Europa, se perdi Charlie non ti rimane nulla

di Giacomo Bertoni

Caro piccolo Charlie, voglio chiederti scusa. Scusa come occidentale, perché ho sottovalutato il crimine che si stava compiendo nei tuoi confronti nel cuore della nostra Europa. Scusa come giovane, perché nonostante la retorica sulla nostra vivacità non ho speso abbastanza energie per te. Scusa come studente, perché non mi sono documentato abbastanza sul tuo caso. Scusa come cronista, perché non sono riuscito a raccontarti come avrei dovuto.

Oggi, leggendo i commenti di alcuni amici su facebook che si sono spesi tanto per te (tu non immagini quante preghiere, quante raccolte firme, quanti incontri, quante lettere, quanta speranza è nata in Italia per te e grazie a te), ho capito quello che in fondo avrei dovuto sapere da subito. Ho capito che il sogno di un’Europa dei popoli, di un’Europa garante della pace, e tutto il grande campo semantico che accompagna puntuale i discorsi sull’Europa, non vale più nulla. Niente ha più senso se nella nostra Europa, sul nostro suolo, si decide che un bambino deve morire anche contro il volere dei suoi genitori. Caro piccolo Charlie, tu sei lo strappo nel cielo di carta di un continente stanco, incapace di riconoscere le proprie radici, dominato oggi da un pensiero unico asfissiante e antiumano. E cosa dire dei tuoi genitori? Eroi sulle cui spalle molti nani del potere dovrebbero salire.

Ogni giorno si pubblicano articoli che cercano di riesumare Rosa Parks inneggiando a diritti civili, libertà e autodeterminazione. Poi arrivi tu, piccolo, indifeso, e cosa chiedi a noi? Solo un poco di cure e di amore. E noi, la società multiculturale, poliglotta e aperta, non sappiamo fare altro che processarti, condannarti a morire. Perché? Perché la tua vita vale meno. Perché tu non hai lobby potenti che muovono politica e multinazionali per te, tu sei troppo piccolo per essere illuminato dai flash della stampa, tu non sei abbastanza efficiente per gli standard elevati del mondo contemporaneo. Che vita è la tua? Attaccato a una macchina che ti aiuta a respirare, con un futuro incerto. No, caro piccolo Charlie, la vera domanda è: che vita è la nostra? Attaccati ad uno smartphone che ci aiuta a sopportare una vita finta. Circondati da mille ricchezze, ma vuoti di libertà. Noi siamo efficienti, per questo corriamo tutto il giorno. Noi siamo smart, per questo facciamo tre lavori contemporaneamente. Noi siamo piccole pedine manipolabili, illusi alla ricerca di un successo che in realtà è solo l’arricchimento dei nostri, tanti, padroni. Io non so se la battaglia è davvero finita, sicuramente con questa sentenza l’Europa intera perde.

Non si può smettere di sperare, mai, perché gli uomini possono solo fingere di decidere della vita di qualcuno. Possono credersi grandi e potenti con armi o leggi, ma non lo sono. Sulla tua vita ingiustamente sospesa però pesano silenzi inqualificabili, che lasciano ferite, soprattutto in chi crede, difficilmente sanabili. Anche noi comuni cittadini siamo tutti un po’ colpevoli, arrabbiati quando veniamo interpellati solo per pagare tasse, troppo superficiali per ricordare che dobbiamo farci avanti noi quando la democrazia è in pericolo.

Quando ci guarderai dall’alto (ma io spero ancora nel miracolo), caro piccolo Charlie, vedrai una massa informe fatta da tanti piccoli puntini grigi. Tutti uguali, interscambiabili, direzionabili, eliminabili. Spero avrai la forza di sorridere con compassione, spero ci perdonerai, spero pregherai per noi.

 

69 pensieri su “Europa, se perdi Charlie non ti rimane nulla

  1. Francesca

    Che il Signore si prenda curi di te piccolino, che sorregga i tuoi genitori e che ci perdoni tutti

  2. Come dice Giuseppe, continuiamo a pregare finché c’è tempo.

    Per il resto, diciamo le cose chiaramente: i silenzi inqualificabili sono anche quelli della gerarchia, Papa incluso. Preghiamo anche perché questo silenzio finisca. La NBQ ha pubblicato una supplica a Papa Francesco, chiedendo ai lettori di aderire.

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-per-charlie-lettera-appello-a-papa-francesco-20296.htm


    Beatissimo Padre,

    Siamo tante madri e tanti padri di questo tempo luminoso e violento e ci presentiamo a Lei come figli che scrivono al loro papà. Con semplicità. Abbiamo il cuore straziato: tra pochi giorni uno dei nostri figli, Charlie Gard morirà per una sentenza dei tribunali britannici, in base alla quale si possono sospendere le cure a cui finora è stato sottoposto per mantenerlo in vita.

    Non è l’unico bimbo ad essere ucciso in questi giorni: troppi innocenti ancora muoiono nei paesi in guerra, sui barconi, per mano di attività illecite. E per loro soffriamo e preghiamo ogni giorno, come Lei ci invita sempre a fare.

    Ma se veniamo a chiedere a Lei di intervenire per Charlie è perché questo bimbo non muore in modo a noi imprevedibile: Charlie muore per una sentenza confermata dalla Corte di Strasburgo, Corte che tutela i diritti umani in Europa.

    Santo Padre in molti Le avranno scritto per Charlie appellandosi a testi usciti dalla sapienza del Magistero della Chiesa. Ma noi non vogliamo e possiamo virgolettare la nostra richiesta. L’Humane Vitae è ormai scritta nel nostro DNA di madri e padri cattolici, non c’è bisogno di riportarne i passi. Non c’è bisogno di ricordarci le parole di tanti suoi predecessori e le sue stesse parole quando ci declina la Vita come opera creatrice somma di Dio, l’Unico in grado di riprendersela. Le sentiamo vere nelle nostre viscere.

    Noi ci rivolgiamo a Lei come papà e Le chiediamo: che cosa vuole che facciamo, noi suoi figli, cittadini del mondo, d’Europa, d’Italia? Ce lo dica, ci sostenga, ci conforti. Non ci lasci nel dubbio. Attendiamo un segno da Lei che possiamo cogliere per non sentirci soli in questa battaglia di preghiere che abbiamo scatenato per Charlie.

    Le vogliamo un bene dell’anima come ne vogliamo a Charlie, perché nessuna vita è più importante di un’altra. Charlie è diventato il figlio di tutti, anche il Suo.

    Attendiamo fiduciosi e affidiamo questa lettera al cuore grande della piccola Teresa di Gesù Bambino, perché anche questa volta Le dia un segno della sua predilezione.

    Nei Cuori Santissimi di Gesù e Maria

    Gemma e Federico Piro, Maria Elena e Giuseppe Fiacco

    1. PaulBratter

      La conferenza episcopale di Inghilterra e Galles qualcosa ha detto:

      “Purtroppo la malattia terminale prolungata è parte della condizione umana. Non dovremmo mai agire con la deliberata intenzione di porre fine una vita umana, compresa la sospensione di nutrizione e idratazione in modo che possa sopraggiungere la morte. A volte, però, bisogna riconoscere i limiti di ciò che può essere fatto, agendo sempre con umanità al servizio del malato finché non si verifica il momento della morte naturale.”

