Card. Sgreccia: i 10 punti critici sul caso del piccolo Charlie Gard

di Elio Sgreccia Presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita  

In queste ore drammatiche, assistiamo, dolenti ed impotenti, agli sviluppi ultimi e agli esiziali contorni che sta assumendo la vicenda del piccolo Charlie Gard, il neonato inglese di 10 mesi affetto da Sindrome dell’encefalomiopatia mitocondriale ad esordio infantile, il quale, sulla base di distinte statuizioni giudiziarie emesse da tre differenti Corti inglesi, di diverso grado, e da ultimo dalla stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dovrebbe essere accompagnato alla morte per mezzo del distacco dalla macchina che ne assicura la ventilazione meccanica e della contestuale interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali, non prima di avergli procurato uno stato di sedazione profonda.
Nei differenti gradi di giudizio, le Corti inglesi hanno ribadito che il processo di decadimento generale delle condizioni cliniche di Charlie e, con esso, il deterioramento progressivo ed inarrestabile della funzionalità degli organi che presiedono alle funzioni vitali, primi tra tutti quelli respiratori, inducono a credere che qualsiasi decisione relativa ad ulteriori azioni che prolungassero simili condizioni di vita, sarebbe da giudicare illegittima, dacché non assunta nell’effettivo, migliore interesse del piccolo, ma piuttosto volta ad aumentare, nel tempo e nell’intensità, il dolore e le sofferenze dello stesso. Quello che più sorprende è che la stessa idea di sottoporre Charlie ad un protocollo sperimentale di terapie nucleosidiche che si sta mettendo a punto negli Stati Uniti, proposta a più riprese avanzata dai genitori, è stata considerata inattuabile, meglio ancora “futile”, dai consulenti medici interpellati dai giudici, a fronte dell’esigenza, questa sì impellente, di voler dare un’esecuzione immediata e definitiva ai dispositivi unanimi delle sentenze fin qui pronunciate.

Sembra che tutto abbia concorso, negli ultimi sei mesi, a realizzare una sorta di “accanimento tanatologico” nei confronti del piccolo Charlie, una gara, da parte di giudici e medici, volta ad assicurare la soluzione più rapida possibile al suo caso, mettendo a tacere ogni rigurgito di speranza dei genitori, così come ogni spiraglio di luce sulla possibilità di successo di una terapia che, benché sperimentata solamente sui topi e per un ceppo di malattie diverse da quella sofferta dal neonato inglese, a detta dello stesso Professore responsabile della sperimentazione in corso negli USA, interpellato ad hoc dai genitori di Charlie, avrebbe potuto, almeno teoricamente, apportare benefici alle sue condizioni generali di salute. Vero è che dopo che veniva richiesta l’autorizzazione per procedere alla sperimentazione della terapia su Charlie, nel gennaio scorso, l’encefalopatia epilettica di cui soffre creava, attraverso reiterate crisi, ulteriori e gravi danni celebrali; tuttavia quello che qui si vuole discutere attiene piuttosto, e sempre, alla possibilità di decidere quando e come mettere fine alla vita di un essere umano indifeso. All’uopo, pare opportuno considerare alcuni punti critici che emergono dalla considerazione complessiva di questa vicenda, per molti aspetti paradigmatica.

1. L’inguaribilità non può mai essere confusa con l’incurabilità: una persona affetta da una male ritenuto, allo stato attuale della medicina, inguaribile, è paradossalmente il soggetto che più di ogni altro ha diritto di chiedere ed ottenere assistenza e cura, attenzione e dedizione continue: si tratta di un fondamento cardine dell’etica della cura, che ha come principali destinatari proprio coloro che versano in uno stato di vulnerabilità, di minorità, di debolezza maggiore. E Charles rappresenta paradigmaticamente l’esempio di chi ha diritto di essere assistito in ogni fase della sua malattia, in ragione dello stato di necessità, legato all’età e alla malattia, che vive. Il volto umano della medicina si manifesta proprio nella pratica clinica del “prendersi cura” della vita del sofferente e del malato.

2. Il diritto ad essere continuativamente oggetto, o meglio ancora, soggetto delle attenzioni e delle cure da parte di familiari e non, risiede nella dignità di cui una persona umana, anche se neonata, malata e sofferente, mai cessa di essere titolare. È l’essere sostanziale dell’uomo e le sue potenze che fondano questa dignità, non solo le sue concrete ed accidentali attualizzazioni. Questo è quello che si intende per “dignità puramente ontologica della persona”, uno status che prescinde completamente dalla facoltà di utilizzare attivamente le facoltà squisitamente proprie di un essere razionale, bastando che le stesse esistano come potenzialità attuali ed eventualmente attuabili dell’essere razionale medesimo.

3. L’alimentazione-idratazione artificiali mediante sondino naso-gastrico, in nessun caso potrà considerarsi come terapia. Non è tale per l’artificialità del mezzo usato per somministrarla, dato che non si considera terapia dare il latte al neonato con l’ausilio di un biberon. Non è tale per i processi per mezzo dei quali vengono prodotti questi alimenti, dacché non si considera terapia il latte in polvere, per esempio, la cui produzione ugualmente risente di un procedimento industriale lungo e completamente meccanizzato. Non lo è per il fatto che la sacca parenterale viene prescritta da uno specialista medico, visto che lo stesso acquisto del latte artificiale è subordinato a prescrizione medica del pediatra. Acqua e cibo non diventano presidi medici per il solo fatto che vengono somministrati artificialmente, quindi interromperli non è come sospendere una terapia, ma è un lasciar morire di fame e di sete chi semplicemente non è in grado di alimentarsi autonomamente.

4. L’idea cardine che fonda il consenso informato ha a che fare con il principio per cui il paziente non è mai un individuo anonimo cui vengono applicate determinate conoscenze tecniche, ma un soggetto cosciente e responsabile che deve essere chiamato a condividere la messa a punto di quanto necessario ad occasionare un miglioramento della propria salute ed eventualmente il raggiungimento di un obiettivo di guarigione e di cura. Questo implica la necessità che sia coinvolto nei processi decisionali che lo riguardano, in una relazione dialogica che eviti che si venga a trovare nella condizione di dover subire passivamente decisione e scelte altrui. La vicenda del piccolo Charlie, prova al contrario come si sia determinata nel corso del tempo una dinamica di sostanziale scollamento tra le decisioni dell’equipe medica e la volontà dei suoi genitori, come si evince emblematicamente dall’ultimo divieto loro imposto, quello cioè di poter trasportare, per veder morire, in casa loro, il proprio figlio.

5. Il divieto di sottoporre Charlie al trattamento sperimentale in nessun caso può essere giustificato facendo appello allo stato di sofferenza che lo stesso si trova attualmente a vivere. È ben possibile che la terapia sperimentale non avrebbe dato i risultati medici attesi, ma è altrettanto vero che le sofferenze di Charlie domandano un approccio palliativo integrale e sistematico che ipoteticamente avrebbe potuto accompagnarsi alla sperimentazione stessa. La preclusione dell’accesso a tali terapie, è stata motivata sia nel nome dell’inutilità prognostica delle stesse -aspetto la cui alea rientra nei parametri di incertezza assolutamente e ordinariamente propri di ogni terapia sperimentale-, sia in quello della necessità di risparmiargli quelle sofferenze ulteriori che il prolungare la vita in tali condizione avrebbe potuto generare: dunque la prospettiva anche solo remota di lasciare in vita Charlie, o addirittura di prolungare il tempo della sua vita per mezzo della terapia sperimentale, è stata aprioristicamente ritenuta una prospettiva non praticabile, nel nome della necessità di evitargli sofferenze ulteriori, e questo non per mezzo di adeguate soluzione palliative, ma per mezzo della morte indotta.

