Puntodivistamente parlando

di Cyrano

Ma a chi è venuto in mente di mettersi a scrivere un post in autobus, col mal di testa montante e con una ressa che ‘manco le sarde? Ah, già, lo so: a me. Pazienza, non è la cosa peggiore che può capitare, a giudicare dal “festival della sfiga” che capto dal vociante brusio all’intorno. Tesi, antitesi e sintesi sui Maja, sperticate analisi fantaeconomistiche (tanto sémo tutti ‘conomisti, no?) in salsa di auguri di buon anno, ché tanto sémo ancora a gennaio, giovanotti griffati preoccupati per il lavoro, mamme felici di enfant prodige e via dicendo…

È stancante. La folla è stancante. Utile, nondimeno, e anche in questo: a chi tutti i giorni legge e scrive «di uomini e di dèi» non può far male un’immersione tra quelli che studia, di tanto in tanto. In fondo, che la difficoltà a vivere con gli uomini sia naturale tanto quanto la loro (calante ma persistente) attitudine a pensare ha portato quel certo Aristotele a dire che siamo animali politici. Non ricordo bene quante pagine della Politica o dell’Etica Nicomachea siano dedicate alle vacanze a Rivisondoli – che le fàmo lo stesso, ppe’ ccarità, ma i sòrdi nun ce stanno – ma ho sospetto che il buon vecchio Stagirita avrebbe da ricordarci qualcosa sull’ordine in cui mettere il bene privato e il bene pubblico.

«Vabbo’, mattànto checcefréga?»: esatto! Da qualche tempo a questa parte comincio a nutrire il sospetto che sia questa la parafrasi migliore dell’asserto apodittico “è un mio/tuo/suo diritto”, vale a dire: «Se non ti sto scocciando, e non mi pare proprio, lasciami stare e io lascerò stare te». Sarà per questo che sempre più si chiede allo Stato di intervenire (e di legiferare) su cose minime, quelle di cui il pretore del proverbio non si curava, o fondamentali, vale a dire quelle per cui basterebbe il caro vecchio buonsenso?

Dice il saggio: «Donne… non puoi vivere né con loro né senza di loro» (mi pare fosse Confucio, o giù di lì). E chi può dubitarne? Perché, scusate, questa non è semplicemente una formulazione ristretta della regola generale? È vivere tra uomini che è al tempo stesso quasi indispensabile e quasi insopportabile: ecco perché tutte le persone sensate della storia hanno ritenuto la legge una cosa se non ottima quantomeno necessaria e utile.

Ci sto ripensando da quando un mio amico anarcoide, nei primi giorni di quest’anno, scriveva sulla sua pagina Facebook un mesto lamento per la stupidità di quanti si sono fatti saltare dita e mani la notte di Capodanno. Alcuni osservavano che quei tali hanno avuto quel che si meritavano, e altri che se pure si possono nutrire dei dubbi sull’idea di selezione naturale in biologia, di certo non se ne possono nutrire in società. L’anarcoide ha preso, allora, a oracolare sul bisogno di proibire la vendita di petardi e su quello di inasprire le pene per chi ne fa uso. Arguto il commento che seguiva: «Così gli anarchici diventano dittatori».

In effetti non c’è un individuo tanto pericoloso per gli uomini e per la società come chi continuamente si riempie la bocca di discorsi sulla dignità dell’uomo e sulla sua capacità di gestirsi in auto-nomia. Inevitabilmente, appena qualcuno delude le sue aspettative (e questo avviene in men che non si dica), l’utopista arroventa ferri di tortura e innalza pire.

Messo così fuori gioco l’ingenuo anarcoide, restano in campo quelli che non mettono in discussione l’utilità della legge, i quali però si fronteggiano secondo questa suddivisione: alcuni pensano che essa sia semplicemente necessaria, e quindi la stabiliscono; altri pensano che essa sia intrinsecamente buona, oltre che necessaria, e per questo non osano dire che la stabiliscono, ma solo che la riconoscono.

Il primo schieramento è quello dei cinici, che si nutrono di «indifferenza e disprezzo dei valori». Quando s’incontrano due uomini di questo schieramento si assiste facilmente a dialoghi come quello tra Alessandro Magno e un pirata, raccontato da Cicerone: «Ah, stavolta ti ho preso, avanzo di galera! E mo’ come la mettiamo? Che ti dobbiamo fare, dopo che hai infestato tutti i mari?» – «E che si dovrebbe fare a te, che hai infestato tutto il mondo? Certo, io l’ho fatto con questa barchetta, quindi sono un delinquente: tu invece lo fai con un’immensa flotta, quindi sei un imperatore!»

Gira e rigira, in fin dei conti, anche quelli che pensano che le leggi non siano altro che un arbitrario accordarsi tra uomini lo fanno in virtù di una legge naturale: il più forte vince. Noi non lo diciamo così, per carità: noi abbiamo detto prima “il più forte decide”, e poi “la maggioranza decide”, ma di parafrasi in parafrasi la sostanza della cosa non cambia.

L’episodio di Alessandro e del pirata è stato citato da Agostino proprio nel passo de La città di Dio che Benedetto XVI (magno veramente, lui!) ha richiamato parlando al Parlamento tedesco, e che i nostri Roberto e Alessandro (grandi anch’essi) ci ricordavano qualche giorno fa: «Venuta meno l’idea di giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi associazioni a delinquere? Anche le associazioni a delinquere, del resto, che cosa sono se non dei piccoli governi? Sono anch’essi dei gruppi di uomini, si reggono al comando di un capo, si regolano con un contratto sociale e si dividono la pagnotta secondo la legge stabilita».

E chi s’era accorto, vedendo Il Primo Cavaliere (1995), che Re Artù cita tra le righe esattamente questo passo? Discutendo con ser Malagant (nome parlante per “colui che fa il male”) il Re dice infatti: «O riteniamo che essere giusti, buoni e veritieri, è giusto, buono e veritiero per tutto il genere umano sotto Dio, o siamo solo un’altra tribù di predoni!»

Nessuna sorpresa, che un qualsivoglia Artù della letteratura e del cinema possa citare quelle parole, perché tutti quelli che hanno (veramente) fatto politica dopo il quinto secolo si sono serratamente confrontati col capolavoro di Agostino, alla ricerca di quello da cui si può ripartire quando una società viene distrutta. Malagant aveva cinicamente osservato che non tutti pensano come Artù, e che il mondo è pieno di gente che si regola secondo altre leggi: «Ci sono leggi – replica cristallino il Re – che rendono gli uomini schiavi, e leggi che li rendono liberi».

Che dire? Solo un rigurgito di passatismo teocratizzante? Bisognerebbe dirlo anche ai Monty Python, che devono essersene lasciati contaminare perfino loro, quando hanno spietatamente scimmiottato gli scriteriati liberalismi dei loro e (ah, lasso) nostri anni.

«JUDITH: Io sono convinta, Reg, che un gruppo anti-imperialista come il nostro debba rispecchiare una divergenza di interessi all’interno della base di potere.

REG: Sono d’accordo. Francis?

FRANCIS: Puntodivistamente parlando, quello che dice Judith è valido, purché il movimento non dimentichi mai che è un diritto inalienabile di ogni uomo…

STAN: O donna.

FRANCIS: …o donna, di affrontare se stesso…

STAN: O se stessa.

FRANCIS: …o se stessa…

REG: Giusto.

FRANCIS: Grazie, fratello.

FRANCIS: O sorella.

FRANCIS: O sorella… Dov’ero rimasto?

REG: Avevi finito.

FRANCIS: Oh. Ah.

REG: Per concludere, è un diritto naturale di ogni uomo…

STAN: O donna.

REG: Perché non la pianti con queste donne? Ci confondi le idee, basta.

STAN: Perché le donne hanno il sacrosanto diritto di svolgere un ruolo nel movimento.

FRANCIS: Perché continui a tirare in ballo le donne?

STAN: Voglio essere donna.

REG: Cosa?

STAN: Voglio essere donna. E d’ora in poi, voglio che mi chiamiate Loretta.

REG: Come?

LORETTA: È un mio diritto di uomo.

JUDITH: Scusa, ma perché vuoi essere Loretta, Stan?

LORETTA: Voglio avere dei bambini.

REG: Vuoi avere dei… bambini?

LORETTA: È un diritto di ogni uomo averne, se li vuole.

REG: Eh… ma tu non puoi avere dei bambini!

LORETTA: Uff, ma non mi opprimere!

REG: Non ti sto opprimendo! È che tu non hai… l’utero! Dove si dovrebbe sviluppare il feto? Lo vuoi tenere in un barattolo?

LORETTA: Uh…

JUDITH: Sentite, guardiamo in faccia la realtà. Supponiamo di stabilire che lui non possa avere bambini perché non ha l’utero, il che non è colpa di nessuno, semmai dei Romani. Ma comunque il diritto di avere dei bambini ce l’ha.

