Accettare ciò che non vogliamo: un malato in famiglia

di don Vincent Nagle*  (Cappellano della Fondazione Maddalena Grassi)

Milano, San Carlo alla Ca’ Granda, venerdì 16 marzo 2018

Lavoro per la fondazione Maddalena Grassi, non lavoro per la Chiesa, sono dipendente di una ditta privata però devo fare comunque il prete e come piace a me: in prima linea. La Fondazione Maddalena Grassi è una fondazione di cura sanitaria nata 26 anni fa da un gruppo di persone cristiane che lavoravano nel settore sanitario (medici, infermieri, amministratori, terapisti) che hanno pensato che attraverso l’esperienza cristiana forte che loro vivevano avevano un modo di fare medicina per cui trovavano poco spazio nelle strutture in cui erano già impegnati.

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Io sono tu che mi fai

di padre Aldo Trento

Cari Amici,

Da quando porto, come direbbe S. Paolo, i segni della passione di Gesù, mi chiedo in che consiste la mia libertà schiavo come sono di questo corpo che, nella malattia, mi tiene prigioniero impedendomi di fare ciò che ho sempre fatto.

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La storia di David Buggi

Uno dei miei più cari amici ha l’età del mio primo figlio: gli chiedo consigli per decifrare un mondo imperscrutabile, quello dei monosillabi dei diciottenni. E lui me li dà, i consigli (si intende anche di altro, ha capito tutto della vita), e fa delle cose per me… Ho la sua foto sul comodino, quando non posso parlarci mi basta guardarlo. Qui, in questo video, si racconta. Vi chiedo per favore di dedicargli dieci minuti del vostro tempo, vi prometto che saranno spesi veramente bene. Non anticipo altro della sua storia, perché è meglio che ve lo dica lui.

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Adriano Stagnaro, l’uomo che si è preparato alla morte amando la vita fino all’ultimo secondo

di Costanza Miriano

Per poche, pochissime persone che hanno chiesto di essere uccise, ce ne sono migliaia solo in Italia che chiedono di essere aiutate a vivere con dignità, di essere assistite, ci sono migliaia di famiglie lasciate sole a portare un carico enorme, e che mai se ne vorrebbero liberare. Queste famiglie avrebbero diritto di essere aiutate, insieme ai loro malati. Per loro, però, non si perde tempo in Parlamento.

Ma di fronte al dolore, alla carne sofferente che alcuni usano per affermare i loro deliri di autodeterminazione, invece che litigare sui principi io oggi vorrei parlare di un eroe. Senza polemica con chi non ce l’ha fatta, vorrei raccontare di un vero lottatore. Di un uomo grande, grandissimo. Di un modo virile ed eroico di vivere il dolore senza scappare. Ne ho sentito parlare da Padre Maurizio Botta, ai Cinque Passi. Adriano Stagnaro era nato nel 1970. Quando aveva 36 anni si è accorto di avere la SLA, una malattia terribile, degenerativa, mortale.

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Il vero diritto negato: l’assistenza al più debole

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Cara Costanza,

ti racconto un po’ di Giovanni.

Giovanni ha 4 anni ed è il secondo dei figli di mio fratello, insieme al fratello più grande, Domenico che di anni ne ha 7, sono i doni più belli che il buon Dio ci ha dato. Alla loro nascita, nel condividere la notizia con alcuni amici, l’unica espressione possibile per descrivere quel momento è stata “ questo è un vero miracolo d’amore”. Questo è per me la vita!

E la vita di Giovanni – affetto da una rara quanto invalidante malattia genetica la SMA (atrofia muscolare spinale) che non gli consente di camminare né di svolgere autonomamente le più elementari funzioni vitali – un miracolo lo è davvero.

Si, perché Giovanni è il bambino più allegro e pieno di vita che io abbia mai visto, nonostante tutti i limiti e le difficoltà con cui si deve scontrare. Guardandolo mi trovo a pensare che è come se il sapere di dipendere da un altro in tutto e per tutto gli consentisse di affidarsi totalmente a lui e quindi di non aver paura di nulla. Continua a leggere “Il vero diritto negato: l’assistenza al più debole”

Accompagnare e imparare

224424_cure_ralfL’età anziana è anche l’età in cui accompagnare nella malattia   prima di essere a nostra volta accompagnati, come da questa testimonianza che un amico mi ha inviato e che col suo permesso, vi invio. 

Innocenza Laguri

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Carla, mia sorella, era ammalata di Alzheimer da alcuni anni ma da tre stava in poltrona o a letto e più il tempo passava, meno riconosceva e capiva. Ogni mercoledì, prima di prendere il treno per Milano, dove lavoro, l’andavo a trovare. In macchina, mentre percorrevo il tratto di strada da Giussano a Capriano, pensando a lei così immobile e sofferente, volevo esser degno di stare con lei. Quante volte dopo esser stato un po’ in sua compagnia e averla salutata, mentre mi recavo al treno a Carugo, più che la soddisfazione di una visita fatta, mi prendeva una strana amarezza. Continua a leggere “Accompagnare e imparare”

La storia di Paolo, l’Amore messo in pratica

 

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di Emanuele Fant

Per essere uno che è stato tre mesi immobile a letto, bisogna dire che Paolo è piuttosto vitale. Mi chiedevo perché tardasse tanto a incontrarmi, temevo fosse il rifiuto di rivangare una brutta storia. Invece la sua faticosa avventura è per lui una entusiasmante fonte di bene. Era solo questione di agenda. Paolo ha 34 anni e un mestiere di responsabilità: è un ingegnere gestionale della regione Lombardia. È un amico di un mio amico, per questo ho conosciuto la sua storia che non è raccontata in nessun libro, ma è straordinaria. È un giovane uomo che sembra un manager qualunque visto mentre arriva all’appuntamento, tra i grattacieli, in motorino. Di recente si è trovato di fronte a una montagna di quelle che nessuno si augura di dover mai scalare. Non si è abbruttito, è diventato migliore, e io credo sia interessante capire perché. Un perchè che ha a che fare con l’Amore messo in pratica. Continua a leggere “La storia di Paolo, l’Amore messo in pratica”

Mariachiara,”un frutto del grembo di Chiara”

La storia della ragazza che ha scoperto nella malattia e nel conforto di Chiara Corbella Petrillo la forza di morire felice tra le braccia di Gesù.

