La scorsa settimana abbiamo pubblicato il post Un demone nella nuvola. Ne è nata una bella discussione sul diavolo, il male, l’inferno con tanti interessantissimi commenti; uno in particolare ci è sembrato significativo ed essendo un po’ lungo e arrivato a tarda sera abbiamo pensato di riproporlo oggi come post.
di Roberto Brega
A che serve credere nel diavolo? A cos’è che serve credere in Satana? Ma se noi siamo buoni (suvvia, per quanto lo possiamo noi poveri disgraziati), se ci impegnamo a non fare il male e a essere persone decenti e cosivvia, ed essere il meno infelici possibili ciascuno con la sua credenza o senza; ma perché sforzarsi di credere in una cosa così da film dell’orrore? Non si può fare il bene e basta? O anche credere in qualche Dio, che ciascuno c’ha il suo, via senza essere sempre i soliti fanatici, che poi tutti amano odiano lavorano dormono giocano copulano e via così? Perché volersi opprimere in codesta maniera?
A cosa serve credere nel diavolo? Tanto che chi non ci crede non può, in nessun modo e maniera, definirsi cattolico, perché credere in Satana e i suoi angeli è dogma: richiede adesione completa dell’intelletto e della volontà. Chiedere a cosa serve è importante, perché qualcosa che non serve a nulla non si usa, ciò che non si usa si dimentica; e ci si dimentica di quello in cui non si crede. Se io vivo la mia vita allo stesso modo, a prescindere che creda oppure no in una “credenza” apparentemente così assurda… ebbene, finirò per smettere di crederci: è inevitabile. Noi siamo esseri umani, per quanto siano grandi i voli pindarici ai quali possiamo abbandonarci, se qualcosa non ci serve la lasciamo cadere nell’oblio e ricoprire di polvere.
La stessa cosa, l’uomo d’oggi la fa con Dio.
Un primo abbozzo di risposta, io lo trovo in una delle più misteriose affermazioni di Gesù che ci hanno lasciato gli evangelisti, che pare accennare a questa ricorrente domanda che Alvise ci pone spesso: “allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata.” Facevano le stesse cose, vivevano le stesse vite, non facevano nulla “d’illecito”, di peccaminoso. Eppure…
Eppure, ecco, questo mi ha sempre colpito: secondo il Concilio di Trento, la maggior astuzia di Satana non consiste nell’indurre l’uomo a non credere in Dio. La sua maggiore astuzia, consiste nel non far credere in lui, nell’antico serpente, il più antico, irriducibile Nemico di noi esseri umani.
Come mai? Perché Dio lascia operare un simile avversario, che non è temibile quanto vorrebbe far credere, eppure se non fosse trattenuto potrebbe farci fuori tutti. Come mai? Si potrebbe legittimamente chiedersi, perché se Dio è onnipotente, non trionfa e basta?
Per aiutarmi estrarrò qualche citazione da un volumetto di rivelazioni a Santa Brigida (edizioni San Paolo). Santa Brigida è una di quelle combattenti che a me piacciono parecchio. Considero poi che Giovanni Paolo II l’ha scelta come compatrona d’Europa e che questa ristampa di rivelazioni (le rivelazioni private non obbligano il cattolico, ci tengo comunque a ricordarlo) sono accompagnate dalla prefazione del Cardinal Camillo Ruini. Pur non obbligando, la fedeltà all’ortodossia di tali testi è fuor di dubbio. Ovviamente, bisogna adattare un po’ l’orecchio a un linguaggio arcaico.
E’ impressionante come certe considerazioni si adattino molto bene anche a oggi, tra l’altro, nonostante Santa Brigida sia vissuta tra il 1302/3 e il 1373.
Ecco qua:
[…]Il mio corpo purissimo poi io ho voluto crocifisso e lacerato dalla punta dei piedi fino al capo, per i peccati di tutti. E questo stesso corpo ogni giorno è immolato ora sull’altare, affinché tanto più mi amasse l’uomo e più spesso ricordasse i miei benefici.
Ma adesso io sono del tutto dimenticato e trascurato e disprezzato e come un re scacciato dal suo regno. Al suo posto è stato eletto e onorato un pessimo ladrone. E io volli nell’uomo il mio regno, per doverne essere Re e Signore di diritto, perché io l’ho creato e redento.
Ma ora egli ha infranto e profanato la fede a me promessa nel battesimo, ha violato e disprezzato le mie leggi, da me a lui proposte. Ama la propria volontà e aborre dall’ascoltare me. Più ancora, a me preferisce quel pessimo ladrone che è il diavolo e a lui si è affidato. E davvero egli è un ladrone perché se ne prende l’anima, da me redenta con il sangue mio, suggerendogli il male e promettendogli il falso. Né la rapisce, come se fosse più forte di me, mentre io sono così potente da tutto poter con una sola parola, e così giusto da non fare la minima ingiustizia, neanche fossi pregato da tutti i Santi. Ma siccome l’uomo, dotato di libero arbitrio, liberamente acconsente al diavolo, disprezzando i miei comandamenti, così è giusto che l’uomo provi la tirannia del diavolo.
Perché lo stesso diavolo, da me creato buono, ma caduto per sua cattiva volontà, è come mio servo per vendicare il male. Sebbene così disprezzato, Io sono tuttavia così misericordioso, che perdono, a quelli che si umiliano, tutto quel che hanno fatto e li libererò dall’iniquo ladrone. Quelli poi che si ostineranno a disprezzarmi, li tratterò con giustizia, sicché sperimentandola diranno: Guai a noi, che abbiamo provato l’ira di Dio! […]
Noi siamo qui di passaggio, ma siamo fatti per l’eterno. La nostra unica speranza sta nel Verbo di Dio, l’unica parola uscita dalla Sua bocca, Nostro Signore Gesù Cristo. Tuttavia, molti esseri umani si ribellano a questo concetto e si ribellano ancor di più all’idea di dover essere salvati e sottomettersi a una Volontà che li supera. In questo, ricalcano quel peccato diabolico illustrato da San Tommaso d’Aquino, in questa brama di libertà disordinata, vengono lasciati in balìa dell’iniquo ladrone. Ehi, e possono trascorrere una vita molto piacevole e rilassante, intendiamoci bene. Il diavolo si nasconde bene sotto le apparenze di un buon padrone, che ti fa percorrere una strada comoda e ampia, che ti fa vivere una vita piena di bei giocattoli, come l’omino grassottello che conosce la strada che conduce Pinocchio al Paese dei Balocchi… Solo alcuni vengono scelti per operare il male in un modo virulento e si fanno davvero “figli delle tenebre”: penso a chi ha lottato per introdurre la legge che consente quel crimine orribile che è l’aborto, per dirne una. Ma per la maggior parte, è certo che gli basti e avanzi il torpore dello spirito, dell’intelletto e della volontà: quanto basta e avanza per aggiudicarsi le anime.
