Charlie e la coscienza di un popolo

In tutta la mobilitazione per Charlie Gard, come anche per il Family Day, non conta solo il risultato concreto: certo, non abbiamo fermato la gloriosa macchina dei “diritti” – in questo caso il diritto di togliere un bambino ai genitori perché dei medici decidano quando vale la pena vivere, quando no – ma almeno l’abbiamo rallentata, abbiamo aiutato i genitori a far conoscere al mondo un’azione che sarebbe avvenuta nel clima sterile e silenzioso di una stanza di ospedale. Grazie al fiume di voci e di preghiere il Papa ha parlato. Trump si è mosso. Il mondo si è mobilitato. Ma anche qui, come per il Family Day, non conta vincere secondo il mondo (anche se anche lì abbiamo cambiato qualcosa).
Quello che conta è che un popolo si è alzato in piedi unito. Siamo tanti, tantissimi. La nostra vittoria è cercare di affermare il bene, e i risultati non si misurano con metri umani. Sennò dovremmo dire che anche a Gesù non è andata benissimo. E’ morto davanti a tutti, non si è alzato dalla croce facendo gesti di trionfali, è apparso, col suo corpo risorto, alla mamma, a una prostituta, un’ex indemoniata e a dei pescatori fifoni. Insomma, apparentemente un disastro. Lasciamo fare a Lui anche questa volta. Consegniamo a Lui il nostro lavoro perché venga il Suo regno.

Costanza Miriano

126 pensieri su “Charlie e la coscienza di un popolo

  1. Come conclude Benedetta Frigerio:

    Siamo senza parole, ci sentiamo beffati, traditi, e siamo stanchi e impauriti per la sorte nostra e dei nostri figli. Forse come chi stava sotto la Croce. Perciò a Dio, che abbiamo pregato senza sosta e che oggi davvero non capiamo, ora urliamo solo una cosa, di intervenire presto, di annientare questo sistema perverso e di mostrarci la sua resurrezione. Forse non abbiamo fatto abbastanza, forse è quello che ci meritiamo e che non può che seguire a tanta disobbedienza, ma per pietà ce lo conceda!

    Togliamo pure quei “forse” (che d’altronde suonano solo retorici).

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-capolavoro-luciferino-cosi-passa-l-eutanasia-cristiana-20564.htm

    1. Elisabetta

      Un vero schifo l’articolo di Benedetta Frigerio. Spero che la signora si vergogni, e chieda scusa per il modo ideologico con cui evidentemente ha trattato questa vicenda e questa famiglia: pretesti per affermare un principio, un modo esattamente speculare a quello in cui “l’altra parte” tratto’ a suo tempo Eluana Englaro. Non servono più’, non sono più’ allineati? Allora, merda addosso a loro! Non ci interessa più’ il dolore, il bimbo ammalato, nulla. Ci interessa solo che non siano più’ l’arma perfetta per combattere la battaglia dei principi. Questa non e’ vera fede, e’ ideologia. Spero di non leggere più su questo blog articoli di questa signora.

      1. D’altronde bastano le prime righe:

        “E’ un delitto perfetto, un capolavoro mastodontico del diavolo: Charlie Gard viene messo a morte con il consenso dei suoi genitori” (sic!!).

