Salvatore Di Fazio ci ha mandato questo post che crediamo possa avere molte possibilità di infiammare la discussione.
di Salvatore Di Fazio
Cambiare casa non è cosa da poco, ma ormai nella mia vita è diventato un must, non perché vengo sfrattato, sia ben inteso, ma per varie vicissitudini di vita quotidiana.
Cambiata casa, cambia tutto: supermercato dove comprare il pane quotidiano, benzinaio di fiducia, calzolaio dove fare i buchi per la cintura, mercatino del sabato mattina, box auto, palestra dove iscriversi e mai andare…
E, al termine dell’elenco, c’è il cambio parrocchia. Nuovi sacerdoti e nuove conoscenze non sempre corrispondono ai tuoi gusti personali.
Comunque sia, accolgo con un pò di timore l’invito del parroco a frequentare l’oratorio parrocchiale; con la speranza che la mie idea dell’oratorio come luogo di ritrovo senza preghiera venga smentito.
Arrivato all’appuntamento serale, distrutto dopo una giornata lavorativa alquanto faticosa, vengo introdotto all’interno del gruppo dal sacerdote (anche lui nuovo della parrocchia quanto me) che tiene le fila leggendo un brano tratto dal discorso fatto dal papa a Freiburg im Breisgau sabato 24 Settembre.
Seguendo la lettura del sacerdote, sottolineo alcuni punti:
Non sono i nostri sforzi umani o il progresso tecnico del nostro tempo a portare luce in questo mondo. Sempre di nuovo facciamo l’esperienza che il nostro impegno per un ordine migliore e più giusto incontra i suoi limiti.
…
Noi invece sperimentiamo sempre di nuovo il fallimento dei nostri sforzi e l’errore personale nonostante le nostre buone intenzioni.
Terminata la lettura, il sacerdote domanda: “bene, ragazzi, argomentiamo quanto detto dal Papa per capire se è vero quello che dice: voi siete d’accordo con quanto letto?”
… silenzio di ghiaccio …
Mi permetto allora di prendere parola per sciogliere il ghiaccio e conoscere questi ragazzi (età media 25 anni… io a 25 anni tanto ragazzo non lo ero più… comunque…).
Dichiarandomi d’accordo con il Papa, sottolineo che oggi si fa tanto senza chiedersi se è volontà di Dio: marce solidali, gruppi di ascolto, raccolte per i poveri, riviste, libri, maratone per la solidarietà, salamella dell’oratorio per raccolta fondi, e via dicendo. Tutto partendo dal presupposto che se l’azione è buona e l’intento è buono allora è volontà di Dio.
Ho scoperto invece che non è sempre così.
Ad esempio un giorno un sacerdote mi disse:
Se una persona vuole farsi sacerdote, l’intenzione e il fine sono nobili e giusti ma non è detto che sia volontà di Dio.
Purtroppo non sempre ci interroghiamo sulla volontà di Dio prima di agire, e anche nell’oratorio la mia affermazione ha azionato un certo dissenso:
secondo me fare è molto più importante che pregare, tuona una ragazza all’angolo opposto della tavolata.
In realtà l’idea di questa ragazza, mossa sicuramente da buona fede, è un’eresia chiamata Pelagianesimo.
Le eresie sono sempre state delle serpi in seno alla Chiesa, che le ha combattute in varie maniere più o meno efficaci.
Che che ne dica il nostro amico di turno di facebook, che per l’occasione si fa storico accreditato più di Rino Cammilleri, l’inquisizione nasce con questo scopo, e varie personalità ne faranno parte attiva.
Magari al nostro amico di turno cadrà la dentiera quando verrà a sapere che, fra queste personalità, ci sono colonne di santità del calibro di San Domenico e San Francesco.
Purtroppo le idee eretiche sono sempre nate nel seno della Chiesa.
Al giorno d’oggi, secondo me, quelle che vanno per la maggiore sono il pelagianesimo e il relativismo.
Queste eresie e filosofie, creano la società moderna.
Società dove non si prega più né si chiede perdono a Dio, società debole dal punto di vista spirituale, senza morale, disunita nelle famiglie e con una Chiesa piena di metastasi.
leggi anche L’eretico
“con una Chiesa piena di metastasi”
Non ti piace la Chiesa attuale? Be’, cambiala, no?
Infatti, andando a frequentare la parrocchia credo che, nel suo piccolo stia dando il proprio contributo per renderla migliore!
“Senza morale”.
Sì, è vero, e purtroppo le disgrazie conseguenti sono tante. Però quanti esempi luminosi posso portare della mia vita su persone, cristiane e non, che mi hanno dato esempi altissimi di morale e di carità fattiva. Nel mondo ci sono propriouna marea di persone buone. C’è tanto da fare, yes, sempre partendo da questi due punti: la grazia, cioè Dio, e la scintilla divina che brilla nell’animo di ognuno. Soprattutto secondo me è importante cercare di capire che non sempre basta identificare l’errore, ma bisogna capire perché l’errore è attraente, e saper smascherare “il velo di Maya”, tanto per parafrasare Schopenhauer.