FRANCIS: Concettualmente parlando, sì. Combatteremo gli oppressori per il tuo diritto ad avere bambini, fratella. Sorello. Loretta.

REG: Ma che senso ha?

FRANCIS: Cosa?

REG: Che senso ha combattere per il suo diritto ad avere bambini se… se non può avere bambini?

FRANCIS: Eh… simbolicamente parlando, è la nostra lotta contro l’oppressione.

REG: Simbolicamente parlando è la sua lotta contro la realtà».

115 pensieri su “Puntodivistamente parlando

  1. Bello e impossibile, nel senso di complesso, di profondo, richiede meditazione.
    La domanda alla fine è quella: esiste una legge di natura che determina che cosa sia bene e cosa sia il male?
    Altrimenti tutto è lecito ed è solo l’accordo provvisorio dei più forti, che siano dittatori, condottieri o elettori, a determinare quod licet.
    Allora tutto è giustificabile.

  2. Cyrano, una cosa curiosa. Mi ero messa a cercare gli estremi biografici di T.H. White, nell’intento di segnalare che la fonte diretta di quel particolare dialogo del «Primo cavaliere è di sicuro il suo «The Once and Future King» (da cui furono tratti anche «Camelot» e la «Spada nella roccia» di Disney). Nel farlo sono capitata in una pagina di blog del gennaio scorso
    http://acatholicreader.blogspot.com/2010/01/current-reading-fiction-nonfiction.html

    L’autore dice che sta leggendo contemporaneamente «The Once and Future King» e «La città di Dio» e che trova particolarmente interessante l’accostamento perché a suo parere sant’Agostino ha avuto ” a greater influence on the beginning of the Arthurian literary tradition than most modern critics recognize or admit.” Tu cosa ne pensi?

    1. A naso sono assolutamente d’accordo, ma è vero che la tesi andrebbe studiata con calma: di sicuro la politica imperiale della riforma carolingia, di poco precedente alla prima stesura del ciclo di Camelot (come di altri), s’ispira larghissimamente all’agostinismo dei monaci britannici…

  3. perfectioconversationis

    “Simbolicamente parlando è la sua lotta contro la realtà”.

    Ormai sono quasi tre secoli di lotta sistematica contro la realtà, un periodo abbastanza lungo, abbastanza velenoso da togliere definizione alla realtà stessa, confonderla, sfigurarla. Eppure il problema delle leggi, cioè dell’ordine – o della mancanza di ordine – da dare a una società, rimane cruciale.
    Da parte mia, da ex anarchica senza mezze misure, sono propensa a riconoscere che le opzioni in ballo tendono a ridursi a due:
    1. non c’è alcun Dio, c’è solo il fenomeno biologico di una vita brulicante sulla terra: liberi tutti, dunque, nessuna legge, nessun limite. Ingaggiamo pure la nostra lotta contro la realtà, mettiamo in questione la possibilità di conoscerla, la possibilità di condividerla tra uomini, o la sua stessa esistenza, viviamo come virus che danneggiano ogni formazione di autorità, pur riconoscendo, infine, che non è vero che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri (nella migliore delle ipotesi, un’illusione semplicistica): la mia libertà finisce dove finisce il mio potere di imporla. Se il mondo è un teatro senza senso e senza fine, van bene quelli che trovano accordi per convivere, van meglio ancora però quelli che tali accordi li fanno saltare. Serve dunque una forza biologica, mentale, anche politica, economica, militare, per non essere intrappolati dalla convenzione di leggi fatte da altri, ma per imporre sé stessi, se possibile legiferando, eventualmente fuggendo, non funzionando, non collaborando in nulla. Bando ai buonismi, dunque, possiamo senz’altro, volendo, accordarci per stabilire leggi comuni, per regolare la reciproca sopravvivenza, ma sono strutture fragili, rinegoziabili in ogni momento, prive di ogni fondamento che non sia l’assenso di tutti, o almeno di tanti, a sottostarvi, che lasciano sempre aperta una porta al dittatore di turno, il quale ci imporrà il proprio sogno-incubo, “per il nostro bene”. Se non si riconosce Dio, in buona sostanza, saremo condizionati dalla nostra soggettivissima percezione dell’uomo: se lo riteniamo buono, non avrà bisogno di leggi, oppure saprà accordarsi per buone leggi, se è cattivo, avrà bisogno della tirannide per essere contenuto, oppure si auspicherà il cannibalismo (figurato, ma non troppo);
    2. Dio c’è e ha dei diritti. Ha messo la legge naturale nel cuore degli uomini, per permettere loro di riconoscere il fondamento del vivere in comune. Ha stabilito il principio per cui le Erinni si tramutano in Eumenidi, per cui all’istinto feroce animale subentri una base di convivenza che non possa essere messa in discussione, perché non è in nostro potere stabilirla, né modificarla, ma solo riconoscerla. Certo, si tratta di una struttura minima, poi bisogna trovare il modo di tradurla in pratica sotto la nostra responsabilità e libertà di figli di Dio, non ci viene dato un manuale che contiene l’aliquota iva stabilita divinamente e neppure la legge elettorale santa. Però, con tutta la difficoltà di traduzione e trasmissione, ci sono punti fermi, limiti esterni, che non possono essere oggetto di trattativa e negoziazione. Si riconosce che l’uomo è un impasto di bene e male, si opera dunque in un clima di realismo, cercando di relazionarsi a uomini reali e non ideali, si punta all’ordine umano che meglio riconosce il diritto naturale e che permette e magari facilita, ma non impone, la santificazione personale.
    In mezzo a questi due opposti, ci sono le mille sfumature che passano dal bianco al nero, ma tutte, se riportate ai principi, sono una forma di 1 che combatte contro 2, o una forma di 2 che viene a patti con 1.

  4. Complimenti a Cyrano per la sua arguzia, la sua carrellata sullo sciocchezzaio delle genti umane (cosiddette) o che fossero in autobus o alla tavola rotonda, o a colloquio coi Monty Python, grande classe e scioltezza e arguzia e…
    Ma , per esempio, per quanto riguarda la legge del più forte che sarrebbe in vigore oramai, se ho capito bene, negli stati moderni, almeno dai tempi che si formarono, per esempio, mettiamo, noi italianuccu-ucci -ucci, che si ha almeno la fortuna di averci in casa, o quasi, il Papa in persona, a temperare la ferocia bestiale della politica, noi italianucci, dicevo, ci si ha, da qualche parte parte, scritta, la Costituzione della Repubblica, che di certo non viene, dicono, attuata per nulla, in pratica, che sarà monca, limitata, di parte, a favore di alcuni e contro altri, ma non credo la si possa catalogare sotto la voce “legge del più forte”, a ogni modo, comunque, insieme alla mole dei codici e dei regolamenti, incluso il codice della strada, e tutto quello che noi pecore abbiamo saputo escogitare per cercare di vivere insieme senza saltarci addosso l’uno con l’altro. Altro ditri non so/cotesta età fiorita/ è come un giorno d’allegrezza pieno…o qualcosa del genere, carpe diem!!!

    1. vale

      la costitu…che????
      intanto il monti(volutamente minuscolo) dopo aver incassato-ed opportunamente pubblicizzato( cercherà l’appoggio dei cattolici?mah)- ha comunicato che entro l’anno (se non ho capiro male), ci sarà il registro delle coppie di fatto(alla faccia dei cattolici).
      così si avvererà la sostanza del dialogo citato dei monty…(nomen omen?) lui vuol diventare lei e lei lui nonsisapiùsetiunisci ad un lui(od a una lui) o lei( o un lei-persino un voi-)resta da capire se puoi registrarti anche con un animale(vista la zoofilia dilagante)…

      1. JoeTurner

        certo lascia perplesso Ratzinger che dice a monti “state lavorando bene”. Visto che è impensabile che Benedetto XVI sia un ingenuo o uno sprovveduto mi chiedo: che vordì?

        1. Alessandro

          la frase precisa è “Avete cominciato be­ne…” e (ovviamente 🙂 ), va
          intesa in senso ironico, come la pronuncerebbe Sempronio se Tizio e Caio incominciassero ad apparecchiare tavola rompendo un piatto e un bicchiere 😀

          1. JoeTurner

            quindi vuoi dire che la versione di rep e corsera “pieno sostegno del Papa a monti” sarebbe tendenziosa????
            non ci posso credere…

    2. Caro Alvise, grazie per l’apprezzamento. Mi scuso se non posso dilungarmi un po’ di più, ma devo scappare da una parte alla velocità della luce (mi scuso anche con gli altri: vi leggerò con più calma). Quello che volevo dire è appunto che la nostra Costituzione, a leggerla bene, è tutt’altro che giuspositivistica: all’inizio dell’Art. 2 si legge che «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo», e penso che quei due verbi non siano messi lì, in quell’ordine, a caso. Tutto qua. 🙂

  5. Roberto P

    Cito Aladdin (o meglio, Jafar):
    “Allora non conosci la legge dellla strega: Colui che ha l’oro delle leggi se ne frega!”

