Chi ha fatto il didentro… (una necessaria postilla)

di Cyrano

Bene, adesso devo chiedere scusa a tutti quanti!

Una medaglia a quelli che mi chiedono “per cosa?”, perché evidentemente non hanno letto il post di ieri… un polpettone di citazioni ribollite a fuoco lento per ore ed ore: bravi!

No, non era puro sadismo, e non era neanche un’indagine statistica o (come in Ritorno al futuro) “un esperimento scientifico”: era il fallimento autonomo e cosciente del desiderio di scrivere un post sulla bellezza… ve l’ho propinato ugualmente non solo perché – ogni vera massaia del mondo mi approverà! – se l’ho cucinato, ora ve lo dovete mangiare comunque, ma soprattutto perché questo fallimento rischia di essere terribilmente utile!

«Utile a che?» – ecco, un istante: utile certamente non ad abusare della vostra pazienza (siete ancora qui?!), ma bensì a immortalare un altro terribile rischio di quando si parla della bellezza. Certamente c’è più verità in quanto ho scritto ieri (era solo la mia modesta opinione, che però condivido in toto) che nel generico “è bello ciò che piace”, mantra collettivo dei nostri tempi… Eppure qualcosa non quadra. Che cosa?, dite? Beh, ripeto, sono completamente d’accordo con quello che ho ritenuto di pubblicare ieri (Woody Allen sarebbe fiero di me), eppure mi pare che tutte quelle cose assomiglino alla bellezza come un esplosivo assomiglia a un’esplosione. Freddi, immobili e instabili cristalli di nitroglicerina… avranno pure molto a che fare con la deflagrazione di una palla di luce e fuoco, ma non le somigliano affatto. Così neppure un precisissimo elettrocardiogramma dirà la verità del batticuore che si accende in un uomo quando uno sguardo altrui gli comunica che in lui è accesa sufficiente bellezza perché l’universo, per un immenso istante, si chiami così grazie a lui. «Stanno là a discutere se la lezione originaria fosse “baciò” o “basciò” [è il mio padre spirituale che inveisce contro certi dantisti, ndr 😉 ]… ma brutti cretini, ma lo volete capire o no, che quello era “tutto tremante”, quando l’ha baciata?!»

È del resto comprensibile che uno senta di dover razionalizzare, imbrigliare, motivare e spiegare quel tremore: non solo perché, se si vivesse in preda a quello, si morirebbe in pochi anni (ehi, bisogna suggerirlo in aula a Montecitorio! Il collasso dell’INPS sarebbe scongiurato in un batter d’occhi!), ma perché della bellezza sono solo duramente sopportabili sia la presenza sia l’assenza. È il comparire, istantaneo e fulminante o progressivo e prolungato, di una dimensione universale dell’essere, che sta lì, proprio sulla soglia del tuo mondo, dei tuoi sensi: ti parla con l’accento di chi ti conosce da sempre e ti somiglia indicibilmente, eppure basta poco per capire che siete tanto diversi e che non esaurirai mai l’esplorazione del suo mistero. Non può essere tua, la bellezza, eppure non può non esserlo; conosci in quel momento intimamente che se non la possedessi avresti perso l’occasione della felicità, e già sai che le sue ali sono come quelle di una farfalla… eppure già la possiedi… eppure le sue ali zigzagano con casualità infallibile attorno al tuo dito.

Nient’altro dovette comprendere il primo Giacomo della storia, quando vide squarciarsi una feritoia nel cielo oltremare, e di lì scendere fino alla minuscola e polverosa terra («quest’atomo opaco del male») una scala di fuoco sulla quale creature angeliche salivano e scendevano, senza tregua e senza fretta… «Davvero terribile è questo posto! – disse Giacomo tremando insieme d’amore e di terrore – Questa è la casa di Dio, qui è la porta del cielo!»