        E’ sempre molto facile fare la tara alla vita altrui…

      2. Beatrice

        @Elisabetta

        Io, invece, Benedetta Frigerio la leggo sempre volentieri, sarà perché si chiama come mia sorella maggiore a cui sono particolarmente legata o sarà perché a me le donne forti che a volte usano toni anche duri, quando serve, piacciono molto. Comunque, io penso che in questo caso la giornalista de LNBQ volesse non tanto dare addosso ai genitori di Charlie, io penso che volesse piuttosto mettere l’accento sull’indisponibilità della vita umana che è sacra e inviolabile sempre e comunque a prescindere dal fatto che su di essa vogliano esercitare il controllo i medici, i giudici o i genitori stessi. Quello che ci teneva a sottolineare Benedetta è: “attenzione, Charlie ha diritto di vivere anche se la cura sperimentale non è più praticabile, anche se pure i genitori ora non si oppongono più alla volontà dei medici e dei giudici di staccare il respiratore, Charlie ha diritto di vivere a prescindere da tutto e da tutti perché è un essere umano fatto a immagine e somiglianza di Dio, un individuo unico la cui esistenza vale in sé e per sé al di là della sua qualità e della sua utilità sociale”.
        È reale e concreto il pericolo che buona parte della gente che si è battuta per Charlie arrivi a pensare che dopotutto sia giusto farlo morire ora come ora e che sia giusto comportarsi così anche in casi simili. Invece per un cattolico che voglia davvero definirsi tale non può mai essere giusto.
        Ho letto che i medici del GOSH sono stati addirittura minacciati di morte e hanno subìto varie altre molestie, chiaramente si tratta di comportamenti deplorevoli che spero vivamente non siano ora messi in atto anche nei confronti dei genitori di Charlie, i quali meritano invece tutta la compassione del mondo vista la tragedia umana che stanno vivendo ormai da più di un anno. Però la pietà che è doverosa in casi come questo non può far chiudere gli occhi sulla realtà: Charlie verrà lasciato morire soffocato perché l’ultimo ostacolo tra lui e il boia è stato rimosso per la resa dei genitori. Io non metto in dubbio l’amore che Chris e Connie provano per il loro bambino visto come hanno lottato per trovargli a tutti i costi una cura praticabile, io dubito piuttosto della loro capacità di riuscire a capire appieno quale sia il vero bene di Charlie, considerando quanto complessa è la situazione in cui si sono trovati ad agire, circondati da tutta una serie di pressioni ed emozioni difficilmente comprensibili a noi esterni. Per questo i bioeticisti e i giornalisti cattolici, che possono avere una visione dall’esterno più lucida rispetto a quanti sono emotivamente coinvolti nella vicenda, fanno bene a ricordare a tutti qual è questo vero bene per Charlie, anche se ciò significa dover ammettere l’erroneità della scelta fatta molto probabilmente in buona fede dai genitori.
        Ho trovato particolarmente illuminanti le parole di Renzo Puccetti:

        «La bontà o meno di una posizione non è data da chi la sostiene, ma dal rispetto della realtà e la realtà non è mutata dal fatto che la speranza della terapia nucleosidica sia svanita, né dal fatto che ora siano i genitori di Charlie a rinunciare processualmente ad opporsi alla sospensione della ventilazione perché la qualità di vita è sotto il livello auspicato e auspicabile. Togliere la ventilazione a Charlie era un atto eutanasico ieri e continua ad esserlo oggi che a deciderlo si sono affiancati i genitori.
        […] La qualità di vita di Charlie, per quanto bassa essa sia, rende Charlie certamente un grandissimo disabile, un gravissimo ammalato, ma non una vita immeritevole di vita e non fa della morte il suo migliore interesse, perché, lo dico al giudice, ai medici del GOSH, ai loro simpatizzanti e anche ai genitori di Charlie con tutta la compassione e la fermezza che mi è possibile: non siete Dio, Charlie non è una proprietà, la sua dignità di persona è ontologica, non va via insieme alla bassa qualità di vita, ma permane con la vita e lo rende titolare del diritto ad essere sostenuto, non scartato. Lo diciamo oggi come ieri e come domani. Per il prossimo Charlie e per la nostra dignità.»

        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-e-eutanasia-condita-da-falsa-pieta-20566.htm

        1. “Credo volesse, credo volasse!” diceva la mia nonna…

          Le parole però sono queste prorpio in apertura: “Charlie Gard viene messo a morte con il consenso dei suoi genitori” !

          “Volesse o volasse” chi usa abitualmente le parole sa che le parole possono essere come pietre.
          Tu Beatrice come ti sentiresti se fossi la mamma di Charlie e leggessi queste parole?

          Ma la Mamma di Charlie per fortuna, ma purtroppo, ha ben altro da fare.

