dall’ OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II Washington, Capitol Mall. 7 ottobre 1979
Reagiremo ogni volta che la vita umana è minacciata.
Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi reagiremo per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita.
Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore.
Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi reagiremo affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale.
Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi reagiremo riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato.
Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi reagiremo per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale.
Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi reagiremo proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto.
fonte: vatican.va
Santo giovanni paolo II intercedi per Charlie, la sua famiglia e per noi!aiutaci a non restaremi confusi
Reagiamo e subito!
È in gioco la vita delle prossime generazioni!
Grazie mille per il resto.
Noi reagiremo.
oggi Charlie Gard è Gesu’
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2017/06/30/il-dovere-di-morire/
L’ha ribloggato su kos64.
A quanto pare, non e’ la prima volta che in GB i genitori vengono esautorati del diritto di decidere sui propri figli malati. E’ successo che li abbiano dovuti rapire per portarseli via.
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=2717
salve
e dobbiamo reagire, è nostro dovere come è nostro dovere e diritto combattere questa “cultura” di negazione del tutto, questa mentalità di morte, di devastazione dell’anima …
Basta sconti a nostri conoscenti o addirittura parenti, che sostengono queste bestialità, bisogna affrontarli a muso duro e urlare loro in faccia il nostro, netto, rifiuto alle loro perversioni e follie; io lo faccio già da parecchio, infatti, mi salutano sempre in meno.
saluti
Piero e famiglia
L’ha ribloggato su maurostabile.
Che uomo, che Santo, che nostalgia….
reagire,reagiremo.
ma la casta degli euroburocrati e pure quelli di casa nostra non staranno a sentire.( l’hanno già dimostrato )
arriva un periodo interessante. ma buio.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-charlie-morira-oggi-come-un-condannato-a-mortecon-il-pavido-assenso-di-vescovi-e-alti-prelati-20323.htm
Dopo aver letto le due dichiarazioni di Paglia e Smith e considerando che una vita sta per essere uccisa da uno STATO ETICO TOTALITARIO di hegeliana memoria che legifera sulla vita e la morte dei propri cittadini (per l’appunto come se le loro vite fossero PROPRIETA’ DI STATO e non appartenenti a Dio!), perché sacerdoti, vescovi e religiosi non si stracciano le vesti per gridare al FARISEISMO e LEGALISMO di chi in nome della LEGGE non applica minimamente alcuna Misericordia facendo di tutto per guarire e salvare una vita? Non è forse quello che è successo a Gesù nel contenzioso con i giudei quando ha guarito di sabato l’uomo con la mano inaridita? Quelli sì che erano i veri farisei e legalisti che in nome delle “loro” leggi e tradizioni (e non quelle di Dio!) hanno messo a morte il Signore della Vita perché, guarendo il malato, aveva osato RIMETTERE IL BENE E LA VITA DI OGNI SINGOLA PERSONA AL CENTRO DI OGNI SCELTA E RELAZIONE!!!! Invece – allora come oggi! – tali guide cieche “ribaltano la frittata” e preferiscono umiliare etichettando di “fariseismo”, “legalismo”, “integralismo” chi difende la Vita, chi esercita davvero la Misericordia obbedendo prima di tutto a Dio e alle Sue Leggi ed esortando tutti a fare altrettanto, chi continua a adorare l’unico Dio della Vita e a cercare incessantemente il Bene e la salute-salvezza (fisica ed eterna) di ogni persona….!!!! Signore, liberaci dal male!
Il problema è che oggi chi dovrebbe farlo non reagisce più. E questo mi addolora molto e crea in me una lacerazione. Ma se in pericolo fosse l’ambiente, oppure i migranti…allora ecco che le voci si alzerebbero tonanti…
Come è triste che chi può essere ascoltato non abbia urlato la verità con la stessa forza con cui si urla contro i corrotti e altri. E’ da un pò che la nostra chiesa non urla per il male più grande al mondo che è l’aborto come diceva madre Teresa.
La vita non ha più alcun valore se non risulta utile.
La scienza senza Dio, la società senza Dio costruiscono l’inferno
E poi mons. Paglia ci invita a ” evitare clamori mediatici talvolta tristemente superficiali”.
Non capisco.
… io, invece, capisco benissimo … purtroppo
ma non abbattiamoci e preghiamo anche e sopratutto, per loro
saluti
Piero e famiglia
E poi mons. Paglia ci invita a ” evitare clamori mediatici talvolta tristemente superficiali”.
Non capisco.
È l’equivalente dei galantiniani “visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche”.
Non sei tu che non capisci: sono loro che ormai non capiscono più niente. Lo si vede anche dallo stile comunicativo: è quello dei sociologi, dei politici, dei sindacalisti. Non proprio modelli di affidabilità, direi. Non a caso ormai parlano prevalentemente solo di crisi del lavoro e migranti. Lo stile comunicativo è riflesso dello stile interiore: ragionano così, pensano così. Hanno perso di vista ogni prospettiva verticale.
Guardate che Bassetti Presidente Cei ha fatto.un comunicato forte e chiaro ….amiamo la Chiesa e preghiamo per I.nostri Pastori
Questa dichiarazione (presa da AgenSIR)? Tutto qui?
“Questa straziante vicenda, come la definiscono i vescovi inglesi, tocca l’anima di ogni persona e non può lasciare nessuno nell’indifferenza”. Lo ha detto questo pomeriggio il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, parlando della storia di Charlie Gard, il bambino di dieci mesi affetto da una rara sindrome al quale domani verrà staccata la spina del macchinario che lo tiene in vita, in seguito alla sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo che ha confermato la facoltà dei medici di Londra di interrompere le cure. Dopo avere chiesto un momento di raccoglimento e di preghiera per lui, al termine dell’incontro che ha tenuto nell’ambito della Festa di Avvenire, il presidente della Cei ha aggiunto che “ogni azione che pone fine a una vita è frutto di una falsa concezione della dignità umana. Dal suo inizio al termine naturale, la vita va accolta e difesa”.
magari non ascoltano neppure i bassetti.
per la cronaca e parlo di un altro esempio, il bundestag ha appena votato per parificare il matrimonio gay a quello etero.
credete che le marce, le firme e quant’altro abbiano spostato di una virgola qualcosa?
l’unica è non tenere la lampada sotto il moggio ed aspettare che la bufera – ovvero la follia che sembra contagiare buona parte delle persone di qualunque livello- passi.
@vale
“credete che le marce, le firme e quant’altro abbiano spostato di una virgola qualcosa?”
il “quant altro” immagino comprenda le preghiere…
… servirebbe, come il pane, il nodoso bastone di Don Camillo
saluti
Piero e famiglia
che la propone ha seri dubbi (ma che somministrerebbe mi viene da dire semplicemente perché pagato
Dovremmo rimettere nel contesto corretto queste due cose.
Primo: certo che somministrerebbe la cura perché pagato, è una cosa lapalissiana. Lavora in un ospedale statunitense, dove certe operazioni – e certamente le cure sperimentali – vengono approvate solo se c’è il budget. Quel medico semplicemente non ha fatto una vana promessa: ha specificato una condizione imprescindibile per lavorare. Quanto al suo foro interno, mi sembra evidente che non ci riguarda.
Secondo: certo che ha dubbi. Se non ne avesse, vorrebbe dire che affermerebbe di poter salvare Charlie con certezza. Allora sarebbe un ciarlatano. Anche in questo caso, semplicemente non ha fatto una promessa vana.
magari non ascoltano neppure i bassetti.
Bassetti non l’ascolteranno di certo, perché non ha nessuna giurisdizione né fattuale né morale sulla Gran Bretagna. Ma, per esempio, il card. Bagnasco è il presidente delle conferenze episcopali europee, e la giurisdizione morale ce l’avrebbe. Vi risulta abbia lanciato qualche appello? Dico appello esplicito, non solo richiamando genericamente la vicenda, ma chiedendo di sospendere la procedura. E poi c’è la massima autorità morale, il Papa. Per esempio: nel 2015 in Georgia si appellò pubblicamente alle autorità locali perché sospendessero l’esecuzione di una condannata a morte, Kelly Gissendaner; non si limitò a parlare contro la pena di morte in modo generico. La sua lettera, inviata tramite il nunzio Viganò, fu pubblicata dalla diocesi di Atlanta. Figli e figliastri? O c’è una valutazione morale differente?
Che poi non è detto che se parlassero succederebbe qualcosa è un’altra questione: la testimonianza non ha mai garanzia di successo. Forse che la testimonianza di Cristo o dei martiri non ha senso perché poi furono ammazzati? Poi, se uno non va alla stazione, il treno non lo prende. Infine la testimonianza ha sempre un valore anche proiettato sul futuro. Quando questo periodo oscuro finirà e vicende come questa verranno ricordate come un’infamia, ci si chiederà: ma almeno chi si levò in piedi e reagì, al fianco del piccolo? C’era la Chiesa Cattolica? Se si potrà rispondere di sì, è perché c’è il popolo; non la gerarchia.
Pur essendo totalmente sconvolta dalla cosa, cerco di trovare un senso nel fatto che forse esista un b-side che non conosciamo e che viene celato ai media per pietas.
mi spiego: i medici devono essere veramente certi di quel che dicono per esporre un ospedale tanto prestigioso a questa campagna di sfiducia mediatica, mettendone a rischio la reputazione, la credibilità, e – stringi stringe- le future donazioni, di cui un centro del genere non può che avere bisogno.
Ho sentito dire che accanto alle strazianti foto del bimbo pacifico e bellissimo nelle sue tutine, con accanto i genitori sorridenti, forse esistono anche i momenti in cui il bimbi attraversa crisi epilettiche gravissime, momenti che un medico sa essere dolorosissimi e quanto altro. Anche la mamma di Mele in un’intervista ha ricordato come, dopo la dodicesima rianimazione, ai medici disse “non ce ne sarà una tredicesima”, sconvolta dal dolore che vedeva provare dal figlio piccolissimo.
Non posso credere che non esistano ragioni profonde, non posso credere -ripeto- che i medici lo gettino via solo perché non funziona più, anche solo -e lo ripeto- per l’inevitabile macchina del fango che hanno acceso sullo stesso ospedale. Se sono così certi che la cura sperimentale lo ucciderà (e anche io convengo che se tanti luminari si trovano d’accordo è probabile che la cura non servirà) perché non accontentare i genitori?
Parlando bruscamente (e me ne scuso):
scenario 1: lo lasciano andare, Charlie muore (come è altamente probabile che avverrà), loro dicono “avevamo ragione noi” e ci guadagnano in termini di credibilità. Magari i genitori danno loro parte dei soldi raccolti.
scenario 2: lo lasciano andare, Charlie sopravvive (improbabile). Beh, anche in questo caso ne avrebbero comunque da guadagnare, perché potrebbero dire “noi siamo un centro di eccellenza che lavora con altre eccellenze. Dove non arriviamo noi, arrivano altri e siamo tutti contenti” e questo -parlando terra terra- non metterebbe a rischio la credibilità e la capacità di attrarre finanziamenti del centro.
Così, invece, è tutto sbagliato, anche dal punto di vista del “marketing”, diciamo così. Passano per aguzzini carcerieri che non solo hanno “rapito” Charlie, ma pure lo uccidono. E questo da un punto di vista di puro mercato, parliamoci chiaro, è totalmente deleterio. Nè si può credere, al di là dei facili complottismi, che vogliano risparmiare sulle cure a Charlie dato che
a) i genitori hanno raccolto fondi e quindi potrebbero dare sostegno economico
b) avete idea di quanto ingenti perdite economiche vanno incontro con questa campagna diffamatoria? Quanta gente smetterà di dare loro supporto?
Lo sappiamo, i valori non negoziabili non esistono più. Ma proprio perché alla fine quel che importa a lorsignori è solo e sempre solo il denaro, questa mossa è folle SOPRATTUTTO in termini economici. Perché farla, dunque?
Senza contare che in una temperie culturale in cui sempre meno la gente si fida dei medici (antivaccinisti, gente che cura il cancro con l’omeopatia) questo episodio rischia di acuire questa crisi di fiducia. E, ancora una volta, a pagarne il conto più salato saranno i bambini, perché se un adulto sceglie di rifiutare la chemio o banalmente l’antitetanica e ne muore, è una scelta sua, ma i bambini che iniziano a morire per una banale otite non curata o che vengono devastati dal tetano sono vittime innocenti di scelte altrui.
Non c’è bisogno di scusarsi per discorsi bruschi; tentare di razionalizzare va bene. Sul perché e percome si possono ipotizzare tanti scenari, ma ripeto che non sono la cosa più importante: i medici possono anche prendere decisioni sbagliate; i genitori possono anche prendere decisioni sbagliate; qui il succo di tutta la vicenda è su chi ha diritto di prendere (o imporre) decisioni di vita o di morte, non tanto il fatto che possa prenderle giuste o sbagliate.
Poi però c’è un’altra questione.
Non posso credere che non esistano ragioni profonde…
Ecco, è questo tentare direi quasi spasmodico di vedere negli altri sempre un movente positivo, come se non esistesse il male e la gente che vuole perseguirlo. Questo è un modo degenere di affrontare il “non giudicare”.
Per esempio (e vi avverto che sarò ancora più brusco). Negli USA da tempo girano vari video registrati di nascosto con cui attivisti pro-life stanno dimostrando l’esistenza di un turpe commercio di parti umane di feto da parte di personale di Planned Parenthood; commercio che addirittura influenza le modalità di esecuzione dell’aborto per evitare di danneggiare organi riducendone il valore commerciale. Inoltre, in certe registrazioni questo personale commentava umoristicamente su come in certi feti schizzassero via gli occhi dalle orbite mentre venivano effettuate queste operazioni. Se non ci credete, cercate “Planned Parenthood Doc Laughing About Aborted Baby’s Eyes Popping Out”.
Volete trovare qualche “ragione profonda” in questa cosa, o facciamo come la Chiesa ha sempre insegnato prima della fase buonista: che esiste il male ed esistono persone malvage?
Caro Fabrizio,
è proprio questo il punto. Anche a voler credere che l’ospedale sia mosso da ignobili questioni monetarie, la vicenda risulta comunque incomprensibile, perché si sono esposti a un danno di immagine dalla ricadute economiche rilevanti.
Pienamente d’accordo lumpy!
@ lumpy
«Lo sappiamo, i valori non negoziabili non esistono più. Ma proprio perché alla fine quel che importa a lorsignori è solo e sempre solo il denaro, questa mossa è folle SOPRATTUTTO in termini economici. Perché farla, dunque?»
Una volta su un blog ho letto un commento ironico che mi è rimasto in mente per la verità che veicolava, il commento era il seguente: “mi sono convinto che l’ignoranza invincibile esista veramente: si chiama ideologia”.
Quello che voglio dire con questa premessa è che non sempre i promotori della “cultura della morte” agiscono perché spinti da vantaggi economici o di altro tipo, a volte agiscono solo per cieca obbedienza all’ideologia di cui sono schiavi, ideologia in cui evidentemente credono fermamente. Il perché credano in tale ideologia mortifera non ci è dato saperlo, in alcuni casi può essere davvero per la malvagità della persona, in altri invece può essere per inganno, perché sappiamo bene che il padre della menzogna è abilissimo nel travestirsi da angelo di luce e nel persuadere gli uomini a commettere il male mentre credono di fare il bene, giocando sull’emotività e il sentimentalismo in modo da sfruttare l’umana tendenza alla pietà.
A me sinceramente non sorprende che esistano medici e giudici ideologizzati che agiscono in maniera coerente alle idee in cui dicono di credere (come l’idea secondo cui è giusto porre fine a quella che secondo loro è una vita non degna di essere vissuta), a me lasciano basita i silenzi assordanti di quanti invece dovrebbero essere illuminati dallo Spirito Santo ma se ne stanno zitti o peggio lasciano passare messaggi ambigui sulla vicenda di Charlie, tirando fuori in maniera impropria il concetto di accanimento terapeutico (mi riferisco ovviamente ai vertici della Chiesa).
“E questo da un punto di vista di puro mercato, parliamoci chiaro, è totalmente deleterio”
Decisamente discutibile.
Bisognerebbe vedere infatti quanti fondi arriveranno, dopo una simile abiezione, all’ospedale inglese. Lontano dai riflettori, naturalmente, come avviene in altri casi.
È noto da tempo, ad esempio, come una clausola sine qua non al fine di ricevere aiuti internazionali sia, per molti paesi africani o sudamericani, l’implementazione di determinate politiche; anticattoliche e antivitali, è ovvio.
Come del resto più volte le conferenze episcopali di quei paesi hanno lanciato l’allarme sulla sterilizzazione della popolazione per mezzo di “opportune” campagne vaccinali.
Giusto per dire di andarci cauti, prima di ripetere le solite quattro banalità della propaganda di regime. Che oltre a essere banalità, spesso sono anche menzogne.
Ma il punto centrale è questo:
“proprio perché alla fine quel che importa a lorsignori è solo e sempre solo il denaro”
Bisognerebbe dimostrarlo, questo assunto.
Perché la realtà dice che è vero proprio il contrario.
Per lorsignori il denaro è solo un mezzo.
Straordinario, certo, perché permette di sciupare vite umane come mai prima d’ora nella storia.
Questo, è il loro vero scopo.
Ciao.
Luigi
Bisognerebbe vedere infatti quanti fondi arriveranno, dopo una simile abiezione, all’ospedale inglese.
Sempre che i fondi non siano già arrivati… Con tanti filantropi come Soros, figuriamoci se è un problema reperirli.
In altri tempi, forse meno progrediti ma più civili, per molto meno sarebbero volate scomuniche.
Pochi decenni or sono, a un cugino di mia madre – iscritto all’allora PCI – fu proibito l’ingresso in chiesa per il funerale della moglie.
Giustamente, aggiungo.
