Beato chi non funziona – replay

di Costanza Miriano

A casa mia, quella d’origine dico, il “tocco Costanza” è convenzionalmente, da decenni, ben noto come quella presenza invariabile di qualcosa che non arriva perfettamente all’obiettivo: una scarpa slacciata, un tacco dodici orlato di fango, un filo che pende sempre dal golfino, anche quando è di angora, una macchiolina (se vi prendete qualche minuto ne trovate una su qualsiasi mio capo di abbigliamento, nessuno escluso). Qualcosa di non abbinato o di mancante. Oppure qualcosa di eccessivo.

Mi sento sempre la protagonista di una vignetta di indovina  l’errore, della Settimana enigmistica. Il fatto è che generalmente faccio qualcos’altro mentre faccio qualsiasi cosa, e, come si dice a Roma, mi manca sempre un pezzo.

Nonostante questo – o forse proprio questa ne è la causa – soffro della sindrome di cui sono afflitte moltissime femmine della specie: il perfezionismo.

Per questo, per molti anni, durante l’Avvento, quando leggevo Isaia parlare di colline e montagne abbassate, di valli innalzate per preparare la via al Signore, ho continuato a pensare che mi sarei dovuta preparare “alla perfezione” – e in quale altro modo sennò? – per la venuta di Cristo, e che il fatto che poi, a Natale, non mi sentissi mai davvero, profondamente, intimamente unita a Lui come desideravo dipendesse dal fatto che, in pratica, non avevo lavorato abbastanza. Non mi ero data da fare, insomma.

Non ci avevo capito niente, è chiaro. Come direbbe Quelo, la risposta che cercavo era dentro di me, ed era sbagliata. Non che ora abbia raggiunto chissà quali vette di intima unione con Gesù, ma d’altra parte la nostra ricerca è già un’unione, il desiderio è già in parte il suo compimento, e mai in questa vita il nostro desiderio sarà completamente saziato, la nostra nostalgia dimenticata.

Il fatto nuovo della maturità, oltre alle zampe di gallina e altre piaghe fisiche che non autodenuncerò per nessun motivo al mondo, almeno non finché non venga proclamato un condono che mi consenta di far rientrare dall’estero tutti i miei cedimenti strutturali mantenendone comodamente solo un cinque per cento, è che comincio a intuire che tutto quello che faccio io è nulla, è uno sforzo al quale Dio guarda con benevolenza infinita, ma nulla più.

A volte ho dei lampi di lucidità in cui mi sembra chiarissimo che tra chi ce la mette tutta, per vivere da cristiano, e chi ha tolto la fede dal suo orizzonte c’è più o meno qualche millimetro di differenza, rispetto alla meta, Dio. E questo può non esserci chiaro solo se misuriamo le cose con il metro degli uomini. D’altra parte, di quale grandezza stiamo parlando se il nostro re si è fatto prendere in giro, accusare, sputacchiare, flagellare e inchiodare a morte su un pezzaccio di legno senza difendersi?

Il vero passaggio verso la conversione si comincia a fare quando si ha la percezione della propria, reale, profonda, irrimediabile, inappellabile schiapperia. Complimenti per la perspicacia, ci ho messo solo una quarantina d’anni ad arrivarci. Bastava leggere le beatitudini, tanto per dirne una. Non sono i virtuosi, i vincenti, gli irreprensibili a essere beati, cioè santi (tanto meno gli ingessati o i musi lunghi). Sono quelli che non ce la fanno, quelli che arrancano, quelli a cui manca qualcosa, quelli che hanno fame e sete. Perché loro, in questa attesa di qualcosa che li colmi, hanno l’esatta percezione dell’essere bisognosi di Dio. Ho sentito tante interpretazioni bislacche del Vangelo, ma quella che più mi fa arrabbiare è quella paupero-vittimistica: i poveri e gli sfortunati alla fine poi avranno una compensazione, dopo la vita terrena. Quindi la ricchezza e la fortuna sono un male. Quando sento simili cretinate vorrei cominciare, evangelicamente, a mulinare nell’aria una scimitarra per mozzare le lingue, ma per fortuna non ne sono munita. Gesù non ha mai detto guai alla ricchezza, che è una benedizione, ha detto guai a voi ricchi, che è diverso. E la differenza è che mentre un certo benessere è sicuramente una cosa buona, il rischio che corrono i ricchi è che si dimentichino di Dio. Siccome tutti siamo ricchi di qualcosa, questo dimenticarci di Chi siamo è il vero rischio, è il vero peccato. E il peccato ci fa stare male qui sulla terra, crea l’inferno qui e ora, oltre ad assicurarcelo per l’eternità.

