Charlie Gard e l’apparente vittoria di Lord Voldemort

di Giacomo Bertoni

È il 6 febbraio 1943. Il dottor Ernst Illing, psichiatra responsabile di un ospedale del Terzo Reich, scrive ai genitori di un bambino ricoverato:

«Devo comunicarvi il mio rammarico nell’informarvi che il bambino è morto il 22 gennaio 1943 per infiammazione delle vie respiratorie… Egli non aveva fatto alcun tipo di progresso durante il suo soggiorno qui. Il bambino non sarebbe certamente mai diventato utile alla società ed avrebbe anzi avuto bisogno di cure per tutta la vita. Siate confortati dal fatto che il vostro bambino ha avuto una dolce morte».

Nella Germania nazista più di 5000 bambini e adolescenti con disabilità fisica o disturbi mentali furono uccisi in reparti speciali, come quello del dottor Illing.

Dopo una prima fase, atrocemente “limitata” ai malati inguaribili, si passò alla mattanza: anni di eutanasia selvaggia che coinvolsero dai portatori di malattie ereditarie anche non gravi a semplici malati di broncopolmonite, dai neonati deboli agli anziani fragili. Un mantra attraversava il cielo della Germania: “vita indegna di essere vissuta” (lebensunwertes Leben). Oggi, mentre il piccolo Charlie Gard viene trasferito in un hospice segreto dove verrà ucciso per soffocamento, perché la sua è una “vita indegna di essere vissuta”, assistiamo impotenti al raggelante silenzio dei grandi della Terra. Ancora una volta l’uomo si erge a divino artefice della vita degli altri uomini. Li categorizza, li etichetta, distribuisce loro diverso valore in base alla loro probabile produttività. Poi scarta i più deboli, elimina dalla vista del mondo questi corpi magari immobilizzati dalla malattia. Perché su questi corpi ci sono due occhi che feriscono, che bucano l’anima con la loro pura fierezza.

Fissare questi occhi significa scoprirsi deboli, significa riconoscersi profondamente umani, tutti segnati dai limiti, dalla possibile malattia, dal certo decadimento. Dove aumenta la debolezza, aumenta l’umanità. Ci riconosciamo umani, fratelli, compagni anche sofferenti di una strada condivisa. Ma la storia è ciclica e l’ideologia si ripresenta.

Viene alla mente “Harry Potter”, la grande saga che si apre con il Male sconfitto dal più sincero gesto d’amore: una madre dona la sua vita per salvare il figlio. Ma il Male non scompare del tutto, trova un ristretto spazio di sopravvivenza nel cuore malvagio di pochi, e nel tempo celatamente cresce. Si nutre dell’ignavia, del silenzio, del politicamente corretto, dall’abitudine, della superficialità. Poi Lord Voldemort ritorna, compare sul cielo di un mondo che ha appena finito di piangere per i suoi atroci delitti. E questo mondo non lo riconosce. Il Ministero della Magia nega il suo ritorno, i giornali ridicolizzano Harry e i suoi amici, i compagni di scuola li emarginano. Sotto quella cappa opprimente però ci sono incontri che segnano la futura vittoria del Bene. Harry non è solo: attorno a lui nasce una Compagnia dell’Agnello (consentitemi l’iperbole spazio-letteraria) che anche noi oggi dobbiamo costruire. Quando il Male sembra sul punto di vincere, quando insomma ha assoldato dalla sua parte la politica, l’economia, la stampa, lo spettacolo, addirittura parte della Chiesa (il dolore più lancinante), lì inizia il percorso di salvezza per l’umanità, perché lì la scintilla di Bene che tutti abbiamo nel cuore, e che sopravvive nonostante i nostri mille peccati quotidiani, si accende e non smette più di brillare.

Caro piccolo Charlie, perdona la nostra debolezza. In questi giorni lo strazio per te è indicibile, gli sforzi sono stati immani, inediti eppure vani. Ma non credere che ci fermeremo qui:

“Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto”

(G. K. Chesterton, “Eretici”, 1905).

47 pensieri su “Charlie Gard e l’apparente vittoria di Lord Voldemort

  1. Pingback: Charlie Gard e l’apparente vittoria di Lord Voldemort — il blog di Costanza Miriano « Il sito di Alberto

  2. Marco Gesi

    La vicenda del piccolo Charlie è davvero triste. La “giustizia” britannica ha deciso di sopprimere un bimbo contro la volontà dei propri genitori. Si tratta di un fatto inquietante. “Non uccidere!” Dice il Signore. I rimandi al nazismo però mi paiono fuori luogo.