  6. Erika

    La visione di Cyrano mi sembra troppo impietosa.
    In fin dei conti gli uomini hanno iniziato a cercare delle forme di convivenza civile anche in posti come la Grecia del VII-Vi sec. a. C., in cui il rapporto con la divinità era, in un certo senso, improntato all’individualismo.
    Magari la democrazia non è la forma perfetta di governo, ma non la si può classificare come legge del più forte, in quanto prevede che governi la maggioranza, NEL RISPETTO DELLE MINORANZE.
    So bene che spesso questa non è una garanzia sufficiente, ma se l’unica molla che ci spinge a porci dei limiti attraverso la legge fosse il rapporto con il divino, non vedo perché gli atei non siano tutti in galera.

    1. vale

      perché no? è la legge dei “numericamente”più forti.solo che talvolta capita che i voti non si contino ma si “pesino”. e le maggioranze divengono minoranze.(l’idea delle tanto decantate avanguardie intellettuali che ne sono i custodi,della democrazia,del bene comune,ecc.,naturalmente….)http://www.loccidentale.it/node/112775

    2. Erika, cercherò di tornare con calma su ciò che dici. Per il momento annoto che l’aneddoto che Agostino riprende da Cicerone spalanca il panorama del mondo classico, dietro di sé: il “diritto naturale” contemplava, stando ad Aristotele, anche la schiavitù, e l’influsso eversivo che il cristianesimo esercitò contro certe idee si può misurare solo nell’ordine dei secoli. Un pelino prima di Aristotele arriviamo alle poleis che ricordi tu: tutte autonome, con alcuni tratti comuni. Ricordo però che la “Repubblica” platonica è un’oligarchia filosofica comunista, nella quale è escluso che qualcuno possa esercitare un controllo sui governanti…
      Il rispetto delle minoranze apre un altro immenso capitolo, quello della paradossale “tirannide delle minoranze”; ora però davvero devo andare. Ti saluto caramente, scusami.

  7. Alessandro

    La citazione di Agostino (“Togli il diritto/la giustizia – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?” (“Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?”): De civitate Dei IV, 4) piace a Benedetto XVI, perché ricorre sia nel discorso al Parlamento tedesco (2011) sia nell’enciclica Deus Caritas est (2005):

    “Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri, come disse una volta Agostino: « Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia? ». […]

    La GIUSTIZIA è lo scopo e quindi anche la misura intrinseca di ogni politica. La politica è più che una semplice tecnica per la definizione dei pubblici ordinamenti: la sua origine e il suo scopo si trovano appunto nella giustizia, e questa è di natura etica. Così lo Stato si trova di fatto inevitabilmente di fronte all’interrogativo: come realizzare la giustizia qui ed ora?

    Ma questa domanda presuppone l’altra più radicale: CHE COSA E’ LA GIUSTIZIA? […]

    La dottrina sociale della Chiesa argomenta a partire dalla RAGIONE e dal DIRITTO NATURALE, cioè a partire da ciò che è conforme alla natura di OGNI essere umano.

    E sa che non è compito della Chiesa far essa stessa valere politicamente questa dottrina: essa vuole servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad agire in base ad esse, anche quando ciò contrastasse con situazioni di interesse personale. […]
    la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili.”

    (Benedetto XVI, Lett. Enc. Deus Caritas est, 25 dicembre 2005, n. 28)

  8. Erika

    Il punto è che quello che chiamate diritto naturale non è condiviso da tutti.
    Finché la maggioranza non ne coglierà l’essenza, non vedo in nome di cosa si possa chiedere, ad esempio, a una coppia omosessuale di registrarsi a fini previdenziali.
    Terrenamente parlando, il danno che viene loro dalla non istituzione di un registro (mancata pensione di reversibilità) è maggiore di quello che potrebbe subire un cattolico dall’istituzione del registro stesso.

    1. Il punto primo dal quale partire è:
      1) esiste una legge di natura che precede l’uomo e ne detta le regole? Poi andiamo a vedere che cosa c’è dentro, ma solo in un secondo tempo.
      La prima cosa da verificare è se c’è o se non c’è.
      E tirarne le conseguenze.

      Ad esempio che per condannare il nazismo a Norimberga si dovette proprio far ricorso alla legge di natura, altrimenti era impossibile considerare i gerarchi dei criminali.

      Se concordiamo su una risposta, o per lo meno se ci esponiamo con una risposta, abbiamo già fatto molto passi avanti.

  9. Erika

    Scusate : ovviamente volevo scrivere “in nome di cosa si possa VIETARE”, non chiedere.

    1. perfectioconversationis

      Erika, tu poni un problema serio: il diritto naturale ha evidenza per un gruppo molto ampio di esseri umani, mentre è oggetto di contestazione da parte di altri. Perché possa essere condiviso oltre la fede, possiamo indagare se tale diritto è radicato nella ragione: in alcuni casi il non credente lo riconosce, ma più spesso capita che ci si scontri sul valore della ragione, o sul suo retto utilizzo.
      Tuttavia, nella nostra giusta tensione, dobbiamo forse riconoscere che le leggi dovrebbero partire da principi condivisi, da una comunità umana che ha dei punti fermi A MONTE delle leggi, non a valle. Il riconoscimento a valle, sancisce appunto la legge del più forte.
      In una società uniforme, come potevano essere altre società nel tempo e nello spazio, i principi a monte risultavano a tutta prima evidenti, eventualmente con qualche rara devianza. Oggi manca l’evidenza, proprio per questo, dunque, l’indagine risulta più importante. Così come risulta importante non gettare a mare un patrimonio storico-filosofico che parte dai greci e arriva fino a noi attraverso la cristianità, prima di aver trovato di meglio con cui sostituirlo.
      Nel caso di specie, il problema del cattolico non è che ciascun cittadino sia tutelato contro la discriminazione, ma che non si possono dare le tutele di cui gode la famiglia a raggruppamenti umani che non sono famiglia. Se ci sono difficoltà pratiche legate a eredità, diritto di cura, ecc… vanno risolte con normative che permettano eredità, diritto di cura, ecc… non con leggi che equiparano la famiglia, che è il luogo della cura anche verticale tra generazioni, ad altri sodalizi umani. Questo, per quanto sia dichiarato discriminatorio da alcuni, si basa anche sulla tutela del più debole: cioè gli anziani e soprattuto i bambini.
      Anche certi benefici previdenziali concessi alle famiglie e non ad altri gruppi umani (non solo omosessuali, ma due amiche che convivono, un vecchio e la sua badante…) si basa sul fatto che la famiglia svolge per la società un ruolo diverso dagli altri raggruppamenti umani (pur legittimi) e per questo motivi gode di tutele.

  10. Se posso dire una cosa volutamente provocatoria direi che in Europa una democrazia o è cristiana o non è, nel senso che il sistema democratico per non rovesciarsi nella dittatura della maggioranza (come sta accadendo sotto gli occhi di tutti) deve appoggiarsi su un insieme di valori morali condivisi, insieme che in Italia non può che essere basato sul Cristianesimo (come è del resto la stessa Costituzione Italiana)

    1. Alessandro

      “Non è motivo di sorpresa che l’Europa odierna, mentre ambisce di porsi come una comunità di valori, sembri sempre più spesso contestare che ci siano valori universali ed ASSOLUTI?

      Questa singolare forma di “APOSTASIA” DA SE STESSA, prima ancora che da Dio, non la induce forse a dubitare della sua stessa identità? Si finisce in questo modo per diffondere la convinzione che la “ponderazione dei beni” sia l’unica via per il discernimento morale e che il bene comune sia sinonimo di compromesso. In realtà, se il compromesso può costituire un legittimo bilanciamento di interessi particolari diversi, si trasforma in MALE COMUNE ogniqualvolta comporti accordi lesivi della natura dell’uomo.

      Una comunità che si costruisce senza rispettare l’autentica dignità dell’essere umano, dimenticando che ogni persona è creata ad immagine di Dio, finisce per non fare il bene di nessuno. Ecco perché appare sempre più indispensabile che l’Europa si guardi da quell’atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l’inevitabile accettazione di un presunto male minore. Tale pragmatismo, presentato come equilibrato e realista, in fondo tale non è, proprio perché nega quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana.

      Quando, poi, su un tale pragmatismo si innestano tendenze e correnti laicistiche e relativistiche, si finisce per negare ai cristiani il diritto stesso d’intervenire come tali nel dibattito pubblico o, per lo meno, se ne squalifica il contributo con l’accusa di voler tutelare ingiustificati privilegi. Nell’attuale momento storico e di fronte alle molte sfide che lo segnano, l’Unione Europea per essere valida garante dello stato di diritto ed efficace promotrice di valori universali, non può non riconoscere con chiarezza l’esistenza certa di una NATURA UMANA STABILE E PERMANENTE, fonte di diritti comuni a tutti gli individui, compresi coloro stessi che li negano. In tale contesto, va salvaguardato il diritto all’obiezione di coscienza, ogniqualvolta i diritti umani fondamentali fossero violati.”