6. Il principio del migliore interesse del minore, che le Carte internazionali pongono al centro dei meccanismi di tutela degli stessi e che le stesse Corti inglesi hanno assunto a giustificazione cardine delle loro decisioni, crediamo difficilmente implichi, o meglio, legittimi una forma di eutanasia passiva come quella che si è deciso di praticare sul piccolo Charlie. Crediamo che il suo migliore interesse vada nella direzione di assicurargli un’esistenza il più possibile degna, mediante una opportuna strategia antalgica che permetta di tenere sotto controllo il dolore, se davvero dovesse risultare non possibile percorrere la strada di accedere al protocollo sperimentale già in corso negli USA. Che è poi esattamente quanto hanno ininterrottamente richiesto i genitori di Charlie fino ad oggi.

7. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha incredibilmente glissato su tutti gli aspetti contenutistici elencati fin qui ed anzi sembrerebbe essere andata oltre, assumendo una postura puramente proceduralista, nel nome del principio del margine di apprezzamento. Se da un lato ha fatto osservare, nella sentenza che reca la data del 28 giugno scorso, che le decisioni delle Corti nazionali inglesi in nessun modo integravano una violazione degli articoli 2, 6, e 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, confermando dunque la correttezza formale del loro operato, dall’altro ha ritenuto di non dover entrare nel merito della vicenda della sospensione dell’alimentazione-idratazione-respirazione artificiale nel nome di quell’autonomia sovrana degli Stati membri che li autorizzerebbe a disciplinare a piacimento i temi dai risvolti eticamente più complicati, come è il caso della praticabilità o meno dell’eutanasia passiva su un neonato. E questo ad onta del fatto che il combinato disposto degli articoli 2 e 8 della Convenzione statuisca chiarissimamente il divieto di privare deliberatamente chicchessia del bene fondamentale della vita.

8. Non è chi non veda come dietro ogni aspetto di questa vicenda, si celi, quantunque mai menzionata, un’idea di efficienza nella gestione delle risorse sanitarie che induce a disporre delle stesse in un modo che non può non generare una strisciante cultura dello scarto. In una società che annovera un fenomeno crescente di medicalizzazione delle malattie e insieme ad numero sempre in aumento di persone anziane, con il seguito di malattie degenerative che essi portano con sé, la risorse sempre più scarse destinate al sistema sanitario dai governi nazionali, alimenta una cultura aziendalistica che fa dell’efficientismo ad ogni costo il suo primario, vitale, esclusivo obiettivo, ingigantendo di conseguenza il numero di quelli che, marginalizzati a ragione delle loro aspettative di vita, sono identificati come scarti da eliminare, se possibile.

9. Di più ancora inquieta la leggerezza con cui si accetta il paradigma dellaqualità della vita, ovvero quel modello culturale che inclina a riconoscere la non dignità di alcune esistenze umane, completamente identificate e confuse con la patologia di cui sono portatrici o con le sofferenze che ad essa si accompagnano. Giammai un malato può essere ridotto alla sua patologia, giacché ogni essere umano non cessa, un solo istante e ad onta della sua condizione di malattia e/o di sofferenza, di essere un universo incommensurabile di senso che merita in ogni istante l’attenzione china di chi vuole incondizionatamente il suo bene e non si rassegna a considerare la sua come un’esistenza di serie B per il solo fatto di versare nel bisogno, nella necessità, nella sofferenza. Un’esistenza alla quale si farebbe un favore cancellandola definitivamente. E questo vale tanto più nel caso di quanti non possono, o non possono più, esprimere quelle che sono e quello che sentono, come nel caso del piccolo Charlie.

10. Nella trasparenza delle posture schizofreniche implicate da questi nuovi paradigmi culturali, si può cogliere l’ambivalenza di chi, nel rivendicare la libertà di accesso totale ed indiscriminata all’eutanasia, basandola sull’esclusivo predominio dell’autonomia individuale, nega allo stesso tempo quell’autonomia decisionale in altri casi, come quello in esame, dove si ritiene che siano legittimati a decidere i soli medici, senza coinvolgimento alcuno dei genitori. L’ambivalenza di chi pensa sia giusto che i medici versino nella condizione di poter elargire ancora un margine di tempo ai genitori per consentire loro di elaborare il distacco dal figlio, permettendogli così di permanere in sua compagnia, e non pensa invece a quanto lo necessiterebbero le madri surrogate che vengono deprivate dei loro feti, subito dopo la nascita, per assecondare i desideri dei relativi “locatori di ventre”. L’ambivalenza di chi pensa a tutelare la dignità della vita di un soggetto, negandogli la vita stessa, che è il fondamento principe non solo della dignità dell’uomo, ma di ogni altro riconoscimento che possa essere fatto a suo favore. L’ambivalenza di chi si batte per la difesa giudiziaria, istituzionale, internazionale dei diritti dei più deboli, nella cornice di ordinamenti democratici, e poi accetta di buon grado di veder legalizzata o giuridicizzata l’eutanasia, praticata finanche sui più piccoli, sui più deboli, sui più bisognosi.

 

fonte: ildonodellavita.it

79 pensieri su “Card. Sgreccia: i 10 punti critici sul caso del piccolo Charlie Gard

  1. Betta

    Questa vicenda è davvero emblematica della schizofrenia della nostra società e dei medici che si vogliono arrogare il ruolo di custodi della sapienza sul destino dell’uomo. Che idioti!!!

  2. Emanuele

    Che dire, Costanza, ormai la bestia è sciolta dalle catene…
    Pensa, mi hanno detto che sono un sadico che vuol far soffrire poveri bimbi… Ma cavolo, lo faranno morire soffocato, una delle peggiori morti (ed infatti il soffocamento è usato come tortura).

    Stesso trattamento per la povera Eluana, fatta morire di sete.

    Poveri i nostri figli, che mondo gli lasciamo.

    1. procopio

      Ammantano sempre le loro egoistiche scelte con propositi caritatevoli. Come giustificare l’eutanasia o l’aborto selettivo, altrimenti? Il Card. Sgreccia e’ stato molto chiaro ed esaustivo.

  3. Giuseppe Reato

    Il nemico dell’uomo pensava di di risolvere il problema uccidendo Gesù con tanto di processo istituzionale , mediatico. Non ci è riuscito. Anzi si è smascherato come il vero nemico dell’umanità, odiandola , come anche in questo caso. Ma nulla va perduto , il sacrificio redime, “venga il tuo regno !” , mistero dell’amore. Amen.

  4. Voglio fare un discorso terra – terra. Anche ammesso che la terapia perseguita dai genitori fosse solo accanimento terapeutico, che gliene importa ai medici se essi vogliono dedicarsi anima e corpo a curare il loro infelice bambino fino a che non fosse morto naturalmente? Ha ragione Betta: da un lato stiamo assistendo a certo strapotere dei medici, dall’altro alla loro demonizzazione quando le cose non vanno come vorrebbe il paziente.

  5. PieroValleregia

    salve
    il “mentore” di Macron, il nuovo presidente francese, il massone Attali disse che l’unica libertà concessa all’uomo moderno sarà il suicidio …
    saluti e buona settimana
    Piero e famiglia

  6. Elisabetta

    Quello che vorrei capire, perche’ non mi e’ chiaro da tutto quanto ho letto, e’: ammesso che la terapia sperimentale sia veramente inutile, questo bimbo perche’ non puo’ essere lasciato vivere nelle condizioni attuali fino a che la morte sopraggiungera’ per l’evoluzione della patologia, naturalmente con le opportune terapie antidolore perche’ non soffra? Che cosa osta, secondo medici e giudici? O forse la prospettiva e’ che la patologia non evolvera’ velocemente verso la morte? Non vorrei giudizi, ma una informazione tecnica, se qualcuno l’ha capita. Grazie

  7. Elisabetta

    La seconda domanda che ho, e sempre chiedo una risposta tecnica se qualcuno la ha: come e’ possibile che ai genitori non sia permesso di portare via dall’ospedale il proprio figlio, naturalmente in condizioni di sicurezza (con un’ambulanza in una eventuale atra struttura anche all’estero). Che io sappia, qui in Italia puoi sempre firmare ed uscire da un ospedale anche contro il parere dei medici. Come e’ possibile legalmente una simile coercizione?