    1. @Marco Gesi

      Il confronto ti pare fuori luogo perché penso che tu stia comparando la situazione attuale alla fine del nazismo: certo, non siamo a valle di una guerra mondiale, e non ci sono i campi di sterminio con milioni di morti (*). Ma il senso dell’articolo è confrontare la situazione attuale con l’inizio del nazismo: e qui il confronto ci sta tutto, ma proprio tutto. Ora, siccome da premesse simili si arriva a conseguenze simili, è fondamentale riconoscere la gravità della situazione e cercare di evitare che si evolva, o meglio, degeneri come settant’anni fa.

      Purtroppo siamo anche messi peggio: perché settant’anni fa la Chiesa condannò subito quelle cose, ma fu inascoltata. Oggi addirittura non condanna più, ma sostiene pervicacemente e diabolicamente che non bisogna condannare niente perché non bisogna contrapporsi. Bisogna “accompagnare”. Ma così ci sta accompagnando all’Inferno (sulla Terra per tutti, e poi quello vero per molti). Molti sedicenti cattolici sono totalmente intontiti, e con la scusa del “silenzio per il rispetto” e altre fanfaluche sentimentaliste fungono da utili idioti per la strategia del regime che, come ha scritto senm_webmrs, è proprio quella di lasciar scivolare tutto nell’oblio. Dobbiamo ribellarci. Urlare. Dare scandalo. Dire chiaro e tondo che questo è un grande inganno.

      (*) Ma va fatto presente che i milioni di morti ci sono già, e sono quelli dell’aborto. Meno visibili, perché non concentrati, ma sparsi per tutto il territorio e lungo qualche decennio.

      1. Luigi

        (*) Ma va fatto presente che i milioni di morti ci sono già, e sono quelli dell’aborto. Meno visibili, perché non concentrati, ma sparsi per tutto il territorio e lungo qualche decennio.

        Nella sola Italia, sono stati sei milioni e cinquecentomila – circa – dal 1978 a oggi. E ancora si continua, a una media di quasi trecento al giorno.
        Nella sola Italia. Non oso immaginare l’Europa tutta.
        Quasi certamente, siamo a un numero di vittime superiore ai due conflitti mondiali messi insieme.

        E tutto questo senza resistenza, senza un ghetto di Varsavia – non diciamo una Varsavia intera! – che prenda le armi.
        Ciliegina sulla torta, la Grande Sostituzione per colmare i vuoti ottenuti a colpi di aborto.

        Tutto questo ha un solo nome: genocidio.

        Bonino e Pannella sono peggio di Eichmann e Rosenberg, qualsiasi cosa pensino a santa Marta e dintorni.

        Luigi

        1. E tutto questo senza resistenza, senza un ghetto di Varsavia – non diciamo una Varsavia intera! – che prenda le armi.

          Anzi: è un “diritto umano”, una grande conquista dell’umanità, tanto che ci si appresta a sanzionare quelli che ancora intendono resistere.

          Bonino e Pannella sono peggio di Eichmann e Rosenberg, qualsiasi cosa pensino a santa Marta e dintorni.

          A suo tempo a arriverà la Norimberga – almeno morale – anche per questo giro.

            1. La strategia di presentarci quelli del GOSH come delle persone tanto brave e pie, che abbiamo letto anche su riviste sedicenti cattoliche, evidentemente è ben coordinata molto in alto. Nichols, traparentesi, se non erro è uno dei due vice-presidenti del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee.

              Tanto per dire quanto mostruosi sono stati al GOSH in ogni possibile dettaglio, ieri ho appreso (fonte LifeSiteNews) che nei giorni scorsi hanno fatto anche di tutto per impedire ad un pastore presbiteriano di andare a pregare al capezzale del piccolo (il pastore, poi, ha insistito ed è riuscito ad entrare).

              1. Kosmo

                hanno pure vietato di pubblicare il nome dell’ “hospice” dove ucciderlo, caso mai ci fosse qualche assembramento di gente a pregare un rosario… Personalmente MI FANNO SCHIFO *TUTTI*, laici e soprattutto PRETI, che hanno in qualche modo appoggiato, anche solo non dicendo niente, questa situazione.
                Ne avranno di cose da spiegare, lassù, al “principale”…

        1. Luigi

          “Allora diciamo che 77 anni dopo la battaglia d’Inghilterra, l’Inghilterra è diventata più nazista dei nazisti”

          Personalmente – e salve eventuali implicazioni ironiche, nella tua frase, verso quanto avevo scritto – io non faccio questioni di Inghilterra piuttosto che di Francia o Germania.
          Ormai è tutta la terra che un tempo fu Europa ovvero Cristianità, a essere appestata dai miasmi generati da tre secoli di Illuminismo. Perché quest’ultimo è il padre “nobile” di razzismo, socialismo (nazionale o internazionale che sia), eugenetica, politically correct e quant’altro.