Poiché il senso di questa battaglia è sovrannaturale, per combatterla bisogna acquisire un “respiro” sovrannaturale. E’ questa la ragione per la quale non basta “essere buoni”. Essere buoni potrebbe bastare, se l’orizzonte della nostra vita fosse chiusa solo in questa e poi finisse. Questa non è altro che la filantropia massonica, che scambia la pace col torpore insonnolito di chi viene rapinato e ucciso dai ladri in piena notte nella propria casa… e pretende che tutti dormano.
Se l’orizzonte della vita prosegue oltre il muro della morte, quel che conta è essere redenti. Questo vale sia per noi che per gli altri. Ecco allora a cosa mi serve sapere che il Satana esiste:
– mi serve per le mie battaglie interiori, per vigilare su di me, per vincere (o provarci!) i peccati e i difetti ai quali può appigliarsi per farmi cadere;
– mi serve per le mie intenzioni verso il prossimo. Poiché ogni nostra opera, anche la più quotidiana, può essere offerta al Signore in cambio di misericordia per la conversione dei peccatori. Noi sappiamo infatti che la misericordia del Signore è superiore alla Sua giustizia. Ecco allora il modo più semplice per ottenere misericordia: consegnarci il più possibile al Suo servizio, offrire intenzioni, qualche sacrificio, impegno e attenzione nello svolgere i doveri del nostro stato nel miglior modo possibile, sperando che il Signore se ne compiaccia e usi tutto questo per moltiplicare le grazie verso i peccatori. Dei tre pastorelli di Fatima, quella che io sento più vicina è Giacinta. Dopo aver avuto la visione dell’inferno e della quantità innumerevole di anime che ci finivano dentro, la bambina non stava lì a fare tanti ragionamenti complicati su chi si salva e chi no: semplicemente faceva l’impossibile per procurarsi di salvare più anime possibile, per quel che poteva.
– mi serve per indossare elmo, scudo, corazza e spada e così essere pronto, in caso di bisogno, a far polemica e oppormi al male anche con la testimonianza, se e quando serve, senza essere impicciato da un malinteso rispetto umano, opponendomi con tutta la fortezza che posso, a chi sparge errori, confusioni, e vuole chiamare il male ‘bene’ e viceversa, facendosi più o meno consciamente, più o meno volontariamente, strumento nelle mani del padre della menzogna. Amare il prossimo significa anche, o persino soprattutto, impedirgli di forgiare la catena con la quale “l’iniquo ladrone” incatena la sua anima assieme a tante altre.
Correre per battere il diavolo.
Quando quel vecchiaccio tremendo di mio nonno morì, ero tornato in grazia del Signore (quantomeno si spera!) da una settimana. Nei mesi precedenti, mentre riemergevo alla superficie, dall’abisso della mia tiepidezza, e la salute di quel bestemmiatore indurito e cattivo in parallelo se ne andava via, provai a volte proprio questa sensazione: di correre per battere il diavolo, mentre sentivo il pungolo di tutto il tempo che avevo lasciato scivolare via inutilmente invece di usarlo per me, per lui e per altri. Fu una corsa che non sarei mai e poi mai riuscito a sostenere se per un attimo mi fossi permesso di non credere nel diavolo, o mi fossi lasciato cullare con quell’idea apparentemente così “coccolosa”, ma in realtà assai pericolosa, di non essere nelle condizioni di poter giudicare la salute dell’anima altrui. Alla fine di quella corsa, potei Comunicarmi, e recitare al suo cappezzale la coroncina della Divina Misericordia esattamente il giorno prima che morisse – e vederlo almeno farsi un segno della Croce e invocare un paio di volte il nome di Gesù e Maria.
Una piccola cosa che non mi permette certo di sapere dove mio nonno stia adesso, ma abbastanza da poter avere almeno una (non più di una) speranza che il Signore si sia chinato per usarmi come un indegno strumento della Sua misericordia.
In ogni caso, quel giorno seppi quel che mi ero perso e scoprii quel che mi sarebbe piaciuto fare: “correre per battere il diavolo”. Rubare da sotto il naso “all’iniquo ladrone” il maggior numero possibile di anime. Dargli battaglia senza quartiere in ogni modo e farlo ammattire – cioè, più di quanto già non sia.
Primo modo per farlo, consegnarsi a Nostro Signore mani e piedi. Il resto, a venire. Essere una piccola grinzetta del tallone che la Nostra Regina del Cielo usa per schiacciare la testa del serpente.
Ecco, per quanto mi concerne, a questo mi serve. Questo, alcuni dicono, il privilegio che San Michele e gli altri Angeli Santi chiesero all’Onnipotente subito dopo che tutti gli Angeli “viatori” scelsero per Dio o contro Dio: dare battaglia nel Suo nome.
Per quanto mi concerne, a questo mi serve. E’ così che mi piace. Come in quella prima battaglia della ragione e della volontà, gli Angeli Santi si conquistarono i meriti della loro Santità, adesso è il nostro turno di aggiudicarci i nostri. Questo è il nostro tempo di grazia – e non c’è giorno per quanto quotidiano e banale che non possa essere usato in tal senso. Basta saperlo e averne l’intenzione.
Bel post Roberto… lungo da leggere di prima mattina, ma questo è un problema mio non del post 😀
La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato far credere al mondo che lui non esiste, e come niente… sparisce. (I soliti sospetti)
E in pochi non ci sono cascati…
Un film stupendo 😀
Non vi paia strano se di questo bello e lungo post io enucleo un dettaglio. Se «Dio è nei dettagli», come spesso si sente dire, forse non sarò troppo fuori tema. (A proposito: chi l’avrà detto? Fidandosi di google si svaria da Gustave Flaubert a Mies Var Der Rohe ad Aby Warburg. Non avendo sottomano «Chi l’ha detto?» della Hoepli, la questione per me resta aperta; alla fine magari sarà stato sant’Agostino 🙂 ).
Comunque sia, per le stesse ragioni per cui nelle chiese medievali erano perfettamente rifiniti anche i minimi particolari delle sculture nascoste negli angoli più reconditi (su queste cose un testo interessante qui http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-le-chiese-moderne-che-sembrano-di-un-dio-ignoto-909.htm), vorrei proporre ai frequentatori di questo blog un piccolo accorgimento, un dettaglio che, se adottaro, renderebbe i loro commenti ipso facto memorabili perché i non omologati alla sciatteria predominante.
