Vincent Lambert, è il momento di agire

di Giacomo Bertoni

Non è una provocazione, non è per far polemica. L’invito di Riccardo Cascioli, direttore della Nuova Bussola Quotidiana, a un intervento diretto di monsignor Paglia per salvare Vincent Lambert non è una boutade. È il grido disperato di un popolo che si sente impotente, e chiede ai suoi pastori di agire, di farsi voce e braccia e gambe di fronte all’orrore.

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Anche Mordor ha una data di scadenza

di Giacomo Bertoni 

Come hobbit in una Terra di Mezzo soggiogata da Sauron. Piccoli, fragili, soli. La fotografia di Tolkien sembra scattata pochi giorni fa: Isengard pare dietro l’angolo, lì ogni giorno vengono forgiate nuove menzogne, e Mordor è ormai una città nella città. Nelle nostre città. Ma tutto questo avviene nel silenzio, quasi con dolcezza: nell’aria non risuonano i corni della battaglia, il cielo non è sconquassato da nuvole tempestose. Eppure l’avanzata di Sauron continua ineluttabile, mossa dall’obiettivo di trasformare le comunità in gruppi di pedine grigie, sconosciute e intercambiabili. Sull’altare del mondo, il dio profitto e il mito della produttività. Fuori, lontano dai riflettori, i vecchi, i deboli, gli improduttivi.

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La preghiamo Santo Padre, non permetta che si usino le sue parole per uccidere Alfie

di Costanza Miriano

Alfie Evans è un bambino gravemente malato a cui 14 mesi fa avevano fatto una prognosi molto infausta: si pensava che sarebbe morto a breve, invece è ancora qui fra noi. Solo che, purtroppo per lui, è inglese, e l’ospedale di Liverpool ha deciso che la sua vita non è degna. I genitori si sono opposti, la cosa è finita davanti a un tribunale, fino all’Alta Corte di giustizia. E mentre Alfie continua a vivere nonostante le previsioni dei medici, il giudice ha ordinato che gli sia staccare il ventilatore. E la cosa intollerabile è che lo ha fatto citando  a sostegno delle proprie tesi un passo della lettera di Papa Francesco a monsignor Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

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Charlie Gard e l’apparente vittoria di Lord Voldemort

di Giacomo Bertoni

È il 6 febbraio 1943. Il dottor Ernst Illing, psichiatra responsabile di un ospedale del Terzo Reich, scrive ai genitori di un bambino ricoverato:

«Devo comunicarvi il mio rammarico nell’informarvi che il bambino è morto il 22 gennaio 1943 per infiammazione delle vie respiratorie… Egli non aveva fatto alcun tipo di progresso durante il suo soggiorno qui. Il bambino non sarebbe certamente mai diventato utile alla società ed avrebbe anzi avuto bisogno di cure per tutta la vita. Siate confortati dal fatto che il vostro bambino ha avuto una dolce morte».

Nella Germania nazista più di 5000 bambini e adolescenti con disabilità fisica o disturbi mentali furono uccisi in reparti speciali, come quello del dottor Illing. Continua a leggere “Charlie Gard e l’apparente vittoria di Lord Voldemort”

Il metodo di Satana

di don Alessio Geretti

Ecco. Hanno tolto a un bambino prima la cura di mamma e papà, poi la possibilità di lottare in un tentativo di speranza, poi il respiro. Hanno dovuto trasferirlo in un hospice, perché ci sono strutture che condannano a morte ma che non vogliono eseguire poi la condanna; e poi bisogna che chi va eliminato senta di non essere più nell’ambiente che gli era – malgrado tutto – divenuto familiare, così deve anche patire la sensazione di estraneità di un mondo che gli sta dicendo “vattene”.

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Charlie e la coscienza di un popolo

In tutta la mobilitazione per Charlie Gard, come anche per il Family Day, non conta solo il risultato concreto: certo, non abbiamo fermato la gloriosa macchina dei “diritti” – in questo caso il diritto di togliere un bambino ai genitori perché dei medici decidano quando vale la pena vivere, quando no – ma almeno l’abbiamo rallentata, abbiamo aiutato i genitori a far conoscere al mondo un’azione che sarebbe avvenuta nel clima sterile e silenzioso di una stanza di ospedale. Grazie al fiume di voci e di preghiere il Papa ha parlato. Trump si è mosso. Il mondo si è mobilitato.  Continua a leggere “Charlie e la coscienza di un popolo”

Il Great Ormond Street Hospital di Londra ha annunciato che rivaluterà il caso di Charlie

Il Great Ormond Street Hospital di Londra ha annunciato che rivaluterà il caso del piccolo Charlie

Il Great Ormond Street Hospital di Londra si è rivolto all’Alta Corte per una nuova udienza sul caso del piccolo Charlie Gard “alla luce delle richieste relative a possibili altri trattamenti”. Lo riportano Bbc e Sky News dopo che il Bambino Gesù di Roma ha inviato una lettera all’ospedale londinese chiedendo ufficialmente ai medici inglesi di poter somministrare al bimbo un protocollo sperimentale “che può funzionare”. Continua a leggere “Il Great Ormond Street Hospital di Londra ha annunciato che rivaluterà il caso di Charlie”

“Don’t kill Charlie” e parte l’email bomb di facebook

di Costanza Miriano

Tremila mail punitive per avere scritto quattro parole – quindici lettere totali – sulla bacheca del Great Ormond Street Hospital. Da giorni ogni tre, quattro minuti ricevo una mail da Facebook; anzi, adesso ho appena controllato, sono nove minuti che non ne arriva una, e mi sento anche un po’ sola. Mi aspetto come minimo che venga Mark Zuckerberg a portarmi il caffè, visto che mi ha abituata alla sua compagnia.