Così, mi viene in mente, quando un amico mi dice “ma sai, il Papa non ha sempre ragione in materia di Magistero” la mia prima reazione è di dire “ma come fai a dirlo, ma che cattolico sei” e magari metterlo un po’ alla berlina, bonariamente, eh, con un paio di battute brillanti e spigliate, molto della serie “guarda che non sono un’idiota col lavaggio del cervello, sono moderna quanto te” (tipo Odifreddi, ma alla rovescia) e iniziare una polemica. Invece questo primo fastidio mi dovrebbe portare a pregare per lui e a cercare di capire “cos’è che attrae lui (e molti) nell’idea che il Papa può avere torto in materia di Magistero?” Da una parte un’idea in sé molto giusta, quella della libertà individuale, libertà di pensiero e, anche, libertà spirituale. Dall’altra, lo attrae anche in virtù dell’idea di libertà viziata che la società di oggi ci propone come normale, ma che in realtà non sono vera libertà. Una volta che avrò capito cosa davvero attrae il mio amico in quell’errore potrò capire che sono le stesse cose che attraggono me, probabilmente. Allora posso avere la disposizione d’animo per discutere, proponendo sì la retta dottrina ma sempre tenendo a mente che quello che il mio amico vuole (a meno che non abbia voglia di polemizzare per polemizzare), sostanzialmente, essere felice e appagare i desideri che, inevitabilmente, tutti noi figli di questa cultura abbiamo (tipo essere incondizionatamente liberi). Allora posso tarare la mia spiegazione della verità non sul fastidio che mi dà la posizione del mio amico, ma sul suo bisogno, che, stringi string, sarà comunque davvero appagato solo quando arriverà alla verità vera. Poi magari c’è gente a cui fa bene sentire un po’ di sana ironia e sana polemica, non ci piove, anzi è il modo migliore per parlarci. Però secondo me il passaggio di capire che, quasi sempre, ciò che gli rende l’errore attraente è ciò che attrae, in fondo, anche me è importante. Mi rende più tollerante, che non significa dire bene al male e viceversa, ma capire che l’errore spesso è davvero attraente…
Questo percorso a me aiuta anche a smascherare ciò che “mi dà fastidio” da ciò che è, oggettivamente, “sbagliato”. Per es. a me danno oltremodo fastidio le S.Messe in cui vengono fatti tre ore di annunci parrocchiali, oppure quando sono stanca una Messa lunghissima in cui tutto è cantato. Però in questo non c’è nulla di male, probabilmente quegli annunci sono anche importanti per la vita della comunità, e i canti sono belli. altra cosa è quando le letture vengono sostituite da canti vari, o saltate proprio (in Germania mi è capitato), anche se non so le regole liturgiche esattamente come siano. Magari di questo è il caso di parlare col sacerdote, in una parrocchia in Germania che frequentavo i fedeli lo hanno fatto, hanno parlato ccol parroco di una cosa della Messa che a loro sembrava fatta male, ed effettivamente il parroco ha dato loro ragione e ha cambiato…
scusate, magari sono andata fuori tema, ma mi sono venute in mente queste riflessioni leggendo il post…
penso anche che un blog come questo aiuti a capire meglio i condizionamenti che alla fine ci ritroviamo tutti – per es. che ne so nelle discussioni sulla libertà emerge che abbiamo in molti un’idea di libertà come “fare senza limiti”, e perciò ogni minima restrizione (così percepita) alla mia presunta incondizionata libertà ci atterrisce e genera rifiuto (almeno per me è così). etc etc…
E andiamo con le provocazioni che incendiano, come suggerisce cautamente l’admin.
Mi cito
“Mi intristiscono i cattolici del sussurro, quelli che “meglio non parlare troppo di Dio, l’assistenza conta”. Quelli del “più fatti, meno liturgia”. Più che sottovoce e sottotono, mi sembrano sottocosto.”
Don Oreste Benzi diceva più o meno così: “Non mi fido dei miei figli spirituali che vogliono rivoluzionare il mondo e non stanno mai in ginocchio!”.
Mio nuovo nome: 61Angeloextralarge
Ci sono diverse forme di pelagianesimo, una è quella che sottolinei tu, l’ideologia del fare, che va esattamente sotto il nome di “americanismo” ed era stata già individuata e denunciata nel XIX secolo, ma ce n’è anche un’altra, che è quella che pensa che la salvezza sia una questione di opere intese come opere di devozione (dire certe preghiere, fare certe novene, seguire certe pratiche…) presentate come ricette infallibili.
Sotto una vernice falsamente devozionale questa mentalità dimentica che la salvezza è essenzialmente Grazia, cioè dono gratuito ed immeritato, senza volere si reintroduce così il concetto di merito, come se eseguendo certe pratiche accumulassimo dei meriti davanti a Dio che diventerebbe poi in qualche modo nostro debitore, mentalità superstiziosa e pagana quant’altre mai che rientra nel cristianesimo dalla finestra dopo essere stata scacciata dalla porta.
Conosco molte persone che sono sicurissime di andare in Paradiso perché recitano il Santo Rosario tutti i giorni: “La Madonna ha detto che chi recita il Rosario si salva! Non ci credi? Allora non credi alla Madonna!”
ORA ET LABORA! Tutto sto casino per cosa? Sta scritto: ora et labora. Se non fossero tutti e due imortanti perchè metterli insieme? Ma forse son io che non arrivo ai filosofi.
Sono assolutamente d’accordo con Fabio Bartoli. Alcune forme di devozione sembrano a volte una raccolta di punti premio. Poi devo dire che mi spaventa molto una certa forma di religiosita’ in cui in cui si diventa piu’ ortodossi del Papa, si condannano le persone certi di sapere quella che e’ la volonta’ di Dio… Magari sto esagerando, pero’, caro Salvatore, non e’ che qualche volta ti diverti un po’ a giocare all’inquisitore? 🙂
perfettamente d’accordo che tutto è grazia, che nulla è merito. Che nulla è conquistato da noi, ma ricevuto: dopo che avete compiuto il vostro dovere dite siamo servi inutili… più chiaro di così.
Allora mi interessa capire in che senso san Josémaria diceva: assicuro il paradiso a chi segue il piano di vita (che caratterizza l’impegno del membri dell’Opera).
Credo, e chiedo aiuto ai teologi più esperti, nel senso non della raccolta a punti, ma nel senso che se con il cuore e con la volontà segui quel piano alla fine non puoi fare a meno di aderire alla Grazia, che è condizione necessaria ma non sufficiente: Dio che ti ha creato senza di te non ti salva senza di te.
non sono teologo né teologo esperto, ma è chiaro che una corretta concezione della Grazia esclude che essa sopprima la libertà umana. La La Grazia è sempre buona, previene accompagna sostiene e conforta la libertà orientata verso il bene, ma ciò non toglie che la libertà (che Dio c’ha dato) possa operare contro la Grazia, ossia per il male.
La Grazia è NECESSARIA alla libertà per compiere il bene (la libertà lasciata senza grazia non può che sviarsi) ma non costringe la libertà, la quale quindi può ripudiare la Grazia e volgersi al peccato (fino alla dannazione, purtroppo).
(Opinione personale: io credo che S.Josemaria dicesse così nel senso che se preghi con sincerità due mezz’ore al giorno sarà poi naturale che andando in bus al mattino dopo aver pregato o mentre preghi paghi il biglietto invece di andare a buffo e far fallire il Comune, e che quando incontri un prossimo ferito per strada lo soccorri invece di fregartene. Ovviamente si può fare il piano di vita ogni giorno e poi fregarsene di moglie, marito, figli, colleghi, barboni, lavoro, tasse, ma alla lunga è difficile da sopportare, evidentemente c’è una stortura da qualche parte.