Trattasi della corretta ortografia delle voci del verbo “ciavere” (per un esempio dell’ortografia scorretta vedasi alla sesta riga del testo di Brega «…che ciascuno C’HA il suo…»). Signore, signori, esimi ed egregie, in italiano il gruppo di segni grafici C’HA corrisponde al suono CA (o, in dialetto essemmessese, KA ), C dura.
Rileggetevi Trilussa – giorni fa qualcuno ne citava una poesia, ritornate a quella, e vedrete che in questi casi lui scriveva, correttamente «cià», non «c’ha».
E se volete sapere perché, rileggetevi l’introduzione ai sonetti di G.G. Belli, che lo spiega esattamente e in ottimo italiano per di più:
«Bisogna qui avvertire un altro ufficio della lettera c. Presso il volgo di Roma le voci del verbo avere sono proferite in due modi. Quando serve esso verbo di ausiliare ad altri verbi, tutte le di lui modificazioni necessarie ai tempi composti di questi si aprono col naturale lor suono, meno i vizi delle costruzioni coniugate: per esempio hai fatto, avevo detto, averanno camminato, ecc. Allorché però lo stesso verbo avere, preso in senso assoluto, indichi un reale possesso, i romaneschi fanno precedere ogni sua voce dalla particella ci. Non diranno quindi hai una casa, avevo due scudi, averanno un debito, ecc., ma bensì ci hai una casa, ci avevo du’ scudi, ci averanno un debbito, ecc. Poiché però il ci non è da essi pronunciato isolato e distinto, ma connesso e quasi incorporato col verbo seguente, così queste parole e altre verranno da me scritte colla particella indivisa: ciai, ciavevo, ciaveranno. E siccome esse consteranno pur sempre dall’accoppiamento di due voci diverse, io vi porrò un apostrofo al luogo dove cade l’unione fonica (ci’ai, ci’avevo, ci’averanno) affinché da niuno sien per avventura credute vocaboli speciali e di particolare significazione. Se poi la combinazione della altre parole del discorso, che vadano innanzi alle dette voci a quel modo artificiale, produrrà lo strisciamento oppure il raddoppiamento della c già da me più sopra indicato. Ecco in qual maniera si noteranno queste altre due differenze: Io sc’iavevo du’ scudi, Tu cc’iai una casa, ecc. Se al contrario il verbo avere non indichi un reale possesso allora le sue voci andran prive del ci: per esempio: avevo vent’anni, hai raggione, averanno la disgrazzia, ecc.»
(http://www.letteraturaitalianaonline.com/Belli,+”Sonetti+Romaneschi”,+”Introduzione”+)
Datemi retta, fatelo. L’emergenza educativa si combatte anche così. E, se non altro, farete contento Camillo Langone.
carina ‘sta cosa, ciai ragione. Ma di far contento langone, se permetti nun me ne po’ frega’ de meno 🙂
Sei grande Fefral..
che “cià” soppianti “c’ha” è probabile quanto lo è che la maggior parte dei mortali acquisti consapevolezza dell’esistenza di Satana 🙂
Caro Alessandro, ma io discendo da un lungo lignaggio di sostenitori di cause perse. Perfino il ritrattino qui accanto rimanda a una sostenitrice di una causa persa. Victrix causa diis placuit sed victa con quel che segue.
E ora devo lasciarvi per un powerpoint incombente. A rileggervi tutti stasera (se Dio vuole…).
Victrix causa diis placuit sed victa Catoni
Ma a noi che importa di Catone? 😀
Quel che gliene importava a Dante?
[Virgilio a Catone:] «Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.»
Una spiega appena raccattata da Internet (invece di pensare al ppt) così esplica quanto sopra: ” libertà che è sì cara a chi, consapevole della felicità di Lassù, la vita umana coscientemente rifiuta, accettando le pene espiative, che portano al felice ritorno.” Di riffa o di raffa, mi pare che si sia non del tutto off topic. Ciao 🙂
di riffa o di raffa, qui non si finisce mai off topic 🙂
ma quindi bisognerebbe scrivere ci ha?
E dove andrebbe a finire il sapore gergale? Io scriverei cià, ciavevo, come Belli e Trilussa.
Casomai Belli proponeva un apostrofo «al luogo dove cade l’unione fonica (ci’ai, ci’avevo, ci’averanno) affinché da niuno sien per avventura credute vocaboli speciali e di particolare significazione.»
Ma oggi come oggi forse l’apostrofo sarebbe un eccesso di raffinatezza.
Quel che è certo, comunque, è che il primo esempio della grafia errata oggi predominante mi è capitato sottocchio negli anni Ottanta del Novecento (in Cromantica di Gianfranco Manfredi). Prima questo errore marchiano non lo facevano (cfr. Guida del Lazio di Veronelli, con citazioni dialettali in perfetto stile belliano e trilussico).
Scappo …
A proposito, un’antica novella raccontava che un ambasciatore del Doge di Venezia fosse stato inviato dal papa, e intanto che saliva i sacri palazzi, un monsignore di curia lo apostrofava vantandosi della presunta superiorità di Roma … “eqqui ciavemo San Pietro, ciavemo er Pantheon, ciavemo er Colosseo, ciavemo i fori Imperiali, e voiartri, ad esempio?” “Mah, veda siòr, noaltri a Venessia, ciavemo, ciavemo e ciavemo, e no xe gnanca mal, davero sà?”….
Benedetto XVI: “LOTTARE contro gli EFFETTI del male e soprattutto contro le sue CAUSE, fino alla sua causa ultima: SATANA”
“Ma che significa “entrare in Quaresima”? Significa iniziare un tempo di particolare impegno nel combattimento spirituale che ci oppone al male presente nel mondo, in ognuno di noi e intorno a noi.
Vuol dire guardare il male in faccia e disporsi a lottare contro i suoi effetti, soprattutto contro le sue cause, fino alla causa ultima, che è SATANA. Significa non scaricare il problema del male sugli altri, sulla società o su Dio, ma riconoscere le proprie responsabilità e farsene carico consapevolmente.
A questo proposito risuona quanto mai urgente, per noi cristiani, l’invito di Gesù a prendere ciascuno la propria “croce” e a seguirlo con umiltà e fiducia (cfr Mt 16,24). La “croce”, per quanto possa essere pesante, non è sinonimo di sventura, di disgrazia da evitare il più possibile, ma opportunità per porsi alla sequela di Gesù e così acquistare forza nella lotta contro il peccato e il male. Entrare in Quaresima significa pertanto rinnovare la decisione personale e comunitaria di affrontare il male insieme con Cristo. La via della Croce è infatti l’unica che conduce alla vittoria dell’amore sull’odio, della condivisione sull’egoismo, della pace sulla violenza. Vista così, la Quaresima è davvero un’occasione di forte impegno ascetico e spirituale fondato sulla grazia di Cristo.”
