di Cyrano
Scusate, ma io faccio ancora un po’ di fatica a crederci.
Non vorrei essere cinico, ma è dalle medie che l’esperienza me lo insegna: quando senti qualcuno dire “non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace”, voltati e guarda, nove su dieci è solo il rantolo della volpe che non arriva all’uva. Che volete, quando si cominciava a guardarsi attorno e si vedeva che i tipi più svelti della classe avevano già la ragazza (quelli che riuscivano ad abbinare l’opzione ragazza all’opzione motorino assurgevano al rango di eroi di guerra) la conclusione era perentoria: «Devi trovartene una anche tu!»
A partire da questa premessa, è chiaro che non si può fare troppo gli schizzinosi, e che la prima sventurata che capiterà a tiro sarà lieta di regalarsi qualche giorno-settimana-mese d’infelicità. La faccenda funziona, disgraziatamente, perché mentre i giovani maschietti si rendono conto di avere in casa pareti troppo spaziose e troppo vuote per non darsi da fare con una stagionale incetta di trofei, le miserelle, da parte loro, sono generalmente fin troppo insicure per potersi permettere il lusso di non credere a una bugia (non è detto che passi, con l’adolescenza, stando a Mia Martini). Sia dunque sfigurato dall’acne, il nostro eroe, e imbottito da uno scrupoloso decennio di porcherie assortite assunte per via orale; sia rozzo nel proporsi, limitato nel lessico… lei potrà comunque ripetersi, tutte le volte che sarà necessario: «Mi ha detto che mi ama!» – «Uhm – sembra di sentire il mugolio di James Bond – la solita parola magica…»
Così cominciano di norma i tamponamenti a catena dell’età più magmatica e difficile della vita umana (almeno come la conosciamo oggi, ché cento anni fa i quattordicenni erano uomini e donne), con la disinvoltura di un’anziana signora che debba uscire da un parcheggio in centro all’ora di punta e sotto la pioggia. Ogni volta che sento qualche coetaneo rimpiangere con un moto di malinconia «il bel tempo che non tornerà», è a me che viene un coccolone di tristezza, ma per il mio coetaneo, non per quando si era ragazzini!
Insomma, nel bisogno dettato dalla grande novità che si apriva a passi inesperti – e chi c’è, di norma, a guidare quei passi? – si sta insieme un po’ per sfruttarsi e un po’ per sostenersi a vicenda: da questo letame, in fondo, possono germogliare i fiori di una sincera gratitudine, e quanto c’è di vero e di buono nella tenerezza tra due adolescenti fa capo a questo, credo.
Se poi uno proprio fosse colto da un raptus di “adolescentite”, il rimedio infallibile sarebbe sempre riprendere in mano qualche pagina di un qualunque diario del “tempo delle mele”: frasi come “konta kuello ke ai [sic!] nel kuore”, “l’importante di una Xsona è il karattere” o “Xdona ma nn dimentikare” sono i piccoli artigli di cuccioli che si avventurano fuori dalla tana, e prima o poi torneranno anche utili, ma sono allora irrimediabilmente privi di quello che promettono – la saggezza – come i profumi della primavera sono privi dei succhi dell’estate.
A quell’età, il malinteso di fondo sulla bellezza è il falso problema che si debba scegliere tra “il dentro” e “il fuori” di una persona, tra il suo aspetto e la sua personalità. Il problema, in effetti, sembra serio, perché lo sviluppo fisico di un adolescente è rapido e armonizza poderosamente forme e proporzioni, laddove la personalità brancola perlopiù in un mare d’indeterminazione. Non solo, ma mentre lo sviluppo fisico sembra procedere tranquillamente in obbedienza a leggi proprie e salde, benché dissestanti, quell’altro può benissimo starsene inerte per mesi e anni, ragionevole e docile come un mulo impalato su un sentiero di montagna.
Il dilemma è falso perché la bellezza fisica è immagine della grazia, e lo sviluppo della personalità è traccia della libertà: la saggezza è data dalla dimestichezza che mano a mano si guadagna nel far collaborare queste due dimensioni, ma fintanto che questa non comincia a distillarsi, la libertà sarà destinata a esaltarsi in libertarismo o ad annichilirsi in depressione, mentre la grazia dovrà presto o tardi spegnersi come un fiore che non sia stato fecondato.