    1. Domanda che ho già posto anch’io ma che non sembra trovare risposta… L’impressione é che il bimbo sia divenuto l’oggetto del contendere e che sia finito per essere sotto tutela (o sotto sequestro) dello stesso Ospedale… Come dire, il Tribunale ha deciso che “ci pensa” l’Ospedale é adesso é “roba”sua. Detto brutalmente, un po’ terra terra, ma è l’impressione che se ne ricava, anche perché come ho già detto in altro commento, ai Genitori oggi non mancherebbero neppure i mezzi per avere tutta l’attrezzatura di assistenza necessaria a domicilio. (saranno preoccupati che i Genitori scappino col bambino sottraendolo all’ordine del tribunale…) 😐

      1. il Tribunale ha deciso che “ci pensa” l’Ospedale é adesso é “roba”sua.
        Esatto. In altri termini: se viene legalizzata forma d’omicidio di Stato, non c’è da sorprendersi che sia legalizzato il sequestro di persona di Stato.

        saranno preoccupati che i Genitori scappino col bambino sottraendolo all’ordine del tribunale…
        Perché infatti, forse ce lo siamo dimenticati, una cosa simile già accadde due anni fa:

        www . repubblica . it /cronaca/2015/03/24/news/_il_nostro_ashya_e_guarito_la_favola_del_bimbo_in_fuga_per_curare_il_cancro_ora_divide_gli_scienziati-110321450/

        Simile nel senso che molte questioni mediche (con i corrispettivi etici) erano diverse : ma i genitori forse già intuivano come avrebbe potuto andare a finire se avessero percorso le vie legali.

      2. blaspas59

        In questi casi dovrebbero mettersi d´accordo genitori e medici. Siamo arrivati ai tribunali perche non lo fanno. Se avesse il giudice deciso che i genitori avevano ragione si sarebbe contenti che medici siano obbligati ad applicare una terapia che non vogliono?
        I genitori dovrebbero essersi trovati altrimedici disposti ad andare a prendere Charlie e portarselo al loro reparto ospedaliero ancora non ho sentito di nessuno. E non basta un prete dicendo che lo riceverebbero al Gemelli, deve essere un medico che va la e si prende la responsabilitá di portarselo a Roma.

        1. Corrado

          Fai un po’ di confusione. L’ospedale disposto ad accogliere Charlie c’è, è negli Stati Uniti. L’ospedale italiano disposto altresì ad accoglierlo non è il Gemelli, ma il Bambin Gesù. E non è un prete ad avere dichiarato la disponibilità, ma la dottoressa Mariella Enoc, medica e presidente dell’Ospedale cattolico, la quale, prima di pronuciarsi, si è ovviamente consultata abbondantemente con gli specialisti dell’Ospedale. Ma informarsi meglio è tanto difficile?

    2. Enrico Turomar

      Visto che la preoccupazione dei medici è quella di non far soffrire il bambino, l’unico motivo è che abbiano ritenuto il suo spostamento a casa apportatore di maggiori sofferenze rispetto al permanere in ospedale.

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  9. Luigi

    Poiché è rimasta in sospeso una domanda di Giovi, dal precedente articolo sul caso di Charlie, la riprendo velocemente qui:

    “Ok, Luigi ed Ola, ma la vita umana va difesa comunque, che siano o meno i genitori a decidere!”

    Certo. E chi ha affermato il contrario?
    Il problema è che ci troviamo di fronte a un salto di qualità.

    Con l’aborto, da te richiamato, esisteva pur sempre la “foglia di fico” della decisione di un genitore (dico uno perché, come noto, il padre si trova da tempo privato della effettiva potestà genitoriale. Ma a molte donne questo andava bene, per cui “zitte e mosca”).
    Lo Stato, cioè, poteva pur sempre dire “è la madre che lo chiede”.

    Non che questo rendesse il tutto lecito, sia chiaro.
    Lex iniusta vel turpis non est lex.

    Qui, invece, oltre al resto abbiamo anche l’esplicito dissenso dei genitori.
    Lo Stato getta allora la maschera. Se ne frega bellamente di cosa essi pensano.
    Lo Stato ovvero, ripeto, ciò che oggi si indica con tale termine.
    Il Leviatano sorge dalle acque, divorando tutto ciò che incontra sul suo cammino.

    Nell’ottica anticattolica, i figli sono troppo importanti perché ne siano lasciate cura ed educazione ai genitori; i quali, di fronte agli “esperti”, sono considerati al più dei simpatici dilettanti.
    Ecco il motivo del gender nelle scuole. Ecco perché Charlie deve morire adesso.
    Come dicono i francesi, tout se tient.

    Charlie, ormai è assodato, avrebbe potuto vivere fino all’esito finale della malattia (quale che fosse).
    Il problema è che non deve essere così.
    Come noto, infatti, non solo è stato vietato il trasferimento negli USA, per un estremo tentativo di cura. È stato proibito anche il rientro a casa, o perfino il ricovero in un centro di “accompagnamento” alla morte.
    Poi ci si stupisce di quei genitori che cominciano a diffidare della scienza ufficiale.
    Non a caso, monsignor Sgreccia parla di “posture schizofreniche”…

    Ciao.
    Luigi

    1. Però Luigi, pongo provocatoriamente un caso pur essendo assolutamente in linea con quanto dici. Testimoni di Geova: sottraggono un loro figlio a trasfusione di sangue per i nori motivi quando questa potrebbe salvare la vita al figli. Tralasciando gli aspetti medico-scientifici, tutti (credo noi compresi), vedrebbero non solo buono, ma necessario, l’intervento dello Stato… Chiedo: é un paragone così sballato? E se non lo é come ci si pone?

      1. Kosmo

        il problema è proprio che è venuta a mancare l’etica professionale dell’ordine medico, influenzata dalla perdita dell’etica da parte dello stato.
        Vent’anni fa, non avrei avuto problemi a lasciare una persona cara in ospedale, certo che avrebbero fatto di tutto per salvargli la vita.
        Adesso devi preoccuparti che non ti “terminino” il nonnino novantenne mentre sei a casa a riposarti un po’

      2. sottraggono un loro figlio a trasfusione di sangue per i nori motivi quando questa potrebbe salvare la vita al figli
        Ci ho pensato anch’io, e penso che ci abbiano pensato in molti.

        Innanzitutto c’è una differenza: in quel caso forzare la scelta dei genitori sarebbe pro-vita e non pro-morte.

        Comunque alla fine esisteranno sempre casi limite non codificabili in una regola generale. In quanto casi limite, non devono distrarci dal punto fondamentale. Il modo per risolvere poi i conflitti relativi ai testimoni di Geova è convertirli. Non è una boutade: faccio presente che parliamo di problemi morali, e non dobbiamo cadere nella trappola (fammi esagerare: giacobina) di essere in grado di risolverli tutti sul piano delle leggi di uno stato “laico”. Su quel piano si può fare molto, ma non tutto. La soluzione vera sta nell’evangelizzazione (d’altronde è vero in molti campi: nonostante proliferino le leggi p.es. contro la corruzione, assistiamo ad un paese sempre più corrotto, eccetera).

        1. @Fabrizio mi sembra una risposta “delle mie” (magari da considerare ingenua o banale 😃😃), ma certo é la strada maestra. Ho posto la domanda perché cercavo una possibile risposta ad una obiezione che ci può essere facilmente posta… In questo caso è ottima la non piccola differenza pro-vita, pro-morte. 😉

        2. Luigi

          “(d’altronde è vero in molti campi: nonostante proliferino le leggi p.es. contro la corruzione, assistiamo ad un paese sempre più corrotto, eccetera)”

          Epperò la scomunica ai corrotti vogliono comminarla!