      (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al congresso promosso dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), 24 marzo 2007)

    2. vale

      caro Don Fabio.condivisibile tutto tranne ke la costituzione italiana(volutamente minuscolo) faccia riferimento al cristianesimo o da esso sia -per la gran parte -ispirata….

  11. Condivido in toto, tanto da non coglierne la volontà provocatoria. A tale riguardo mi permetto di citare: Gustave Thibon, Ritorno al reale, Effedieffe edizioni, 1998. Andreas Hofer potrebbe farcene una mirabile sintesi, ma è da un po’ che diserta questa “comunità di destino”…

  12. Erika

    Mi spiace, ma non riesco a cogliere perché un governo democratico non cristiano sia una “dittatura della maggioranza” e un governo democratico cristiano no.
    Ricordiamo che in epoche passate era visto perfettamente razionale, nell’ottica del “diritto naturale”, che esistessero persone totalmente prive di diritti.

    1. In questo caso non intendo cristiano nel senso di una esplicita fede cristiana, ma nel senso di un codice morale che costituisca una base condivisa su cui poter edificare una società, infatti non può esserci società civile senza che ci sia un accordo di massima su alcuni concetti chiave, tipo ad esempio “rubare è male”.
      In Italia, senza bisogno di scomodare Croce, non credo che sia possibile trovare un plafond etico comune prescindendo dal cristianesimo, anzi, ci sarebbe da chiedersi se sia possibile tout court, visto che nell’epoca moderna i soli paesi dove abiamo visto la democrazia in atto sono paesi di tradizione cristiana

      1. lidiafederica

        Il Giappone è democratico, però; e così l’India. Si può dire però che lo sono diventati dopo il contatto con Paesi cristiani. Allo stesso modo ci sono dittature cristiane ancor oggi, ahimé…

        1. Il fatto che siano ovviamente possibili dittature cristiane non significa altro che ci sono cristiani che non vivono coerentemente con il loro credo.
          In altre parole quelle dittature sono tali non perché cristiane, ma “nonostante che”.
          Per quanto riguarda India e Giappone invece la democrazia in quei paesi è stata importata ed è stata resa possibile dal fatto che sono comunque paesi dove c’è un forte collante etico a reggere la società

          1. lidiafederica

            quanto al non vivere il cristianesimo coerentemente, secondo me è il perché profondo della deriva laicista di oggi. Questo è il mio pallino: ci sono lobby potenti anticristiane, sì, ci sono. Ma il vero problema – e da sempre, non da oggi – è, secondo me, che i cristiani sono incoerenti. Fossimo tutti un po’ più coerenti, non ci sarebbe la metà delle sciagure sociali che vediamo, oggi come nel 1789, come nel 1917 etc. perciò io dico sempre che oltre ad una giusta opera di denuncia l’importante è rimboccarsi le maniche e lavorare per essere e far essere migliori- io sinceramente le crociate contro il mondo brutto e cattivo non le ho mai amate. Ma questo è decisamente OT, adesso 🙂

        2. lidiafederica

          Sì calma, però, io non dico che l’affermazione fosse sbagliata. Di India e Giapp hho detto ggià che la democrazia ‘hanno importata. E sulle dittature non ho detto che lo siano “perché” cristiane.

    2. Alessandro

      La risposta richiederebbe tempo e spazio. Solo qualche indicazione schematica.

      La locuzione “dittatura della maggioranza” nel nostro contesto significa: ordinamento che è conforme al principio democratico di maggioranza ma nella cui legislazione sono conculcati alcuni diritti naturali fondamentali (proprio per indicare questa lesione si adopera il sostantivo “dittatura”; e la si chiama “della maggioranza” a indicare che è il voto della maggioranza a perpetrare la lesione).

      Il cattolico argomenta: poiché la Chiesa è araldo, paladina e promotrice del diritto naturale (legge morale naturale di valore “universale e assoluto”, come dice BXVI), cioè difende e patrocina le prerogative della natura umana (“stabile e permanente”, dice BXVI), se la dottrina sociale della Chiesa non fosse disattesa negli ordinamenti democratici non sopravverrebbero lesioni dei diritti naturali fondamentali, e quindi gli ordinamenti democratici non si degraderebbero in “dittature della maggioranza”.

      Ovviamente, la Chiesa si ritiene conoscitrice e banditrice degli autentici diritti naturali dell’uomo, quelli cioè che ineriscono alla natura dell’uomo così come essa realmente è, e non propagandista di “carte dei diritti naturali” fallaci, applicando le quali si spalancherebbe l’uscio a soprusi e iniquità.

      Ecco perché si dice che un ordinamento democratico cristianamente permeato e ispirato non degenererebbe in “dittatura della maggioranza”.

      1. Alessandro

        Quando dico che la Chiesa si fa paladina e fautrice della legge naturale ho in mente limpide ed eloquenti espressioni del Catechismo:

        Ad es. :

        “n. 1955 La legge naturale indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. Ha come perno l’aspirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene, e altresì il senso dell’altro come uguale a se stesso. Nei suoi precetti principali essa è esposta nel Decalogo. Questa legge è chiamata naturale non in rapporto alla natura degli esseri irrazionali, ma perché la ragione che la promulga è propria della natura umana…

        1956 Presente nel cuore di ogni uomo e stabilita dalla ragione, la legge naturale è universale nei suoi precetti e la sua autorità si estende a tutti gli uomini. Esprime la dignità della persona e pone la base dei suoi diritti e dei suoi doveri fondamentali…

        1958 La legge naturale è immutabile e permane inalterata attraverso i mutamenti della storia; rimane sotto l’evolversi delle idee e dei costumi e ne sostiene il progresso. Le norme che la esprimono restano sostanzialmente valide.
        Anche se si arriva a negare i suoi principi, non la si può però distruggere, né strappare dal cuore dell’uomo. Sempre risorge nella vita degli individui e delle società…”

    3. lidiafederica

      Penso che il punto sia che i valori fondanti non possono essere sottoposti al voto democratico, cioè: la maggioranza non può decidere se la schiavitù è possibile o no; ci deve essere una legge di base che vieti la tratta, la riduzione in schivitù di OGNI essere umano, e tale legge è superiore anhce alla Costiuzione, è basilare, non si può dire “l’80% dei cittadini di X ha approvato la schivitù”.
      Se tutto si basa sul consenso, allora anche cose come queste vengono sottoposte a voto.
      Ora, in Europa, la “base di valori” condivisa è generalmete quella cristiana: nei Paesi dove tali valori vengono disconosciuti non sono stati sostituiti con altri ma con la “logica del consenso democratico”. Perciò, se la maggioranza decide che l’aborto non è un omicidio, l’aborto non è un omicidio; se la maggioranza decide che il matrimonio civile è dissolubile, lo diventa. è da notare, però, che il valore della persona umana – a parte nell’aborto – non viene mai messo in discussione, e questo mi pare sia un retaggio cristiano anche laddove è disconosciuto.
      In altre culture il valore individuale dell’uomo non è così profondamente egualitario come in quella cristiana (India, con le caste, per es.) Sono stati Islam (originariamente u sincretismo di ebraismo e cristianesimo) e Cristianesimo che hanno introdotto una visione della società senza caste nel subcontinente.
      Il fatto che i cristiani stessi, spesso, lo hanno misconosciuto (schiavitù, servaggio – in Russia fino al 1861-,diritto di voto solo maschile, diritto di voto per censo (fino al 1789 in Francia) è -probabilmente – la causa della deriva “laicista” europea. In altre parole: la mia opinione è che la “colpa” di questa situazione sia dei cristiani, che lungi dal vivere i valori umani del Cristianesimo, li hanno ignorati talmente a lungo, che “gli altri” si sono stancati, e hanno detto: sai che ti dico? meglio un mondo senza cristianesimo che quello che vediamo. Purtroppo, per combattere le conseguenze si è combattuto il principio.