Eppure stava scritto tanto chiaramente, nel Vangelo: «Chi ha fatto l’esterno non ha fatto anche l’interno?» A guardar bene, poi, sembra che se ne possa ricavare la formula inversa “chi non ha fatto l’interno non ha fatto nemmeno l’esterno”. Beh, se penso a quanto rapidamente sono sfiorite le bellezze di Clizia, Martina e Barbara, che alle medie parevano delle piccole dee… E se considero quanto sembrino stanchi e spenti, oggi, gli occhi di Antonio, Carlo e Stefano, che inutilmente noialtri (schiappe) ci sforzavamo di imitare. Come palloncini quattro giorni dopo la festa… Pensavo di esagerare, le prime volte che rimuginavo queste esegesi strampalate: poi ho letto di come Origene (mica pizza e fichi!) raccomandasse alle donne – passi scritturistici alla mano! – la pudicizia come via di mantenimento della sodezza del seno, e mi sono detto che non potevamo sbagliarci tutti e due, su questioni di così vitale importanza, poi!
Cose del genere, del resto, si potevano capire anche senza disturbare la Sapienza di Dio incarnata, ma si sa, Gesù è venuto dopo tutti i profeti quasi a tenere un corso di specializzazione, e s’è trovato incastrato a dare ripetizioni sui fondamentali: bastava entrare nella bottega di un coppiere e dare un’occhiata alla fatica dell’artigiano, che compendia in sé la legge dell’universo. La bellezza vera, quella che non passa con l’avvizzimento delle membra, è solo uno sbalzo dell’anima, e come la coppa non avrà mai le decorazioni che l’Artigiano ha in mente, se gli strumenti non colpiranno la parte interna della lamina, così nessun corpo sarà davvero attraente (per quanto bello) se resta inanimato. Dissentano pure i necrofili; io sono all’antica, e amo le persone vive perché in quelle la bellezza è un’irradiazione dell’immateriale sul materiale e oltre.
«Mestier non era parturir Maria», certamente, per così poco. Ci voleva comunque una donna, perché gli uomini capissero queste cose, ma è bastata una straniera di Mantinea, quella che ha iniziato Socrate ai misteri di Eros: «Quando un uomo fecondo nel suo animo, simile agli dèi, coltiva sin da giovane il proprio spirito, e divenuto adulto sente il desiderio di mettere a frutto le sue capacità, allora cerca in ogni modo la bellezza – perché mai potrà essere creativo nella bruttezza. I suoi sentimenti si dirigono allora verso le cose belle piuttosto che verso le brutte, proprio perché la sua anima è feconda. Se incontra un’anima bella e generosa e sensibile, allora le dà tutto il suo cuore: davanti a lei saprà trovare le parole giuste per esprimere la sua forza interiore, per esaltare i doveri e le azioni di un uomo che vale: così potrà guidarla educandola. E secondo me, attraverso il contatto con la bellezza dell’anima dell’altro, con la sua costante presenza, potrà venire alla luce quanto di meglio portava in sé da tempo: in questo senso la sua anima crea, genera nuova vita. Che sia presente o assente, il suo pensiero va sempre all’altro che ama e così nutre ciò che nel rapporto con lui in sé ha generato. Tra gli esseri di questa natura si crea così una comunione più intima di quella che si ha con una donna quando si hanno dei bambini, un affetto più solido. Son più belle, in effetti, ed assicurano meglio l’immortalità, le creature che nascono dalla loro unione».
Così Neruda poté scrivere: «Me gustas cuando callas porque estás como ausente, / […] Como todas las cosas están llenas de mi alma / emerges de las cosas, llena del alma mía»*
È sbalzo dell’anima, la bellezza, nel corpo e oltre; e questo non s’è mai visto più chiaramente che nell’“uomo dei dolori”, meravigliosamente riconosciuto come “il più bello tra i figli dell’uomo” – il sublime. Lo Spirito che preparava il passo alla Verità, però, aveva già mostrato agli uomini che lo strabismo era capitato all’incantevole Venere, e non al suo orrendo marito (sì, ho meno difficoltà ad ammettere l’ispirazione delle Metamorfosi che quella del Corano!): quando il mistero della bellezza pulsa dall’interno della coppa, tutto l’esterno ne risulta sbalzato fino ad un’autentica trasfigurazione.
