Sii forte, papà!!

di Maria Elena Rosati      Trentamenouno

Non si finisce mai di imparare. Uno pensa di avere delle certezze, e invece arriva lo scienziato o il tuttologo, che smentisce tutto.

Una premessa: mi capita di leggere Vanity Fair. Ho smesso di comprarlo da quando il livello di arrabbiatura per certi articoli e certi editoriali rendeva minimo il piacere della lettura;  tengo però sotto controllo il sito, per essere sempre aggiornata sulle ultime tendenze moda, ma anche per allenarmi all’indignazione, e mantenere stabile il livello di acidità.

Da qualche tempo la testata ha intrapreso la battaglia per l’approvazione delle unioni gay: è uscita con un numero speciale, e ha lanciato in un editoriale del direttore la campagna “No coppie di serie B” – una raccolta di firme  da presentare al Ministro Fornero per sollecitare la pratica – a cui il sito del giornale dedica da tempo uno spazio: aggiornamenti su nuove adesioni famose, storie di discriminazione, pareri di esperti. Tempo fa, in un’intervista a Chiara Lalli, bioeticista e autrice del libro “Buoni genitori. Storie di mamme e di papà gay”, capitava di leggere la seguente dichiarazione:

Domanda: Quali sono le principali obiezioni  di chi avversa la genitorialità gay? Risposta: <<Sono luoghi comuni, spesso simili a quelli invocati contro il divorzio, i matrimoni interrazziali, le famiglie allargate o altri assetti familiari. Un esempio: il bambino ha bisogno di una figura paterna e materna. Quanti errori in poche parole? Non solo tantissimi bambini crescono e sono cresciuti in contesti familiari diversi – e crescono bene! – ma soprattutto ridurre la figura paterna all’uomo, identificare cioè ruoli e caratteri con parti anatomiche, è davvero sciocco.>>

Caspita. Questa non la sapevo. Io ero convinta che il papà fosse l’uomo, e la mamma  la donna, me lo avevano spiegato,  mi sembrava anche abbastanza evidente. Nella mia esperienza il papà era quello che si faceva la barba, e  indossava la cravatta per andare a lavoro, o nelle occasioni speciali, e la mamma quella che, nella maggior parte dei casi, si truccava prima di uscire; il papà era quello che ti portava in braccio di peso quando ti addormentavi in macchina, e che sapeva usare strumenti tipo la brugola, la mamma quella che sapeva costruire un costume da fungo in cartapesta, e che annusava le bugie a distanza di chilometri. Ero abbastanza sicura di questo, per l’esperienza vissuta nella mia famiglia, ma anche nelle famiglie dei miei amici: anche  in quelle meno felici, anche in quelle spezzate da anni, c’erano un papà  e una mamma, più o meno presenti nella vita dei figli.

La televisione ha notevolmente contribuito ad avvalorare l’ idea di questa distinzione dei ruoli: noi bambini degli anni ’80 siamo cresciuti con telefilm come “Happy Days”, “I Robinson,” “I Jefferson”,”Casa Keaton”, “Genitori in blue jeans”, ambientati in nuclei familiari che vedevano ben definite la figura paterna e quella materna. Spesso erano padri e madri vedovi – come nella famiglia Bradford, o in “Arnold” – ma sulla struttura della famiglia non ci pioveva. Perfino un film tipico degli anni ’80, come “Tre scapoli e un bebè”(1987 – il regista è Leonard Nimoy, il Dottor Spock di Star Trek!), raccontava sì la storia di un nucleo familiare atipico  – tre uomini che allevano una bambina di pochi mesi –  ma alla fine non dimenticava la differenza tra il padre e la madre: nel film i tre scapoli imparano con fatica a cambiare i pannolini, e a cantare ninne nanne, diventando dei perfetti mammi, ma quando ritorna la mamma vera, non hanno difficoltà ad accoglierla con la battuta “sei la madre, la bambina ha bisogno di te a tempo pieno”.

Oggi però ci viene detto che questo modello non va più bene, che occorre andare oltre certe distinzioni. E così capita che il telefilm più amato della televisione americana sia “Modern Family” che ruota attorno alle vicende di tre famiglie, una allargata (padre anziano, madre giovanissima con figlio di precedente matrimonio), una classica (padre, madre e tre figli) una gay (due padri, una bimba). A voler  fare un confronto, questi ultimi vincono facilmente per simpatia e buon senso sul padre e sulla madre tradizionali. E sempre perché bisogna adattarsi e mettersi al passo con i tempi, tempo fa era circolata la voce di un remake di “Tre scapoli e un bebè”, in cui i tre irsuti donnaioli della prima versione sarebbero stati sostituiti da tre omosessuali.

Più di tutti c’è un film che abbraccia questo nuovo aspetto della genitorialità, in cui la famiglia tradizionale è sempre più messa male, e quella “moderna” risplende di serenità: è l’osannatissimo  “I ragazzi stanno bene”, candidato all’Oscar come miglior film e vincitore del Golden Globe come miglior commedia nel 2011,  descritto come il ritratto di una normale famiglia moderna. La storia: due fratelli, nati da madri lesbiche, vanno alla ricerca del padre donatore. Lo trovano in un quarantenne belloccio e un po’ infantile; lo conoscono, passano del tempo con lui, iniziano ad affezionarsi. Lui intanto intraprende una storia un po’ torbida con una delle madri, e quando la liason viene fuori da un mare di bugie, crea il disastro: la famiglia vacilla ma non crolla, e il padre, che nel frattempo aveva capito di volersi  impegnare, viene insultato, e cacciato al grido “fatti una famiglia tua!”. In una famiglia fatta da due madri, per un padre non c’è posto.

Niente più  ruoli, qualsiasi eco di distinzione porta solo tristezza e rovina: è il frutto della battaglia per l’ uguaglianza, di questa lotta per la conquista del diritto ad essere, indistintamente, genitori, a qualunque costo e a qualsiasi prezzo. Una lotta dove i figli sono le vittime principali,  ma in cui, in realtà,  non vince nessuno: né  le donne, che hanno perso il senso profondo della maternità e, a seconda delle situazioni, la brandiscono come un trofeo, o la riducono ad un servizio destinato ai migliori offerenti in cerca di un figlio; né gli uomini,  più smarriti, più deboli, che (per difendersi?) hanno imparato a desiderare di essere loro stessi…madri. “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.”, diceva Chesterton. Oggi ci ritroviamo a dover riaffermare quelle certezze che davamo per scontate, improvvisamente diventate sciocchezze. E’ una battaglia che forse non pensavamo di intraprendere, ma che – come Vanity Fair dimostra –  è sotto ai nostri occhi.

Terribilmente retrò, politicamente scorretta,  e magari anche un po’  sciocca, non solo sostengo la distinzione dei ruoli rispetto al “famo un po’ come ce pare” vigente,  ma ho anche deciso di tifare per i padri. Perché li vedo sempre di più messi all’angolo e considerati solo uno scomodo optional nella competizione a chi è il genitore migliore; perché il primo piano di Mark Ruffalo (l’attore che fa il padre donatore) verso la fine del film è un colpo  al cuore di tristezza e solitudine; e perché sono certa che la forza e la tenerezza dei padri,  il loro saper essere guida e protezione della donna e del bambino, sia una sicurezza per i figli, un sostegno di ritorno per le madri, un dono di Grazia di cui tutti abbiamo bisogno. Possiamo richiederlo al Padre maiuscolo,  questo dono: a pensarci bene, non serve nemmeno la raccolta firme….

 fonte> trenatmenouno

137 pensieri su “Sii forte, papà!!

  1. Beh, sul vero ruolo del papà esiste uno splendido libro della pediatra americana Meg Meeker “Strong fathers, strong daughters”, appena tradotto in italiano (“Papà, sei tu il mio eroe”, ed. Ares) che può aiutare a rimettere a posto alcune idee…

  2. nonpuoiessereserio

    La nuova eva è all’opera e tanti sciocchi adami si allineano per ripristinare un disordine. Ragazzi, uno si sveglia triste e voi lo demolite con queste notizie sulla deriva dell’umanità.

    1. Eh, ma noi siamo uomini (homo sapiens, il pacchetto prevede la versione maschia e quella femmina 😉 ), mica caporali. Ne abbiamo passate tante, resisteremo anche a questa. Forza e coraggio!

  3. Gabriele

    E’ incredibile quanto funzionino bene le famiglie atipiche grazie ad una buona trama e un buon sceneggiatore!