Inoltre un aspetto oggigiorno un po’ messo in secondo piano è il rapporto personale con Dio, che invece è essenziale proprio per non vivere un cristianesimo assistenziale e basta, ma vivere un’amicizia con una Persona.
In quel senso un piano di vita che riempia la giornata di preghiera serve a ricordarci di Dio in tutto ciò che facciamo, anche quando – ed è la maggior parte del tempo – non stiamo tecnicamente pregando, serve a ricordarci che questa Persona ci aspetta, che, in fondo, è Lui il senso di tutto, è Lui il fine. Ovvio che quando sei innamorato di Colui che è Bontà e Lo frequenti quotidianamente e Lo vedi nei poveri, negli emarginati, nel marito rompiscatole, etc, non vai in giro a violentare le donne o bruciare vivi i clochard, tanto per fare esempi estremi, e anzi ti dai da fare alla Caritas e negli ospedali, teh, altri due esempi estremi, o telefoni all’amico scocciatore per chiedegli come va. Se Lo vedi negli amici, nelle belle gite in campagna, nel riposo, te li godi di più, e sei felice. E alla fine vai in Paradiso.
Questa è la mia interpretazione personale, non so se sia quella vera.
“andare a buffo” in autobus vuol dire “andare a ufo”, “a sbafo”, senza pagare il biglietto, vero? Non l’avevo mai sentita, quest’espressione. Ma è dialettale?
Sì è romano 🙂 In romano i “buffi” sono i debiti, perciò andare a buffo è andare senza pagare, facendo un debito.
Ciao alessandro, dopo consultazione con mia sorella sono giunta alla conclusione che forse “andare a buffo” me lo sono un po’ inventato; sicuramente a Roma si dice “dire qualcosa a buffo”, cioè a caso, senza sapere di cosa si sta parlando 🙂 i “buffi” sono davvero i debiti, comunque.
Grazie lidiafederica! Ho fatto una rapidissima ricerca e, stando a wikipedia (che non è la Bibbia, per carità), a buffo vuol dire proprio a ufo, a sbafo…
Cmq ci siamo intesi 🙂
http://it.wikipedia.org/wiki/A_ufo
Pugni, se il piano di vita venisse vissuto davvero per quello che dovrebbe essere si vivrebbe alla presenza di Dio tutta la giornata, in amicizia con Lui.
Putroppo troppo spesso ho visto pregare come descrive don Fabio
Senza un dialogo reale con Dio, a tu per tu, non c’è vera preghiera. Diventa superstizione.
Hai ragione Erika, punto a diventare inquisitore come San Domenico.
Lasciamo perdere il Pelagianesimo e il relativismo.
La preghiera.
1)Preghiera per chiedere la grazia, la salvezza.
2)Preghiera che è rivolta all’unione con Dio, al vivere la presenza di Dio in tutti
i momenti della nostra vita,
Questo secondo tipo di preghiera potrebbe (anche) essere quello che intendete voi quando parlate di giaculatorie automobilistiche, rosari domestici o occasioni di raccolglimento e di meditazione di massa che voi praticate.
Mi RIFIUTO di considerare preghiera quella fatta per chiedere promozioni agli esami, guarigioni, successi amorosi, figli maschi, o femmine, eccetra…
Per quanto riguarda la GOSPA solo la parola mi ripugna.
Pregare la Gospa perché tu capisca come gira il mondo ti ripugna di più per la Gospa o per la preghiera?
magari pensala come “Signora” invece che Gospa, che in croato è bello, in italiano sembra un frutto marino
“Mi RIFIUTO di considerare preghiera quella fatta per chiedere promozioni agli esami, guarigioni, successi amorosi, figli maschi, o femmine, eccetra…”: un padre e una madre non ascoltano solo le grandi richieste dei figli, ma anche quelle più piccole e banali! Come pensare che Dio sia Dio solo quando ci sono le richieste “importanti”? Lui ci ha creati e ha creato ogni atomo che ci compone. Lui conosce (è Parola di Dio ma non mi ricordo la citazione) tutto di noi, persino quanti capelli abbiamo nel capo.
“Per quanto riguarda la GOSPA solo la parola mi ripugna”: mi dispiace per te!
Admin! Non so cosa ho combinato ma cancelleresti “Il tuo commento è in attesa di moderazione” dal mio commento sopra? E anche questo commento? Grazie! Smack e arismack!
L’attività secondo la volontà di Dio è buona, altrimenti non lo è.
Anche la preghiera è buona solo se è fatta secondo la volontà di Dio; pure il fariseo pregava ma la preghiera sua non era gradita a Dio perché non era conforme alla Sua volontà:
“Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. (Lc 18, 10-14)
Come dire: posso pure digiunare due volte a settimana per motivi religiosi ma il mio digiuno vale niente se è un modo per nutrire la mia vanità.
Quindi: occorre adoperarsi a fare la volontà di Dio, nel lavoro e nella preghiera. Come mettere assieme lavoro e preghiera, ce l’ha ricordato meglio di altri san Josemaría Escrivá de Balaguer (cfr. commenti di ieri)
E alla ragazza che tuona “secondo me fare è molto più importante che pregare” occorrerà rivolgersi con grande pazienza (secondo la volontà di Dio, appunto), cercando di farle capire che la sua uscita non è molto felice, ma cercando pure di capire perché abbia maturato una visione così diffidente nei confronti della preghiera. Pregare molto per lei e parlare molto con lei. Sempre con amore (quello che reca il sigillo di Dio, ovvio): in omnibus caritas.
condivido in toto. La ragazza che dice così lo fa perché figlia del nostro tempo, e serve farle capire che pregare non è “starsene con le mani in mano” ma anzi, è una grande forma di attività, oltre che di rapporto personale con Dio, cheforse è un po’ messo in secondo piano ai giorni nostri. Secondo me, poi, oltre che di pazienza bisogna armarsi di umiltà per imparare da questa ragazza tutte le cose che, probabilmente, lei fa bene e noi no. La formazione è sempre rapporto a due, tutti siamo maestri e discenti del e dall’altro allo stesso tempo.