          Se poi lo zelo per i “principi”, ha travalicato il rispetto per le persone, beh mi dispiace, ma la Friferio ha “toppato”, e ci si può allungare si che si vuole nei “volesse o non volesse”.
          La si contiuìnuerà a leggere ladove scrive cose che fa piacere leggere.

          1. Beatrice

            Quindi, Bariom, dobbiamo dire menzogne per rispetto nei confronti di qualcuno? Dobbiamo dire che va bene staccare il respiratore a Charlie perché ora i genitori non si oppongono più? I principi non vengono prima delle persone, i principi (che io preferisco chiamare i Comandamenti di Dio) sono al servizio dell’uomo, in questo caso di Charlie, ma chi è rimasto ora a difendere quel bambino dalla dolce morte? E chi difenderà gli altri bambini malati dal fare la stessa fine di Charlie?

            1. Enrico Turomar

              Si può anche tacere.
              Per fare analisi sull’accaduto, sulle parole di tizio e di caio, sugli scenari futuri, ci sarà tempo.

              1. Qui poi la questione era solo sull’uso delle parole, del loro peso e significato… non altro, ma a quanto pare, tutto va bene, del tipo “il fine giustifica i mezzi”.

              2. Luigi

                “Per fare analisi sull’accaduto, sulle parole di tizio e di caio, sugli scenari futuri, ci sarà tempo.”

                Ma anche no!
                Nessuno sa, di noi mortali, quanto tempo gli sia concesso per agire.

                Oggi è Charlie a morire.
                Perché affetto da un male incurabile, sia chiaro; come ci ricorda immancabilmente Stefano Tura, a suo tempo già inviato di “Novantesimo minuto” da Ancona.

                Domani toccherà ai malati di SLA o mesotelioma, che per inciso costano un mucchio di quattrini (bisogna pur far spazio alle giovani risorse boldrinesche).

                Dopodomani, sarà il turno della malattia per eccellenza: la vecchiaia.
                Centinaia di migliaia di anziani non autosufficienti, poveretti, conducono una vita indegna… liberiamoli misericordiosamente di questo fardello…

                Mi viene il sospetto che, al fondo, la malattia incurabile cui molti non si vogliono rassegnare si chiami vita.

                Ciao.
                Luigi

                1. Enrico Turomar

                  Ma anche sì, perché la vita di tanti malati non dipende dalle parole di quei due genitori, ma dalle leggi che noi non riusciamo ad impedire che siano fatte.

  2. Federico

    Cara Costanza ci hanno ingannati e ci hanno fatto cadere in un vile tranello, ben peggiore di un tribunale che ratifica per l’ennesima volta la morte di un bambino innocente perchè come ha ben esposto benedetta Frigerio “ormai nell’immaginario mondiale sono due guerrieri pro life. Passerà così l’idea che, “se hanno mollato loro”, è giusto ad un certo punto privare una persona dei sostegni vitali” e quel che fa più male è che questo tradimento improvviso sia stato fatto da coloro che abbiamo cercato di sostenere in qualunque modo, certo non possiamo comprendere tutto quello che è passato nel loro cuore di genitori in questi mesi: ansia, stress, dolore, ma è anche vero che dal momento che hanno fatto di tutto per rendere pubblica la vicenda, sapevano che la loro battaglia sarebbe andata ben oltre la vita di Charlie. Questa resa incondizionata, senza neanche citare per danni l’ospedale per il ritardo nelle cure è un fatto senza precedenti e avrà conseguenze, delegittimando in primis il movimento per la vita…spero per loro che non si rendano mai conto di ciò che hanno provocato…

    1. spero per loro che non si rendano mai conto di ciò che hanno provocato…

      Come si sta scrivendo, anche se forse molti non intendono proprio quello, i due genitori “si sono arresi”. Non si sono arresi all’evidenza, ma al nemico. “Arrendersi al nemico” vuol dire capitolare per mancanza di forze, anche se si sa che la ragione è dalla propria parte.