    1. ESATTO.
      Mi vedo fortemente contrario a tali “realtà”… non tanto per le voglie e le tendenze sessuali delle persone adulte, ma per i bambini, già bombardati a tappeto da programmi televisivi insulsi e falsi esempi (compresi calciatori e veline), ci manca anche che crescano con esempi non propiamente usuali o… naturali.
      Ci si dimentica che comunque siamo noi a decidere per loro anche oltre i 18 anni d’età… figuriamoci quando sono piccoli e sono come delle spugne, pronti a raccoglier tutto quello che diciamo e facciamo.

  4. Socci: il valore dell’ “esperienza”
    “Certi avversari di CL hanno cantato vittoria come se Carron avesse condannato il movimento identificandolo “con l’attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita” non cristiani. Sentenza che – va detto – nessun giornale ha mai emesso su CL, perché tutti sanno che è falsa (posso dire per esperienza che il popolo ciellino è meraviglioso).”

          1. Alessandro

            “La natura ha fatto l’uomo maschio e femmina e la differenza non è solo fisica ma psicologica. La psiche dell’uomo è diversa da quella della donna: la donna protegge, dà la vita per il figlio, si sobbarca le sue fatiche. Il padre è quello che recide questo legame affinché il bambino cresca e cammini con le sue gambe. Il bambino da quando è nato il mondo per crescere forte e sano, per affrontare la vita e i problemi, ha bisogno di entrambe queste figure. Senza di esse salta in aria tutto il dispositivo edipico su cui si fonda da sempre ogni società”

            http://www.tempi.it/il-matrimonio-gay-mette-pericolo-la-salute-mentale-della-societ

  5. Bravo Alessandro!!! Argomentazioni chiare, concise, inoppugnabili. L’argomento allora è chiuso?
    Ma (per esempio) cosa sarebbe meglio che dei bambini venissero adottati anche da coppie omosessuali o anche da singoli, o che rimanessero affidati agli istituti? E che succede negli istituti? Chi ne ha cura di loro in quei posti? E come se ne ha cura? Resto in attesa di ai interminabili paginate di dati “scientifici”.

    1. Alessandro

      Resto io in attesa di qualche dato “scientifico” che mostri
      1) che negli “istituti” i bambini sono trattati male
      2) che i bambini adottati da omosessuali starebbero meglio così che negli istituti.

      La soluzione? L’adozione a un maschio e una femmina coniugati tra di loro.

      1. Chi ha detto che negli “istituti” i bambini sono trattati male?
        Io, ma forse non si capiva, intendevo il fatto che dovessero restare dei bambini negli istituti in assenza di affidamento
        a coppie eterossessuali, e che quindi, forse, sarebbe meglio, in questi casi, etc.
        O fose gli Istituti sono voti? sono digià stati tutti adottati i bambini?
        Aspetto paginate statistiche….

        1. Roberto

          No no no niente dati scientifici; solo un po’ di realismo.
          C’è piena copertura di genitori adottivi per i bambini piccoli, appena nati o poco più; quelli che possiamo definire “adottabili”: perciò non c’è alcun bisogno di aumentare l’ “offerta” in tal senso. Restano fuori i bambini e ragazzini già grandicelli, che ben in pochi vogliono, e che necessitano di essere sostenuti e accolti da una famiglia (cosa che né gli omosessuali né i single sono o possono essere).
          Il problema del “meglio darli a qualcuno che in istituto” è un problema falso e intellettualmente disonesto. Ovviamente single/omossesuali andrebbero in gran parte a “concorrere” in opposizione alle famiglie per quei bambini che ho definito “adottabili” e che diventerebbero vittime sacrificali da assegnare a queste false famiglie, laddove altrimenti sarebbero stati “normalmente” adottati. Perché è ovvio che una volta stabilito il principio che chiunque può adottare, sarebbe “discriminante” lasciare corridoi preferenziali all’adozione da parte delle famiglie.

          Perciò lungi dall’aumentare in qualsiasi modo le adozioni, si sottrarrebbero bambini adottivi a famiglie per darli in pasto agli omosessuali per dimostrare così la propria correttezza politica.

          Inoltre, la società tutta intera riceverebbe (riceverà) un gravissimo danno dall’equiparazione delle coppie omosessuali alle famiglie (che è in realtà la vera ragione ideologica per la quale si preme tanto per questo genere di adozioni, non certo per il bene dei bambini).

          Perciò, a prescindere dall’affermazione infondata che un maggior numero di orfani verrebbero adottati, in questo caso deve comunque prevalere l’interesse della società a difendere l’identità e la struttura della famiglia nonché l’interesse dei singoli individui a essere difesi da un’ideologia di genere che ha come scopo e risultato finale quello di minare e dissolvere la stessa identità umana.

          Poiché questi sono, in buona o mala fede non importa, i veri obiettivi della campagna “lasciamo che i gay possano adottare” e poiché essere buoni, essere ingenui ed essere scemi sono tre cose ben distinte, noi non possiamo che ribadire il nostro chiaro “no”a riguardo. Punto.

        2. Alessandro

          Allora forse non mi sono spiegato.
          1) Dimostrami che sarebbe meglio che un bambino, anziché stare in istituto, venga adottato da omosessuali. Io ti ho mostrato che non è bene per i bambini che gli omosessuali li adottino, o comunque siano loro “genitori”.
          2) dico sì all’adozione, ma a coppie composte da maschio e femmina coniugati tra di loro.

          Quanto al “forse sarebbe meglio”, ha ragione Sebastiano.

            1. Alessandro

              Te l’ho già dimostrato, in quei link che non hai letto e che mostrano come una coppia di “genitori” omosessuali danneggia il “figlio”

              1. Alessandro

                In sintesi:

                “Nei paesi anglosassoni e del nordeuropea da tempo ci sono casi di coppie omosessuali con figli: studi sul campo hanno provato che la mancanza di genitori di sesso diverso è fonte di problemi, il più evidente dei quali (quando i genitori sono del sesso opposto al tuo), è la formazione delle tua immagine sessuale profonda.” (Risè)

                “In prima battuta sarebbe già possibile rispondere a queste domande semplicemente osservando, dal punto di vista fenomenologico, come tutta la letteratura psicologica metta da sempre in evidenza il ruolo differenziale delle due figure genitoriali, mostrando come madri e padri giochino ruoli e funzioni diversi e complementari nell’educazione dei figli e nella trasmissione di competenze e valori. Se è vero – come è vero – che, per crescere, un individuo ha bisogno di fare esperienza della differenza, ossia di essere in grado di mettersi in rapporto, confrontarsi e imparare dall’altro, la non omologabilità delle funzioni del maschile e del femminile appare decisiva. Molte ricerche di psicologia dimostrano come, lungo il percorso di crescita dei figli, la compresenza di un “codice affettivo materno”, improntato alla cura, alla protezione e all’accoglienza incondizionata e di un “codice etico paterno”, espresso dalla responsabilità, dalla norma, dalla spinta emancipativa, siano fondamentali per garantire un’equilibrata evoluzione dell’identità personale.” (Iafrate e Tamanza)

            2. Cerchiamo di non andar troppo per partito preso ne da una parte ne dall’altra.
              Spero, cercando di interpretare il tuo punto di vista, che la tua argomentazione sia “Meglio dar ai bambini l’affetto di qualcuno in modo esclusivo, piuttosto che lasciarli crescere in istituti vari”…
              …vero, hai pienamente ragione e lo condivido, ma la vedo molto, troppo dura per i bambini piccoli, vederli adottati a coppie per così dire… non usuali… o a single, perchè da piccoli… diciamo fino a 10-12 anni, son delle vere e proprie spugne e prendon tutto quello che vedono e sentono in ogni ambiente, sopratutto a casa e a scuola. Per me, poi magari mi sbaglio, vedo fin troppo facile che questi bambini possano assumere atteggiamenti o idee non propriamente corrette (con questo non dico nulla rispetto a come si sentono persone adulte e felicemente consapevoli a pieno di se stesse). Loro copiano, imitano tutto da parte dei genitori almeno nella prima parte della propria vita, ed aver due padri o due madri o un solo genitore è poco educativo. Già vedo poco educativo aver realtà di divorzi, nuovi compagni, nuovi fratelli e sorelle, di nuovo divorzi ecc ecc (e ci son passato dentro in pieno, odiando di rimando la situazione e le persone coinvolte).

              Quindi… gia ci son molte coppie usuali (dire “normali” suona troppo ghettizzante) in attesa di adottare un bambino che si rivolgono all’estero, cerchiamo di dar loro un occhio di riguardo. Magari affidare alle altre coppie dei FIGLI dai 10 anni in su sarebbe più facile, dato che la consapevolezza del bambino in questione è già affermata per buona parte.
              A me fa paura il forte rischio di condizionar troppo i troppo piccoli.