Dunque, le cose sono andate così. Da molti giorni il popolo della vita si è mobilitato per la vicenda di Charlie Gard. Fiaccolate, veglie, lettere, raccolte firme, azioni sui social network, telefonate ad amici che conoscono medici dell’ospedale. Anche io ho cercato di fare tutto quello che può una mamma italiana che lavora e che non può mollare figli e redazione e andare a Londra ad abbracciare i genitori disperati o a supplicare in ginocchio i medici. Il 27 giugno un’amica ha avuto l’idea di andare anche a scrivere qualcosa sulla pagina Facebook dell’ospedale, per far arrivare ai medici la sensazione di un’opinione pubblica fortemente contraria alla loro (cosa che alla fine ha portato risultati, quindi non un gesto sterile, direi). Ho provato subito, ma i commenti in bacheca vengono sottoposti alla approvazione di qualcuno.

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Card. Sgreccia: i 10 punti critici sul caso del piccolo Charlie Gard

di Elio Sgreccia Presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita  

In queste ore drammatiche, assistiamo, dolenti ed impotenti, agli sviluppi ultimi e agli esiziali contorni che sta assumendo la vicenda del piccolo Charlie Gard, il neonato inglese di 10 mesi affetto da Sindrome dell’encefalomiopatia mitocondriale ad esordio infantile, il quale, sulla base di distinte statuizioni giudiziarie emesse da tre differenti Corti inglesi, di diverso grado, e da ultimo dalla stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dovrebbe essere accompagnato alla morte per mezzo del distacco dalla macchina che ne assicura la ventilazione meccanica e della contestuale interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali, non prima di avergli procurato uno stato di sedazione profonda.
Nei differenti gradi di giudizio, le Corti inglesi hanno ribadito che il processo di decadimento generale delle condizioni cliniche di Charlie e, con esso, il deterioramento progressivo ed inarrestabile della funzionalità degli organi che presiedono alle funzioni vitali, primi tra tutti quelli respiratori, inducono a credere che qualsiasi decisione relativa ad ulteriori azioni che prolungassero simili condizioni di vita, sarebbe da giudicare illegittima, dacché non assunta nell’effettivo, migliore interesse del piccolo, ma piuttosto volta ad aumentare, nel tempo e nell’intensità, il dolore e le sofferenze dello stesso. Quello che più sorprende è che la stessa idea di sottoporre Charlie ad un protocollo sperimentale di terapie nucleosidiche che si sta mettendo a punto negli Stati Uniti, proposta a più riprese avanzata dai genitori, è stata considerata inattuabile, meglio ancora “futile”, dai consulenti medici interpellati dai giudici, a fronte dell’esigenza, questa sì impellente, di voler dare un’esecuzione immediata e definitiva ai dispositivi unanimi delle sentenze fin qui pronunciate.

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Europa, se perdi Charlie non ti rimane nulla

di Giacomo Bertoni

Caro piccolo Charlie, voglio chiederti scusa. Scusa come occidentale, perché ho sottovalutato il crimine che si stava compiendo nei tuoi confronti nel cuore della nostra Europa. Scusa come giovane, perché nonostante la retorica sulla nostra vivacità non ho speso abbastanza energie per te. Scusa come studente, perché non mi sono documentato abbastanza sul tuo caso. Scusa come cronista, perché non sono riuscito a raccontarti come avrei dovuto. Continua a leggere “Europa, se perdi Charlie non ti rimane nulla”

Charlie e la speranza

di Eleonora Barberio

Come si fa, mi chiedo, a volere e soprattutto ad imporre la morte di un bambino di 8 mesi affetto da una rarissima malattia genetica (sindrome di deperimento mitocondriale) che porta ad un progressivo indebolimento dei muscoli e a considerarlo “il miglior interesse del paziente”? Come si fa, mi domando, a non rimanere schifati, disgustati ed arrabbiati davanti ad un’ Alta Corte britannica e ad una Corte Suprema che per ben due volte sentenziano, contro la volontà dei genitori, che il bimbo “deve morire con dignità” solo perché ne risulta molto difficile la guarigione o la comparsa di miglioramenti? Come si può, continuo a martellarmi, ad essere un medico e a considerare “non etico tenere in vita il bambino”? Come si può impedire a due genitori di provarle tutte, di combattere fino alla fine, di portare loro figlio negli Stati Uniti per una terapia sperimentale che comunque presenta delle possibilitá di riuscita e che in passato ha visto la guarigione di bambini affetti da patologie simili? Continua a leggere “Charlie e la speranza”