Concordo: pazienza e umiltà. L’umiltà di ravvisare ogni scintilla di bene e di virtù ovunque e in chiunque si manifesti, anche in chi, finché siamo oscurati dai nostri pregiudizi, saremmo convinti convintissimi che non ne possa sprigionare alcuna, di scintilla
oh yes, che belle parole!
Mi trovo sostanzialmente d’accordo con Totò. Marta, Marta stai tranquilla e siediti. Trasformazione acqua in vino. Pesci e pani che si moltiplicano senza pescare o impastare. Reti piene di pesci senza sgobbare tutta la notte. Si lavora ma senza strafare o montarsi la testa. Scusate ma è sabato.
Mi pare che c’entri col tema di oggi quello che il Papa ha detto in Germania (e che quello che ha detto della Chiesa tedesca si possa applicare anche a quella italiana, mutatis mutandis)
“Gesù – lo abbiamo sentito – rivolge questo messaggio ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo di Israele, cioè agli esperti di religione del suo popolo. Essi, prima, dicono “sì” alla volontà di Dio.
Ma la loro religiosità diventa ROUTINE, e Dio NON LI INQUIETA più. Per questo avvertono il messaggio di Giovanni Battista e il messaggio di Gesù come un disturbo. Così, il Signore conclude la sua parabola con parole drastiche: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli” (Mt 21,31-32).
Tradotta nel linguaggio del tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei loro peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”, che nella Chiesa vedono ormai SOLTANTO L’APPARATO, senza che il loro cuore sia toccato da questo, dalla fede.
Così, la parola deve far riflettere molto, anzi, deve scuotere tutti noi. Questo, però, non significa affatto che tutti coloro che vivono nella Chiesa e lavorano per essa siano da valutare come lontani da Gesù e dal Regno di Dio. Assolutamente no! No, piuttosto è questo il momento per dire una parola di profonda gratitudine ai tanti collaboratori impiegati e volontari, senza i quali la vita nelle parrocchie e nell’intera Chiesa sarebbe impensabile. La Chiesa in Germania ha molte istituzioni sociali e caritative, nelle quali l’amore per il prossimo viene esercitato in una forma anche socialmente efficace e fino ai confini della terra. A tutti coloro che si impegnano nella Caritas tedesca o in altre organizzazioni, oppure che mettono generosamente a disposizione il loro tempo e le loro forze per incarichi di volontariato nella Chiesa, vorrei esprimere, in questo momento, la mia gratitudine e il mio apprezzamento. Tale servizio richiede innanzitutto una competenza oggettiva e professionale.
Ma nello spirito dell’insegnamento di Gesù CI VUOLE DI PIU’: il cuore aperto, che si lascia toccare dall’amore di Cristo, e così dà al prossimo, che ha bisogno di noi, PIU’ CHE UN SERVIZIO TECNICO: l’amore, in cui all’altro si rende visibile il Dio che ama, Cristo.
Allora interroghiamoci, anche a partire dal Vangelo di oggi: come è il mio rapporto personale con Dio, nella preghiera, nella partecipazione alla Messa domenicale, nell’approfondimento della fede mediante la meditazione della Sacra Scrittura e lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica? Cari amici, il RINNOVAMENTO della Chiesa, in ultima analisi, può realizzarsi soltanto attraverso la disponibilità alla CONVERSIONE e attraverso una FEDE RINNOVATA.”
(Benedetto XVI, dall’omelia della S. Messa a Friburgo, 25 settembre 2011)
a proposito di sottomissione, so che c’entra poco qui, ma la memoria a volte gioca a zona, per macchie di leopardo, mi sono ricordato di questo punto di cammino (590) di san JoséMaria
Non voler essere come quella banderuola dorata del grande edificio: per quanto brilli e per quanto stia in alto, non conta nulla per la solidità della costruzione.
—Fossi tu come la vecchia pietra nascosta nelle fondamenta, sotto terra, dove nessuno ti veda: proprio per te la casa non crollerà.
Mi sembra che sia molto vicino al costanzapensiero…
@Salvatore di Fazio: la mia voleva essere una battuta, ma quello che intendo, riferendomi a opinioni da te espresse in precedenza e’: pensi di poter essere in grado di giudicare, ad esempio appellando “figlie di satana” persone che forse sono smarrite, ma sono comunque creature di Dio? Non ho mai sentito il Papa appellare nessuno in quel modo…quanto al relativismo poi… Se non ne fossi stata in parte provvista non avrei potuto riconoscere il male la’ dove tutti quelli che mi sono piu’ vicini vedono il bene. Avrei seguito ciecamente l'”ortodossia” del mio ambiente, che non essendo religioso ha i suoi bravi dogmi comunque.
Proprio così, dogmi dappertutto.
Gli “oracoli” della gospa?
Un offesa all’intelligenza dell’uomo!!!
Non sono “oracoli”, sono messaggi.
fefral
26 novembre 2011 a 11:56 #
Pugni, se il piano di vita venisse vissuto davvero per quello che dovrebbe essere si vivrebbe alla presenza di Dio tutta la giornata, in amicizia con Lui.
Putroppo troppo spesso ho visto pregare come descrive don Fabio
Senza un dialogo reale con Dio, a tu per tu, non c’è vera preghiera. Diventa superstizione.
——–
Quest’intervento di Fefral MI PIACE.
Se non sbaglio lo stesso Fondatore aveva messo in guardia contro un ‘cumplimiento’ del piano di vita che fosse solo ‘cumplo y miento’.
ah oh @fefral e @scriteriato, ma mi prendete per scemo o volete fare le punte ai chiodi?
Certo che intendo se viene vissuto in modo corretto e non come cumplo y miento…
se ogni volta bisogna far precedere ciò che si scrive da
se….. e se….. e soltanto se… e se non….
un po’ di buona fede…. no?
oh pugni, perdonami…. chiedevi consiglio a teologi esperti, mi sono permessa di far ricorso ad un po’ di banale buon senso.
Comunque fidati, di cumploymiento ce n’é in abbondanza
Ma che vuol dire pregare “per” qualcuno?
Come quando Gesù chiede “padre perdona loro loro…”?
E noi si pretenderebbe di fare lo stesso?