Questo è l’essenziale, ed è un malinteso pretenderlo invisibile agli occhi: ci vogliono però gli occhi dell’amore, i quali (ciechi come quelli di Tiresia e di Omero) sono gli unici che sanno guardare davvero.
Così l’amante può ridersela degli slogan sulla bellezza, e restare muto a contemplare quegli inspiegabili e inequivocabili difetti (fisici e non) dell’amato: quella pelle cadente, quel naso pronunciato, quei veli di tristezza… perché non sortiscono l’effetto di dissuadere l’amore?
«Mi bella, eres hermosa como el viento, / mi fea, de tu boca se pueden hacer dos, / […] amor, te amo por clara y por oscura»**.
*: «Mi piaci quando taci perché sei come assente, / (…) Dal momento che tutte le cose sono piene della mia anima / emergi di mezzo alle cose, piena dell’anima mia»
**: «Mia bella, sei leggiadra come il vento, / mia brutta, della tua bocca se ne possono fare due, / (…) amore, ti amo in quanto chiara e in quanto oscura»
Tu o Cyrano hai certamente fatto il classico (il liceo intendo…) io no. Ma non per questo non posso condividere le tue riflessioni, un po’ troppo dotte per la mia formazione e gusto, eppur così vere e comuni; nel senso a noi uomini così corrispondenti.
P.S.: grazie per la delicatezza di aver riportato, seppur a piè pagina le traduzioni delle citazioni in lingua.
Mario… 🙂 le citazioni sono in lingua perché la poesia, finché si può evitare di tradirla traducendola, è sempre meglio (e poi era spagnolo, mica Swahili!) 🙂
Platone non m’è manco passato per la testa di metterlo in greco, ovviamente! 😉
allora il nasone c’è ancora…
Mi viene in mente La vita della mente, di Hannah Arendt, ove si parla dell’essere per apparire. Dell’interno informe programmato per essere nascosto, occultato, contenuto, mentre il suo rovescio, l’esterno, è programmato per apparire, per essere esposto, per comunicare, per avere una forma che è anche un significato. Un moto che non va dall’interno verso l’esterno come ansia di esporre tutto il nascosto (così tipico della nostra società), ma che al contrario si definisce per ciò che dell’interno è contenuto, trapela, prende senso, ma resta nascosto, pur influenzando l’esterno. L’equivoco è che, con le budella in piazza, tanti credono di essere più veri, più sinceri. Invece sono sventrati e probabilmente ripugnanti.
Il trucco, al contrario, è rivestirsi, indossare un’armatura di luce, tenere insieme tutto questo verminaio, levigarlo per uno scopo, con una destinazione.
Per dirla con Italo Calvino, è il contrasto tra Gurdulù (tutto budella e niente armatura) e il cavaliere inesistente, Agilulfo Emo Bertrandino dei Guidilverni e degli altri di Corbentraz e Sura… tutto armatura e niente budella.
Che bel commento, grazie!
« Uomini nati nel buio della vostra vita, simili alla stirpe caduca delle foglie, essere fragili, impasto di fango, vane figure d’ombra, senza la gioia delle ali, fugaci come il giorno, infelici mortali, uomini della razza dei sogni, date ascolto a noi: immortali e sempre viventi, creature del cielo, ignari di vecchiezza, esperti di indistruttibili pensieri. Ascoltate da noi tutta la verità sulle cose del cielo e la natura degli uccelli, sull’origine degli dèi e dei fiumi, e dell’Erebo e del Caos. In principio c’erano il Caos e la Notte e il buio Erebo e il Tartaro immenso; non esisteva la terra, né l’aria né il cielo. Nel seno sconfinato di Erebo, la Notte dalle ali di tenebra generò dapprima un uovo pieno di vento. Col trascorrere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, fiore del desiderio: sul dorso gli splendevano ali d’oro ed era simile al rapido turbine dei venti. Congiunto di notte al Caos alato nella vastità del Tartaro, egli covò la nostra stirpe, e questa fu la prima che condusse alla luce. Neppure la razza degli immortali esisteva avanti che Eros congiungesse gli elementi dell’universo. Quando avvennero gli altri accoppiamenti, nacquero il cielo e l’oceano e la terra, e la razza immortale degli dèi beati »
Non saprei,io a 19 anni mi sono innamorata tenacemente di un 24 anne bruttarello con gli occhiali spessi,la barba incolta, magro da far paura, alle mie amiche che mi chiedevano cosa ci vedessi rispondevo che,appunto.vedevo la bellezza del suo cuore ed ero ben lieta di vederla solo io.