    4. Ma il punto è proprio questo: il diritto naturale con o senza Cristo.
      Per esprimermi con farina di sacco altrui:
      «Un Occidente non cristiano non avrebbe mai prodotto alcunché di sia pur lontanamente simile a una teoria dei diritti umani. Un Occidente non cristiano probabilmente sarebbe stato comunque interessato a esplorare il mondo ma senza sentirsi vocato a rimodellarlo a sua immagine (e certo non avrebbe trovato niente di ributtante in certe pratiche devozionali azteche). Un Occidente non cristiano si sarebbe confrontato col mondo in modo meno presuntuoso ma anche meno caritatevole. Tutto considerato sarebbe stata una civiltà più oscura, più rigida, più spietata di quella che conosciamo. Il vero bivio etico non è la scelta tra cristianesimo e liberalismo ma tra Gesù e Nietzsche. Se Gesù non fosse mai nato oggi vivremmo nel mondo di Nietzsche.»
      (traduzione/sintesi da http://www.johnreilly.info/ijhnbb.htm)

  13. In un mirabile piccolo saggio (che purtroppo temo ormai introvabile in Italia) dal titolo “L’abolizione dell’uomo”, C.S. Lewis oltre ad aprire la strada alla mia conversione (cosa di cui gli sarò grato in eterno) si divertiva a mostrare appunto come la legge morale naturale è tutt’altro che un’astrazione logica, visto che i medesimi principi si ritrovano alla base di culture tra loro lontanissime, come ad esempio il Taoismo e il Cristianesimo.
    La cosa interessante è che i tifosi del relativismo da una parte affermano che tutte le religioni sono uguali appunto perché dal punto di vista morale sostengono più o meno le stesse tesi, salvo poi però evitare di portare questa affermazione alle sue logiche conseguenze, cioè che è così perché alla fine dei conti tutti gli uomini sono fatti in un certo modo e seguono quindi un medesimo codice

  14. vale

    @ don Fabio
    mah.continuo a non capire dove sono i “sentire comuni” del compromesso tra le forze politiche che allora la scrissero.sentire comuni culturali. non tattici o politici. si possono benissimo mettere su carta parole uguali intendendole in modo completamente diverso.
    se lei li vede, un De Mattei,nel suo “il centro che ci portò a sinistra” non ce li vede.così come altri.
    se poi ,per rappresentanti “cattolici” ci si riferisce ai “democristiani” beh,capisco ancora meno.
    …Ha un’impronta “cattolica” la Costituzione del ’48? Ci pare proprio di no. Dentro la Costituzione circola l’idea della Rivoluzione, come un “ordinamento” di essa, non il principio della persona, della libertà, dell’anteriorità morale e civile della società sullo Stato; non a caso nel “principio” non ricorre una sola volta la parola “libertà”.
    (Gianni BAGET BOZZO
    Democrazia o ideologia (sussidiarietà e Costituzione italiana)
    tratto da: Tracce. Litterae Communionis, anno XXV, febbraio 1998, p. 56s.9
    e mi fermo qui per carità di patria….

    1. Ma cosa è che non vi torna?
      La Costituzione, non vi torna, le leggi non vi tornano, l’anarchia non vi torna, la cultura ha da essere solo una e sola in quanto UNA VERITAS (sennò che veritas sarebbe?)e quindi anche di conseguenza la cultura relativa a essa realtà unica, e vi state, appunto battendo in nome di questi vs.principi santi e veri e assoluti.
      Che dire? Nulla! E’ così che vi pare, a voi, mentre a altri no. Poi tutto si aggiusterà, in qualche maniera.
      In quanto a Monti a me non me ne importa un cazzo nè di Monti né di Berlusconu nè del Vaticano né di nessun altro che voglia guidare i popoli!!!!

    2. Non voglio portare avanti la discussione sulla Costituzione Italiana che è del tutto marginale rispetto al tema ed avevo citato solo in un inciso, del resto non la conosco né ricordo così bene da poter argomentare in proposito, i miei anni a via Balbi sono molto lontani…

  15. sarò monotono o gnucco, ma mi ostino a riproporre la mia domanda che vedo già più volte disattesa.
    Se fossi malizioso direi per timore di prendere posizione.
    Poiché malizioso lo sono….. conto sulla vostra volontà di smentirmi.
    Con affetto come si fa in famiglia, dato che questa ormai lo è diventata.

    Il punto primo dal quale partire è:
    1) esiste una legge di natura che precede l’uomo e ne detta le regole? Poi andiamo a vedere che cosa c’è dentro, ma solo in un secondo tempo.
    La prima cosa da verificare è se c’è o se non c’è.
    E tirarne le conseguenze.

    Ad esempio che per condannare il nazismo a Norimberga si dovette proprio far ricorso alla legge di natura, altrimenti era impossibile considerare i gerarchi dei criminali.

    Se concordiamo su una risposta, o per lo meno se ci esponiamo con una risposta, abbiamo già fatto molto passi avanti.

    1. Erika

      Va bene Paolo, ti rispondo più chiaramente possibile.
      No, per me non c’ e’ una legge di natura che precede l’uomo.
      Sia ben chiaro che non mi rallegro di questo, ma la storia umana e’ costellata di tante gravissime aberrazioni che sono state riconosciute e, (parzialmente) corrette nel corso di molte migliaia di anni, da farmi pensare che ciò non sarebbe stato possibile se esistesse una “legge morale” già definita in noi.

      1. E come sarebbe stato possibile riconoscere quelle aberrazioni e correggerle se non per l’appunto facendo riferimento ad una legge naturale?
        L’esistenza di una legge morale naturale non significa che non ci sia un progresso nella sua comprensione ed applicazione.
        Va da sé che questo progresso per essere tale deve procedere non a salti e strappi, ma in maniera organica, come cresce un corpo vivente, non negando ciò che ha preceduto, ma completando e raddrizzando, il che significa, ad esempio, che mai più si potrà ritenere che la schiavitù è giusta, sebbene in passato sia stato fatto, ma proprio l’approfondimento della legge morale naturale stessa (con una comprensione sempre migliore dei diritti della persona) ha portato ad una correzione che non è estrinseca alla legge stessa, ma procede dal suo stesso intimo.

    2. Tutto è di natura!!!
      Anche il male (purtroppo)!!!
      E infatti, Dio, nella sua infinita bontà e larghezza di vedute, lo permette
      (ma questo è un altro discorso)

    3. vale

      temo che sul concetto di “diritto naturale” così come sui “diritti inviolabili”citati da Cyrano si andrà un po’ per le lunghe.
      oltretutto-come ben saprai- gli stessi principi di Norimberga fanno riferimento a principii preesistenti a livello consuetudinario.insomma un diritto percepito come tale da chiunque ed ovunque in ogni tempo.
      però,anche lì,vennero “codificati”nel ’46.a guerra finita….
      tant’è,che ,attualmente,non tutti i membri dell’ONU condividono-ed hanno sottoscritto- la Carta dei diritti dell’uomo(esiste anche la carta islamica dei diritti dell’uomo. e la maggior parte dei paesi islamici aderenti all’ONU fa riferimento a quest’ultima…)

    4. Non solo esiste ma siccome ne parlava anche Sofocle, non può essere stata inventata dalla Chiesa cattolica per dominare le coscienze.
      Se non esistesse, a che titolo sarebbe lecito condannare il nazismo (o qualunque altro ismo)?
      «…in occasione di una disputa tra colleghi, a proposito del potere di giustificazione della coscienza erronea. Qualcuno obiettò a questa tesi che, se ciò dovesse avere un valore universale, allora persino i membri delle SS naziste sarebbero giustificati e dovremmo cercarli in paradiso. Essi infatti portarono a compimento le loro atrocità con fanatica convinzione ed anche con un’assoluta certezza di coscienza. Al che un altro rispose con la massima naturalezza che le cose stavano proprio così: non c’è proprio nessun dubbio che Hitler ed i suoi complici, che erano profondamente convinti della loro causa, non avrebbero potuto agire diversamente e che quindi, per quanto siano state oggettivamente spaventose le loro azioni, essi, a livello soggettivo, si comportarono moralmente bene. Dal momento che essi seguirono la loro coscienza — per quanto deformata —, si dovrebbe riconoscere che il loro comportamento era per loro morale e non si potrebbe pertanto mettere in dubbio la loro salvezza eterna. Dopo una tale conversazione fui assolutamente sicuro che c’era qualcosa che non quadrava in questa teoria sul potere giustificativo della coscienza soggettiva, in altre parole: fui sicuro che doveva esser falsa una concezione di coscienza, che portava a simili conclusioni.»
      http://www.ratzinger.us/modules.php?name=News&file=article&sid=16

    5. 61Angeloestralarge

      Paolo! Sparo!
      Credo che esista una legge dentro di noi, che ci dica cosa è giusto, quindi bene e cosa non è giusto, quindi il male: credo che i 10 comandamenti siano stati creati nell’uomo, assieme all’uomo. Oviamente da Dio! Poi, che uno sia cristiano, mussulmano o altro, la legge dentro ce l’ha. Se non la vuole seguire, è libero di farlo: la famosa “libertà dei figli di Dio”. Non mi piace, come sento a volte dire, che sia una questione di istinto. L’uomo libero è quello che gli istinti li domina, non li subisce.