          Non per nulla già Victor Hugo, nel suo “Novantatré”, faceva dire al protagonista che – per evitare molti guai – sarebbe stato sufficiente, a tempo debito, tagliare la testa a qualcuno dei philosophes.
          Le “colonne infernali” che attuarono il genocidio vandeano sono semplicemente le antenate degli Einsatzgruppen e dell’NKVD. I quali, a loro volta, sono i predecessori degli ospedali di tutta Europa, dove l’aborto e l’eutanasia sono promossi dalla legge statale.

          La terra che un tempo fu Europa è oggi dominata da un potere totalitario che rappresentata una sintesi abietta dei peggiori aspetti di socialismo (nazionale o internazionale che fosse) e liberalismo.
          Ma non si può dire che il re è nudo, altrimenti i borghesi si sdegnano. “Noi peggio di Hitler!?! Maddai…”
          Deus dementat prius quos perdere vult.

          Ciao.
          Luigi

          P.S.: che poi, a dirla tutta, già 75 anni fa l’Inghilterra era pur sempre quella dell’Irlanda, dei Boeri e del “Bengala famine”… inutile girarci intorno, da 25 secoli a questa parte fuori da Roma c’è solo il caos…

          1. … già 75 anni fa l’Inghilterra era pur sempre quella dell’Irlanda… da 25 secoli a questa parte …

            75 anni fa l’Inghilterra era quella che dici (e ci siamo già detti che duecento anni fa era quella dove fu inventata l’eugenetica), ma era anche quella della Battaglia d’Inghilterra, alla quale tutti noi siamo debitori (sarà stata una mia esagerazione, ma il primo monumento che visitai a Londra, la prima volta che ci andai, fu la chiesa anglicana di St. Clement Danes, dove vengono commemorati i caduti della RAF). Che nel bilancio di una nazione ci siano cose brutte e cose buone è normale. Il segno dei tempi è che ora è rimasto pochissimo di buono e quel poco sta sparendo velocemente.

            1. Luigi

              “alla quale tutti noi siamo debitori”

              Io, pacatamente, mi tolgo dal novero di questo “noi”.
              Come forse saprai, c’era anche un corpo aereo italiano che agiva sull’Inghilterra (con scarsi risultati, per la verità). Non un corpo aereo del PNF, ma del Regno d’Italia.
              L’avversione per un regime politico – o, nel mio caso, per ogni e qualsiasi regime politico non cattolicamente ordinato – non può farmi dimenticare il dovere dell’amor di patria.
              Come non lo faceva dimenticare a un Secondo Pollo, a un Carlo Gnocchi, a un Teresio Olivelli.

              Ciao.
              Luigi

              1. @senm_webmrs. La vetrata del «We happy few»? Grazie di questo commento. Sì, è la terra di Enrico VIII, Darwin e Marie Stopes. E anche di Shakespeare, Newman, Chesterbelloc e Tolkienlewis. E’ per questo che sono tanto imbestialita.

                Stesso mio sentimento, ci capiamo benissimo. Di quella chiesa mi ricordo gli stendardi e i registri con l’elenco di tutti i caduti.

                @Luigi,

                rispondendoti anch’io pacatamente, un mio zio faceva parte di quella Regia Aeronautica, volontario. In camera mia è appesa la riproduzione di una sua vecchia foto del 1941, mandata dal fronte alla famiglia; foto dove se ne sta orgogliosamente appollaiato sul motore del proprio aereo, con gli stivali appoggiati sull’elica. Non nella Battaglia d’Inghilterra, ma in un teatro italiano, fu colpito, abbattuto e mitragliato a terra da un pilota inglese, dopo essere riuscito ad atterrare fortunosamente. Più avanti, in un’altra circostanza, fu fatto prigioniero e trascorse non poco tempo in un campo di prigionia inglese, nel quale non fu certamente torturato, ma neanche trattato con i guanti bianchi (come invece raccontano certi film di guerra).

                Anche se ho passato con lui pochissimo tempo da bambino (come si può intuire c’era un grande divario di età, e se andò prematuramente per una malattia incurabile), per vari motivi è un familiare a cui sono molto affezionato, avendone ereditato certe cose come la passione per gli aerei, in particolare militari, e presumo certi aspetti del carattere.

                Comprendo quindi benissimo il senso della patria di quelle persone (mi pare di averti già raccontato di mio nonno, militare di carriera nel Regio Esercito Italiano); non solo in modo astratto, come una categoria di persone conosciuta solo sui libri di storia, ma attraverso gli affetti personali.

                Ma altra è la prospettiva storica. La Patria sta soggetta a Dio, e se non è così sta soggetta al Demonio. È abbastanza evidente a chi stesse soggetta la Germania all’epoca. L’Italia era in una situazione più complicata; non bisogna dimenticare la presenza incombente dell’altro mostro, Stalin, l’arroganza delle altre potenze europee negli anni ’30, tutta una serie di cose; comunque l’alleato germanico era sbagliato.