        3. La realtà è che quello di Alvise è un falso dilemma, perché qui il punto non è quello della “famiglia omosessuale” come famiglia di “riserva”, per cui in “mancanza d’altro” perché non dare in affido i bimbi sprovvisti di genitori alle famiglie omosex? Quello che si vuole far passare in realtà è un mutamento di paradigma, si vuole imporre un modello che prevede l’assoluta intercambiabilità di ogni relazione parentale, totalmente desostanzializzata. Questo equivale però a cancellare la natura personale delle relazioni più intime, vuol dire ridurle alla loro funzione. E la funzione è assolvibile da chiunque, anche da un funzionario statale. È questo che si vuole? Io però faccio notare che la civiltà nasce quando la rete di parentela comincia a differenziarsi dall’orda primitiva, sessualmente indistinta. È questo il senso, secondo gli antropologi, del tabù dell’incesto. La persona individuale nasce proprio dal rifiuto della fusione con l’origine, dalla fusione con l’identico a sé. Ecco perché la famiglia è imperniata sulla differenza sessuale. Cancellata questa con l’introduzione di famiglie-simulacro, viene cancellata anche l’identità individuale. E torniamo sempre lì, fra le braccia del “Grosso Animale”…

    2. nonpuoiessereserio

      Se tu devi ordinare del vino non ordini quello che sa di tappo solo perché una volta ti è capitata una bottiglia che sapeva di aceto. Non si tratta di scegliere cosa è meno peggio ma cosa è buono.

  6. Sebastiano

    Lemma laicista: data una situazione X, se esiste almeno una Y peggiore di X, allora X è ammessa, ed auspicabile al posto di Y.

    Corollario: applicando ricorsivamente il lemma laicista, è possibile confutare la nozione di bene, e rendere ammissibili tutti i comportamenti umani, meno uno.

    Corollario2: il concetto di “peggiore” è relativo, per cui, applicando il lemma con diverse scale di valori, è possibile rendere ammessa qualsiasi situazione.

    Bleah.

  7. vale

    beh,sul futuro prossimo basterebbe andarsi a vedere,dal 19 al 25 aprile,”da sodoma ad hollywood” rassegna del cinema gay a Torino. e siccome son tempi di crisi,invece di usarli, che so, per i senza tetto o per lavoratori in difficoltà, il comune ha pensato bene di finanziarlo con mezzo milione di euro……

    1. Che sparata perbenista e squallida …. e i soldi pubblici per tutte le manifestazioni cattoliche,per le scuola…sai in tempi di crisi qualche manifestazione in meno farebbe bene ai bilanci.

      1. admin

        sai GiulioL andare a spulciare ogni commento e rispondere a raffica con frasi tipo “che mentalità ottusa e squallida” o sparando a zero sulla Chiesa in un blog di credenti è un comportamento da troll, quindi passo e chiudo.

        1. Non e’ vero. Io non sparo a zero sulla Chiesa. Ho detto che apprezzo il cardinale Martini e l’arcivescovo Don Vinicio Albanesi. Un comportamento strano per un anticlericale.

          1. admin

            mi riferisco a commenti o parte di commenti che sono stati da me cancellati e tu lo sai bene

    2. e comunque penso che una rassegna di cinema gay come quella che fanno a Torino sia un segno di grande apertura mentale e che qualcuno impara cosi a non discriminare le persone ed ad allargare orizzonti ristretti non sono sono soldi sprecati.

  8. Erika

    Nemmeno fra mille anni sarò capace di fare un costume da fungo con la cartapesta.
    Mia madre meno che mai, e se date una brugola a mio padre, la userà come segnalibro 🙂

    Ma credo comunque che i caratteri di padre e madre si esprimano in diversi modi e siano benefici per i bambini.
    Negare questo è una sciocchezza.

    1. Erika, non ci credo (all’incapabilità fungina); o che ascolana saresti se non ti sapessi mascherare, da fungo o da altro? Al massimo posso concedere che la cartapesta non è il materiale più azzeccato per un costume da fungo (ci si suda maledettamente, dentro la cartapesta, ve lo garantisco 😉 )

  9. Velenia

    Comunque, Alvise,in Italia gli istituti sono stati chiusi,i minori in stato di abbandono o sono dichiarati adottabili,e sono veramente un numero minimo che viene adottato in tempi brevissimi ( chiedete ad una qualunque famiglia adottiva,vi dirà che l’adozione nazionale è un percorso difficilissimo perchè bimbi adottabili non ce ne sono,e infatti quasi tutti si rivolgono all’adozione internazionale) o sono affidati temporaneamente a famiglie o a case-famiglia in attesa o che la situazione di abbandono si sani o che il Tribunale dei minori dichiari l’adottabilità.Quando e come viene dichiarata l’adottabilità è un altra storia.Ma dire che ci sono bambini che non vengono adottati perchè non sono ammesse coppie gay all’adozione è un dato fuori dalla realtà attuale.Ricordo inoltra che la ratio della legge sull’adozione è dare una famiglia ad un minore che ne sia privo,non un bambino a qualcuno che lo desideri.

  10. volete inorridire? ecco qui:
    http://www.lifesitenews.com/news/abcs-homosexual-sitcom-modern-family-received-catholic-media-award

    ormai la cultura gay-friendly è talmente pervasiva che anche molti cattolici non hanno la forza di opporvisi. Sai, bisogna abbracciarci tutti fraternamente…. e la fiction “modern family” in fondo non parla che di affetto familiare…..suvvia non siamo retrogradi! la famiglia tradizionale è un retaggio del passato!
    Hai ragione Luigi, c’è una deriva dell’umanità, perchè l’uomo ha perso se stesso, qualcuno è ventuto a dirgli che non c’è alcuna distinzione tra Bene e Male, che può decidere da solo cosa sia buono o cattivo, anzi, può decidere che tutto è ok, purchè si “sia felici”. Che poi a rimetterci, in questo caso, siano i bambini non sembra importare tanto. La cosa fondamentale è che l’adulto veda realizzato un desiderio e si senta in grado di far valere quel desiderio come legittimo davanti a tutti.
    Comunque abbiamo ancora la Sacra Famiglia, oltre al buon senso di riconoscere la realtà “maschio e femmina li creò”, per orientarci in questo magma indistinto.

    1. Alessandro

      “ormai la cultura gay-friendly è talmente pervasiva che anche molti cattolici non hanno la forza di opporvisi”.

      Tanto che pure un arcivescovo emerito di Milano e cardinale (C. M. Martini) rilascia queste dichiarazioni:

      “Se poi alcune persone, di sesso diverso oppure anche dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliamo assolutamente che non sia? Io penso che la coppia omosessuale, in quanto tale, non potrà mai essere equiparata in tutto al matrimonio e d’altra parte non credo che la coppia eterosessuale e il matrimonio debbano essere difesi o puntellati con mezzi straordinari perché si basano su valori talmente forti che non mi pare si renda necessario un intervento a tutela. Anche per questo, se lo Stato concede qualche beneficio agli omosessuali, non me la prenderei troppo. La Chiesa cattolica, dal canto suo, promuove le unioni che sono favorevoli al proseguimento della specie umana e alla sua stabilità, e tuttavia non è giusto esprimere alcuna discriminazione per altri tipi di unioni”.

      http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-cardinale-martini-io-e-i-gay/2177168//2

        1. Alessandro

          concludo con un presbitero, don Vinicio Albanesi:

          «Drammatica la situazione – scrive don Albanesi – per coloro che sono omosessuali. La Chiesa si è dimostrata molto severa con loro. E non se ne comprende appieno il motivo. Probabilmente influenzata da antiche convinzioni che hanno ritenuto l’omosessualità depravazione o malattia. L’esperienza dice che non è così. È un modo di essere, né voluto, né cercato…

          A quanti vivono questo stato – conclude il sacerdote – non può essere negata ogni forma di affettuosità e di sessualità. Il ricorso all’astinenza è un moralismo fuor di posto. La castità è una grazia connessa a una missione. L’essere omosessuale non può essere titolo per tale grazia. Allo stato attuale dei principi morali almeno si arrivi all’astensione di ogni giudizio da parte della Chiesa. Ciò permetterà di aprirsi a un mondo poco conosciuto e giudicato negativamente. Un dialogo sincero permetterà di distinguere il bene e il male».

          http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/recensioni/dettaglio-articolo/articolo/chiesa-italia-albanese-14912/

          1. la cosa che mi lascia più amareggiata da questi interventi non è solo che sono scollegati dalle indicazioni del magistero del Papa, ma soprattutto che ci condannano, come persone, a non avere mai la possibilità di aspirare alla santità, a meno di non castrarsi. E chi vive la fede secondo le indicazioni del Magistero, o almeno tentativamente vuole farlo, sa bene che invece dall’osservanza viene gioia, fecondità, fraternità. Insomma, mi sembra che queste “esternazioni” ci affossino ancora di più nella nostra miseria.