(Benedetto XVI, Angelus, 10 febbraio 2008)
Benedetto XVI: L’Inferno, del quale poco si parla, esiste ed è eterno.
“E’ venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l’INFERNO, del quale poco si parla in questo nostro tempo, ESISTE ed è ETERNO per quanti chiudono il cuore al suo amore.
Anche in questo episodio [dell’adultera], dunque, comprendiamo che il vero nostro nemico è l’attaccamento al peccato, che può condurci al fallimento della nostra esistenza.
Gesù congeda la donna adultera con questa consegna: “Va e d’ora in poi non peccare più”. Le concede il perdono affinché “d’ora in poi” non pecchi più. In un episodio analogo, quello della peccatrice pentita che troviamo nel Vangelo di Luca (7,36-50) Egli accoglie e rimanda in pace una donna che si è pentita. Qui, invece, l’adultera riceve il perdono in mondo incondizionato. In entrambi i casi – per la peccatrice pentita e per l’adultera – il messaggio è unico. In un caso si sottolinea che non c’è perdono senza pentimento; qui si pone in evidenza che solo il perdono divino e il suo amore ricevuto con cuore aperto e sincero ci danno la forza di resistere al male e di “non peccare più”. L’atteggiamento di Gesù diviene in tal modo un modello da seguire per ogni comunità, chiamata a fare dell’amore e del perdono il cuore pulsante della sua vita.”
(Benedetto XVI, Omelia per la V domenica di Quaresima, 25 marzo 2007)
Buon giorno ragazzi! Posso esternare un paperaceo pensiero? Non ho mai creduto all’inferno come ce lo destrivono da piccoli: fuoco-fiamme-diavoli-forconi. Così come non ho mai creduto al paradiso-angioletti-nuvolette-musica celestiale. Poco tempo fà è morto un tizio che conoscevo bene, cattivo, cattivo davvero, così cattivo che il giorno del funerale neanche i figli piangevano e la moglie ( buona quanto lui ) era intenta soltanto a pensare come tenersi tutti i beni del marito beffando figli e nipoti.
Erano quelli chedicevano al figlio di uscirsi e divertirsi ( e qui sorvolo sui tipi di divertimenti che si procurava ), anzichè stare a casa con la moglie e i figli. Questo solo per dire una delle cose raccontabili. Dicono che sul letto di morte basta chiedere il perdono per ottenerlo. Io spero che non sia così, altrimenti la gente potrebbe fare ” il diavolo ” tutta una vita sapendo di salvarsi all’ultimo minuto. Non c’è bisogno di aspettare di passare a miglior vita qualche volta, per avere un’anteprima dell’inferno, spesso basta guardare come si comportano alcune persone.
Ruggero De Ceglie???
Magari!
Mt 20,1-16: “14 Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. 15 Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? 16 Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi”
Detto questo la rappresentazione “grafica” che noi diamo all’interno o al paradiso è un modo per farlo comprendere non per descriverlo.
Non è importante la descrizione è imporante il concetto: dolore e digrigno di denti in eterno con un contorno di supplizi da parte dei demoni.
Questo è una maniera per farci comprendere cos’è l’inferno, è lo stesso linguaggio per parabole che adottava Cristo.
Stessa cosa per il paradiso
Ciao paperella,
e io invece ti dico che all’inferno fuoco-fiamme-diavoli-forconi ci sono, logico che non dobbiamo prenderli come in un racconto per bambini, ma il Catechismo parla chiaro e mi pare che metta al riparo da fraintendimenti:
“1035 La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, « il fuoco eterno ».
La pena principale dell’inferno consiste nella SEPARAZIONE eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.”
Insomma, il fuoco va inteso come una tremenda afflizione che colpisce eternamente i dannati, ma l’afflizione più grande è l’essere separati per sempre da Dio. Questa è la causa di ogni altro fuoco che tormenta i dannati, ed è il tormento peggiore perché 1) non ne può esistere uno più grande 2) è eterno.
Sul pentimento/ravvedimento in punto di morte, dobbiamo essere fiduciosi. Il buon Pastore brucia d’amore per ogni sua pecora, non s’arrende mai, cerca fino all’ultimo la pecorella smarrita, anche quella che è recidiva nel non farsi ritrovare, la più renitente a contrirsi. E il buon Pastore avvalora ogni sincero moto di pentimento. Pensiamo al “buon ladrone” (uno che non era certo stato uno stinco di santo):
“Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”.
Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”.
E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.”
(Lc 23, 39-43).
Ecco un convertito in punto di morte che sappiamo per certo (ce l’ha detto Gesù) essere stato accolto nel Regno di Dio.
Sant’Ambrogio fa un commento ardito e bellissimo, e dice che quella volta il buon ladrone è stato Gesù, che ha… rubato sotto il naso a Satana l’anima del suo compagno di sventura, proprio mentre Satana pregustava la sua vittoria, già assaporava la perdizione di quell’anima: ” Ma nel mistero Egli [Gesù, il Redentore] è un eccellente malfattore (bonus latro), perché ha teso un agguato al diavolo e gli ha portato via la sua roba”.
Alessandro, infatti paradiso e inferno me li sono davvero sempre immaginati come hai descritto sopra: più un modo di stare dell’anima che un luogo fisico.
Per quanto riguarda la pecorella…………questa era davvero nera come la notte, il ladrone al confronto sfigurava, forse perchè la pecora in questione l’ho conosciuta dal vivo.
Se come dice mia madre i cattivi vivono tannto perchè non li vogliono, chi resta …………ha un bel pò da preoccuparsi!
Ad ogni uomo un soldo.
a proposito di morte in stato di peccato…. tornando agli affreschi di Giotto in san Francesco, c’è un episodio in cui una donna, che era morta senza confessione, grazie all’intercessione di Francesco in cielo, riceve la visita di un frate e risuscita per un attimo, giusto il tempo di confessarsi, lasciando così il diavoletto che l’attendeva a bocca asciutta…. Bello no?
Bello sì 😀
“Dicono che sul letto di morte basta chiedere il perdono per ottenerlo”: ci credo! Ma non pensare che così sia tutto a posto. Il problema è che NESSUNO sa quando è l’ora della sua morte e quindi:
“Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà”. (Vangelo di Matteo 24, 42-44)
E poi, uno che ha peccato tutta la vita, siamo sicuri che va diritto in Paradiso? Allora il Purgatorio per chi esisterebbe? Che io sappia la differenza tra l’Inferno ed il Purgatorio consiste soltanto nel fatto che il primo è ETERNO e l’altro TERMINA QUANDO L’ANIMA SI E’ PURIFICATA. Perché la Chiesa ci parla di INDULGENZA (plenaria e parziale) per le anime purganti e per noi stessi? Perché facciamo celebrare Sante Messe per i defunti?