Beati dunque noi quando non funzioniamo, perché questo ci ricorda che il vuoto è il nostro marchio di fabbrica. Allora Isaia quando parla di colline da appianare non ci dice di essere bravi, per meritare qualcosa, ma di permettere a Dio di agire nella nostra vita.

Come si fa? Nessuno ha una ricetta. Noi non possiamo fare altro che collaborare alla grazia. Svegliarci presto per vedere il sole, Dio, che sorge. Non siamo noi a farlo levare, ma siamo lì quando arriva. Quando cominciamo a vedere, al sole di questa luce, di che pasta siamo fatti – scadente – cominciamo a entrare nella prova e nella purificazione, che poi porteranno all’unione, dicono i mistici, beati loro che ci sono arrivati.

Le valli colmate, allora, mi parlano di tutte le ferite che ognuno si porta dietro, dal grembo materno in poi (non tutte le intuizioni della psicanalisi sono da buttare), e forse anche da prima. La grazia di Dio insieme alla nostra collaborazione attiva, al nostro consenso, ci porteranno senza che ce ne accorgiamo, dove volevamo, asciugheranno ogni lacrima, renderanno piani i luoghi impervi, e alcuni di quelli che ci stanno intorno, nei loro piccoli inferni, verranno a riposarsi da noi. Non per noi, ma per quel sole di cui profumiamo.

56 pensieri su “Beato chi non funziona – replay

  1. giuseppe

    Boh.. l’importante che funzionano i libri!
    Ps aggiungo anche il titolo per il prox, a voce di popolo dedicato ai figli: “come diventare Santi ” in diretta dalla libreria delle mie nipoti dove campeggia “come diventare streghe” edito dall’eINAUDI. sI QUELLA DELLA FAMOSA ENCICLOPEDIA DOVE NON C’ERA LA VOCE RELIGIONE

  2. Come mi ci ritrovo…io non funziono come la gente se lo aspetta. Ma so che funziono come Dio desidera, sempre bisognosa del suo pronto soccorso. Mi dà tantissima serenità e sicurezza. In queste ultime settimane sto imparando di infischiarmene dell’opinione della gente. Una libertà interiore mai conosciuta prima è il premio.
    Ottimo, Costanza! 😀

  3. Costanza Miriano

    con raro senso del tempo ho scelto una giornata che a Milano si preannuncia pessima – neve e ingorghi – per mettere in fila una serie di impegni che mi porterà senza dubbi all’infarto: alle 14 sarò ospite della Parodi a La7, alle 18 sarò a Cassina de’ Pecchi, in via don Verderio 17, alla Parrocchia della Natività della Vergine Maria, e alle 21 a Nova Milanese, all’Associazione Felicita Merati, in via Mazzini 22. Avendo un buco di un’oretta avevo anche pensato di andare a correre in qualche aiuola milanese, ma la mia amica Clementina mi ha dissuasa.

  4. alessandra

    appena ho letto il titolo e ho visto l’immagine del pianoforte mi è venuto in mente quello che mi disse un sacerdote in confessione quando ero bambina:” Secondo te è più bravo un pianista che suona su un pianoforte bello, nuovo oppure uno che riesce a suonare altrettanto bene su un pianoforte vecchio, scordato,mezzo rotto?”. Era chiaro che il pianoforte mal ridotto ero io con i mie peccatacci e il pianista bravo Dio. Poi aggiunse il sacerdote :”Dio lo fa per mostrare la Sua potenza”. Non è che tutte le cose che facciamo bene sono proprio proprio merito nostro!