          2. vale

            ma la lettera di S.Paolo ai Romani 1,24-32 non se la fila più nessuno,vescovi e cardinali inclusi?

            1. 1, 26-28 è un discorso, 28-32 un altro, non è che sono collegati insieme, perché 26-28 allora 28-32.
              E poi, se è vero che il Papa non ha ancora preso di petto le affermazioni dei cardinali reprobi, che sia perché il Papa ha più cervello di voi? Potrebbe anche essere….

              1. vale

                ma che pataccate vai dicendo-in senso amichevole,s’intende:
                che siano collegati e conseguenti-a me-pare del tutto evidente.a te no? si vede che leggiamo in modo diverso. Suppongo che vi siano ben poche persone che non concludano che 28-32, sia la conseguenza dei comportamenti- e della mancata conoscenza adeguata di Dio.eche costoro siano al di fuori della chiesa-nel momento in cui pongono in essere i loro “gusti”è fuor di dubbio. per la cronaca le lettere fanno parte del depositum fidei che la chiesa non innova né modifica, ma trasmette così come sono( interpretando,se il caso di passi oscuri a noi non più comprensibili( ad es.: il misteryum iniquitatis) ed ammesso che lo si sappia ancora fare.
                ma quel che è scritto sull’omosessualità (sia femminile che maschile, e non c’erano ancora “le vie di mezzo”artificialmente costrutite) mi pare -ma io son nessuno-che lasci poco spazio ad interpretazioni.
                così come le conseguenze “civili” che derivano su tali persone. figuriamoci far loro adottare bambini….

                1. Tutto deriva da 1, 18 ma questo non vuol dire che dall’essere pervertiti sessualmente (26-27) anche tra marito e moglie, derivi invidia, omicidio, discordia, frode, malignità, calunnia, maldicenza, odio di Dio, arroganza, altezzosità, millanteria, ribellione ai genitiri, architettatori di mali, privi di senno di lealtà di misericordia(28-32)…non cìè bisogno di essere pervertiti sessualmente (per così dire) per le malvagità di cui sopra, non è né sufficiente né necessario,nè necessariamente concomitante.

              1. Considerare i gay pervertiti sessuali o l’omosessualità una malattia e’ omofobia, discriminare i gay e’ omofobia.

                1. Alessandro

                  Discriminare A da B significa trattare diversamente A da B. La discriminazione è iniqua se e soltanto se tratta diversamente due che non vanno trattati diversamente (es: iniquo è impedire a un nero di andare a scuola e consentire a un bianco di farlo). Ma non è iniqua la discriminazione che tratta diversamente due soggetti che vanno trattati diversamente, che è giusto trattare diversamente. S’è abbondantemente mostrato che è giusto trattare diversamente unioni gay da coppie etero coniugate in ordine all’adozione di bambini. Quindi questa “discriminazione” dei gay non è deplorevole, è sacrosanta. Non ha niente a che fare con le discriminazioni inique, deplorevoli.

                  1. “S’è abbondantemente mostrato che è giusto trattare diversamente unioni gay da coppie etero coniugate in ordine all’adozione di bambini” … sei tu convinto di questo. E’ la tua opinione. Che non deve essere necessariamente quella dello Stato democratico. Non mi sembra che sia un dato scientifico questo.

                    1. Alessandro

                      No, non è la mia opinione. “S’è abbondantemente mostrato che è giusto trattare diversamente unioni gay da coppie etero coniugate in ordine all’adozione di bambini” significa che ho postato qua sopra link che mi pare mostrino chiaramente come i bambini abbiano bisogno di genitori di sesso diverso.
                      Ma tu non hai letto niente di quello che ho proposto. Lì ci troveresti anche qualche cospicuo “dato scientifico” al riguardo. Piuttosto, per rendere plausibile la tua opinione dovresti proporre tu qualche “dato scientifico”, cosa che finora non hai fatto.

                      Inorridisco inoltre al pensiero che esista un soggetto “Stato democratico” la cui opinione in materia diventi legge vincolante per le persone in carne ed ossa.
                      Se ti riferisci ai componenti di un’assemblea legislativa, è possibilissimo che essi votino sulla base di opinioni fallaci e quindi approvino leggi fallaci.

  11. nonpuoiessereserio

    E’ talmente evidente oramai la ricerca di provocare gli interventi del Papa e dei cattolici, non si tratta più di confutare delle opinioni, delle tesi ma di provocazioni culturali con lo solo scopo di sfidare Dio.

  12. 1) quando parlavo di adozioni non parlavo di Italia, ma in generale
    2) pensavo che fosse meglio per dei bambini abbandonati trovare delle persone che si prendevano cura di loro e gli potevano dare un futuro migliore. Poco, importa, a me, che queste persone non siano famiglie standard, (e quando e dove ci sono mai state famiglie standard, e dello standard da voi accetttato, per natura, ovviamente?) l’importante che ci sia il volergli (ai bambini) bene e farli diventare grandi senza dover vivere nella merda, come vivono in tanti.
    Se c’è gente che si vogliono assumere questo incarico ben vengano.
    3) i panni sporchi cattolici si lavano in famiglia, negli oratori, di quello che dicono i cardinali me ne fo un baffo,
    4)il “grande animale”: un altro baffo.
    5) che altro dicono gli antropologi, e gli etnologi? E Thibon?

    1. nonpuoiessereserio

      Certo Alvise, anche essere accudito dai lupi è meglio che morire di fame e freddo per un bimbo. Se Dio ritiene che questi debba essere il suo destino, viceversa se la volontà di Dio è che muoia di freddo morirà. Essere accuditi dalle coppie gay? Il fatto è che le coppie gay non dovrebbero esistere nel progetto che Dio ha della nostra umanità. Uomo e femmina li creò. Esistono i gay? Sembra di sì, il mondo non vuole considerarli fuori norma? Questa è un primo livello di scontro con la volontà di Dio. Quindi partendo da un imperfezione tutto il macchinario non può funzionare, tu puoi ritenere alcune toppe migliori di altre ma il difetto del macchinario sussite. Vuoi che gli ingegneri, alias i politici facciano dei progetti sbagliati in partenza? Mi sembra illogico.

        1. nonpuoiessereserio

          Non lo sappiamo infatti, ma non è questo il punto. Il punto è che noi dobbiamo darci delle regole, così come fanno i bimbi dell’asilo. Le regole che noi cristiani cattolici desideriamo, vogliamo e votiamo hanno come scopo la costruzione del regno di Dio in terra per cui noi sceglieremo tutto ciò che possa essere conforme al progetto ordinato che Dio ha voluto per noi. Quindi niente matrimoni gay, almeno, io mi opporrò sempre

    2. Alessandro

      “Poco, importa, a me, che queste persone non siano famiglie standard. Se c’è gente che si vogliono assumere questo incarico ben vengano.”

      Per te basta che ci sia uno, o due (anche gay) – e chissà perché non tre o quattro – che si “voglia assumere l’incarico” di accudire un bambino.
      Ha ragione Andreas: “si vuole imporre un modello che prevede l’assoluta intercambiabilità di ogni relazione parentale, totalmente desostanzializzata. Questo equivale però a cancellare la natura personale delle relazioni più intime, vuol dire ridurle alla loro funzione. E la funzione è assolvibile da chiunque, anche da un funzionario statale”.
      Anche un funzionario statale può “assumersi l’incarico” di badare a un bambino.