E così piantiamo steli anche noi, con lui, recitiamo poesie (più o meno leggibili, più o meno recitabili), citiamo grandi dialoghi sulla bellezza e sull’amore, ma in tutto questo spesso dimentichiamo che – quando il fuoco della bellezza è acceso davanti a noi o in noi davanti ad altri – le nostre parole diventano divine, e il nostro silenzio sacro, perché veniamo ad assomigliare a Dio.

Essere Dio, però, è al contempo la cosa che più desideriamo e quella che più temiamo: per questo facciamo di tutto perché le nostre parole non siano divine e il nostro silenzio non sia sacro, e bolliamo e rimestiamo Platone e Neruda nel rame di un ingegno sempre meno multiforme di quanto vorremmo… Ma la bellezza è un latte che va bevuto appena munto, quando ancora ne promanano la luce del cielo, la freschezza dei pascoli, la fermezza inamovibile delle montagne.

Certo, la bellezza è davvero lo sbalzo dell’anima, o non è niente; certo, è bugiardo chi ne fa un mero prurito individualistico, mentre Diotima ha detto a proposito parole divine coperte da silenzi sacri… eppure la bellezza resta anche infinitamente al di qua e al di là di tante nostre parole cagliate. Ci mungiamo i cuori e i cervelli e le penne per provare a rispondere a quell’insostenibile provocazione, e ne traiamo nel migliore dei casi (la poesia) il sollievo che ci si dà con un forchettone di legno sulla pelle di un arto ingessato.

«Il resto è paglia», come seppe Tommaso. Il resto è una tavola macchiata, come apprese il Beato Angelico…

E si dovrà esserne stroncati, probabilmente, per capirne qualcosa di veramente vero.

55 pensieri su “Chi ha fatto il didentro… (una necessaria postilla)

    1. A me pare uguale agli dèi
      chi a te vicino così dolce
      suono ascolta mentre tu parli
      e ridi amorosamente. Subito a me
      il cuore si agita nel petto
      solo che appena ti veda, e la voce
      si perde nella lingua inerte.
      Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
      e ho buio negli occhi e il rombo
      del sangue nelle orecchie.
      E tutta in sudore e tremante
      come erba patita scoloro:
      e morte non pare lontana
      a me rapita di mente.

      1. Velenia

        si,si,questo è stato il sottofondo della mia adolescenza,benedetto liceo classico all’ estrema periferia della nazione,grazie Cyrano di avere citato,fra gli altri.anche Saffo, aspetto una citazione di Catullo,però per tornare indietro di trent’anni.

        1. Ille mi par esse deo videtur,
          ille, si fas est, superare divos,
          qui sedens adversus identidem te
          spectat et audit
          dulce ridentem, misero quod omnis
          eripit sensus mihi: nam simul te,
          Lesbia, aspexi, nihil est super mi
          * * * * * * * *
          lingua sed torpet, tenuis sub artus
          flamma demanat, sonitu suopte
          tintinant aures, gemina et teguntur
          lumina nocte.
          otium, Catulle, tibi molestum est:
          otio exsultas nimiumque gestis:
          otium et reges prius et beatas
          perdidit urbes.

      2. 61Angeloextralarge

        Il sottofondo della mia adolescenza è stato questo… che romantica che ero…:

        Questo amore
        Così violento
        Così fragile
        Così tenero
        Così disperato
        Questo amore
        Bello come il giorno
        Cattivo come il tempo
        Quando il tempo e cattivo
        Questo amore così vero
        Questo amore così bello
        Così felice
        Così gioioso
        Così irrisorio
        Tremante di paura come un bambino quando e buio
        Così sicuro dì sé
        Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
        Questo amore che faceva paura
        Agli altri
        E li faceva parlare e impallidire
        Questo amore tenuto d’occhio
        Perché noi lo tenevamo d’occhio
        Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
        Perché noi l’abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
        Questo amore tutt’intero
        Così vivo ancora
        E baciato dal sole
        E’ il tuo amore
        E’ il mio amore
        E’ quel che e stato
        Questa cosa sempre nuova
        Che non e mai cambiata
        Vera come una pianta
        Tremante come un uccello
        Calda viva come l’estate
        Sia tu che io possiamo
        Andare e tornare possiamo
        Dimenticare
        E poi riaddormentarci
        Svegliarci soffrire invecchiare
        Addormentarci ancora
        Sognarci della morte
        Ringiovanire
        E svegli sorridere ridere Il nostro amore non si muove
        Testardo come un mulo
        Vivo come il desiderio
        Crudele come la memoria
        Stupido come i rimpianti
        Tenero come il ricordo
        Freddo come il marmo
        Bello come il giorno
        Fragile come un bambino
        Ci guarda sorridendo
        Ci parla senza dire
        E io l’ascolto tremando
        E grido
        Grido per te
        Grido per me
        Ti supplico
        Per te per me per tutti quelli che si amano
        E che si sono amati
        Oh sì gli grido
        Per te per me per tutti gli altri
        Che non conosco
        Resta dove sei
        Non andartene via
        Resta dov’eri un tempo
        Resta dove sei
        Non muoverti
        Non te ne andare
        Noi che siamo amati noi t’abbiamo
        Dimenticato
        Tu non dimenticarci
        Non avevamo che te sulla terra
        Non lasciarci morire assiderati
        Lontano sempre più lontano
        Dove tu vuoi
        Dacci un segno di vita
        Più tardi, più tardi, di notte
        Nella foresta del ricordo
        Sorgi improvviso
        Tendici la mano
        Portaci in salvo.

        (Jacques Prévert)

  1. Mario G.

    Di tutto il tuo lungo post o caro Cyrano (che sia un altro polpettone anche questo?!) ho molto apprezzato questo volgere lo sguardo su quella emozione, anzi meglio, su quella commozione, che forse ai più sfugge, del “tutto tremante” quando la baciò (o basciò…). Che dice bene e senza tante parole che di fronte alla Bellezza non si può che stare con stupita commozione o se preferite con commosso stupore.

  2. Ormai canute son le mie

    tempie, e bianco è il capo:

    la giovinezza amabile

    non c’è più, e vecchi sono i denti:

    della vita dolce non molto

    è il tempo che resta.

    Per questo, io piango

    spesso, temendo il Tartaro.

    Terribile è l’antro

    di Ade: penosa

    è la discesa; e per chi è andato giù

    è destino non risalire.

  3. Erika

    Mi sono commossa, Cyrano.
    Ieri non sono riuscita a commentare, ma hai dato voce a qualcosa che sento.
    Non è bello “ciò che piace”. Semplicemente ciò che piace di solito è bello, anche se non risponde a un criterio estetico preciso.
    Perché trovo incantevoli le mani rugose di mia nonna?
    Perché ancora mi perdo a guardare gli occhi un po’ tristi, incorniciati da un reticolo di rughe, di mio marito?
    Essi non sono belli “per me”.
    Solo che io ne vedo la bellezza, perché ne conosco la bontà, ne conosco la verità essenziale.
    Solo a sguardi disattenti sfugge la vera bellezza.
    Il seno un po’ cadente e “smagliato” di una mamma che ha allattato i suoi figli non è forse più bello, perché più emozionante, di due perfette protesi di plastica?
    Mi piacerebbe che si parlasse di più di queste cose, perché Dostoevskij disse che la bellezza salverà il mondo.
    E per me (che sono del tutto imparziale…vero Lidia? 😉 ) Dostoevskij non ha mai detto scemenze.

    1. Difatti ne parliamo, Erika…
      Non perché siamo in grado di farlo, ma perché non siamo in grado di non farlo.
      E grazie a te.

    2. Alessandro

      “io ne vedo la bellezza, perché ne conosco la bontà”.
      Quindi si conferma quanto si sosteneva qualche giorno fa, e cioè che il bello e il buono sono vocati a essere identici, e che solo chi sa riconoscerne l’identità sa riconoscerli. Infatti, chi non vede il buono della maternità che allatta non vede neppure la bellezza del seno smagliato e un po’ infiacchito.