          Ciao.
          Luigi

      3. Luigi

        La risposta è semplice, Bariom.
        O almeno lo era quando esisteva – nonostante tutto – il riconoscimento di un ordine superiore allo Stato.

        Detto brutalmente, lo Stato esiste per la Famiglia; non il contrario.
        Lo Stato deve intervenire solo laddove la Famiglia – per i più varii motivi – non può arrivare.
        Che sia per questioni di risorse, di capacità, o semplice ignoranza.

        Il problema è che siamo stati indottrinati. Io, tu, chiunque altro.
        Per cui pensiamo, di default, che gli unici stati assoluti esisititi nella storia siano state le monarchie del XVII e XVIII secolo.
        Non è così.
        Tutte le forme di governo “superiorem non ricognoscentes” si pretendono e sono assolute.
        Lo furono perciò il III Reich come l’URSS, casi per cui – almeno – si parla di “Stati totalitarii”.
        Ma lo sono anche le democrazie occidentali odierne, perché – come dimostrano i fatti – le Istituzioni si arrogano il diritto di vita o di morte sui cittadini (chiamiamoli così per semplicità, ma molto ci sarebbe da eccepire sul termine).

        Non esiste perciò alcuna differenza qualitativa fra uno Stato che decida che gli ebrei sono untermenschen, i kulaki sono nemici della rivoluzione o le vite di Charlie, Eluana, Piergiorgio non sono degne di essere vissute.
        Sei milioni e mezzo di abortiti chirurgicamente nella sola Italia, e ancora si continua.
        Più in piccolo, non esiste alcuna differenza tra uno Stato che costringe i bambini delle scuole ad applaudire Stalin, Hitler, Ciccio Kim piuttosto che il presidente della repubblica di turno (a me è toccato, ed è l’unico caso in cui ancora oggi penso mi sia stata usata violenza, durante la mia infanzia).

        Sono sicuro tu abbia anche colto l’implicito: oggi, a non essere degne di vita, sono persone in situazioni oggettivamente difficili.
        Ma domani potremmo essere io, te, chiunque altro, comunque in discreta salute, attivi, occupati; ma che magari – disdetta! – hanno idee non autorizzate in determinati campi.
        Il che significa, se non è chiaro, che io oggi non difendo solo Charlie. Difendo anche me stesso, in vista di un domani quanto mai prossimo.
        Hai presente la nota poesiola? Sono venuti per gli zingari, poi per i comunisti, poi per gli ebrei… ma alla fine sono venuti per me…

        Tutto questo pistolotto per dire che, alla tua obiezione, ho pensato anch’io, da tempo. Io mi ponevo il caso in altri termini – pensando, ad esempio, a un genitore che maltratti il figlio – ma ci ho pensato.
        La risposta è che, in ambito civile, bisognerebbe riconsiderare quello che fu lo Stato “tradizionale”, romano, medioevale e della prima età moderna. Ma sarebbe una discussione accademica, considerati i tempi.
        Per cui la mia risposta, alla fine, è che non potendo agire altrimenti preferisco “meno Stato” rispetto a “meno Famiglia”, anche se ci sono gli inconvenienti (anche gravi) su cui siamo d’accordo.

        Non fosse altro che il nocumento portato da genitori non adeguati è, almeno quantitaviamente, limitato.
        Lo Stato occidentale contemporaneo ha invece mezzi e possibilità che gli permettono di condurre, in pochi anni, genocidi pressoché totali.
        Guardiamo cosa accadde agli armeni o agli ebrei. Guardiamo cosa accade, oggi, alle nuove generazioni italiane ed europee, con aborto, eutanasia, droghe, sessualismo…

        Insomma, si incominciano a portar via i bambini ai genitori colle più valide argomentazioni – violenze, povertà, scarse cure, etc. – ma poi si finisce immancabilmente a sottrarli sotto il segno delle più nefaste abiezioni (pensa all’utero in affitto! E rifletti: ritieni che questo sia usato solo per produrre “merce” integra e viva? O magari viene già impiegato per la “cannibalizzazione” del nascituro, a scopo di fornire pezzi di ricambio per chi può pagare?)

        Alla fine, i genitori sono pur sempre incaricati da Dio della procreazione; ovvero, del creare “al posto di qualcuno” e “a favore di qualcuno”.
        Non mi risulta che tale compito sia dello Stato.

        Ciao.
        Luigi.

        P.S: sono dispiaciuto per la lunghezza del commento, ma la violenza sui bambini mi sconvolge ancora oltre ogni dire.

        1. Procopio

          Famiglia, societa’ e Stato non sono enti contrapposti, cosa che invece assumi. La famiglia e’ cellula primaria della societa’, societa’ che riconosce il valore della solidarieta’ e quindi della giustizia sociale cosi’ come della dignita’ degli individui e della famiglia, attraverso lo Stato. Il card. Sgreccia ricorda che in questo caso c’e’ chi vede una aziendalizzazione delle risorse sanitarie, cioe’ di uno Stato che si fa “meno” Stato. Lo Stato totalitario minimalista che nasce dalla societa’ intesa solo gruppo di individui egoistici, ha come compito primario l’annientazione della famiglia, la cui sola esistenza e’ contraddizione alla propria ideologia. Conseguenntemente, permettermi di dirti di non sperare nel “meno” Stato perche’ di fatto stai sperando nell’annientazione della famiglia.

  10. vale

    7. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha incredibilmente glissato su tutti gli aspetti contenutistici elencati fin qui…

    ha ritenuto di non dover entrare nel merito della vicenda della sospensione dell’alimentazione-idratazione-respirazione artificiale…

    ad onta del fatto che il combinato disposto degli articoli 2 e 8 della Convenzione statuisca chiarissimamente il divieto di privare deliberatamente chicchessia del bene fondamentale della vita..

    mi ricorda qualcuno che ,tempo fa, se ne era lavato le mani….

  11. Ieri sera quando giovi ha sollevato le sue perplessità sull’ultima, laconica dichiarazione di Papa Francesco – per interposta sala stampa – ero in dubbio su come valutare la cosa. Da un lato le risposte di ola sembravano soddisfacenti. Inoltre è certamente un gran miglioramento rispetto all’irricevibile tweet di qualche giorno fa, che rimaneva così sul generico da non nominare Charlie.

    Stamattina, dopo aver riletto il documento di mons. Sgreccia e parecchi altri commenti in giro, penso che abbia ragione giovi. Nonostante i miglioramenti, la dichiarazione di ieri sera è ancora imbarazzante. Non solo sembra cavata fuori come un dente; è poco spontanea, laconica, dello stesso tenore di certe dichiarazioni formali, di quelle che capisci che sono meramente dovute pro forma. Ma è anche chiaramente incompleta. Se è vero che il riferimento a Charlie e alla volontà dei genitori sarà certamente utile per fare ulteriori pressioni in UK, dovremmo ricordare che la questione ha un duplice aspetto: puntuale, per tutelare il diritto di vivere di _quel_ bambino e la patria potestà di _quei_ genitori; ma, come ci siamo detti e stradetti in tanti giorni, e pure nei commenti sopra, anche perché è un precedente, e mi sembra che oltretutto nel diritto anglosassone l’esistenza di sentenze precedenti abbia una grande importanza, più che da noi: stabilisce una prassi. Se questa prepotenza arrivasse a compiersi, i prossimi genitori nelle stesse situazioni si troveranno molto più limitati nelle possibilità di reagire per vie legali. Per questo nella dichiarazione del Pontefice era lecito aspettarsi anche un riferimento di carattere generale – come dice Sgreccia nel punto riportato da vale, sono stati palesemente violati diritti codificati. È incredibile che Francesco non abbia direttamente fatto un riferimento alla “cultura dello scarto”, che ripete continuamente.