      Ma solo una coppia composta da un uomo e una donna è all’altezza di instaurare armonicamente le “relazioni più intime” con il bambino, cioè di non danneggiargli la psiche, perché la psiche di un bambino ha bisogno della cura parentale di un padre e di una madre, e le nuoce l’accudimento di una coppia gay, cioè di una coppia nella quale non può esserci sia la figura paterna sia quella materna. E questo è un dato arcinoto agli psicologi (come ho già evidenziato), che a te piaccia o no. Ricito:

      “Se è vero – come è vero – che, per crescere, un individuo ha bisogno di fare esperienza della differenza, ossia di essere in grado di mettersi in rapporto, confrontarsi e imparare dall’altro, la non omologabilità delle funzioni del maschile e del femminile appare decisiva. Molte ricerche di psicologia dimostrano come, lungo il percorso di crescita dei figli, la compresenza di un “codice affettivo materno”, improntato alla cura, alla protezione e all’accoglienza incondizionata e di un “codice etico paterno”, espresso dalla responsabilità, dalla norma, dalla spinta emancipativa, siano fondamentali per garantire un’equilibrata evoluzione dell’identità personale.” (Iafrate e Tamanza)

  13. Coppie gay, bambini orfani più piccoli o più grandicelli, gente con la mania di essere genitori per forza. Sinceramente penso che si sia perso di vista qualcosa di sostanziale: avere un figlio è un dono (di Dio, della Natura, di chi vi pare …). Se non ce l’hai e ne vuoi uno, lo chiedi in adozione e poter adottarlo si traduce in miracolo. Ma intanto se riesci ad adottarlo non è giusto che tu scelga il bambino (mica siamo in un negozio!!!!). Nessuno si auspicherebbe di avere un figlio traumatizzato, con problemi di salute, violentato, sfruttato e chi più ne ha più ne metta! E allora chi adotta deve avere una grandezza d’animo e un cuore pieno d’amore con un’immensa voglia di donare affetto sincero. Anche ad un bambino grandicello con qualche problema di troppo. Coppie “normali” o coppie omosessuali che siano. L’importante sono le persone, quello che hanno dentro e quello che riescono a donare al bambino che è l’unico ad avere diritto ad essere rimborsato dei danni (d’altra parte anche l’abbandono di per se è un danno al bambino). Gli adulti devono essere un punto di riferimento per i bambini. Sia se sono eterosessuali che se sono omosessuali. Amiamo i bambini, sono il nostro futuro.

    1. Alessandro

      “E allora chi adotta deve avere una grandezza d’animo e un cuore pieno d’amore con un’immensa voglia di donare affetto sincero… Coppie “normali” o coppie omosessuali che siano”.

      No, non basta il cuore grande, la voglia di dare affetto. Se così fosse, anch’io con due o tre amici dal cuore grande e con molta voglia di dare affetto potremmo adottare un bambino.
      Bisogna mettersi in testa che per fare il bene di un bambino e per poterlo chiamare figlio non bastano grandezza d’animo e desiderio di donargli affetto sincero. “Molte ricerche di psicologia dimostrano come, lungo il percorso di crescita dei figli, la compresenza di un “codice affettivo materno”, improntato alla cura, alla protezione e all’accoglienza incondizionata e di un “codice etico paterno”, espresso dalla responsabilità, dalla norma, dalla spinta emancipativa, siano fondamentali per garantire un’equilibrata evoluzione dell’identità personale.” (Iafrate e Tamanza): un figlio ha bisogno della cura di un padre e di una madre, cioè di una coppia composta da membri di sesso diverso. E se questa condizione necessaria al bene del bambino non c’è, tutta la buona volontà e la grandezza d’animo e di cuore e la voglia di non nuocergli ma di beneficarlo non possono sopperire alla mancanza di questa condizione necessaria.

      1. Alessandro, quello che dici è giusto e non dico di no. Io sono madre di una bambina di 6 anni e mezzo. Noi (io, mio marito e mia figlia) siamo una famiglia “normale” ma la mia Susanna è un miracolo. Un miracolo che Dio ha fatto a noi. Quando ancora il miracolo non si era compiuto, abbiamo fatto domanda di adozione e, nonostante fossimo una “famiglia normale”, ci hanno dato speranze prossime allo zero. Perchè secondo te? Le Istituzioni non capiscono che i bambini hanno bisogno di aiuto e di amore. E anche di punti di riferimento. Quel che intendo io è che se una coppia gay è costituita da due persone che si integrano perfettamente come una coppia eterosessuale in grado di offrire al bambino sia una figura dolce come quella di una madre che una figura forte come quella di un padre perchè no? Io sono per le coppie eterosessuali ma non mi sento di condannare le altre coppie. Un bambino deve vivere in una famiglia equilibrata per crescere in equilibrio. Se il bambino diventa figlio di una coppia ben assortita anche se omosessuale che gli permetta di vivere e crescere bene ed in armonia con il resto del mondo, non dico che è proprio fortunato ma meno sfortunato dei bambini che restano abbandonati. Sottolineo comunque che ci sono moltissimi casi di bambini che nascono in famiglie normali, cioè composte di una madre ed un padre, e subiscono continue violenze psicologiche e crescono male anzi peggio dei piccoli adottati da famiglie “non normali”. Penso dunque che è difficile dire dove sta l’errore.

        1. Alessandro

          Io non “condanno”. Sostengo che una coppia omosessuale, per quanto “ben assortita”, non sia in quanto tale in grado di garantire la crescita armonica ed equilibrata di un bambino. Meglio che un figlio abbandonato non è un figlio adottato da una coppia omosessuale, ma un figlio adottato da una coppia eterosessuale. (Essendo cattolico, mi inchino anche alla Rivelazione che mi dice che una coppia omosessuale è eticamente aberrante che si formi, e pure che possa adottare; ma le considerazioni d’ordine psicologico in base alle quali sostengo quello che ho scritto fuori parentesi, sebbene concordi con l’insegnamento rivelato, non dipendono da esso).

          Propongo di migliorare le procedure che regolano l’adozione internazionale, cosicché i bambini non abbiano a essere abbandonati ma quanto prima possano essere soddisfatte le molte coppie eterosessuali coniugate che attendono di abbracciare un figlio.

  14. Claudia Pitotti

    “Mentre la versione nostrana della commedia moderna e progressista arranca incerta fra il desiderio di trasgressione, la campagna di sensibilizzazione e il timore della contestazione dei benpensanti, da una tipica produzione indie americana arriva una commedia che riesce a coniugare perfettamente tematiche gay e valori tradizionali.
    L’assunto mostra una coppia con due figli adolescenti stabile e integrata, nonostante il fatto che l’ “uomo di casa” sia una Annette Bening coi capelli corti.”

    Queste parole sono tratte dalla recensione su myMovies di questo film, che sono andata a cercare dopo aver letto questo interessante pezzo di trentamenouno. Ho mentalmente sottolineato l’ultimo periodo: alla fine, anche la famiglia “moderna” ha bisogno dell’ “uomo di casa”; non è vero che gli schemi tradizionali sono saltati. Non ci si può prendere gioco delle naturali esigenze dell’uomo, che traspaiono dal semplice linguaggio che si usa. Basta vedere poi che nella classica coppia lesbica c’è quasi sempre una tipa coi capelli corti o comunque con un fare mascolino. Perché non c’è coppia senza complementarietà (reale o artificiosamente ricreata dagli omosessuali), e l’elemento mascolino, come quello femmineo, sono esigenze reali e imprescindibili costanti.

    1. “No, non basta il cuore grande, la voglia di dare affetto. Se così fosse, anch’io con due o tre amici dal cuore grande e con molta voglia di dare affetto potremmo adottare un bambino.”
      Forse il cuore grande non ce l’hai (non tutti ce l’hanno)
      Io, sinceramente, non me la sento di adottare nessuno, né di andare a aiutare nessuno, ma se c’è chi vuole farlo perché non dovrebbe poterlo fare in due o tre o quattro, come fanno i missionbari in Africa o altrove, che differenza fa qui o in Africa, o sennò che si sposasse, e lo facesse. O state aspettando il matrimonio d’amore? Quanti matrimoni d’amore c’è qui dentro se il vostro amore è solo per Dio?

      1. Alessandro

        Come mi sto sforzando di mostrare, un bambino ha bisogno (HA BISOGNO: cioè, ne va della sua salute psichica, dell’armonico sviluppo della sua personalità) della cura di un padre e di una madre, cioè di una coppia composta da membri di sesso diverso. E se questa condizione necessaria al bene del bambino non c’è, NON possono sopperire alla sua mancanza tutta la buona volontà e la grandezza d’animo e di cuore (nemmeno quando c’è, la grandezza di cuore) possibili e immaginabili. Per cui, se anche io avessi putacaso il cuore grande, non vorrei adottare nessuno finché sono single: per il bene del bambino.

        1. Ma si stava parlando, io avevo parlato, per primo, della possibilità di aiutare bambini abbandonati, che siano adottati da una famiglia o da un’altra che importa? Che siano anche famiglie di mormoni, di maomettani, di cinesi che hanno la famiglia di sole donne (etnologia)di boscimani di eschimesi di Milano di Como di Bergamo, perfino. Prima viene l’aiuto. Ma voi dite che questa è solo una scusa per distruggere la famiglia. Un cavallo di troia (per dirla con S. Paolo), ma chissenefrega.
          La famiglia ha da essere quella per natura, quella che dicono gli antropologhi thiboniani, (a parte che la evoluzione dai bestioni primitivi incestuosi a ora già è segno di un cambiamento sempre in fieri))il preservativo non va usato, la pillola no, nè prima nè dopo, l’alcool no, solo vino di Conegliano, il coitus interruptus no, le seghe no, la sodomia no, il divorzio no, i libri cattivi no, le femministe no, i gay no, le scuole svedesi no, lo Stato no, (a parte quello vaticano) la filantropia no, la trasparenza no, il pelo no, le poppe no, i capelli corti gli uomini e lunghi le donne …..