                Così come, tornando di nuovo alla prospettiva delle persone, rispetto anche l’amor di patria dei soldati sovietici (per chi era nato e crescito dopo che la Rivoluzione d’Ottobre si era consolidata, quella era la sua patria) che invasero Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia, ma dal punto di vista storico non posso certamente dire che combattevano per la giusta causa. Così come per gli americani e qualsiasi altra patria che non stia soggetta a Dio. Venendo al presente, anche gli ambasciatori USA nominati da Obama, che “promuovono” gender e aborto all’estero per specifiche indicazioni del loro Presidente, non sono certamente giustificati.

                Se si prende l’amor di patria come criterio assoluto, si cade nel relativismo.

                1. Luigi

                  “Se si prende l’amor di patria come criterio assoluto, si cade nel relativismo”

                  La dottrina cattolica è quella, non so cosa farci.
                  L’amor di patria è dovere discendente dall’osservanza del IV Comandamento (sì, lo so, deve essere la decima volta che lo scrivo…). Oggi sembra quasi una bestemmia, il ricordarlo.
                  Amore significa nella buona e nella cattiva sorte, anche se il governo della patria è retto da Hitler o Kasner. Facile amare solo quando a reggere lo Stato c’è un Carlo I d’Asburgo o un Luigi IX.
                  Facile, come mi ricordava qualcuno, amare il coniuge nel fiore degli anni. Un poco più difficile farlo nella vecchiaia e nella malattia, ma altrettanto “doveroso”.

                  Non per nulla, l’Episcopato tedesco fu tanto fermo nell’opporsi al regime nazionalsocialista quanto poi, a guerra scoppiata, nel ricordare che questa doveva essere combattutta e vinta. L’aktion T4 era il nazismo, non la Germania.
                  La prospettiva storica serve a condannare ciò che va condannato, non ciò che invece deve essere salvato. Il fine non giustifica i mezzi, ma non può nemmeno essere squalificato da quelli.

                  Anche perché, en passant, se io avvertissi un debito di riconoscenza alla RAF – quella stessa però che, fin dagli anni Venti, pianificava accuratamente i bombardamenti terroristici sulle città – dovrei averne ben di più per l’Armata Rossa dei contadini e degli operai, cui spetta decisamente maggior merito nell’abbattimento del nazismo.
                  Infatti quando, anni or sono, visitai Berlino, feci un giro tutto mio fra statue e tombe di generali e feldmarescialli prusso-tedeschi (orgoglio di casta, diciamo, niente di politico). Mi guardai bene, però, dall’andare a visitare il monumento al soldato sovietico.

                  Ancora adesso, l’avversione profondissima – molto più radicale di quanto riesca a dire con le parole – per i manutengoli che opprimono l’Italia non mi impedirebbe, caso mai scoppiasse una guerra col Granducato di Ruritania, di tentare di agire in ogni modo per la vittoria. Che sarebbe non dei suddetti manutengoli, ma dell’Italia.

                  Ciao.
                  Luigi

                  1. sweety

                    cioè, i vescovi tedeschi all’epoca dicevano che la guerra doveva essere vinta così che si potessero aprire campi di concentramento in tutta Europa – e secondo il Catechismo, facevano bene?! Non c’è limite morale a questo amor di patria?

            2. @ Fabrizio. La vetrata del «We happy few»?
              Grazie di questo commento. Sì, è la terra di Enrico VIII, Darwin e Marie Stopes. E anche di Shakespeare, Newman, Chesterbelloc e Tolkienlewis. E’ per questo che sono tanto imbestialita.

              1. E per rispondere a Luigi del 31 luglio 2017 alle 11:14, a me hanno affondato un nonno per tre volte (*). Mica me ne scordo. Ma non mi posso scordare neanche del resto.
                In realtà non mi riesce di scordarmi di niente e alla fine mi stanno simpatici tutti lo stesso, da Cabo de São Vicente agli Urali…

                (* e ne è uscito vivo, così come dal triangolo della morte e da Coltano).

            3. PieroValleregia

              salve
              caro Fabrizio
              in tutta onestà, io, tutta la mia famiglia e gran parte dei miei conoscenti, non ci sentiamo proprio per niente debitori di Albione e, tanto meno, dello zio sam, tutt’altro direi.
              Le 118 basi di occupazione a stelle e striscie sul suolo Patrio dicono che sono loro che ci devono una “cosuccia”: le sovranità, religiosa, economica, politica, sociale e di territorio …
              Ma rispetto, mi devi credere sono sincero, il tuo pensiero; fino ai vent’anni anche io ero convinto che fossero i “buoni”, poi ci ho lavorato insieme parecchie volte (ero sottufficiale MM in SPE) e ho capito tantissime cose che mi hanno fatto cambiare idea,
              Potrei scrivere altre mille cose ma, andrei troppo fuori tema e non lo trovo corretto nei confronti di tutti voi.
              un saluto a tutti
              Piero e famiglia

          2. exdemocristianononpentito

            Veramente nell’antica Roma, l’aborto, l’infanticidio e l’abbandono dei neonati erano ampiamente permessi. Né può dirsi che la storia di Roma manchi di stragi orribili.
            Bisogna, invece dire, con Paolo, che il mondo intero giace, dal peccato originale in poi, sotto il dominio del Maligno e non c’è Roma che tenga.
            Tanto è vero che quando l’avversario tenta Cristo, offrendogli tutti i regni della terra, Cristo rifiuta sdegnosamente, ma NON nega di certo che il suo nemico domina effettivamente tutti quei regni.