N.B.: la conclusione è che in Purgatorio si sta proprio male!
……………………………Io spero che non sia così, altrimenti la gente potrebbe fare ” il diavolo ” tutta una vita sapendo di salvarsi all’ultimo minuto. ………………
E il buon ladrone? sei più santa di Gesù? Complimenti.
Compito dei cattolici ( quelli bambini, non adulti) è IMITARE CRISTO adoperandosi in ogni modo possibile per la salvezza delle anima con parole , opere,preghiere………
Per quanto mi riguarda….salvarsi significa prendere l’ultimo posto per il purgatorio. Poi che un solo giorno di purgatorio vale come 10 anni…..che ne so?
allora rileggi il mio commento, scusami ma estrapolandone una frase non credo tu ne abbia capito un granchè.
……………..Dicono che sul letto di morte basta chiedere il perdono per ottenerlo. Io spero che non sia così, altrimenti la gente potrebbe fare ” il diavolo ” tutta una vita sapendo di salvarsi all’ultimo minuto. ………………
NON FARE LA SUPERCAZZOLA CON ME!
scusa Maxwell la paprella è andata a consolare il fidanzato ma credo che il senso dell’intervento di babyduckling fosse: “spero che non basti una semplice confessione pro forma in punto di morte per salvarsi…”
io invece spero di si.
Il buon ladrone è andato dritto in Paradiso,io spero che milioni di peccatori spendano quel soldino che permetta loro di occupare il purgatorio…….Se poi è vero che ( come hanno detto tanti mistici) conviene buttare nel cesso questa vita pur di non fare neanche un giorno in purgatorio……pensa a chi ci sta da centinaia di anni terrestri, come stanno soffrendo per purificarsi e per mostrarsi a Dio mondi.
Chi siamo noi per giudicare o sperare che non basti una confessione all’ultimo?
Grazie per aver capito il senso, scusatemi, ma con questo coso è come parlare per telefono, i fraintendimenti sono dietro l’angolo.
E tu prova a calmarti e ad essere un tantino più educato.
Mi riferivo a Maxwell.
A proposito di come il demonio inganna gli uomini, qualcuno ha letto “Le lettere di Berlicche” di Clive Staples Lewis?? E’ meraviglioso, e ti apre un mondo!
prutroppo ancora no
Questo libro mi accompagna da oltre 20 anni.
quando hai letto quel libro puoi saltare un corso di morale e uno di teologia spirituale. 🙂
Vero!!! 🙂
Dopo averne sentito tanto parlare, quest’estate ho trovato una prima edizione a prezzo stracciato su abebooks. Quando ho visto a chi era dedicato (J.R.R. Tolkien) mi sono commossa…
Infatti Lewis e Tolkien erano grandi amici,c’era un terzo amico ma non ricordo chi fosse.
Charles Williams, ma nel gruppo dei Inklings c’erano altri scrittori e professori. Grandi personalità. Leggere la biografia di Tolkien, che ebbi l’onore di tradurre per Ares parecchi anni fa, è una esperienza che schiude l’anima e spiega molto sull’amicizia. Non a caso Lewsi scrisse i Quattro Amori…
Pugni! Tu mi provochi…
“Nel caso dell’amicizia, poiché siamo liberi da questi vincoli, pensiamo di aver scelto autonomamente i nostri pari. In realtà, qualche anno di differenza nelle date di nascita, qualche chilometro di distanza tra due case, la scelta di un’università piuttosto che un’altra, la destinazione a un reggimento invece che a un altro, il caso che ci ha fatto parlare di un argomento, la prima volta che ci siamo incontrati, invece di tacere – una qualsiasi di queste circostanze avrebbe potuto farci restare separati. Ma per un cristiano, non si può parlare, a rigor di termine, di fatalità. Un segreto maestro delle cerimonie ha lavorato per noi. Cristo, che disse ai suoi discepoli: “Non siete voi che vi siete scelti, ma sono Io che ho scelto voi”, può veramente dire a ogni gruppo di amici cristiani: “Non siete voi che vi siete scelti, ma sono Io che ho scelto voi, gli uni per gli altri”. L’amicizia non è una ricompensa per il discernimento e il buon gusto che abbiamo dimostrato di possedere trovandoci vicendevolmente. Essa è lo strumento attraverso il quale Dio rivela a ciascuno le bellezze degli altri, che non sono, certamente superiori alle bellezze di un altro migliaio di persone; con l’amicizia Dio ci apre gli occhi su di loro.”
E’ semplicemente stupendo.
La vogliamo pensare così anche per i quattro (!) lettori di questo blog?
è stato (insieme a l’abolizione dell’uomo dello stesso autore) il maggior responsabile della mia conversione più di trent’anni fa
Scusami per gli errori ma scrivo tra un spolverata e un bucato da stendere.
l’altro giorno, quando ho letto il commento di Roberto, che oggi è diventato il post, devo dire che mi sono un po’ spaventata di me stessa. Mi sono resa conto che è molto di più il tempo che passo a dirmi “amo Cristo, Lui lo sa e mi salverà”, piuttosto che a pensare che quasi tutte le azioni che compio non sono dettate da quell’amore, ma anzi dall’assoluta dimenticanza di Lui. Sì, vado a messa tutte le mattine, faccio novene e rosari. Ma in quasi tutti i momenti della giornata mi dimentico all’istante della preghiera fatta poco prima. E non voglio dire che la preghiera non serva, anzi, se non avessi quella probabilmente sarebbe pure peggio, non solo sarei dimentica, ma sarei proprio cattiva.
Questo per dire che ci dimentichiamo spesso di Dio e ci dimentichiamo ancora più spesso del Demonio, perchè in fondo ci pariamo il culo dietro la presunzione di sapere in anticipo come Dio ci giudicherà. “Tanto non sono mica così cattivo, non faccio nulla di male, in fondo ho la fede, basta questo no?”. E invece no. Perchè la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni, che ovviamente rimandiamo sempre a domani, a dopodomani….. e via giù verso la perdizione di noi stessi. Ci dimentichiamo dell’amore di Dio per noi e non sappiamo che dimenticarlo vuol dire rifiutarlo. Quell’ora a settiamna che passo in adorazione dell’eucaristia mi assorbe il cuore in un tal modo che vorrei portarmelo sempre dietro. Ma da sola davvero non ce la faccio. Per questo ringrazio gli amici e voi che mi sturate un po’ le orecchie dicendomi che l’Inferno esiste eccome, e non è vuoto, e lo viviamo anche adesso in ogni istante che passiamo dimenticandoci di Cristo, il quale invece è sempre lì ad aspettare che ci scantiamo e lo ri-accogliamo nella nostra quotidianità.
