di Costanza Miriano
VV MR, PN D GRZ, L SGNR CN T. Come tutti ben sanno si tratta dell’Ave Maria mormorata tra i denti senza alterare la mimica facciale quando ci si mette la matita (per labbra, ma anche occhi: bisogna stare immobili, soprattutto se lo specchietto è piccolo e fuori mano, come quello retrovisore): è la giaculatoria dell’automobilista femmina in ritardo al lavoro.
Poi c’è l’AveMaria prego se ha solo il pane passi pure piena di grazia eh va be’ ma tutti no che mi suona la campanella del secondo figlio il Signore è con te pago col bancomat grazie: modello mamma in fila alla cassa.
C’è anche la versione Tu sei benedetta fra le donne ma guarda che cafone e benedetto è il frutto guardi che ho la precedenza; c’è la versione Padre nostro che sei nei cieli se non rifai la divisione ti butto il nuovo numero di Wolverine, e poi c’è anche la più gettonata, la Ave Maria ronff piena di grazia fiu, quella che si conclude con un’estasi mistica (mio marito continua a sostenere che dormo).
Tutte queste versioni in realtà sono in attesa di approvazione ecclesiastica, ma io le pratico quotidianamente, sperando di non incorrere in una scomunica.
Se un religioso per dedicare tempo alla preghiera combatte il personale, quotidiano duello contro il suo egoismo, un padre o una madre di famiglia più che un duello combattono, come dice padre Emidio, un triello: a fronteggiarsi non sono solo Dio e l’egoismo, ma ci si mette anche la famiglia e le esigenze di coloro che ci sono affidati. Non vale, per dire, vedere un film mormorando il rosario, perché i bambini hanno bisogno, e diritto, di vederci tutti per loro, con la testa, il sorriso, il cuore ben presente e saldo accanto a loro: niente di peggio che una suora mancata, per mamma. I momenti vuoti, da riempire, si trovano quindi davvero a fatica (ci sarebbe la notte, ma lì subentra quasi subito l’estasi mistica), e allora la preghiera deve piano piano trasformarsi.
Se è importantissimo anche per noi laici mantenere dei momenti privilegiati, momenti in cui si fa solo quello, per il resto della giornata piano piano dobbiamo imparare a intrecciarla al respiro, alle azioni, alle parole. E ci vuole un bel po’ di impegno perché io per esempio di Dio mi dimentico in cinque sei centesimi di secondo, mi basta un niente, tipo scolaro che segue la mosca, e addio aoristo (ma l’aoristo, alla fine, si è scoperto se è un insetto, o no?).
L’obiettivo sarebbe imparare dal pellegrino russo, che prega respirando – ma, cacchio, lui non correggeva ricerche di scienze giocando a Monopoli con in testa una vecchia tenda bianca a mo’ di velo da sposa, cosa che rende poco agevole l’assaggio del brodo.
Non voglio adesso entrare nelle vie che ognuno di noi cerca e trova per stare alla presenza dell’unico che ci ama incondizionatamente (è per questo che vale la pena sforzarsi, perché a quella presenza c’è gioia piena), ma vorrei chiedermi: perché dobbiamo pregare?
Intanto perché Gesù ci ha detto: “pregate e vegliate ogni momento, pregate sempre senza stancarvi mai, pregate per non cadere in tentazione”. E questo già esaurirebbe il post, e mi autorizzerebbe ad andare di là nel mio angolino del sonn, ehm della preghiera, a fare qualcosa di più utile che sprecare parole.
Siccome poi siamo un popolo di dura cervice, Dio ha inviato anche la sua mamma a ricordarcelo. Di sicuro a Lourdes e a Fatima. Quanto a Medjugorje siamo in rispettosa attesa di quello che dirà la Chiesa ma io personalmente non avrei dubbi, giudicando dai frutti, sul fatto che sia la Madonna a dirci la stessa cosa da trenta anni, trenta. E cioè: pregate, pregate, pregate. E le dosi raccomandate sono da cavallo: tre ore al giorno (io ho portato la giustificazione: ho bucato, pioveva, mia zia si è sentita male, il semaforo era rosso, la pioggia di rane).
La preghiera pulisce la testa e il cuore, fa vedere in modo incredibilmente più chiaro: “prima di agire pensa, e prima di pensare prega”, me lo vorrei stampigliare sulla copertina della mia velleitaria agenda piena di compiti inevasi. La preghiera aiuta a decidere, agisce da filtro verso tutte le cattiverie che vengono da quell’impasto di fanghiglia che costituisce il nostro ripieno, tira fuori i talenti, lucida la nostra artiglieria – bontà, umiltà, mitezza – guarisce le ferite, ricolma tutte le attese. Ovviamente fa tutto questo non perché si tratti di una tecnica di automiglioramento spirituale, ma perché all’altro capo del filo c’è Dio: noi apriamo la comunicazione, e lui, rispettoso e fedele alla nostra libertà, agisce con noi secondo quanto noi gli permettiamo. Se facciamo per gioco ci lascia giocare, ma se facciamo le persone serie lui è più serio di noi, e risponde travolgendoci di grazie. Santa Teresa d’Avila racconta che non riusciva neanche ad accogliere tutti i miracoli e le grazie che Dio le mandava, mentre vedeva che altre persone quelle grazie le imploravano per anni. E’ che lei era una persona seria, altro che se lo era, e Dio non si fa fregare in generosità.
Anche io, per dire, da piccola ero seria, racconta don Antonello, mio maestro di religione alle elementari, e al Padre nostro mi rifiutai fermamente di pronunciare le parole “come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, perché non avevo la minima intenzione di perdonare quella della terza b che mi aveva dato uno schiaffo in faccia, ma non credo che sia questa la serietà che intendeva Teresa d’Avila.
Chi prega si salva, perché pregare è stare alla presenza di Dio che è l’unico santo, e l’unico modo per salvarsi, cioè per diventare santi, è lasciargli spazio, diminuire, fargli posto. Non c’è altro modo.
Su facebook ho ricevuto una miliardina di auguri di compleanno – grazie – e qualcuno mi ha chiesto anche che regalo desiderassi. C’è una cosa che desidero più della libreria di Belle nella Bella e la Bestia, più di un buono da trentamila euro alle profumerie delle Galeries Lafayette, più del pettorale per la maratona di Boston: la fedeltà nella preghiera. Lo dico davvero. Perché quella è davvero la pietra filosofale, la leva che smuove il mondo, che fa crescere i nostri figli, che rende feconda la vita, ferma le guerre e le nostre passioni, il corso della storia, regala la pace e fa saltare con piedi di cerva sulle alte vette.
Grazie Costanza, sono mesi che praticamente non prego, prendo questo tuo post come il mezzo che oggi Dio ha scelto per parlarmi e ricondurmi a Lui.
Non so se io sono la sua inviata, ma di sicuro in un modo o nell’altro ti chiama. Già il desiderio di pregare, è preghiera.
Splendido il libro “Piedi di cerva sulle alte vette!”