      Non bisognerebbe quindi porre fine alla vita umana ma a volte, con discernimento, caso per caso…

      http://www.catholic-ew.org.uk/Home/News/Baby-Charlie-Gard-Final-Ruling

  3. Fabio

    Si tratta probabilmente di un caso in cui traspare il problema dell’accanimento terapeutico, cioe’ del mantenimento in vita in modo artificiale senza prospettive. Pero’ di fronte alla volonta’ dei genitori di tenere in vita e sostenere Charlie non si deve fare una piega e la corte europea non dovrebbe avere alcun ruolo limitativo di fronte alla difesa della vita, anche una vita debole, breve e sofferente. Ma proprio questo e’ il punto. Il nuovo pensiero europeo non accetta questo genere di vita. Eppure tutti, chi prima chi dopo, diventeremo piccole vite fragili, brevi e sofferenti prima di crepare. Chi e’ l’uomo? E’ una piccola creatura con un destino segnato. Molti lo dimenticano. Ma se accompagnassimo Charlie per tutti i giorni che Dio gli ha concesso assieme ai suoi bravi genitori diventeremmo piu’ umani e piu’ felici. Charlie ha diritto a tutti i suoi giorni, quei pochi che Dio gli ha donato, preziosissimi per la mamma e il papa’. Per dirla alla Bergoglio, chi siamo noi per giudicare quanta vita merita?

    1. Continuare a dare alimentazione e idratazione ad un paziente che NON è in grado di farlo in modo autonomo NON è accanimento terapeutico.

      E nella vicenda di Charlie a mio parere non si intravede nulla che all’accanimento terapeutico assomigli.

      Dove hanno fallito o si sapevano fallire le cure conosciute, c’era una speranza e un viaggio della speranza, quello verso una cura seppur sperimentale…

      Questa speranza – per quanto flebile – a Charlie e ai suoi genitori è stata negata.
      In nome di chi? In nome di cosa?

      1. Mi correggo, nel caso di Charlie si tratta di un “presidio medico” (respiratore artificiale), non di alimentazione…

        Ma non cambia molto la sostanza, perché la scelta poteva essere quella di mantenere la respirazione artificiale per il tempo necessario ad affrontare questa possibile cura sperimentale.

        Credo d’altronde che i Genitori fossero ben consapevoli che il qualunque momento, per qualunque ulteriore complicazione la vita terrena del loro bambino poteva terminare.

        1. Esatto, gli americani hanno offerto una cura sperimentale concreta; senza alimentare false speranze, ma senza neanche escluderle del tutto. Oltre a tutto il resto, quindi, c’è anche l’arroganza dei medici inglesi nell’escludere ogni possibilità, ritenendosi superiori ai colleghi d’oltreoceano, e l’arroganza dei giudici inglesi nel prendere questa prospettiva come l’unica possibile.

          E non solo: quante volte la scienza medica ci ha detto che le cure sperimentali hanno senso perché magari non sono ancora in grado di salvare un paziente oggi, ma dall’esperienza di vari tentativi può poi venir fuori una soluzione concreta per i pazienti futuri? Diciamolo chiaro: qui si vuol far passare il principio che la vita di un neonato “venuto male” non vale neanche più la ricerca sperimentale. Tant’è che, come riferiva qualcuno, c’è chi si chiede seriamente perché i genitori non pensano semplicemente a “farne un altro”.

  4. Fabio

    Se l’Europa perde Charlie perde uno dei suoi piu’ preziosi cittadini. E la parola Europa si svilisce, declina, si svuota. Il vuoto che Charlie lascerebbe non e’ paragonabile alla sua piccola figura fisica di lattante, e’ una privazione di diritto e di felicita’ che tocca ogni singolo europeo di oggi. Con cattive premesse per il futuro. Preghiamo, per uscire da questo vortice di disumanita’, per trovare nella preghiera il conforto che Dio sempre ci dona.

  5. Fabio

    Se molti soloni, vedi corte europea, sono sordi alla sensibilita’ cristiana ( termine che un tempo era sinonimo di Europea…) ricordiamo loro la dott.ssa Elvira Parravicini, Direttore di neonatologia in un ospedale di NY, che ha lanciato la ” comfort care” cioe’ l’assistenza ai neonati con brevi periodi di vita davanti. La comfort care ha grande significato perche’ rende dignita’ alla vita breve e genera nei custodi di questi figli meravigliosi un senso di felicita’ e compiutezza genitoriale. Quindi anche la scienza sta creando un movimento di sostegno al valore dei piccoli malati inguaribili. Ma non facciamoci troppe illusioni, perche’ vale sempre il detto di derivazione evangelica “non c’e’ peggior sordo di chi non vuol sentire”.

  6. Lavinia

    Ma la Chiesa Cattolica, il Papà perché non dicono nulla su sto povero bimbo? Perché non fanno sentire la loro voce????

    1. marco

      La Chiesa Cattolica si è espressa. Tramite Mons. Paglia. Magari non avesse detto nulla…
      Il Papa era invece troppo impegnato a discettare su questioni di ben altro spessore (tipo l’età pensionabile) assieme ai sindacalisti CISL.

  7. PieroValleregia

    salve
    il danno, presumo irreparabile visto le “menti eccelse” circolanti, lo ha fatto la “rivoluzione francese” vera “madre” di aborto, divorzio, eutanasia, pederastia, odio materialista e di tutto ciò che va contro natura.
    La tanto decantata UE ( ma si legge URSS) è uno schifo totale al quale, il sottoscritto è sempre stato contrario.
    Del danno giacobino su menti e coscienze ho avuto, l’ennesima, conferma leggendo i commenti dei lettori del Fatto Quotidiano, oltre a quello citato (ma perchè non ne fate un’altro ? e una ha aggiunto: è pure divertente …) ve ne sono tantissimi che definiscono i genitori di Charlie, egoisti o esaltati …
    Sui vertici e sul vertice massimo della attuale Chiesa, preferisco non pronunciarmi, mi vengono solo in mente le parole di un alto prelato (non ricordo il nome) che, riferendosi a Pannella (detto Marco) disse: ci mancherà tanto la sua “spiritualità” …
    Ho pregato, fatto pregare e continuo a pregare e a far pregare
    saluti
    Piero e famiglia

  8. Elisabetta

    Molti pensano: tanto deve morire! Come se quel tempo che puo’ vivere, breve o lungo che sia, fosse nulla, inutile. Non e’ cosi’. E’ tempo di vita, di amore incondizionato, di dono di se’ che rendera’ chi accetta di viverlo piu’ umano ed anche piu’ felice. E’ la possibilita’ di sperimentare ora l’amore assoluto e casto che vivremo per sempre in Paradiso. Questa e’ la mia esperienza, vissuta accudendo una persona anziana.

  9. Lumpy

    Vorrei solo segnalare che “La Stampa” cartacea di oggi non dedica UNA SOLA SINGOLA PAROLA a Charlie. C’è però un trafiletto, con tanto di foto, sul cane Iceberg e il commento di Alfano.

  10. cinzia

    Non ho parole per esprimere quello che provo davanti a questo bambino…. Prego per lui e per i suoi genitori ma mi sento completamente impotente.
    Ma vedo anche che ci stanno dicendo che loro sono i padroni della nostra vista, che noi non abbiamo nessun diritto né sulla nostra vita né su quella dei nostri figli….
    I genitori ormai hanno i soldi per portare il loro bambino negli Stati Uniti a tentare di salvarlo, ma non glielo consentono. Questa non è semplice cattiveria umana, questo è qualcosa di più grave e terribile.
    E intanto la Regione Lombardia deve risarcire Beppino Englaro perché sua figlia è stata tenuta in vita troppo tempo (queste suore che la nutrivano e l’accudivano……), si minaccia di togliere i figli ai genitori che non li vogliono vaccinare e ci si strappa i capelli per due bambini morti per complicanze da morbillo che non erano stati vaccinati.

    Qualcosa non mi torna……

    1. @cinzia

      Nel programma dei giacobini (evocati giustamente da Piero) c’era il concetto che “i figli sono dello Stato”. Questo non solo per l’educazione, ma per tutto: come devono essere curati (*), se e come devono nascere, come devono essere educati, come devono morire, eccetera… Se appartieni allo Stato da infante, evidentemente sarà così per tutta la vita. Infatti, in tutte le rivoluzioni dei nipoti dei giacobini questo principio è stato regolarmente messo in pratica. Noi stiamo subendo l’ennesima rivoluzione, questa volta condotta in modo molto più scaltro, perché alla massa di deficienti non sembra una rivoluzione.