Oggi quello stesso ragazzo di 50 anni,mio marito da 17,non è affatto male,ha messo su qualche chilo,non ha più gli occhiali,la sua barba è quasi bianca (particolare che trovo irresistibile) e soprattutto la bellezza del suo cuore non si è per nulla offuscata con il trascorrere del tempo.
Velenia. mica male come risultato, eh! 😉
…che bello! 🙂
“Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant’anni e più la guardo
e più mi sembra bella.”
😀
Sessant’anni?La tua età Alvisuccio?
animata bellezza d’animale
Sempre bianco nero ma più in bello 🙂

Figura ambigua: Vecchia Signora o Giovane Avvenente? O entrambe?
Cyrano: troppo forte questo post! Mi hai riportata indietro negli anni (tantiiii…), alle prime cottarelle, ai primi “sentirmi grande”. 😉 Ogni tanto un po’ di “sani” ricordi non fa male! Dico “sani” perché comunque mi hanno aiutata a crescere, perfino le cottarelle “alla Vincenza”, quelle che uno ha ma l’altro nemmeno ci pensa. Adesso che c’è la trasmissione della Clerici… come la mettiamo? Partecipiamo alla ricerca di qualcuno di “quei tempi”? Boh! Credo sia meglio lasciare tutto nel cassetto dei ricordi, dove puntualmente c’è solo e sempre quello che “vogliamo” ricordare. Personalmente sono rimasta “delusa” nell’incontrare qualcuno che ha fatto parte della mia vita di adolescente e che poi ho perso per strada, e credo che la cosa sia stata reciproca. E’ un po’ come vedere un film dopo aver letto un libro che ci è piaciuto tanto: il film è sempre svantaggiato!
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
“Bello” deriva da “buono”, ecco perché il diavolo non può essere bello, ma solo indossare ingannevole sembianza avvenente.
Destino dei trascendentali (vero, buono, bello) è di diventare ciò che sono, cioè identici: sicché il perfettamente buono sarà perfettamente bello. Disponiamo di arcani organi recettori sensibili ai trascendentali e alla loro identità-coincidenza destinale: una sorta di sinestesia non allucinatoria che ci fa riconoscere bello, fulgidamente bello, ciò che risplende di bontà.
E’ la sinestesia del buono-cioè-bel Pastore, ma pure – e ancor più stupefacente e deliziosamente straba – quella dell'”uomo (il più buono) dei dolori” che è “il più bello tra i figli dell’uomo”.
“Gesù è venuto dopo tutti i profeti quasi a tenere un corso di specializzazione, e s’è trovato incastrato a dare ripetizioni sui fondamentali”: credo che Gesù sapesse perfettamente che sarebbe rimasto incastrato… ;.) Pensa che umiltà, eh? Pur sapendolo è venuto uguale. 😀 Quanti di noi cambierebbero casa per andare a vivere in un tugurio, sapendo di aver diritto ad abitare in una villa?
“così nessun corpo sarà davvero attraente (per quanto bello) se resta inanimato”: mi piace questa stoccata, Cyrano! Ma quanti necrofori ci sono intorno a noi? E come lavorano bene quelli che ci sfornano modelli di vita talmente vuoti da stimolarci a diventare necrofori pure noi!
“ci vogliono però gli occhi dell’amore”: smack! 😀
Gesù non è venuto per un corso di specializzazione, è venuto a farci un riassunto, a ricapitolare.
“Il disegno salvifico di Dio, “il mistero della sua volontà” (Ef 1,9) concernente ogni creatura, è espresso nella Lettera agli Efesini con un termine caratteristico: “ricapitolare” in Cristo tutte le cose, celesti e terrestri (cfr Ef 1,10). L’immagine potrebbe rimandare anche a quell’asta attorno alla quale si avvolgeva il rotolo di pergamena o di papiro del volumen, recante su di sé uno scritto: Cristo conferisce un senso unitario a tutte le sillabe, le parole, le opere della creazione e della storia.