Anch’io ho portato la giustificazione 🙂
Anch’io ho adottato il “rosario dell’automobilista” (fortunatamente alla sera c’è poco traffico ma le distrazioni nella mente sono sempre tante) e si discuteva l’altro giorno sulla validità di una preghiera e la mia domanda, che ripropongo, era: ma se è vero che un’Ave Maria detta bene può essere sufficiente, ma un rosario detto male può valere come un’Ave Maria detta bene?
Sviscerando la battuta, nel cercare di ripetere (“recitare” è una parola grossa) il Rosario affido alla Madonna anche la mia incapacità di pregare, certo che anche quello che nella mia bocca potrebbe essere equiparato ad un esercizio di logopedia, affidato alle sue Sante Mani può diventare grandi Grazie.
Comunque ho già citato anche quello che mi diceva un amico missionario: “recitare il rosario in macchina, anche male, dà comunque i suoi frutti: in 4 anni che guido nel traffico di Manila e non ho mai avuto un incidente e ti assicuro che questo ha del miracoloso”.
Concludo con un appunto sul quel “come noi li rimettiamo ai nostri debitori” che hai sottolineato: ma quel categorico “come noi li rimettiamo” non potrebbe essere sostiuito da un “come noi desidereremmo, ci piacerebbe, ci dispiace non esserne capaci, rimetterli ai nostri debitori”; quell’ “Uno di noi” che provvederà a tradurre in latino gli scritti del Santo Padre non potrebbe metterci una piccola aggiunta a tale proposito? 😉
Caro Alberto, a parte che quella scena mi fa ridere a lacrime ogni volta, io penso che certo la nostra preghiera, comunque sia, povera, distratta, superficiale, sia comunque buona e gradita. Sono sicura che anche tu trovi anche dei momenti esclusivi, momenti, ma questa adesso è la nostra vita. E quando andremo in pensione, coi figli grandi, ci ritroveremo tutti in qualche eremo a fare meravigliosi, profondissimi, silenziosi esercizi spirituali. Quanto a questo io a volte penso che ci sia anche una sorta di lussuria spirituale, nel cercare l'”esperienza” nella preghiera, nel trasporto spirituale… Mi pare chiaro dove stia adesso la nostra preghiera: nei compiti, nei capricci, nel lavoro, nella casa. Io non credo che il Signore sia contento se un padre o una madre lasciano i figli e se ne vanno a cercare Dio lontano da loro.
🙂
😀 😀 😀 😀 😀
PS: La citazione cinematografica è dedicata a tuo figlio grande cultore del film
PS2: ho già programmato una settimana all’eremo di Sant’Alberto di Butrio dove andammo da giovani per un ritiro vocazionale di qualche giorno ed al ritorno mi infastidiva qualunque suono della “civiltà”.
http://www.santalbertodibutrio.it/index.html
Il mondo è piccolo, ci sono stato a settembre con tutta la mia famiglia i suoceri e cognati e cognati…
Davvero un bel posto… Buoni Esercizi Alberto, e ricordati anche di noi… compagni di viaggio, grazie a Costanza
Ho “prenotato” per quando avro 65 anni quando andrò in pensione (ah no almeno 75/80) 😉
Grazie Costanza per questa bellissima risposta!
Mi riporta alla mente che don Giovanni Bosco interrompeva la preghiera se qualcuno dei suoi ragazzi lo chiamava per giocare!
Mi torna in mente anche una risposta datami da padre Slavko a Medjugorje nel 1995, quando gli avevo chiesto: “Questo è un altro mondo. è facile pregare, avvicinarsi di più a Dio. Ma adesso chi ha voglia di tornare in Italia?”. La sua saggia risposta è stata: “VENITE IN QUESTO POSTO CHIAMATI DALLA GOSPA PERCHE’ POI TORNIATE NELLE VOSTRA CASE E TESTIMONIATE, CON LA VITA PIU’ CHE CON LE PAROLE, LA GRANDEZZA DELL’AMORE DI DIO”.
Era la mia prima volta a Medjugorje e nonostante la saggezza e l’invito di padre Slavko, tornare in Italia era stata molto dura!
io il significato di questo film proprio non lo capisco. Tanto meno questa scena
Ele86 prova a leggere questa recensione è sorprendente!
http://laluceinsala.wordpress.com/2011/03/14/magnolia/
De-li-zio-sa-Co-stan-za!
(Io comunque il pellegrino russo non lo sopporto… anche perché, come dici tu, lui non correggeva ricerche di scienze giocando al monopoli!)
Incredibile (ma non troppo) che proprio oggi pubblichi un articolo del genere. Ieri sera c’è stata in parrocchia la prima lectio divina sulle letture della prima domenica di avvento. Il tema: la vigilanza. E una dei passi della Parola che è tornato più di frequente (e anche questo dubito sia un caso) è quello della preghiera continua. Memore del pellegrino russo (che ho tentato a suo tempo di emulare per 10 minuti cadendo poi inesorabilmente) è una cosa che sempre mi provoca, quella della preghiera continua. Sicuramente deve trattarsi di una cosa fattibile, altrimenti Gesù non avrebbe insistito nel dirlo, ma sicuramente deve trattarsi anche di una cosa oggettivamente complicata, visto che lo stesso Gesù dice di perseverare (non è che serve perseverare se una cosa ci viene così facilmente). Per concludere direi che questo si conferma, per quanto mi riguarda, come ottimo proposito per l’Avvento imminente.
Grazie ancora per questo ottimo spunto di riflessione e condivisione della tua realtà quotidiana 🙂
Io ,quando la mattina riesco a salire su quella specie di furgoncino scassato che mio marito si ostina a chiamare pomposamente “macchina”,con i miei 4 figli e i 4 figli dei vicini disposti su 2 strati,nel tragitto casa-scuola-ufficio,recito l’Angelus + preghiera spontanea.Arrivata in ufficio,con le colleghe recitiamo insieme un certo numero di preghiere,partiamo dall’invocazione a San Michele Arcangelo e finiamo con il Memorare.Poi qualche giaculatoria la recito sempre.Mi piace pensare di essere come l’importuno che bussa di notte.Ognuno ha sicuramente una sua spiritualità,la mia è quella della rompiscatole.
Mi iscrivo alla lista della spiritualità rompiscatole e mi ingegnerò per imitare la pratica delle preghiere in ufficio (oltre al consueto cd dei monaci di Sant’Antimo…)
Scusa ma che lavoro fai? E sopratutto ci scambaimo un paio di colleghi?
Grazie, a Costanza e a tutti. Stamattina con me avete fatto opera di evangelizzazione. Parole immensamente confortanti, sia per i contenuti sia per gli spiragli che aprono su esperienze umane diverse dalla mia. Però anche misteriosamente (o mirabilmente ?) simili. Il rosario automobilistico (ora per me ferroviario) e la libreria di Belle, di cui spero ci siano almeno due esemplari disponibili. Frequento da poco questo blog e quindi scusate lo stupore: ma com’è che ci sono tanti ‘congeniali’ in giro e io non me ne ero mai accorta?