    C’è anche un dettaglio secondario, ma forse non tanto secondario. Ieri sera il Daily Mail diceva che la Sala Stampa vaticana – almeno in quel momento – aveva pubblicato solo la versione in italiano. Considerato che il comunicato è di poche righe e che la Sala Stampa Vaticana magnifica in continuazione i suoi potenti mezzi (in più Burke è di madrelingua inglese), la mancanza di traduzione è incredibile. Logica vuole che ci si curi di scrivere il messaggio nella lingua del paese destinatario. A meno che, invece, quel comunicato non sia uscito più che altro per placare l’indignazione dei fedeli italiani…

    Non solo. Sempre il Daily Mail spaccava il capello in quattro se il termine “curare” presente nella dichiarazione fosse da tradurre come “prendersi cura” o “applicare un trattamento medico”. Ovviamente sono due cose molto diverse: “prendersi cura” vuol dire dare spazio alla volontà dei genitori di essere vicini al piccolo; “curare” vuol dire permettere loro di fare tutto ciò che è necessario per la cura americana. Fino a cinque minuti fa pensavo che la responsabilità di questo sofisma tutta del Daily Mail, perché in questo contesto la traduzione corretta è evidentemente la seconda. Ma mi sono dovuto ricredere: infatti, per esempio Crux Now e Catholic News Agency riportano la traduzione così:

    “He prays for them, wishing that their desire to accompany and care for their own child to the end will be respected.”

    “To care” non è applicare un trattamento medico. Qui stanno ancora giocando sull’ambiguità.

  12. lumpy

    rispondo brevemente (sperando di non andare troppo ot) alla domanda che Bariom mi aveva fatto nel post precedente e cioè con che sguardo evangelico guardare ai 230.000 di Vasco. Beh, a me paiono persone fondamentalmente alla ricerca di un qualcosa di grande, grosso, enorme, sempre più grande, sempre più sbrilluccicoso di cui “sentirsi parte”, indipendentemente dal contenuto. Per questo quindi forse avrei raddoppiato le Sante Messe nei dintorni di questa massa assetata, non le avrei eliminate ai fini di non arrecar loro disturbo. Sarei andata a disturbarli, invece. A costo di prendere insulti o indifferenza! Si sarebbe potuto gettare qualche seme, proporre una partecipazione a “Qualcosa” di enorme sul serio, ma che non si limita a un artificiale luccichio, ma che emana luce vera. Lo so, dovremmo fare da soli, ma la presenza di qualche “pastore pilota” a provare a deviare il percorso del pifferaio di Hamelin avrebbe potuto fare la differenza, a mio parere.

    Per rimanere in topic dico anche che questa sete di “fare parte di” è evidente anche nella buona risposta social che ha avuto la campagna per Charlie. Il punto è che bisogna “trattenere” le persone, o almeno provarci, una volta che siamo riusciti a destare la loro attenzione e a incanalare questa sete di “esser parte di qualcosa” verso un’azione nobile, come la lotta per Charlie.

    Altrimenti oggi è Charlie, ieri era Love for Love, dopodomani sarà un cagnolino abbandonato e tutto finirà nel solito calderone di melassa andata a male in cui i potenti ci annegano e che squalifica qualsiasi movimento dal basso.

    1. Quindi lo “sguardo evangelico” é quello di sempre: Misericordia e urgenza nell’Annuncio e nella Testimonianza” (che oggi come oggi non può più essere demandata o procrastinata per la presenza o meno di “preti pilota”! – anche perché a leggere qui mi pare in molti si abbia o si dica di avere le idee molto chiare 😉 )

      1. lumpy

        Misericordia, certo. é la cifra distintiva di questo Papato.

        Urgenza nell’Annuncio e nella Testimonianza, altrettanto. Il problema è che questa perifrasi per dire una cosa che un tempo si chiamava “evangelizzazione” non pare andare altrettanto di moda. Lungi da me alcuno spirito polemico, ma -per fare un esempio terra-terra- se una scuola è veramente molto buona, fa crescere allievi educati e ben formati certo il genitore viene attratto da questi “frutti” e le si accosta. Se tuttavia, oltre ai buoni esempi, oltre al parere entusiasta delle altre mamme e degli altri papà, questo genitore, sul punto di iscrivere il figlio, non riesce però a fissare un incontro col dirigente oppure lo trova distratto da mille altre cose e l’incontro è sbrigativo e sommario, allora si insinuano i dubbi e magari l’iscrizione sfuma. (esempio tratto dalla vita vera,eh!)

        Questo per dire che non so quanto possiamo fare a meno di “piloti”, soprattutto per l’evangelizzazione. Se noi conduciamo con fatica il nostro prossimo fin alle soglie di una chiesa, ma dentro il “dirigente” (quello con la d minuscola, eh!) è svogliato o oberato di pratiche amministrative, allora rischiamo di veder vanificato lo sforzo. Idem quando il pastore non si accorge della fuga delle pecorelle (ragazzi post-cresima? universitari fuori sede?). Soprattutto, ripeto, fa male quando questo avviene perché i nostri poveri parroci sono troppo presi da questioni burocratico-amministrative (pensate a quelli che si trovano a gestire 4-5 parrocchie e girano come trottole con i minuti contati, come il bianconiglio!!).

        Sto facendo fanta-Chiesa, me ne rendo conto, ma siccome in Vaticano i soldini ci sono sempre stati, perché non spenderli per dotare questi poveretti di un segretario/a che si occupi di espletare la burocrazia, lasciando loro il tempo di prendersi cura SPIRITUALMENTE del loro gregge e magari avere il tempo di buttare un’occhiata anche a quelle pecorelle che si aggirano a pochi metri dal recinto, in attesa magari che qualcuno dica loro “dai, entra!”, e non “mi scusi sono di corsa non me ne voglia, ma devo andare nel paesino x per la tale incombenza, poi correre al paesino y per portare il certificato e poi ancora a quello z per la riunione del consiglio parrocchiale sul bilancio”.

        1. Il “dirigente” con la d maiuscola è Dio!

          Poi lumpy per favore smettiamola con ‘sta tiri tera “se noi conduciamo con fatica il nostro prossimo fino alle soglie di una chiesa, ma dentro il “dirigente” è svogliato o oberato (e magari pure un disgraziato…).

          Io non vedo masse di Cristiani che conducono come cani da pastore, pecore smarrite all’ovile e nemmeno accetto (perché non è vero) il discorso che non si trovino santi presbiteri, che abbiano tempo, cura e carisma, perché ce ne sono.

          E se non sono alla prima chiesa a noi comoda, ci faremo carico di portare chi abbia “racimolato” per via, là dove sappiamo meglio.

          E ti dirò, se proprio non sappiamo, prima facciamo la nostra parte come servi inutili, poi – dato che al Signore importa più che a noi delle “pecore smarrite” – chiediamo a Lui, Re degli avvenimenti e degli incontri (basta leggersi la Bibbia), come e dove andare.

          Come non ci darà l’assistenza dello Spirito Santo se gliela chiediamo?

          Perché non è neppure detto che dopo aver fatto opera di evangelizzazione dove magari dio ci concede la grazia di vedere qualche frutto, noi si abbia a consegnare il “pacchetto” alla “chiesa” (o Chiesa) e fine della storia.
          Magari il signore ci chiede una attenzione e una cura protratta nel tempo, che ci costa anche fatica… ma questa fatica o si è disposti a farla o non si fa. Punto.

          1. lumpy

            Bariom, sono lieta (e sinceramente!) del fatto che per te questa sia una “tiritera”.