A cogliere per primo e a sviluppare in modo mirabile questo tema della ‘ricapitolazione’ è sant’Ireneo vescovo di Lione, grande Padre della Chiesa del secondo secolo. Contro ogni frammentazione della storia della salvezza, contro ogni separazione tra Antica e Nuova Alleanza, contro ogni dispersione della rivelazione e dell’azione divina, Ireneo esalta l’unico Signore, Gesù Cristo, che nell’Incarnazione annoda in sé tutta la storia della salvezza, l’umanità e l’intera creazione: “Egli, da re eterno, tutto ricapitola in sé” (Adversus haereses III, 21,9)…
3. Per illustrare questa tensione, Ireneo ricorre all’opposizione, già presentata da san Paolo, tra Cristo e Adamo (cfr Rm 5,12-21): Cristo è il nuovo Adamo, cioè il Primogenito dell’umanità fedele che accoglie con amore e obbedienza il disegno di redenzione che Dio ha tracciato come anima e meta della storia. Cristo deve, quindi, cancellare l’opera di devastazione, le orribili idolatrie, le violenze e ogni peccato che l’Adamo ribelle ha disseminato nella vicenda secolare dell’umanità e nell’orizzonte del creato. Con la sua piena obbedienza al Padre, Cristo apre l’era della pace con Dio e tra gli uomini, riconciliando in sé l’umanità dispersa (cfr Ef 2,16). Egli ‘ricapitola’ in sé Adamo, nel quale tutta l’umanità si riconosce, lo trasfigura in figlio di Dio, lo riporta alla comunione piena con il Padre. Proprio attraverso la sua fraternità con noi nella carne e nel sangue, nella vita e nella morte Cristo diviene ‘il capo’ dell’umanità salvata. Scrive ancora sant’Ireneo: “Cristo ha ricapitolato in se stesso tutto il sangue effuso da tutti i giusti e da tutti i profeti che sono esistiti dagli inizi” (Adversus haereses V, 14,1; cfr V, 14,2).
4. Bene e male sono, quindi, considerati alla luce dell’opera redentrice di Cristo. Essa, come fa intuire Paolo, coinvolge tutto il creato, nella varietà delle sue componenti (cfr Rm 8,18-30). La stessa natura infatti, come è sottoposta al non senso, al degrado e alla devastazione provocata dal peccato, così partecipa alla gioia della liberazione operata da Cristo nello Spirito Santo.”
(Giovanni Paolo II, Udienza generale, 14 febbraio 2001)
…a ricapitolare e a dare compimento, in questo senso a “specializzare”. Invece nel Vangelo è un continuo di “se vi parlo delle cose della terra e non credete, come crederete se vi parlo delle cose del cielo?”…
“non si offenda, lei fa schifo internamente, sa”
Mi piacerebbe vivere un mese di adolescenza con la testa di adesso, chissà che succederebbe? Magari nulla, magari mi sentirei fuori luogo.
nonpuoiessereserio: secondo me la seconda che hai detto! 😉
Bedda Matri,meno male che l’adolescenza è come le malattie esantematiche e ,una volta passata non torna più!
Una storia vera sulla donna più bella che esiste:
Il Beato Angelico, giovane frate, ritornava una sera al convento, recitando il Rosario. Attraversava la campagna. Gli apparve la Regina del Cielo; tanti Angeli le stavano vicino, cantando ed intrecciando una corona di rose. Il frate interruppe la recita del Rosario per contemplare quella scena di Paradiso. Gli Angeli interruppero pure il canto e lasciarono incompiuta la corona di rose. Sorpreso, il Beato Angelico ripiglio la preghiera e gli Angeli ricominciarono a cantare; ad ogni Ave Maria, una nuova rosa veniva inserita nella corona. Terminato il Rosario, il serto di rose fu presentato dagli Angeli a Maria. Il frate non dimentico più la visione. Si sforzo di riprodurla in pittura. Trascorse la vita nella preghiera e nel lavoro, lasciando una grande quantità di quadri, rappresentanti la Madonna e gli Angeli. Negli ultimi istanti della vita, miro a lungo in alto, quasi trasfigurandosi in viso per l’emozione; poi esclamo: “La Madonna e molto più bella di quanto io l’abbia dipinta!”. E spirò.