Non solo eventualmente per perdonare, ma per ottenere risultati positivi terreni?
O non terreni, come le indulgenze e obrobrii del genere?
Ma che religione praticate voi, qualla degli idolatri, dove uno ripete delle formule o mette un lumino acceso o in chiesa o ai morti e questo dovrebbe far succedere (o non succedere)qualcosa?
.
vedo che glissi sulle domande che ti infastidiscono e moltiplichi quelle che provocano, non mi pare per avere risposte, ma per attizzare gli animi.
Ti risponderei, ma sono ancora in attesa di una tuo risposta alla domanda: se non esiste un Padre comune, come possiamo essere fratelli? riferita ad un tuo commento di ieri.
E sì, noi pratichiamo tutto ciò perché ci crediamo, perché ci è stato detto di crederlo e sappiamo in chi abbiamo creduto e di Lui ci fidiamo.
C’è bisogno di altro?
Per me, no.
Si dice essere fratelli come modo di dire, per dire che siamo tutti della stessa famiglia umana. Perchè sento di dovermi comportare con fratellanza? Non lo so? Forse è un sentimento che ho succhiato col latte e con la nostra storia civile dove c’è anche questo ideale cristiano. Non ho bisogno di fidarmi di qualcuno, mi viene automatico.Non mi infastidiva questa domanda, non ho risposto per disattenzione o perché non ero più al computer.
Sulla preghiera eccetra:
“E il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine dicendo:Chi è costui che oscura il mio consiglio con parole prive di sapere?”
Libro di Giobbe
“E quando pregate non moltlplicate vane parole , come i pagani, che credono di essere esauditi a forza di parole: Non siate simili a loro , poiché il Padre vostro sa SA Di CHE COSA AVETE BISOGNO PRIMA GLIELA CHIEDIATE”
Mt. 6, 7-8
Impossibile essere fratelli perché lo dicono tutti. Se non c’è un Padre comune, non ho nessuna voglia né intenzione di prendermi cura degli altri. Basto a me stesso.
La preghiera è di petizione, così come ai tempi del Vangelo, che citi, chiedevano a Gesù di operare miracoli, e chiedevano agli apostoli di intercedere per loro.
Non mi sembra ci sia repulsione per questo…
di richieste per ottenere guarigione è pieno il Vangelo (e l’AT), e Gesù mostra di gradirle (forse che Gesù favorisse l’idolatria?)
“Premessa l’accettazione della volontà di Dio, il desiderio del malato di ottenere la guarigione è buono e profondamente umano, specie quando si traduce in preghiera fiduciosa rivolta a Dio. Ad essa esorta il Siracide: «Figlio, non avvilirti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà» (Sir 38,9). Diversi salmi costituiscono una supplica di guarigione (cfr. Sal 6; 37; 40; 87).
Durante l’attività pubblica di Gesù, molti malati si rivolgono a lui, sia direttamente sia tramite i loro amici o congiunti, implorando la restituzione della sanità.
Il Signore accoglie queste suppliche e i Vangeli non contengono NEPPURE UN ACCENNO DI BIASIMO di tali preghiere. L’unico lamento del Signore riguarda l’eventuale mancanza di fede: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede» (Mc 9,23; cfr. Mc 6,5-6; Gv 4,48)…
Non soltanto le guarigioni prodigiose confermavano la potenza dell’annuncio evangelico nei tempi apostolici, ma lo stesso Nuovo Testamento riferisce circa una vera e propria concessione da parte di Gesù agli Apostoli e ad altri primi evangelizzatori di un potere di guarire dalle infermità. Così nella chiamata dei Dodici alla prima loro missione, secondo i racconti di Matteo e di Luca, il Signore concede loro «il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità» (Mt 10,1; cfr. Lc 9,1), e dà loro l’ordine: «Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni» (Mt 10,8). Anche nella missione dei settantadue discepoli, l’ordine del Signore è: «curate i malati che vi si trovano» (Lc 10,9). Il potere, pertanto, viene donato all’interno di un contesto missionario, non per esaltare le loro persone, ma per confermarne la missione.”
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione circa le preghiere per ottenere da Dio la guarigione, 14 settembre 2000)
il lumino è un simbolo della mia preghiera, non è obbligatorio, e certo non dipende dal lumino la mia preghiera.
Le preghiere per i risultati terreni, lo hanno già scritto, non c’è niente di male, se Dio esiste e mi vuole bene suppongo Gli faccia piacere sentiirsi chiedere aiuto, come Gesù e Maria a Cana.
Magari lasci perdere i lumini, mica è obbligatorio mettere i lumini, chissenefrega dei lumini. E anche le formule: il Padre Nostro è importante per i concetti che esprime, non per la formula in sé, non è magia. Col Padre Nostro Gesù ci insegna che Dio è Padre, che bisogna perdonare, etc. Se a lei piace di più dirlo in altre parole, va bene, però pregare con le stesse parole che Gesù ci ha insegnato è bello, è pregare Dio con Dio, perciò il Padre Nostro è così importante.
Alvise (filosofiazzero) si merita di recitare il padre nostro solo in latino. Prenda lezioni da Pio XII
E pure l’Ave maria in latino. Come Leone XIII
oh, perché in latino?
perché Alvise (filofiazzero) deve scontare i suoi peccati 😀
Quanto al perdono, sto leggendo un libro meraviglioso, scritto da un ebreo, Simon Wiesenthal., un ebreo scampato all’Olocausto e direttore del Centro di Documentazione sui Crimini Nazisti. Trama: una SS morente in un ospedale militare durante la II Guerra Mondiale chiede a Wiesenthal, in nome del popolo ebraico, di perdonarlo, perché lui ha contribuito all’eccidio di 300 ebrei, chiusi in una casa a cui è stato dato fuoco. Wiesenthal, sconvolto, scappa dalla stanza, senza perdonarlo, senza dire niente. Scampato ai lager nazisti, Wiesenthal si chiede se abbia fatto bene, ha dei rimorsi o quantomeno si chiede insistemente, se avesse dovuto perdonarlo o no, ed interroga filofosi, religiosi, scrittori, altri ebrei. Le loro risposte e il racconto dell’episodio con la SS sono nel libro.
E non sono scontate, risposte da Mulino Bianco “sì, dovevi pedonarlo”. C’è anche chi dice “no, non potevi perdonarlo tu in nome delle vittime. In caso sono loro che devono perdonare”.