        2. vale

          @senmweb

          così,a naso, se non ricordo male, le prime teorie eugenetiche nascono in ambiente anglosassone( prima inghilterra e poi nordamerica)….

        3. Lovinski

          Per Bertolt Brecht gli USA raggiunsero questo punto gia` con la bomba atomica:

          “E händigt dem Feind des Faschismus die tödliche Waffe / Aus / Und der Feind des Faschismus wird Faschist”

          “Zwei Mächte sind im Kampf … Er übersieht die Ähnlichkeit ihrer Gesichtszüge”
          “Due potenze in lotta… [Einstein] Non si accorse della somiglianza tra i loro lineamenti”

  3. «Ma non credere che ci fermeremo qui».
    Ecco, questa è la cosa importante. Ieri sera un telegiornale (non ricordo quale) hs dedicato alla morte di Charlie un lungo servizio di quelli “a voce compunta e partecipe” che si è concluso col patetico auspicio che “ora scenda il silenzio sulla triste vicenda di Charlie».
    Il silenzio non deve scendere, né su Charlie né sui tanti altri Charlie che verranno. Ci siamo alzati in piedi, restiamo in piedi. Diamo scandalo. Oportet ut scandala eveniant.

  4. Piccola sensazione personale: stiamo molto attenti che nelle prossime settimane il dibattito sulle DAT non venga spacciato come un modo per evitare casi Charlie Gard in Italia.

  5. Pingback: BREXIT. | Betania's Bar

  6. PieroValleregia

    salve
    gli stessi che plaudono a questa “conquista” scientifica, a questa “morte pietosa”, gli stessi che chiamano tutto questo e, altro similare ancora, progresso, sono gli stessi che definiscono il nazionalsocialismo, MALE ASSOLUTO.
    Questi “signori” ma anche tante “signore” (emancipate, ovviamente) ci danno “lezioni” di democrazia, di pluralismo, di rispetto e, si riempiono la bocca ( e ci gonfiano i testicoli ), dei cosidetti, diritti umani, ci negano tutto ciò che pubblicizzano, ovviamente in nome della “libertè, egalitè, fraternitè.
    Tra loro e i nazisti, preferisco i secondi almeno erano onesti, parlavano chiaro,non si nascodevano dietro muri di perbenismo e finta pietà, ti dicevano, chiaro, che eliminavano i non perfetti per motivi di (super) razza.
    Questi, invece, i fabiofazio, le llittizzetto, i mentana, e tutto il circo comunprogressista, mi fanno schifo: falsi, viscidi, untuosi, perversi, malati …
    Come scrisse Mary Shelley ( e altri) quando l’uomo si fa Dio, genera solo mostri …
    saluti e buona domenica
    Piero e famiglia

  7. @Paolo

    Certamente penso anch’io diversamente da vent’anni fa. Il problema della sovranità è reale. Però, intanto, sono due cose diverse la situazione di settant’anni fa e quella odierna. Se avesse vinto Hitler, avremmo avuto lo stesso problema, e peggiore. Non dimentichiamo poi che pure Stalin & figli non ce li siamo tolti dal groppone da soli.
    Poi la storia non è pre-determinata, e se è vero che la situazione di oggi è la conseguenza di una serie di fatti, e quelli di settant’anni fa sono fondamentali, è anche vero che avrebbe potuto andare in una direzione diversa. Per quanto mi riguarda l’evento più catastrofico non solo dell’ultimo secolo, ma di tutti i duemila anni passati, sono stati gli anni ’60. È vero che quegli anni sono arrivati _anche_ da oltreoceano, a cavallo di film e canzoni. Ma è anche vero che in quegli anni la Chiesa ha fatto l’errore più grande di tutta la sua storia (e non voglio stare a discutere su Concilio o post-Concilio: l’errore comunque da qualche parte c’è stato, ed evidente): ha rinunciato ad essere il sale del mondo. Poi, se gli Stati Uniti sono diventati, di riffa o di raffa, il centro dell’Impero, beh, la Chiesa dovrebbe avere sempre, come primo obiettivo, l’evangelizzazione del centro dell’Impero. Così non è stato: la Chiesa americana, negli anni ’70, era un disastro. L’errore definitivo si è compiuto in quegli anni. Se fosse riuscita a contenere e correggere la deriva della società americana, oggi non staremmo messi come siamo messi. Se poi gli USA sono diventati il centro dell’Impero, bisogna sempre chiedersi cosa diavolo ha fatto l’Europa – l’Europa, non l’Unione Europea, beninteso – tra ‘800 e primi del ‘900 per auto-distruggersi. Sappiamo bene che c’è stato chi ha intessuto una trama ben precisa dietro le quinte, ma è mancata la reazione.