      1. ma certo che si conferma, Alex…
        e così si riconferma anche (se mai ce ne fosse bisogno) che la bellezza e l’amore sono solo per i buoni, e che rendono buoni i non cattivi.

    3. nonpuoiessereserio

      Erika, davvero un bel commento che mi ha illuminato almeno su un passaggio del bellissimo post di Cyrano.

    4. lidia

      a me ciò che ha detto Dostoevskij sulla bellezza piace molto! Tanto che l’ho scritto a lettere cubitali in camera mia 🙂 Sono altre le cose di D. che non mi piacciono: il suo antisemitismo per esempio, e il suo stile letterario (a me non pisce)..ma ha detto tante altre cose buone, e per quelle lo ricordiamo (anche se Tolstoj è il meglio, anzi, er mejo).
      A me piacciono tanto i tuoi commenti! Ti lodo sempre anche in privato (Andreas lo può confermare 🙂 ) Sei tutti noi!

      1. Confermo tutto e rincaro la dose! 😉 La presenza di Erika è un vero dono per tutti noi frequentatori del blog.

        Al solito vertiginoso e lussureggiante il duplice post di Cyrano, capace come pochi di sollecitare a una meditazione più profonda.

  4. Erika

    E’ vero, Cyrano, noi, sul blog, ne parliamo (indegnamente).
    Intendevo dire che mi piacerebbe se ne parlasse di più “fuori”…Mi piacerebbe vedere più attenzione alla bellezza (quella vera), nella tv, al cinema, sui social network…
    Invece questi mezzi spesso si usano per diffondere bruttezza, volgarità, violenza in tutte le sue forme.
    Mi piace pensare che il cristianesimo, rispetto alle altre religioni, sia pura bellezza.
    In fin dei conti Gesù non è venuto a dirci proprio questo, cioè che la bellezza è nella verità, nella giustizia, nell’amore, nel perdono e che questa BELLEZZA è DIO, e noi dobiamo difenderla ad ogni costo?

    Perfectio e Giuliana: Grazie!

    1. Gesù è venuto a mostrarci la bellezza – paradossale e gloriosa – dell’uomo dei dolori, verso il quale tutti gli sguardi della storia si volgono, anche mentre si coprono il viso per non vederlo: «Quando sarò elevato da terra, attirerò a me tutti quanti».
      Se vai a guardare il testo greco del Vangelo, il soggetto prima della frase “Ecco l’uomo” è Gesù, che esce per essere visto da tutti, flagellato e vilipeso. Beh, prima di quella frase, dove abitualmente s’inserisce un “e Pilato disse”, lì non c’è alcun cambio di soggetto…
      Quella bellezza (è questa la risposta alla domanda straziata della pagina di Dostoevskij – «quale bellezza?!») è quella che, manifestando il volto del vero Dio, scava un fossato eterno tra il cristianesimo e le [altre] religioni: Gesù è l’unica possibilità credibile di Dio.

      1. 61Angeloextralarge

        Cyrano: smack! 😀
        Mi sa che se continuate così, oggi salirà il diabete del blog! 😉

  5. “Quale pensi che sia, Socrate, la causa dell’amore e del desiderio? Non vedi in che strano stato sono gli animali, quando il loro istinto li spinge a procreare? Tutti gli animali – che si muovano sulla terra o volino nell’aria – sembrano impazziti, l’amore li tormenta, e li spinge ad accoppiarsi. Poi quando viene il momento di nutrire i loro piccoli, sono sempre pronti a combattere per difenderli: anche i più deboli affrontano animali più forti di loro e sono pronti a sacrificarsi per amore dei loro piccoli. Soffrono loro le torture della fame, pur di sfamare i figli e far tutte le altre cose necessarie. Presso gli uomini si può pensare che tutto questo sia il frutto di una riflessione razionale. Ma presso gli animali, da dove proviene questo amore che li mette in tale stato? Puoi dirmelo?”