      (*) Ribadisco la mia attitudine favorevole ai vaccini, ma un conto è il concetto medico, altro il principio giuridico sull’obbligatorietà (e qui di nuovo non c’è da essere necessariamente pro o contro, bianco o nero, ma ci sono vari modi di buon senso di applicarlo), per non parlare poi dell’evidente propaganda che i media stanno conducendo strumentalizzando ampiamente notizie di cronaca.

      1. “Nel programma dei giacobini (evocati giustamente da Piero) c’era il concetto che “i figli sono dello Stato”. Questo non solo per l’educazione, ma per tutto: come devono essere curati (*), se e come devono nascere, come devono essere educati, come devono morire, eccetera…”

        Aggiungo: che sesso devono (credere di) avere e concordo.

  11. Lalla

    Continuiamo tutti a pregare, senza perdere la speranza e senza mai stancarci! Charlie, la sua mamma e il suo papà ne hanno tanto bisogno, oggi più che mai…Il mondo ne ha tanto bisogno. Noi ne abbiamo tanto bisogno.

    1. Stavo pensando a quanto volubile è la gggente.

      Venticinque anni fa usciva nelle sale cinematografiche il film “L’olio di Lorenzo”, a proposito della vicenda di due genitori con un bambino con una malattia grave e invalidante, per la quale non c’erano cure. I genitori, che non erano medici, dedicarono tutte le loro energie allo studio e, incredibilmente, scoprirono una forma di cura almeno palliativa (per l’appunto “l’olio di Lorenzo”). Il bambino visse fino a trent’anni. La storia non finiva lì: fu creata una fondazione per la ricerca e, come si può verificare da una semplice ricerca in rete, oggi si è arrivati alla terza generazione di medicine per quella malattina, sviluppate come affinamento della formulazione originale. I due coniugi hanno persino ricevuto la laurea ad honorem da un’università… casualmente inglese (Stirling). Il film, di successo, ebbe come protagonisti Nick Nolte e Susan Saradon, nota icona liberal-progressista. Grande successo di pubblico, tutti commossi.

      È passata una generazione e di un caso simile come Charlie non interessa praticamente più niente a nessuno.

      1. Thelonious

        La ggggente di venti secoli fa è passata in poche ore dall'”Osanna” al “Crocifiggilo!”….
        Nulla di nuovo, in fondo. La conseguenza della natura umana decaduta.

      2. Fabio

        Perfetti e calzanti i paragoni di Giudici e Thelonious. Fanno riflettere su come e’ volubile, contraddittorio e spesso traditore di se’ stesso l’uomo durante la storia. Mi vengono in mente la belle epoque e subito dopo la prima guerra mondiale, per non parlare dei continui capovolgimenti di idee degli stati nella seconda guerra mondiale. Nel 1944 i polacchi stavano per riprendersi Varsavia da eroi ma gli eserciti amici russi e inglesi rifiutarono deliberatamente di aiutarli. Varsavia divenne polvere e macerie e i polacchi un popolo martoriato. Charlie e’ la spia, la sirena dell’oggi per conoscere dove vogliamo andare e chi vogliamo essere. Noi non vogliamo tradire il diritto di Charlie di vivere. Chi e’ fedele nel piccolo e’ fedele nel molto. Non vogliamo assomigliare a quelli che da vili abbandonarono i polacchi. E Charlie e’ piccolo e grande allo stesso tempo, e’ come un popolo di giusti da difendere adesso. E poi non dimentichiamoci che proprio i polacchi qualche secolo fa salvarono valorosamente la nostra derelitta Europa dall’invasione islamica.

  12. Lumpy

    La vicenda tocca poi un altro nervo scoperto della società, quello dell’accudimento del malato (o dell’anziano), che è completamente sparito dal nostro orizzonte. Perché non è cool non è instgrammabile, non è “utile”, non porta soldi. Per questo in giro si leggono tante critiche ai genitori del bambino: matti/egoisti ecc. si ritene inconcepibile che due persone vogliano spendere la propria vita in un’attività tanto “inutile” sia socialmente che economicamente come accudire in malato probabilmente terminale, quando potrebbero benissimo gettare lo scarto e ricominciare da capo. a forza di abortire i “bambini imperfetti” ci siamo disabituati ad essi. Idem gli anziani, che una volta erano curati in famiglia, oggi invece si cerca di relegare in strutture perché i figli non hanno voglia di prestare loro assistenza.

  13. lumpy

    Lavorando nella scuola posso dire che poche cose come la presenza in classe di un disabile grave ha generato del bene. Il disabile forse “non serve a nulla” economicamente parlando, ma è grazie a lui, alla rete di amicizia/solidarietà/allegria che spesso (e con gran fatica) i genitori mettevano in piedi che altri ragazzi si salvavano dalla solitudine, dalle cattive compagnie (e non esisteva ancora internet!), scoprivano magari una vocazione alla medicina intesa come servizio e non solo “voglio diventare un medico così sarò ricco e rispettato”.

    Un disabile era un sole che illuminava la classe con i suoi raggi gentili. La sua presenza insegnava ai “normodotati” la dolcezza della cura e dell’assistenza, il bello delle piccole cose, il rispetto degli impegni presi perché sì, se oggi tocca a te portargli lo zaino e non lo fai, crei un problema, dato che lui non può portarlo da solo. Insegnava poi anche il rispetto del proprio corpo: se -volente o nolente- la tua realtà quotidiana comprende anche quell’amico così diverso, quel corpo così apparentemente “rotto”, che con enorme difficoltà fa quei gesti che per te sono normali, allora sì che comprendi il bello e il valore del tuo stesso corpo, che invece funziona ed è perfetto così, non è troppo grasso/col seno troppo piccolo/i capelli poco biondi ecc ecc. L’amico dal corpo “rotto” era un antidoto naturale a quella costante sensazione di essere “imperfetti” che attanaglia l’adolescente contemporanea (soprattutto) e che la porta giovanissima sul tavolo operatorio del chirurgo estetico. per non parlare poi dei disturbi alimentari e/o dell’infliggersi piercing e tatuaggi. Guardavi lui e certe fole ti apparivano per quello che erano, fole.
    Crescere in un ambiente dove i disabili erano una realtà, una delle tante possibilità della vita ha dato un senso a tanti ragazzi, tantissimi. L’eugenetica li ha tolti di mezzo, ma non ha capito che così facendo ha spento un sole e reso tutto grigio

    1. Marta

      Grazie Lumpy per quello che ha scritto.
      Sono mamma di Giovanni, un bambino di 7 anni, gravemente disabile.
      Questo che scrive è ciò che credo sia la missione che Dio ha affidato a me (la mamma) e alla mia famiglia (babbo, due sorelline più piccole e un altro/a in arrivo…).
      Per quanto difficoltosa e assurda è la nostra croce, posso dire che Dio ci ha dato di vedere quanto era necessario per me e mio marito Giovanni, per la mia conversione, per conoscere l’amore di un Padre che permette di camminare sulla morte, solo ed esclusivamente perché c’è stato prima Lui, Gesù Cristo che l’ha schiacciata, fracassata, distrutta.
      Quanti Giovanni sono necessari al mondo oggi?
      …Sono Addolorata per la situazione di Charlie, e spaventata che questo possa succedere un futuro anche a noi…
      …A me però consola che anche Gesù sembrava sconfitto, la morte stessa si beffava di Lui, e invece! Cristo é risorto!Cristo é risorto!Cristo é risorto!
      Così che anche Charlie potrà stare fra le braccia del Padre!

      Continuiamo a pregare e pregare e pregare.