Chissà che di fronte al volto della mamma di Charlie – nelle foto la si vede sempre con un accenno di sorriso inclinante alle lacrime – qualcuno ritorni, dentro di sè, sulle sciocchezze scritte in merito a libertà di opinione e dintorni.
Tutte quelle costruzioni sante, che per secoli la Chiesa ha opposto al diffondersi delle menzogne anticristiane, servivano a questo: a proteggere i Charlie e le loro mamme, troppo deboli per farlo da soli.
Quanti sono stati salvati, grazie magari a un solo eretico costretto al silenzio?
Consoliamoci con il fatto che, come ogni altro essere umano, anche il piccolo inglese ha sì un corpo, ma è – prima di tutto – un’anima.
Forse oggi morirà; ma se così sarà, sarà nella Luce di Dio.
Che è la sola cosa che importi davvero.
Ciao.
Luigi
P.S.: poiché non è stato forse adeguatamente sottolineato, il lato economico della vicenda non era un problema. Attraverso una sottoscrizione in rete, i genitori avevano infatti raccolto denaro più che sufficiente a pagare le cure negli USA.
Nel caso si tratta, perciò, di odio anticristico allo stato puro. Vogliono uccidere innocenti solo per il gusto di farlo, sperando così di accelerare l’inveramento dell’anticristo finale.
Non volano più scomuniche perché per molta gente sarebbe una sanzione irrilevante, dato che in chiesa il naso non lo mettono mai, né hanno il minimo interesse a farlo. basti pensare che l’unico rito che “numericamente” resisteva, vale a dire i funerali, ora ha iniziato a declinare: tanto che le sempre maggiori richieste del rito laico da parte dei cittadini ha indotto molti comuni ad attrezzare sale. Quindi -a guardare la realtà con disillusione- la scomunica è un’arma ormai spuntata.
Dubito quindi che i medici (peraltro probabilmente atei -come molti scienziati- oppure anglicani -come molti inglesi-) si sarebbero fatti intimorire da una minaccia di scomunica.
La scomunica, più che un arma, è uno strumento di chiarezza: sia per chi la riceve, che è reso conscio del fatto che sta facendo una cosa grave, sia – nel caso si tratti di personaggi e condotte pubbliche – per chi vi assiste, e può capire che quella certa condotta è grave.
Il rapporto causa-effetto sull’efficacia a me pare l’opposto. Se è meno efficace, è solo perché la Chiesa ha deciso improvvidamente di non usarla più, abdicando ad una delle azioni proprie di chi ha responsabilità di guida e magistero.
Ma non crediamo che oggi sia totalmente inefficace. Certi politici la temerebbero, eccome, specialmente in un momento storico in cui le elezioni si vincono anche solo per uno o due punti in più. Sono gli stessi politici che si sono preoccupati di avere le coperture galantine.
Persino quel mentecatto di Trudeau, che sta rendendo il Canada il paese più anticristico del mondo (ora sta lavorando per eliminare la clausola sulla libertà religiosa), tiene moltissimo a farsi vedere mentre riceve la Comunione.
Non so se c’è una statistica accertata, ma “molti” scienziati, sono anche credenti…
Quindi “peraltro probabilmente atei -come molti scienziati” è molto meno attendibile del “oppure anglicani -come molti inglesi”…
Se non fossero in larga misura atei, avrebbero intrapreso questo percorso? Sono i medici ad aver chiesto, fin dalla primavera, lo spegnimento delle macchine.
Tu allora tu intendevi “quei” medici… scusa ma la tua affermazione data anche la premessa di tono decisamente omnicomprensivo, pareve essere di carattere generale.
salve
io conosco atei contrari ad aborto e eutanasia; questi medici e tanta altra gggente comune, è proprio menefreghista, vino solo del proprio io egoistico; una volta lessi un aforisma di Marcello Veneziani, molto azzeccato: prima c’era Dio Patria Famiglia, ora IO pacchia e vaniglia
saluti
Piero e famiglia
Beh, tolto il Peppone di Guareschi non è che i comunisti “veri” mettessero molto il naso in chiesa… di solito, appena ne avevano la possibilità, le trasformavano in granai e teatri; quando non le radevano al suolo (*). E quanto ad ateismo, davano la paga a tutti.
Per intanto, però, la scomunica poneva un confine preciso.
Nessun tipo di collaborazione era permessa, a un cattolico. Nessuna.
E poi, chi dice debba limitarsi ai medici di questo o quell’ospedale?
Politici, giudici, giornalisti, intellò… pensiamo a quanti, anche solo nell’ultimo mezzo secolo, hanno contribuito a diffondere e implementare la cultura della morte che permea l’Occidente.
Al di là del fatto in sè, la vicenda di questo sventurato bambino e dei suoi genitori deve spingere a riflettere profondamente su una illuminante affermazione del già citato Guareschi: alla fine, tolta la vernice, sono solo due le idee in lotta nel mondo.
Quella cristiana, e quella anticristiana.
Ciao.
Luigi
(*) la vicenda della Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca, è emblematica al proposito. Suggerisco, a chi ne ignorasse la storia, di leggere anche solo la pagina WP ad essa dedicata.
Senza dimenticare la successiva profanazione a opera delle “Pussy Riot”, chiaro esempio dei cosiddetti “valori occidentali”. Profanazione di cui, ovviamente, WP non parla.
salve
http://www.fidesetforma.com/2017/06/28/un-uomo-piccolo-piccolo/
saluti
Piero e famiglia
https://testadelserpente.wordpress.com/2017/06/30/abbiamo-taciuto-abbastanza-charlie-gard/
Ci dispiace dover prendere atto che quando noi chiedevamo un “intervento del Vaticano” non intendevamo certo qualcosa del genere. A noi che chiedevamo, anzi imploravamo, una presa di posizione netta a favore della vita, di Charlie e dei suoi genitori contro il dominio di un pensiero utilitarista che misura la qualità della vita in base a criteri scientifici e impone sentenze di morte “eticamente corrette”, a noi che aspettavamo un appello profetico e una denuncia contro il dilagare della “cultura della morte”, ci tocca leggere (e rileggere per credere che è vero!) un comunicato di circostanza, con linguaggio educato, edulcorato, misurato, contenuto, pacato, bilanciato, equilibrato… ecclesiastico, politicamente corretto.
Non credo di esagerare nel dire che testi del genere andrebbero scritti in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento. Questo comunicato sembra proprio che sia stato scritto in una biblioteca; documenti e un buon dizionario alla mano. Di fatti dal punto di vista teologico e filosofico non fa una piega, fila dritto, dieci e lode. Potrebbe venir stampato su un libro e consegnato ai seminaristi che si apprestano a studiare la morale e la bioetica come testo che esprime a grandi linee il giudizio della Chiesa Cattolica in casi teorici di questo tipo. Teoria.
[…]
Se qualcuno aspettava parole di condanna per la decisione di uccidere Charlie si può accomodare alla porta. Non vi si trovano le parole “uccidere”, “condanna”, “eutanasia”, “diritto alla vita”… Così come non si trovano parole come “Dio”, “Cristo”, “figlio di Dio”, “fede”, “croce”, “paradiso”, “risurrezione”, “innocenti”, “piano di Dio” o altre cose del genere che rivelino un discorso cristiano e una visione escatologica della storia.
Ecco cosa riescono a fare quelli che da anni prendono a pietrate i “rigidi” difensori della dottrina, che sarebbe fredda e lontana dalle persone, mentre loro sarebbero i veri portatori dell’amore di DIo. Non sono manco capaci di nominarlo, Dio.
Anch’io sto vedendo amici atei e agnostici che si stanno impressionando. Sia per il fatto in sé, sia per il silenzio dei prelati.
PS Secondo il Daily Mail, l’ospedale avrebbe “concesso” qualche giorno in più. Bontà loro.
Idem. anche io vedo uno sgomento collettivo,che supera credo religioso e appartenenza politica. Soprattutto perché -almeno per quanto è affiorato ai media- sono rimasti punti estremamente poco chiari, di cui nessuno tuttavia pare aver chiesto conto (che io sappia). uno su tutti: sulla base di che cosa i medici hanno tolto ai genitori (amorevolissimi) la patria potestà?
Dal Foglio:
È giusto chiedere ai genitori di sacrificare la vita e l’amore del proprio figlio in nome di un interesse più grande? Nella tradizione giudaico-cristiana questa drammatica domanda riecheggia nella complessa storia di Abramo e suo figlio Isacco, fortemente desiderato dal Padre dopo lunghi anni di attesa, e poi richiesto da Dio in olocausto come prova di fedeltà. Come noto, l’inumano gesto non fu poi consumato perché Dio stesso, avuta testimonianza della fede di Abramo, fermò poi la sua mano sostituendo nel sacrificio il figlio con un ariete. Nella tradizione ebraica il gesto di Abramo e la risposta misericordiosa di Dio sono letti in modo congiunto per spiegare che la giustizia e la salvezza degli uomini viene da Dio; come ricordato da Genesi 15:6 infatti, “Abramo credette al Signore, che gli contò come giustizia”.
Ma la stessa domanda emerge oggi, in modo forse ancora più drammatico, nella complessa vicenda di Charlie Gard, bambino di dieci mesi affetto da una rarissima patologia a cui i giudici inglesi prima, e la Corte europea dei diritti dell’uomo oggi, hanno deciso di staccare il supporto vitale in nome del presunto “best interest” del paziente e contro la ferma volontà dei suoi genitori, che chiedono invece – a loro spese – di poter provare a salvare Charlie sottoponendolo a cure sperimentali negli Stati Uniti.
Il caso, come spesso accade nel campo della bioetica, è complicato. I giudici inglesi, infatti, hanno discusso il problema in due diversi gradi di giudizio, trovando in entrambi casi sufficienti evidenze scientifiche sull’inutilità della cura sperimentale richiesta dai genitori, e ritenendo invece corretto la diagnosi medica che riscontra l’impossibilità per Charlie di salvarsi dal continuo aggravarsi della malattia.
Ma perché un giudice? Perché il sistema inglese ha ritenuto necessario affidare ad una Corte la soluzione di un caso in cui – a differenza ad esempio delle vicende di Eluana Englaro o Terry Schiavo – entrambi i genitori chiedevano all’ospedale di mantenere, e non di interrompere, il trattamento di ventilazione artificiale che consentiva (e ancora consente) a Charlie di vivere? In nome di quale principio un ordinamento può opporsi alla volontà dei legali rappresentanti di Charlie decretando, con questo, la sua morte?
Sotto il profilo strettamente giuridico, la risposta a queste domande è ovviamente collegata alle regole dell’ordinamento britannico. Ma, in modo più ancor più radicale, tali risposte affondano le loro ragioni nella crisi delle democrazie contemporanee e nella pretesa, figlia della modernità, che l’uomo sia capace di creare sistemi perfetti in grado di garantire (e forse addirittura proceduralizzare) la felicità.
In primo luogo, infatti, la decisione dei giudici inglesi parte dalla applicazione del diritto britannico sull’accanimento terapeutico, che dispone l’obbligo dei medici di interrompere le cure quando l’eccezionalità dei mezzi impiegati non risulta funzionale allo scopo medico. In applicazione di tali disposizioni, i giudici inglesi hanno ritenuto che il progressivo aggravarsi della malattia di Charlie e le pochissime evidenze scientifiche legate alla cura sperimentale Statunitense costituiscono mezzi sostanzialmente inadeguati: gli stessi medici americani, interrogati sul punto, hanno peraltro ritenuto “altamente improbabile” che la cura sperimentale possa effettivamente portare ad un miglioramento delle condizioni di Charlie.
Dal punto di vista generale, è interessante notare come il divieto di accanimento terapeutico sia un tema ampiamente condiviso non solo da tutti i sistemi giuridici, ma anche da tutte le filosofie di pensiero, tanto che la stessa Chiesa cattolica (solitamente molto intransigente nel respingere ogni forma di autodeterminazione orientata alla soppressione della vita umana) ha ripetutamente chiarito la legittimità morale di tale atto. Sotto il profilo giuridico, tuttavia, il caso si fa più problematico: è possibile derubricare come accanimento terapeutico la ventilazione artificiale, che è comunemente definita come un “life support”? E, soprattutto: come è possibile in questo caso accertare la volontà del paziente di rinunciare a tale trattamento? Nella vicenda di Charlie, infatti, non si tratta di negare ad un adulto consenziente la facoltà (e secondo alcuni il diritto) di interrompere trattamenti terapeutici o di supporto vitale in ragione di una scelta autodeterminata. Al contrario, siamo di fronte ad un obbligo, definito dalla legge e sancito dai giudici, di sospendere la vita del paziente contro la precisa volontà dei suoi legali rappresentanti, ovvero i genitori.
Proprio quest’ultimo aspetto costituisce il secondo nodo giuridico della decisione. Come deve comportarsi un ordinamento di fronte al contrasto tra la volontà dei genitori di Charlie e le regole giuridiche che, supportate da evidenze scientifiche proceduralizzate, definiscono la vita di Charlie come irrimediabilmente compromessa e forse non degna di essere vissuta? È qui che, nel procedimento giudiziale, emerge quello che il giudice definisce “best interest of the child”. Nel contrasto tra le due volontà (quella della scienza medica e quella dei genitori) emerge così, nel bilanciamento operato dai giudici, il problema di definire ciò che sia meglio per Charlie a partire dal suo diritto a vivere una vita che possa essere definita degna.
Perché la decisione non può essere lasciata ai genitori? La risposta del giudice a questa domanda ha i toni inflessibili e gelidi del diritto: come ricordato dal giudice “sebbene ai genitori è spetti la responsabilità genitoriale, il controllo prioritario è affidato, per legge, al giudice che esercita il suo giudizio oggettivo ed indipendente nel migliore interesse del bambino”. La conseguenza di ciò è che, non potendo materialmente Charlie esprimere la sua volontà, il giudice finisce con l’escludere anche quella dei suoi genitori di tenerlo in vita in nome di un contestabile interesse a morire che è desunto da astratte regole giuridiche e da evidenze scientifiche standardizzate. Mosso da uno spirito quasi paternalistico, il giudice conclude quindi che non resta che augurarsi che, in futuro, “anche i genitori possano capire ed accettare che l’unica possibilità che è realmente nell’interesse di Charlie è di lasciarlo scivolare via pacificamente risparmiandogli altre sofferenze”.
L’esito della vicenda ha due paradossali conseguenze. La prima è che nell’epoca della autodeterminazione e della espansione infinita dei diritti gli ordinamenti giuridici finiscono, rivolgendosi su loro stessi, per dichiarare con sentenza la massima compressione della libertà altrui in nome di un parametro (le ingiustificate sofferenze) che non sono in realtà in grado di accertare. Nato per difendere la libertà e la dignità dei cittadini dall’arbitrio dello Stato, il costituzionalismo liberale finisce così per rinnegare sé stesso e per imporre criteri giuridici astratti attraverso i quali distinguere una vita degna da una che non deve essere vissuta, ovverosia giungendo a conclusioni che avrebbero inorridito i primi teorici dello Stato liberale. Una conseguenza, questa, che più del liberalismo, pare essere figlia della malcelata pretesa dello Stato democratico-sociale di esser capace di rispondere ad ogni bisogno (e desiderio) della società. Mentre i liberali americani cercavano, attraverso pochi e definiti principi, di assicurare a tutti i cittadini il diritto di pursuit their happiness, le democrazie moderne tentano oggi di risolvere il problema dell’uomo definendo, attraverso per legge o per sentenza, una felicità/dignità preceduralizzata uguale per tutti.
In secondo luogo, questa vicenda pare essere l’esito dell’illusione positivistica per cui diritto (ma più in generale ogni scienza) sia ormai in grado di rispondere a tutti i bisogni e le paure della società: una volta definiti, i presupposti e i parametri dell’accanimento terapeutico necessitano solo di essere applicati. La conseguenza paradossale è che sganciati dai loro fondamenti ontologici e meta-giuridici, principi come quello della dignità umana, dell’uguaglianza, della liberà finiscono per divenire gusci vuoti che la legge (o – ancor peggio – il giudice) riempie a piacimento per realizzare la sua idea di giustizia. E così come ad Abramo fu chiesto di sacrificare suo figlio per testimoniare la sua fedeltà a Dio, ai coniugi Gard è chiesto oggi di sacrificare Charlie per affermare il principio della infallibilità della Legge. Non è più solo l’uomo che si sostituisce con la sua libertà a Dio, ma l’ordinamento che si erge a difensore e carnefice della dignità dei suoi cittadini. È nel nome della legge, quindi, che Charlie oggi muore: c’è forse da augurarsi che, misteriosamente, anche questa volta una mano pietosa ribalti una sentenza ormai scritta.
Nel frattempo, per togliere ogni nostro ulteriore dubbio, ha pensato bene di sostituire Muller con un prelato un po’ più “flessibile”.
Immagino sappia bene quali siano le mosse giuste al momento giusto… (ovviamente dipende dal punto di vista con cui si valuta il giusto e lo sbagliato)
Simone P.
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/6/30/CHARLIE-GARD-Lettera-dal-Great-Ormond-Street-Hospital-muore-ma-il-male-e-gia-stato-sconfitto/771606/
Che ne pensate ? Per quanto mi riguarda non credevo che sarebbe mai giunto il giorno in cui una figlia di don Giussani
( non dice di esserlo , ma dal linguaggio ne sono sicura al 99, 99% ) avrebbe giustificato l’eutanasia avendo l’ardire di usare , in una maniera disgustosa, le parole di don Giussani stesso !
Mi consola solo la valanga di reazioni che ci sono state, si vede che l’educazione che abbiamo ricevuto non è scivolata via del tutto.