  6. Alessandro

    “Presiedendo alle misteriose leggi che governano l’universo, il divino soffio dello Spirito creatore s’incontra con il genio dell’uomo e ne stimola la capacità creativa. Lo raggiunge con una sorta di illuminazione interiore, che unisce insieme l’indicazione del bene e del bello, e risveglia in lui le energie della mente e del cuore rendendolo atto a concepire l’idea e a darle forma nell’opera d’arte. Si parla allora giustamente, se pure analogicamente, di « momenti di grazia », perché l’essere umano ha la possibilità di fare una qualche esperienza dell’Assoluto che lo trascende.”

    (Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 1999)

  7. Alessandro

    “Oggi vorrei soffermarmi brevemente su uno di questi canali che possono condurci a Dio ed essere anche di aiuto nell’incontro con Lui: è la via delle espressioni artistiche, parte di quella “via pulchritudinis” – “via della bellezza” – di cui ho parlato più volte e che l’uomo d’oggi dovrebbe recuperare nel suo significato più profondo.

    Forse vi è capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare un’intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramente che di fronte a voi non c’era soltanto materia, un pezzo di marmo o di bronzo, una tela dipinta, un insieme di lettere o un cumulo di suoni, ma qualcosa di più grande, qualcosa che “parla”, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l’animo. Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto.”

    (Benedetto XVI, Udienza generale, 31 agosto 2011)

  8. L’essenza del cristianesimo:
    Chi lascia qualcosa per amor mio, riceve il centuplo in cambio, e chi mi vuole avere, deve spogliarsi di se stesso e di tutte le cose, e chi vuole servirmi deve seguire me, non può seguire i suoi interessi.

    1. Alessandro

      a patto di capire che “spogliarsi di tutte le cose” non significa disfarsi di tutto ciò che è mio (anche gli apostoli avevano la loro cassa), ma trattarlo in modo che non mi sia di ostacolo nella sequela di Cristo.

      1. Il vangelo vuol dire trasmutarsi, andare oltre, (metanoia) non vivere uguale a tutti e pretendere sia vangelo.
        Sennò è il vangelo Ferrero, quello della Nutella.
        Seguire (sequela (sic!)è seguire, non proseguire a essere come si è.
        O voi siete differenti dagli altri, e in che cosa lo sareste differenti?
        Al vostro interno’?E che ne sapete dell’interno degli altri?Facendo dichiarazioni? Ma anche Beppe Grillo fa dichiarazioni!

          1. Alessandro

            dico che per non tradire il vangelo non è necessario non avere alcuna proprietà . Zaccheo si converte a Cristo, ma non rinuncia a tutti i suoi averi:

            “Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 8-10)

            1. Quindi te “lasciate tutto e seguitemi” lo intendi striminzitamente:
              1) come spogliarsi della proprietà
              2) ritieni che non sia necessario spogliarsi della proprietà

              1. Alessandro

                ma certo che non è necessario spogliarsi della proprietà. Zaccheo non si spogliò delle proprietà, e neanche Lazzaro, Marta e Maria. E poi non è chiesto per la sequela di Cristo di “lasciare tutto”, ma di “rinnegare se stessi”:

                “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9, 23)

                    1. Alessandro

                      se vuoi essere cristiano la croce la devi portare dietro a Cristo, non su altri sentieri…

                    2. …io non voglio essere cristiano, ma voi chi lo può dire se siete cristiani? lo può dire di se stesso qualcuno io sono cristiano? Io, per esempio, non vi considero cristiani, per nulla. Non ci avete nulla di cristiano, se non la snocciolatura di preghiere o di frasi delle scritture. Così erano i farisei.

                    3. Alessandro

                      e per dimostrarti che siamo cristiani scrivendo su un blog che dovremmo fare?