  16. Velenia

    Si Paolo,secondo me esiste una legge naturale,e non soltanto perchè solo ricorrendo ad essa abbiamo potuto processare i nazisti a Norimberga per reati che quando furono commessi e per la legge positiva in quel momento e in quel luogo in vigore non erano affatto reati.La legge naturale non è un tormentone dei cattolici,che ne facciamo di Antigone se no,del suo orgoglioso “io obbedisco to nomos tou kato”,che ancora mi risuona nelle orecchie dai tempi del Liceo.La legge naturale esiste perchè in ogni tempo e in ogni cultura alcuni atti sono meritevoli e altri riprovevoli.Esempio facile,facile,Non uccidere un altro essere umano è valido in ogni cultura,poi ci sono le deroghe,è vero,allora a seconda del tempo e del luogo bisogna dire che uno schiavo non è un uomo,che non lo è un nero,un ebreo,un embrione,ma in nessuna cultura e in nessun tempo si è mai dertto che uccidere tout court è bene e salvare una vita è male

    1. «…sono ebreo. E un ebreo non ha occhi? Non ha, un ebreo, mani, organi, misure, sensi, affetti, passioni, non mangia lo stesso cibo, non è ferito dalle stesse armi, soggetto alle stesse malattie, guarito dalle stesse medicine, non è scaldato o ghiacciato dalla stessa estate e dallo stesso inverno, proprio come un cristiano? Se ci ferite, forse non sanguiniamo? Non ridiamo se ci solleticate? Se ci avvelenate, non moriamo forse? Non cerchiamo vendetta, se ci fate un torto?» (Il Mercante di Venezia, atto 3, scena 1 58–68)

    2. vale

      beh, ma che ci fu un compromesso tra ideologie e culture diverse mi sembra affermazione ovvia.
      che la costituzione sia “ispirata”a valori “cristiani” e condivisi, no.per me.
      che si cercasse un modus vivendi nel primo dopoguerra,vorrei anche vedere che non si cercasse di farlo…

  17. Velenia

    Ops, dimenticavo una cosa a proposito della Costituzione,altra cosina facile facile che si impara al primo giorno della facoltà di Giurisprudenza,La nostra Costituzione è,come tutte le leggi positive ,frutto di un compromesso,si insegna tradizionalmente che ha 3 anime,liberale,cattolica e socialista,queste erano le matrici culturali delle forze politiche che si misero insieme per ricostruire il Paese all’ indomani della seconda guerra mondiale.
    Non sono, tuttavia,una costituzionalista,quindi aspetto smentite da addetti ai lavori.

  18. Grazie.
    Vorrei rimanere su un terreno pre-teologico, Dio non entra in gioco adesso.
    Perché non esistono terze soluzioni

    a) se esiste una legge che precede l’uomo, questi deve conoscerla ed adeguarsi, chi che sia che l’ha stabilità.
    b) se non esiste, tutto vale. Tutto. Perché non è neanche più vero che la vita vada rispettata.

    Erika, se non esiste legge di natura, ma solo le leggi degli uomini, è impossibile parlare di aberrazione, semmai di infrazione contro un diritto vero hic et nunc e quindi sostituibile.
    Ricordo che Hitler fu legittimamente eletto. E quindi i campi di sterminio non sono che una applicazione di una legge votata da un governo legittimamente eletto da un popolo sovrano.

    Allora però, se siamo convinti di questo, dovremmo anche spiegare come mai esistono le leggi matematiche, fisiche -come quella della gravità- che comunque vengono prima dell’uomo e ne determinano il comportamento, negando quindi che tutto sia indifferente e che sia solo l’uomo con la sua scelta a definire che cosa sia il (suo) bene e il suo male.

  19. Erika

    @don Fabio: potrei rispondere che l’uomo ha subito molti cambiamenti, a livello fisiologico, che hanno concorso a renderlo sempre più consapevole e capace di imparare a ritmi sempre più veloci. Non e’ secondario neanche il fattore tempo: dalla sua comparsa sul pianeta, la vita media di un essere umano si e’ quadruplicata e questo favorisce
    l’esperienza e la trasmissione del sapere, nonché una visione sempre più nitida di
    concetti complessi come il bene comune.
    Sarebbe interessante pure vedere cosa farebbero alcune specie di scimmie antropomorfe (dalle dimostrate capacita’ di apprendimento), in una decina di generazioni, se vivessero fino a 80 anni.
    Ma credo che il concetto di evoluzione non goda di buona fama in questa sede 🙂
    E poi certo, le cose non sono così semplici, la verità e’ che non lo so, non ho la certezza che non esista una legge naturale, ma neppure che esista.

    Sarebbe interessante vedere cosa farebbero in una decina di generazioni alcune specie di scimmie antropomorfe (dalle dimostrate capacita’ di apprendimento),se vivessero mediamente fino a 80 anni.
    Ma temo che il concetto di evoluzione non trovi m

    1. Erika

      Scusate il casino. Maledetto iPhone!
      Ma come fanno a usarlo gli uomini, con le dita grosse due volte le mie?

    2. Erika, a proposito dell’affermazione che «l’uomo ha subito molti cambiamenti, a livello fisiologico, che hanno concorso a renderlo sempre più consapevole e capace di imparare a ritmi sempre più veloci», potresti fare qualche esempio?
      Mi pare un po’ come sostenere che i bambini di oggi sono più intelligenti di quelli di prima, quando al massimo hanno imparato a pigiare i tasti del telecomando.

      Se parliamo di progresso tecnologico d’accordo; che il progresso tecnologico abbia contribuito a allungare la vita e migliorare la diffusione dei mezzi di apprendimento d’accordo; ma i cambiamenti ‘fisiologici’ quali sono? Casomai potremmo aver perso qualche capacità fisiologica, tipo la finezza dell’udito o dell’olfatto; non mi ci vedo a percepire l’arrivo del treno mettendo l’orecchio sul binario, come un guerriero Sioux 🙂

  20. Erika

    @Emidiana: le dimensioni del cervello di un ominide erano tra i 600 e gli 800 cc, mentre quelle dell’attuale homo sapiens sapiens si aggira sui 1250 cc. Assieme alle dimensioni, ovviamente, si sono moltiplicate le connessioni neuronali.
    Mettiamola così : se una legge naturale esiste, questa deve essere iscritta non nel cervello umano, ma nella sua anima, l’esistenza della quale non sono certo in grado di dimostrare…

    1. Data la mia pochissima dimestichezza col tema (un esame di paletnologia dato per caso moltissimi anni fa) non metto in questione il livello di certezza della questione volume cerebrale. Però pensavo che ti saresti riferita a qualcosa di più recente, se non altro per conservare l’analogia col periodo molto breve ( ’10 generazioni’) entro cui verificare i progressi delle ipotetiche scimmie antropomorfe ottantenni. Non credo di essermi spiegata bene, poche idee e ben confuse 🙂

  21. Alessandro

    Ancora BXVI sulla legge naturale

    “La capacità di vedere le leggi dell’essere materiale ci rende incapaci di vedere il messaggio etico contenuto nell’essere, messaggio chiamato dalla tradizione LEX NATURALIS, legge morale naturale. Una parola, questa, per molti oggi quasi INCOMPRENSIBILE a causa di un concetto di natura non più metafisico, ma solamente empirico. […]

    Nell’attuale etica e filosofia del Diritto, sono largamente diffusi i postulati del POSITIVISMO giuridico.
    La conseguenza è che la legislazione diventa spesso solo un compromesso tra diversi interessi: si cerca di trasformare in diritti interessi privati o desideri che stridono con i doveri derivanti dalla responsabilità sociale. In questa situazione è opportuno ricordare che ogni ordinamento giuridico, a livello sia interno che internazionale, trae ultimamente la sua legittimità dal radicamento nella LEGGE NATURALE, nel messaggio etico iscritto nello stesso essere umano.
    La LEGGE NATURALE è, in definitiva, il solo valido baluardo contro l’arbitrio del potere o gli inganni della manipolazione ideologica.
    La conoscenza di questa legge iscritta nel cuore dell’uomo aumenta con il progredire della coscienza morale. La prima preoccupazione per tutti, e particolarmente per chi ha responsabilità pubbliche, dovrebbe quindi essere quella di promuovere la maturazione della coscienza morale. E’ questo il progresso fondamentale senza il quale tutti gli altri progressi finiscono per risultare non autentici. La legge iscritta nella nostra natura è la vera garanzia offerta ad ognuno per poter vivere libero e rispettato nella propria dignità.”