Penso che è più figlia di don Carron che di don Giussani. Comunque: don Giussani era un bravo pastore, ma è da parecchio che in CL hanno iniziato ad impastoiarsi di pippe mentali. Questi sono i frutti delle pippe mentali. Comunque è già meglio di mons. Paglia: almeno ha nominato Dio. Bello il primo commento dei lettori: Spero di non capitare mai nelle sue mani..
Secondo il Corriere Papa Francesco avrebbe commentato la vicenda. Ma è solo un tweet:
«Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo»
Che, ovviamente, come tutti i tweet del Pontefice non ha scritto lui. E manco hanno nominato Charlie: ma come, Papa Francesco non diceva in una delle ultime prediche che il vero prete fa “nomi e cognomi”? Insomma, la solita teoria. La toppa peggio del buco.
Cari spin-doctor vaticani, che preoccupati state monitorando le reazioni dei social, incluso questo, per valutare il sentiment: no, non ci siamo proprio. “Noi reagiremo” tuonava GPII, altro che tweet. E in questa occasione l’avremmo visto in TV, implorare accorato gli inglesi “Non uccidete Charlie!”, sofferente nel volto – anche prima della malattia – perché sarebbe stato compartecipe della sofferenza di Charlie, dei suoi genitori e di tutto il Popolo di Dio. Era un Papa che sapeva sorridere e ridere quando poteva, e soffrire e piangere quando doveva. Non si limitava a offrirci risa e sghignazzi; o espressioni truci quando c’è da bastonare i “rigidi”. Era uno che l’odore delle pecore ce l’aveva veramente.
Ecco, spin-doctor, consultatevi e trovate una soluzione migliore, perché rischiate di ritrovarvi piazza San Pietro vuota, una delle prossime domeniche. Magari provate a dire al Santo Padre che uno zio di Charlie è omosessuale, e una cugina è migrante. Chissà che non funzioni.
http://www.ilsussidiario.net/mobile/Cronaca/2017/7/1/CHARLIE-GARD-Perche-negare-ai-genitori-la-terapia-compassionevole-/771774/
Ecco, ci lamentiamo che ci hanno tolto la libertà di parola e di pensiero, che il mondo cattolico è perennemente massacrato, ma quando tocca a noi facciamo lo stesso, e spariamo sentenze e giudizi senza neanche conoscere la verità della realtà.
Questa donna lavora in quel reparto, cura tutti i giorni quel bambino, sa quali sono veramente le condizioni di Cahrlie, e noi crediamo di più alle parole di un qualsiasi giornalista che alla diretta esperienza di una donna che si trova tutti i giorni davanti al dramma di genitori che devono fare i conti con la malattia e la morte dei loro piccoli, e a volte non riescono ad accettare la cosa.
Questa lettera offre un grande spunto di riflessione e una grande posizione umana e soprattutto cristiana di guardare al dramma di questo dolore e salvarlo.
Buona lettura
Paola
Scusate *Charlie*
@Paola
Intanto perché tiri fuori la libertà di parola, come se qualcuno stesse censurando la dottoressa autrice di quell’articolo? Si è espressa liberamente, nessuno glielo ha impedito, noi commentiamo liberamente.
In secondo luogo: siccome lei è in “prima linea”, deve avere la parola definitiva sulla questione? Ma che razza di logica è? Adesso, sull’aborto, dovremmo pendere dalle labbra dei medici di Planned Parenthood, perché loro “sono in prima linea”? Come se poi i genitori non fossero “in prima linea” pure loro.
Qui non si è contestata ai medici inglesi la loro opinione professionale: però come tutte le opinioni è alla fine soggettiva, pur potendosi basare in parte su dati oggettivi. E comunque non dà loro il diritto di decidere ed imporre che la vita di Charlie deve finire al più presto. E che non può neanche morire in casa propria.
Ma l’hai letto almeno un paio di commenti che sono stati postati ieri qui sopra? Che dicono che il succo di tutta la vicenda è che non dobbiamo farci imporre niente da medici e magistrati, e invece tu ci vieni a dire che i medici sono quelli che hanno i migliori titoli per decidere?
E poi “la verità della realtà” sarebbe quella che scrive la dottoressa? Che cioè “tutti hanno agito nella miglior coscienza”? Visto che è parte in causa, devo per forza crederle? O magari quell’intervento suona un po’ auto-assolutorio? E poi: coscienza formata su cosa?
Beh a me sembra che riempire di insulti, e godere degli insulti inflitti mi sembra proprio si massacrare una persona per le opinioni che ha.
Lei essendo in prima linea più raccontare per esperienza diretta come sono andate le cose e come si sono comportati i medici che (come è chiaramente espresso nell’articolo che ho citato) si sono spesi come più potevano per salvare o comunque migliorare la vita di questo piccolo.
Purtroppo però a un certo punto han dovuto dire basta, la scienza e la medicina arrivano fino a qui, e han proposto le cure palliative ai genitori di Charlie, che però non si sono rassegnati all’idea di lasciare andare il loro bambino e hanno iniziato a girare ospedali a Londra, poi in Europa etc (ma anche questo è raccontato bene nell’articolo citato), e tutti gli ospedali e medici gli hanno detto che ormai per il piccolo Charlie non c’era più niente da fare, anche in America, allora si sono rivolti a un giudice e poi a un altro, e poi a un altro.. intanto il piccolo Charlie è lì in quella stanza a soffrire atrocemente.. in questi giorni mi è capitato di sentire tante storie di genitori a cui è successa una tragica esperienza simile e però a un certo punto devi prendere la decisione di lasciarli andare, e però un genitore come può prenderla una decisone simile? Impossibile.. allora c’è il personale, i dottori, che ti dicono, è giunta la sua ora, lasciatelo andare.. e anche in quell’ospedale nessuno stacca la spina senza il consenso dei genitori. Li si aiuta a vedere la questione da un altro punto di vista, le atroci sofferenze di quel bambino e la terapia che purtroppo non può portare da nessuna parte.. anche a pazienti terminali, magari adulti, viene detto che a un certo punto bisogna rassegnarsi e abbandonarsi (io dico al volere del Padre), alcuni ce la fanno, spesso quelli con fede, altri si incazzano e iniziano a girare ospedali, provare terapie, e alla fine muoiono lo stesso, ma muoiono incazzati.
Quello che appunto salva la questione è come dice Letizia,
“È nella Verità che si trova il coraggio di accettare la vita e anche di lasciarla andare, perché la Verità ci ha promesso la vita eterna. “
Scusa, Paola, hai scritto un cumulo di inesattezze, ne sottolineo solo una : non sta scritto da nessuna parte che Charlie soffra atrocemente, anzi molti medici affermano il contrario. Vedo un’analogia con la vicenda di Eluana : i mortiferi dicevano che era ridotta ad una larva, mentre invece poi si seppe che aveva un peso normale e tutti gli organi normali.
Poi, mi sembra molto superficiale credere che fare morire soffocato un bambino sia un “lasciarlo andare”.
Infine ti invito a leggere con più attenzione tutti di documenti su questo caso, per esempio che cosa sia accanimento terapeutico e cosa non lo sia ( e mantenere la ventilazione per Charlie NON è accanimento terapeutico e se non siamo in presenza di accanimento terapeutico, l’interruzione delle cure vitali si configura come eutanasia ) molti qui e molti anche sul sussidiario, anche oggi, che contraddicono nettamente le affermazioni della dottoressa Letizia.
Io , comunque, non mi farei mai curare da una che pensa che i malati bisogna “lasciarli andare”, cioè ucciderli per il loro bene , tanto è vero che ho sempre evitato per me e i per i miei cari di incappare in medici favorevoli all’eutanasia, e ce ne sono parecchi : non credo che affermare di non volersi curare da questi sia un insulto.
Lasciarla andare significa “farlo morire per asfissia?” O per “pietà” sarebbe preferibile spegnerlo con un’iniezione senza nemmeno il consenso dei genitori?
@Paola
Le segnalo due punti di vista alternativi (e altamente significativi) attraverso le riflessioni del Card. Sgreccia e del dott. Renzo Puccetti:
http://www.ildonodellavita.it/card-sgreccia-10-punti-critici-sul-caso-del-piccolo-charlie-gard/
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-charlie-i-medici-sono-benefattori-la-trappolacorre-anche-sui-media-cattolici-ma-resta-eutanasia-20346.htm
“Ecco, ci lamentiamo che ci hanno tolto la libertà di parola e di pensiero […]”
Immagino che il “ci” sia da intendersi come “plurale maiestatis”. Perché a dirla tutta delle caramelle avvelenate, da secolo dei lumi andato a male, io faccio volentieri a meno.
Precisato questo, non si tratta di credere più alle parole di un giornalista che alla diretta esperienza di un medico (anche perché pure gli abortisti ne hanno, di esperienza).
Questo è uno dei lati oscuri della weltaanschauung occidentale: esiste un unica via alla conoscenza, ed è quella se-dicente scientifica. Spaccare il capello in n parti, poi fare il peer-to-peer su ogni frammento. Indi chiamare l’esperto di turno e in turno – finito il turno, avanti un altro – a pontificare.
Ma chi l’ha detto, ma dove sta scritto? Già qualcuno, secoli fa, aveva compreso che ci sono più cose in cielo che in queste filosofie da borghesi piccoli piccoli…
Quando seppi del caso, intorno al 25 maggio, dovetti andare sul sito della BBC per farmene un’idea, perché in Italia non se ne discuteva ancora.

Mi sono bastati i pochi secondi necessari a guardare questa foto:
per capire da che parte dovessi schierarmi.
Come si può avere il minimo dubbio, di fronte al viso della mamma di Charlie?
Tenta di abbozzare un sorriso di circostanza, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime e la bocca si sta incrinando nel pianto… misero davvero chi ha bisogno del parere dell’esperto turnista, per comprendere cosa è giusto e cosa non lo è in un simile frangente.
Ciao.
Luigi
Siamo arrivati al capolinea della cultura della morte. Sono le istituzioni pubbliche, i tribunali, a decidere se un bambino ha o non ha il diritto di vivere. Anche contro la volontà dei genitori. Abbiamo toccato il fondo delle barbarie. Siamo figli delle istituzioni, e dobbiamo la vita ad esse? Povero Occidente: ha rifiutato Dio e la sua paternità e si ritrova affidato alla burocrazia! L’angelo di Charlie vede sempre il volto del Padre. Fermatevi, in nome di Dio. Altrimenti vi dico con Gesù: “Sarebbe meglio che vi legaste al collo una macina da mulino e vi gettaste nel più profondo del mare.
Card. Carlo Caffarra
Il problema, oggi, è che la macina sarebbe quella del Mulino Bianco: il dramma di una volta sarebbe un’altra pagliacciata del politically correct.
Ecco la Voce del Buon Pastore!!! E il gregge riconosce la voce del Pastore che dà la vita per le sue pecore!!!! Grazie padre Caffarra, grazie perché non ha abdicato come molti al suo compito di pastore, grazie perché è uno dei pochi veri padri rimasti, grazie perché con la sua voce che echeggia l’Eterna Parola del Signore ci difende dai lupi e dai mercenari e ci guida ai pascoli della Vita Eterna!!! GRAZIE DI CUORE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Chissà come mai la verità sul caso di Charlie viene detta da uno dei cardinali dei dubia! Mentre da altri prelati entusiasti del nuovo corso ecclesiale, come mons. Paglia, si sentono le solite parole fumose e ambigue.
Anche il Papa dopo tutti gli appelli accorati che ha ricevuto è riuscito solo a tirar fuori un tweet generico senza mai nominare neanche il piccolo Charlie. Voglio dire, quanto peso avrebbe a livello internazionale una sua presa di posizione ferma e chiara? Ma anche senza volersi sbilanciare troppo (cosa che comunque sarebbe suo dovere fare) perché non ha neanche chiesto pubblicamente di pregare per lui, di organizzare una giornata di digiuno come era successo in passato? Mi ricordo che nel 2013 quando c’era Obama che stava per dichiarare guerra ad Assad, il Papa era intervenuto indicendo una giornata di digiuno per scongiurare tale eventualità, me lo ricordo bene perché a quel digiuno avevo partecipato anch’io (ho trovato un articolo di Avvenire che conferma i miei ricordi https://www.avvenire.it/chiesa/Pagine/papa-no-guerra-in-siria).
Allora perché qualcosa del genere non è stata fatta anche per Charlie?
C’è una bella intervista a un genetista su Tempi: http://www.tempi.it/charlie-gard-se-non-sai-non-elimini-il-problema-i-medici-non-sono-demiurghi#.WVd_hemxX7M
Leggetela tutta che è molto interessante, io ne riporto solo alcune parti:
«La scienza non sa tutto. La storia di Charlie Gard è la storia di un potere violento, quello esercitato dalla scienza di fronte all’ignoto: la scienza che non sa, non può aiutare Charlie, si avvale della legge per eliminarlo, eliminare un problema. Ma nessun medico può arrogarsi il diritto di emanare un simile verdetto. Non può sospendere la vita di un bambino solo perché “non è possibile guarirlo”, perché non sa “se soffre”, perché non sa “quali effetti potrebbe avere una terapia sperimentale sul bambino”. Altrimenti si aprono scenari di onnipotenza sull’ignoto». Domenico Coviello è il direttore del Laboratorio di Genetica Umana dell’Ospedale Galliera di Genova. Pur condividendo il parere di molti colleghi che hanno descritto come disperata la situazione di Charlie Gard, arriva però alla conclusione opposta: «Charlie Gard, stando alle conoscenze di cui disponiamo oggi, non si può guarire. E allora? Se non possono guarirlo, se la sua malattia è irreversibile – e questa pare essere l’unica certezza degli inglesi –, i medici si devono arrendere al loro compito che è quello di assistere il malato, fino alla fine. Non quello di accelerare l’esito finale e fatale della sua vita. I medici non sono demiurghi». […]
«Non è compito dei medici sottrarre un figlio ai propri genitori. I genitori possono non sapere nulla della sua malattia e delle terapie sperimentali, ed è bene che siano tutelati e messi in guardia, ma di tutte queste cose, come abbiamo visto, gli stessi medici sanno poco. Quello che invece i genitori sanno, conoscono, più di qualsiasi esperto, è chi è Charlie, e che il suo bene non coincide con una morte per sentenza non già di una malattia, bensì di un giudice o di un medico. Desiderare che il proprio bambino viva non indica un allontanamento dalla realtà, per loro la realtà non è un insopportabile fardello, l’hanno affrontata (e hanno sperato) anche se tutto sembrava suggerire il contrario. I genitori hanno fatto il loro mestiere, i medici no. Andate ad ascoltare o leggere la storia della mamma di Emanuele “Mele” Campostrini. Era dato per spacciato, non è andata così: la vita ha sorpreso tutti, medici e genitori stessi. Le sorprese accadono. Nel caso di Charlie è stato decretato che non ci deve essere per lui nessuna sorpresa.»
Ma soprattutto e forse alla fine di tutto NON POSSONO medici, giudici, chi sia sia, sottrarre ai genitori la possibilità di avere a casa, tra le loro braccia un figlio, una persona amata e non tra tubi tubini, attrezzature varie, estranei e personale medico che non sempre ha il minimo di umanità e sensibilità necessarie in simili situazioni, dove tutto è programmato da un rigido protocollo che non conosce altro!
Bene ho fatto io il giorno che ho deciso per colei che fu mia sposa, di non ricoverarla per gli ultimi inevitabili giorni… è rimasta a casa sua, nel suo letto tra le braccia mie e dei suoi figli, accompagnata dalle nostre preghiere fino all’ultimo istante della sua vita terrena.
(ma anche fosse tra persone che la preghiera non conoscono, la cosa non cambierebbe per quanto dovuto a una famiglia in un simile frangente…)
OGGI, 1 LUGLIO, OFFRIAMO INSIEME IL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU’ PER LA GUARIGIONE DI CHARLIE!!!!!
Offerta del Sangue di Gesù per gli infermi
1- Gesù, Salvatore nostro, Medico divino che guarisci le piaghe dell’anima e quelle del corpo, Ti raccomandiamo (nome dell’infermo). Per i meriti del tuo Sangue Preziosissimo degnati di ridargli la salute.
Gloria al Padre..
2- Gesù, Salvatore nostro, sempre pietoso verso le umane miserie, Tu che sanasti ogni tipo di infermità, abbi compassione di (nome dell’infermo). Per i meriti del tuo Sangue Preziosissimo Ti preghiamo di liberarlo dalla presente infermità.
Gloria al Padre..
3- Gesù, Salvatore nostro, che hai detto “venite a me, voi tutti che siete afflitti ed io vi ristorerò” ripeti ora a (nome dell’infermo) le parole udite da tanti ammalati: “alzati e cammina!”, affinchè per i meriti del tuo Sangue Preziosissimo possa subito correre ai piedi del tuo altare a ringraziarti.
Gloria al Padre..
Maria, salute degli infermi, prega per me.
Ave Maria..
@Beatrice Allora perché qualcosa del genere non è stata fatta anche per Charlie?
Beatrice, vuoi la mia opinione? La risposta si trova nelle tue prime frasi:
Chissà come mai la verità sul caso di Charlie viene detta da uno dei cardinali dei dubia! Mentre da altri prelati entusiasti del nuovo corso ecclesiale, come mons. Paglia, si sentono le solite parole fumose e ambigue.
e nell’intervento della dottoressa Zuffellato sul Sussidiario, segnalato da giovi:
“tutti i protagonisti coinvolti hanno agito nella loro miglior coscienza”
La risposta è: perché sarebbe contrario alle idee di Francesco (e Kasper, eccetera), che sono alla base di Amoris Laetitia, ovvero la morale di situazione (su cui Alessandro ci ha edotto più volte). Il punto chiave è il commento che Francesco fece durante il dibattito sinodale: “la questione non è comunione sì / comunione no”. Infatti, ora che è stato messo su un gruppo di lavoro per la “revisione” della Humanae Vitae, già è stato detto in un’intervista “la questione non è pillola sì / pillola no”. Evidentemente è un criterio generale che va applicato come una fotocopia in tutti i campi: la questione non è “sodomia sì / sodomia no”; la questione non è “eutanasia sì / eutanasia no”; poi sarà “la questione non è aborto sì / aborto no”. Eccetera.