            Perché vuol dire che la tua parrocchia/diocesi non vive di questi drammi. Se permetti, la mia parrocchia sì, li vive. E trattandosi di un contesto di campagna, il fatto di avere un parroco “a sportello” come le poste, presente solo una mattina a settimana, sì, fa la differenza. Soprattutto con i giovani, che non sempre (in un contesto di campagna) è possibile “portare” fino alla “prima chiesa a noi comoda”. Sì, faceva la differenza quando anche i paesini potevano avere il loro oratorio, se permetti, raggiungibile magari dai bambini/ragazzi a piedi o in bicicletta. Oppure lo stesso parroco, presenza continua, fissa e rassicurante, andava di sua iniziativa a raccoglierli qua e là. Pure per il Catechismo, Anche perché non è sempre detto che oggi i genitori, soprattutto i “tiepidi” vogliano prendersi la briga o siano comodi a caricare la prole in macchina e cercare per km un oratorio o il Catechismo.

            Invece, quando tutto avveniva nello spazio del paese, all’oratorio e al Catechismo ci andavi, volente o nolente, e forse potevamo contare qualche tiepido in meno e certi valori erano patrimonio collettivo. E il parroco conosceva quasi tutti, se non per nome almeno per sentito dire. Ma come può fare un sacerdote a radicarsi ora in una comunità, se vi si reca due mattine a settimana più la Messa domenicale alle 9.00, la prima di una serie di tre, in un raggio di 20 km? Quindi tutto all’insegna della fretta. Come si può formare una comunità? Certo, ciascuno può andare a Messa dove vuole e a cercarsi i presbiteri “con carisma”, ma poi non lamentiamoci se l’Italia si scristianizza, se abbiamo sfasciato il legame sociologico e religioso che legava la comunità alla sua chiesa, al suo parroco! Certo, chi ci crede può andare a “cercare la prima chiesa a noi comoda”, ma questo a mio parere contribuisce a mettere la religione in una nicchia di iniziati, che va a cercare una primizia. Esistono sì i negozi di primizie, ma è bene che ogni paese abbia il suo “alimentari”, magari un po’ semplice, no?

            Perdonate l’esempio Naif, ma Brescello era Brescello perché c’era don Camillo, no? Ed era lì, conosceva tutti i suoi per nome (compresi i rossi!) e non aveva certo bisogno che lo andassero a chiamare per intervenire nella vita dei suoi parrocchiani!

  13. vale

    p.s.

    mi pare che,cmq,, il problema vada un po’ oltre. ovvero il bambino è dei genitori o dello stato ( in subordine della ue e dei suoi buroregolamenti?)

    poiché proprio perché la raccolta fondi avrebbe permesso ai genitori di andare negli u.s.a. senza spese per la comunità- quindi anche il sacro dogma finanziario utilitaristico sarebbe salvo, a che pro le decisione delle corti inglese ed europea se non per rimarcare che, alla fine, come ricordava Mussolini, tutto nello stato ( UE) nulla fuori dello stato?

    o come ricordava v. bukovskij in:

    http://www.vietatoparlare.it/vladimir-bukovskij-ex-dissidente-sovietico-la-ue-puo-diventare-dittatura/

    Lo scopo ultimo dell’Unione Sovietica era quello di creare una nuova entità storica, il popolo sovietico, in tutto il mondo.

    Lo stesso vale per l’UE oggi. Stanno cercando di creare un nuovo popolo. Chiamano questo popolo “europei”, qualunque cosa questo significhi.

    1. Luigi

      Vale, l’articolo è del 2006.
      Nel frattempo la UE è diventata una dittatura, a tutti gli effetti.
      Si guardi solo a cosa hanno fatto della Grecia e dei Greci… pour encourager les autres, è chiaro…

      Ma il solo impiego di termini di nefasta memoria sovietica, come “troika” e “commissario”, la dice lunga.
      È calata una nuova cortina di ferro, magari ricoperta di velluti.
      Il problema è che a noi, stavolta, è toccata la parte sbagliata.

      Ciao.
      Luigi

      1. vale

        appunto.
        profetico.

        ma a che vale leggere estudiare di storia quando ti trovi dei parrucconi giudicanti che se ne lavano le mani?

        e,soprattutto, quando la risposta di costoro è come quella degli ateniesi ai melii (tucidide, guerra del peloponneso) o dei legati di sennacherib a quelli di ezechia ( 2°libre dei re) ?

    1. Beatrice

      @ Serena
      Il consacrato autore dell’omelia lo conosco bene: quando posso vado a messa da lui! Le sue omelie sono sempre interessanti sia per quello che dice sia per il modo divertente in cui lo dice, ho imparato tanto ascoltandolo predicare. Tra tutti i frati carmelitani di Monza che celebrano messa lui è in assoluto il mio preferito. Tra l’altro non mi piace solo da adesso perché ho scoperto che appartiene all’ala ortodossa della Chiesa cattolica (quella di Ratzinger, Sarah, Caffarra, Burke, etc.), mi piaceva anche quando ero all’inizio della mia conversione e avevo un sacco di idee eterodosse, mi ricordo che dicevo ai miei genitori “speriamo che oggi ci sia il prete pazzo!”, perché lo trovavo molto più interessante rispetto a tutti gli altri. Si vede dal modo in cui dice messa che crede veramente in quello che fa, anche mio padre ha detto di non aver mai visto nessuno concentrarsi come lui durante il momento della Consacrazione, inoltre quando distribuisce la Comunione usa la patena e l’inginocchiatoio per permettere a chi vuole di inginocchiarsi, cosa assai rara da vedere eppure tanto bella perché ti fa rendere veramente conto del valore che ha quel pezzetto di pane bianco e c’è tanto bisogno al giorno d’oggi di ravvivare la fede nelle Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia!

      1. Bene Beatrice, sono contenta. Padre Giorgio è il sacerdote che ha celebrato il matrimonio mio e di mio marito e siamo a lui legati da una profonda amicizia… preghiamo perché vi siano più sacerdoti come Giorgio. Grazie

        1. Beatrice

          Avete scelto bene il prete per il vostro matrimonio, sicuramente ha reso quel giorno ancora più speciale per voi! È vero: bisogna pregare perché ce ne siano sempre di più di sacerdoti come lui!

    1. …ma terribile anche sarebbe ritrovarsi da malati nelle vostre mani benefiche!!!

      Infatti, nessuno ti obbliga.

      @lumpy
      Il concerto di Vasco Rossi è stato magnificato su Avvenire (ribadisco evidenti segni anti-cristici):


      Vasco offre, a buon mercato, la possibilità di partecipare a una “woodstock casereccia”, per far sentire la propria voce, a quella maggioranza che di solito è silenziosa, annichilita dalla crisi (economica e morale) dalla confusione politica, e che trova una splendida giornata per dimostrare che è ancora viva, che ha ancora vent’anni e che forse un senso tutto questo ancora ce l’ha.
      […]
      Vasco non giudica e non insegna, si fa cantare e amare con la famigliarità di un fratello maggiore, di un padre comprensivo che non ha nessuna voglia di uscire di scena.
      […]
      E da lassù, da quell’elicottero, sanno che il loro supereroe incredibile e romantico, continuerà a proteggerli dagli spari sopra.

      C’era anche uno striscione: “230.000… più che in Piazza San Pietro”.

    2. Gigliola

      Oh beh, se preferisci farti curare dalle “mani benefiche” di un medico che ti fa morire per soffocamento o inedia, liberissimo! Io preferisco farmi curare dalle mani (se benefiche o no, lascio chiunque libero di giudicarlo da sè) di un medico che fa di tutto per non farmi morire e poi, posto che non ci riesce, lascia che sia la malattia a decidere quando devo andarmene, facendo tutto quello che medicamente può per alleviare le mie sofferenze…

  14. Pingback: Card. Sgreccia: i 10 punti critici sul caso del piccolo Charlie Gard — il blog di Costanza Miriano | Domenico Paris

  15. @lumpy Questo per dire che non so quanto possiamo fare a meno di “piloti”, soprattutto per l’evangelizzazione.

