto “per metodo, e quindi per convenzione e non per convinzione, l’intera argomentazione non discuterà le premesse da cui partono gli Autori, ma le assumerà come ipoteticamente valide”; “Lo scopo, in particolare, è quello di mostrare perché il ragionamento dei due Autori non può portare alle conclusioni che propongono”.

    Di mio aggiungo che – come del resto suggerisce Pessina – non solo i ragionamenti dei due Autori non possono portare alle conclusioni che essi propongono, ma che pure le premesse dei loro ragionamenti (feti e neonati sono non persone, l’aborto procurato non è moralmente riprovevole, e così via) sono fallaci.

  9. Alberto Conti

    “illusoria è ogni fede nell’immortalità” ma guarda che strano: tutta la ricerca scientifica è proiettata a farci vivere il più a lungo possibile (senza sofferenze); se elimini l’immortalità spirituale non puoi che rincorrere l’immortalità materiale: non si puà censurare del tutto il desiderio di Infinito.

    Piccolo appunto sulle parole (non sul merito): avrei scritto “LE PULSIONI (o trovate vuoi un sostantivo più adatto) alle volte portano nella direzione opposta al bene”, perchè ritengo che i desideri dell’uomo non siano ultimamente che per un bene.

  10. Erika

    Grazie Alessandro, per l’articolo: l’ho letto, e siccome mentre scrivo vedo passare un ragazzo che lavora nel mio ufficio e che ha la sindrome di Down, rabbrividisco…
    Vorrei però, ancora una volta, spezzare una lancia a favore delle indagini prenatali, perché una mia cara amica (fervente cattolica e quindi contraria all’aborto), ha scoperto qualche mese fa che il suo bambino aveva una malformazione cardiaca, che è stato possibile curare in utero, e ora sta bene e nascerà tra poche settimane.

    1. Alessandro

      Sulle tecniche diagnostiche prenatali la posizione del Magistero è compendiata nell’enciclica Evangelium vitae (1995) di Giovanni Paolo II, al n. 63:

      “Una speciale attenzione deve essere riservata alla valutazione morale delle tecniche diagnostiche prenatali, che permettono di individuare precocemente eventuali anomalie del nascituro. Infatti, per la complessità di queste tecniche, tale valutazione deve farsi più accurata e articolata.
      Quando sono esenti da rischi sproporzionati per il bambino e per la madre e sono ordinate a rendere possibile una terapia precoce o anche a favorire una serena e consapevole accettazione del nascituro, queste tecniche sono moralmente lecite. Dal momento però che le possibilità di cura prima della nascita sono oggi ancora ridotte, accade non poche volte che queste tecniche siano messe al servizio di una mentalità eugenetica, che accetta l’aborto selettivo, per impedire la nascita di bambini affetti da vari tipi di anomalie. Una simile mentalità è ignominiosa e quanto mai riprovevole, perché pretende di misurare il valore di una vita umana soltanto secondo parametri di «normali- tà» e di benessere fisico, aprendo così la strada alla legittimazione anche dell’infanticidio e dell’eutanasia.

      In realtà, però, proprio il coraggio e la serenità con cui tanti nostri fratelli, affetti da gravi menomazioni, conducono la loro esistenza quando sono da noi accettati ed amati, costituiscono una testimonianza particolarmente efficace dei valori autentici che qualificano la vita e che la rendono, anche in condizioni di difficoltà, preziosa per sé e per gli altri. La Chiesa è vicina a quei coniugi che, con grande ansia e sofferenza, accettano di accogliere i loro bambini gravemente colpiti da handicap, così come è grata a tutte quelle famiglie che, con l’adozione, accolgono quanti sono stati abbandonati dai loro genitori a motivo di menomazioni o malattie.”

  11. Mario

    Non siamo obbligati a rassegnarci a quel mostro giuridico assetato di sangue che è la legge 194/78…

    http://www.no194.org

    Spero di leggere presto sulla “Bussola Quotidiana” un’intervista di Raffaella Frullone al benemerito avvocato Pietro Guerini, portavoce del comitato per l’abrogazione della legge in oggetto… l’uomo che ha cambiato (molto in meglio) la mia opinione sulla categoria degli avvocati…

  12. Ma perchè continuiamo a celebrare “giornate della memoria” dell’olocausto se poi dimentichiamo completamente il male del totalitarismo e ne appoggiamo uno peggiore, come quello dell’aborto e forse in futuro dell’infanticidio (che poi sono la stessa cosa)? perchè tutta questa propaganda anti-nazista se poi compaiono articoli aberranti come quello di cui stiamo parlando? non posso credere solo al fatto che la storia si ripete. Per me c’è dell’altro. Non vorrei sembrare “complottista”, ma ho l’impressione che ci sia una studiata strategia nella diffusione della mentalità abortiva che circola da 40 anni e in questa nuova che ci vuole proporre come accettabile l’infanticidio. Non ci vuole molto allora a trovare, un giorno prossimo venturo, del tutto normali dei campi di sterminio, chessò, per i “dissidenti” di questa ideologia….