  14. PieroValleregia

    salve
    a scuola, durante le lezioni di storia, ci raccontano ( e mi raccantovano) degli orrori che facevano i nazisti con gli esseri umani, sottoponendoli ad esperimenti genetici e a eutanasia selettiva esecrandoli al 100%; adesso le stesse cose che facevani i nazisti sono invece esaltate come massimo progresso.
    Domanda: i nazisti erano progressisti ? o i progressisti sono nazisti ? e ancora: ma sarà poi tutto vero tutto quello che ci hanno detto a scuola ?
    Perchè sto cominciando a chiedermelo …
    l’ultima domanda è volutamente provocatoria verso i sostenitori dell’eutanasia e genetisti
    saluti
    Piero e famiglia

    1. Si potrebbe anche trovare un nesso tra nazismo e progressismo; chiaramente non progressismo di sinistra, ma il progressismo ha diverse facce. Comunque, l’eugenetica che ci hanno insegnato sempre associata ai nazisti, non era affatto esclusiva dei nazisti: infatti c’erano programmi eugenetici in molti paesi nordici, inclusa la Gran Bretagna; ma anche gli Stati Uniti. A inizio ‘900 trovavi organizzazioni che si chiamavano tranquillamente “Eugenics Education Society” e “American Eugenics Society”. Certo non facevano roba alla Mengele, ma la strada era quella: selezionare i geni per una società migliore, evitare che persone poco dotate intellettualmente o fisicamente avessero una prole. Quando la parola “eugenetica” cadde in disgrazia per via dei crimini nazisti, si sono dati una riverniciata: per esempio la “American Eugenics Society” oggi si chiama “Society for Biodemography and Social Biology” (suona meglio, no? Così come “Planned Parenthood”).

      Un punto di snodo chiave in questa storia è l’Inghilterra di fine ‘800, con le idee dell’antropologo Sir Francis Galton. È proprio questo signore che coniò il termine “eugenetica”, che per un po’ di tempo fu anche nota come “galtonismo”. Era cugino di Darwin – e infatti fu anche il fondatore del “darwinismo sociale”. Scienziato brillante ed eclettico (ha dato fondamentali contributi in statistica e meteorologia), ha usato malissimo il suo talento portando purtroppo ad inevitabile conseguenza l’idea darwinista secondo cui l’uomo è un animale come tutti gli altri, soggetto alle regole dell’evoluzione (su cosa pensasse Charles Darwin a proposito ci sono interminabili discussioni, ma discutere le sue idee personali oggi ha poco senso).

      Quindi come vedi l’eugenetica è chiaramente un’idea progressista. I nazisti hanno fatto un grave errore: non avevano sviluppato la finestra di Overton, anche perché pensavano che avrebbero dominato il mondo militarmente e imposto le loro idee, dunque hanno quindi avuto troppa fretta. Nel dopoguerra i progressisti sono diventati più furbi. Oggi in Francia il 99% dei feti down viene abortito; in Danimarca il 100%, tanto che i danesi si sono orgogliosamente proclamanti “down syndrome free”.

      1. PieroValleregia

        salve
        sul darwinismo sociale ho letto, quest’inverno, il libro di Enzo Pennetta: Inchiesta sul darwinismo … illuminante !!!
        Tornando in tema, non riesco ancora a darmi pace di questa, pessima, faccenda; nostra figlia (14anni) ieri ha pianto e il grande (quasi 18) ha tenuto il muso quasi tutto il giorno …
        Lo ammetto, vorrei avere uno spadone in mano e menare fendenti … scusatemi
        saluti
        Piero e famiglia

    2. Fraser

      No, non è tutto vero quello che raccontano a scuola, nel senso che non è TUTTA la verità, in quanto si omettono sistematicamente gli orrori sull’umanità perpetrati dal comunismo, orrori che sono altrettanto nefandi e persino maggiori in quantità. E quando si dice solo UNA verità, quella che ci fa comodo, non diciamo LA verità…

  15. Jeff m.

    Io sono semplicemente allucinato. Sembra un incubo, non riesco nemmeno lontanamente ad immaginare come si possano sentire i genitori di charlie.
    Che possiamo fare, oltre alla preghiera?
    In che modo risvegliare le istituzioni? Qualcuno che sia in grado di strappare qualche frase a cardinali e papa ci sarà pure!

  16. Giusi

    Il grande inganno dell’accanimento terapeutico
    di Tommaso Scandroglio
    Torniamo al caso del piccolo Charlie. In primo luogo la sua morte non è inevitabile (ovviamente in senso relativo, dato che anche lui, come tutti, dovrà morire primo o poi), non è malato terminale. Questa condizione è quella di chi soffre di una patologia sicuramente incurabile o non più curabile e dunque gli manca poco da vivere. Non è il caso di Charlie. Infatti esiste una possibilità – seppur remota – di curarlo negli States. L’esito sarà la guarigione, la cronicizzazione della malattia, il solo prolungamento dell’esistenza? Non è dato di saperlo a priori, ma di certo vale la pena tentare. Già questo ci fa dire che tutti gli interventi posti in essere dal Great Ormond Street Hospital dove è in cura il piccolo non sono inefficaci perché sono utili a farlo vivere ancor quel tempo necessario per trasferirlo negli Usa e magari salvarlo.

    In secondo luogo, anche escludendo l’ipotesi delle terapie negli States, i media – seppur in sordina – stanno parlando della vicenda di Charlie da settimane. Prova indiretta che Charlie non è moribondo, ad un passo dalla morte, ma sta lottando per vivere da tempo. E l’astensione delle terapie inefficaci si predica, come ha ricordato il Papa, soprattutto quando manca poco al trapasso – ore o giorni – ed è inevitabile.

    In terzo luogo, anche se non esistesse una speranza di terapia, gli interventi clinici che attualmente sono applicati sul corpo di Charlie non configurano accanimento terapeutico perché sono semplicemente interventi volti a tenerlo in vita senza essere troppo gravosi per lui. Qui sta il punto. Infatti non configurano accanimento terapeutico quei trattamenti che, sebbene non siano in grado di guarire da una patologia con prognosi infausta o comunque grave, hanno però la capacità di mantenere in vita il paziente e, nella fase terminale, non risultino eccessivamente gravosi per lui.

    Come scrive la bioeticista Claudia Navarini, secondo gli ideologi del “diritto” a morire “non sarebbero eventuali trattamenti gravosi e inutili a costituire una forma di accanimento, ma sarebbe un accanimento il fatto stesso di mantenere in vita un morente o un malato grave.

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-grande-inganno-dell-accanimento-terapeutico-20313.htm

  17. Christina

    Grazie per questo articolo commuovente. E` abberante cio` che sta per succedere al piccolo Charlie ed il silenzio attorno e` ancora piu` incredulo. Una vita deve essere difesa fino alla fine. La vita e` preziosa, dalle malattie dei nostri cari si puo` imparare molto. La dignita` nel vivere la vita si esprime vivendo al meglio e donando amore…

  18. Giuliana Giubbolini

    La mia mamma sta morendo qui con me, è idratata (vedi flebo 500cc di fisiologica con diuretico , al mattino) e nutrita ( vedi flebo 500cc il pomeriggio di fisiologica con vitamine), controllo della saturazione, al bisogno ossigeno. Stop! Questo non è accanimento è rispettare una persona che morirà idratata e nutrita.
    Preghiamo per questa umanità indegna!