È per questo che Francesco non risponde ai dubia: non c’è più un sì o un no oggettivo, non si può rispondere; i dubia sono domande senza senso. Infatti i turiferari non finiscono di spiegarlo (ancora oggi, uno degli ultimi cardinali nominati): non è tutto bianco e tutto nero. Il concetto chiave è la coscienza soggettiva, citata non a caso dalla Zuffellato (è implicito che non è necessario che questa coscienza sia formata con criteri particolari: la dottoressa è cattolica a quanto pare, ma certo non lo sono tutti gli altri medici; non importa, ognuno avrà il proprio criterio, e vanno bene tutti). Il famigerato “discernimento” non è più lo strumento per capire cosa vuole Dio da me in questa circostanza, ovvero capire cosa devo fare per seguire il bene oggettivo; il “discernimento” è diventato il bene in sé: cioè diventa importante il processo più che il risultato. Ecco perché quello che viene denunciato come paradossale e chiaro segno di un problema, cioè che l’accesso alla Comunione in certe circostanze è lecito in Germania e non in Polonia, in realtà non lo è. Si crede che i turiferari non rispondono alla questione perché colti in castagna su una contraddizione: ma in realtà rispondono, eccome, con quel “è tutto chiaro”; la contraddizione c’è, ma non è un problema; sia i vescovi tedeschi che quelli polacchi hanno applicato il loro discernimento, e questo è sufficiente.
Tornando dunque a Charlie: il nostro appello al Papa è un “sesto Dubbio” (intendo dopo i cinque Dubia): gli stiamo di fatto chiedendo di rispondere con netto sì alla domanda se la decisione di girare l’interruttore sia peccato mortale. E lui non ha intenzione di rispondere, perché secondo lui non c’è una risposta oggettiva. Succedesse un altro caso in Francia, sarebbe storia a parte, come la Comunione ai divorziati risposati in Germania e Polonia. Né Bergoglio né Paglia sono là; non possono “discernere” come quelli che sono in “prima linea”; non c’è un magistero oggettivo da indicare “da remoto” che prevalga sulla coscienza soggettiva da applicare “in locale”. Io non so se la Zuffellato è di CL o no; ma io già da tempo sentivo fare da certi ciellini strani discorsi sull'”esperienza” che alla fine non era necessariamente legata alla Verità. Non capivo cosa intendessero; negli ultimi tempi sì.
Questo è del tutto consistente con le posizioni galantiniane sulla Cirinnà prima e sulle DAT dopo: se una cosa non è male oggettivo, ma dipende dal discernimento soggettivo, non c’è motivo perché sia illegale.
In pratica è una Chiesa che rinuncia al ruolo di Madre e diventa una semplice insegnante (alla pari con altre realtà religiose). Mentre una madre insegna ai figli piccoli e una volta diventati adulti li lascia liberi, ma comunque li richiama gravemente nel caso stiano per compiere qualcosa di seriamente sbagliato, un’insegnante non ha questa autorità; pertanto si limita ad insegnare dei criteri per decidere poi, finita la scuola, in totale autonomia. Ecco perché Paglia ha pubblicato quel compitino che, come è stato detto, è una sintesi della teoria: ci sono questi criteri, e vanno applicati: applicateli; ma non chiedete la soluzione.
Ovviamente, essendo questa una costruzione mentale totalmente umana, è sgangherata e incoerente: infatti non accogliere i migranti, o la pena di morte, o altre cose, be’, invece quelle per il Papa rimangono oggettivamente sbagliate. Ma, come al solito, quando si toglie l’oggettività coerente della legge divina si dà spazio all’arbitrio incoerente dei pensieri umani.
Se qualcuno è angosciato dall’idea che un Papa ragioni così, renda conto di questo: che se invece per Papa Francesco la risposta al “sesto dubbio” esistesse e fosse un chiaro “sì, è un omicidio”, allora se ne starebbe pilatescamente lavando le mani; sia delle sorti del bambino, sia del peccato mortale di cui si caricheranno quei medici. Che altra spiegazione ci sarebbe? Il “non m’impiccio” sappiamo che non sta in piedi. Dunque ci sarebbe da essere ancora più angosciati.
È proprio per questo che Caffarra è quello che ha parlato più chiaro: segue il Magistero vero e sa che in certe cose c’è un sì o un no oggettivo, che questa morale oggettiva prevale sul criterio soggettivo, che può indicarla da Roma senza necessità di essere “in prima linea”, che nel caso concreto e specifico di Charlie la risposta è “sì, è un omicidio”; che chi lo compirà rischia di finire con una pesante macina al collo.
Noi NON reagiremo: perché semplicemente non siamo in grado di farlo!
Non lo abbiamo mai fatto e non possiamo farlo: se lo avessimo fatto, se fossimo stati in grado di farlo, semplicemente non ci troveremmo a discutere di queste cose.
Semplicemente sconsolata, mi assale sempre più l’idea che resistere è inutile.
salve
non è inutile, anzi è un dovere; guai ad arrendersi, è quello che vogliono ma non dobbiamo darglielo.
Più buoi che a mezzanotte, non viene mai …
saluti e buona domenica
Piero e famiglia
…buio e non buoi, scusate
Mi permetto di segnalare questo articolo,
http://www.ilsussidiario.net/mobile/Cronaca/2017/7/2/CHARLIE-GARD-I-fatti-da-conoscere-prima-di-usare-un-bambino-per-sostenere-le-proprie-idee/771866/
In cui parla una che finalmente si è letta la sentenza dei giudici.
So di essere una voce fuori campo, però ho paura che questa volta si sia fatta una battaglia su cose che non sono state raccontate nella loro integrità.
Stiamo attenti a non usare Charlie per fare una battaglia ideologica senza guardare in faccia a lui e alla sua vera storia.
@Paola
Non c’è nessuna “battaglia ideologica”.
Letta e riletti tutti i contributi qui postati sulle condizioni di Charlie e sulla rinomata sentenza, rimane fermo quanto scritto qui da me e da altri:
1) Charlie è ventilato meccanicamente, e questo è un trattamento di sostegno vitale, giacché la sua cessazione condurrebbe il paziente a morte per asfissia
2) il Magistero della Chiesa insegna che l’applicazione di trattamenti di sostegno vitale (di cui in 1) non configura “accanimento terapeutico”; non solo: la loro omessa attivazione o interruzione (fintantoché essi conseguono il fine loro proprio, che è quello appunto di procurare al paziente vitale sostentamento) costituisce un vero e proprio atto eutanasico
3) quindi, cessare di ventilare meccanimente Charlie costituisce un vero e proprio atto eutanasico, cioè una trasgressione del quinto comandamento: “non uccidere”.
Ovviamente, è fallace l’argomento (sotteso a tutte le obiezioni che ho letto) secondo cui la decisione presa dai medici su Charlie non può che essere quella moralmente giusta giacché solo i medici che l’hanno in cura sanno davvero precisamente come sta Charlie ecc.
Questo argomento è fallace perché fallacemente dà per scontato che lo specialista accuratamente informato sui fatti (nel caso: il medici e/o il giudice) non possa assumere decisioni e compiere azioni moralmente illecite, e perfino gravemente illecite (com’è, nel caso, la violazione del quinto comandamento).
Ma dove sta scritto che i medici o i giudici (o in genere “gli specialisti”) non possano peccare gravemente? Non lo trovo scritto né nelle Sacre Scritture, né lo trovo affermato nella Tradizione né lo trovo mai insegnato dal Magistero.
Si attribuisce ai medici, ai giudici (agli “specialisti”) una sorta di “infallibilità morale” che non compete a nessun essere umano, e quindi neppure agli “specialisti”.
Considerato tutto ciò, faccio mio quanto affermato dall’insigne teologo moralista e cardinale Carlo Caffarra:
http://www.caffarra.it/dichiarazione300617.php
e dall’arcivescovo di Trieste mons. Crepaldi:
http://www.vitanuovatrieste.it/charlie-gard-dichiarazione-dellarcivescovo-giampaolo-crepaldi/
A volte i medici sanno meglio di noi valutare le condizioni del paziente e quando è veramente valido o no continuare le terapie. Lo sanno anche meglio dei genitori, che a volte non riescono che a guardare il loro desiderio di tenere tra le braccia il loro figlio, anche se questo per il bambino è un “danno”.
Ci continuiamo a chiedere il perché del “silenzio” del Papa rispetto alla storia di Charlie, ho letto che numerose telefonate in Santa Marta hanno avuto la risposta “il Papa è in preghiera per chi deve decidere per Charlie. Ecco il Papa fa la cosa giusta, pregare perché questi medici coraggiosi, che ASSIEME AI GENITORI, (perché in nessun ospedale del mondo staccano la spina senza il permesso dei genitori, nemmeno a Londra, dove hanno proposto le cure palliative per Charly ad aprile, ma i genitori si sono opposti. Se avessero voluto staccargli la spina prima lo avrebbero fatto ad aprile, ma hanno aspettato il consenso dei genitori che non rassegnati hanno intrapreso le vie legali) devono prendere una decisione difficile.
http://www.tpi.it/opinioni/dottoressa-cattolica-commento-charlie-gard/
In questo articolo c’è un’altra dottoressa coraggiosa, che si trova a fare i conti con malati gravi come Charlie e che a volte quella decisione ha dovuto prenderla anche lei, come tanti altri medici in Italia e nel mondo. Leggilo ne vale la pena, soprattutto perché lei parla della sua esperienza di medico rianimatori pediatrico,di quello che vivono dottori, infermieri, bambini e genitori in quegli ospedali. L’unica cosa è che a volte è molto crudo e diretto come racconto, commovente, soprattutto per un genitore.
Rispetto alla polemica sui medici londinesi lei dice
“ARGOMENTO ESPERIENZIALE – Vorrei essere un po’ polemica: cosa viene in tasca ad un rianimatore del Great Ormund Street Hospital (l’ospedale dove si trova Charlie Gard, ndr) a far fuori un bambino? (Far fuori è un termine sbagliato ma così si dice in questi giorni negli articoli che mi è capitato di leggere). Nulla se non un mucchio di problemi legali, un sacco di beghe mediatiche, l’evidenza dichiarata del suo fallimento e un carico psico-emotivo tragico.
L’obiettivo di un medico è salvare la gente, mica farla fuori. Quando la gente mi dice che ha paura dell’anestesia io ridendo dico sempre: “Non si preoccupi caro, io stanotte voglio dormire”. Dunque, non è un nostro obiettivo uccidere. Perché dunque arrivare a queste scelte tanto controverse di ridurre il carico terapeutico? A tutti piace dormire la notte. E tutti noi – sicuramente in rianimazione pediatrica – piangiamo lacrime abbondanti per ogni bambino che muore e dopo queste decisioni, per quanto di gruppo, chi dorme sereno?”
E poi dice:
Gridare al nazista e all’assassino è peggio che sparare sulla Croce Rossa e anche l’accusa di voler fare di questo caso un caso giuridico è del tutto ingiusta. È il punto di vista di chi non ha alcuna esperienza di questo settore. È sparare contro uomini che sono uomini veri, capaci umilmente di prendere atto della propria impossibilità in questa circostanza e che hanno l’eroicità di domandarsi cosa è bene dunque fare, anche quando il da farsi è decisamente scomodo e incomprensibile per molti: parlare ai genitori del fallimento proprio e della medicina e prendersi cura fino in fondo della persona, rispettandola fino all’ultimo nel suo essere più prezioso di ogni cosa nel tratto di strada che verosimilmente porterà alla morte.”
Poi racconta di due fratellini che hanno mandato dal’ospedale Londinese al San Raffaele in cura per provare una terapia (perché si, quando ne vale la pena ci provano a intraprendere le terapie, anche i medici inglesi)
E provoca anche il mondo cattolico:
I NOVISSIMI – I cristiani non credono più nella vita dopo la morte? È così che finiamo per accanirci e per fare delle polemiche veramente assurde. Ricordando sempre che non si punta mai come obiettivo a far morire nessuno, ma credo dobbiamo ricordarci anche e di più che in Cielo si sta meglio di qua. E un bambino fila dritto in Cielo.
Allora siamo noi, con il nostro egoismo e la nostra falsa compassione, che vogliamo over-trattare persone senza alcuna altra giustificazione che la nostra paura! Il decorso di questa malattia allo stato attuale non può essere invertito se non da un miracolo, che può accadere sempre, a bambino intubato o no. Potremmo dunque aprire una parentesi sul senso della vita di un bambino come Charlie.
Non lo so, ma penso ci sia. Non sta a noi fare nulla per inventarcene uno. Ha senso di per sé ogni vita, comunque vada a finire e per quanto poco duri. Ho seguito Lorenzo e Martina*, due bambini con una forma di patologia uguale a quella di Charlie e non potete immaginare quanto mi hanno dato. Quanto mi hanno dato i colloqui con le loro famiglie. E i genitori nonostante il grande dolore erano sereni, a riprova che con sensibilità e molta cura si può arrivare a trasmettere davvero il senso buono di una scelta estremamente dura.”
Sono parole molto forti, leggendo tutto l’articolo si capisce che in quei reparti si vivono fatiche e dolori che noi da qui non possiamo immaginare e , secondo me, non possiamo permetterci di giudicare finché non le viviamo in prima persona. Però la sua conclusione è bellissima e mi ha dato la pace che cercavo in tutta questa drammatica storia di Charlie e dei suoi genitori:
E dovete credermi che anche ora al pensiero di Lorenzo e Martina mi si riempiono gli occhi di lacrime. Probabilmente hanno dato più loro a me che io a loro. E credo valga lo stesso per ognuna delle persone che hanno voluto loro bene. Il senso di una vita non si misura nelle lauree che uno prende, ma solo nell’amore che uno fa nascere, nelle domande che uno suscita, nello stimolo a migliorarci e a migliorare il mondo che, pur in circostanze inspiegabili, ci viene trasmesso.
È chi non crede a questo che pensa che solo sopravvivere conti, che la vita abbia senso solo se lunga e performante e che non accanirsi è immorale. E poi, come mi ha insegnato il mio maestro più grande, chi può conoscere il dialogo che c’è tra Dio e un’anima? Nessuno. E questa è l’unica cosa che conta. E questi bambini, così speciali, vedono Dio dal primo istante della loro brevissima esistenza. Lasciamo dunque posto alla vera compassione, non a quel surrogato di pietismo che nasce dalle nostre paure.”
Ecco io penso questo della storia di Charlie, prego che questi genitori riescano a lasciare andare il loro bambino, nella pace, non nella rabbia o nel sentirsi vittime di un sistema. È la vita che è così, è il buon Dio, che a volte è tragicamente misterioso.
Noi cristiani dobbiamo far splendere la luce della speranza, anche ai genitori di Charlie, e dirgli che comunque dopo non sarà finita, ma c’è di là un Padre Buono che lo aspetta.
Io penso che a questo punto abbiamo a che fare con un troll.
ma credo dobbiamo ricordarci anche e di più che in Cielo si sta meglio di qua. E un bambino fila dritto in Cielo.
Bene, affidiamoci a questa “filosofia”. Il prossimo barcone pieno di bambini lo lasciamo affondare. Mica li ammazziamo noi: ci limitiamo a non dargli il supporto per galleggiare e respirare, così come a Charlie non daranno il supporto per respirare. I bambini finiranno dritti in Cielo.
Dov’è finito quello che si scandalizzava per il “Tanto Dio riconoscerà i suoi”?
Oh ma che troll? Come ti permetti? Vai a leggere l’articolo con firma..
Oh ma che troll? Come ti permetti? Vai a leggere l’articolo con firma.
Mi permetto, perché abbiamo ripetuto più volte che è anti-cattolico sostenere che medici abbiano il diritto di prendere la decisione finale, e tu impererrita ripeti ossessivamente che i medici hanno diritto di prendere la decisione finale. E continui a citare articoli, guarda caso in gran parte di medici, che ripetono la stessa cosa. Puoi tirarne fuori anche un milione, con firma, e la sostanza non cambia: anche tutti messi insieme non hanno più autorità morale del Magistero della Chiesa.
Il tuo stile, peraltro, mi ricorda qualcuno.
Ci continuiamo a chiedere il perché del “silenzio” del Papa rispetto alla storia di Charlie, ho letto che numerose telefonate in Santa Marta hanno avuto la risposta “il Papa è in preghiera per chi deve decidere per Charlie.
La decisione è stata già presa e qui ci vuole un appello pubblico e autorevole perché venga annullata. Il Santo Padre non si limita a pregare per un sacco di cose: dai poveri, ai migranti e allo ius soli, per i quali ripete appelli pubblici. All’Angelus di cinque minuti fa ha lanciato un appello pubblico per il Venezuela. Ho già ricordato ieri che si pronunciò esplicitamente per la commutazione di pena di una condannata a morte negli Stati Uniti.
Io invece Fabrizio credo tu sia decisamente eccessivo e al limite anche offensivo…
Si può avere anche un opinione errata o errante, si possono leggere Documenti della Chiesa che sono linee guida Sante ma di ordine generale e non sempre vi si trova di primo acchito la risposta perfettamente calzante a ciò che stiamo cercando…
Se poi cerchi pronunciamenti da chi dovrebbe saperne più di noi, anche nella Chiesa, come ben sai ne trovi di ogni.
Per di più questo è un tema e una vicenda parecchio complessa.
Quindi, tu o altri avete una visone e una interpretazione chiara e che ritieni di poter definire infallibile sulla vicenda (non mi dire “perché lo dice la Chiesa”, a questo ho già obbiettato e NON sulle affermazioni del Magistero in sé), ottimo e buon per te.