          1. Alessandro

            “Ma voi dite che questa è solo una scusa per distruggere la famiglia”

            No, io dico, e mi cito e mi ripeto all’infinito ormai, che un bambino ha bisogno (HA BISOGNO: cioè, ne va della sua salute psichica, dell’armonico sviluppo della sua personalità) della cura di un padre e di una madre, cioè di una coppia composta da membri di sesso diverso. Questo (e non altro) è il bene del bambino, questo (e non altro) è aiutarlo.

            “che siano adottati da una famiglia o da un’altra che importa?”

            Importa eccome, che importa. Poiché essere accudito da una coppia composta da membri di sesso diverso è condizione NECESSARIA al bene del bambino, NON possono sopperire alla mancanza di questa condizione necessaria tutta la buona volontà e la grandezza d’animo e di cuore possibili e immaginabili dei componenti di “altre” presunte o sedicenti versioni non “tradizionali” della famiglia.

          2. Caro Alvise, ti faccio notare che non ho citato Thibon, che comunque non è mai stato un antropologo, poi vedi tu…
            Comunque sia, la polarità sessuale in tutte le epoche è costitutiva dell’unione familiare, tanto è vero che gli antropologi “propendono per la convinzione […] che la famiglia, costituita dall’unione durevole, socialmente approvata, di un uomo, una donna, e i loro figli, sia un fenomeno universale, presente in ogni società” (Lévi-Strauss, “Razza e storia e altri studi di antropologia”, Einaudi, 1967, p. 149). La ripartizione sessuale dei compiti è uno dei pilastri della famiglia e della società (cfr. F. Héritier, “Maschile e femminile. Il pensiero della differenza”, Laterza, 1997). Dunque la polarità sessuale è un elemento fondamentale di quella forma di vita collettiva nota come famiglia.
            L’indistinzione sessuale è tipica invece di quelli che sempre gli antropologi chiamano “riti di inversione di status”. Questi occorrono nei momenti “antistrutturali”, ovvero le situazioni di crisi della struttura sociale, che proprio per questo motivo solitamente hanno un carattere transitorio (cfr. V. Turner, “Il processo rituale. Struttura e antistruttura”, Morcelliana, 1972).
            Cancellare la polarità sessuale equivale a de-sttrutturare la famiglia, rendendola instabile e fluida, ciò che porta a “risalire verso l’indifferenziazione prima, verso l’origine mitica e premitica, verso ll “cuore di tenebra” evocato da Conard. Percorso regressivo al termine del quale si intravedono i grandi fantasmi di cui il pensiero mitico, a suo modo, ci aveva sbarazzato, su tutti i continenti e in tutte le tradizioni: l’indifferenziazione sessuale, l’individualità assoluta, l’assenza della morte – qualcosa come il «divino» cui forse aspiriamo oscuramente, mentre i miti dell’uomo, nella loro saggezza, ci hanno insegnato, in senso inverso, che la nascita dell’umanità passava per la scoperta della differenza: quella dei sessi, quella degli altri e quella della morte” (Marc Augé, “Des individus sans filiation”, in AA.VV., “Le clonage humaine”, Éd. de Seuil, 1999, p. 157).
            Ma perché quest’ansia di “liquidare” le relazioni familiari? Non posso che tornare a ripetere quel che ho scritto in precedenza: l’unica spiegazione sta nella volontà di imporre un modello secondo il quale la relazione parentale deve essere indifferenziata, desostanzializzata e spersonalizzata, senza impegni e conseguenze, “ipotetica” e revocabile, con data di scadenza. Vale a dire che gli attori delle relazioni intime vengono considerati alla stregua di prodotti intercambiabili, come articoli di consumo. Ci viene spacciata come “libertà”, ma la libertà di scegliere tra prodotti intercambiabili è una libertà solo formalmente tale, una libertà che nega se stessa e riduce la persona ad oggetto di consumo.
            Tutto porta in questa direzione, verso una progressiva disumanizzazione dei rapporti più intimi. Poi possiamo anche ridicolizzare queste preoccupazione addossandole, com’è costume del solito campionario di luoghi comuni, alla ben nota “sessuofobia”‘ covata dall’arcinoto “oscurantismo cattolico”. Ma chissà, forse un giorno ci si accorgerà che c’era poco da ridere…

            1. “Tutto porta in questa direzione, verso una progressiva disumanizzazione dei rapporti più intimi.”
              probabilmente è così, antropologicamente così, che fare? Forse voi con un a nuova ricrescita dei valori più umani (ma tutto ciò che è umano è umano) riporterete il mondo sulla via giusta, chissà.

              1. Che fare, Alvise? Quello che abbiamo sempre fatto, con tutti i nostri limiti, le nostre debolezze e mancanze: ci chineremo sulle realtà più umili, semplici e ordinarie e cercheremo di proteggerle. Tenteremo, contro ogni umana speranza, di proteggere l’amore tra un uomo e una donna, per i loro figli, cercheremo di salvaguardare quel minimo capitale di sostanza umana, di riserve naturali e di sanità che un giorno ci permetterà di uscire dal cuore di tenebra.

  15. Sara

    A mio avviso, il vero problema comunque è a monte di tutto: ad essere messo in discussione è il concetto stesso di famiglia. Parlare di molteplici forme di famiglia è assurdo! La famiglia è una sola e che ultimamente, per indicarla, la si debba definire “famiglia tradizionale”, con quell’aggettivo che la qualifichi, è più che assurdo! Non mi piace ripetermi, ma siccome l’immagine mi sembra efficace a ottenere il consenso non dei cristiani soltanto, ma di tutti coloro che fanno uso della ragione (“siate pronti a rendere ragione”, anche perché su ciò che è razionale non si può che riconoscersi umanamente – e unanimemente – d’accordo), vi ripropongo la mia osservazione di qualche tempo fa (che, fra l’altro, propongo sempre a chi mi oppone una opinione diversa su certi argomenti, quali tipi di famiglie – plurale!!!- , convivenza, coppie/amore omosessuali/e, etc.): anche un bicchiere contiene acqua come una bottiglia, ma ciò non basta a fare del bicchiere una bottiglia! Il bicchiere non è e non sarà mai una bottiglia, per quanto sembri svolgere la stessa funzione!Ogni realtà ha ragione di essere significata da un termine preciso: non si può estendere il significato di una cosa ad un’altra realtà! Perciò non si può dire che una coppia gay sia una famiglia o sia in qualche modo equiparabile ad essa!
    Dopodiché si può anche discutere se alle coppie gay spettino gli stessi diritti e, si badi bene, doveri delle famiglie. Io dico di no e ciò discende razionalmente anche dal fatto che sono due realtà diverse!

    1. Claudia Pitotti

      Bravissima Sara. L’immagine del bicchiere e della bottiglia è efficacissima nella sua semplice chiarezza ed immediatezza.

    2. Alessandro

      Certo, Sara, l’incredibile è che ci si debba affannare per mostrare la differenza macroscopica (e quindi la non equiparabilità) tra una coppia maschio-femmina e una coppia di individui dello stesso sesso. E che ci si dimentichi che un bambino nasce dall’unione di un gamete maschile e di uno femminile: una ragione ci sarà, o no?

  16. Sara

    “Quanti matrimoni d’amore c’è qui dentro se il vostro amore è solo per Dio?”

    Alvise, “Gratia non destruit naturam, sed perfecit”….

    1. Alessandro

      L’amore per Dio perfeziona e accresce ogni retto amore. Chi non ama Dio finisce per non sapere amare niente e nessuno.

      1. Sara

        E infatti il grande criterio per far bene ogni cosa, neanche a caso, è farla “come Dio comanda”!

        1. Alessandro

          E del tutto ovvio, per un cattolico, che chi non ama Dio finisce per non sapere amare niente e nessuno, o comunque per amare in modo disordinato (ma l’amore disordinato può chiamarsi ancora amore). Non mi meraviglio che un agnostico non concordi.