  19. gianantonio spagnolin

    Leggendo il testo originale della sentenza http://www.mirror.co.uk/news/uk-news/charlie-gard-ruling-read-full-10202972 mi pare obbligo domandarsi: ciò che faranno al Great Ormond Street Hospital è l’eutanasia che giustamente ci inorridisce o è cessazione di accanimento terapeutico? Se i medici e il giudice non mentono, i fatti che ci presentano dobbiamo considerarli attentamente:
    I genitori affermano che se la condizione di Charlie non migliorasse, non lo si dovrebbe mantenere in vita.
    Il medico americano che propone la terapia sperimentale, vista la documentazione clinica del piccolo, ha detto che un miglioramento sarebbe “molto improbabile”. Ed ha affermato che sarebbe il primo caso in cui tratterebbe un bimbo con questa sindrome affetto da encefalopatia, quindi non ha evidenze scientifiche cui riferirsi per ipotizzare una risposta positiva del trattamento stesso. E’ certo, infine, che la terapia sperimentale non può incidere favorevolmente sull’encefalopatia.
    “Posso azzardare”, conclude il medico americano, “che trattare Charlie potrebbe portare benefici alla ricerca medica; ma non sarebbe nell’interesse del piccolo.”
    L’eequipe dell’ospedale che cura Charlie afferma che “la ventilazione, l’aspirazione delle secrezioni bronchiali e la condizione clinica in cui vive possono essere fonti di dolore per Charlie; ed è possibile che lo sia anche la terapia sperimentale prospettata”. A fronte di risultati “molto improbabili”, è bene ripeterlo. C’è in altre parole il dubbio che quanto si sta facendo a Charlie sia gravoso e inutile. E che avviare le cure palliative sia il gesto più caritatevole.
    Mi pare quindi che non siamo di fronte ad un orribile atto eutanasico come abortire una creatura con sindrome di Down o spina bifida. Qui non mi sembra davvero facile capire cosa sia meglio fare per il piccolo Charlie. Se è così, il silenzio del Papa è ben motivato.

    1. Ho parlato con un medico che ha lavorato a lungo al Great Ormond Street Hospital. Mi ha spiegato che quell’ospedale è davvero un’eccellenza mondiale assoluta, e che se i medici sostengono che le cure americane non funzionerebbero su Charlie probabilmente hanno ragione. Mi fido della loro professionalità e della serietà del mio amico.
      Poniamo dunque che abbiano ragione loro: Charlie rimarrà stabile o starà sempre peggio. Ma è qui che il ragionamento si inceppa.
      A un certo punto dei medici e dei giudici hanno stabilito che una determinata qualità di vita non è accettabile. Quello che stanno facendo a Charlie non è accanimento terapeutico, e lo si lascerà morire non negando un accanimento, ma con un’azione positiva, cioè smettendo di farlo respirare dopo averlo sedato (perché il bambino prova sensazioni positive e negative, risponde agli stimoli esterni).
      Sarà un’azione volta a far morire un bambino perché si giudica che “non vale la pena” che viva o che provi altre cure, e lo si fa contro il parere dei genitori, e ovviamente non per volontà del bambino.
      E’ un punto di svolta. E’ oltre l’abominio dell’aborto (dove la madre decide sul bambino); è un concetto arbitrario di salute pubblica che scavalca la famiglia e in questo caso perfino le si oppone.

      1. Costanza, è chiaro che il punto più importante è quello che spieghi dopo il “ragionamento che si inceppa”, e in particolare le ultime frasi sull’intollerabile imposizione per cui lo Stato decide chi è degno di vivere e chi no. Basta e avanza per ritenere irricevibile ogni obiezione.

        Detto questo, si possono fare obiezioni anche prima.

        Mi fido della loro professionalità e della serietà del mio amico.

        Questa asserzione dei medici di quell’ospedale è inaccettabile da vari punti di vista. Prima di tutto dal punto di vista scientifico: non esiste che un singolo o un gruppo di scienziati asseriscano categoricamente l’inefficacia di una cosa (a meno che essa violi leggi fondamentali della fisica, della scienza medica, eccetera…) senza che questa venga sperimentata. Esistono fior di controesempi a proposito: per rimanere in tema di attualità, visto che si parla di vaccini, Jenner fu irriso dalla comunità scientifica dell’epoca quando propose le sue idee. Basta aver sentito un po’ di Quark rendersi conto che storie simili si sono ripetute ennemila volte. Anche nella vicenda dell'”olio di Lorenzo”. Chiaro che se parlassimo di una soluzione proposta da un improbabile guaritore con metodi strampalati basati sugli oroscopi sarebbe altra questione; ma qui abbiamo invece una proposta da parte di altri professionisti del settore con una reputazione, che possono aver torto o ragione, ma per saperlo si può solo provare.

        E quante volte abbiamo visto persone in coma da anni, giudicate da professionisti affermati ormai “senza speranza”, che poi invece hanno miracolosamente (con o senza virgolette) recuperato?

        È incoerente dal punto di vista giuridico, perché – per assurdo – non mi risulta che sia proibito ad un qualsiasi cittadino di curarsi come gli pare: altrimenti dovrebbero essere fuorilegge quintali di medicine omeopatiche o da erboristeria, perché non c’è nessuna prova scientifica della loro efficacia (non è che la cosa mi piaccia più di tanto, ma prendo atto che è così). Ci sarebbe da obiettare se uno pretendesse un finanziamento per cure arbitrarie da parte del servizio sanitario nazionale; ma sappiamo che non è neanche questo il caso, perché i genitori hanno raccolto abbastanza fondi per essere autosufficienti.

        Infine uno ha diritto a scegliere dove passare le ultime ore della sua vita. Invece hanno persino impedito di portare Charlie a casa.

        1. Ecco molte altre risposte che contraddicono i fatalisti:

          http://www.lanuovabq.it/it/articoli-fermatevi-vi-diciamo-che-charlie-ha-ancora-speranze-20322.htm

          Basti la conclusione:

          E la mortalità?

          La mortalità sta diminuendo: i bambini dati per spacciati dieci anni fa sono ancora vivi, abbiamo iniziato con mamme che non sapevano dove sbattere la testa i cui figli dovevano morire di lì a poco e ora sono ancora qui con un grado di autonomia significativo.

          Che cosa si sente di fare arrivati a questo punto?

          Pensavamo di avere un po’ più di tempo per sensibilizzare ancora di più l’opinione pubblica, ma questa velocità è abominevole. L’unica cosa che chiedo adesso è: fermatevi, vi prego.

        2. E quest’ ultimo punto ( non poter avere Charlie a casa ) e gravissimo, ultimo sfregio al cuore certamente distrutto di questi due genitori.

          1. E quest’ ultimo punto ( non poter avere Charlie a casa ) e gravissimo, ultimo sfregio al cuore certamente distrutto di questi due genitori.

            Inoltre è un ribadire il concetto di “proprietà” da parte dello Stato: è lo Stato che decide chi, come, quando e dove.