    Se Cristo avesse ritenuto che saremmo stati in grado di farne a meno, non avrebbe istituito una Chiesa dove l’autorità gerarchica, nei modi opportuni, si estende dai prelati ai fedeli laici. Non avrebbe messo vescovi/episcopi, ovvero sentinelle, a “guardia” del gregge; si sarebbe limitato a rivestirli dell’autorità docente.

    @Bariom nemmeno accetto (perché non è vero) il discorso che non si trovino santi presbiteri, che abbiano tempo, cura e carisma, perché ce ne sono.

    Certo, è vero, ma nessuno dice che non si trovano: è che devi andarteli a cercare sempre più con il lanternino. Nel momento in cui uno sente un prete, come a Reggio Emilia, che è pure responsabile della pastorale giovanile, dire che “non ha senso la preghiera di riparazione” e “chi crede che si possano riparare i peccati degli altri non è cattolico”, capisci bene qual’è l’andazzo.

    1. “Se Cristo avesse ritenuto che saremmo stati in grado di farne a meno, non avrebbe istituito una Chiesa dove l’autorità gerarchica, nei modi opportuni, si estende dai prelati ai fedeli laici. Non avrebbe messo vescovi/episcopi, ovvero sentinelle, a “guardia” del gregge; si sarebbe limitato a rivestirli dell’autorità docente.”

      Che CHIARAMENTE NON è quello che intendevo dire…
      Al che posso solo pensare che tu pensi io pensi (bella questa) una cosa del genere… e io che si posso fare?

      “Certo, è vero, ma nessuno dice che non si trovano: è che devi andarteli a cercare sempre più con il lanternino.”

      Bene. Armiamoci di lanternino, perché se questo è evidentemente l’andazzo (lo è in senso generale??) è altrettanto evidente che non possiamo starcene con le mani in mano.
      Il Signore forse ci chiede qualcosa in più che lanciare strali sul web…

      Preghiera (che comprende l’Adorazione che so che ti è giustamente cara), Confessione, Eucarestia, gambe in spalla e… lanternino!

        1. Ah, e se vogliamo un “ricambio” in questa Chiesa così malandata, fare figli, educarli santamente (che vuol prima di tutti dire avere un vita santa) ed offrirli al Signore…

          ( Non sperare che diventino Totti 😛 )

      1. Calma, Bariom 🙂 C’è scritto @lumpy. Dopodiché la sua osservazione era chiaramente retorica, nel senso che anche lei pensa che non siamo in grado di fare a meno dei piloti.

        1. E poi, rendendomi conto che l’espressione “pilota” è stata infelicemente usata da Galantino, non sto certo dicendo che sono i vescovi a dover indicare per filo e per segno cosa devono fare i laici. Il succo della discussione è che non vale neanche il contrario, cioè che si rifiutano di dare qualsiasi indicazione pratica.

    2. lumpy

      Riprendo l’esempio che ho fatto sopra:

      strappate Don Camillo dal contesto di un paese, mettetelo a girare tra dieci (oberato di carte) e fatelo pure seguire da un nutrito drappello di fedeli che riconoscono il suo “carisma” e lo seguono. Cosa ne avremmo? Ne avremmo un don che parla sempre solo “ai suoi”, privandolo così della possibilità di agire “all’esterno” (cosa che nella scrittura di Guareschi avveniva con i comunisti) e modificarlo in modo positivo, tirando tavolacci oppure non risparmiando -come un vero padre- parole ruvide quando servono.
      Né il Peppone di oggi sarebbe il bonario comunista che però nel segreto dell’urna si ricordava che Dio lo vedeva, se di fronte avesse avuto il solito parroco “a ore” che viene destinato ai paesini di campagna/montagna

  16. lumpy

    @Bariom : nessuno vuole essere polemico con te. Probabilmente veniamo da contesti geografici diversi. Dico solo che forse in Vaticano dovrebbero prima o poi metter mano non solo alle diseguaglianze nord-sud-est-ovest del mondo, ma anche a quelle campagna/città, con le prime seriamente compromesse nel loro tessuto religioso dalla pratica del “parroco a ore” suddiviso tra 10 parrocchie diverse.

    1. @lumpy, non ho pensato neppure per un attimo che lo snodarsi del discorso fosse fatto solo per fare “polemica” con me (come io non l’ho fatto per polemica con nessuno).

      Ma tornando alla tua conclusione e a tutti i tuoi commenti precedenti (Don Camillo ecc), come ” in Vaticano dovrebbero prima o poi metter mano non solo alle diseguaglianze nord-sud-est-ovest del mondo, ma anche a quelle campagna/città, con le prime seriamente compromesse nel loro tessuto religioso dalla pratica del “parroco a ore” suddiviso tra 10 parrocchie diverse.”?

      Visto che il tutto non è fatto per una sorta di gioco della dama con relativo spostamento di pedine su chissà quale scacchiera, ma semplicemente per mancanza di sacerdoti!

      O cosa ti credevi?

      E dove potrebbe “arruolare” nuovi sacerdoti il Vaticano?
      I sacerdoti, nascono in seno alle nostre famiglie (poi Dio può far nascere vocazioni dove meglio crede pur senza violentare la libertà di nessuno).

      Quindi sarà meglio interrogarsi perché da tempo abbiamo questa sterilità che non è solo quella fisica data dalla acclarata denatalità.

      P.S. non credere che io via in un’isola (parrocchia) felice e che non abbia presente o non conosca altre realtà, che sono quelle che tu ritrai (parrocchiette sperse per gli Appennini o distribuite “a pioggia” nella pianura padana e via discorrendo), o che non conosca giovani e meno giovani sacerdoti che vengono fatti “trottare” per celebrare una Messa qua e là e che loro stessi realisticamente dicono: “…così non si riesce a costruire nulla.”

      Ma di nuovo, qual è la soluzione?
      Io penso anche che le comunità parrocchiali – se le cose non cambiano – devono iniziare a ragionare con una visone allargata della comunità, che non è solo quella all’ombra del tuoi campanile e in parallelo la chiesa istituzione deve coinvolgere e dare maggiori responsabilità ai laici – ad esempio alla figura del Diacono – sia rispetto quelli già ordinati, sia dando un nuovo impulso alle nuove possibili ordinazioni.

      Questo sinché Dio non vorrà concederci una nuova primavera di sante vocazioni, ma questo, come già ho detto, dipende anche dalle singole disponibilità anche delle singole famiglie Cristiane. Ancora troppe se ne sentono che vedono un figlio in seminario o una figlia in clausura come una iattura 😐 o che comunque di tutto propongono ai propri figli piuttosto che presentare loro la possibilità di servire Dio e la Chiesa nella sublime bellezza (lo dico perché ne sono convinto) di una vita consacrata.

  17. Uncristiano

    Desolante il silenzio di Angelino Alfano e dei Centristi cattolici ( a loro interessa solo la soglia di sbarramento ).

    Qualche post per Charlie della Lega Nord ( Fedriga e Cota).

    Buona e grintosa la battaglia di Giorgia Meloni, che è andata giù duro sulla vicenda.

    Tardiva la voce di Papa Francesco.

  18. Elisabetta

    Che poi la cosa che sgomenta molto, anche volendo concedere ai medici coinvolti la buona fede nella valutazione soggettiva favorevole all’eutanasia, e’ l’assurdità della relazione medico-paziente instaurata, per cui tale convincimento viene imposto per vie legali. E’ la fine del rapporto fiduciario che e’ alla base di ogni cura. Incredibile che non se ne rendano conto.