Tragico, meraviglioso, che interroga anche noi. Wiesenthal dice “tanta gente che dice che bisogna perdonare alle SS non perdonerebbe neanche un piccolo schiaffo”. E ha ragione. Io per prima.
Io penso che pregare perché cose come l’Olocausto non succedano più,pregare per saper perdonare, pregare perché abbiamo il coraggio di chiedere perdono, pregare Dio a nome di chi non lo prega, a nome di chi è stato ucciso senza poterlo pregare, etc etc. Tutto questo è bella preghiera, no?
non ho risposte. In questi ultimi anni ho pregato tanto per i nostri problemi familiari, ma anche per tutti quelli che me lo chiedono, senza sapere affatto ‘cosa’ pregavo. “Prima” (prima e dopo qui si misurano sulla malattia di mio nipote) pregavo, non tantissimo, ma solo perché stavo bene con Dio, provando ogni volta, da ignobile dilettante, a entrare nella ‘nube della non conoscenza’ come l’anonimo che ha scritto il libro più bello che io conosca sulla preghiera definisce lo ‘spazio’ in cui si entra nel mistero di Dio, che tale deve restare visto l’abisso che ci separa da lui, ma che si riempie ogni volta di grande gioia.
Pochi giorni fa ho letto questa nota postata da Andreas sulla preghiera di intercessione
https://www.facebook.com/notes/andreas-hofer/preghiera-gustave-thibon/134041436621857
e ho trovato che le dava finalmente un senso. Prova a leggerla, Alvise. Se non la puoi vedere la ricopio qui.
Più che “ombra” direi che ormai c’è anche tutto il corpo (esanime) di Pelagio a pesare su parroci, parrocchie e parrocchiani. E a chi chiede cos’è in sostanza il pelagianesimo, si può rispondere con una battuta: è ridurre la Caritas da virtù teologale ad ente filantropico.
questa la copio!
Ma che è tutto sto Opus qua dentro?
tranquilla, c’è pure un po’ di CL …. roba che scotta! 🙂
La preghiera è semplicemente la nostra connessione internettiana con Dio.
Puoi costruire cattedrali, ma se non guardi in alto con le ginocchia per terra è tutto inutile, sei il solito cembalo che non tintinna.
Puoi pregare 4 ore ed essere come la vecchia connessione a 16,5 k, lenta e che continua a saltare, puoi essere un buon adsl o mezzoretta fastweb, il problema è quando ti appoggi al wireless.
Ultimo video per oggi! Smack!
Allora come lo spiegate voi che Gesù dice che lo sa digià tutto lui quello di cui abbiamo bisogno senza tante giaculatorie e invece l’insistenza che voi avete nel voler per forza stare a pregare? Non sarà che avete pova fede?Non sarà che non capite cosa vuole DAVVERO dire avere fede e avete bisogno di ubriacarvi con qualcos’altro?
Io non ho fede, ma intuisco cosa sarebbe. Sarebbe la cessazione del penare umano,
la beatitudine in terra, come tante volte ripetuto da voi. Che bisogno ci sarebbe più di pregare AVENDO la fede? Poi se uno vuole interpretare i Vangeli come i rabbini che interpretavano le scritture e come Gesù sempre rimproverava loro questo stare a sfruzzicare ogni frase per contraddirne un’altra e un’altra e non arrivare mai a nulla, se uno vuole può anche farlo. A me mi era sembrato di cogliere (sono presuntuoso?) qualcosa di più sostanziale nelle parole evangeliche, e vetero testamentarie, ma gli scribi, vedo, sono sempre al lavoro…
( Non so se giudicherà anche me abbastanza importante per darle una risposta..ma vorrei dirle una cosa, senza polemizzare però perché lei non mi ha fatto proprio niente di male e la polemica è sempre un mettersi a peleare, cioè a guerreggiare 🙂 Forse può fare anche lei uno sforzo di non dover per forza polemizzare. Mi viene solo un dubbio. Se lei sa già che le risposte non la convinceranno, perché continua a sollecitarle? )
Ho scritto su che Gesù ci ha insegnato il Padre Nostro. Ecco, questa è preghiera. le interpretazioni sono mie, non sono MAgisteo e possono essere criticate. Ma vede, interpretazioni a parte, è Gesù che dice di pregare così. In caso lasci da parte le mie glosse, criticabili, e guardi alle parole della preghiera. Se lei non ha fede in Gesù, comprensibilmente ciò che Lui dice non le interessa. MA se la sua critica è alle nostre interpretazioni, ecco il puro testo, ci faccia ciò che vuole.
Padre Nostro : Dio è Padre, di tutti.
che sei nei Cieli: Dio non è nel Tempio di Gerusalemme, ma neiCieli e lo si può adorare ovunque
sia santificato il tuo Nome: lodo Dio e prego perché tutti lo possano lodare con me. Ecco il perché di tante “cantilene”: lodare Dio. Alcuni testi di preghiere sono stupendi. Poi se li dico biascicando e senza intenzione, colpa mia. Io prego a volte coi Salmi, sono bellissimi.
venga il Tuo Regno: ecco, questo è interessante. Che c’è bisogno di pregare perché venga il Regno? Viene da sé, mica glielo devo chiedere io. Io credo (mi conceda l’interpretazione) che significhi che Dio vuole proprio essere pregato. Chiedere il Regno è chiedere la pace, la giustizia e soprattutto l’amicizia fra Dio e gli uomini.
sia fatta la Tua Volontà: preghiamo che NOI facciamo la Sua Volontà, e che TUTTI facciano la Sua Volontà.
come in Cielo così in terra: come Gesù ha fatto la Volontà del Padre, così anche noi
rimetti a noi i ns debiti, come noi li rimettiamo ai ns debitori: si commenta da sé
e non ci indurre in tentazione: preghiamo per non cedere alla tentazione, per me e per tutti gli uomini
ma liberaci dal male: ecco la preghiera di intercessione. preghiamo per essere liberati dal male che è la guerra, il cancro, la povertà, mia e di tutti. posso pregare per essere liberata da una malattia, e perché imiei amici lo siano. Etc.
Ma chi è che aveva detto che sarebbe stato via dal blog un paio d’anni?