  5. Cristina D.

    Ahahah! anche a casa mia c’è il il “marchio di fabbrica Cristina”. Faccio un po’ di tutto ma tutto stortignacolo, sgimbescio (come si dice qui). Torte buone ma con le gobbe, o un po’ bruciacchiate. Vestiti con qualche piega bionica che non si stira nemmeno con la pressa delle acciaierie… Tovaglie con macchie di caffé perché, la mano non è ben salda (e non lo è mai stata!). Maglioni un po’ infeltriti (quelli che hanno resistito, perché adesso mi sono votata al 100% acrilico)
    Sono io!
    Quello che mi fa vergognare non è questo, a volte mi scappa un sorriso, a volte il nervoso, ma tant’è.
    La vergogna, dicevo, la provo invece quando io, ma proprio io, il “marchio di fabbrica Cristina” esigo la perfezione dagli altri, marito e figli in primis…
    Sono di dura cervice e spesso non esercito con gli altri la pazienza con cui il Signore mi ricopre sovrabbondantemente.

    Colgo l’occasione per inviare a tutti gli auguri di una santo Natale. Anche il Dio Onnipotente e Infinito ha scelto di assumere proprio la carne, segno di finitezza e di incompiutezza.

    P.S. anche io ho già raggiunto (e superato) i quaranta 😉

  6. Cristina D.

    Mi permetto anche di prestare il post che mi è appena capitato sotto gli occhi.

    Medjugorje: Messaggio del 7 luglio 1985:
    Voi commettete degli errori, non perché non realizzate grandi opere, ma perché dimenticate le piccole. E questo succede perché al mattino non pregate a sufficienza per vivere la nuova giornata secondo la volontà di Dio. Anche di sera poi non pregate abbastanza. In questo modo voi non entrate nella preghiera. Perciò non realizzate quello che vi proponete e così vi sentite scoraggiati.

    Costanza è per te, profetessa delle piccole cose. Smack!

  7. 61Angeloextralarge

    Costanza. grazie per questo replay! Rileggere cose buone non fa mai male, anzi, invita all’approfondimento. Smack! 😀

    Karin: Io non funziono come vorrebbero gli altri e… nemmeno come vorrei io! Santa pazienza con sé stessi e con gli altri. 😉

    Cristina: grazie per questo messaggio ad hoc. Smack! 😀
    Alvise non deve averlo ancora letto o si è finalmente “rassegnato” a leggerli i questo blog! 😉

    1. Giusi

      Quello è come l’Araba Fenice: risorge sempre dalle sue ceneri. Ho fede che, dalle ultime, risorgerà alla vita eterna!

      1. 61Angeloextralarge

        Giusi: spero anche io che risorga a vita eterna… ci prego pura da tanto, come per altri… ma soprattutto spero di risorgere anche io, vista la mia fragilità umana. 😉

  8. angelina

    Questo post è una perla. Riflessione personale e meditazione in sintonia con il tempo liturgico.

  9. Alèudin

    Santa Teresa D’Avila usa una metfora bellissima,

    dobbiamo essere come la ceralacca, scaldarsi, renderci malleabili e non agitarsi, così Egli potrà apporre il suo sigillo.

  10. Sulle Beatitudini, che Costanza cita molto opportunamente compreso il suo commento sull’interpretazione riduttiva di una sorta di consolatorio contrappasso, consiglierei a chi non l’ha già letto, un “libretto” (nel senso “agile” e rapida lettura) illuminante: autore Padre Raniero Cantalamessa – Le Beatitudini Evangeliche – Otto gradini verso la felicità. Ed. S. Paolo.

    Chi non avesse mai avuto modo di approfondire realmente questo discorso pronunziato da Gesù, lo legga (il libro, oltre al discorso)… gli si aprirà un mondo 😉

    1. Paola

      Brava Costanza che non hai bisogno di alzare la voce per farti ascoltare!
      Con dolcezza e mansuetudine tutto si riesce a dire 😉

  11. zen

    Non conoscevo la tua opera e il tuo lavoro ti ho visto du la 7. E mi e’ piaciuto tantissimo cio’ che hai detto!! prospettiva interessante! e gestione del politicaly scorrect eccellente

  12. 61Angeloextralarge

    W Costanza! Batte non solo la Parietti ma anche chi pensa che debba fare un corso per imparare a parlare in pubblico! Tieh! 😛
    Admin, scusa ma mi è sfuggiyo dalla tastiera … 😀