Carissima Giuliana, come ti capisco! Siamo sulla stassa barca in mezzo al mare!
A me personalmente fare un pensiero A satana mi inquieta, cosa curiosa è che circa una settimana fà mentre aspettavo il treno uno strano signore armato di bibbia sii è avvicinato a me, e parlando in terza persona ( cosa molto ambigua;), mi poneva delle domande come… Sai chi governa il mondo martina? Sai come si chiama dio? Sopravviverà questo mondo… E qui da solo si rispondeva, prendendo citazioni dalla bibbia. Secondo questo signorotto (penso testimone di geova) “colui che è chiamato satana o diavolo… Svia l’intera terra abitata”, insomma ne è lui ilvero padrone, di questo il signore ne era tanto sicuro, perchè nella bibbia viene raccontato un eppisodio in cui Satana conduce Gesù sù di un monte (di cui non ricordoil nome), e da lí gli mostra tutti i regni del mondo, dopo di chè glieli offre in cambio di un atto di adorazione… Naturalmente Gesù non accettò, ma non è questo il punto, Satana ha offerto TUTTI i regni del mondo a Gesù, ma come avrebbe fatto a offriglieli se non fossero stati suoi? In questo modo, il signore ambiguo che ho incotrato per caso, ha documentato la sua risposta a chi governa il mondo…
Avrei voluto rispondegli ciò che pensavo, ma quel signore non mi lasciava aprire bocca.
Comunque sia credo che ciò che pensava non fosse poi cosí documentato, inanzitutto colui di cui stiamo parlando è Satana! Il malefico, l’imbrogline, il bugiardo… Perchè deve avere per forza detto la veritá quando ha sostenuto che quei regni erano suoi e per questo li avrebbe offerti a gesù… Bha
Chi sà dirmi di più ?? Mi chiarisca le idee..
Il diavolo è un millantatore, quindi mai prendere per oro colato quello che dice, anzi.
Bisogna sempre partire dal principio che è un milione di volte più intelligente di te, quindi il solo modo per vincere è… non accettare di giocare! Il che in concreto significa: una volta che lo hai identificato non prestargli alcun ascolto
Ma mica sarà stato un cataro? Mala gente, i catari…
Si, credo che tu abbia beccato un testimone di Geova, anzi sono loro che beccano te………….nei momenti più inopportuni,
Caro Roberto, quando ho letto questo commento, un po’ lunghetto per l’ora tarda, sono stata contenta di non aver ascoltato la vocina che mi diceva: “E’ lungo! Leggilo domani!”.
Hai scritto veramente cose molto vere ed interessanti. Cosa agiungere? Cosa commentare? Non lo so! Ma, come ho fatto l’altra sera, ti ringrazio per quello che hai scritto.
Quanti ERORI d’ORTOGRAFIA! Sto battendo un record anche io?
non ti preoccupare… ciabbiamo l’erede dell’accademia della crusca che ti correggerà di sicuro!
La farina del diavolo va tutta in Accademia della Crusca? 🙂
Non so chi abbia scritto i dialoghi di questo film, ma sono geniali, se non l’avete visto fatelo:
Però! Mica male…
un ottica protestante (la salvezza sono con il suicidio) ma decisamente lucido e preciso.
quoto
Alla paperella che auspica poche conversioni in punto di morte.
Penso che non dobbiamo noi essere nella giuria insieme a Gesu, Lui sa fare il suo mestiere.
Penso anche che difficilmente uno che consapevolmente si comporta male per tutta la vita rimandando all’ultimo il pentimento potra giovarsene in quanto il peccare continuamente, l’andare contro Dio incancrenisce il proprio cuore fino a non desiderare neppure il pentimento, poi c’e pure il rischio che ti cada un meteorite in testa e ti trovi impreparato con la lampada spenta e senya olio.
Scusate la mancanza di accenti ma sto scrivendo da una tastiera tedesca.
L’immagine del meteorite mi ha fatta ridere sotto i baffi. Il tizio in questione sapeva di stare male, ma fino all’ultimo dei suoi giorni ( e lo sò dal figlio ), non ha mai fatto nulla di buono……………neanche per sbaglio……………..in maniera accidentale o cose simili.
Caro nipote Malacoda,
Negli studi che hai compiuto per diplomarti diavolo tentatore ci sono alcune lacune. O meglio: tra le tue corna c’è così poca sostanza che lo sforzo compiuto da noi demoni maggiori per inculcarti un po’ di comprensione è andato completamente a vuoto.
Non credere che noi agli umani dobbiamo portare per forza la distruzione, la fame, la miseria. Sono sicuro che tu sappia quanto siano soddisfacenti per noi queste cose: non occorre trascurare niente di quello che potrebbe ferire il Nemico e le sue creature. Ma sarebbe sbagliato credere che siano questi i nostri fini. Al contrario: ai nostri protetti dobbiamo promettere con sincerità (per quanto questa ci è possibile) pace, abbondanza, ricchezza.
E’ il Nemico di lassù, infatti, quello che porta lo scontro, la divisione, la povertà, l’umiliazione, l’insignificanza. E’ per ribellarsi a questa situazione che il nostro Sommo Condottiero è stato temporaneamente costretto quaggiù: la Sua luce era tanto forte che eclissava tutte le altre, che sicuramente per invidia hanno congiurato contro di lui. Fosse per noi, fosse solo per noi, tutto sarebbe quieto e ognuno farebbe quello che più gli aggrada in libertà. (…)
Noi possiamo dare loro tutto quello che vogliono: di questo li devi convincere.
In cambio di un po’ di gratitudine, di un minimo di riconoscenza, è chiaro.
Procureremo loro pace e ricchezza; per questo gli piaceremo, anzi, ci adoreranno. Poi glieli toglieremo, quando farà più male, quando saranno nostri, è chiaro: ma anche noi dovremo pur mangiare, no?
Tuo zio Berlicche
“ma anche noi dovremo pur mangiare, no?”: e che fame hanno!
non credo che sia facile, neanche in punto di morte, avere la consapevolezza e il reale pentimento dei propri peccati se si è vissuta tutta la vita lontano da Dio. Non basta una confessione, deve anche essere profondamente sincera e con piena coscienza, non è come timbrare il cartellino all’ultimo minuto per essere “a posto”.