                    4. …non si può dimostrare in nessun modo. Tantomeno su un blog. Parliamo del nuovo libro della Miriano, invece.
                      O dei pensieri di noi poveri Cristi, normali.

                    5. Alessandro

                      Se non si può dimostrare in alcun modo in un blog se si è cristiani o no, allora non hai nessun motivo per dire “non vi considero cristiani, per nulla” a gente che conosci solo via blog.

                    6. …e vi dirò di più, di nessuno si può capire se è cristiano o no, o blog o meno, quindi io non considero cristiano nessuno, e non mi interessa se è cristiano o no, mi interessa quello che dice lui, che mi racconta lui, non quello che lui riporta che dicono le scritture o le dottrine, e quello che fa (ammettendo che si possa sapere l’uno dell’altro quello che si fa)Quello che dicono le scritture lo riportano, o pretendono di riportarlo, i sacerdoti del tempio, il resto è aria.

                1. Beh, in realtà viene anche chiesto di lasciare tutto, e non solo in senso di averi materiali. Si chiede di rinunciare a mogli, figli, fratelli ecc.. per poter avere il cento per uno e la vita eterna. E allora come la mettiamo?

                  1. Alessandro

                    “Allora Pietro prendendo la parola disse: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?”. E Gesù disse loro: “In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.
                    Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. ” (Mt 19, 27-29)

                    Il senso è: chiunque ha rinunciato a qualcosa di veramente importante per seguire Cristo riceverà ecc. Ma non è necessario lasciare parenti, basta lasciare importanti beni materiali per ricevere 100 e vita eterna (almeno, questo è il senso esplicito della frase): “case, O fratelli [e non: “e fratelli”], o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi ecc.”.
                    Mi pare insomma che qui Gesù, dandosi ad elencare, mostra di non voler precisare chi/che cosa occorra lasciare, ma voglia dire genericamente che occorre lasciare ciò che impedisce di vivere secondo i suoi comandamenti, che occorre rinunciare a molte delle nostre certezze consolidate (legami parentali, possessi materiali) se sono d’impaccio alla sequela.

                    1. però lui chiede di lasciare tutto. Lasciare ciò che possediamo. Smettere di possedere. Ognuno troverà il suo modo di lasciare tutto per seguire Cristo, ma sempre tutto deve lasciare.
                      Sono parole toste ma chiare.

                    2. Alessandro

                      Mi pare che siamo d’accordo sul fatto che “lasciare tutto” non significa “non frequentare più tutti quelli che si sono conosciuti finora, a partire da parenti mariti mogli e amici, e rinunciare a tutti ma proprio a tutti i possessi materiali detenuti fino ad allora”. Ciò che si continuerà a possedere non lo si possederà più in un modo incompatibile con la sequela di Cristo: seguendo Gesù deve cambiare il modo di possedere, si potrebbe dire che si deve cessare di essere posseduti da ciò che si possiede, e che ciò che si possiede va messo al servizio di Cristo (cosicché è Cristo a possederci veramente in ciò che possediamo). Allo stesso modo non è necessario lasciare – ad esempio – un amico, ma è necessario amarlo in modo nuovo, come vuole l’Amico per eccellenza.

                    3. JoeTurner

                      «Chi si potrà dunque salvare?». E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile»

                    4. Lasciare tutto significa lasciare tutto. Non avere nulla di proprio. E secondo me sta qua il punto. Non avere nulla per sè. Avere tutto per gli altri: usare i propri beni per gli altri; e i propri affetti? Non possedere madre, padre, moglie figli… per qualcuno può voler dire vivere senza legami familiari, per gli altri potrebbe essere imparare ad amare senza egoismo, senza possedere, senza volere gli altri per sè, lasciarli quindi… cioè amarli davvero.
                      Io così la leggo questa pagina. Poi certo, ognuno ha il suo “tutto” da lasciare, che sia l’obolo della vedova o le ricchezze del giovane triste.
                      Buonanotte ragà!