Miss Italia
“Nell’estate scorsa ho incontrato a Loreto una mamma con due figli handicappati mentali e mi sono lungamente soffermato a salutarla, accarezzando i suoi figli. Ella mi ha detto con pudore, ma anche con fermezza: “Padre, sono miei figli e per me sono i più belli del mondo. Prego la Madonna, affinché mi dia la forza di essere mamma per loro fino alla fine. Solo questo desidero”. Guardai la donna con ammirazione (era resa anziana non dall’età, ma dalla dedizione incondizionata) ed esclamai: “Questa è Miss Italia!”. Sì, questa è la bellezza! Se la bellezza infatti non parte dal cuore, quella del volto è soltanto una maschera perché non corrisponde alla verità interiore della persona.” (Card. Angelo Comastri, Educhiamo i figli)
Cyrano:
…ma non potrebbe succedere che qualcuno/a, o anche tanti/e si innamorassero perdutamente di un/a cosiddetto/a
sepolcro imbiancato, e cioè, in parole più semplici, bello/a fuori e brutto/a dentro e che poi questa passione durasse e anzi diventasse ancora più travolgente? Ne succede di cose (si vede, si legge, si sa) in amore (cosiddetto)!!!
oh, sì che può succedere, e Ovidio ci ha insegnato che neanche Apollo può azzardarsi a prendere in giro Amore…
resta però il fatto che “amore” si dice in molti modi, come Diotima e Socrate hanno spiegato eccellentemente.
L’amore, in realtà, è solo per i buoni. Come l’amicizia.
Gli altri (chiunque essi siano, anche noi stessi – Dio non voglia!) se ne producono contraffazioni.
Cirano? Supersmackgigante! 😀
Eppure c’è è qualcosa di incontrollabile in noi che ci spinge l’uno/a tra le braccia delll’altro/a…
Poi noi a questo/a altro/a attribuiamo qualità che non c’entrano ( o diciamo che sono un tutt’uno)con questa forza animalesca che ci muove.
Abbiamo bisogno, forse, di credere che ci sia delle ragioni più “alte” che giustifichino la nostra animalità.
Che cosa, se non l’animalità pura, ci spinge all’atto materiale del congiungimento carnale?
Cosa c’entrano le parti basse con lo spirito?
Prova ne sia che c’è una considerazione speciale (da parte di molte religioni)per quelli/e che restano vergini.
Alvise Maria: San Francesco di Sales diceva che Dio ha creato gli occhi per vedere e le palpebre per chiuderli… Quindi se siamo in grado di chiudere le palpebre siamo in grado anche di cominare quel qualcosa di “incontrollabile”, altrimenti saremmo animali e non uomini. 😉
“Forza animalesca” che spinge al congiungimento carnale. L’uomo può scegliere liberamente se congiungersi o no. Gli animali sono mossi da istinti senza libertà, invincibili.
La libertà non è un contrassegno dello spirito?
Può scegliere. Ma non può scegliere il fatto che esiste la pulsione all’accoppiamento.
La quale pulsione è la stessa che tutti gli altri animali.
Sennò non avverrebbe l’accoppiamento “bestiale”.
“La quale pulsione è la stessa che tutti gli altri animali.”
Poiché l’uomo può scegliere liberamente come regolare quella pulsione, se assecondarla o respingerla, e con questo esercizio di libertà può perfino estinguere la periodica insorgenza della pulsione (chi si educa a non assecondare la pulsione acquisisce un’abitudine a prevenirne l’avvento), mi pare che questa pulsione risulti molto diversa, qualitativamente diversa da quella degli animali.
L’accoppiamento umano è umano, non “bestiale”. Non solo perché accade tra uomini e non tra bestie, ma proprio per quella differenza qualitativa corrente tra pulsione umana all’accoppiamento e pulsione ferina.
Quindi non è del tutto vero che l’uomo “non può scegliere il fatto che esiste la pulsione all’accoppiamento”.
Bello dentro
http://www.sfondidesktopgratis.net/var/albums/Cartoni/homer-simpson-lastra-testa.jpg?m=1325235257
Ti autocito:
“non si offenda, lei fa schifo internamente, sa”
“… è bene per un uomo non toccare donna, tuttavia, per evitare le fornicazioni, ognuno abbia la sua propria mogle, e ciascuna abbia il suo proprio marito”
Cor 7 1,2
“Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola.”
(Mt 19, 4-6)
“… è bene per un uomo non toccare donna”
“Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io”, e “Vorrei che tutti fossero come me”, ma “ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro”.
(1Cor 7, 7s)
“Tuttavia ai celibi e specialmente alle vedove io dico: è bene per loro se rimangono come sono io: ma se pur non si sentono di vivere continenti si sposino: è meglio sposarsi che bruciare(di passione)” etc.etc.