    Per questo io dico che gli errori più gravi sono sempre quelli che si fanno in casa propria, e non quelli che ci impongono gli altri.

    Oggi non lo può dire nessuno, e ci vorrà un po’ di tempo prima che gli storici possano trarre delle considerazioni fondate su questi tempi, ma io credo che il centro di tutto il problema è il modernismo, dentro la Chiesa. Tutte le vicende che sono avvenute intorno sono una semplice conseguenza. Non a caso gli avvisi pubblici sono iniziati a La Salette, in epoca non sospetta.

    1. PieroValleregia

      @Fabrizio Giudici
      … forse volevi scrivere Piero; non ho trovato interventi imputabili ad alcun Paolo (che però è il nome di mio fratello 🙂 )
      saluti
      Piero e famiglia

    2. Luigi

      “È vero che quegli anni sono arrivati _anche_ da oltreoceano, a cavallo di film e canzoni”

      Beh, diciamo che ormai è storicamente provato come, dalle terre oltre le colonne d’Ercole, sia venuto qualcosa di più che film e canzoni.
      Il che non toglie minimamente verità a quest’altra tua affermazione:
      “gli errori più gravi sono sempre quelli che si fanno in casa propria, e non quelli che ci impongono gli altri”

      Ciao.
      Luigi

  8. Giudici@ A me sembra che il piu’ grande disastro lo abbiano fatto le chiese del centro Europa (capofila quella olandese). La Chiesa americana ha resistito meglio, tanto piu’ che i maggiori sbandamenti sono stati opera degli ordini religiosi,compresi quelli femminili, che sono meno dipendenti dai vescovi. Tra l’altro si è’ visto che la sintonia tra l’attuale papa e la conferenza episcopale statunitense non e’ che sia stata molto spiccata. Aggiungo che lo stato di quella canadese, molto più’ affine a quelle europee, e’ veramente comatoso.

    1. @Sabino

      Il danno si può misurare in modi diversi. Da un lato le Chiese del centro Europa hanno certamente fatto peggio, perché non si sono mai risollevate, anzi, sono andate sempre più a precipizio. La chiesa nord-americana, invece, ha avuto un momento di rinascita, anche grazie ai vescovi nominati da GPII. Io però parlavo del danno indiretto che abbiamo avuto sul piano culturale, da parte di società non “formate” dalla Chiesa. Anche il nord-Europa ci ha influenzato culturalmente – ora addirittura ci mette i piedi in testa da tutti i punti di vista – ma è innegabile che l’influenza culturale più forte ci è arrivata con i film e i telefilm americani; con le multinazionali e i loro prodotti; e con Internet (d’altronde la lingua dominante è l’inglese, non l’olandese o il tedesco). Tutte queste cose ci hanno inflitto enormi mazzate. Pensiamo invece cosa sarebbe successo se la società americana fosse rimasta almeno ad un livello di moralità decente.

      @Piero
      Ho letto. Commovente.

  9. Giudici@ Sono pienamente d’ accordo. Ma come vedi e’ stata la societa’ americana, soprattutto nella sua componente non cattolica, tra l’altro, maggioritaria, che e’ all’origine del disastro. Certo anche la Chiesa cattolica americana ha le sue responsabilità’, ma i veleni religiosi sono venuti dall’Europa (Rahner in testa).

  10. Ma come vedi e’ stata la societa’ americana, soprattutto nella sua componente non cattolica, tra l’altro, maggioritaria, che e’ all’origine del disastro.

    Certo. Ma ciò che è fuori dalla Chiesa è quasi certamente contro la Chiesa. Nel caso degli americani, oltretutto, abbiamo visto il caso unico nella storia di una società costruita praticamente dalla tabula rasa. Questo ha dato opportunità a tutti, compreso le forze anti-cattoliche. Ma è normale: Cristo ci ha sempre detto che il mondo ci odia e siamo in contrapposizione. L’opportunità poteva essere sfruttata anche dalla Chiesa (e comunque non è detto che non ci riesca ancora: per quando riguarda i laici, le forze più fresche, combattive ed entusiaste, in questi anni oscuri, mi sembra che stiano proprio lì; e farei uno scambio anche con molti vescovi).

    Certo anche la Chiesa cattolica americana ha le sue responsabilità’, ma i veleni religiosi sono venuti dall’Europa (Rahner in testa).