      2. Alex

        Magari Costanza se chiedi al tuo amico di consultare ex colleghi cattolici che ancora lavorano all’ospedale ti arriva un quadro ancora piu’ completo. Se poi leggi la sentenza per intero, non a pezzi riportati dai giornali, magari scopri che riconosce la ‘santita’ della vita’ come principio fondamentale e si esprime in merito al trattamento US. Sentenza che prevedeva mesi fa le cure palliative (art. 2279 del Catechismo), in cui il GOHA e’ eccellenza mondiale, anche se ci sono stati dei seri problemi di comprensione tra almeno un medico e i genitori (che sono risultati nel processo e hanno incancrenito il tutto). Cure che, dopo mesi di battaglia legale, sono diventate necessariamente brevi perche’ il bambino e’ ulteriormente degenerato, essendo malato terminale in stadio avanzato. Nella sentenza ci trovi anche la posizione dei genitori – ripetuta anche in interviste televisive – sul fatto che avrebbero gia’ interrotto tutto da tempo, I genitori infatti concordano da tempo che non abbia senso andare avanti cosi’, se non ci fosse stata l’ipotesi del trattamento, non e’ una cura, e non e’ stato provato neanche sui topi per questo gene – negli US. Trattamento che l’ospedale aveva anche approvato nonostante tutti i dubbi a gennaio per poi ritrattare dopo un peggioramento significativo sempre a gennaio. E nella sentenza ci trovi anche la posizione del medico US – che dice che e’ improbabile il trattamento abbia alcun effetto ma che se viene pagato lui ci prova. E ci trovi anche elementi della valutazione medica fatta che, secondo i medici interni ed esterni all’ospedale consultati, porterebbe al massimo effetti futili, una forte probabilita’ di dolore ulteriore, e rischi fino alle mutazioni – allora tanto vale usare gli embrioni come cavie no? Magari, mettendo insieme le fonti originali delle informazioni e gli amici di cui ti puoi fidare all’ospedale, viene fuori che la situazione e’ certamente tragica ma un tantino piu’ complessa del tritacarne mediatico in cui e’ finita. E magari si capisce perche’ i vescovi inglesi sono stati bilanciati nella loro nota ad aprile, dove hanno parlato di medici e genitori che agiscono entrambi ‘con integrita”. Medici, ricordiamolo, che secondo la Dichiarazione sull’Eutanasia della Congregazione per la Dottrina della Fede (1980) sono gli unici che possono “senza dubbio giudicare meglio di ogni altro se l’investimento di strumenti e di personale è sproporzionato ai risultati prevedibili e se le tecniche messe in opera impongono al paziente sofferenze e disagi maggiori dei benefici che se ne possono trarre.” Anche perche’ poi, se i genitori avessero il diritto assoluto di decidere in vece dei figli in questi casi, allora tanto valeva dare ragione a Beppino Englaro, no? Poi, se qualcuno ha conoscenze piu’ approfondite del caso che vanno oltre quanto viene riportato nei documenti ufficiali e qui sopra, meglio. Magari porta un contributo positivo. Ma finora quello che si legge in giro sono solo copia e incolla parziali senza controllo delle fonti, ne’ archiviali (quanti hanno veramente letto la sentenza di primo grado, che e’ pubblica, prima di commentare?) ne’ primarie con fact checking con persone informate direttamente dei fatti o almeno vicino ad essi. Detto questo, bisogna pregare sia per Charlie – perche’ i miracoli sono sempre possibili, anche dopo l’ultimo respiro – che per i genitori, perche’ se hanno torto i medici, e’ una tragedia umana e sociale ma, se hanno ragione i medici e si tratta di accanimento terapeutico serve comunque un miracolo per stare di fronte umanamente ad un figlio che il Signore si riprende.

        1. @alex

          No, non ci siamo per niente.

          che riconosce la ‘santita’ della vita’ come principio fondamentale

          Arrivati a questo punto ci facciamo ancora abbindolare in questo modo dall’uso furbesco delle parole?

          Medici, ricordiamolo, che secondo la Dichiarazione sull’Eutanasia della Congregazione per la Dottrina della Fede (1980) sono gli unici che possono “senza dubbio giudicare meglio di ogni altro se l’investimento di strumenti e di personale è sproporzionato ai risultati prevedibili e se le tecniche messe in opera impongono al paziente sofferenze e disagi maggiori dei benefici che se ne possono trarre.”

          Possono essere anche quelli in grado di giudicare meglio le probabilità e ne informano gli interessati; non possono essere quelli che prendono la decisione finale di vita o di morte di una persona che o è in grado di intendere o, nel caso di un bambino, i cui genitori sono in grado di intendere.

          Anche perche’ poi, se i genitori avessero il diritto assoluto di decidere in vece dei figli in questi casi, allora tanto valeva dare ragione a Beppino Englaro, no?

          Ammesso che il paragone regga (in realtà i due casi sono diversi), comunque certo: tanto valeva, nel senso che ora è peggio. Far decidere allo Stato, passando sopra la volontà dei genitori, in questo caso rappresentanti della volontà di chi non può esprimerla, è un passo gravissimo e inquietante. Se decidono delle persone, i diretti interessati o i genitori o parenti, queste possono certamente prendere la decisione sbagliata, ma c’è la possibilità che la prendano giusta, secondo coscienza rettamente formata. Nel caso dello Stato, e poi che razza di stato – a leggere certi commenti sembra che alcuni vivano su Marte – la seconda ipotesi chiaramente non sta in piedi.

          1. Alex

            @Fabrizio Giudici – quindi lei ha letto la sentenza nel dettaglio che era focalizzata sul trattamento US? Quindi lei ha parlato con persone attendibili informate dei fatti della situazione clinica reale del bambino – e non di quella riportata a pezzi sui tabloid – e pure dell’utilizzo, comprensibile umanamente, non propriamente corretto dei media, per quanto rigurda la data delle foto, da parte dei genitori? Quindi lei e’ sicuro che tutta l’ ‘evidenza’ che ha visto rifletta la condizione reale del bambino? Quindi lei non e’ d’accordo con i vescovi inglesi sull’operato dei medici? e per quale ragione? Quindi lei immagino abbia esperienza, diretta o tramite personale medico-sanitario cattolico e attendibile, di casi similari, dove il ventilatore – e non alimentazione/idratazione – viene spento e si lascia il bimbo alle cure palliative (perche’ al GOHA di casi del genere se succedono tutti i giorni, e non finiscono nel tritacarne mediatico)? Quindi lei mi sa trovare una posizione si/no della Chiesa per quanto riguarda il supporto alla ventilazione – e non all’alimentazione/nutrizione, perche’ finora gli unici interventi di teologi attendibili che ho trovato parlano di ‘caso per caso’? Mi sa trovare qualche teologo attendibile cattolico – ma intanto sarebbe utile almeno uno – che le mette nero su bianco – e non un’estrapolazione della posizione della Chiesa sull’Eutanasia – che sospendere la ventilazione artificiale e’ sempre e comunque un atto di eutanasia, al pari della sospensione di alimentazione e idratazione? Quindi lei ha dati ulteriori per decidere che il trattamento – non la cura – americano non e’ accanimento terapeutico? Quindi lei sa – e non e’ d’accordo – con i genitori che sin dall’inizio hanno dichiarato, anche in corte, che avrebbero smesso il supporto meccanico, non ci fosse stata questa ipotesi americana – che poi e’ il motivo per cui ora sembra stiano procedendo velocemente? Quindi lei sa che il comitato etico del GOHA aveva anche considerato e approvato il trattamento prima di un’ulteriore accelerazione della condizione del bambino a gennaio? Quindi lei pensa che, siccome i genitori avrebbero fatto passare il bimbo sotto il trattamento US ‘anche se probabilmente sara’ inutile almeno per contribuire alla scienza’ (parafraso una loro intervista), nonostante pure il medico US abbia dichiarato la probabile inutilita’ vista la condizione terminale avanzata del bimbo, nonostante tutti i medici consultati siano d’accordo che e’ probabile il bambino soffrira’ di piu’ con rischi fino alla mutazione genetica, nonostante tutto cio’… siamo nella casistica del ‘contributo al bene per l’umanita’ della Dichiarazione per l’Eutanasia e non in un caso di rischio di utilizzo di un bimbo come cavia umana senza benefici attesi solo perche’ il medico US, anche se pensa sia inutile, ci proverebbe se lo pagano (e allora tanto varrebbe usare gli embrioni, se i genitori vogliono)? Tutti in Italia hanno risposte, quasi nessuno ha fatto del fact checking minimo e assume come ipotesi di giudizio, nonostante la posizione dei vescovi UK, la malafede di medici e personale sanitario – cattolico e non – che tutti i giorni al GOHA lotta per la vita di bambini in fase terminale e tutti i giorni torna a casa con il magone dai propri figli per non essere riuscito a salvarne uno in piu’.

            1. Alex

              Qualche contributo un tantino piu’ informato o almeno competente, perche’ poi i dettagli della situazione di Charlie non sono pubblici e quello che sappiamo ‘di corridoio’, per quanto attendibile, non e’ giusto condividerlo via internet per rispetto ai genitori (ma Costanza potrebbe certamente fare verifiche piu’ precise tramite i suoi contatti).