    1. Alessandro

      E’ in atto una pressione sempre più intimidatoria contro chi ostacola i c.d. “nuovi diritti”: aborto (“salute riproduttiva”) e “matrimonio” gay. Ad esercitare la pressione è (anche) nientemeno che l’Unione Europea.

      Martedì il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che contiene di tutto un po’: è a favore 1) dell’equiparazione delle coppie omosessuali a quelle etero, 2) dell’aborto 3) delle politiche contraccettive.

      Al paragrafo 47 si esprime preoccupazione «per i recenti tagli alla pianificazione familiare e all’educazione sessuale così come per le restrizioni all’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva in alcuni Stati membri, con particolare riferimento alla tutela della gravidanza e della maternità nonché all’aborto sicuro e legale».

      “Questi plurimi interventi del Parlamento europeo in tema di diritto di famiglia seppur non abbiano efficacia giuridica, però conservano un’efficacia politica nell’orientare le future decisioni autonome dei singoli paesi, provocando così una lenta corrosione degli assetti normativi. Non obbligano, ma influenzano assai.”

      “Ora è evidente che il legislatore nazionale si trova sotto il tiro incrociato di più cecchini: l’Unione Europea, i giudici nazionali e internazionali, i media, i centri di potere politico. Nessuno di questi ha l’autorità per imporre al legislatore di introdurre le nozze gay, però il loro potere di persuasione è indiscusso”.

      http://www.scienzaevita.org/rassegne/27c51eb2295c5b6316768ceddebafcae.pdf

      http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-nozze-gay-la-ue-ci-riprova-4800.htm

      1. Lo vedi? siamo in mano ai nazisti e non vogliamo vederlo! ah, però sappiamo tutto su Aushwiz e sulla soluzione finale! quella sì che era dittatura… mentre questa…. ah, le magnifiche sorti e progressive!!! Ave, o Unione Europea, faro luminoso del nostro futuro!…. (scusate, ma oggi sono particolarmente arrabbiata, non è questa la sede per parlare di poolica, ma da questo mese la mia famiglia, come tutti del resto, avrà sul groppone un nuovo e sostanzioso aumento di tasse e la nuova risoluzione dell’UE mi fa capire dove andranno quei soldini, ovvero nella “emancipazione culturale” di noi poveri ritardati!)

          1. Come provocazione credo che lei sappia fare di meglio. Pagare a testa bassa senza fiatare e senza poter pretendere di sapere come vengono spesi i tuoi soldi è da sudditi di una monarchia assoluta, non da cittadini di uno stato democratico.
            Tanto per dire sulle doleances fiscali ci hanno basato la rivoluzione francese. E Guglielmo Tell chi era: un combattente per la libertà o un evasore fiscale parassita? E per assurdo, che avrebbe detto a un tedesco che avesse riluttato a pagare le tasse a Hitler per non farsi complice della costruzione di campi di sterminio ? “Paga e zitto perché è tuo dovere di cittadino”?

            1. Roberto

              Non dare spago ad Alvise su questo tasto, media-e-midia, ché la questione tasse-cattolici è una sua ossessione: ogni tanto la salta fuori, se gli dai sponda potresti renderlo una persona felice, e si sa bene che Alvise aborre (come direbbe Mughini) la solo ipotesi di poter essere felice

              Comuque, vedo che a pochi giorni dalla mail in cui il suo amico immaginario sinceramente democratico voleva ficcarci in un gulag altrettanto democratico, Alvì è tornato senza paturnie a indossare i panni nei quali si sente così a suo agio (per quanto gli sia possibile essere a suo agio, s’intende 😀 ).

              1. ..se ci avesse alcun senso affermarlo, o non affermarlo, in ipotesi, tutta da verificare, ovviamente, se lo fosse possibile,
                in pratica eccetra!!!

                1. …ma l’amico non era immaginario (a meno che tu non voglia dire che in realtà io impossibile avere amici anche se
                  sedicenti tali )(ma questo è un altro discorso) (“realmente” avevo copiato un e-mail di questo amico non -amico)

              2. Fk

                Roberto, mi sembra che la “foto” che hai fatto del sig. Alvise Scopel sia la più vicina alla realtà! 🙂

    1. Fk

      Uno juventino che vive in un gulag e si mangia a pranzo e a cena tutti gli anticlericali che gli capitano a tiro! 😀

        1. Roberto

          🙂

          E comunque l’invito di AngeloXL a partecipare alla Marcia per la Vita io la prenderei in considerazione!

          1. admin

            bene alla Marcia per la Vita ci saremo tutti, anche Costanza che parlerà il 12 maggio a un convegno che la precede

          2. 61Angeloextralarge

            Roberto: il mio era un invito buttato là come proposta-stimolo. Sarò la prima a non esserci: non ho più né il modo, né il fisico per poter partecipare alle marce! Pregherò da casa per chi andrà.

  13. “La rinascita della coscienza è il requisito necessario per un cambiamento strutturale della realtà; la più grande rivoluzione non è lo strepitio o il rumore della protesta (che non va comunque dimenticata) ma gli occhi puntati sulla verità.”
    Grazie!

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