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di Titti Mallitti     per LA CROCE QUOTIDIANO del 22 luglio 2015

Abbiamo intrapreso un viaggio, lungo ma non troppo, Napoli -Sciacca, la meta non è poi così lontana se a muoverti è l’amore; già l’amore da cui tutto nasce e a cui tutto ritorna. Ci siamo messi in viaggio credendo che “il muoversi”, l’uscire dalle nostre comodità,  è l’azione giusta del cristiano che sente la necessità e il dovere della testimonianza. Ci siamo messi in Viaggio credendo di dover DARE (una testimonianza ) e invece abbiamo RICEVUTO.

Dopo dieci ore siamo qui a Sciacca che si trova alle soglie del Paradiso perché qui tu sei nata:”chi bussò?”

“DEVI CITOFONARE MANGIACAVALLO” Continua a leggere “Mariachiara,”un frutto del grembo di Chiara””

L’Uomo vale più della sua malattia

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di Mario Barbieri

Grazie all’invito di un amico (anch’egli lettore di questo blog), ho avuto, lunedì scorso, l’opportunità e la gioia (la “fortuna” come si usa dire…) di assistere a uno dei tanti incontri che si svolgono durante il Meeting di Rimini. L’incontro dal tema “L’Uomo vale più della sua malattia”, ha visto le testimonianze di due relatori: la Dott.ssa Marta Scorsetti e il Reverendo Gerald Mahon. Continua a leggere “L’Uomo vale più della sua malattia”

Una pausa di riflessione

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 di Andrea Torquato Giovanoli

Due giorni alla settimana accompagno mio figlio all’Istituto Don Gnocchi della mia città, dove egli frequenta le sue consuete sedute di fisioterapia. In quei cinquanta minuti in cui lo aspetto, di solito ne approfitto per sgranare un Rosario, seduto piuttosto in disparte, oppure passeggiando per gli ampi corridoi dello stabile o, se è bel tempo, percorrendo il perimetro esterno dell’istituto.

In questi frangenti d’attesa mi ritrovo immerso in una realtà parallela rispetto al mondo esterno, un sorta di città nella città, dove brulica un andirivieni di persone affette dalle più disparate menomazioni, ed incrociando di continuo gli sguardi aperti e sorridenti degli utenti e le espressioni serene ed allegre dei loro accompagnatori, constato piacevolmente stupito come proprio non mi sia possibile eludere l’interlocuzione che sempre mi coglie sul senso profondo della sofferenza dell’uomo. Continua a leggere “Una pausa di riflessione”

La concentrazione quando muoio

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di Emanuele Fant 

Il mio insegnante di scuolaguida un giorno mi lasciò a bocca aperta: “Adesso non azzecchi una marcia. Io ti dico, però, che arriverà un momento in cui saprai guidare mentre parli col vicino e regoli il volume dell’autoradio”. Quella desiderabile capacità-multitasking sarebbe stata la conferma che la guida faceva ormai parte delle mie abilità, così interiorizzata da seguire di per sé i suoi protocolli, senza intervento razionale. Conoscendo la mia poca attitudine ai motori, la profezia mi sembrò campata in aria. Eppure, quel giorno venne davvero. Tutt’oggi, specie con due bimbi, so fare un gran numero di cose mentre guido. Anche, ad esempio, scrivere parte di questo post. Fine della premessa. Continua a leggere “La concentrazione quando muoio”

Nella gioia e nel dolore (nella salute e nella malattia)

 

di Luisa Lanari

Quante volte ho sentito pronunciare questa formula ai matrimoni altrui – e anch’io l’ho enunciata al mio – forse senza mai ben comprenderla appieno. Effettivamente la gioia che sgorga forte dal cuore il giorno del matrimonio non lascia spazio (ci mancherebbe!) al minimo presagio negativo sul futuro insieme all’amato/a e quindi non si pone, forse, sufficiente attenzione alla insita sacralità della frase e al possibile avverarsi di quelle due doppie paroline contrapposte: gioia/dolore – salute/malattia.

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La forza degli altri

di Costanza Miriano

Se potessi mangiare, per dire, cartoncino bristol, potrei fare la spesa una volta ogni due mesi, cucinare sempre meno e con gli avanzi fare i lavoretti di Natale. Purtroppo, infatti, ho la sensibilità gastronomica di una ruspa e il cibo per me è principalmente una massa da ingerire rapidamente per generare calorie con cui fare le cose e soprattutto curarmi delle persone che mi stanno a cuore. Questo a parte alcuni miracoli della natura come il salame, i canestrelli biellesi e il cheese cake della mia tata, che consumo a metri cubi, a camion direi. Lo so, sono una persona ignobile, tanto più che sono una madre di famiglia, e della mia inettitudine risentono i miei cari. continua a leggere