Abbi però la misericordia (parola che sembra oggi ormai un bestemmia), di guardare a che fosse eventualmente nell’errore, mostrandogli l’errore – e se lo ripete, ti ripeterai se necessario – perché dare del “troll” è un gratuito giudizio su ciò che muoverebbe il cuore della persona in oggetto…
Potresti aver ragione, ma se non ce l’hai, serve solo ad allontanare bruscamente una persona che è qui e partecipa con diritto (gli stessi miei e tuoi, ai commenti).
Se dovesse poi essere necessario dare uno stop ai suoi commenti (se e quando), ci sarà chi ci pensa.
Bariom, tu “dialoga” pure con l’ingenuità che ti è propria. Non vado oltre per non oberare l’admin con discussioni personali.
Rimanendo sul dato oggettivo delle cose scritte, potrei però chiederti il senso della frase scomposta “anche nella Chiesa come ben sai ne trovi di ogni.”. E allora? Quel “di ogni” non è chiaramente Magistero. Secondo il tuo ragionamento, lo stesso articolo di Costanza, che ha riportato GPII, non avrebbe senso, perché poi “se ne trova di ogni”. In ogni caso, la tua osservazione è proprio sciocca: perché non fa parte della complessità dell’argomento il punto centrale, che è quello che ho scritto sopra e sottoscritto da Alessandro, che non ci dobbiamo fare imporre un magistero tecnocratico. Il punto chiave ripetuto da Paola è che “i medici devono decidere”. Questa è l’imposizione di un magistero tecnocratico. Non c’è nessun punto di discussione possibile su questo singolo tema. O forse hai da obiettare?
Secondo: ti risulta che ho chiesto all’admin di censurare Paola? Non c’è scritto da nessuna parte.
Terzo: il termine troll è ben definito. “Trolleggiare” in un contesto dove la gente discute indica anche chi ripete ossessivamente una cosa, non curandosi delle obiezioni degli altri e non modificando le proprie successive osservazioni per tenerne conto. Non è solo “i medici devono decidere”; poi osservo che negli ultimi commenti si sollevano motivazioni economiche (l’ospedale non avrebbe vantaggi economici con la sua linea: e ne abbiamo già discusso: non ha prospettato un punto di vista diverso); argomenti di superiorità morale (dovremmo fidarci dei medici a priori) e anche delle falsità, come l’affermazione categorica sull’inefficacia delle cure proposte da altri luminari (e ne abbiamo già discusso). Ce n’è abbastanza per giustificare il termine che ho usato.
@Fabrizio data l’ingenuità che mi è propria (e tieni conto anche della sciocchezza del mio dire) direi che mi poni domande dando un senso alle mie affermazioni che va troppo oltre quello che io stesso non sarei stato in grado di darvi… (o perché semplicemente hai frainteso nel loro vero intento).
Quindi lascerei qui la cosa… cestina pure il mio intervento ingenuo e sciocco come tale e restiamo come non detto.
[Noto solo la differenza di “stile” di Alessandro, che replica anche con fermezza e chiarezza, senza dare del troll a nessuno (o dell’ingenuo o altro)].
“Terzo: il termine troll è ben definito. “Trolleggiare” in un contesto dove la gente discute indica anche chi ripete ossessivamente una cosa, non curandosi delle obiezioni degli altri e non modificando le proprie successive osservazioni per tenerne conto”
Ergo: Fabrizio è un troll…
Ergo: Fabrizio è un troll…
Vedi Fraser, io sopra ho motivato la mia tesi, elencando i punti su cui Paola ha trolleggiato. Dunque, ora mi attendo che tu lo faccia per quanto mi riguarda.
@Fabrizio
“ora mi attendo che tu lo faccia per quanto mi riguarda”
Presto fatto:anche Paola ha motivato la sua tesi, giusta o sbagliata che sia. Quindi SE lei trolleggia, come hai testé ripetuto, secondo il tuo stesso criterio, anche tu trolleggi.
Sic et simpliciter.
@Paola mi hai preceduto nel riportare il contributo che citi…
Se non sbaglio ne fai uno stralcio e certamente vale la pena di leggero per intero dal link che hai riportato (almeno per me vale la pena indipendentemente dall’idea che si ha su questa questione – mi si passi il termine, naturalmente non si tratta solo di questione “accademica”).
Per me però rimangono domande aperte, alcune sorgono dalle critiche poste da Fabrizio:
https://costanzamiriano.com/2017/06/30/noi-reagiremo-3/#comment-129392
e dall’intervento di Alessandro prima:
https://costanzamiriano.com/2017/06/30/noi-reagiremo-3/#comment-129391
Altre tipo:
Quando e come si è innescato il conflitto tra Genitori e Ospedale tanto da indurre lo stesso a rivolgersi ad un tribunale?
Perché L’Ospedale ha sentito la necessità di rivolgersi all’Alta Corte di Giustizia di fatto decidendo che il Genitori di Charlie NON stessero agendo nei “best interests” del piccolo?
Si potrebbe dire “grande zelo” verso Charlie… dobbiamo credere a occhi chiusi che sia solo questo? Perché ciò che muove a simili prese di posizioni sono spesso “spinte” che vengono anche dal “cuore” dell’Uomo (degli uomini coinvolti) che di per sé è fallibile e non sempre limpido (per carità, vale anche per i Genitori) e in questo caso la professionalità c’entra sino ad un certo punto…
Anche perché, e qui direi “casca l’asino”, a giudizi inappellabili dati, perché il diniego a che Charlie torni a morire a casa?
Non credo neppure sia un problema di “macchinari”, visto che oggi come oggi i genitori avrebbero la disponibilità economica di far fronte a qualunque tipo di assistenza domiciliare…
@Paola
Tutte le lacrime e l’accoratezza di cui gronda il suo intervento non tolgono che
1) lei continua erroneamente a chiamare “medici coraggiosi” dei medici che hanno deciso di praticare eutanasia su Charlie. Dare la morte a un innocente è un atto di coraggio?
2) lei rifiuta di fatto con ogni evidenza il chiaro dettame del Magistero della Chiesa al riguardo, che il sottoscritto tra gli altri ha spiegato qual è.
La informo che, sì, il Magistero insegna che l’anima è immortale e quindi soppravvive alla morte del corpo, e al contempo il medesimo Magistero, senza contraddirsi, insegna che nessuna considerazione sulla “qualità della vita” di un paziente (cioè, nessun computo di quanto grande sia il divario tra la condizione del paziente e quella di un soggetto perfettamente sano) giustifica l’interruzione di trattamenti di sostegno vitale (nel caso: ventilazione meccanica per impedire il decesso per soffocamento) nel paziente nel quale, come in Charlie, tale trattamento seguita a conseguire il fine che gli è proprio, quello appunto di procurare al paziente stesso sostentamento in vita: nel caso di specie: quello di evitare morte per asfissia.
Che se ne accorga o no, la sua mentalità è eutanasica: per lei la qualità della vita di Charlie è troppo scarsa e compromessa, e quindi è lecito sopprimerlo, interrompendogli l’assistenza respiratoria di cui necessita per sopravvivere.
Ma questo ragionamento è appunto quello che sta alla base della giustificazione dell’eutanasia: ritenere cioè che la vita di una persona gravemente menomata e fragile sia meno degna e sacra di quella di una persona sana; ritenere cioè che ogni vita umana in quanto tale non abbia un intrinseco e intangibile valore che la gravità della sofferenza e della fragilità che la segna non annulla né sminuisce, trattandosi appunto di valore intrinseco e intangibile della vita umana in quanto vita umana.
“L’obiettivo di un medico è salvare la gente, mica farla fuori”
#CREDICI
Chi li ha realizzati, allora, centinaia di milioni di aborti chirurgici nel mondo?
I gommisti? O forse i pizzicagnoli?
Ciao.
Luigi
@Paola
«A volte i medici sanno meglio di noi valutare le condizioni del paziente e quando è veramente valido o no continuare le terapie. Lo sanno anche meglio dei genitori, che a volte non riescono che a guardare il loro desiderio di tenere tra le braccia il loro figlio, anche se questo per il bambino è un “danno”.»
A volte invece i medici sbagliano perché accecati dalle loro convinzioni ideologiche, come è successo per esempio (toh le coincidenze!) proprio a un medico del Great Ormond Street Hospital:
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/06/quando-il-medico-si-sente-zeus/
Della triste storia di Joe/Joella ho trovato conferma sul “Daily Mail”:
http://www.dailymail.co.uk/femail/article-3191600/The-agony-learning-ve-raised-wrong-sex-rare-condition-meant-doctors-weren-t-sure-sex-Joe-born-support-Princess-Diana-finally-accepted-girl-came-shattering-discovery.html
Paola,
una che finalmente si è letta la sentenza dei giudic
Già qui dovrei risponderti: ma pensi che tutti noi, Costanza, decine di altri giornalisti cattolici con una reputazione solida, vari esperti di bioetica, ora finalmente qualche vescovo e cardinale, abbiano scritto parole nette così, tanto per farsi vedere, senza approfondire il tema e senza leggere i documenti?
E poi è imbarazzante: nell’articolo che tu citi, oltre ad una serie di corbellerie di vario tipo, c’è scritto chiaro e tondo:
Anche se il minore non dovesse provare alcun dolore […] la domanda da porsi è se valga la pena attaccarsi alla vana speranza di prolungare la sua vita andando in America […] senza che ciò porti alcun beneficio al bambino stesso. Detto in altri termini, non è questo accanimento terapeutico?
Addirittura si ammette bellamente che sarebbe giusto sopprimere il bambino anche in assenza di sofferenze, e non sarebbe un “beneficio” il fatto che Charlie possa vivere più a lungo. È palese il senso: la vita senza buona qualità non ha valore. E quel “Anche se non dovesse provare alcun dolore” indica chiaramente come per molti la “pietosa” questione del dolore è una scusa. Visto che tu rinfacci agli altri di “non aver letto”: ma tu li hai letti i resoconti sui vari casi concreti di madri con bimbi affetti da patologie simili, che sono sopravvissuti per qualche anno? E ora tu e questi mostruosi articoli del Sussidiario state dicendo a quelle madri che un’altra autorità avrebbe dovuto sopprimere quei figli subito, contro la volontà dei loro genitori, perché non si vedevano “benefici”?
Alessandro ha ribadito il punto essenziale. Si possono scrivere pagine di considerazioni scientifiche e legali in senso opposto, ma per un cattolico non possono essere dirimenti: sarebbero solo un “magistero” opposto al Magistero della Chiesa, dettato da scienziati e giudici, che pretende di stabilire il maggior interesse della persona, ma non ha alcun fondamento morale. È scandaloso che il Sussidiario continui a pubblicare questi interventi che di cattolico non hanno niente, tentando di assuefare i lettori cattolici a questo magistero tecnocratico.
“È scandaloso che il Sussidiario continui a pubblicare questi interventi che di cattolico non hanno niente, tentando di assuefare i lettori cattolici a questo magistero tecnocratico.”
Sottoscrivo in pieno.
Riporto anche qui l’articolo citato sopra della dottoressa che lavora al San Raffaele in rianimazione Pediatrica.
http://www.tpi.it/opinioni/dottoressa-cattolica-commento-charlie-gard/
Perché noi siamo qui a parlare, ma di cosa?
Chi di noi sa quanto sta male quel bambino? Lo sa il giornalista? Lo so io? No, lo sanno i medici. È per quello che io parlo di battaglia ideologica, perché è sconnessa dal reale, dalla realtà. Tu citi Costanza, bene, io spero che Costanza (anzi le chiedo se può, per favore), di parlare con un medico che si occupa di casi come quello di Charlie e di capire dove sta il punto.
Detto questo non voglio convincere nessuno, vorrei parlare di esperienze, dell’esperienza di Charlie e di quei bambini di fronte a cui bisogna rassegnarsi E lasciarli all’abbrqccio del Padre, macchinari o no (vedi articolo citato). E dello sguardo cristiano di fronte a questo.
Ma veramente, secondo te, cara Paola, se un bambino o qualsiasi essere umano, soffre, allora deve essere ucciso ?
E riesci ad ammantare questa considerazione di cristianesimo ? Sono allibita.
Paola, per fortuna ci sono altri medici in prima linea, in primissima linea, che dicono tutt’altro , non so se ne hai letto nemmeno uno dei tantissimi:
http://www.tempi.it/charlie-gard-se-non-sai-non-elimini-il-problema-i-medici-non-sono-demiurghi#.WVjsuoSLTow
Non voglio fare a gara a chi porta più articoli pro o contro la vita del piccolo Charlie, se lui abbia o no diritto di vivere, pur molto malato, ma non posso assistere con indifferenza al fumo di Satana che si sparge nella Chiesa ( cit).
Beh se le condizioni di Charlie fossero veramente quelle descritte dal giornalista nell’articolo direi si che sono tutti crudeli e assassini, ma questo giornalista le conosce le vere condizioni di Charlie? E se Charlie fosse invece perennemente in dialisi, fosse intubato, fosse perennemente sotto dosi elevate di morfina, avesse un cateterino che ogni 4 minuti gli dovesse introdurre una dose di adrenalina per fargli funzionare il cuore e via dicendo, con cure e terapie che noi non immaginiamo nemmeno? L’hai letto l’articolo che ho mandato? Leggilo, veramente ne vale la pena e si legge senza fatica, li sono raccontate le fatiche e i dolori di alcune cure per tenere in vita questi bambini. Ripeto sono cose che io non immaginavo neanche esistessero. Perché se il punto è che Charlie non è sotto terapia (MA CHI L’HA DETTO?!! Se fosse veramente così siamo qui a parlare veramente per niente).
La questione di Charlie è in quella sottilissima linea che divide eutanasia da sospensione delle cure per non cadere nell’accanimento terapeutico. La dottoressa nell’articolo lo spiega bene, per lo meno, a me è servito per farmi un’idea più chiara. Però appunto quello che dico io è che questa linea va valutata caso per caso, non possiamo definirla noi “estranei alla vicenda”.
@Paola
«Beh se le condizioni di Charlie fossero veramente quelle descritte dal giornalista nell’articolo direi si che sono tutti crudeli e assassini, ma questo giornalista le conosce le vere condizioni di Charlie?»
La persona intervistata non è un giornalista ma un genetista, Domenico Coviello, il direttore del Laboratorio di Genetica Umana dell’Ospedale Galliera di Genova, quindi capisci che qualcosina di malattie genetiche ne capisce, ma giusto un pochino!
Sai che cosa trovo di intollerabile nelle cose che dici e in quelle che dicono chi come te difende i medici del Great Ormond Street Hospital? Che lasciate subdolamente passare l’idea secondo cui i medici sono quelli buoni, coraggiosi e misericordiosi che vogliono risparmiare inutili sofferenze al piccolo Charlie, mentre la madre e il padre sono gli egoisti che preferiscono veder soffrire il loro bambino piuttosto che privarsi di lui! Io penso invece che nell’intera vicenda le persone che più di tutti hanno a cuore il bene di Charlie, il suo “best interest”, siano proprio i suoi genitori e l’hanno dimostrato lottando come leoni contro tutto e tutti per salvare la vita al loro piccolo, ma ahimè contro i muri dell’ideologia c’è poco da fare purtroppo.
Faccio mie le domande di Assuntina Morresi su Avvenire (https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/perch-tanta-fretta-di-morte) che esprimono appieno quello che è anche il mio sentire:
«Noi non sappiamo se la terapia sperimentale a cui i genitori vorrebbero sottoporre il piccolo è un intervento gravoso e sproporzionato, oppure no. Questo giudizio spetta agli esperti, anche se, onestamente, fa impressione il silenzio generale di tutti coloro – giuristi, bioeticisti, intellettuali – che, dopo decenni passati a pontificare di autodeterminazione e di libertà di cura, restano improvvisamente muti di fronte a un’imposizione tanto violenta nei confronti di questa famiglia. Ma dobbiamo distinguere un trattamento sperimentale dall’interruzione dei sostegni vitali, a cominciare dalla respirazione artificiale: il primo può essere un ‘accanimento’ inutile, ma che dire della seconda? I medici chiedono il distacco dalle macchine da febbraio. Adesso siamo alla fine di giugno: se all’epoca Charlie fosse stato terminale, sarebbe già morto. E se ora la sua morte fosse imminente, lo sarebbe per un peggioramento generale della sua situazione, del funzionamento di più organi, e il respiratore non sarebbe certo risolutivo. Se invece la sua morte non è imminente, perché volerla anticipare? E in questo modo, contro il volere dei suoi genitori? Insomma: anche rinunciando a trattamenti sanitari, sperimentali o meno, se ritenuti clinicamente inutili e gravosi per il piccolo, perché non accompagnarlo con cure palliative, lasciando però che respiri fino alla fine? Le cure palliative non richiedono il distacco automatico del respiratore (e neppure della nutrizione artificiale).
E torniamo alla domanda iniziale: perché tanta necessità di sospendere la ventilazione artificiale a Charlie, contro il volere dei suoi genitori? È troppo forte il sospetto che si voglia porre fine quanto prima alla vita del piccolo, perché oramai già irrimediabilmente segnata. Ma non dobbiamo giocare con le parole: una morte procurata volontariamente ha un nome preciso, si chiama eutanasia. E la morte procurata di disabili, per mano delle autorità, è una tragica storia che il nostro continente ha già conosciuto, e tutti abbiamo detto ‘mai più’. Perché ci torna in mente, quando pensiamo al piccolo Charlie?»
Il punto, Paola, è che considerare inaccettabile una vita segnata dal dolore non è umano, non è all’altezza della nostra umanità.Un medico deve cercare di alleviare il più possibile la sofferenza fisica, non porre fine alla malattia uccidendo il malato ! Ma mi rendo conto che se si considera accettabile la vita solo a certe condizioni , nessuna argomentazione farà breccia sul tuo cuore.