  13. monica

    cara Costanza sono una tua lettrice ho già letto sposala e muori per lei e adesso sto leggendo sposati e sii sottomessa. E oggi ti ho vista in una trasmissione televisiva sulla sette E’ un pò triste pensare che se non si dice qualcosa di assolutamente banale non si viene neanche ascoltati. A volte mi chiedo come tutti gli adulti siano come tanti bambini in cerca di approvazione e tutti finiscono per dire cose banali solo per il terrore di non far parte del gruppo.
    Comunque leggendo il tuo libro ho pensato “allora non sono solo io che vedo le cose così?” Il mio cammino di fede è pieno di ostacoli ma i più grossi sono venuti da me, dalla necessità di tenere a bada quell’immenso abbisso di bisogno d’amore che mi ha tormentato soprattutto all’inizio- Ne ho versate di lacrime avrei potuto riempire il Nilo . Poi piuttosto che avere aspettative verso il mio uomo che è solo un uomo, ho chiesto a Dio di colmare il mio cuore di aiutarmi a non pretendere da Lui cose che lui non capisce neanche. E da allora mi sento sazia di amore e molto più serena se poi mi assale o mi capita qualche “paturnia” un rosario, uno sguardo alla madonna e magicamente la tempesta dentro di me fa spazio ad un raggio di sole.Non è facile la vita di famiglia e a volte sebbene sappia che è l’unica cosa giusta, l’unica cosa che dà un valore autentico alla mia vita mi chiedo se ce la farò ad amare Dio fino in fondo pur senza ricevere o sentire l’amore terreno, qualche parola di incoraggiamento o qualche pacca sulla spalla mi piacerebbe averla, in fondo anche io non sono che una donna, solo una donna .
    con stima monica.

    1. Grazie… visto tutto (tutto fino a prima di Paolo Limiti) 😉

      Devo dire che Costanza ha un modo di esprimersi con molta mitezza e anche timidezza che affascina. E’ un contrasto la certezza delle affermazioni che con la quasi ricerca delle parole più adatte, che disarma l’ascoltatore “avverso” e lo porta comunque ad una forma di ascolto.

      E’ come guardare un trapezista che cammina sul filo… percepisci che ha una padronanza di sé e dell’esercizio, ma questo continuo oscillare, quasi dovesse cadere da un momento all’altro, ti fa stare con il fiato sospeso.
      Non che non l’avessi mai sentita parlare prima, ma qui era un dibattito più “affollato”…

      La Parodi bisogna riconoscere le teneva abbastanza “bordone”.
      Impossibile pensare che la maggior parte degli altri/altre ospiti comprendesse il significato profondo della parola “sottomissione”, ma chi mi ha colpito di più, è stata Giusi Ferrè.
      Molto bella la sua testimonianza di quello che ha visto nella vita del fratello e della cognata (di CL). Quando una vita spesa seguendo un principio (IL PRINCIPIO – di tutte le cose ,-)) testimonia più di tante parole e rimane profondamente impresso nel cuore di una persona.

  14. Giusi

    Quello che mi fa non so se ridere o piangere di questi dibattiti è che alla fine passa come amico delle donne Luca Giurato il quale, per sua stessa ammissione, è sempre stato un infedele, dice di andare d’accordo con la moglie (la seconda) anche perchè si vedono poco e fa il provolone con tutte le donne che incontra. Mah!

    1. E’ la solita storia della mentalità dominante: è come un wi-fi dello spirito, è più comodo limitarsi a seguirla perché così ci si risparmia la fatica di attaccare la spina al cervello e far lavorare le ‘celluline grige’.

  15. 61Angeloextralarge

    Ecco la mia cattiveria quotidiana: chi più sottomessa in senso negativo di una donna come la Parietti? Se una donna ha bisogno di rifarsi e rendersi addirittura più brutta di come mamma natura, cioé Dio, l’ha creata… è mooolto sottomessa e non tanto all’uomo ma ad una mentalità non solo maschilista ma addirittura mooolto umiliante. Purtroppo guardandola non riuscivo a non pensare che è il tipo di donna che non vorrei mai essere, perché è “tutta in funzione” di qualcosa esterno a lei. Se questa è indipendenza, libertà, emancipazione… io sono magrissima. Ha messo molta, molta tristezza nel mio cuore. Mi dispiace, ma quando si renderà conto di “non avere sostanza” (e spero che prima o poi succeda), non sarà piacevole per lei.