«non è bene che l’uomo sia solo…» 😉
L’uomo vuole solo il corpo della donna,la donna no,non si accontenta,lei dell’uomo vuole anche l’anima!
Questa è apocrifa, ma molto vera!
Non è mai fatta parola di AMORE tra uomo e donna.
questa è la volta che Costanza ti radia dal blog… 😀
«Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei…»
«Un giorno Elkana offrì il sacrificio. Ora egli aveva l’abitudine di dare alla moglie Peninna e a tutti i figli e le figlie di lei le loro parti. Ad Anna invece dava una parte sola; ma egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo. La sua rivale per giunta l’affliggeva con durezza a causa della sua umiliazione, perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo. Così succedeva ogni anno: tutte le volte che salivano alla casa del Signore, quella la mortificava.
Anna dunque si mise a piangere e non voleva prendere cibo. Elkana suo marito le disse: “Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?”»
(una delle pagine più tenere della Bibbia…)
Mi auto-radio da me. Non mi risce di intendervi e di farmi intendere. Ad ogni modo è vero quello che cita Cyrano sopra,
uno non si deve sposare, ma una volta sposato (per non fornicare) deve amare la moglie come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei. Quello che volevo dire, ma probabilemnte mi sbaglio ancora, è che non si parla di amore nel senso dell’innamoramento, uno è sposato e dunque ama , ma non ama e dunque si sposa. E cosa è l’innamoramento?
sull’amore per cui ci si sposa c’è un intero libro (Tobia), nella Scrittura: sull’innamoramento ce n’è un altro (Cantico). Accomodati 😉
Se posso… il secondo suggerisco sempre di leggerlo in latino… 😉
Vecchio Testamento.
Io mi riferivo a Gesù.
Al Nuovo Testamento.
Siamo seri.
Curioso: di solito si dà per assodato che il Vecchio Testamento è quello brutto e cattivo…
Mi pare che l’ultimo dei Vangeli inizi proprio con delle nozze, e che proprio con delle nozze termini il Nuovo Testamento… «Vieni presto» – «Sì, vengo presto»
Siamo seri, sì.
Nozze di Cana di cui non si sa nulla se non dell’acqua e del vino,
L’Apocalisse, lascIamo perdere…
Quello che intendo io, non c’è l’amore fra uomo e donna come lo intendiamo oggi noi,
ce lo siamo creato da noi, il vangelo non c’è mai stato d’aiuto in questo, non ne parla, Del resto non che sia necessario che ne parli, ma non ne parla. Per quanto riguarda il Vecchio Testamento per me non è cattivo e brutto, anzi,c’è delle pagine sublimi,è solo che non è il Nuovo testamento.
Non mi sembra di dire nulla di strano. Non vedo perchè dovete subito rizzare il culo quando uno fa delle osservazioni.
Se ne parla di queste cose d’amore o non se ne parla? Se se ne parla fatemi vedre dove.
La sostanza del Vangelo è altrove, non nell’amore tra uomo e donna, e infatti non se ne parla.
Se vuoi lasciar perdere l’Apocalisse allora no: non se ne parla.
Peccato che proprio in quelle nozze stia “la sostanza del Vangelo” – del “Vangelo eterno” (!), dice l’Apocalisse…
Se vuoi una love story neotestamentaria dovrai contentarti degli Atti apocrifi di Paolo… 😉 (apocrifa, ma sempre neotestamentaria)
ora però buonanotte! 😛
“La sostanza del Vangelo è altrove, non nell’amore tra uomo e donna, e infatti non se ne parla.”
Perché la sostanza del Vangelo fosse nell’amore tra uomo e donna sarebbe necessario che il Vangelo raccontasse le vicissitudini di innamoramenti, corteggiamenti, matrimoni, liti coniugali?
Il Vangelo dice parole definitive sull’amore tra uomo e donna senza bisogno di tutto ciò.
Ale: smack! 😀
Si potrebbe allargare il discorso e parlare della bellezza… nel senso che non e’ relativa, come vogliono imporci con il polioticamente corretto, ma assoluta…ci sono salmi bellissimi, meravigliosi che parlano dell’amore…. nel vecchio testamento. Ti piace il cantico di Zaccar ia?
A me più di tutto piace il libro di Giobbe e l’ecclesiaste.
ti piace il salmo 45?