      È evidente che nessuno vuol imputare colpe personali a Connie e Chris: combattono da undici mesi con un grave problema medico e da circa sette con un ancora più grave problema legale. La lotta dev’essere stata estenuante ed è stata la lotta di due persone, supportate da un piccolo popolo, contro giganti – forse meglio scrivere orchi.

      Ma siccome qui dobbiamo guardare ai fatti e alle premesse che si gettano per il futuro, come ricordato da Frigerio, da Dal Bosco, e riassunto da Federico, queste sono disastrose. Spero che qualcuno comprenda ora per quale motivo l’intervento di Papa Francesco è stato ritenuto ed è gravemente insufficiente: perché auspicare che “non si trascuri il desiderio [dei genitori] di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo” ora continua a valere anche ora che i due genitori hanno gettato la spugna. Mentre se fossero state ribadite le parole di GPII “Ci alzeremo in piedi quando un bambino verrà visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’emozione.” le cose sarebbero diverse: il “desiderio” di due persone, fallibile come qualsiasi cosa umana, non è il comandamento di Dio.

      Paradossalmente ora un sacco di gente si trova d’accordo con questo auspicio: compreso Peter Singer, quello che normalmente giustifica l’infanticidio, e che in questo caso stava dalla parte di chi voleva far andare Charlie negli USA. Ma non per rispettare la Legge del Signore: solo per motivi utilitaristici, ovvero ridurre la sofferenza dei genitori, che così desideravano. Se questi prendono atto della sconfitta, allora ecco che diventa “giusto” sopprimere Charlie. È di nuovo il primato della coscienza soggettiva: prima era quella dei medici inglesi e dei giudici, ora è anche quello dei genitori (oltretutto sottoposti ad immani pressioni).

      Ecco perché tutto questo è anticristico: si sta sostituendo la Legge del Signore, espressione del Suo amore perenne ed immutabile, con il sentimento degli uomini, che cambia direzione e cede come una brezza incostante.

      PS Vista l’ultima considerazione, riporto un succoso manifesto pubblicato qualche mese fa dalla diocesi di Gap e Embrun (Alta Provenza) in un contesto differente:

      https://www.cathkathcatt.ch/f/wp-content/uploads/sites/3/2017/03/Campagne-du-Denier-de-l%E2%80%99Eglise-dans-le-dioc%C3%A8se-de-Gap-et-dEmbrun-Illustration-www.diocesedegap.fr_-800×450.jpg

    2. Si Federico, diamo loro pure ‘sta croce addosso!

      Se ti troverai mai in quei panni facci sapere gli sviluppi… oltre al chiedere “i danni”.

      1. Bariom, non si capisce il senso del tuo commento. Innanzitutto nessuno ha gettato croci. I fatti, però, sono quelli che sono. I due, traparentesi, nella lettera originale pubblicata integralmente hanno accusato ripetutamente – al limite della prolissità, che è perfettamente comprensibile proprio perché il punto sia evidenziato – l’ospedale di aver causato la morte del bambino per tutto il tempo perso nelle dispute legali. Avendone i mezzi economici, la cosa più ovvia sarebbe tradurre queste accuse in azione legale, per amore di giustizia e per possibili altri casi che vedremo sicuramente in futuro. È l’unico appiglio legale che gli inglesi hanno per contrastare il disastroso precedente che è stato creato. Altrimenti genitori che si troveranno in futuro in quelle condizioni non potranno neanche iniziare a combattere. Queste sì sono croci che verranno gettate loro addosso. Infatti non ha molto senso ridurre la questione alla prospettiva dei singoli ignorando tutte le conseguenze di questi fatti: questo non sarebbe cattolicesimo, ma sentimentalismo.

        Inoltre, ragionando correttamente dal punto di vista teologico, si deve concludere che l’uccisione del piccolo sarà peccato mortale, in cui saranno coinvolti tutti coloro che non si sono opposti sino alla fine. La teologia insegna che c’è il peccato e la sua imputabilità. Ci sono ennemila motivi per ritenere che i due genitori – a differenza di tutti gli altri attori – siano scarsamente o nullamente imputabili (in ogni caso, la questione in foro interno non è cosa che ci interessi). Ma se la teologia sottolinea che pure in caso di nulla imputabilità il peccato mortale sussiste comunque, è perché questo avrà delle conseguenze. Le potrebbe avere su di loro, in vari modi, così come ne avrà sulla società inglese (e purtroppo anche la nostra), prima di tutto nei modi ovvi che sono già stati descritti. Fare finta che questo aspetto non esista non è misericordia, ma misericordismo.