    1. La “schiavitù della bellezza” che colpisce ormai indistintamente entrambi i sessi e soprattutto, ma non solo, ambiti specifici come quello del “mondo dello spettacolo”, a cui si aggiunge anche quello dell’ “eterna giovinezza”.

      Per la donna poi si arriva all’assurdo di divenire e/o voler divenire “sex symbol”, che in inglese suonerà anche meglio, ma tradotto senza molta difficoltà, sta a simbolo sessuale o se vogliamo “oggetto del desiderio”. Cosà ci sarà di esaltante ad essere OGGETTO e per di più del desisderio sessuale altrui, sfugge alla comprensione (o dovrebbe sfuggire) di chiunque credente o ateo, in quanto riporta solo ed unicamente ad una mercificazione della persona.

      Mi fanno sorridere (amaramente) tutte le donne del cui corpo sono tapezzate le edicole (e non solo) e molto più lo saranno con l’avvicinarsi del nuovo anno e di tutti i nuovi calendari, queste donne dicevo, che a volte, nei loro bei discorsi da talk show, si scagliano contro gli abusi o contro lo sfruttamente della prostituzione, afflitte da questo stano strabismo per cui non colgono, che vendere il proprio corpo per renderlo funzionale alla lussuria (chiamiamo le cose con il loro nome) del maschio, non è in linea di principio, tanto diverso da chi vende il proprio corpo per atti di libidine. Con la differenza che le prostituite sono, per la stragrande maggioranza, vittime di una verà schiavitù, imposta dalle peggior torture fisiche e psicologiche, mentre lor signore del calendario (pubblicità, spettacoli, ecc), scelgono scentemente e liberamente questa strada.

      Ma su tutto questo arrivera a dire l’ultima parola “sorella vecchiaia”, alla quale per quanti linfting e compagnia cantante, si possano fare, nessuno più sfuggire (sempre che ci sia dato arrivarci) e mi auguro di tutto cuore sia un momento di riflessione spirituale e di conversione, in cui lo spirito possa rimediare, con l’aiuto di Dio, ai danni che l’uso del corpo ha procurato alla spirito stesso.

  16. Poi mi raccomando mogli, siate sempre belle e attraenti per i vostri mariti (come direi anche Costanza ha scritto da qualche parte…) 😉

    E noi mariti… uguale!

    Ricordo mia moglie che si lamentò giustamente con me, perchè, per un forzato lungo periodo passato senza uscire di casa, giravo sempre con la barba non fatta (poi me la sono fatta crescere e ho risolto il problema ;-)) e un’orrida tuta 😐

      1. …riferito al vostro sempre condannare tutto e tutti (che non fosse a misura vostra) mai avere pietà anche per la bassezza umana (nostra)
        Anche voi, ammetterete, vi sentite bassi, meschini, indegni (benché illuminati), ma allora abbiate pietà!!!
        Solo tra voi non vi condannate, coi vostri librini, i vostri autori insulsi, il papa, le preghiere,
        le citazioni evangeliche e bibliche, la storia riaccomodata, le mamme coi bambini così sorprendenti, Thibon, Chesterton, Tolkien, Santagostino,le sante partorienti morte… Pietà, invece, per quelli che sbagliano, MAI!

        1. Alvise, che vuoi che ti dica… personalmente, mi pare di aver più volte espresso qui parole se non di pietà, quantomeno di misericordia verso i peccatori o “chi sbaglia”, anche accendendo dibattiti con chi è per la “verità pura, nuda e cruda” che pare non fare “sconti” a nessuno. Così mi pare di leggere spesso, al di fuori dei miei, interventi dello stesso tenore.