Da parte mia, spero che i miei cari considerino la mia vita preziosa fino all’ultimo istante, come ho considerato io stessa preziosa, fino all’ultimo istante, la vita di mio padre e del padre di mio marito, curati amorevolmente fino all’ultimo istante.
Però, Fabrizio, il sussidiario continua a riportare interventi belli e brutti e devo dire che l’effetto si moltiplica nel confronto: gli interventi a favore della vita , come quello bellissimo della dottoressa Parravicini , brillano ancora di più http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/7/1/CHARLIE-GARD-Carissimi-Connie-e-Chris-il-suo-destino-e-tenere-aperta-la-domanda-sulla-vita-/771793/
Certo, negli articoli di altri medici ( da cui non mi farei curare un callo, ) e giornalisti vedere usare parole cristiane per andare contro il cristianesimo fa un certo effetto.
Don Carron non sarà sempre chiaro e netto come don Giussani, ma la sua frase sul crollo delle evidenze è sottoscrivibile al 100% , solo che il crollo delle evidenze, conseguenza di un crollo dell’umano, c’è tutto anche in casa nostra.
come grida vendetta al cospetto di Dio negare la mercé a chi lavora così a chi uccide la vita.
Al di là delle discussioni resta comunque il fatto che oggi a levarsi in piedi e a “urlare dai tetti” sono 230.000 (più i milioni in tv) che si sono ammassati a Modena a inginocchiarsi al loro messia. Avrebbero potuto gridare “salvate Charlie!” e invece hanno gridato forte e chiaro in faccia a Dio “certa gente è convinta che ci sia nell’aldilà chissa cosa chissà/ c’è chi dice no/ io non ci credo”
Ma dai Lumpy… in che pianeta vivi?
E credi forse che in altri tempi e modi non vi siano state altre “liturgie” del genere?
E quanti credi fossero a conoscenza della storia di Charlie?
E quanti pur conoscendola possano avere la tua (o nostra) stessa visione delle cose?
E comunque 1 o 230.000 se non sono toccati al cuore dalla Grazia di Dio, altro non possono fare o dire…
Quindi non trovo un gran senso nel tuo commento… è per dire “segno dei Tempi”? Ne abbiamo ben altri e persino in “casa nostra”…
No, Bariom. Non vivo fuori dai tempi. E proprio perché vivo in questi tempi, ma ho anche vissuto in quelli del Vasco giovane posso dirti che almeno, un tempo, andare a un suo concerto era spesso segno di sposare appieno un certo modo di vivere e pensare. Sbagliato, possiamo pensare noi, ma almeno frutto di scelta. Ora invece accorrono senza testa ad affollare queste manifestazioni solo perchè attratti dallo sbrilluccichio delle luci e del frastuono e dell’essere parte di un evento instragrammabile. Aprono la bocca e berciano i versi delle canzoni (lalalalla fammi godere oppure “ho sgozzato mio figlio / mi sono sbagliato pensavo fosse un coniglio) come se fossero catene di sillabe insensate, senza capire il senso di quel che vanno belando. Magari non tutti disprezzano Dio, ma alla fine cantano “c’è chi dice no” lo stesso, perché tanto “è solo una canzone e comunque Vasco è molto attento al sociale e fa beneficenza” (come mi ha detto un cosidetto “cattolico adulto”). Ugualmente permettono alle ragazzine inconsapevoli di cantare Ariana Grande, perché “è solo una canzone” e poi al suo concerto ” si sono divertite tantissimo con le amichette e alla fine dal palco hanno lanciato i glitter” (altra mamma cattolica adulta).
Non è la massa che mi spaventa, è il suo carattere di “gigante senza testa”, peraltro festosamente celebrato da tutti i media come “incontro di pace e di festa”.
Ripeto: In passato seguire Vasco voleva dire fare pubblica espressione di approvare un certo stile di vita, e prenderne anche le conseguenze in termini di stigma sociale o diffidenza. Ora -paradossalmente- anche sul rocker più anticonformista hanno steso una coltre di melassa avariata in cui, poverini i rocker stessi!!!- non frega più niente a nessuno del CONTENUTO delle canzoni (altrimenti, scusate, milioni di ragazzi andrebbero in giro a cantare “col trattore in tangenziale/andiamo a comandare”), siano esse edificanti, educative o al contrario sovversive o altro. Conta solo aprire la bocca, fare uscire un suono, stare tutti insieme a guardare le lucine e poi scattarsi un bel selfie. E tutti ad applaudire perchè “si è stati parte di qualcosa di grande”.
@Lumpy @Fabrizio
Mi ero perso la discussione ma ora che rileggo tutti i commenti non posso che trovarmi perfettamente d’accordo con te Lumpy….e anche con Fabrizio circa quel “Non abbiate paura!” che anche a me è risuonato subito in modo “sinistro” come contraltare rovesciato di quello di San Giovanni Paolo II!!!
Ovviamente non sono né sprovveduto né fuori dal tempo (ho 34 anni e per una buona parte della mia vita ho vissuto e approvato influenze culturali ben peggiori di Vasco…) e non mi sento né allarmista / complottista / catastrofista etc… ma a una certa “lettura spirituale” degli avvenimenti nel mondo mi pare sia in corso uno strano “ribaltamento” di gesti, parole e pensieri appartenenti alla fede e alla morale cattolica in qualcosa di “anti”, non nel senso di “contro” (le opposizioni e i contrasti in 2000 anni ci sono sempre stati e li conosciamo tutti…) ma proprio di “anti-valori” come quando Caffarra ha parlato di Anti-Creazione…
E’ solo una mia sensazione?
Quindi Lumpy era meglio ieri di oggi?
Io non saprei…
Quanto la fatto che qualche anno addietro si sposavano di più “certe idee” che oggi si cantano e basta senza sapere cosa realmente significhi, potrei darti ragione, ma questo è perché come ben sappiamo oggi TUTTI i valori si sono completamente svuotati di senso e potremmo anche dire di consenso.
Sintomatico poi che tra i 230.000 vi fossero 16enni e 60enni (cioè coetanei del Vasco).
Questo si è un segno dei Tempi (questo spiega anche perché ragazzi europei che nulla hanno a che fare con l’Islam, ne diventino devoti nelle sue espressioni più demoniache…).
Quindi questi 230.000 (prendiamoli tutti nel mazzo tanto per comodità…) sono colpevoli di cosa? Della esuberanza dei “cattivi maestri” o della colpevole ignavia e debolezza dei “buoni” (e qui vengo dalla parte di Fabrizio, ma senza sottrarmi al j’accuse).
Perciò qual è lo sguardo che dobbiamo rivolgere verso costoro?
Io -ma è un mio semplice parere- penso che ieri non vi fosse più bene e meno male (parlando semplicisticamente) dell’oggi, ma che almeno fossero più netti i CONFINJ del bene e del male. Un divorzio era una macchia, anche sociale, la convivenza era percepita come “irregolare”, l’omosessualità qualcosa di fortemente problematico e vasco stesso, per rimanere in tema, era il simbolo di un certo modo di voler vivere la vita. Poi i mali c’erano nè più nè meno di oggi, ma almeno i confini del “giusto” e dello “sbagliato” erano certo meno liquidi. Almeno a mio parere.
Chiedi come dovremmo guardare a quelle 230.000 persone. A me (ma è un parere personale, chiaro) viene da guardare loro come quella massa che nelle fiabe seguiva il pifferaio di Hamelin credendo di farlo liberamente. Ieri il pifferaio ha suonato la marcetta del concerto di Vasco, e tutti a seguirlo. Domani ci sarà la marcetta di qualcosa d’altro e tutti dietro. Ma non perché credano in questo o in quello, nè perché si interessino della destinazione: semplicemente perché è bello sentire il firulì firulà del flauto e camminare tutti in massa sentendosi parte di quelli “cool”, di quelli “giusti”.
Sulla questione dei “confini” non posso che darti ragione… e andrà sempre peggio (vedi finestra di Overton).
Sulla questione “pifferaio”, ammesso e non connesso, che realmente seguire un concerto o essere fan del Blasco possa formare una vera coscienza personale (seppur negativa), la mia domanda era un’altra…
Non qual è il tuo (tuo in senso allargato) sguardo “sociologico”, ma il tuo sguardo “evangelico”… 😉
230.000 (più i milioni in tv) che si sono ammassati a Modena a inginocchiarsi al loro messia
Hai usato il termine azzeccato: messia. Il “Non abbiate paura” (di ubriacarvi e fare i porci comodi vostri) di Vasco suona come la controparte beffarda di quello di Giovanni Paolo II di quasi quarant’anni fa. A furia di dialogo, di preoccupazione di essere educati, di permettere che il nostro Magistero venisse equiparato ad altri, non solo non abbiamo convertito nessuno, ma ci siamo persi pure i nostri. Ora si “alzano in piedi” per rivendicare il diritto allo sballo. Perché se si pensa che, per questioni che riguardano la vita o la morte della gente, specialmente dei bambini, e soprattutto gravi rischi della salvezza delle anime, vada usato lo stesso stile delle discussioni p.es. sulla riforma delle pensioni, l’effetto finale è che non c’è più distinzione tra questioni ordinarie e valori non negoziabili. Poi è consequenziale che i politici, pure conservatori, si focalizzino su altre agende, e pure i vescovi finiscano ad imitare sindacalisti scoppiati.
D’altronde non è per caso che su certi temi, come ha ricordato il card. Caffarra, Cristo evocava macine da mettersi al collo.
[Noto solo la differenza di “stile” di Alessandro, che replica anche con fermezza e chiarezza, senza dare del troll a nessuno (o dell’ingenuo o altro)].
Fai benissimo a notarlo. Infatti, visto che lui fa apologetica pacata, è inutile che ci sia un doppione (che la farebbe peggio), dunque io batto un altro registro.
E comunque 1 o 230.000 se non sono toccati al cuore dalla Grazia di Dio, altro non possono fare o dire…
Cos’è: sono predestinati? Oppure – fatta salva la loro responsabilità personale – non sono toccati anche per colpa di chi non è più capace di parlare loro in senso escatologico, ma pensando di rendersi “più popolare” ha abbassato il tiro sempre di più?
“Cos’è: sono predestinati?”
Questa è una giusta domanda… e siccome NON lo sono, lo scandalizzarsi o il puntare il dito a poco serve.
O “non sono toccati anche per colpa di chi non è più capace di parlare loro in senso escatologico, ma pensando di rendersi “più popolare” ha abbassato il tiro sempre di più?”
Altra giusta possibile domanda che può coinvolgere tanti di noi che magari conosciamo uno a tanti dei partecipanti al succitato concerto. 😉
Come ho scritto sopra, non sono tanto scandalizzata quanto perplessa dallo scarso livello di consapevolezza generale. Dove pare che tutti debbano partecipare a tutto indistintamente in nome di una festa che non deve mai finire. Dove i contenuti sono diventati assai assai meno rilevanti del contenitore.
Altra giusta possibile domanda che può coinvolgere tanti di noi che magari conosciamo uno a tanti dei partecipanti al succitato concerto. 😉
Bravo. E allora qui possiamo anche andare di esperienza personale, visto che quando Rossi iniziò ad affermarsi ero adolescente. Tra la scuola e l’università (parliamo quindi degli anni in cui uno si forma) come puoi immaginare ho avuto molti amici a cui piaceva. E io gli dicevo che era un buzzurro sballato. Rimanendo in contesto cattolico: ma che forza può avere la testimonianza di un singolo se si ritrova ad essere mosca bianca anche per l’atteggiamento dei preti? Che è il solito “esagerato”. Quanti preti, o educatori, ho conosciuto che, all’epoca, mettevano i ragazzi in guardia? Zero. Non solo: in quanti incontri parrocchiali, o degli Scout, eccetera, ti ritrovavi il prete o l’educatore schitarrante sulle note del Blasco? Io ho anche testimonianze dirette di roba simile durante un pellegrinaggio a Lourdes (su musica non di Rossi, ma non comunque edificante).
Così non solo non si mettono sull’avviso quelli, ma gli “esagerati” che non hanno una forte personalità finiscono per adeguarsi, per paura di essere emarginati.
La domanda corretta sugli spettatori di ieri è: quanti preti, magari “esperti” di pastorale giovanile, catechisti ed altri educatori erano al concerto?
http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-arriva-vasco-e-il-parroco-cancella-la-messa-20283.htm#.WVj2ioXOOEc
Posso personalmente confermare che in tutto il resto della Diocesi, le Messe NON sono state abolite…
E il Parroco di Gesù Redentore… spretiamolo! 😐
Ma di un po’ Fabrizio, tu sei sempre stato “mosca bianca”?
Accidenti… tu un predestinato si allora…
Poi adesso per favore, buzzurro sballato, certo, ma non gli diamo i poteri e le colpe dell’Anticristo, perché anche lui è un “povero cristo” che non conosce Dio, con l’aggravante, ma non mi sento di fargliene un colpa, di aver avuto seguito e successo.
Poi si sa… io sono un ingenuo 😉
Ah, il “Il “Non abbiate paura” di ieri sera, seppure impallidisca difronte a quello di Giovanni Paolo II non era riferito a “(di ubriacarvi e fare i porci comodi vostri)”, quanto a “di uscire di casa” (andare ad un concerto, ad esempio), riferito ai recentissimi e tragici avvenimenti accaduti ad altri concerti.
Messaggio molto “laico”, magari risibile, ma che altro si potrebbe pretendere viste le basi e le premesse?
Ma mi fermo qui, perché in due e due quattro mi potrei trovare ad essere accusato di essere un fan del Blasco che lo difende d’ufficio (figuriamoci…).
E chi lo sa?
E magari da quello che sembra essere un male assoluto, sapranno trarre un bene superiore…
“Cos’è: sono predestinati? Oppure – fatta salva la loro responsabilità personale – non sono toccati anche per colpa di chi non è più capace di parlare loro in senso escatologico, ma pensando di rendersi “più popolare” ha abbassato il tiro sempre di più?”
Non esiste che “per colpa di qualcuno” la Grazia di Dio non tocchi chi vuole toccare.
“Fai benissimo a notarlo. Infatti…”
😉
Scusa, Costanza, ma c’è un motivo particolare per cui i miei interventi, tutti, anche quelli più tranquilli, vengano tenuti a bagnomaria, poi magari pubblicati, mentre nel frattempo vengono pubblicati quelli di molti altri , magari più pepati dei miei?
Che posso fare per uscire da questa censura preventiva a tempo ?
Cioè, ne posso uscire in qualche modo ?
Così è difficile dialogare per me.
Ma senza intervenire, solo da lettrice super-affezionata, campo bene lo stesso, eh !
La moderazione su questo blog interessa tutti i commentatori non “storici”. Tutti gli altri preferisco tenerli in moderazione finché non li conosco meglio, perché non posso seguire le discussioni con continuità (a questo è dovuto il ritardo nell’approvazione). Da adesso i tuoi commenti sono senza moderazione. Saluti
Admin
@Giovi forse non sei “commentatrice assidua” (o la memoria mi inganna) e quindi per un breve periodo potresti trovarti in moderazione…
Abbi pazienza che tra poco sono convinto tutto si sistema… 😉
Ah ecco… già te lo diceva admin, mentre lo scrivevo 😉
Grazie ! Un abbraccio.
Presto fatto:anche Paola ha motivato la sua tesi, giusta o sbagliata che sia.
Fraser, non ciurlare nel manico. Io ho scritto:
“Trolleggiare” in un contesto dove la gente discute indica anche chi ripete ossessivamente una cosa, non curandosi delle obiezioni degli altri e non modificando le proprie successive osservazioni per tenerne conto. Non è solo “i medici devono decidere”; poi osservo che negli ultimi commenti si sollevano motivazioni economiche (l’ospedale non avrebbe vantaggi economici con la sua linea: e ne abbiamo già discusso: non ha prospettato un punto di vista diverso); argomenti di superiorità morale (dovremmo fidarci dei medici a priori) e anche delle falsità, come l’affermazione categorica sull’inefficacia delle cure proposte da altri luminari (e ne abbiamo già discusso). Ce n’è abbastanza per giustificare il termine che ho usato.
Il succo della questione “troll” non sta sul “motivare la tesi”, ma sul “non tenere conto delle obiezioni degli altri”, eccetera. Io ci ho messo tre secondi ad elencare i punti cui ha espresso osservazioni sollevate già da altri e a cui qualcuno aveva già dato risposta, che ha riproposto senza variazioni. Se per te è “presto fatto”, basteranno tre secondi anche per elencare i miei. Attendo.
“Ma di un po’ Fabrizio, tu sei sempre stato “mosca bianca”?”
Siccome “mosca bianca”, preso nel senso letterale, non ha implicazioni né buone né cattive, né di superiorità né di inferiorità morale, posso dire di sì: sempre stato. Moderato da ragazzino, poi sempre più incazzato man mano che avanza la maturità, come è opportuno che sia (si può incazzare in modo proficuo solo chi ha esperienza, non uno sbarbatello).
È un problema? 🙂 In ogni caso, sulle questioni personali – a meno che non servano come base per altri ragionemnti – si va off-topic.
ma non gli diamo i poteri e le colpe dell’Anticristo,
Qui sei molto fuori comprensione di quello che stiamo dicendo. Nessuno è entrato nelle questioni private di Vasco Rossi. È probabile che il 90% di quello che ha detto e fatto sia suggerito dagli spin-doctor, quindi non sto facendo nessuna valutazione su chi abbia delle responsabilità. Ma il messaggio è oggettivamente anti-cristico, per via del contesto: non abbiate paura di scendere in piazza e ubriacarvi. Oppure, cito lumpy: “Conta solo aprire la bocca, fare uscire un suono, stare tutti insieme a guardare le lucine e poi scattarsi un bel selfie..”. Come al Bataclan, come da Ariana Grande… non ripeto cose che ha già scritto lumpy.