Meno male che la Miriano ha scritto il suo primo libro 🙂
a chi lo dici! anche io sono contentissima, malgrado abiti nella provincia mammalucca e senza wireless, di aver trovato un sacco di amici congeniali!
A parte l’imbarazzante sensazione di avere una telecamera nascosta nella mia cucina (Monopoli, cena, compiti…ammettetelo, sono su candid camera), trovo bellissimo il post, che ricorda ciò che è davvero essenziale, e concordo con Emidiana e Giuliana: Costanza ha fatto da catalizzatore per tante persone che avevano un atteggiamento simile nella vita, ma si sentivano delle mosche bianche… qui ci siamo trovati e abbiamo scoperto di non essere soli, di non dover spiegare tutto ogni volta da capo (ma perché dite la preghiera prima dei pasti? perché la domenica non saltate la Messa per venire in montagna? perché difendete il Papa? E così via, fino a: non so come abbiate potuto fare TUTTI quei figli…), qui scopriamo di essere in compagnia, che ci sono altri con le nostre stesse priorità, magari anche con le nostre debolezze e difetti, altre famiglie come le nostre, o molto simili, o con cui ci troveremmo sicuramente bene…
Ecco, per fortuna che Costanza ha scritto il suo primo libro e aperto il blog!
Concordo con voi! E’ bello “sentirsi in famiglia” con altri anche se non li si conosce di persona, no? credo che questa sia la cosidetta COMUNIONE SPIRITUALE. Se sbaglio correggetemi!
Grazie Costanza per questa provocazione ed invito alla preghiera continua…
Pregare non solo con le labbra ma con il cuore e soprattutto con la vita, nella vita: offrendo la nostra quotidianità. E scoprire così che la realtà è positiva, è per noi occasione instancabile di riconoscere che “io sono Tu che mi fai”.
Auguro a te e a tutti i compagni di viaggio di sperimentare ogni giorno la tenerezza di Dio!
ehehehe! bellissimo post… meraviglioso!
Grazie!
Ma, perdona l’ignoranza, non ho ben capito quando e come è stato detto che bisogna dedicare almeno 3 ore alla preghiera.
Ciao.
Lo ha detto la Madonna ai veggenti a Medjugorje. Io ci credo, ma non è un dogma di fede. Aspettiamo il pronunciamento della Chiesa. Intanto, Gesù ci è andato più pesante: ha detto pregate sempre senza interruzione, e sul Vangelo non ci sono controversie in atto!
Costanza, rileggevo le prime righe e mi sembrava di vedere la mia di madre. Certo che ne fate di cose tutte insieme……………..siete davvero belle quando lo fate. La osservo spesso con la coda dell’occhio mentre manda avanti quello che io nei momenti di maggior sconforto chiamo ” Il circo “. Ieri mentre cucinava e faceva il predicozzo a mio fratello grande per i voti a scuola ( e avresti dovuto sentire com’era appassionata e determinata ), attaccava il ferro da stiro e cercava anche di spazzare.
Due ore dopo erano ancora lì e l’amico che mio fratello si era portato come sostegno morale la guardava ad occhi sgranati e annuiva.
Alla fine della serata entro in camera sua, la trovo semicollassata sul letto con gli occhiali da vista di sbieco, più addormentata che sveglia, ma con un libro di preghiere mariane in mano. Mi guarda e con le energie residue mi fà: ” Non sarò stata un pò troppo dura? “.
Gli ho detto di no e lei prima di crollare: ” Chissà Maria come faceva……….”.
A quel punto a metà della frase era già nel mondo dei sogni, le ho sfilato quanto rimaneva degli occhiali, e mi è scappato di pensare che sotto sotto, alcune madri, anche nei momenti più impegnativi della giornata, Maria come faceva inconsciamente lo sanno.
Smack!
Grazie! Buona giornata a tutte le mamme!
Dunque sì, è la retta via che dobbiamo apprestarci a percorrere come miglior dono per noi stessi e gli altri.
Un saluto da Lordbad, Vongole & Merluzzi
Concordo!
“Nella persona umana c’è il bisogno profondo e incancellabile di pregare. Come lo stimolo della fame spinge l’uomo a nutrirsi per rimettere nell’organismo le calorie consumate, come lo stimolo della sete segnala all’individuo che mancano liquidi e sali nel suo organismo, così l’insoddisfazione, la noia, il disagio esistenziale, il bisogno di avere risposte agli interrogativi profondi quali: “Da dove vengo, dove vado, perché esisto”, indicano che la relazione con Dio è inesistente o carente. Ai bambini, agli adolescenti, ai giovani vengono date le risposte al bisogno di mangiare, di bere, di vestirsi ma vengono deprivati dell’unica relazione necessaria e indispensabile: la relazione con Dio. Come mangio per mantenermi vivo, così devo nutrire la mia vita spirituale con la preghiera. la relazione con Dio è indispensabile, perché ogni relazione umana sia relazione vera. Senza questa relazione la persona è sempre schizofrenica. Nella preghiera la persona diventa meno materialista (l’uomo nel suo degradasi materializza: prostituzione, pedofilia… son tutte forme di decadimento dell’essere umano); il soggetto esce da se stesso e va verso un altro, che è Dio. Questo purifica il suo cuore, lo libera dalle scorie e lo fa entrare nella storia, gli fa misurare tutta la vanità delle bolle di sapone in cui l’uomo si diverte. La preghiera fa entrare in una visione più profonda, più grande, più vera. Scegli di incominciare a pregare!” (don Oreste Benzi, da Pane quotidiano)
“La liturgia di questa domenica ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare SEMPRE, SENZA STANCARSI. Talvolta noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre, e lo fa mediante una specifica parabola (cfr Lc 18,1-8).
Questa parla di un giudice che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno, un giudice che non ha atteggiamento positivo, ma cerca solo il proprio interesse. Non ha timore del giudizio di Dio e non ha rispetto per il prossimo. L’altro personaggio è una vedova, una persona in una situazione di debolezza. Nella Bibbia, la vedova e l’orfano sono le categorie più bisognose, perché indifese e senza mezzi. La vedova va dal giudice e gli chiede giustizia. Le sue possibilità di essere ascoltata sono quasi nulle, perché il giudice la disprezza ed ella non può fare nessuna pressione su di lui. Non può nemmeno appellarsi a principi religiosi, poiché il giudice non teme Dio. Perciò questa vedova sembra priva di ogni possibilità. Ma lei insiste, chiede senza stancarsi, è importuna, e così alla fine riesce ad ottenere dal giudice il risultato. A questo punto Gesù fa una riflessione, usando l’argomento a fortiori: se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega. Dio infatti è la generosità in persona, è misericordioso, e quindi è sempre disposto ad ascoltare le preghiere. Pertanto, non dobbiamo MAI DISPERARE, ma INSISTERE SEMPRE nella preghiera.