    (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al congresso internazionale sulla legge morale naturale, 12 febbraio 2007)

    1. Alessandro

      Da questo medesimo discorso possiamo pure desumere alcuni capisaldi della legge morale naturale secondo la Chiesa:

      1) ” Questa legge ha come suo primo e generalissimo principio quello di “fare il bene ed evitare il male”. E’, questa, una verità la cui evidenza si impone immediatamente a ciascuno”

      2) “rispetto per la VITA UMANA dal suo concepimento fino al suo termine naturale, non essendo questo bene della vita proprietà dell’uomo ma dono gratuito di Dio”

      3) “il dovere di CERCARE LA VERITA’, presupposto necessario di ogni autentica maturazione della persona”

      4) “Altra fondamentale istanza del soggetto è la LIBERTA’. Tenendo conto, tuttavia, del fatto che la libertà umana è sempre una libertà condivisa con gli altri, è chiaro che l’armonia delle libertà può essere trovata solo in ciò che è comune a tutti: la verità dell’essere umano, il messaggio fondamentale dell’essere stesso, la lex naturalis appunto”

      5) “l’esigenza di GIUSTIZIA che si manifesta nel dare unicuique suum”

      6) “l’attesa di SOLIDARIETA’ che alimenta in ciascuno, specialmente se disagiato, la speranza di un aiuto da parte di chi ha avuto una sorte migliore”

      “Si esprimono, in questi valori, norme inderogabili e cogenti che non dipendono dalla volontà del legislatore e neppure dal consenso che gli Stati possono ad esse prestare. Sono infatti norme che precedono qualsiasi legge umana: come tali, non ammettono interventi in deroga da parte di nessuno.”

  22. Roberto

    Ecco ecco ecco. A prescindere dalla fondatezza o meno della teoria evoluzionista, dandola pure per buona “senza se e senza ma” per amor di conversazione, il cosiddetto “ominide” non sarebbe di certo un essere umano, ma al limite uno dei mitici “stadi intermedi” che “hanno portato a” l’essere umano. Per essere umano si intende questo famoso homo sapiens sapiens (c’era chi voleva aggiungercene un terzo, di sapiens, tra l’altro 🙂 ) che, da quando è apparso sulla terra, mostra di mantiene da sempre il medesimo patrimonio genetico e le medesime caratteristiche.
    L’anima sarebbe pure dimostrabile, ma che c’entra con la legge naturale? Possiamo prendere atto senza fatica di essere in grado di pensare: siamo creature razionali (in tale caratteristica entra ben più dell’apprendimento) e siamo le uniche creature della terra con tale carateristica. Questo dev’essere il nostro punto d’incontro.
    E’ possibile attraverso strumenti di ragione giungere alla formulazione di un diritto naturale?

    Il fatto he Dio esista o meno, che l’anima esista o meno, che siamo o meno frutto di una “evoluzione”, sono fattori che poco hanno a che fare con la risposta a tale domanda. Il diritto naturale sorge dalla ragione. E’ questo, ritengo, il punto che Paolo sta cercando di indicare.

    PS: Cyrano, ieri sera stavo scribacchiando qualcosa su richiesta dell’admin, e vedo che stiamo tutti percorrendo lo stesso solco, seppur ciascuno a modo proprio. 😀

    1. Alessandro

      “Il diritto naturale sorge dalla ragione”

      Che la legge naturale sia conoscibile tramite la ragione è quanto ricordò Benedetto XVI alla Westminster Hall:

      “La questione centrale in gioco, dunque, è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche? [cioè: dove si può reperire la LEGGE NATURALE, il DIRITTO NATURALE?]

      La TRADIZIONE CATTOLICA sostiene che le NORME OBIETTIVE che governano il retto agire sono ACCESSIBILI alla RAGIONE, PRESCINDENDO dal contenuto della Rivelazione.

      Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico NON è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti – ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione – bensì piuttosto di AIUTARE nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi [cioè della legge morale naturale].”

      (Benedetto XVI, Discorso alle autorità civili presso la Westminster Hall, 17 settembre 2010)

        1. Alessandro

          principio morale oggettivo non è “la guerra”, è il diritto alla “legittima difesa con la forza militare” (semmai, si può parlare di “guerra giusta”)

          Cfr. Catechismo n. 2309:

          “Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:

          — che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo;

          — che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;

          — che ci siano fondate condizioni di successo;

          — che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.

          Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della « guerra giusta ».

          La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.”

  23. Ragaaaaaazziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
    Vi voglio tanto bene, ieri mi avete fatto un sacco di auguri, ma ero alle prese con una squadra di ottenni scatenati perché il compleanno era doppio: il mio e quello del pargolo.
    E quindi avevo letto la meravigliosa intervista di Daniela e poi mi sono eclissata…
    Grazie, grazie, grazie degli auguri e del modo nel quale siete entrati nella mia vita! Un grazie speciale a Costanza che ci ospita così discretamente, ci siamo allargati e oramai facciamo veramente come fosse a casa nostra!
    Un saluto a tutti!

    1. 61Angeloextralarge

      Tu e il tuo Cicciobello siete nati lo stesso giorno? Qualcuno, alla fine, te l’ha regalato veramente un Cicciobello!
      Concordo sul fatto che ci siamo allargati. speriamo di non diventara invadenti…

  24. Erika

    @Roberto: l’anima sarebbe pure dimostrabile?! Questa e’ un’affermazione senza precedenti…e come, di grazia? 🙂

      1. Erika

        Grande film!

        @emiliana : in effetti ho scritto una scempiaggine, 10 generazioni sono davvero pochino per poter osservare risultati evolutivi apprezzabili…

    1. Alessandro

      Per San Tommaso d’Aquino, ad es.. è dimostrabile non solo che c’è un’anima intellettiva, ma che essa è immortale.

      “Il punto di partenza dell’intero procedimento sta infatti nella messa a fuoco
      del fatto che noi uomini, al contrario delle altre specie animali, possediamo
      l’intelletto, il quale non espleta il proprio atto in un organo del corpo, come
      accade per tutte le altre facoltà, di qualunque altra anima. Per quanto il
      pensare non possa essere attivato senza le rappresentazioni sensibili, che
      vengono dal corpo e dai suoi organi, non si può però dire che l’intelletto si
      trovi “nel” corpo, nello stesso modo in cui possiamo dire che la vista si trova nell’occhio
      L’intelletto ha infatti la capacità di conoscere tutte le cose e secondo ogni aspetto, capacità che sarebbe impensabile per una qualunque
      facoltà sensibile e impossibile da ricondurre al funzionamento di uno
      specifico organo corporeo.
      […]
      Agere sequitur esse: le operazioni proprie rivelano il modo di
      essere della sostanza. Se poi si considera che il principio di generazione e corruzione è la materia – e anche questo è Aristotele che lo dice
      espressamente– allora un principio capace di operazioni incorporee e
      immateriali non potrà essere stato generato alla stregua degli individui
      dotati di forme totalmente immerse nella materia e nemmeno,
      specularmente, potrà corrompersi. Perciò, l’anima umana è immortale.

      A condurre alla conclusione che il principio che ci rende esseri umani
      sia incorruttibile è quindi per Tommaso un ragionamento che si fonda in
      modo costitutivo sull’esperienza delle nostre attività mentali. L’intelletto non
      potrebbe esercitare la sua propria attività, se non trascendesse già sempre e
      costitutivamente la materia e la sensibilità, secondo un superamento che
      non avviene soltanto in alcuni casi, per certi episodi o per taluni aspetti o
      indizi: l’intelletto, proprio in quanto intelletto, è per sua stessa natura
      incorporeo e immateriale. In una tale architettura, fondata sull’immaterialità
      dell’atto intellettivo e dell’intelletto che lo produce, la corruzione di una
      sostanza dotata di intelligenza non può che risultare una vera e propria
      contraddizione formale […] se l’intelletto è immateriale e quindi incorruttibile, allora sarà incorruttibile – qui sta il passaggio decisivo – anche l’anima di cui l’intelletto fa parte…

      (da A. Petagine, Aristotelismo e immortalità dell’anima. La proposta di Tommaso d’Aquino:

      http://www.losguardo.net/public/archivio/num5/articoli/2011-05.%20Antonio_Petagine_Aristotelismo_immortalita_anima_Tommaso_Aquino.pdf )

  25. Scusate, ma non esiste “in natura” la matematica, come non esiste la “legge” di gravità,
    casomai, esiste la gravità.
    Poi a proposito di legge di natura da sempre nel nostro spirito vorrei citare anche io da S.Paolo: “quanti sono sotto il giogo, schiavi, stimino i loro padroni degni di ogni rispetto, affinché non si dica male del Nome di Dio né della sua dottrina. Quelli poi che hanno padroni cristiani non li disprezzino, perchè sono fratelli, ma li servano con maggior impegno, perchè sono credenti e cari a Dio quelli ai quali essi prestano i loro servizi.”
    A Timoteo 6, 1-2

    1. Sembra conformista, eh? Ma solo se lo si estrapola dal contesto.
      Il contesto è che san Paolo (con la minuscola, non trattandosi della metropoli brasiliana) sta parlando in un’epoca in cui gli schiavi – per la legge vigente e la mentalità dominante – sono ‘COSE’ di cui il padrone può usare e abusare a suo piacimento.
      A queste ‘cose’ san Paolo dice: guardate che siete ‘PERSONE’, Dio si è fatto uomo ed è morto per voi proprio come per quelli che qui e ora, secondo la legge terrena, sono i vostri padroni.
      Piccolezze davvero…

        1. Il mondo in cui vivevano Paolo, Timoteo, gli schiavi cristiani cui Paolo si rivolgeva, i loro padroni e via dicendo.
          (i ringraziamenti vanno a G Tognetti, Criteri per la trascrizione dei testi medievali latini e italiani, Quaderni della «Rassegna degli Archivi di Stato», 51, Roma 1982)

  26. E poi perché, per la legge di gravità, se uno si butta dalla finetsra casca, sempre,
    e invece, pur essendoci le leggi morali (per natura), è esistito Hitler (citato sopra)?