              Intervento del genetista Don Roberto Colombo, membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita:
              http://www.ilsussidiario.net/mobile/Cronaca/2017/7/1/CHARLIE-GARD-Perche-negare-ai-genitori-la-terapia-compassionevole-/771774/

              L’intervento di Colombo rappresenta un aggiornamento del suo intervento del giorno prima, dopo aver letto questa lettera:
              http://www.ilsussidiario.net/mobile/Cronaca/2017/6/30/CHARLIE-GARD-Lettera-dal-Great-Ormond-Street-Hospital-muore-ma-il-male-e-gia-stato-sconfitto/771606/

              Intervento di un medico del San Raffaele:
              http://www.vita.it/it/article/2017/07/01/un-medico-cattolico-trovare-nuove-risposte-a-domande-inedite/143879/

              Sulle condizioni reali – e non quelle distorte finite nel tritacarne mediatico (perche’ bisogna anche tenere conto che i genitori hanno intorno gli avvocati e i media come avvoltoi) – basterebbe fare un reality check con un qualunque medico di cui ciascuno, individualmente, si puo’ fidare, e chiedere a questa persona secondo lui/lei in che condizioni e’ il bimbo – e il suo corpo – sulla base delle informazioni cliniche disponibili ad aprile (dalla sentenza) a cui si aggiungono ulteriori 3 mesi di degenerazione della malattia, con varie dialisi al giorno, e un cuore che pompa solo grazie ad adrenalina continua, con un cervello danneggiato severamente.

              E magari capite perche’ anche i genitori, non avessero avuto questa ipotesi americana, avrebbero gia’ interrotto i trattamenti da tempo. Ipotesi americana che e’ stata vagliata attentamente, al meglio della coscienza delle persone coinvolte – e su questo decidera’ Dio – da un team interno ed esterno all’ospedale, che ha concluso per l’accanimento terapeutico. E su questo – visto che i medici hanno l’ultima parola, anche per la Chiesa Cattolica – dobbiamo fermarci, perche’ non ci sono ulteriori elementi per valutare, come saggiamente (finalmente) osserva anche Don Roberto Colombo.

        2. Alessandro

          NON si tratta di accanimento terapeutico. Punto.

          Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 65:

          “Da essa [cioè: dall’eutanasia] va distinta la decisione di rinunciare al cosiddetto «accanimento terapeutico», ossia a certi interventi medici non più adeguati alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionati ai risultati che si potrebbero sperare o anche perché troppo gravosi per lui e per la sua famiglia.
          In queste situazioni, quando la morte si preannuncia imminente e inevitabile, si può in coscienza «rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato in simili casi» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. sull’eutanasia Iura et bona (5 maggio 1980), IV)”

          E quali sono “le cure normali dovute all’ammalato”? Evidentemente, quelle di elementare sostegno vitale.

          Così nel 2007 la Congregazione per la Dottrina della Fede nella Nota alla risposta a due quesiti presentati da S.E. Mons. William S. Skylstad, Presidente della Conferenza Episcopale statunitense:

          “In un Discorso rivolto ai partecipanti ad un Corso internazionale di aggiornamento sulle preleucemie umane, del 15 novembre 1985, Papa Giovanni Paolo II, richiamandosi alla [citata] Dichiarazione sull’eutanasia, affermò chiaramente che, in virtù del principio della proporzionalità delle cure, non ci si può dispensare «dall’impegno terapeutico valido a sostenere la vita né dall’assistenza con mezzi normali di sostegno vitale», tra i quali sta certamente la somministrazione di cibo e liquidi, e avverte che non sono lecite le omissioni che hanno lo scopo «di abbreviare la vita per risparmiare la sofferenza, al paziente o ai parenti».”

          Quindi, tra “le cure normali dovute all’ammalato” rientrano certamente i “mezzi normali di sostegno vitale”.

          E quali sono questi “mezzi normali di sostegno vitale”? Ovviamennte: dare cibo a chi da solo non può sfamarsi, dare acqua a chi da solo non può dissetarsi, ventilare chi da solo non riesce a respirare. Sono questi i trattamenti di basilare sostentamento vitale DOVUTI al malato, la somministrazione dei quali è appunto doverosa e quindi non può in alcun modo costituire “accanimento terapeutico”.
          E sono proprio questi trattamenti, e in particolare la ventilazione meccanica, che saranno negati a Charlie (che verrà “staccato dal respiratore”): sicché si tratterà non di cessazione di accanimento terapeutico, ma di un vero e proprio atto di eutanasia “commissiva” (o “attiva” che dir si voglia).

          E non si dica che seguitare a ventilare meccanimente Charlie sarebbe immorale perché equivarrebbe a procurargli soltanto un prolungamento precario e penoso della vita. Infatti, la già citata Dichiarazione sull’eutanasia “Iura et bona” afferma – l’ho già riferito – che “è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, SENZA tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato in simili casi”.

          Il che significa che i trattamenti di basilare sostegno vitale (tra i quali la ventilazione meccanica), non sono lecitamente rinunciabili, nemmeno se lo scopo dichiarato è di evitare un prolungamento precario e penoso della vita. Come afferma Giovanni Paolo II nel discorso menzionato, non sono lecite omissioni che hanno lo scopo «di abbreviare la vita per risparmiare la sofferenza, al paziente o ai parenti».

          In sintesi, la somministrazione di trattamento per il sostegno vitale del malato è sempre dovuta al malato, ovviamente fino a che tale trattamento è idoneo a conseguire il suo fine, che è appunto quello di procurare sostegno vitale (La Congregazione della Dottrina della Fede, nella citata risposta ai due quesiti, afferma al riguardo che “La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Essa è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente”).
          Quindi la somministrazione a Charlie di quel trattamento per il suo sostegno vitale che è la sua ventilazione meccanica è dovuta a Charlie fino a che tale trattamento consegue il suo fine, che è quello di evitare che Charlie muoia di asfissia. Poiché senza dubbio la ventilazione meccanica attualmente praticata a Charlie consegue il fine di evitare che egli muoia di asfissia, la ventilazione meccanica attualmente praticata a Charlie rientra quindi senza dubbio nei trattamenti di sostegno vitale DOVUTI a Charlie; trattamento la cui interruzione configurerebbe pertanto senza dubbio un vero e proprio atto eutanasico.

          1. Ottimo e chiarificatore intervento il tuo Alessandro, non perché nella sostanza dica cose diverse da quelle che altri hanno affermato, ma perché 1) ci da un preciso sostegno del pensiero della Chiesa 2) sono punti esposti in modo chiaro e lineare.

            Questo riguardo la decisione (disgraziata decisione) di sospendere la ventilazione al piccolo Chiarlie.

            Diversa credo e di non facile discernimento, la scelta di andare verso una cura del tutto sperimentale sul cui esito lo stesso medico americano che la propone ha seri dubbi (ma che somministrerebbe mi viene da dire semplicemente perché pagato) e su cui bisognerebbe avere più certezze rispetto la possibilità che peggiori la situazione o induca ulteriori sofferenze al piccolo.

            Mi viene però anche da pensare, tristemente, che se detta cura fosse stata somministrabile nella stessa struttura inglese, non saremmo neppure qui a parlarne.

            1. Alessandro

              Grazie Bariom.

              Quanto alla prospettata terapia sperimentale, mi sembra interessante quanto scrive oggi il biologo e bioeticista don Roberto Colombo:

              “Con grande equilibrio e saggezza, la Chiesa afferma che «è sempre lecito accontentarsi dei mezzi normali che la medicina può offrire» e non si può «imporre a nessuno l’obbligo di ricorrere a un tipo di cura» straordinaria, sperimentale, «che, per quanto già in uso, tuttavia non è ancora esente da pericoli o è troppo onerosa».