La conclusione del brano evangelico parla della fede: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). E’ una domanda che vuole suscitare un aumento di fede da parte nostra. E’ chiaro infatti che la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti NON E’ VERA preghiera. Se uno non crede nella bontà di Dio, NON PUO’ PREGARE in modo veramente adeguato. La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera.”
(Benedetto XVI, omelia del 17 ottobre 2010)
Speriamo che Dio non mi chieda perchè lo prego nei momenti più strani. Questa mattina mi alzo all’alba, mi metto sullo step e inizio a fare ginnastica. A un certo punto mi rilasso totalmente e la mia mente se ne và per i fatti suoi. Inizio a pensare che da un pò di giorni non sento il mio amico più caro e forse dovrei preoccuparmi. Non ha troppi difetti, ma una passione sfrenata per le corse automobilistiche. Presa dall’angoscia inizio una sfilza di preghiere una dietro l’altra sperando di trovarlo intero. Terminata l’ora scendo da quel coso, mi cambio la maglietta, e mi squilla il telefono di casa. Era lui che mi chiama per dirmi che stava pensando a me e al fatto che tra poco possiamo andare a festeggiare i 10 anni di amicizia con una seria abbuffata. Chissà se si è accorto che durante i primi 8 minuti ero totalmente distratta, troppo presa a ringraziare il Creatore per una risposta così veloce alle preghiere.
Abbiamo un modo ben strano di comunicare io e Lui, ma se mi ascolta sempre, se lo fà anche quando sembro una figlia petulante, e spesso mi manda le risposte nei modi più strani, a me và bene anche così, parlarci come farei con una persona vicina, anche se in modo poco ” convenzionale “.
la disprezza non per una questione morale-tocca sempre-brutta parola-contestualizzare- ma perché la testimonianza di una donna, in sede legale, al tempo,valeva nulla se non corroborata da testimoni maschi.ed ebrei( i gentili non erano considerati testimoni attendibili.). nella quaestio ,Gesù fa mostra di dire che la misericordia-quella ispirata da Dio- non il buonismo umano, va al di là della legge umana.
come era già stato detto: il sabato(il sabbath) è per l’uomo, non l’uomo per il sabato.
Ciao a tutti e grazie Costanza,
da quando ti ho scoperta tramite l’articolo su Sussidiario in merito al tuo libro ” Sposati e ..” sei diventata amica mia, nonché di tutte le mie amiche a cui ho immediatamente parlato di te e, avendo a parecchie regalato il tuo libro, quasi quasi ti potrei chiedere la percentuale sugli introiti
A proposito sono Mariella, ho 50 anni e anch’ io ho quattro figli: Monica 27 anni , Pietro e Andrea di 25 e Ilaria di 21…Stupendi. Scusate ma quando parlo di loro non capisco più nulla. Inoltre la prima figlia mi ha resa nonna di una miniragazza favolosa dagli occhi blu come il cielo, peperina e femmina nel midollo che ha due anni e a breve si bissa con un fratello/sorella della stessa. Insomma la tribù si allarga.
Ed è davvero un’esperienza stancante ma super fantastica e anche’io prego come te durante la giornata, solo mattina e sera il Ti adoro mi viene bene, ma per me è finito il periodo del “mamma mi scappa la pipì” piuttosto che “questa mattina ho la febbre” che tu descrivi così in modo superlativo e esilarante, anche se c’è sempre dell’altro perché mamma non smetti mai di esserlo, ma la modulazione dei bisogni è ovviamente cambiata.
Ti scrivo anche per raccontarti la mia esperienza che già da quando i ragazzi erano solo pupi non ho mai smesso di fare: gli esercizi spirituali una volta l’anno. O con l’aiuto dei santi nonni partecipavamo agli stessi Esercizi o io a un turno e mio marito all’altro ma riuscivamo a essere presenti lo stesso.
Tu dici: E quando andremo in pensione, coi figli grandi, ci ritroveremo tutti in qualche eremo a fare meravigliosi, profondissimi, silenziosi esercizi spirituali. Quanto a questo io a volte penso che ci sia anche una sorta di lussuria spirituale, nel cercare l’”esperienza” nella preghiera, nel trasporto spirituale” La mia esperienza è diversa e poco “trasportata”: è una concretissima esperienza di rapporto con Chi mi fa e con gli amici che camminano con me.
Con Comunione e Liberazione siamo sempre dai 25.000 ai 28.000 partecipanti per un week end breve in genere ai primi di maggio dal venerdì sera al pranzo della domenica: il silenzio, la compostezza e l’ordine sono impressionanti ed è sempre la cosa che ogni volta stupisce e commuove di più.
E allora cara Costanza questo è un invito ufficiale!
Aggiungo la mia voce al coro di chi ha già scritto: è vero la preghiera cambia il corso delle cose, della nostra storia in un modo impressionante: proprio come dici tu perché dall’altra parte c’è Dio che ascolta, per la miseria se ascolta!! Basta solo chiedere.
Ciao grande donna
Mariella
Se Costanza viene quest’anno cambio turno e vado al secondo anch’io!!
A totale conferma di quanto dice Costanza nell’articolo: quando io e mio marito abbiamo iniziato il percorso per diventare oblati dell’abbazia benedettina di Sainte-Madeleine, a Le Barroux, in Francia, eravamo in un periodo davvero faticoso e confusionario della nostra esistenza (ora che ci penso, il periodo dura da circa una decina d’anni…) e cercavamo un’oasi spirituale, un posto dove rigenerarci, cambiare ritmo, raccoglierci. Nella nostra esperienza, ovviamente, c’è stato anche tutto questo, però i monaci furono molto chiari: essere oblati (ma vale per ogni forma di preghiera) non deve diventare un ulteriore carico per la famiglia, un impegno che distrae dalla quotidianità: al contrario, questo legame (e la preghiera) deve aiutarci in primo luogo ad affrontare meglio i nostri doveri di stato.
A me è sempre piaciuta l’espressione, per i laici, di “contemplativi in azione”, mi sembra che renda perfettamente l’idea!
E’ molto bello quello che dici! Purtroppo non tutte le coppie pregano insieme. Spesso è solo uno dei due a “tirare la carretta spirituale”, ed è una sofferenza.
Mi piace molto questo invito:
“Come potranno due sposi rimanere tutti e due nella stessa sapienza di Dio se non pregano? Come possono educare i figli nel Signore se non pregano insieme? Ho constatato, negli anni della mia vita, che la quasi totalità degli sposi cristiani non pregano insieme come coppia. Ci sono tanto sposi che quando ci sono riunioni pregano con altre coppie, ma quando poi si ritrovano in famiglia, nell’intimità della loro camera, non riescono a pregare loro due insieme! Io ritengo che c’è qualcosa nella coppia che non va! E ciò dipende da diverse cose. Per esempio tante coppie si comportano più come collaboratori famigliari che come sposi. Altre numerose coppie non curano i loro rapporti intimi. Quando il giorno non va bene, la notte va male e quando la notte va male il giorno va peggio. In altre coppie, pur essendoci unione, hanno troppo spesso il cuore da altri, da altre. Altre coppie non riescono a ricostruire la loro integrità dopo i peccati prima del matrimonio. La preghiera di coppia à una medicina fantastica perché mentre si fissa lo sguardo su Gesù, la consorte, il consorte si trasfigura e, dopo la preghiera insieme, l’abbraccio in Gesù della coppia è resurrezione e nuova creazione. (don Oreste Benzi, da Pane quotidiano)
E per chi dice che siamo ” troppo contemplativi “, insomma che preghiamo senza fare, lo sfido a passare una giornata ” contemplativa” come la nostra.