    3. Enrico Turomar

      L’articolo della Frigerio, a parte quanto aveva citato Fabrizio, è vergognoso. Per il bambino non ci sono possibilità di miglioramento ed il giudice l’aveva detto chìaro a suo tempo che senza miglioramenti non avrebbe cambiato il giudizio. E la possibilità di lasciarlo morire di morte naturale gliel’hanno già tolta da tempo.
      Essendosi arresi gli lasceranno passare gli ultimi momenti col figlio, loro sono innanzitutto genitori e per questo hanno lottato per mesi contro forze molto più grandi. Non appiccichiamogli ruoli che non hanno chiesto.
      Citare in giudizio l’ospedale? Coi soldi offerti dalla gente per portare Charlie in America? Non so quanti donatori avrebbero condiviso questa scelta, la Fondazione è la scelta giusta per me. Senza contare che difficilmente avrebbero vinto. Il problema è a monte: in Inghilterra c’è una legge che proibisce l’accanimento terapeutico. I medici del GOSH si sono attaccati a quella e in tribunale finora hanno vinto loro. Una colpa grave del GOSH è stata quella di negare le cartelle cliniche del bimbo ad altri medici ed ospedali per mesi, ma se anche quella colpa venisse riconosciuta sarebbe una vittoria da poco.

      1. Luigi

        “L’articolo della Frigerio, a parte quanto aveva citato Fabrizio, è vergognoso”.

        Invece io penso che sia un articolo raro, per capacità di analisi e lucidità.
        Non ha scritto mezza parola, di giudizio sui genitori del piccolo inglese, come invece le viene contestato.
        Però la realtà rimane quella da lei descritta, piaccia o meno.

        Soprattutto dovrebbe essere letta e meditata la frase in cui parla di “un mondo e di un sistema, anche cattolico, ormai quasi esclusivamente anticristico”.
        Come scriveva a suo tempo Giovannino Guareschi,

        “Noi non apparteniamo a nessun ismo. Abbiamo un’idea, sì, ma non finisce in -ismo. La cosa è molto semplice: per noi esistono al mondo due idee in lotta: l’idea cristiana e l’idea anticristiana. Noi siamo per l’idea cristiana e siamo perciò con tutti coloro che la perseguono e soltanto fino a quando la perseguono. Quando, a nostro modesto avviso, qualcuno si distacca da questo principio, chiunque sia (fosse anche il nostro parroco) noi diventiamo automaticamente suoi avversari”

        Ciao.
        Luigi

  3. “Se la pressione esercitata è quella giusta, e lo pare proprio, Charlie avrà un futuro fratellino con solo mezzo DNA di mamma Connie, e tanti, tantissimi ulteriori fratellini vetrificati, gettati via, congelati, uccisi senza pietà in quell’oceano di micromorte che è la fecondazione artificiale (omologa, eterologa, a tre genitori: ma che differenza fa?). Questo immane sacrificio, quantitativamente superiore a quello del piccolo che ora ammazzeranno, era il vero oggetto del contendere di tutta questa storia. Hanno sancito che la legge conta più della famiglia, hanno validato un primo assaggio di aborto postnatale (da “accettabile” a “razionale”, perfino per i genitori), ed in più – come in un lavaggio del cervello da Orwell 1984 – hanno piegato totalmente non solo un paio di tranquilli giovani genitori, ma dei ragazzi divenuti malgré eux degli ingenui simboli pro-vita: hanno accettato l’eutanasia di un figlio, ora accetteranno anche l’eugenetica dei prossimi. Ciao Charlie. Hanno usato te ed i tuoi mitocondri come ariete per spalancare le porte di un Inferno. Sì, è proprio un sacrificio umano.”
    Roberto Dal Bosco su facebook

    http://www.nature.com/news/genetic-details-of-controversial-three-parent-baby-revealed-1.21761