  17. Alessandro:
    Definiscimi come ti pare, perme è uguale.
    Anche la famiglia, io non avrei nulla in contrario a chiamare queste nuove comunità di vita insieme, appunto, comunità,
    naturalmente con i diritti che ci hanno le coppie che vivono insieme, comunità di convivenza amorosa, si potrebbero chiamare, così il totem della famiglia sarebbe salvo e i conviventi incasellati anch’essi nella nostra bella società,
    con la sua bella libertà religiosa, associativa, di stampa, di parola, di pensiero, di assistenza medica etc.
    Naturalmente voi non sareste obbligati a formare nessuna comunità di convivenza amorosa di nessun genere, il nome famiglia resterebbe, magari, riservato a voi soli, in ipotesi.

      1. Alessandro

        “alla nevrosi o alla psicosi”. Avrebbero problemi di varia natura nella definizione della propria personalità. Senza contare la lacerazione che prima o poi subirebbero quando fossero abbastanza grandi per interrogarsi sul senso del loro essere figli di omosessuali.

    1. Alessandro

      Non è un problema di onomastica, di denominazioni, ma di realtà.
      Se non chiami matrimonio quello tra gay ma tratti le coppie omosessuali come quelle coniugate eterosessuali (ad esempio, consentendo a entrambe l’adozione), non mi sta bene. Non mi importa che non le equipari nei nomi; non devi equipararle nemmeno nei fatti.

        1. Alessandro

          Alleati con me (e con quanto sono d’accordo con me) per cercare di impedirlo.

          1. Alessandro

            Insieme, possiamo fare quello che dice Andreas: “Che fare, Alvise? Quello che abbiamo sempre fatto, con tutti i nostri limiti, le nostre debolezze e mancanze: ci chineremo sulle realtà più umili, semplici e ordinarie e cercheremo di proteggerle. Tenteremo, contro ogni umana speranza, di proteggere l’amore tra un uomo e una donna, per i loro figli, cercheremo di salvaguardare quel minimo capitale di sostanza umana, di riserve naturali e di sanità che un giorno ci permetterà di uscire dal cuore di tenebra.”

        2. io non voglio impedire proprio nulla, in realtà.
          Non si può andare contro un processo antropologico in atto.(sia pure come voi dite di putrefazione)(ma la putrefazione è vita)
          L’etnologia non è solo l’osservazione delle antiche e lontane tribù, ma anche della nostra attuale, nella quale, in un modo o in un altro, siamo agenti e agiti, ma non tutti allo stesso modo, per fortuna.

  18. zippy

    Complimenti Sig.ra Rosati per il Suo articolo. Credo varrebbe la pena, al di là delle legittime opinioni di ciascuno, riflettere su quale di questi due diritti sia più importante: se quello delle coppie omosessuali ad avere dei figli (ammesso che la genitorialità costituisca un diritto, a me non sembra… parlo anche per le coppie etero) o quello dell’infanzia a crescere nel modo più sereno possibile. A tal proposito invito a leggere molto attentamente questa ricerca fatta da Costanza Stagetti

    http://forum.alfemminile.com/forum/actu1/__f19523_actu1-No-alle-adozioni-gay-sola-lettura.html

  19. JoeTurner

    comunque la questione è molto più a monte: la legge non consente a coppie NON SPOSATE di fare domanda di adozione (anzi devono essere sposate da almeno tre anni). C’è anche un limite di differenza di età con il bambino che non può essere superiore a 45 e inferiore a 18. Quindi mi sembra al limite più fondato contestare il fatto che un genitore (perché basta un solo genitore) di 47 anni non possa adottare un bambino di un anno (o un genitore di 28 un bambino di 11) che la strumentale e pretestuosa questione omosessuale

  20. barbara

    Scusate, posso chiedervi se, a prescindere da eterosessualità o omosessualità, qualcuno sia genitore adottivo e sappia davvero di cosa si stia parlando? Posso chiedere se chi scrive abbia vissuto sulla propria pelle il lungo iter italiano per raggiungere il decreto di idoneità, indispensabile per l’adozione internazionale dato che la nazionale è quasi impossibile (salvo luminosi miracoli che grazie Dio esistono), per via della politica “privilegiamo la famiglia naturale, anche laddove disfunzionale”? Se poi abbia affrontato la “meravigliosa avventura” dell’incontro con gli Enti autorizzati? Posso chiedere se davvero chi ha scritto nei post precedenti ha idea di cosa significhi l’adozione? Temo che parlare sia semplice, agire lo sia meno. Temo che sottolineare sempre l’età e lo stato di salute dei bambini in adozione sia semplice, agire meno. Temo che accusare gli aspiranti genitori adottivi di desiderare il “pupo biondo perfetto occhi azzurri” sia semplice, agire meno. Temo che chi suggerisce l’idea “meglio una famiglia purchessia che l’istituto” non abbia idea delle tante, tantissime famiglie (meravigliose e “miserabili” insieme) che ad un bambino regalerebbero se stesse. E perdonatemi se sono andata fuori tema.

    1. Alessandro

      Ma gli replica a dovere il presidente della Conferenza episcopale USA, cardinale Dolan:

      “Il matrimonio è solo l’unione fra un uomo e una donna. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a parole o azioni che minerebbero questo istituto, pietra angolare della nostra società”.

  21. Ho visto alcune puntate di Modern Family e l’ho trovato divertente. Io penso che la bellezza del mondo sia nella diversità e nel rispetto di chi non e’ conforme a modelli precostituiti. I 2 padri gay che crescono una figlia sono di una dolcezza esagerata. Che ci sia una famiglia cosi limita il diritto di avere una famiglia tradizionale? chi ha scritto l’articolo vuole farsi una famiglia? la faccia. Non si capisce il problema dove si trova Il problema di chi e’? nell’intolleranza di chi ha scritto l’articolo..eh si. E’ intolleranza. Perchè vorrebbe vietare,impedire che ci siano famiglie diverse da quelle tradizionali. “Terribilmente retrò, politicamente scorretta, e magari anche un po’ sciocca, non solo sostengo la distinzione dei ruoli rispetto al “famo un po’ come ce pare” vigente, ma ho anche deciso di tifare per i padri.” Ma chi ti impedisce niente? io sono cresciuto in una famiglia tradizionale e niente mi impedisce di fare il padre,il marito in una famiglia che sarebbe benedetta dalla Chiesa Cattolica con tutto il coro…ma perchè devo impedire ad altri di farsi una famiglia anche se gay,lesbiche, anziani o quelli che vi pare. “Oggi però ci viene detto che questo modello non va più bene, che occorre andare oltre certe distinzioni. ” Mica hanno detto che questo modello non va bene. Hanno detto che non e’ vero che puo essere l’unico modello.

    1. Alessandro

      “Mica hanno detto che questo modello non va bene. Hanno detto che non e’ vero che puo essere l’unico modello.”

      Basta non trattare allo stesso modo cose diverse. Le parole hanno un senso. Da che mondo è mondo matrimonio è unione tra maschio e femmina. Quindi se due gay si associano in qualche modo, non chiameremo quest’unione matrimonio, e non tratteremo quest’unione come un matrimonio. Esattamente come chiamiamo acqua H2O e ciò che non è H2O non lo chiamiamo acqua (o “diversamente acqua”): non è acqua, punto e basta. Quindi niente matrimonio gay, e niente equiparazione del matrimonio a unioni gay. Esattamente come nessuno si sognerebbe di equiparare H2O a CO2. Il Niente equiparazione significa niente equiparazione giuridica, latente o patente. E, ovviamente, niente adozione di figli. Ma sui motivi per cui la coppia gay non deve poter adottare ho già detto abbastanza nei commenti qui sopra.

      1. Che i cattolici ritengono il matrimonio l’unione tra uomo e donna ci può anche stare. Ma perchè un non cattolico dovrebbe pensarla allo stesso modo?

        1. Alessandro

          Non sono “i cattolici” che ritengono ecc.