Ma lo vuoi capire che Gesù insegna a pregare, vuole che si preghi?
COMANDA di pregare e insegna come farlo (il Padre Nostro).
Ingiunge: “Chiedete, cercate, bussate” (“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”: Mt 7,7; “Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”: Lc 11,9).
E ancora: “E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete” (Mt 21, 22); “Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò” (Gv 14, 13-14); “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda” (Gv 15,16); “In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16, 23-24); “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Gv 15, 7); “
Alvise dice: “Io non ho fede, ma intuisco cosa sarebbe. Sarebbe la cessazione del penare umano, la beatitudine in terra, come tante volte ripetuto da voi”.
Ma chi ha mai detto questo? Forse che avere fede preservi dall’essere esposti alla tentazione di peccare, dal cadere in peccato (non necessariamente il peccare comporta la perdita della fede), dalle infermità (di ogni sorta) proprie e altrui, dalla morte (altrui e propria)?
Perfino Gesù Cristo, che è Dio, ha conosciuto la fatica della tentazione cui opporsi, il dolore di essere rifiutato, i patimenti atroci della Passione, perfino la morte…
Nei momenti in cui ha dubitato….ammesso che potesse dubitare di se stesso (ma questo lasciamo perdere, si entra nel “mistero”)
Chi crede non patisce la morte,
la flagellazione faceva male (altro che: cessazione del penare), così come la coronazione di spine, il trasporto del patibolo, l’inchiodamento alla croce, il supplizio stesso dello stare in croce…
Pure chi SAPEVA che sarebbe RISORTO visse quest’esperienza: “cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”.
E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” …E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. (Mt 26, 37-42); “”Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.” (Lc 22, 42-44)
A voi è stato mai dato qualcosa che avete pregato?
Promozioni a esami guarigioni “miracolose” di voi
o vostri cari salvezza da alluvioni terrremoti? Cosa vi è stato dato, me lo volete dire?
“Chiedete quel che volete e vi sarà dato”. però “se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi” e cioé?
“Chiedete quel che volete e vi sarà dato”. però “se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi” e cioé?
Cioè: “se operate e pregate secondo la volontà di Dio (cioè: se rimanete fedeli al Figlio del Padre, che è fedelissimo al Padre), ciò che chiedete vi sarà dato.” Ossia: chi prega secondo la volontà di Dio chiede la purezza, la santità per sé e per gli altri, e Dio, che vuole che ciascuno sia puro e santo, non può non esaudire questa petizione”.
Quando prego per la guarigione di un caro e un caro non guarisce, non vuol dire che non dovevo pregare per quell’intenzione o che ho pregato male, ma che la volontà di Dio era un’altra. E comunque, la corretta preghiera di guarigione deve essere più o meno questa: “Se è Tua volontà, che guarisca: ma ciò che conta è che lo aiuti a santificarsi, a purificarsi dai peccati, perché possa – quando morirà – godere della beatitudine eterna”.
“Promozioni a esami guarigioni “miracolose” di voi o vostri cari salvezza da alluvioni terrremoti?”
Personalmente questo non mi è stato dato, almeno che io sappia (perché può darsi che io e/o i miei cari siamo scampati a pericoli senza saperlo, mercé la preghiera), ma sono documentate tantissime guarigioni (più o meno miracolose) e soccorsi prodigiosi, che certamente molti frequentatori del blog possono raccontare.
Sì! e nemmeno una sola volta!
Esempio? Ho un nipote che due anni e mezzo fa ha avuto un gravissimo incidente con lo scooter. aveva solo 19 anni e quando è stato portato all’ospedale con l’eliambulanza, i dottori hanno detto che ci voleva solo un miracolo: l’unica parte intatta era la testa! Da poco dopo la mezzanotte è rimasto in camera operatoria fino a dopo le tre del pomeriggio. Tolta la milza, tolto un rene, inseriti numerosi by-pass, tolto metà stomaco. Durante l’intervento ha collassato più volte e ha avuto anche un’imrovvisa emorragia. Se lo vedeste! E’ un’ammasso di punti, messi in fretta perché ogni secondo era prezioso!
Alle due di notte mi hanno telefonato pe raccontarmi l’accaduto, chiedendomi preghiere. Anche la madre e il padre, caso rarissimo, stavano pregando tra le lacrime. Non auguro a nesuno di provare quello che stavamo provando noi familiari. Ho iniziato a pregare, e ricordandomi che conosco gente che a quell’ora è in piedi e prega, ho iniziato a telefonare. Uno di loro mi ha risposto dicendomi che era in auto e stava recitando il Rosario, diretto a S. Giovanni Rotondo: “Appena arrivo consegno tuo nipote a Padre Pio!”. Nel giro di poche ore mio nipote ea coperto di preghiere dalle Alpi alla sicilia (conosco tantissima gente).
Due giorni dopo sono partita per Medjugorje: che altro potevo fare per mio nipote in rianimazione? Anche il solo andare a trovarlo sarebbe stato togliere spazio e tempo ai suoi genitori: aveva bisogno di loro e loro di lui, altro che zia! Il giorno dopo il mio arrivo a Medjugorje decido di andare sul monte Kricevaz per pregare la Via Crucis per mio nipote. Terminata la via crucis mi arriva un sms dall’Italia: era una mia carissima amica che mi diceva di essersi svegliata alle tre di notte, all’improvviso, e di siccome non riusciva a prendere sonno si era messa a pregare per mio nipote. Chiamatelo “caso”, ma subito dopo il pranzo ho telefonato in Italia: mio nipote era appena uscito dalla camera operatotia perché rioperato d’urgenza a causa di un collasso. Era andato tutto bene. A che ora si era sentito male? Alle tre di notte!
Abbiamo passato mesi l’inferno, tra tantissimi interventi durante i quali mio nipote aveva collassi ed emorragie. E’ tuttora invalido ma vivo ed io ringrazio Dio ogni volta che sento la sua voce al telefono (abita in un’altra città).
Ho anche chiesto tante cose che non ho poi avuto, ma sono serena lo stesso perché so che se il Signore non concede una cosa è perché ha altri progetti, di sicuro migliori dei miei anche se non li capisco per ora.