Quanto al molto peggio… certo. Leggendo gli ultimi commenti vedo che di fatto lo hai scritto anche tu, quindi sintetizzo per capi estremi e butto parte delle cose che stato scrivendo. Ieri abbiamo visto una Woodstock cinquant’anni dopo. All’epoca era considerata roba da depravati ai margini della società. Oggi l’abbiamo vista in full-hd, non in filmati amatoriali sfocati: perché era “degna” della diretta RAI. Mamma RAI. Quella che cinquant’anni fa (giustamente) si preoccupava delle gambe delle Kessler. Se – almeno per ora – nel resoconto di ieri si sono viste solo ragazze seminude (e quindi già siamo andati oltre i selfie) è perché gli alcolici sono stati sequestrati all’ingresso, ma solo perché qualche prefetto si è preso strizza di bombe o masse schiacciate come a Torino: non certo per motivi di morale. E questa nuova Woodstock altro non è che la norma dei “concerti” che vengono tenuti su scala industriale in tutto il mondo. Per non parlare delle “movide” settimanali e dei rave party. Quello che era la trasgressione è diventato il modello di vita. E il fatto che ci fossero anche cinquanta/sessantenni, mentre a Woodstock erano tutti giovani, vuol dire che ci sono disgraziatamente non solo genitori, ma anche quasi nonni con quella mentalità. Certo che a questa gente non frega niente di Charlie.
PS Anche sul concerto di ieri, almeno per ora… gerarchia zitta. Se non peggio.
“Qui sei molto fuori comprensione di quello che stiamo dicendo. Nessuno è entrato nelle questioni private di Vasco Rossi.”
Tutto è possibile, ma non credo.
Infatti neppure io intendevo “entrare nelle questioni private di Vasco Rossi”, ma di questo avvenimento ne facevo paradigma (come credo anche Lumpy l’abbia introdotto e non perché ce l’ha con Vasco…) e il mio commento (o commenti) rimane tale (o tali).
Poi se lo (o li) trovi fuori della comprensione generale, posso solo prenderne atto 😉
Sul blog di don Mauro Leonardi è stato riportato l’articolo della dottoressa cattolica linkato qui da Paola. Don Leonardi da bravo prete mondano ovviamente è per “l’eutanasia caso per caso” fatta passare come “opposizione all’accanimento terapeutico”, ma quello che ho trovato interessante sul suo blog è stato un commento lasciato da una certa “Ella Ella”:
«Ho letto l`articolo e non concordo con nessun punto sviluppato dalla dottoressa. Faccio parte di Charlie’s Army, la pagina gestita da moderatori della famiglia di Charlie. Connie e Chris, i genitori del bambino, sono membri e seguono tutto quello che viene detto e mamma Connie viene spesso a commentare. Ho seguito tutte le interviste di Connie e Charlie non ha nessun tubo nella trachea. E` stabile, cresce e risponde al solletico ai piedini quando lo vogliono svegliare si fa capire se ha il pannolino pieno. Se staccheranno quella ventilazione, mamma Connie, ha spiegato che soffocherà. Non è omicidio questo? Vogliono usare Charlie come apripista per l`eutanasia, così potranno dire: l`abbiamo fatto con Charlie, lo possiamo fare con altri bambini. Il caro ospedale ha tenuto nascosto le risonanze magnetiche che attestano che non vi è nessun danno cerebrale mentre in corte hanno sempre sostenuto che il bambino ha dei danni. Sono saltate fuori ieri grazie ad una persona vicina alla mamma. Connie aveva mandato queste risonanze a questa persona a gennaio, prima che cominciasse la trafila giudiziaria e ha sempre saputo che il cervello di suo figlio non era danneggiato. Solo che durante le udienze i genitori hanno dovuto fare un giuramento di non divulgare materiale riguardante il bambino, tra cui esami. Ma Connie in tv ha sempre detto “mio figlio non ha nessun danno cerebrale”. Adesso molte persone stanno cercando di denunciare il fatto. E` stabile. Succhia il ciuccio e vi è anche un video in cui ciuccia e foto di lui con il ciuccio. La cura sperimentale, sempre affermato da Connie ,non avrebbe alcun effetto collaterale. E` una polvere che verrebbe mischiata nel latte artificiale e data oralmente. I medici americani sono dalla loro parte. Vogliamo parlare di Alfie Evans, il prossimo bambino della lista, ricoverato in un ospedale di Liverpool, da mesi che ha avuto diverse crisi epilettiche e i medici non sono in grado di fare una diagnosi e hanno chiesto parere allo stesso ospedale dov`è ricoverato Charlie e volete sapere cosa gli ha consigliato? Di staccare la spina! Per mancanza di diagnosi stacchiamo la spina! E` vero, sicuramente questi poveri bambini non possono produrre ed essere efficienti per l`economia e gli ospedali non vogliono buttare i soldi per questi “vegetali”, quindi facciamoli fuori. Se staccano la spina e questi muoiono, non è eutanasia? Non è omicidio? Per Alfie, state pronti che partirà la trafila giudiziaria come Charlie perché l`ospedale ha già detto che li porterà in corte e papà Thomas già si è cercato l`avvocato. Anche per Alfie esiste Alfie’s Army. Questa è follia. Cosa ne ricavano i medici ad agire cosi? A far proliferare le ideologie sull`eutanasia. Sono stata anche io studentessa universitaria, si sa negli atenei di quali ideologie ci si ubriaca. Non è questo in fondo ciò che vogliono far passare, l`eutanasia nei vari governi del mondo? Beh si inizia con uno e poi si arriva a tutta la popolazione. La invito caldamente a venire a Charlie’s Army e fare quattro chiacchiere coi moderatori e mamma Connie.»
https://mauroleonardi.it/2017/07/01/lettera-di-alessandra-rigoli-perche-con-charlie-si-scivola-nellaccanimento-terapeutico/
Don Leonardi è stato ampiamente sconfessato anche dai suoi stessi followers (basta leggere i commenti su FB sotto gli ultimi post!)….a tirare troppo la corda, prima o poi la corda si spezza!
Sì, è vero Carlo Bianchi, ma don Vanesio sta cercando disperatamente di raccattare commenti favorevoli all’eutanasia del piccolo Charlie e forse prima di notte riuscirà nell’intento, ma resta nero su bianco che anche i suoi followers più partigiani arretrano davanti al mistero presente in quel bambino !
Beh ma, mi chiedo io, se questa cura degli americani era così azzeccata, perché non sono venuti gli ameritani a farla a Londra? Un bambino con quella malattia può bere latte artificiale dal biberon e ha la forza di ciucciare il ciuccio? Ha la forza di piangere? Ha la forza di muovere un solo muscolo del suo corpicino che fossero solo i polmoni? Beh se le cose stanno così chiedo scusa dell’errata valutazione, mi associo anch’io al popolo che dice che in Inghilterra i dottori sono tutti assassini, i giudici sono tutti assassini, nella corte europea sono tutti assassini. O forse boh? Sono solo genitori disperati che si attaccano al tutto per tutto?
Ma , non so, Paola, credo che se ti rileggi puoi provare quei brividi che ho provato io.
Ma è il modo di confrontarsi su una questione così seria e densa di implicazioni per l’uomo ? Non stiamo parlando di squadre di calcio !
Però, devo dire che questo tuo commento è l’epilogo naturale della posizione (anti) umana che difendi con tanto furore.
@Paola
Informazioni dettagliate sulla cura sperimentale che volevano fare i genitori di Charlie al piccolo le ho trovate proprio tra gli articoli di cui tu stessa hai consigliato la lettura, mi riferisco all’articolo di don Roberto Colombo (che è ordinario di Biochimica e direttore del Laboratorio di Biologia molecolare e Genetica umana dell’Università Cattolica di Milano, professore di Bioetica alla Pontificia Università Lateranense, membro del Comitato Nazionale di Bioetica e della Pontificia Accademia per la Vita) http://www.ilsussidiario.net/mobile/Cronaca/2017/7/1/CHARLIE-GARD-Perche-negare-ai-genitori-la-terapia-compassionevole-/771774/
Riporto i passi in cui si parla della cura sperimentale per la malattia di Charlie:
«La terapia che i genitori di Charlie avevano chiesto di vedere applicata al proprio figlio, prima di arrendersi al destino di una morte causata dall’aggravamento del suo quadro clinico che presto o tardi sarebbe sopraggiunto e di cui erano consapevoli perché correttamente, tempestivamente e delicatamente informati dai medici del Great Ormond Street Hospital, non è una stravagante invenzione di uno pseudo-scienziato di provincia o di un medico comune improvvisatosi luminare della clinica pediatrica, ma appartiene ad un repertorio di approcci innovativi alla terapia di alcune malattie mitocondriali di origine genetica (difetti congeniti del metabolismo di questo organello delle nostre cellule) che è già in corso di sperimentazione da alcuni anni in diversi centri clinici e va sotto il nome di “trattamento con piccole molecole” (small-molecule treatment; cf. W.J.H. Koopman e altri autori, Mitochondrial disorders in children: toward development of small-molecule treatment strategies, EMBO Molecular Medicine 2016, 8: 311-327).
Di che cosa si tratta? Non è né una terapia cellulare (innesto di cellule staminali o pre-differenziate funzionali, in grado di sostituire quelle che presentano il difetto e ripristinare parzialmente o interamente la funzionalità del tessuto o dell’organo), né una terapia genica (intervento sul patrimonio genetico di alcune popolazioni di cellule in espansione del paziente per “correggere” il difetto genomico causa della malattia).
Questi due approcci, per quanto molto promettenti e forse un giorno risolutivi, sono ancora gravati da difficoltà procedurali e rischi per il paziente che, se già ne rendono problematica la sperimentazione su malati meno piccoli e in migliori condizioni cliniche, di certo avrebbero sconsigliato fortemente anche un solo tentativo sul piccolo Charlie, tentativo che sarebbe risultato clinicamente inappropriato ed eticamente inaccettabile (anche con l’improbabile assenso dei genitori, adeguatamente informati sui rischi). Nel caso in questione, ci troviamo invece di fronte alla somministrazione di precursori di metaboliti naturali — chiamati nucleosidi — ordinariamente presenti nelle cellule del corpo di ciascun individuo fin da prima della nascita e per tutta la vita, che sono però carenti nei mitocondri dei pazienti affetti dalla sindrome da deplezione del Dna mitocondriale che ha colpito il bambino britannico. L’idea — tutt’altro che bizzarra (sta alla base di altre terapie metaboliche già applicate con successo nel caso di differenti malattie ereditarie rare) — è quella di “scavalcare” (bypass) il blocco enzimatico creatosi nelle cellule dei malati facendovi arrivare dall’esterno il metabolita di cui esse hanno bisogno per funzionare correttamente. Per questa ragione, la terapia che era stata proposta per Charlie viene chiamata “terapia di bypass nucleosidico”.
La “terapia di bypass nucleosidico” non è certo una terapia ordinaria, convenzionale e supportata da definite evidenze obiettive di efficacia riscontrate clinicamente su un numero di pazienti che presentano una deplezione del Dna mitocondriale. Essa appartiene però ad una serie dei cosiddetti “trattamenti con piccole molecole” che seguono la strategia di bypass metabolico per le malattie genetiche mitocondriali, trattamenti già giunti in fase I, IIa, IIb o III della sperimentazione clinica, registrati come Clinical Trials presso i National Institutes of Health (NIH; Bethesda, Maryland, Usa) — l’equivalente, fatte le debite proporzioni, del nostro Istituto Superiore di Sanità —, e che hanno avuto l’approvazione di un Comitato scientifico ed etico (IRB). Di certo, la numerosità dei pazienti arruolati in questi studi è molto ridotta (una o poche decine al massimo), e non raggiunge i “grandi numeri” della statistica degli studi clinici su malati affetti da malattie più comuni: ma questo è un limite intrinseco (ed accettato dai ricercatori e dai revisori dei loro protocolli) legato alla condizione di “malattia rara” o “rarissima” di queste patologie.
I dubbi e i problemi da risolvere per lo sviluppo della terapia metabolica con piccole molecole restano, primo fra i quali la capacità di queste molecole di entrare efficientemente nei mitocondri passando attraverso la loro doppia membrana una volta che siano state incorporate dalle cellule dei pazienti. Ma non si tratta certo di una cura senza fondamento scientifico, biologicamente o clinicamente azzardata e rischiosa, attuata da incompetenti o malintenzionati, e neppure effettuata presso centri clinici privi di qualificazione ed autorizzazione. Non ci troviamo di fronte ad un nuovo “caso Stamina” o — andando più indietro nella storia del nostro Paese — a nuovi casi “Di Bella” (1998) o “Bonifacio” (1969). Infine — ma non meno rilevante — è la constatazione della scarsa tossicità delle molecole utilizzate per questo tipo di terapia sperimentale: esse non sono dei “farmaci di sintesi” (composti chimici dalla struttura e dalle proprietà differenti dalle molecole naturalmente presenti nel nostro corpo), ma dei metaboliti (o derivati di essi, che in essi si trasformano una volta entrati nel nostro corpo) ordinariamente presenti nelle cellule umane a qualunque età.
3. Ci possiamo ora chiedere quali ragioni abbiano indotto medici competenti, esperti e umanamente attenti quali quelli del Great Ormond Street Hospital a negare ai genitori di Charlie la possibilità di quest’ultimo tentativo terapeutico — straordinario e non clinicamente né eticamente obbligatorio, ma neppure medicalmente e moralmente indecente — prima di affidare il loro piccolo figlio nelle mani di un Altro.
Una prima risposta potrebbe risiedere nella considerazione che non si sono trovati di fronte ad una terapia validata, ad un “farmaco” di uso consolidato, clinicamente testato per il tipo di patologia presente nel bambino. E, dunque, hanno ritenuto che questo tentativo non fosse appropriato, almeno secondo i canoni della farmacologia clinica di uso prevalente. Ma esiste anche un altro impiego dei farmaci — straordinario e limitato a casi eccezionali, quali quello di malati affetti da forme inguaribili di tumori, malattie degenerative o sindromi rare — che viene chiamato “uso compassionevole” (in inglese: compassionate use, expanded access, o pre-approval access). Esso prevede la possibilità di impiegare un farmaco (di sintesi oppure naturale) che non ha ancora superato la fase clinica di sperimentazione, e non è ancora stato approvato per l’impiego ordinario in medicina, anche in pazienti che non possono essere regolarmente arruolati nel protocollo di sperimentazione di questo preparato a motivo delle condizioni cliniche in cui versano o del loro veloce aggravarsi, o perché non soddisfano tutti i requisiti per l’inclusione tra i soggetti eleggibili, oppure perché non hanno accesso alla struttura sanitaria dove si svolgerà la sperimentazione controllata. Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (Fda) ha emanato regole precise per questo “Programma di Accesso Allargato” (Eap) a farmaci non ancora in distribuzione e la cui sperimentazione controllata non è disponibile a tutti i potenziali beneficiari, e simili regole esistono anche in Europa. Secondo quanto affermato dalla dottoressa Vikki A. Stefans afferente a questa struttura, proprio la stessa “terapia di bypass nucleosidico” è stata recentemente richiesta all’autorità competente dall’Arkansas Children Hospital (Little Rock, Arkansas, Usa) per uso compassionevole nel caso di due pazienti affetti da deplezione del Dna mitocondriale.
Una seconda risposta potrebbe essere legata ad una valutazione di un troppo elevato rapporto tra il rischio della “terapia di bypass nucleosidico” ed il beneficio per il piccolo Charlie. Se le sue condizioni cliniche si sono così deteriorate da richiedere la sospensione immediata della ventilazione meccanica e di altri supporti vitali perché la morte era imminente (situazione non evidente dalle informazioni disponibili al di fuori del Great Ormond Street Hospital: i genitori hanno sempre parlato di un quadro clinico grave ma stabilizzato da mesi), non avrebbe avuto nessun senso iniziare qualunque terapia. Ma se così non è, a confronto con i farmaci di sintesi già somministrati in precedenza al bambino nel tentativo di arrestare la progressione della malattia o controllarne i sintomi, che danno sproporzionato e inaccettabile avrebbe potuto provocare la somministrazione in dosi appropriate di derivati di nucleosidi che naturalmente sono presenti nelle cellule di ogni bambino della stessa età?
Una terza ipotesi può essere ricondotta alle difficoltà e al pericolo per il piccolo paziente del trasporto di Charlie dal Great Ormond Street Hospital di Londra al centro clinico degli Stati Uniti dove si sarebbe svolta la terapia proposta, e questo a causa delle condizioni cliniche in cui si trova. Un argomento ragionevole e da tenere in attenta considerazione, la cui valutazione è di esclusiva competenza dei medici curanti britannici. Ma se questa fosse l’unica ragione, perché non si sono prestati ad eseguire essi stessi questa terapia (per la quale non mancano certo al Great Ormond Street Hospital competenze d’eccellenza ed attrezzature idonee), come prevede l’uso compassionevole — anche al di fuori del centro primario di sperimentazione clinica –— di un farmaco ancora non registrato per l’uso ordinario?
Occorre fermarsi qui. Nessuno di noi — che lavoriamo al di fuori del Great Ormond Street Hospital e non siamo a conoscenza della documentazione clinica e delle discussioni tra i colleghi che hanno seguito con competenza, esperienza ed attenzione umana grande questo drammatico caso del piccolo Charlie — può avanzare con prudenza e rispetto verso tutti i soggetti coinvolti altre ipotesi esplicative a riguardo di questa sofferta e angosciante decisione e del suo epilogo. Oltre non è corretto andare, augurandoci che ulteriori elementi vengano successivamente resi disponibili per una valutazione serena e obiettiva — e non sotto i riflettori della ribalta mediatica e nel mezzo del clamore polemico — che aiuti a non ripetere eventuali errori commessi, né nel Regno Unito né altrove.»