O sbaglio?
sì, penso che un cuore a lungo assuefatto al peccato sia indocile a intenerirsi, persino nella consapevolezza della fine imminente. Ma Dio è molto molto insistente… non sappiamo chi s’è salvato all’ultimo, ma sappiamo che qualcuno si salva all’ultimo. Ci è consentito sperare
concordo con Alessandro. E speriamo nella Sua Grazia, perchè di certo ci ama più, molto di più di quanto noi amiamo Lui. E’ molto più fedele di noi, e per quanto noi vorremmo essere fedeli, siamo sempre manchevoli e la Sua mano tesa anche all’ultimo secondo la possiamo afferrare. Di nostro ci vuole solo l’atto di volontà, la libertà di dire sì. Credo che forse il pericolo più grande è dubitare che ci sia spazio anche per noi, mettere un limite alla Provvidenza. (per quanto mi riguarda, bacio a terra solo pensando al Purgatorio che mi aspetta!)
Non ti preoccupare Giuly,ci faremo qualche chiaccheratina in Purgatorio,.
ah, meno male! ci saranno almeno un paio di crnici dantesche su cui sosterò per parecchio tempo….tipo l’ira e l’accidia, ma anche la gola. Se si trovasse almeno un’amica che condivida il lungo tempo della purga sarebbe più sopportabile. Però, ripeto, spero di andare almeno in Purgatorio, sono disposta a starci il più a lungo possibile, basta non lambire le fiamme infernali!
(teologi di tutto il blog: è vero che in Paradiso per via diretta ci vanno solo i martiri, ovvero chi versa il sangue per la fede?)
In Paradiso per via diretta ci vanno anche i Santi con la esse maiuscola, cioé quelli degli altari, e i santi con la esse minuscola, cioé quelli che hanno cercato di fare la volontà di Dio nella vita quotidiana e nell’ordinarietà. Ci vanno le persone “morte in odore di santità”, come si diceva una volta, e il Signore a volte accompagna la loro morte con piccoli e grandi segni. La madre di una mia carissima amica è morta anni fa: la figlia era al suo fianco e in quel preciso momento la stanza si è riempita di profumo di rose che si è sentito fino alla sepoltura. Quando è morta una ragazza di 16 anni, tantissimi anni fa nel paesino dove sono nata, è successa la stessa cosa. Bazzico le suore e le monache e mi hanno raccontato questo per la morte di qualche consorella; una risale a pochi mesi fa.
Giuly, nel girone della gola ti aspetto a braccia aperte!!!
ragazze calme, che io me le faccio tutte e sette!
io spero di evitarmelo… la Madonna a Medjugorje ha ripetuto: se sapesse come si soffre in purgatorio fareste di tutto per evitare di andarci…
secondo alcuni mistici le sofferenze sono paragonabili all’inferno con la differenza che la “fiamma” lì purifica.
Giuliana: “è vero che in Paradiso per via diretta ci vanno solo i martiri, ovvero chi versa il sangue per la fede?”
Ma chi l’ha detto?
CCC n. 1023: “Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo”. Non c’è scritto da nessuna parte che per essere “perfettamente purificati” sia necessario morire spargendo il sangue per la fede.
a proposito di purgatorio: meglio non mettersi nell’ordine d’idee che “tanto io dovrò passarci”.
A Medjugorje i veggenti apostrofano bonariamente chi pensa così:
“Quando mi rivolgo ai gruppi di pellegrini per esporre loro i messaggi e sopratutto le grazie che Maria dà a Medjugorje, mi diverto a fare loro questa domanda trappola: Chi fra voi pensa di andare di sicuro in purgatorio? Il risultato è catastrofico… Quasi tutti alzano la mano! Se questo succede alla fine del pellegrinaggio, non esito ad esprimere loro il mio pensiero, sempre sorridendo, certo: – Zero e sotto zero! Non avete capito niente del messaggio della Gospa, dovrete rimanere ancora tre giorni.”
Ah, grazie della spiegazione Alessandro, ma io devo ammettere la mia assoluta ignoranza in materia di Purgatorio e Paradiso. Non mi ricordo chi mi ha detto che in Paradiso dierettamente ci vanno solo i martiri, ma ho pensato a questo fino ad oggi. Pensavo davvero che si andasse tutti in Purgatorio, anche fosse solo per 5 minuti. Chiedo venia, e spero di andare al più presto a Medjugorie e capire che la santità è per tutti, anche per me, e soprattutto spero di morire in totale grazia e amicizia con Dio.
(anche se non ho ben capito cosa vuol dire”perfettamente purificati”)
“Credo che forse il pericolo più grande è dubitare che ci sia spazio anche per noi”: quando i Testimoni di Genova (errore voluto stavolta) mi parlavano dei 144.000 che andranno in Paradiso, rispondevo: “Allora che ci smattiamo a fare? Da quando esiste il mondo ad oggi, i 144.000 sono già entrati! E’ già pieno!”.
N.B.: adesso con i Testimoni di Genova non ci parlo più ma ho passato con loro 3 fasi:
– la prima è stata “TANTO LI CONVINCO!”
– la seconda è stata “PARLO CON VOI MA SOLO SE RECITIAMO INSIEME UN’AVE MARIA?”… se ne andavano loro…
– la terza, cioé quella attuale, “ANGELA, HAI COSE PIU’ IMPORTANTI DA FARE!”.
Conosco un parroco, molto criticato per questo, che li riceve in parrocchia. Dice: “Se perdono tempo con me, non importunano i miei parrocchiani!”.
quel parroco: santo subito!!!!!
Questa è stata bella, quelli mi beccano sempre nelle giornata più nere, se stai male per loro sei una specie di calamita.
Dio, più che molto insistente, ci ama e quindi farà di tutto per portaci con Lui. Credo che nella sua infinita fantasia le studierà tutte per convincerci a dirgli: “Sì”. Sarà quel “Sì” a lui a salvarci.
Sperare e pregare,come fece santa Teresina per il condannato a morte.
infatti…. la confessione in punto di morte,o lì vicino,se non è fatta con la piena coscienza di abiurare il male compiuto in vita,insomma se è un timbrare il cartellino pensando di farla franca, è la condanna definitiva. la verità rende liberi.siccome il confessore non sa e non può giudicare il cosidetto foro interno-ché spetta solo a Dio- e chi testimonia-confessio-contro la verità neppure la chiesa può, sacramentalmente, perdonarlo in coscienza,si condanna alla perdizione eterna. poiché se è vero che la misericordia di Dio prevale sulla giustizia, la giustizia-il compenso di ciò che si è creduto,detto ed operato,non è assente.sarà chiesto a chi molto ed a chi poco. ma sarà chiesto
Sì, Paul: temo anch’io che una vita di lontananza renda più difficile, anche se non impossibile, un riavvicinamento in extremis. Come un’auto lanciata in corsa contro un muro, a cui si voglia far fare retromarcia all’ultimo secondo.