O “sciocco a tardo di cuore nel credere alle parole dei profeti” (Lc, 24,18). pregare fa bene all’uomo: è abbandono nella fede. Non è che Dio si commuova ed agisca secondo le preghiere, è che come ho scritto tempo fa, riprendendo una frase che avevo sentita, si prega per avere luci per cambiare la nostra vita non per ottenere cose.
pregare è come parlare con la persona che ami.
se ami, hai voglia di parlargli e stargli accanto.
questo è perchè prego
Infatti io lascerei eretici e inquisitori tutti nello stesso bacino. L’eresia nasce in seno alla chiesa. Ma quando questi eretici se ne andranno dalla chiesa, ecco la chiesa, secondo me, ne sentirà una sorta di “nostalgia”.
Dura quando il nemico volterà le spalle…
Intanto preghiamo!
😀
Un saluto da Lordbad 😉
Io ritengo che quando prego non faccio un favore a Dio, ma piuttosto un favore a me stesso. Poi ci sono diversi modi di pregare (si veda il Catechismo della Chiesa Cattolica ai nn. 2626 – 2639). A volte, tuttavia, chi dice preghiere non è detto che preghi… Spesso mi rendo conto che il mio rapporto con Dio è filtrato soltanto dalle mie necessità del momento… in quelle circostanze non sono sicuro di pregare veramente quando dico preghiere. Spero e voglio che possa imparare a dire al Signore: “Non sia fatta la mia ma la Tua volontà”.
Infatti è questo il senso profondo della preghiera: sintonizzarsi sempre meglio con la volontà di Dio, rendersela sempre più amata e familiare.
Voglio che possa imparare il francese, per es.
Che vuol dire?
Vorresti, non vuoi, allora.
Eh già! Siamo impastati di contraddizioni… te ne sarai accorto anche tu…
Io sì, sono impastato, certamente, a te ti volevo dire, in fondo, quello che ho detto prima che volevi dire anche, penso, te, dicendo di voler/volere che sia fatta la Sua volontà, e cioé che la base è CREDERE (tutto maiuscolo), il resto sparisce.
Vuol dire che se vuoi imparare il francese… studialo. 🙂
Ahimé oggi sono stato lontano dal blog e avetescritto un sacco di cose interessantissime e ormai a quest’ora nessuno leggerà la mia risposta… vabbé pazienza, la scrivo lo stesso.
Qualcuno poc’azni ha menzionato Giobbe, uno dei miei libri biblici preferiti. La cosa che più mi impressina di quel libro è che alla fine, quando Dio si rivela, rimprovera i tre amici di Giobbe, quelli dotti e sapienti, dicendogli “andate a chiedere a Giobbe di pregare per voi, perché lui ha parlato rettamente di me, non come voi” (suppergiù, cito a memoria).
Ma come? Giobbe ha pratiamente bestemmiato per trentasette capitoli e adesso Dio dice che ha parlato rettamente di Lui?
Il fatto è, io credo, che Dio non ama i poeti di corte, ma gli uomini che si mettono a nudo davanti a lui, che tirano fuori “le trippe” nella loro preghiera, che così finisce per essere inevitabilmente “teologically uncorrect”, ma sincera e umana. La stessa cosa si potrebbe dire di certi salmi: “spaccagli tutti i denti in bocca” “Besto chi afferra tuo figlio e lo sbatte sulla pietra” e altre piacevolezze del genere… si capiscono solo se si capisce che la preghiera è questa roba qua, profondamente umana, è una lotta per la vita, mica una discussione tra dotti…
E per fortuna Dio che legge nei cuori sa che certe bestemmie in verità sono preghiere (il che mi fa anche temere che certe preghiere gli suonino come bestemmie, ma non lo dico per non apparire temerario nei giudizi)
Grazie!
@alvise: no, nulla di quello che ho chiesto nella preghiera mi è stato dato in termini di “favori”, “miracoli” e cose così. E per un certo tempo ho pensato di non avere abbastanza fede. Poi sono diventata mamma. Tante volte i miei figli mi chiedono cose che io non concedo loro. Perché tante volte loro come figli non sanno di cosa hanno bisogno davvero e chiedono per capriccio. Ma quel loro chiedere anche cose assurde, o sbagliate, o magari non cattive in sé stesse ma non giuste in quel determinato momento, è il loro modo per essere figli, e ricorrere all’amore dei loro genitori. E pian piano da quelle richieste parte un dialogo. E iniziano a fidarsi di mamma e papà che negano loro quella richiesta ma lo fanno per amore e non per disinteresse. E pian piano i figli passano dalle richieste “capricciose” a chiedere consigli. A condividere le loro preoccupazioni. Ad affidarsi. Anche se non capiscono, e se la loro reazione è di stizza o di pianto. Alla fine si gettano nelle braccia della mamma perché sanno che la mamma vuole il loro bene. E quante volte ricevono regali che non avevano richiesto ma che li rendono molto più felici di quelli che loro cercavano!
Ecco, così penso debba essere la preghiera: un dialogo tra un padre e un figlio.
Questo sì che è un discorso “serio”.
Grazie Fefral!
Che poi, in fondo, non è quello che avete sempre detto tutti voi?
Fefral ha semplificato e deliturgizzato l’essenza del cristianesimo, se mi è permesso
usare questo titolo ottocentesco.
Com’è che se una cosa la dico io non va bene, e se Fefral dice la stessa cosa con linguaggio diverso va bene? Te sei di parte, quando parla Fefral vai in solucchero 😀
C’est l’amour!!!
La preghiera pulisce la testa e il cuore, fa vedere in modo incredibilmente più chiaro: “prima di agire pensa, e prima di pensare prega”. La preghiera aiuta a decidere, agisce da filtro verso tutte le cattiverie che vengono da quell’impasto di fanghiglia che costituisce il nostro ripieno, tira fuori i talenti, lucida la nostra artiglieria – bontà, umiltà, mitezza – guarisce le ferite, ricolma tutte le attese. Ovviamente fa tutto questo non perché si tratti di una tecnica di automiglioramento spirituale, ma perché all’altro capo del filo c’è Dio: noi apriamo la comunicazione, e Lui, rispettoso e fedele alla nostra libertà, agisce con noi secondo quanto noi gli permettiamo. Se facciamo per gioco ci lascia giocare, ma se facciamo le persone serie, Lui è più serio di noi, e risponde travolgendoci di grazie.
Costanza Miriano.