              Ma riconosce anche che, «in mancanza di altri rimedi, è lecito ricorrere, con il consenso dell’ammalato, ai mezzi messi a disposizione dalla medicina più avanzata, anche se sono ancora allo stadio sperimentale e non sono esenti da qualche rischio. Accettandoli, l’ammalato potrà anche dare esempio di generosità per il bene dell’umanità». (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sull’eutanasia, 1980, n. 4).

              I genitori britannici, che sono chiamati a esprimere in modo vicario la volontà del proprio figlio di dieci mesi, avrebbero lecitamente potuto rinunciare a far sottoporre Charlie a quella terapia sperimentale che essi invocano, se la avessero ritenuta – sulla base delle informazioni cliniche acquisite e del rapporto tra beneficio atteso e costo sostenibile – «non ancora esente da pericoli » inaccettabili «o troppo onerosa».

              Ma, altrettanto lecitamente, possono chiedere che il proprio figlio venga sottoposto a un protocollo terapeutico sperimentale (approvato da un Comitato di etica) presso un centro di riconosciuta competenza scientifica ed esperienza clinica nel trattamento delle malattie mitocondriali, una delle quali – una forma grave e rarissima di sindrome da deplezione del Dna mitocondriale – affligge Charlie.

              Così facendo, essi non solo intendono avvalersi di una estrema possibilità per strappare il bambino da un destino di morte terrena, ma offrono alla ricerca scientifica e clinica la possibilità di verificare l’efficacia di un approccio terapeutico innovativo e di potenziale beneficio per altri pazienti affetti da questa malattia, collaborando al progresso della ricerca biomedica e fornendo, appunto, un «esempio di generosità per il bene dell’umanità».

              Quanti, come chi scrive, studiano e lavorano nel campo delle malattie genetiche rare, conoscono e apprezzano il prezioso e indispensabile contributo dei genitori allo sviluppo e al successo della diagnosi precoce di queste patologie e all’avvio di protocolli terapeutici sperimentali che, negli anni recenti, hanno iniziato a fornire buoni risultati per alcune di esse, avviando il superamento del divario inquietante (clinicamente, eticamente e socialmente) tra elevata capacità diagnostica e scarsa possibilità terapeutica che grava su questo settore della medicina contemporanea.

              Sorprende che tra i ricercatori e i medici di riconosciuto elevatissimo profilo scientifico e clinico del Great Ormond Street Hospital di Londra, centro di eccellenza per molte malattie ereditarie rare dove è ricoverato il bambino, e nella comunità scientifica internazionale siano poche e flebili le voci che si sono levate in difesa del diritto dei genitori di Charlie di farlo partecipare a uno studio sperimentale sulla «terapia di bypass nucleosidico» che è in corso negli Stati Uniti. Sorprende davvero tanto. E interroga, persino drammaticamente.”

              https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/la-medicina-rinunciataria

              1. @Alessandro, tutto quanto scrivi è corretto e mi ricorda vicende personali che pur senza essere degne degli “onori della cronaca” (ammesso e per nulla concesso che di onori si possa parlare), sono molto simili alla vicenda di cui parliamo.

                Vicende nei cui particolari non entro, ma che mi fanno sempre sentire molto coinvolto, ma nello stesso momento mi ricordano che tutte riportano a “volontà dei cuori” su cui è ben difficile discernere…

                Tanto per capirci: si può avere una sorta di “accanimento terapeutico” nel profondo del cuore perché si lotta con tutte le forze nella non-accettazione del momento inevitabile che tutti tocca o per non voler accettare una dolorosa separazione anche quando questa infligge dolore ad altri, come al contrario si possono intraprendere tutte le strade possibili o “quasi impossibili”, con una disposizione d’animo che è esattamente l’opposto della prima.

                Sulla tua chiusura: Sorprende che tra i ricercatori e i medici di riconosciuto elevatissimo profilo scientifico e clinico del Great Ormond Street Hospital di Londra, centro di eccellenza per molte malattie ereditarie rare dove è ricoverato il bambino, e nella comunità scientifica internazionale siano poche e flebili le voci che si sono levate in difesa del diritto dei genitori di Charlie di farlo partecipare a uno studio sperimentale sulla «terapia di bypass nucleosidico» che è in corso negli Stati Uniti. Sorprende davvero tanto. E interroga, persino drammaticamente.”

                A pensar male (che come noto, si pecca ma talvolta ci si prende) verrebbe da dire che si siano innescate tristissime questioni di “bottega”.

  20. Francesca

    Leggo e restoti sconvolta …
    Monsignor Paglia ha aggiunto che “dobbiamo compiere ogni gesto che concorra alla sua salute e insieme riconoscere i limiti della medicina. Va perciò evitato ogni accanimento terapeutico sproporzionato o troppo gravoso. E va rispettata e ascoltata la volontà dei genitori ma al contempo è necessario aiutare anche loro a riconoscere la peculiarità gravosa della loro condizione, tale per cui non possono essere lasciati soli nel prendere decisioni così dolorose”.
    Ma è un commento cristiano questo?Ammazzare un bambino o no è una decisione degna di questo nome?
    Siamo alla follia

  21. vale

    lo si fa contro il parere dei genitori, e ovviamente non per volontà del bambino.
    E’ un punto di svolta

    appunto.i figli sono dello stato.

    mi pare di averla già sentita…..

  22. Ersilia Garulli

    Tutti gli esperti hanno concordato su un punto: trasferire Charlie in America sarebbe inutile. Non solo la terapia non avrebbe alcun beneficio ma il procedimento non farebbe altro che prolungare in maniera disumana le sue sofferenze. Ci sono persone però che, senza alcun rispetto per la situazione e per i genitori di Charlie si dedicano ad altro. Non a fare chiarezza ma a creare confusione.
    Questo vale per i tanti che danno a intendere cose non vere, per quelli che non spiegano nulla del male di Charlie e fanno leva solo ed unicamente sull’empatia della gente, quelli come i giornali di cui parlavamo all’inizio.

    Mi ha sorpreso trovare questa citazione da parte di mons. Paglia su Radio Vaticana:

    Riprendendo la Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II, mons. Paglia, sottolinea che “dobbiamo compiere ogni gesto che concorra alla sua salute e insieme riconoscere i limiti della medicina”, va perciò “evitato ogni accanimento terapeutico sproporzionato o troppo gravoso”. Inoltre, riprende il presidente della Pontificia Accademia, “va rispettata e ascoltata anzitutto la volontà dei genitori e, al contempo, è necessario aiutare anche loro a riconoscere la peculiarità gravosa della loro condizione, tale per cui non possono essere lasciati soli nel prendere decisioni così dolorose”.

    “Quando l’alleanza terapeutica tra paziente (in questo caso i suoi genitori) e medici si interrompe – conclude mons. Paglia – tutto diventa più difficile e ci si trova obbligati a percorrere l’estrema ratio della via giuridica, con i rischi di strumentalizzazioni ideologiche e politiche sempre da evitare e di clamori mediatici talvolta tristemente superficiali”.
    Citazione che alla fine da ragione ai medici, visto che su Charlie siamo chiaramente di fronte ad un accanimento terapeutico sproporzionato. Radio Vaticana nel titolo sembra suggerire di dare ragione ai genitori, ma una lettura attenta dimostra come in realtà mons. Paglia si sia pronunciato in maniera estremamente equilibrata, alla faccia delle testate che invece cavalcano la cosa in maniera errata.

  23. Ersilia Garulli

    e cominciamo poi ad accettare il principio di realtà:la scienza non può tutto, il dolore e la malattia esistono, a volte bisogna accettare con serena rassegnazione quel che avviene.Il Signore dà, il Signore toglie ,benedetto il nome del Signore Giobbe.ve lo dice chi l’ha esperimentato più volte nel corso della vita!

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