    1. exdemocristianononpentito

      Ma quella omologa non è ammessa anche dalla Chiesa? Ed io, sinceramente_ non ci vedo nulla di male in essa……

      1. exdemocristianononpentito

        Poi, altra cosa da dire: certamente per la battaglia contro l’eutanasia e l’aborto, lo scoramento dei genitori è deleterio, ma non si può pretendere che i genitori, già enormemente provati, possano tener sempre conto delle necessità generali correlate ad una Battaglia morale, religiosa e politica. Nella loro situazione è comprensibile, che, ad un certo momento la dimensione privata, prevalga.

      2. Clemente

        La fecondazione in vitro è ritenuta inaccettabile per il fatto che priva della possibilità di essere concepiti tramite un atto di amore. Scinde l’atto procreativo da quello unitivo.
        Al di là di questo,con qualunque tecnica, quello che accade di fatto è che vengano prodotti embrioni che hanno possibilità più ridotte di potersi annidare nell’utero. In sostanza per la pretesa di avere figli si gioca ad una roulette russa fra embrioni.

    2. Enrico Turomar

      Ancora un po’ e questi Gard appariranno come degli autentici criminali. E’ proprio vero che il mondo è pieno di leoni da tastiera.

  4. Fransi

    ritengo questo evento, come sta andando a finire, una sconfitta. I genitori stanno morendo con il loro figlio, distrutti e calpestati, per il tempo speso a chiacchere con legislatori ottusi.
    Però, dopo tutto, le parole di Costanza mi danno Speranza, quella vera ed autentica che solo Lui saprebbe riuscire a infondere e trasformare.

  5. Nicola62

    La testimonianza della Fede nel Cristo Salvatore non è mai vana.
    Frutti fecondi verranno anche dalla storia di Charlie.

  6. si e’ mosso il mondo, ma Inghilterra BREXIT anche ora? e poi mi domando: la Chiesa Anglicana cosa dice? e la sua “Capessa” la Regina Elisabetta, vabbeh’ 91enne, ma ha perso voce e collaboratori? Non hanno niente da dire a difesa di un loro cittadino inerme e della sua Famiglia?

    1. La Regina Elisabetta è la stessa che, poche ore dopo l’attentato di Manchester, fu fotografata sorridente ad un party. Per quanto riguarda la “Chiesa” Anglicana, è troppo impegnata su altre cose, ben più importanti: per esempio definire una liturgia per “celebrare” il cambio di sesso di un “prete” o una “pretessa” che decidano di avvalersene.

      Quello che stiamo vedendo è il fallimento epocale di una “Chiesa” e di una nazione, nonostante molte cose buone essa abbia fatto in passato. A dimostrazione che ogni segno di vitalità è solo apparente, se si tradisce Cristo. Apparente può esserlo anche per secoli (forse anche perché il Padreterno offre molte chance di ritornare sulla retta via), ma noi stiamo godendo di uno strano privilegio nel poter vedere la fine di questi processi secolari.

  7. anna maria

    ….sono molto addolorata…. poveri genitori….
    Signore pietà di questa povera umanità che precipita sempre più in basso!
    O forse no!… tutti noi, anche quelli che erano un po’ appisolati, si sono attivati nelle manifestazioni di protesta, e soprattutto nella preghiera.
    Tutto quanto la vicissitudine di Charlie ha provocato, ha aiutato almeno una buona parte dell’umanità, ad essere migliore, a credere che Dio è sempre in attivo e al fianco di coloro che si affidano a Lui.
    Come Nicola, anche noi vediamo già i frutti che sono venuti dalla storia di Charlie e che vedremo anche per il futuro
    perchè i gesti d’Amore, non vanno mai perduti.