    Chiarissimo. La testa della Chiesa era, è e sarà sempre Roma, che è in Europa, e tutto ciò che governa bene è un merito di Roma, e tutto ciò che governa male è una colpa di Roma.

    Amore significa nella buona e nella cattiva sorte, anche se il governo della patria è retto da Hitler o Kasner.

    Gesù ha detto chiaramente che l’amore prima di tutto è per Lui: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre […] non può essere mio discepolo”. “Odiare” va inteso come rispetto della gerarchia dell’amore: prima si ama Cristo, e poi in Cristo si amano tutte le cose. Non si ama il padre e la madre più di Cristo (il che, tradotto, vuol dire che se c’è un conflitto tra le due cose, Cristo prevale, e in quel passaggio Cristo ci avverte che il conflitto può veramente esistere). Se vale per il padre e la madre, vale anche per la patria. Oltretutto la patria, in casi eccezionali, non necessariamente coincide con il governo corrente. Ho scritto “eccezionalmente”: non dico che uno possa scegliere soggettivamente come gli pare, per ogni virgola che non gli piace. Nel caso del nazismo, c’erano tutte le evidenti condizioni di eccezionalità: un governo fondato su un’ideologia neopagana (cosa molto diversa dal fascismo italiano, per non parlare di quello spagnolo e portoghese). Che un governo possa separarsi dalla patria vale persino per la Chiesa, storicamente provato durante l’eresia ariana.

    Non per nulla, l’Episcopato tedesco fu tanto fermo nell’opporsi al regime nazionalsocialista quanto poi, a guerra scoppiata, nel ricordare che questa doveva essere combattutta e vinta.

    Mah. Dove sarebbero i riferimenti? Pio XI aveva chiaramente condannato il nazionalsocialismo nella “Mit brennender Sorge” e numerosi vescovi cattolici tedeschi si espressero in termini piuttosto chiari contro il regime negli anni prima della guerra (tant’è che nelle liste dei deportati e assassinati dal regime nazista ci sono anche grandi quantità di religiosi, e molti santi: è assurdo pensare che un cattolico sia obbligato moralmente a servire un governo che martirizza altri cattolici). Non è che un regime condannato dalla Chiesa è illecito in tempo di pace e diventa automaticamente lecito in tempo di guerra. Questo non vuol dire che non ci fosse comprensione per i soldati che combattevano in buona fede.

    Non solo; per quanto riguarda quello che sto per riportare bisognerà aspettare che qualcuno apra gli archivi vaticani, perché siamo bombardati da tesi contrapposte e possono esserci secondi fini in certe ricostruzioni; comunque l’anno scorso uscì una ricostruzione storica del ruolo di Pio XII nella II GM, così riassunto da Aleteia:

    it.aleteia.org / 2016/10/07/attentato-adolf-hitler-regia-pio-xii-documenti-inediti/

    Il Papa organizzò una rete di cospiratori impegnati a combattere in segreto il Male Assoluto, spesso insieme ad alcuni alti ufficiali della Wehrmacht e dell’intelligence tedesca, mossi dalla volontà di rivelare al mondo l’esistenza di una Germania Perbene. Uomini coraggiosi, pronti a trasvolare le Alpi con le carte segrete sottratte al capo della scorta di Hitler, a rivelare agli Alleati le strategie militari tedesche, a rischiare la propria vita mettendo a punto innumerevoli piani per porre fine al potere del [Fuhrer].

    […]

    Riebling ha raccolto dieci documenti inediti che dimostrano come Pio XII appoggiò tre tentativi per liberare la Germania dalla tirannia nazista. Il primo situato nel periodo che va dall’ottobre del 1939 al maggio 1940, il secondo dalla fine del ’42 alla primavera del ’43, ed infine, il più conosciuto, l’attentato del 20 luglio 1944.

    […]

    I cospiratori vollero sfruttare la posizione del Papa per avviare dei contatti con gli inglesi e, per aprire un canale segreto con il Vaticano, fu inviato a Roma l’avvocato bavarese Josef Müller, che incontrò monsignor Ludwing Kaas. Questi gli suggerì di incontrare il gesuita Robert Leiber, assistente e confidente del pontefice e, dopo il colloquio, il prelato accettò di comunicare al Papa il messaggio degli ufficiali tedeschi. Informato dei piani, Pio XII decise di accettare di fungere da canale di informazione e convocò il ministro inglese presso la Santa Sede, sir d’Arcy Osborne, riferendogli le informazioni raccolte.

    Gli inglesi, disgraziatamente, non colsero l’occasione. L’attentato del 1944 andò male per conto suo. Che la ricostruzione che ho citato sia veritiera o no a proposito del ruolo del Papa, certamente erano patrioti anche i von Stauffenberg.