La mia famiglia è il mio convento.
E qualche volta la famiglia è un convento davvero movimentato.
Smack! Alla faccia del convento movimentato!
Simpaticissima Costanza, una persona così simpatica non può che essere buona. Esiste uno simpaticissimo che non sia buono? Io credo di no.
Bravo Alberto, infatti nelle varie recensioni dell’altro giorno mi sembrava di non aver letto il mio film preferito “The Blues Brothers”
😀
Ho ritrovato questo e vorrei condividerlo con voi…
Condizioni per una telefonata con Dio
1. Controlla che il prefisso sia giusto.
2. Non comporre il numero senza pensarci bene per non rischiare una telefonata a vuoto.
3. Non irritarti quando senti il segnale di “occupato”. Attendi e riprova. Sei certo di avere composto il numero giusto?
4. Ricorda che telefonare a Dio non è un monologo. Non parlare continuamente tu, ma ascolta che cosa ha da dirti Lui.
5. In caso di interruzione controlla se non sei stato tu stesso ad interrompere il collegamento.
6. Non abituarti a chiamare Dio unicamente in casi di emergenza, scegliendo solo il numero del pronto intervento.
7. Non telefonare a Dio soltanto nelle ore a tariffa ridotta, ossia prevalentemente di domenica. Anche nei giorni feriali dovrebbe esserti possibile una breve chiamata a intervalli regolari.
8. Ricordati sempre che le telefonate con Dio non hanno scatti.
Vorrei condividere con voi anche questo…
Dio non esaudisce i nostri desideri, ma tutte le sue promesse… La nostra preghiera non potrà essere un caricare le spalle di Dio delle nostre responsabilità, non sarà un alibi: l’abbiamo usata troppo spesso in questo senso. Tra questo tipo di preghiera e Lui, Dio mette le nubi – come dice il profeta -, non l’ascolta e non la riconosce. Eppure per molti cristiani la preghiera é un mezzo di falsa pace, una fuga dalle responsabilità di fronte agli altri uomini. Non si può pregare perché cessino le sofferenze senza un gesto che aiuti questa fine: la preghiera deve essere in noi la fonte di un passo nella sofferenza per farla cessare. Non si può pregare per la pace senza far seguire alla preghiera un comportamento conseguente… Il Vangelo dice forse: chi ha due mantelli preghi per chi non ne ha? Non dice forse: ne dia uno a chi non ne ha? D’altronde, per sapere che cosa fare, il cristiano non dovrà forse ascoltare la Parola? Cioè pregare e aprirsi affinché tale Parola munita di efficacia gli trasformi la sua realtà e lo apra alla realtà del prossimo? È questo l’istante in cui l’azione é un atto di Dio. Innanzitutto impariamo ad ascoltare, a vedere, a comprendere Dio e i fratelli dell’umanità intera; poi agiamo secondo questa sapienza divina che si rivela nella Scrittura, nei Sacramenti, nella vita. (Diertrich Bonhoffer, La preghiera e l’impegno)
la vecchia questione tra fede ed opere….o meglio tra sola fede e sole opere….
per noi in ansia da prestazione per la preghiera, c’è la salvezza: san JoséMaria (eh già perché nella discussione mancava uno della famigerata Obra per completare il mazzo dei cattotradizionalisti…) ci ha insegnato che è possibile la vita contemplativa nel bel mezzo della strada. Che per il cristiano moderno un’ora di studio (e di lavoro) è un’ora di orazione. E’ il cuore che deve offrire, essere unito e poi concentrarsi su quello che si deve fare. Indirizzando a Dio ogni azione si prega sempre.
Se volete saperne di più vi trovo 2 o 3 link di quelli giusti giusti….
Magari!
Intanto vi allego un “poema” che se avete il coraggio di leggere tutto può essere di aiuto.
“È possibile pregare o meditare scandendo i tempi della giornata?
Ecco i consigli dell’arcivescovo di Parigi: “Obbligatevi a spezzare il ritmo frenetico delle nostre metropoli. Fatelo sui mezzi pubblici e nelle pause del lavoro”. Uno scritto inedito del cardinale Francese morto un anno fa.
Come pregare durante il giorno? La tradizione della Chiesa raccomanda di pregare sette volte al giorno. Perché? Una prima ragione è che il popolo d’Israele offriva il proprio tempo a Dio in sette preghiere quotidiane, in momenti fissi, nel Tempio o almeno voltati verso di esso: “Sette volte al giorno io ti lodo” ci rammenta il salmista (Salmo 118, 164). Una seconda ragione è che il Cristo stesso ha pregato così, fedele alla fede del popolo di Dio. La terza ragione è che i discepoli di Gesù hanno pregato così: gli apostoli (vedi Atti 3, 1: Pietro e Giovanni) e i primi cristiani di Gerusalemme “assidui nelle preghiere” (vedi Atti 2, 42; 10, 3-4: Cornelio nella sua visione); poi le comunità cristiane e, più tardi, le comunità monastiche. E così anche i religiosi e le religiose, i preti, sono stati chiamati a recitare o a cantare in sette riprese le Ore dell’Ufficio (che significa “dovere”, “incarico”, “missione” di preghiera), facendo una pausa per cantare i Salmi, meditare la Scrittura, intercedere per i bisogni degli uomini e rendere gloria a Dio. La Chiesa invita ogni cristiano a scandire la propria giornata con una preghiera ripetuta, deliberata, voluta per amore, fede, speranza. Prima di sapere se è bene pregare due, tre, quattro, cinque, sei, sette volte al giorno, un consiglio pratico: associate i momenti di preghiera a gesti fissi, a punti di passaggio obbligati che scandiscono le vostre giornate. Per esempio: per coloro che lavorano e in genere hanno orari stabili, esiste pure un momento in cui lasciate il vostro domicilio e vi recate al lavoro… a piedi o in auto, in metropolitana o in autobus. A un orario preciso. E ciò vi prende un determinato tempo, sia all’andata sia al ritorno. Perché quindi non associare dei tempi di preghiera a quelli di spostamento? Secondo esempio: siete madre di famiglia e rimanete a casa, ma avete dei figli da portare e riprendere a scuola in momenti precisi della giornata. Un altro obbligo che segna una pausa: i pasti, anche se a causa di forza maggiore o cattiva abitudine mangiate solo un panino o pranzate in piedi. Perché non trasformare queste interruzioni nella giornata in punti di riferimento per una breve preghiera? Sì, andate a cercare nella vostra giornata questi momenti più o meno regolari di interruzione delle occupazioni, di cambiamento nel ritmo di vostra vita: inizio e fine del lavoro, pasti, tempi di viaggio ecc. Associate a questi momenti la decisione di pregare, anche solo per un breve istante, il tempo di fare l’occhiolino a Dio. Datevi l’obbligo rigoroso, qualunque cosa accada, di consacrare quindi anche solo trenta secondi o un minuto a dare un nuovo orientamento alle vostre diverse occupazioni sotto lo sguardo di Dio. La preghiera così, pervaderà quanto vi sarà dato vivere. Quando andate al lavoro forse intanto rimuginate sui colleghi che ritroverete, sulle difficoltà da affrontare in un ufficio in cui lavorate in due o in tre; le personalità cozzano maggiormente quando la vicinanza è troppo stretta e quotidiana. Chiedete a Dio in anticipo: “Signore, fa’ che io viva questo rapporto quotidiano nella vera carità. Permettimi di scoprire le esigenze dell’amore fraterno nella luce della Passione di Cristo che mi renderà sopportabile lo sforzo richiesto”.