    1. Alessandro

      perché le leggi morali naturali non sono strutture deterministiche che necessitano l’agire umano. L’uomo è libero di osservare o di ricusare la legge morale naturale (alla natura umana, infatti, è tale che l’uomo è libero)

  27. Bisognava, allora, a quei tempi del nazismo, che ci fosse stato al potere per esempio,Paolo Pugni,
    che allora si sarebbero seguiti i principi morali eterni e non ci sarebbe stata né la guerra
    né l’olocausto. O invece è perché c’era il parlamento (questa aberrazione della natura!)
    che tutto è potuto succedere, e nemmeno Paolo Pugni o il Papa (di ora)avrebbero potuto rimediare?

    1. Alessandro

      E’ vero, con Paolo Pugni al posto di Hitler niente nazismo, niente guerra. Ma è andata diversamente.
      Il parlamento non è un’aberrazione della natura, taluni parlamenti possono talora prestarsi a diventare organi della “dittatura della maggioranza” (nel senso precisato sopra)

      1. Ci vorrebbe, forse, uno Stato Etico, (cattolico)come diceva l’altro giorno vale…
        O che tutti la pensassero allo stesso modo (cattolico9 che sarebbe la stessa

        1. Alessandro

          Uno Stato etico è quello in cui lo Stato stabilisce ciò che è bene e ciò che è male. Ma il bene e il male non sono tali perché lo Stato Etico stabilisce che lo siano. Che il bene e il male non sono tali per il solo fatto che lo Stato Etico stabilisce che lo siano lo dice la legge naturale.
          Quindi il cristiano, difendendo la legge naturale, non può che essere contrario allo Stato etico. “Stato etico cristiano” perciò è una contraddizione in termini.

      1. Quindi per contrastare il più possibile la bestialità umana, con le leggi e le pene…
        La quale, forse, lo sarebbbe, ipoteticamente, contrastata da un
        regime teocratico, attraverso il pontefice, il clero, o che altro, certo che gli esempi storici passati non sono molto confortanti, il diavolo, probabilmente?

  28. Oso definirmi anarchico ed il tuo articolo, comunque, ha scosso fervidamente i miei nervi (in termini d’interesse). Credo che qui si stia affrontando il discorso più approfonditamente di quanto lo possa fare io, però vorrei mettermi alla prova:
    Ritengo che la convivenza civile fra uomini possa essere data dal giusto utilizzo dell’egoismo (fattore teoricamente antitetico alla convivenza).
    L’uomo dovrebbe accettare il suo egoismo, non evitarlo, come spesso si trova a fare finendo per svilupparlo in azioni d’oppressione verso gli altri; accettandolo, agirebbe in base alla sua convenienza senza ostacolare gli altri, perchè facendo così capirebbe dove usaree come usare il proprio egoismo. Voglio dire: se io ho 2 e l’altro ha 0, posso scegliere se donare 1 all’altro, così facendo sembrerei altruista, in realtà non lo sono, perchè, un giorno può capitare che l’altro, stanco della sua povertà decida di rubarmi il mio 2, così io rimarrei con 0, donando 1 invece, non rischierei questa reazione quasi ovvia, rimanendo in una condizione modesta ma sicura. in termini molto semplici questa è la mia teoria, se l’uomo non si vergognasse dei suo lati negativi, riuscirebbe ad utilizzarli nella maniera più conveniente, ottenendo un benessere generale e sicuro.
    In più l’anarchia come ritengono gli anarchici e non i “dittanarchici” dovrebbe essere la massima espressione (in termini teorici) della convivenza, lo stato di assoluta libertà, realizzabile in un contesto storico adeguato, dove l’uomo sarà riuscito ad abbattere quasi tutte le difficolatà che ha nel convivere.
    La storia come sosteneva hegel, è un fenomeno in continua evoluzione che prima o poi diventerà al suo completamento assoluto, quindi anche la storia politica raggiungerà la sua massima espressione nella totale libertà.

    ps: sono tutte idee supportate da pochissimi studi, ma ho provato.
    complimenti per il post.

    1. Ciao Imminente, grazie dell’apprezzamento e (soprattutto) di esserti messo in gioco con noi.
      Stavo chiudendo perché sono stremato, ma non posso evitare di risponderti qualcosa. Abbi pazienza, in questo momento la mia mente è molto rallentata.
      In tre punti:
      1) La “dittanarchia” sboccia negli anarchici, secondo quanto ho potuto constatare, quando essi si avvedono che l’uomo non è ciò che sperano che sia.
      1b) Normalmente, tuttavia, questa reazione è motivata (anche) da una non accettazione di se stessi, come tu giustamente ricordavi: i difetti che meno sopportiamo negli altri sono i nostri, e facilissimamente gli idealisti e i sentimentali pretendono dagli altri ciò che (inutilmente) vorrebbero poter ottenere da se stessi.
      2) A sconfessare l’idea hegeliana della storia c’è tutto il Novecento, prima che negli studi, in quanto immane insieme di eventi che hanno concretamente minacciato di distruggere il genere umano (altro che “continua evoluzione”!). Anche se non vuoi cimentarti in pesanti trattati di filosofia della storia… non so se hai letto la “Spe salvi” di Benedetto XVI: ci sono dei passaggi molto interessanti su questo tema.
      3) Infine, naturalmente ogni società si basa su un’idea di uomo: la mia idea di uomo comprende schiettamente il limite, che non è semplicemente un limite di finitudine, bensì anche di colpa, di un anelito al bene spesso frustrato.
      3a) La cosa più importante che ho da dire: io credo che l’uomo sia ciò che Gesù Cristo ha rivelato di lui, quindi cerco di accogliere amorevolmente le mie deficienze e quelle degli altri, e di crescere, offrendo come posso agli altri il mio contributo perché facciano altrettanto, come possono. Proprio perché non ho paura di sapermi e dirmi piccolo e imperfetto, non ho bisogno di rivendicare un’autonomia totale, non ho paura di essere sotto una e più leggi, che in definitiva si ricapitolano tutte nella legge di Cristo. Per questa legge lo prego: «Fa’ che io sia sempre fedele alla tua legge, e non sia mai separato da te».

      Spero che tu voglia restare con noi. Buonanotte.

  29. Cyra’ stavolta il post, che pure m’è piaciuto, non mi ha stimolato riflessioni. Ho la testa su altri temi 🙂
    Volevo fare un saluto a tutti, sono in fase di eclissi per un po’ ma è solo per un po’. Buonanotte

  30. Alessandro

    Su Avvenire del 18 gennaio due filosofi cattolici, Dario Antiseri e Francesco D’Agostino, hanno discusso da posizioni divergenti intorno alla legge morale naturale, della quale si tratta nel post e nei commenti
    Il tutto è a p. 26.
    Riporto solo un passaggio di D’Agostino:

    “Il senso comune può anche ignorare cosa sia la legge morale naturale, ma ne conosce spontaneamente, in buo­na sostanza, tutti i precetti, come di­mostra il fatto che considera «snatu­rata » una donna che, senza rimorsi, abbandoni il proprio figlio.
    Qui non c’è spazio alcuno per il relativismo, che tan­to suggestiona Anti­seri. Ciò che (per usare le parole di Anti­seri) è storico, conte­stabile, perfettibile, insomma non asso­luto, non è l’amore e il dovere morale di a­mare, ma le forme di espressione cul­turale che l’amore umano assume nel tempo e nello spazio. Possono esiste­re culture nelle quali è interdetto alle madri coccolare i loro figli o che im­pongono di essere a tal punto esigen­ti nei loro confronti da meritarsi l’ap­pellativo paradossale di ‘madri-tigri’, ma non esistono culture che non riconoscano che il vincolo tra la madre e il proprio figlio è la forma espressiva più semplice e assieme più profonda della nostra comune natura umana.

    Il relativista etico è paragonabile a chi, conoscendo solo la sua lingua e non volendo ammettere che ciò che egli dice lo si possa tradurre, sia pure con fatica, in mille altre lingue, si chiude nel ristretto orizzonte del suo lin­guaggio e magari arriva a costruirsi un linguaggio tutto suo, un linguaggio ‘privato’, che lo porta lentamente, ma inesorabilmente, a una totale e tristis­sima incomunicabilità.”

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