    PS A proposito di Pio XII, nel messaggio natalizio del 1948 disse:

    Una cosa però è certa: il precetto della pace è di diritto divino. Il suo fine è la protezione dei beni della umanità, in quanto beni del Creatore. Ora fra questi beni alcuni sono di tanta importanza per la umana convivenza, che la loro difesa contro la ingiusta aggressione è senza dubbio pienamente legittima. A questa difesa è tenuta anche la solidarietà delle nazioni, che ha il dovere di non lasciare abbandonato il popolo aggredito. La sicurezza, che tale dovere non rimarrà inadempiuto, servirà a scoraggiare l’aggressore e quindi ad evitare la guerra, o almeno, nella peggiore ipotesi, ad abbreviarne le sofferenze.

    Mi pare evidente l’appoggio alla NATO e alla sua clausola di reciproca difesa; la NATO sarebbe nata l’anno successivo, e l’adesione dell’Italia nel 1948 era oggetto di acerrime discussioni tra democristiani e comunisti. È chiaro che la NATO dell’epoca non è la NATO di oggi, in quanto l’Alleanza avrebbe dovuto essere completamente ridiscussa una volta finita la minaccia dell’URSS. D’altronde è anche arci-noto l’asse strategico che GPII costruì con Reagan quaranta anni dopo. Ed era lo stesso Papa che ci metteva in guardia dall’aggressione della società consumistica e liberale.

    1. Luigi

      “Non è che un regime condannato dalla Chiesa è illecito in tempo di pace e diventa automaticamente lecito in tempo di guerra”

      La mia frase era chiarissima.
      Combattere per la patria in guerra non significa minimamente apprezzarne il governo in carica, né avallarne le azioni malvagie, allo stesso modo per cui assistere un genitore ammalato non significa apprezzarne o tanto meno approvarne l’eventuale ateismo. Non a caso l’una e l’altra azione discendono dall’osservanza del IV Comandamento.
      Ti lascio perciò solo, nel confronto con il mio avatar cui attribuisci altro da quello che scrivo.

      Per i riferimenti bibliografici, cito solo – come partenza – il recente “All’inferno e ritorno. Europa 1914-1949”, di Ian Kershaw. Poi c’è non c’è che l’imbarazzo della scelta.
      Non solo la posizione dell’Episcopato tedesco fu quella da me ricordata; addirittura esso approvò esplicitamente l’aggressione all’URSS (ok, aggressione per modo di dire, ma non sottilizziamo).
      Nè poteva essere diversamente, salvo allontanarsi dalla retta dottrina. La resistenza al regime hitleriano non implicava la volontà di vedere la Germania sconfitta, tanto meno il far comunella con i suoi nemici. È vuoto sentimentalismo, confondere i piani; che erano e restano diversi.

      Lo stesso colonnello e conte von Stauffenberg, come gli altri congiurati del 20 luglio, aveva in obiettivo solo l’abbattimento del regime.
      Nemmeno per l’anticamera del cervello, gli era passata l’idea di volere rendere la Germania al nemico (non sarebbe stato cattolico e soldato, altrimenti). Al limite, si pensava a trattative di pace “tradizionali”.
      Da qui discende che il loro fu un beau geste, nel senso più vero della locuzione; privo però di reali possibilità umane di riuscita, avendo infatti – fin dalla conferenza di Casablanca – gli alleati richiesto la resa senza condizioni della Germania (Stalin, sullo sfondo, gongolante. Non è che gli anglo-americani non seppero cogliere l’occasione, gli anglo-americani non vollero coglierla. Europa delenda esse, altro che lotta contro la barbarie nazifascista…).

      È poi un fatto che i campi di concentramento fossero pieni di cattolici, tedeschi e dei paesi occupati, come lo erano le unità della Wehrmacht.
      Ma questa è contraddizione solo agli occhi del mondo.

      Ciao.
      Luigi

      1. allo stesso modo per cui assistere un genitore ammalato non significa apprezzarne o tanto meno approvarne l’eventuale ateismo.

        Non regge il paragone. Assistere un genitore ammalato può essere confrontato con il difendere la patria dalle aggressioni esterne; nel caso della II GM evitare che la sconfitta militare significasse, oltre che la ritirata dai paesi invasi, la capitolazione totale e la spartizione del paese e (come è successo per un po’ di tempo; finché poi i tedeschi si sono rimessi a comandare). Ma cooperare all’aggressione immotivata di paesi stranieri vuol dire spalleggiare il genitore nelle sue prepotenze verso i vicini.

        PS Se i vescovi tedeschi hanno veramente appoggiato l’invasione dell’URSS, allora erano anche stupidi dal punto di vista umano. URSS a parte, hanno pure appoggiato l’invasione dei Sudeti? Dell’Austria? Della Polonia? Del Belgio e dell’Olanda? Della Francia?

  11. Pingback: Charlie Gard e l’apparente vittoria di Lord Voldemort | Sopra La Notizia

I commenti sono chiusi.