Se lavorate in un grande centro commerciale, forse rimuginerete sulle centinaia di volti che vi scorreranno davanti senza che abbiate il tempo di guardarli. Chiedete a Dio in anticipo: “Signore, ti prego per tutte quelle persone che passeranno davanti a me e alle quali cercherò di sorridere. Anche se non ne ho la forza quando mi insultano e mi trattano come fossi una macchina calcolatrice”. Insomma, approfittate al meglio, durante la vostra giornata, di questi punti di passaggio obbligati, dei momenti in cui disponete di un po’ di margine e vi lasciano, se siete vigili, un piccolo spazio di libertà interiore per riprendere fiato in Dio. Si può pregare nella metropolitana o sui mezzi pubblici? Io l’ho fatto. Ho utilizzato diversi metodi secondo i momenti della mia vita o le circostanze. Ci fu un tempo in cui mi ero abituato a mettere i tappi nelle orecchie per isolarmi e poter avere un minimo di silenzio, tanto ero esasperato dal rumore. Pregavo così, senza per questo tagliar fuori le persone che mi erano attorno visto che potevo ancora essere presente a essi con lo sguardo, senza però scrutarli, senza fissarli, senza essere indiscreto nel modo di guardarli. Il silenzio fisico dell’orecchio mi permetteva di essere ancora più libero nell’accoglienza. In altri periodi, invece, ho vissuto un’esperienza esattamente contraria. Ognuno di noi fa come può, ma in nessun caso dobbiamo ritenere che sia impossibile pregare. Ecco un altro suggerimento. Scommetto che lungo il vostro tragitto, dalla stazione della metropolitana o dalla fermata dell’autobus fino a casa o al posto di lavoro, potete incontrare, nel raggio di trecento o cinquecento metri, una chiesa o una cappella (una piccola deviazione vi consentirebbe di camminare un po’). A Parigi si può fare. In quella tal chiesa potete pregare in tranquillità o, al contrario, essere continuamente disturbati; può essere adatta o meno alla vostra sensibilità: questo è un altro discorso. Ma c’è una chiesa con il Santissimo Sacramento. Perciò, camminate per qualche centinaio di metri in più; vi ci vorranno dieci minuti, e un po’ d’esercizio non farà male alla vostra linea… Entrate in chiesa e andate fino al Santissimo Sacramento. Inginocchiatevi e pregate. Se non potete di più, fatelo per dieci secondi. Ringraziate Dio Padre per il mistero dell’Eucaristia nel quale siete inclusi, per la presenza del Cristo nella sua Chiesa. Lasciatevi andare all’Adorazione con il Cristo, nel Cristo, tramite la forza dello Spirito. Rendete grazie a Dio. Rialzatevi. Fatevi un bel Segno della Croce e ripartite. (Jean Marie Lustiger, Avvenire, 30 novembre 2008)
infatti, è da stamattina che penso all’Obra, al lavoro che diventa orazione, se il cuore è nella disposizione giusta…
non è poi così complicato da capire: è quello che fa la differenza tra un pranzo preparato da una madre e uno preparato da una cuoca: una mamma preparando il pranzo già ama.
Se riuscissimo a fare ogni cosa così tutto quello che facciamo sarebbe preghiera
Poi però i figli hanno anche bisogno di baci e coccole. Per questo quei momenti dedicati solo alla preghiera sono importanti
sì, fefral, mi pare proprio che sia così. Quindi il pranzo poreparato dalla madre con amore è lavoro ed è anche preghiera, mentre i baci e le coccole sono propriamente la preghiera (rosari, adorazione eucaristica ecc.)
Mi piace questo commento, fefral!
Mi associo: i link, prego…
i link sono sotto….
….solidarietà piena per il rosario da macchina, ma anche da motorino e/o da bici, senza corona e con le mani occupate….nella mia versione il mistero viene ripetuto almeno due volte e non è più in decine, ma in ventine, perché regolarmente perdo il filo….
@Pugni
come quella- non un’ora,ma una vita d’orazione- che passò il venerabile Paolo Pio Perazzo,di fatto quello che si inventò i regolamenti che fecero marciare le ferrovie del neonato regno d’Italia, ma siccome cattolico, dovette sopportare con santa-in questo caso santissima- rassegnazione di essere sistematicamente scavalcato nelle promozioni e senza aumenti di stipendio con la scusa che ne girava una parte all’appena derubato-del suo stato-Papa.
Preghiera di offerta della giornata.
Signore,
riconosco che tutto da Te viene,
tutto è grazia,
gratuitamente dato,
misterioso,
che non posso decifrare,
ma che io accetto,
secondo le circostanze in cui si concreta tutti i giorni e te le offro, e cento volte durante il giorno
-se Tu hai la bontà di farmelo ricordare-
io te lo offro.
«Ogni piccola azione è un avvenimento immenso in cui ci è dato il paradiso e in cui possiamo dare il paradiso. Parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina. Tutto questo non è che la scorza di una realtà splendida: l’incontro dell’anima con Dio, incontro ogni minuto rinnovato, ogni minuto che diventa, nella grazia, sempre più bello per il proprio Dio. Suonano? Presto, andiamo ad aprire: è Dio che viene ad amarci. Una informazione?… Eccola: è Dio che viene ad amarci. È l’ora di mettersi a tavola? Andiamoci: è Dio che viene ad amarci. Lasciamolo fare» (Madeleine Delbrel)
La passione, la nostra passione, sì, noi l’attendiamo.
Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo
viverla con una certa grandezza.
Il sacrificio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che
ne scocchi l’ora.
Come un ceppo nel fuoco, così noi sappiamo di dover
essere consumati. Come un filo di lana tagliato
dalle forbici, così dobbiamo essere separati. Come un giovane
animale che viene sgozzato, così dobbiamo essere uccisi.