Come vedi don Colombo ha una posizione conciliante rispetto alla decisione dei medici del Great Osmond Street Hospital, eppure anche lui deve ammettere che tra le motivazioni che possono aver spinto i medici a negare il tentativo di cura non c’è quello di possibili effetti collaterali che avrebbero procurato inutili sofferenze al piccolo. Quindi io mi chiedo: perché non tentare? Tanto morire per morire, non era più umano dare un’ultima speranza al bimbo e alla sua famiglia?
“mi associo anch’io al popolo che dice che in Inghilterra i dottori sono tutti assassini, i giudici sono tutti assassini, nella corte europea sono tutti assassini”
Ecco, mancava la frecciata velenosa in stile gauche caviar contro il popolo bue che non comprende la magnanimità di chi vorrebbe sterminarlo…
I genitori di Charlie potrebbero anche essere disperati, ma rimarrebbero in ogni caso i suoi genitori.
Piaccia o non piaccia agli altri.
Ciao.
Luigi
Lasciarla andare significa “farlo morire per asfissia?” O per “pietà” sarebbe preferibile spegnerlo con un’iniezione senza nemmeno il consenso dei genitori?
Luigi I,
quando è iniziato il dibattito su Charlie mi son detto: ci vorrà al massimo qualche giorno prima che qualcuno se ne esca con il “lasciatelo andare”. E infatti, ecco che ce lo siamo ritrovato. Cosa significa? Niente. È semplicemente la battuta archetipica di film e telefilm, generalmente insieme a primi piani tra il protagonista e il co-protagonista che gli offre il citato consiglio, con il malato sullo sfondo, lenti accordi di piano o note legate di ottoni (preferibili per poliziotti o militari). Generalmente segue scena – dopo la soppressione del malcapitato – con il protagonista che cammina da solo in un viale/una spiaggia/whatever, con del vento che spazza le foglie/smuove i capelli/eccetera, e poi il tizio/la tizia guarda l’orizzonte. Tipicamente alla morte del malato è seguita cremazione e a questo punto vengono sparse le ceneri in un posto molto bello, con il sole basso sull’orizzonte (con i colori caldi la fotografia guadagna notevolmente). Nella California meridionale è d’obbligo La Jolla.
Così come sopra si diceva che i concerti alla Vasco Rossi hanno ridotto a qualche emozione violenta ma superficiale il concetto di cantare, ballare, ascoltare musica con gli amici, questo è il modo con cui i media, per martellamento, hanno ridotto il modo di affrontare la morte. Quattromila anni di tradizione giudaico-cristiana buttati nel cesso, e dovremmo anche farci insegnare da questi qua.
il sussidiario continua a riportare interventi belli e brutti
Se lo fa Il Foglio o La Verità, mi sta bene, perché non sono giornali cattolici. Da un giornale cattolico non mi aspetto una cosa del genere, specialmente se gli interventi sono presentati alla pari. È come dicevo sopra: è una pseudo-Chiesa che insegna che ci sono varie opinioni, ma rinuncia a dire che la sua non è un’opinione come le altre, che il bene oggettivo non è scegliere “secondo coscienza” l’opinione che pare più soddisfacente, ma amare ed obbedire alla Legge di Cristo. Ripeto, casomai qualcuno tornasse ossessivamente su “il problema è complesso”: quelle interviste insinuano che un magistero tecnocratico possa essere considerato alla pari o addirittura sopra il Magistero. Su questa cosa non c’è alcuna discussione possibile da fare. Un giornale veramente cattolico non può non spiegarlo chiaramente.
Solo che durante le udienze i genitori hanno dovuto fare un giuramento di non divulgare materiale riguardante il bambino, tra cui esami.
Beatrice, il pezzo che hai riportato è una bomba, sia per la frase che ho citato, sia per altre. Come al solito ci stanno anche raccontando grandi balle? Spero che qualcuno verifichi e riporti la cosa, eventualmente, in primo piano.
In ogni caso, questi dettagli aggraverebbero la condotta dei medici e dei giudici e indicherebbero una manipolazione mediatica; ma anche se le cose non fossero come è stato descritto, il problema non si sposterebbe di un millimetro. Nessun pietismo può giustificare la supremazia dello Stato in una decisione di morte.
Cioè fatemi capire…
Avrebbero fatto fare un giuramento in tribunale? Cioè il giudice lo ha imposto?
Ho lo hanno imposto i rappresentanti dell’ospedale (con giudice ovviamente consenziente)?
O avevano fatto firmare carte (contratti/impegnative) vincolanti ai Genitori in ospedale?
Cmq questioni non “secondarie”…
Beh ma, mi chiedo io, se questa cura degli americani era così azzeccata, perché non sono venuti gli ameritani a farla a Londra? Un bambino con quella malattia può bere latte artificiale dal biberon e ha la forza di ciucciare il ciuccio?
Se non fosse una vicenda tragica, qui saremmo sul comico. Sai, gli americani non hanno altri pazienti da seguire, quindi possono benissimo prendere tutti l’aereo, portarsi dietro tutta la strumentazione per preparare l’alimento, mettersi d’accordo con i medici inglesi per fare le analisi giuste (questi, così flessibili da non permettere neanche al malato di morire a casa, sarebbero subito d’accordo), eccetera.
Aggiungo altro commento di esperto, intervista della La Nuova Bussola Quotidiana a Piero Santantonio, Presidente di Mitocon Onlus che da dieci anni si occupa di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla ricerca per le malattie mitocondriali.
“Un bambino piccolissimo come Charlie potrebbe avere la possibilità di migliorare e recuperare almeno in piccola parte alcune delle funzionalità. Di questo non si è tenuto conto così come non si è tenuto conto che la famiglia a spese proprie sarebbe stata in grado di farsi carico della prosecuzione delle cure in via sperimentale”. – alla affermazione del giornalista: Eppure la sentenza della Cedu dice che i medici hanno detto che non è alcun margine di miglioramento… Santantonio risponde: “Mi permetto di dissentire. A metà giugno è appena terminato il convegno internazionale dei mitocondrologi che si svolge a Colonia ogni tre anni. Ebbene: si sono detti tutti disponibili a studiare il caso per proseguire con la possibilità di testare le terapie. E’ un abominio dire che non ci sono speranze. – Continua – La soluzione di supplementazione con nucleotidi per la sintesi delle proteine potrebbe supplire il deficit mitocondriale. Ci sono tanti studi in materia e molti risultati incoraggianti. Il problema semmai è l’opposto. Quello che non ci siano pazienti disposti a sottoporvisivi, ma questo accade in tutte le sperimentazioni medico-scientifiche. Nel caso di Charlie c’era la massima disponibilità a farlo. Ecco perché mi chiedo: perché?” – il giornalista chiede: anche in italia? – Piero Santantonio risponde: “Sì. A Firenze abbiamo seguito un caso simile, anche se non uguale, però è un caso grave che appartiene alla stessa famiglia della patologia di Charlie. Ecco perché invece dico che una speranza c’è. Lo stesso accade a Barcellona dove la supplementazione ha dato risultati concreti e incoraggianti.”
Sul Sussidiario sono totalmente d’accordo con te, Fabrizio, ma puntualizzavo che il Sussidiario continua a riportare vari punti di vista per evidenziare che non tutti i cattolici la pensano come negli articoli ( veramente pessimi ) citati da Paola.
E, in ogni caso, sempre meglio del blog di don “Vanesio” Leonardi, in cui ( accanto a messe e rosari, tipo specchietti per le allodole ) si esalta tutto ciò che la Chiesa ha sempre avversato , dunque articoli su articoli sempre e comunque a sostegno di eutanasia, compravendita di bambini, rapporti omosessuali , blasfemie varie e contro quei cattolici che hanno conservato la fede e che vengono ridicolizzati come “seri” e accettati ed usati solo per movimentare il dibbattito, con due b, e trattati da paria , alla faccia del dialogo e della misericordia!
E certo fa pensare che don Mauro Vanesio Leonardi continui a scrivere sul Sussidiario, pur spargendo altrove, sempre in pubblico, pettegolezzi cattivi su Cl.
Segnalo luminoso e profondo intervento del decano dei bioeticisti e Presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita cardinale Elio Sgreccia.
http://www.ildonodellavita.it/card-sgreccia-10-punti-critici-sul-caso-del-piccolo-charlie-gard/
E’ tutto da leggere, qui mi limito a indicare questi passaggi fondamentali:
“L’inguaribilità non può mai essere confusa con l’incurabilità: una persona affetta da una male ritenuto, allo stato attuale della medicina, inguaribile, è paradossalmente il soggetto che più di ogni altro ha diritto di chiedere ed ottenere assistenza e cura, attenzione e dedizione continue: si tratta di un fondamento cardine dell’etica della cura, che ha come principali destinatari proprio coloro che versano in uno stato di vulnerabilità, di minorità, di debolezza maggiore.
E Charles rappresenta paradigmaticamente l’esempio di chi ha diritto di essere assistito in ogni fase della sua malattia, in ragione dello stato di necessità, legato all’età e alla malattia, che vive. Il volto umano della medicina si manifesta proprio nella pratica clinica del “prendersi cura” della vita del sofferente e del malato.
Il diritto ad essere continuativamente oggetto, o meglio ancora, soggetto delle attenzioni e delle cure da parte di familiari e non, risiede nella dignità di cui una persona umana, anche se neonata, malata e sofferente, mai cessa di essere titolare. È l’essere sostanziale dell’uomo e le sue potenze che fondano questa dignità, non solo le sue concrete ed accidentali attualizzazioni. Questo è quello che si intende per “dignità puramente ontologica della persona”, uno status che prescinde completamente dalla facoltà di utilizzare attivamente le facoltà squisitamente proprie di un essere razionale, bastando che le stesse esistano come potenzialità attuali ed eventualmente attuabili dell’essere razionale medesimo.
Il principio del migliore interesse del minore, che le Carte internazionali pongono al centro dei meccanismi di tutela degli stessi e che le stesse Corti inglesi hanno assunto a giustificazione cardine delle loro decisioni, crediamo difficilmente implichi, o meglio, legittimi una forma di EUTANASIA passiva come quella che si è deciso di praticare sul piccolo Charlie. Crediamo che il suo migliore interesse vada nella direzione di assicurargli un’esistenza il più possibile degna, mediante una opportuna strategia antalgica che permetta di tenere sotto controllo il dolore, se davvero dovesse risultare non possibile percorrere la strada di accedere al protocollo sperimentale già in corso negli USA.
Di più ancora inquieta la leggerezza con cui si accetta il paradigma della qualità della vita, ovvero quel modello culturale che inclina a riconoscere la non dignità di alcune esistenze umane, completamente identificate e confuse con la patologia di cui sono portatrici o con le sofferenze che ad essa si accompagnano.
Giammai un malato può essere ridotto alla sua patologia, giacché ogni essere umano non cessa, un solo istante e ad onta della sua condizione di malattia e/o di sofferenza, di essere un universo incommensurabile di senso che merita in ogni istante l’attenzione china di chi vuole incondizionatamente il suo bene e non si rassegna a considerare la sua come un’esistenza di serie B per il solo fatto di versare nel bisogno, nella necessità, nella sofferenza. Un’esistenza alla quale si farebbe un favore cancellandola definitivamente. E questo vale tanto più nel caso di quanti non possono, o non possono più, esprimere quelle che sono e quello che sentono, come nel caso del piccolo Charlie.
Nella trasparenza delle posture schizofreniche implicate da questi nuovi paradigmi culturali, si può cogliere l’ambivalenza… di chi pensa a tutelare la dignità della vita di un soggetto, negandogli la vita stessa, che è il fondamento principe non solo della dignità dell’uomo, ma di ogni altro riconoscimento che possa essere fatto a suo favore. L’ambivalenza di chi si batte per la difesa giudiziaria, istituzionale, internazionale dei diritti dei più deboli, nella cornice di ordinamenti democratici, e poi accetta di buon grado di veder legalizzata o giuridicizzata l’eutanasia, praticata finanche sui più piccoli, sui più deboli, sui più bisognosi.”
http://www.ildonodellavita.it/card-sgreccia-10-punti-critici-sul-caso-del-piccolo-charlie-gard/
Si, luminoso e profondo… Grazie Alessandro.
Grazie a te, Bariom!
Direi che è interessante e particolarmente efficace, a livello lessicale, il termine usato da Sgreccia: “accanimento tanatologico”, chiaramente contrapposto ad “accanimento terapeutico”.
Charlie Gard, il Papa: curarlo fino alla fine.
Il direttore della Sala stampa vaticana Burke: Francesco auspica che non si trascuri il desiderio dei genitori.
http://www.lastampa.it/2017/07/02/vaticaninsider/ita/vaticano/charlie-gard-il-papa-curarlo-fino-alla-fine-DzTrJ74hcYNJyDtJU56A9O/pagina.html
Va bene, ma questo puntare sul desiderio dei genitori non mi convince: la vita di Charlie non è un bene in sé, anche se i genitori non desiderassero accompagnarlo e curarlo fino alla fine ?
Quanti Charlie, senza genitori consapevoli come questi genitori, sono stati abbandonati a se stessi negli ospedali più all’avanguardia nel mondo ?
Quante Eluane, i cui genitori preferivano vederle morte piuttosto che invalide ?
Attenzione Giovi: non è che la vita del piccolino non valga di per sè.
Gli è che siamo di fronte a una manovra a tenaglia.
Sul primo fianco agisce, appunto, il consueto odio contro la vita. Già visto e rivisto.
Ma sul secondo c’è da far passare un precedente pericolosissimo: l’inferiorità della famiglia nei confronti dello Stato (o, più correttamente, di quello che oggi viene mascherato da tale parola).
Non che non ci siano già stati esempi nella storia, come l’URSS di Stalin.
Il piano ha ora ben altra portata, però.
Oggi si “bypassano” i genitori di Charlie, sfruttando il solito caso pietoso da manuale; come ben ci ha insegnato la feccia radicale in mezzo secolo di battaglie (Torquemada, Torquemada…).
Domani, come già ampiamente minacciato, si priveranno di ogni potere decisionale sulla prole quei genitori che non acconsentano alle cure mediche obbligatorie, oppure che vogliano metter becco nei programmi educativi.
Soltanto gli stolti possono pensare che dietro al bailamme sui vaccini ci siano solo interessi medici…
Cosa ne sa un genitore rispetto a un medico, a un insegnante, a un giudice?
Niente. Via la prole, quindi, perché sia (ri)educata adeguatamente.
Magari per essere poi avviata al proficuo mercato degli organi di ricambio o delle famiglie pedofile (absit iniuria verbis!).
Pensi che mi inventi tutto? Allora leggi, solo come esempio, questi due comunicati:
http://www.orizzontescuola.it/educazione-allaffettivita-cobas-bologna-evitare-ingerenze-associazioni-genitori
http://www.orizzontescuola.it/teoria-gender-quali-modelli-educativi-lettera
Capisci?
“Indebite ingerenze nel funzionamento delle scuole da parte di sedicenti associazioni di genitori”: non sia mai che i genitori mettano il naso in quello che viene insegnato ai loro figli.
Ecco, il caso di Charlie serve anche a questo, a cominciare a togliere i bambini dalle mani di mamma e papà.
Ciao.
Luigi
Altre informazioni interessanti, che mi fanno incazzare sempre più. Leggo su Crux Now che c’è un bambino americano – con una malattia simile – che è arrivato a sei anni con la cura “sperimentale” americana, quella che sarebbe inefficace e mai sperimentata su uomini, secondo quanto ho letto da qualche parte. In realtà questo bambino americano è proprio il primo su cui è stata sperimentata la cura; e lui stesso ha espresso la sua costernazione per quanto sta subendo il piccolo Charlie:
The therapy Connie Yates and Chris Gard want to give to their son is currently being administered to Arturito Estopinian, a six-year old who continues to improve on daily doses of the therapy. His parents, Arthur Estopinian and his wife Olga, have been in “constant contact” with the Gard family.
The British paper Sunday Express reported on Saturday that Estopinian said he was heartbroken Charlie was not given a chance to try the therapy that saved their own son’s life, after he was “sent home to die” aged 18 months.
Effettivamente io lo apprendo ora, ma non è una novità, perché la famiglia Estopinian è già stata citata dalla stampa inglese ad aprile:
www . thesun . co . uk /living/3318065/arthur-olga-estopinan-arturito-charlie-gard-court-case/
E i genitori dicevano chiaramente: siamo felici di vivere negli USA e non in UK, perché sennò nostro figlio ce l’avrebbero ammazzato!
@giovi bisogna anche inquadrare correttamente il messaggio nel contesto:
1. Nel Magistero di Francesco non si trova nessun “aggiornamento” del Magistero precedente sull’eutanasia, quindi non c’e’ ragione logica di ritenere che il Papa ritenga che “la vita di Charlie non e’un bene in se”.
2. In questo caso la dicotomia e’chiaramente se sia lo Stato/morte ad avere il diritto di decidere o i genitori/vita, il piccolo Charlie non può.
Ok, Luigi ed Ola, ma la vita umana va difesa comunque, che siano o meno i genitori a decidere ! Sarà che il caso della povera Eluana mi ha segnato e lì era Stato/vita, almeno fino ad un certo punto, e genitore/morte.
Può essere che la mia considerazione sia fuori luogo, in questo frangente, chissà, ma , appunto, mi chiedevo quanti Charlie senza genitori desiderosi di curarli siano stati sacrificati nel nostro mondo. Se si pensa pure all’aborto legalizzato, credo siano tantissimi.
Grande articolo di Magdi Allam!!!
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/insieme-charlie-muoiono-anche-i-popoli-deuropa-1415401.html