          “la polarità sessuale in tutte le epoche è costitutiva dell’unione familiare, tanto è vero che gli antropologi “propendono per la convinzione […] che la famiglia, costituita dall’unione durevole, socialmente approvata, di un uomo, una donna, e i loro figli, sia un fenomeno universale, presente in ogni società” (Lévi-Strauss, “Razza e storia e altri studi di antropologia”, Einaudi, 1967, p. 149). La ripartizione sessuale dei compiti è uno dei pilastri della famiglia e della società (cfr. F. Héritier, “Maschile e femminile. Il pensiero della differenza”, Laterza, 1997). Dunque la polarità sessuale è un elemento fondamentale di quella forma di vita collettiva nota come famiglia.”

          http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/05/09/sii-forte-papa/#comment-36290

    2. Anch’io ho visto alcuni episodi di Modern Family, anch’ io lo trovo divertente: quello che contesto io però nel post è la dichiarazione della bioeticista sul fatto che non sia sciocco distinguere tra padre e madre, e tutti gli adeguamenti conseguenti; mi dispiace tanto, ma per me questo è un inganno, e non ci sto che me lo facciano passare come ovvietà. Sulla distinzione tra maschile e femminile è radicato l’equilibrio naturale di ogni famiglia, fosse solo perché nel concepimento e nella nascita, nella crescita dei figli l’uomo e la donna hanno evidentemente ruoli diversi; poi possiamo discutere quanto vogliamo sul fatto che alcuni equilibri ricostruiti per mancanza di uno dei genitori o di tutti e due, funzionino: sono, però, equilibri differenti, credo non ci sia nulla di male a dirlo. Voler convincere a tutti i costi che sono identici e assolutamente equiparabili all’equilibrio originale padre/madre per la vita dei figli, è, a mio avviso, dire una bugia. Tutto questo non significa dare un giudizio di merito sulla vita delle persone che li costruiscono e li portano avanti. Se però un giornale esce con una dichiarazione come quella, io che la leggo vorrei avere la libertà di dire che mi stanno raccontando una cosa che non è vera, possibilmente senza essere giudicata intollerante per questo.

  22. cateri2

    quante coppie che scoppiano lasciano i figli con una sola figura (madre o padre), quanti genitori malgrado loro vengono mancare ai figli piccoli..
    non è necessario essere di due sessi diversi per crescere un figlio. l’importante è amarlo.

    1. Le tue fonti sarebbero Avvenire (giornale della Cei), psicologi della Cattolica, Tempi ( i ciellini? lo so perche una volta li frequentavo e leggevo anche tempi),la bussola quotidiana(blog cattolico), libertà e persona associazione cattolica, uccr unione cristiani razionalisti.
      Non voglio mettere in dubbio la scientificità di quello che dici ma le fonti sembrano leggermente parziali, di parte. No? si puo avanzare questo legittimo dubbio? esistono fonti non di parte?

      1. Alessandro

        “Non voglio mettere in dubbio la scientificità di quello che dici” e invece lo stai facendo.

        “le fonti sembrano leggermente parziali, di parte”. No, occorre discutere il merito, i contenuti, non le “testate” che li riportano. Spiega in che cosa si sbagliano Risè, Iafrate, Carta, Samek, Navarini, ecc.

        Cerca di riferire posizioni scientifiche contrapposte. Bada però che non siano riportate da “testate” considerabili “di parte”, altrimenti la tua obiezione ti si potrebbe ritorcere contro…

        1. L’Associazione Italiana di Psicologia ricorda che le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale […]. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psico­sociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno.
          In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano. In particolare, la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano dello stesso sesso.
          I bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e protezione, insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze, superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali.”
          http://www.aipass.org/files/Comunicato%20adozioni.pdf

          fonte :L’AIP (Associazione Italiana di Psicologia) è dal 1992 il punto di riferimento nazionale per gli psicologi che lavorano nelle Università e negli Enti di ricerca.

          1. Alessandro

            Dura presa di distanza di due psicologi ben noti (Cigoli e Scabini)

            “La qualità della relazione è un concetto-ombrello che viene operazionalizzato in svariati modi nelle singole ricerche e ci chiediamo in che senso scientificamente si possano uniformare condizioni familiari così diverse come conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso, a partire da questo concetto-ombrello. Il tipo di ricerche, il contesto culturale nel quale esse sono state condotte e la quantità di dati raccolti per ognuna di queste condizioni sono assai diverse e qualsiasi ricercatore metterebbe in guardia da generalizzazioni indebite.”

            http://www.aipass.org/node/606

            1. Alessandro

              Lo psicologo Renzo Vianello a riguardo del Comunicato (in fondo al link che ho segnalato):

              “Ho letto quanto scritto da Cigoli e Scabini. Preferisco la loro lettera al comunicato stampa del Direttivo nel quale non mi riconosco e in cui trovo affermazioni NON fondate scientificamente.
              Non mi dilungo nelle riflessioni perché in un Forum “ce la raccontiamo tra di noi” mentre il comunicato del Direttivo è stato rivolto all’esterno.
              Mi sono sentito non rappresentato come studioso. Chi mi conosce e legge questo comunicato si sente autorizzato a pensare che lo condivido: “ecco cosa pensano gli psicologi”. Questo è per me MOLTO grave.
              Invito il Direttivo ad essere in futuro più PRUDENTE nei suoi comunicati e più umile nell’interpretazione dei risultati della ricerca.
              Ritengo che l’emotività politica abbia prevalso sulla interpretazione rigorosa dei risultati della ricerca. Ne sappiamo molto meno di quanto sembri (o indirettamente si faccia capire) dal comunicato.”

              1. Alessandro

                Sottolineo: “Ritengo che l’emotività politica abbia prevalso sulla interpretazione rigorosa dei risultati della ricerca.”

        2. “è nell’interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti e capaci di cure. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all’orientamento sessuale”.
          l’American Psychoanalytic Association

          1. Alessandro

            Quanto contesto sopra vale anche per questo pronunciamento, che tra l’altro non esibisce NESSUN dato scientifico a proprio sostegno.

  23. In sintesi abbiamo un comunicato dell’associazione italiana di psicologia che trova alcune obiezioni. Non tutti i psicologi sono concordi (come e’ naturale che sia). Quello che volevo dire e’ che pretendere che la verità sia solo da una parte secondo me e’ sbagliata. Ci sono i psicologi che sono concordi con il comunicato e quelli che invece la pensano diversamente.
    Il classico dibattito scientifico come potrebbe capitare tra fisici che discutono sui buchi neri o sull’antimateria o quello che ti pare.
    Il problema nasce quando autorità religiose e politiche pretendono di affermare principi universali basandosi solo non sulla scienza ma sulla parzialità delle proprie opinioni e dei punti di vista. Insomma se non viene fatto il matrimonio gay o l’adozione dei gay non e’ perchè ci sono ricerche scientifiche contrarie ma perche’ in Italia abbiamo la Chiesa Cattolica e una maggioranza dei partiti che ha paura di mettersi contro di lei.

    1. Alessandro

      “Il problema nasce quando autorità religiose e politiche pretendono di affermare principi universali basandosi solo non sulla scienza ma sulla parzialità delle proprie opinioni e dei punti di vista”

      Da queste tue parole sembra che esistano da una parte le autorità religiose, portatrici solo di opinioni e punti vista che però vorrebbero far valere come principi universali, e dall’altra la scienza, alla quale bisogna appellarsi per fare affermazioni fondate.

      Bene. Sulla base di queste premesse, dimostrami che quanto sostiene la Chiesa Cattolica su nozze gay e adozioni ai gay non sia vero, sia solo un punto di vista fallace che vuole imporsi come verità universale.

      Non ci riuscirai. E non ci riuscirai perché per provare a confutare le posizioni difese dalla Chiesa, tu – s’è appena visto – usi fare appello alla “scienza”, ma quando lo fai ti imbatti in molti scienziati che la pensano proprio come la Chiesa. Nel caso dell’adozione ai gay hai potuto constatare come psicologi sociologi ecc,. esercitando la propria disciplina, siano pervenuti a convinzioni concordi con quelle della Chiesa (e altri no; ma tu non sei in grado di mostrare che i primi s’ingannino, cadano in fallo, tant’è che paragoni questi dibattiti scientifici a dibattiti in cui nessuno può dire chi abbia ragione: “Il classico dibattito scientifico come potrebbe capitare tra fisici che discutono sui buchi neri o sull’antimateria o quello che ti pare.”)

      Sui matrimoni gay vale lo stesso discorso. Ci sono fior di giuristi (ad esempio) che la pensano come la Chiesa (e altri no).
      Al riguardo si veda ad es. le considerazioni svolte oggi da Francesco D’Agostino, che ho segnalato prima:

      http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/matrimonio-e-omosessuali.aspx

      Ma se appoggiandoti alla scienza non puoi confutare le posizioni della Chiesa, come mai potrai riuscirci? Affidandoti a opinioni personali? Certo che no, perché l’accusa da te mossa alle posizioni della Chiesa era proprio quella di non rappresentare esse altro che opinioni personali di autorità religiose: vorresti dunque contrastare (quelle che tu ritieni mere) opinioni con altre opinioni, sebbene di orientamento opposto? Sarebbe un’operazione metodologicamente scorretta.

      Quindi, come vedi, non sei in grado, stanti le premesse cui aderisci, di confutare le posizioni difese dalla Chiesa.

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