La passione, noi l’attendiamo. Noi l’attendiamo, ed essa non viene.
Vengono, invece, le pazienze.
Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno lo
scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria, di
ucciderci senza la nostra gloria.
Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:
sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,
è l’autobus che passa affollato,
il latte che trabocca, gli spazzacamini che vengono,
i bambini che imbrogliano tutto.
Sono gl’invitati che nostro marito porta in casa
e quell’amico che, proprio lui, non viene;
è il telefono che si scatena;
quelli che noi amiamo e non ci amano più;
è la voglia di tacere e il dover parlare,
è la voglia di parlare e la necessità di tacere;
è voler uscire quando si è chiusi
è rimanere in casa quando bisogna uscire;
è il marito al quale vorremmo appoggiarci
e che diventa il più fragile dei bambini;
è il disgusto della nostra parte quotidiana,
è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene.
Così vengono le nostro pazienze, in ranghi serrati o in
fila indiana, e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.
E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando –
per dare la nostra vita – un’occasione che ne valga la pena.
Perché abbiamo dimenticato che come ci sono rami
che si distruggono col fuoco, così ci son tavole che
i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.
Perché abbiamo dimenticato che se ci son fili di lana
tagliati netti dalle forbici, ci son fili di maglia che giorno
per giorno si consumano sul dorso di quelli che l’indossano.
Ogni riscatto è un martirio, ma non ogni martirio è sanguinoso:
ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita.
E’ la passione delle pazienze.
Tratto da Madeleine Delbrêl, Il piccolo monaco, P.Gribaudi editore, Torino, 1990
Ok, sparo i link, anzi per essere in tema… piovono i link…
http://www.opusdei.it/
http://www.opusdei.it/art.php?p=12146 lo spirito dell’Opera
lavoro e contemplazione
1) http://www.opusdei.it/art.php?p=36524
2) http://www.opusdei.it/art.php?p=42044
lavoro e riposo (!!!!) http://www.opusdei.it/art.php?p=34778
http://www.opusdei.it/art.php?p=45915 intervista ad una mamma
“Il tuo lavoro dev’essere orazione ”
Prima di cominciare a lavorare, metti sul tavolo o accanto al tuoi attrezzi di lavoro, un crocifisso. Ogni tanto, lanciagli uno sguardo… Quando giungerà la fatica, i tuoi occhi si volgeranno a Gesù, e troverai nuova forza per proseguire nel tuo impegno. Perché quel crocifisso è più che il ritratto di una persona amata —i genitori, i figli, la moglie, la fidanzata…—; Egli è tutto: tuo Padre, il tuo Fratello, il tuo Amico, il tuo Dio, e l’Amore dei tuoi amori. (Via Crucis, Stazione XI. n. 5)
cammino 335
Un’ora di studio, per un apostolo moderno, è un’ora d’orazione.
se ne volete ancora, son qua… beh, non sempre si intende, ma torno, state tranquilli, non vi liberate facilmente di me…
Smak e arismack!
N.B.: E chi vuole liberarsi di te! Il primo che si azzarda a dirlo ci penso io!!! Quanto sono caritatevole, eh?
ma sì, mandiamolo a casa ‘sto pugni!
Il mio padre spirituale, quando gli presento le mie difficoltà per la preghiera, assorbita dalle esigenze dei tre figli piccolini, uno di quattro, uno di due, una di cinque mesi, mi risponde sempre che c’è un tempo per ogni cosa, questo è il tempo da dedicare ai figli, e mi suggerisce di dire ogni tanto delle giaculatorie, tipo: ” Gesù quanto ti amo”!, o altro….Non è sempre facile, lo so, ma sapere che quanto fai per i tuoi figli( e tuo marito), lo fai per amore Gesù ti dà la forza e la serenità che alle volte mancano proprio..
E poi con mio marito abbiamo pensato, dopo il telegiornale, di spegnere dieci minuti la tele intanto che ci sono ancora i bimbi in giro e recitare una decina del rosario: poco forse, ma intanto i bambini respirano un po’ di preghiera.
Adesso è così, bisogna accettarlo, intanto pregare un pochino fà venire il desiderio di pregare di più, non pregare affatto non ti fà venire il desiderio di nulla…
grazie! Non avevo pensato ai video… Angela sei speciale!
Mai come te e altri “affezionati” del blog!
N.B.: tra l’altro il video l’ho trovato per caso cercandone qualcuno vocazionale…
Non dice, il fondatore dell’Opus Dei, le stesse cose che ho sempre detto io?
Che ha parlato di preghiera? No, nemmeno una volta.
Noi tutti dobbiamo solo pensare a vivere in modo degno e sincero e fraterno verso gli altri. Volete che io torni tra voi a guidarvi fuori dalle tenebre in cui state sprofondando? Non parlate mai più di preghiera,
tantomeno al volante!!! Promesso?
Ben tornatoooo! Non chiedere promesse assurde…
Non hai torto, ma vuoi mettere la differenza tra fare tutto da soli o farlo con Dio?
beh, non esattamente le stesse cose caro,
dato che tutto va fatto e riferito a Dio e che senza orazione non c’è nulla.
Cammino 85
In primo luogo, orazione; poi, espiazione; in terzo luogo, molto “in terzo luogo”, azione.
E non esiste modo fraterno di amare gli altri senza che ci sia un Padre comune (altrimenti perché dovrei amare gli altri? per convenienza?)
Bravo!!!
“Volete che io torni tra voi a guidarvi fuori dalle tenebre in cui state sprofondando?”
“Non vergognatevi di recitare il Rosario da soli, mentre andate a scuola, all’università o al lavoro, per strada e sui mezzi di trasporto pubblico [e financo privato da quando c’è la Miriano]; abituatevi a recitarlo tra voi, nei vostri gruppi, movimenti e associazioni; non esitate a proporne la recita in casa, ai vostri genitori e ai vostri fratelli, poiché esso ravviva e rinsalda i legami tra i membri della famiglia. Questa preghiera vi aiuterà ad essere forti nella fede, costanti nella carità, gioiosi e perseveranti nella speranza.”
(Giovanni Paolo II, Messaggio ai giovani, 13 aprile 2003)
Ragazzi, questa sera vi saluto anticipatamente, e di preghiere ne ho davvero bisogno per evitare di strozzare mia suocera che vedrò da questa sera a domenica sera ( causa figlio convalescente ) se sentite al tg che hanno arrestato una folle che ha strangolato a mani nude la madre del ragazzo……………………sono io che non ho retto più di 48 ore!
Aiutooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Buona serata e buon weekend a tutti voi e alle persone che amate!
Ps. se la mia pazienza è più grande della sua ostilità ( per essere moderata ) domenica sera torno e vi faccio sapere.
Un bacio!
Beati i MITI
Beati gli OPERATORI DI PACE
😀
Buona domenica!
Grazie, anche a te!
Ps. aiuto!
immaginatela in mutande!