…le acute tue frecce facciano cadere i popoli sotto di te, giungano al cuore dei nemici del re?
comunque grazie per la disponibilità!!!
ma cosa dici? Dio e’ per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce…
e il salmo 102? ne vogliamo parlare? Buono e pietoso e’ il Signore, lento nell’ira e grande nell’amore…
Certo che siete complicati eh! E’ così semplice:nella Chiesa la verginità (si intende la verginità consacrata) è come quella bandiera che nei tempi antichi si lanciava avanti durante una battaglia per indicare a tutti dove andare.Il vergine è colui che dimostra, con la sua esistenza,che solo Cristo basta per vivere, ma a capire questo siamo chiamati anche noi sposati.Il matrimonio comincia a funzionare,generalmente,quando ci si rende conto che la relazione con il marito(o con la moglie) è innanzitutto la relazione con Cristo che ti dà il marito (o la moglie),allora si comincia a lasciare la logica della rivendicazione sindacale e si comincia a guardare l’altro con stupore.
Sento già l’obiezione di Alvisuccio,ma allora tutti quelli che non sono cristiani?Loro pure sono chiamati ad amarsi e dare la vita l’uno per l’altra.
Il matrimonio non l’ha inventato Gesù,c’era già,diceva il testo di diritto canonico su cui ho studiato,Cristo lo ha eLevato a sacramento.Sacramento = segno visibile della Grazia.Quindi realmente per me mio marito è il tramite per arrivare a Gesù,io d’altro canto, mi impegno molto seriamente ad essere la sua croce,ho a cuore la sua santificazione,infatti,e so che stando così le cose ha serie probabilità di raggiungerla.
A questo punto, spero che nessuno si ponga questioni di lana caprina sul se sia meglio la vita matrimoniale o quella consacrata.E’ meglio la vita che un Altro ha scelto per te e alla quale hai volontariamente aderito.E per quanto ogni sera a quest’ora circa, mentre due figli si accapigliano,una è crollata sul divano e un altro avanza una sfilza di richieste assurde io intoni un rap che fa così:Se mi facevo suora/chissà dov’ero a quest’ora/Se mi facevo suora di Sant’Anna/avrei fatto già la nanna/Se fossi stata suora di Sant’Agostino/sarei già sul mio cuscino.
Come Violaine ne”L’Annuncio a Maria” (un libro che amo molto e che ha accompagnato i passaggi più difficili della mia vita) sono convinta che ” Non alla pietra spetta scegliere il suo posto ,ma al Maestro dell’ opera che l’ ha scelta”.
Illuminante come sempre Velenia, convengo su tutto. Povero tuo marito costretto a diventare santo per merito tuo.
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“la bellezza fisica è immagine della grazia, e lo sviluppo della personalità è traccia della libertà” quanto è vera questa frase. Grazie per la riflessione.
Stefano (non quello dell’articolo!)
“non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace”.
No, è bello ciò che è bello e ciò che è bello piace. Se non è bello non piace, e se non piace non è bello.
Ma “pulchrum est quod visum placet”, è bello ciò che visto/sperimentato piace. Quindi può accadere che ci sia del bello che non piace non perché il bello possa non piacere, ma perché per piacere il bello deve essere visto/sperimentato, e non è escluso che del bello non sia visto/sperimentato. Quindi direi: è bello ciò che, se fosse visto/sperimentato, piacerebbe.
Sì, ma il bello è ciò che visto/sperimentato piace a chi? Risposta: bello è ciò che piace a chiunque lo vede/sperimenta.
Perché si provi piacere nel vedere/sperimentare il bello occorre però essere provvisti di organi ricettori sensibili al bello. A chi non piace il bello accade che il bello è come se non fosse da costui visto/sperimentato, e che non sia visto/sperimentato perché a costui, al candidato vedente/sperimentatore, mancano o non sono ancora bastevolmente maturi o si sono ottusi, inebetiti gli organi ricettori sensibili al bello.
Ecco perché si dice che occorre un’educazione alla bellezza: perché gli organi che la sperimentano, se non adeguatamente addestrati ed esercitati, illanguidiscono, s’intormentiscono, si fanno insensibili al bello (esempio estremo: il diavolo s’è accecato, mutilandosi s’è orbato di tutti gli organi preposti alla fruizione del bello: perciò il bello non piace al diavolo, ma il fatto che non gli piaccia non depone a sfavore della bellezza del bello).