          Io per la mia storia di lontano più che di peccatore (perché peccatore ancora lo sono), seppure il mio legalismo a volte mi infiammi (ma ero così anche prima e con lo stesso metro giudicavo chi era nella Chiesa), sento di poter dire di avere compassione “pietas” per gli altri uomini, ti dirò forse più per chi sta fuori, che per chi sta dentro la Chiesa, perché mal sopporto le ipocrisie e gli errori “convinti”, di chi non può permettersi di essere ignorante.

          Quindi che posso dirti… TUTTI abbiamo bisogno di pietà. La preghiera che prima di ogni altra, più volte al giorno mi sale al cuore è: PIETA’ DI ME O DIO!
          “Perché sono un peccatore”, è spesso sottinteso nelle parole, ma profondamente vero nella mia coscienza.

          Il resto che dici su librini e autori insulsi, sono stupidaggini che scrivi acceso di una rabbia neppure tanto mal celata, ma del tutto gratuita.

            1. Mi dispiace Alvise, ma qui ti sbagli! Chi non sa chiedere pietà per sé non ha pietà di nessuno…
              In questo caso il mettersi per ultimi non è umiltà e stupidità. E’ come chiedere la conversione per gli altri prima che per sé stessi.

              Dovresti conoscere la parabola del pubblicano, altrimenti dagli una letta 😉

    1. 61Angeloextralarge

      Alvise Maria: el caldar che dic mal d’la pentula! Mo’ te quanta c’n’hai sa noaltre? Lascia gi’ e abi un con de pietà, per favor! 😉

  17. Giusi

    Per una strana legge del contrappasso, Alvise sta assumendo ultimamente un ruolo simile a quello delle donne che fanno le vittime (stigmatizzato da Costanza nei suoi libri) con l’intento di far sentire in colpa gli interlocutori ed esercitando in tal modo una violenza subdola, non esplicita. E’ tutto un siete cattivi, siete feroci, non avete pietà di noi (noi chi poi? Gli alvisiani?). Mi sorge spontanea una domanda: cui prodest? Cioè: qual’è il senso di questi interventi? Mi pare evidente che precludano un vero confronto. Perchè noi, o qualcuno di noi a cui va di farlo, rispondiamo ormai per difenderci da questa violenza gratuita non perchè la cosa abbia un senso. Io infatti sinceramente mi starei pure stufando di questo non dibattito sterile e non capisco perchè non si stufi pure lui. Fatti un regalo Alvise: abbandona questo blog di malvagi, ce ne sono tanti di gente buona come te con la quale puoi suonartela e cantartela. Ma cos’hai la vocazione al masochismo? Lo dico per te perchè a un certo punto noi ti possiamo pure ignorare ma tu perchè devi soffrire così? Chi ti ha condannato? Dalla rabbia che esprimi mi pare che stai male. Stai attento, controllati la pressione, il colesterolo e i trigliceridi che uno di questi valori uniti alla rabbia può essere molto pericoloso. Che non mi vai a fare un infarto! E poi non dire che non sono pietosa!

    1. 61Angeloextralarge

      Giusi: non “qui prodest”… per alvise è “qui protest”, cioé… BASTA CHE PROTESTO COMTRO GLI ALTRI COMENTATORI. 😉

      1. Ho appena scoperto una nuova frontiera della mia ignoranza: alla faccia di cinque anni di greco al liceo, finora non mi ero ma chiesta cosa volesse dire la parola “elemosina” e quindi non avevo capito che significa “misericordia” o “carità”.
        Che bello!
        L’ho scoperto grazie a un post di un medievista protestante, che vi segnalo perché forse ha qualcosa a che fare con l’ultima boutade di Alvise e i relativi commenti.
        http://gratefultothedead.wordpress.com/2011/03/27/lets-get-eleemosynary-or-learning-the-medieval-art-of-charity/

      1. angelina

        Io ho la mania di persecuzione, una continua paura tormentosa, ma ci sono dei momenti in cui mi afferra la sete di vivere, e allora io temo di impazzire. Ho una terribile voglia di vivere, terribile!

    1. angelina

      Immagino che tu riconosca le citazioni. Non volevo mica offendere..
      Quanto a Cecov, non sono io che l’ho pubblicato sul mio blog ( anche perché non ho un blog). Tu lo sei, rinchiuso?

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