Coraggio! Guarda il lato positivo: se è stata capace di mettere al mondo, ovviamente con l’aiuto di Dio e del marito) una splendida creatura della quale ti sei innamorata… proprio una strega non sarà, no?
Ragazzi tra poco esco. Diciamo che lo hanno adottato, e geneticamente non le somiglia, neanche come carattere. Per fortuna!
Non so perché, ma provo solidarietà con la suocera….
…..
…… era una battuta… era solo una battuta….
….lì, pronta ad esplodere…
come dire…. basta appoggiarla in porta, un gol senza portiere…
….. non ho resistito…
….mi perdonerai paperella?…. spero…
Non ti preoccupare Paolo, le capisco le battute. Fortuna che a salvare la situazione c’è mio suocero, dolce come il mio papà: spalla contro spalla e ci difendiamo dalla moglie! Io lui lo difendo bene, è davvero buono!
Un bacio!
Mentre, invece, io credo, più giusto, nel momento attuale,
socio-bio-sociologico, eccetra, forse meglio sia il titolo:
PIOVONO FECI.
“a parte l’orrendo fetore che lei sta sollevando è chiaro signor Wonder”
Angela ha avuto una splendida idea: dai video si vede come Sant’Escrivá de Balaguer non solo dicesse cose serissime come questa:
“Utilizzami bene il tempo. —Non ti dimenticare del fico maledetto. Faceva già qualcosa: dare foglie. Come te…
—Non dirmi che hai delle scuse. —Non valse al fico —narra l’Evangelista— il fatto che non fosse tempo di fichi quando il Signore andò a cercarne.
—E rimase sterile per sempre.”
ma avesse anche un notevole humour, amasse anche fare le battute. 🙂
La stessa differenza che c’è tra leggere una catechesi e ascoltarla dal vivo?
No, non dipende dalla forma, dipende (come quasi sempre) dalla sostanza.
Una sbobba catechetica prolissa, pasticciata e pesante, scritta magari in filosofese, teologhese o parolonese, resta inascoltabile, inassimilabile ed inconcludente sia per iscritto che pomposeggiata a voce (e non farò nomi perché non è il caso).
Leggendo Escrivá de Balaguer ti rendi subito conto di come fosse una mente superiore, un cardinale disse che aveva ‘una bomba atomica nel cervello’, epperò fosse ANCHE spiritoso, amante delle battute, del sense of humour.
Hai ragione!
Personalmente non reggo il filosofese, teologhese o parolonese, etc! Quante parole sprecate! Non me ne entra una!!!!
Mi sono letta tantissimi documenti della Chiesa, ma che fatica!
Cose giuste e sante ma espresse in termini un po’ elevati per il “popolino” come me.
Invece sono devota delle catechesi “più concrete”, povere di paroloni e di termini difficili.
Ho conosciuto personalmente, e ho letto tanti loro libri, don Oreste Benzi e padre Andrea Gasparino: due sacerdoti con una sapienza incredibile, acuti, intelligenti, informati, umili e semplicissimi! Anche loro, come Escrivá de Balaguer, simpatici, spiritosi, pronti alla battuta: sapevano tenere viva l’attenzione e farti entrare nel cuore le cose che dicevano. Grazie a Dio ci sono anche altri come loro!.
Visto che si è nominata Medjugorje, che si parla di preghiera, che oggi è il 25 del mese…
IN ANTEPRIMA:
“Cari figli, oggi desidero darvi la speranza e la gioia. Tutto ciò che è attorno a voi, figlioli, vi guida verso le cose terrene ma Io desidero guidarvi verso il tempo di grazia perché in questo tempo siate sempre più vicini a mio Figlio affinché Lui possa guidarvi verso il suo amore e verso la vita eterna alla quale ogni cuore anela. Voi, figlioli, pregate e questo tempo sia per voi il tempo di grazia per la vostra anima. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”. (alla veggente Marija 25 novembre 2011)
Grazie Angela.
Non mi sono mai occupata di apparizioni della Madonna ma deduco che sono in progress. giuro che non lo sapevo. Ma cosa dice Benedetto XVI?E sono sempre il 25 del mese come lo stipendio degli statali? Ci credo che la Chiesa è prudente!!
Le apparizioni non sono solo il 25 del mese perché alcuni veggenti (Ivan Marija e Vicka – 3 su 6) la vedono ancora quotidianamente. Quelli del 25 sono messaggi che riceve Marjia, per la parrocchia di Medjugorje e per l’umanità.
Da tempo anche Mirjana ha ricominciato a vedere la Madonna il 2 del mese e riceve messaggi per l’umanità.
A volte i veggenti che continuano a vederla quotidianamente ricevono messaggi straordinari, come ad esempio quelli dati a Ivan il 17 novembre, nella cattedrale di Vienna e quello datogli il 20 novembre.
Già che ci siamo:
17 novembre: Cari figli, oggi vi invito alla preghiera. In modo speciale perché satana vuole la guerra, vi invito di nuovo, miei piccoli figli, pregate, pregate perché Dio vi dia la pace. Siate testimoni per ogni persona in questo mondo, e siate i portatori della pace del Signore. Io sono con voi e prego davanti a Dio per ogni persona che si trova qui. E voi, non abbiate paura perché chi prega non ha paura del male e non ha l’odio nel cuore. Grazie, cari figli, per essere tornati e aver seguito la mia chiamata.
Ivan ha aggiunto: “La Madonna ci dice di vivere i santi Messaggi che ci dà, non di fermarci soltanto ad una semplice lettura…”
20 novembre: Cari figli, anche oggi gioisco con voi. Il mio cuore gioisce, è colmo, riempito. Anche oggi vi invito in questo tempo dell’Avvento a decorare la vostra casa, ma sopratutto il vostro cuore. Permettete che la luce del mio piccolo Figlio entri nel vostro cuore. Cari figli, pregate, pregate, pregate! Grazie cari figli, perché oggi avete risposto alla mia chiamata.
Carissima Costanza…arrivo un pò in ritardo nel leggere i vari post perchè ci sono giorni in cui nn ho neppure il tempo di fare un giro su internet, e così accumulo un pò di arretrati.
Grazie per questo splendido post sull’importanza della preghiera.
Padre Emidio una decina d’anni fa mi aveva dato come lettura spirituale “Consigli per la preghiera” di Matta el Meskin…io da brava lo avevo comprato e iniziato a leggere…77 pagine…poi tra tutti gli “affanni della vita” l’avevo piantato chissà dove e mai terminato.
L’ho ripreso quest’estate…dopo un colloquio con P.Emidio a Roma (erano appunto dieci anni che non riuscivo a trovare un momento per raggiungerlo, se non telefonicamente).Mi ha ribadito che senza preghiera non potevo andare da nessuna parte e non solo mi stavo fermando, ma stavo proprio andando indietro!
Consiglio a tutti coloro che desiderano trovare le radici della preghiera questo testo. Senza giri di parole arriva al nocciolo della questione.Un abbraccio