Però, molto dostoevskianamente, noi non sappiamo se nei peggiori peccati non sia già contenuta parte della pena da scontare. Penso ai peccati più orribili, che possono pesare sulla coscienza come pietre e in qualche modo contengono in sé un inizio di espiazione, soprattutto se confrontati con le mille dimenticanze che ci sembrano minori, ma che creano un cuore duro e freddo. A chi ha amato poco, verrà perdonato poco.
Non ci resta che sperare nell’ingiustizia di Dio.
Ragazzi, a leggere i vostri commenti mi sono quasi convinta che il tizio in questione se la stia passando poco allegramente. Per quanto mi riguarda probabilmente ho già il girone pronto.
Che bello ciò che andate dicendo….Riflettere sulle cose ultime, pre-occuparsene, sentirle vere e vicine, ci aiuta a guardare a Dio più che a noi stessi, a desiderare il bene e il vero e il giusto per noi e per i nostri cari.
Come Roberto, che ha desiderato il bene del nonno, ha corso, ha lottato virilmente, si è ‘armato’ per combattere il nemico.
La “speranza che il Signore si sia chinato per usarmi come un indegno strumento della Sua misericordia” è un’espressione di amore bellissima, amore per la persona cara e amore per il Signore.
Probabilmente, vorrei azzardare, è contemporaneamente vero anche il movimento inverso: e cioè che il Signore si sia servito del nonno come strumento della Sua misericordia verso Roberto – “riemergevo alla superficie, dall’abisso della mia tiepidezza”, ” sentivo il pungolo di tutto il tempo che avevo lasciato scivolare via inutilmente invece di usarlo per me, per lui e per altri” – perché giungesse più rapidamente a “consegnarsi mani e piedi”, cioè ARRENDERSI a Lui, che è l’unico modo di vincere nelle cose dell’eternità.
Quanto, poi, alla questione ‘misericordia vs. giustizia’, mi piace questa sintesi di C. S. Lewis
‘Quante ore ci sono in un metro? Giallo è quadrato o rotondo? E’ probabile che buona parte dei nostri interrogativi – buona parte delle nostre grandi questioni teologiche e metafisiche – siano domande di questo genere. (….) Il cielo risolverà i nostri problemi, ma non, credo, mostrandoci sottili riconciliazioni fra tutte le idee che a noi apparivano contraddittorie. Quelle idee ci verranno strappate da sotto i piedi. Scopriremo che non c’era mai stato alcun problema.
Ohi, quanti commenti, wow! Ti ringrazio per le tue belle parole. Mi sarebbe piaciuto rispondere un po’ prima, ma oggi ho dovuto combattere virilmente col primo regalo del nuovo governo, trafficando quasi tutto il giorno con gli acconti d’imposta.
Dato che i complimenti mi mettono sempre un po’ in crisi, fate conto che vi lasci qui un ringraziamento collettivo – e mi avvio quindi a qualche risposta random:
giù il cappello, anch’io amo i dettagli rifiniti e nascosti nelle chiese medievali, e più ancora il concetto che ci sta dietro: infatti nel commento (ora post) avevo mimetizzato un paio di rifiniture dedicate ad alcuni dei frequentatoti del blog (chi vuole può ingegnarsi a indovinarle).
Le prime righe erano ispirate (esplicitamente) al linguaggio usato dal nostro Alvise, ormai immerso nella lettura approfondita di Messori&Introvigne (un splendido passo avanti rispetto a Kant e i suoi amiketti); ma dovevo sapere di non poter assurgere alle vette del Nostro, che non avrebbe mai commesso un tale errore ortografico da principiante. Come se questo non bastasse, mi esporrò ora al pubblico ludibrio confessando che ho dovuto interrogare il fido google per ricordarmi chi fosse Trilussa (ho digitato ‘Triussa’, così anche google si è messo a corregermi 😀 ). Anche se non conoscevo Langone prima di imbattermi nel libro di Costanza, ne ho poi potuto apprezzare quella caustica ‘vis polemica’ che mi piace tanto, perciò non posso esimermi dall’impegno di renderlo felice. Non troppo, però, perché non voglio rischiare che un eccesso di felicità me lo rammolisca; sarebbe una tragedia.
Ah, la questione dei Regni terreni è delicata: ne parlo con beneficio d’inventario. Per come l’ho capita, la questione è la seguente.
Tutto ciò che non viene santificato, che non viene associato al Salvatore, presto o tardi (più presto che tardi) cadrà sotto il giogo del maligno.
Non certo perché, si badi bene, la realtà sia originariamente malvagia (manicheismo), ma perché “il male è scatenato”: a seguito della nostra caduta il peccato può assogettare qualsiasi cosa, stante l’invincibile (a forze umane) inclinazione verso la concupiscenza. Sant’Agostino afferma infatti che il peccato dei manichei è uno smisurato peccato d’orgoglio: pur di non ammettere l’incapacità umana di sconfiggere con le sole proprie forze la concupiscenza, preferiscono credere in un difetto o una limitazione nella capacità di agire di Dio.
Satana mente a Gesù in quanto la venuta di Nostro Signore prepara la sconfitta del nemico, ma probabilmente non mentiva nel momento in cui offriva il mondo. In quel momento, il mondo era in gran parte di Satana. Direi che gli offre un modo diverso per riappropriarsene.
La società cristiana che viene, molto disonestamente, chiamata “medievale”, pur con tutti i difetti delle cose umane, riconosceva la sovranità di Cristo al di sopra di qualsiasi autorità e potentato terreno (è da poco passata la Solennità di Cristo Re, tra l’altro) e per tale ragione era una terra riconquistata. Diversi secoli di lento lavorìo (più di 5) hanno scardinato in gran parte tale società. L’umanesimo che pensa di poter erigere città facendo a meno di Cristo, non può che penzolare sempre di più nella direzione opposta.
Buona serata Ragazzi! Scusatemi, ma vado ad occuparmi di cose molto terrene, tipo consolare il mio ragazzo per telefono ( ha il raffreddore, per ” colpa ” mia ). Insomma, vado a rassicurarlo che per quanto possa sembrare malaticcio sopravviverà anche a questo. Almeno spero perché non ho idea di cosa mi hanno iniettato con il vaccino stagionale questa volta ( lo faccio da 5 anni e non sono mai stata male prima ). A domani!