  19. Beatrice

    Ieri Fabrizio parlava di un bambino americano di sei anni vivo grazie alla cura sperimentale che avrebbe dovuto fare anche Charlie negli USA, ebbene ne ha parlato anche Avvenire: https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/arturito-come-charlie-ma-con-nostro-figlio-la-terapia-funziona
    Ovviamente il bambino non è guarito definitivamente ma è sopravvissuto nonostante le gravissime condizioni in cui versava da neonato, questo per dire che la cura sperimentale non è una terapia farlocca tipo “Stamina” come erroneamente sostiene Mina Welby in questo articolo: http://www.huffingtonpost.it/2017/06/30/mina-welby-sul-caso-charlie-gard-hanno-ragione-i-medici-cosi_a_23010135/
    Cito da Avvenire le parole del padre del bimbo americano affetto dalla stessa malattia di Charlie: «Se fossimo stati nel Regno Unito, nostro figlio sarebbe stato condannato a morte. È una decisione crudele. A me e a Olga si spezza il cuore per loro».

  20. beppino

    Dove finisce la “libertà umana” dei genitori e dove prevale la “libertà regolamentata” dello Stato laico? Uno Stato che priva i genitori della libertà di fare una scelta é uno stato schiavista? In senso generale no… direi; lo Stato si deve imporre su scelte che hanno pubblico interesse o su scelte che oggettivamente sono lesive della libertà di un singolo individuo (da difendere a prescindere…). Nel caso di Charlie la natura lo porterà alla morte e in modo atroce; ma é una affermazione “probabilistica” – anche se con elevatissima percentuale -, non é una affermazione “deterministica” perché il medicina il rapporto causa-effetto non é sempre chiarificatore e riproponibile a prescindere. Pare inoltre esistano studi e teorie che oggettivamente “potrebbero” portare ad un miglioramento se non ad una soluzione per questa terribile malattia. Perché non dare una possibilità? Perché non lavorare per aumentare le speranze ai piccoli che in futuro si troveranno nella situazione di Charlie? Il supremo interesse per Charlie é IL garantire una morte “accelerata” e “sicura” in stato di sedazione? Possibile che la differenza in situazioni così delicate sia sempre imposta da “superiori” problemi economici o da “disquisizioni” da azzeccagarbugli?

  21. LONDRA. I medici staccheranno domani la spina del macchinario che tiene in vita Charlie Gard, il bambino di dieci mesi affetto da una rara sindrome, la cui storia ha diviso la Gran Bretagna. Ad annunciarlo su Facebook sono stati i genitori Connie e Chris che si sono battuti in ogni sede legale per impedire questa decisione.

    “Abbiamo il cuore completamente spezzato. Trascorriamo le ultime ore con il nostro bambino” hanno scritto sulla loro pagina Facebook, postando alcune loro foto al capezzale del piccolo. “Non ci è permesso di scegliere se nostro figlio vivrà e non ci è permesso di scegliere quando e dove Charlie morirà”.

    “Charlie – concludono – morirà domani sapendo che è stato amato da migliaia di persone, grazie per il vostro sostegno”.

    http://www.ilroma.net/news/esteri/%C2%ABultime-ore-con-il-nostro-piccolo-charlie%C2%BB-lospedale-stacca-la-spina
    ………………………………………………..

    “Ho chiesto al direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale. Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci”. Così la presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Mariella Enoc. “Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere”. “‘Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo’. Le parole del Santo Padre, riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la mission dell’ospedale Bambino Gesù”, sottolinea Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico romano che è di proprietà della Santa Sede.

    http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2017/07/03/charlie-bambino-gesu-studiamo-la-possibilita-di-accoglierlo_729c7653-5577-4174-8d2a-911640337075.html
    ………………………………………………..

    Si può trovare una iniziativa di petizione indirizzata al trasferimento del piccolo òa Bambin Gesù qui:
    http://citizengo.org/it/lf/71966-charlie-gard-ha-diritto-di-continuare-vivere-e-sperare

  22. Riassumendo un po’ di considerazioni, specialmente quelle che ho letto stamattina, ovvero:

    * c’è una pretesa tecnocratica, secondo cui i pochi esperti della materia tecnica sarebbero gli unici a poter valutare la questione, secondo criteri esclusivamente tecnici, e gli altri sono poveri ignoranti che dovrebbero star zitti e assentire;
    * c’è una falsa asserzione di unanimità, perché all’interno di quella sfera tecnica non tutti sono d’accordo;
    * qualora ci fosse unanimità, si tratterebbe di conclusioni probabilistiche, dalle quali si pretende di poter sopprimere un essere umano;
    * ci sono anche menzogne spudorate, come il denigrare un protocollo medico, approvato dal NIH e con un paziente arrivato a sei anni, al livello di “metodo Stamina”.

    Sulla base di queste premesse è molto difficile parlare di buona fede.

  23. Corrado

    Nel frattempo anche gli ortodossi si uniscono all’ondata di solidarietà verso il povero piccolo Charlie, vittima di abbandono terapeutico da parte dei medici e giuridico da parte delle corti nazionali ed europee. La difesa della vita umana è sempre stato un ottimo punto di incontro ecumenico.

    http://www.interfax-religion.com/?act=news&div=13891

  24. Elisabetta

    L’ospedale inglese rifiuta il trasferimento al Bambino Gesu’ per “motivi legali”. Dobbiamo mandare i NOCS a liberare questa creatura?

      1. Corrado

        C’è anche il noto prete scrittore che sul suo noto blog filogay dice che chi si rende disponibile ad aiutare Charlie sta in realtà speculando sulla pelle del bambino.

    1. L’ospedale inglese rifiuta il trasferimento al Bambino Gesu’ per “motivi legali”. Dobbiamo mandare i NOCS a liberare questa creatura?

      Vista l’abbondanza di articoli in italiano, non ho seguito la vicenda sui giornali inglesi, se non in pochi casi. Ma se ho capito bene il numero di manifestanti in strada è stato esiguo: appena un centinaio, qualche giorno fa, davanti a Buckingham Palace. Davanti all’ospedale non manifesta nessuno (per non parlare dei vescovi, che se ne sono lavati le mani)? Penso di poter dire con sicurezza che se la cosa accadesse in Italia saremmo in migliaia a scendere in piazza.

  25. L’ospedale inglese rifiuta il trasferimento al Bambino Gesu’ per “motivi legali”. Dobbiamo mandare i NOCS a liberare questa creatura?

    Traparentesi: esiste pure l’ambasciatore britannico in Santa Sede che Parolin potrebbe convocare. Se volesse.

  26. anna maria

    Grazie oh DIO di averci donato il piccolo Charlie!
    La sua vicenda ha smosso dal torpore, milioni di persone, e ci ha fatto sentire “vicini” nel dolore e nella consapevolezza
    che il Nemico della Vita, ha occupato molti cuori e accecato gli stessi al punto tale da non essere più in grado di distinguere il Bene dal male!
    Se non sarà stato possibile fermare le decisioni di morte, ti chiediamo perdono per il Male fatto da questa povera umanità.
    Ci è di profonda consolazione, la certezza che Charlie e tutte le vittime INNOCENTI, di questa abominevole società, vivano ora e per sempre, tra le braccia del Padre Celeste, nella Gioia senza fine….. Amen
    ANNA MARIA

  27. Più di 70 commenti, accidenti! Nessuno però fà notare quanto ridicola e tardiva sia stata la posizione del Vaticano edel parroco che lo guida Bergoglio. Il cardinale è uno….gli altri?

    1. Stai sereno che se é solo questa la tua preoccupazione è già stato fatto notare… se non qui, nei commenti al precedente post di cui questo è ideale continuazione.

  28. Corrado

    Volevo chiedere asilo a questo blog per segnalare che un altro noto blog, diretto da un prete, mi ha bannato per aver dissentito da un’affermazione del suddetto prete titolare che accusava Donald Trump di speculare politicamente sulla pelle di Charlie. Per me invece la disponibilità offerta da Trump è una cosa molto bella ed è stata anche espressa in modo delicato e sobrio. Credo che Trump per questo meriti il Nobel per la pace più di Obama.

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