              2. Dipende da cosa si intende per la proprietà di cui bisogna spogliarsi.
                «La vita, per alcuni è cupa, per altri grigia. Per me è radiosa. Ci sono molti elementi che concorrono alla luminosità della mia esistenza attuale: innanzitutto, un mattino di quattro anni fa ho scoperto, in un colpo solo, di avere un tumore alla tiroide e un carcinoide al pancreas e al fegato, per cui da allora devo sottopormi ogni giorno alla terapia dell’interferone. Inoltre, svolgo il mio lavoro fra molti contrasti e anche, com’è naturale, qualche disillusione. Infine, anche per colpe mie, sono lontano da colei che, malgrado un divorzio, nella prospettiva cristiana resta mia moglie e che mi ha dato una figlia, mentre gli altri due figli sono venuti dal mio secondo matrimonio. Eppure, godo di una vita cristiana vibrante. Ed è questa visione di fede che, malgrado tutto, rende la mia esistenza radiosa.» (Leonardo Mondadori, Conversione)
                http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=198&id_n=5525

          1. Alessandro

            infatti, dove sta scritto che bisogna rinunciare ai pocket coffee per seguire Cristo? 😉

        1. «Sennò è il vangelo Ferrero, quello della Nutella.»
          L’anno scorso è morto a 47 anni Pietro Ferrero, quello della Nutella. Non mi pare di ricordare un funerale con le prefiche prezzolate.

  9. Francesca

    Bellissimo quanto scrive Erika e condivido. Pero’ stiamo attenti a non considerare tutto bello “in relazione a ” qualcosa. nel senso che io credo ci siano cose oggettivamente belle e cose oggettivamente brutte. E’ in voga il relativismo per cui si vuol far credere che ogni cultura nell’universo mondo sia portatrice di grandi significati e bellezze tali e quali altre. io invece penso che ci siano culture superiori ( e belle) tipo quella greca antica rispetto a quella della Papua nuova Guinea…

    1. “É só o amor! É só o amor
      Que conhece o que é verdade.”

      http://letras.terra.com.br/legiao-urbana/22490/

      “E’ soltanto l’amore! E’ soltanto l’amore
      Que conosce ciò che è vero”

      Verità e bellezza, insieme. Non è bello ciò che piace ma, come dice Velenia, se piace a te è bello, se è bello, aggiungo, è vero.

      Di questo io avevo già parlato e lo spadacino del blog mi aveva detto: “Un giorno, poi, tuo figlio capirà anche che una parte della bravura si trasforma in bellezza, come l’invisibile calore del sole si trasforma nel colore dei petali. Arriva un’età – promettilo, a tuo figlio – in cui anche la sua bellezza sarà un suo merito, e lì avrà la gioia di riconsegnare la bellezza e la bravura all’invisibile sole da cui promana ogni gioia, e ogni vitalità, e ogni bellezza”

      Ci credo Cyrano e puoi essere certo che cercherò di spiegare la cosa al mio bambino.

      Grazie nasone e ben tornato, mi eri mancato!

    2. lidia

      io il termine superiore/inferiore in fatto di culture non lo sopporto, perdonami, Francesca.
      La cultura superiore dei Greci ammetteva la pedofilia omosessuale come prassi normale, e i carmi si sprecano sull’oggettiva bellezza di una relazione sessuale omosessuale.
      Gli indigeni della Papua nuova Guinea hanno canti bellissimi, pitture rupestri fighissime. Certo, non hanno Socrate e Platone e la Venere di Milo ed Eschilo, che sono belli, certamente, ma hanno altre cose belle. IL livello è diverso, ma anche i parametri contestuali sono diversi.
      Quanto al superiore/inferiore, ripeto, la nostra cultura superiore sbatte i vecchi negli ospizi mentre la cultura inferiore africana venera l’anziano come cosa sacra.

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