    Anna maria

  8. I media e le telecomunicazioni vivono di sensazionalismo, poi passa l’ondata d’emozione e tutto va nel dimenticatoio. Charlie da lassu’ fra gl’Angeli aiutaci ad essere piu’ riflessivi e consistenti e far nostra l’unica fonte della salute: la preghiera a Dio che ci aiuti. Cari saluti Charlie, sono sicuro che dove sei hai tanto tempo di giocare con gl’Angeli e altri bambini della tua eta’. Paul

  9. Adolfo

    “Quello dei due genitori di Charlie è stato un gesto pienamente ragionevole, solidamente realistico e moralmente condivisibile”
    http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/7/25/CHARLIE-GARD-Ti-lasciamo-andare-con-gli-angeli-l-ultimo-gesto-di-amore-gratuito-di-Connie-e-Chris/775344/

    Con bravura dialettica, ci si appoggia sul rifiuto (giusto) dell’accanimento terapeutico, per giustificare la morte del bambino.
    Ma un conto è l’accanimento, mentre ben altro conto è la fornitura di cibo, acqua e aria.

    E il fatto che il bimbo “volerà con gli Angeli”, non giustifica minimamente l’assassinio perpetrato dagli orchi (cit. Fabrizio).

    I genitori hanno ceduto di fronte a fortissime pressioni, ma se è vero che anche in passato essi stessi avevano parlato di “qualità della vita” (di Charlie), ecco: le radici del “cedimento” attuale erano già state piantate.

    La sottolineatura del papa, in merito al “desiderio dei genitori” – in luogo di richiamare il vero diritto: quello alla vita – costruisce la cornice a questa realtà luciferina: la vita non vale di per sé, ma solo in funzione di una “qualità”, e di un “desiderio”, anch’essi soggetti alle mode e all’arbitrio umano.

    Sempre più l’uomo si pone al posto di Dio.

    1. Enrico Turomar

      ‘I genitori hanno ceduto di fronte a fortissime pressioni, ma se è vero che anche in passato essi stessi avevano parlato di “qualità della vita” (di Charlie), ecco: le radici del “cedimento” attuale erano già state piantate.’
      Questa cosa mi risulta essere un falso: loro hanno detto che non credevano che il figlio soffrisse. Se avessero avuto prova che il figlio soffriva non si sarebbero accaniti a cercare di curarlo. Che crescesse ‘scemo’ (cito la De Mari) non gli dava problema.

  10. Paolo da Genova

    Condivido quanto scritto da Benedetta Firgerio sulla Nuova Bussola Quotidiana.
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-capolavoro-luciferino-cosi-passa-l-eutanasia-cristiana-20564.htm
    Sarebbe bello che, quando staccheranno il respiratore a Charlie, il bambino continuasse a respirare tranquillo. E che dopo nuovi esami, davanti ai medici stupefatti, Charlie risultasse perfettamente sano. Sarebbe bello per noi che restiamo in questo mondo sciagurato, anzitutto per i genitori, sebbene “il miglior interesse” di Charlie sia andare al più presto in Paradiso.

  11. Lumpy

    I genitori di Charlie non sono sposi, ma compagni. Né si sono mai dichiarati cattolici, mi pare. Senza la “stampella” che viene da lassù, alla fine si crolla.

    1. Fransi

      Charlie è stato battezzato cristianamente (un battesimo è unico e valido per la Chiesa Cattolica, qualunque confessione si professi) e da qualunque giroscopio si voglia guardare Iddio è con lui e con i suoi genitori.

          1. La cosa è evidentemente curiosa, perché alcuni Anglicani (la c.d. “chiesa alta”) riconoscono la devozione ai santi, ma i Presbiteriani non mi risulta proprio, come scrivevi ieri. Ma dopotutto mi dico: c’è tanto caos in casa nostra, figuriamoci in casa degli altri.

  12. E ora i medici stanno ancora negando ai genitori la possibilità di farlo morire in casa… ma basta! Anche dopo la resa, non riescono ad avere pietà? Ma sono uomini questi?

  13. Gentile Signora Serena, tutti figli e figlie di Dio e redenti dal Sangue di Cristo. Lasciamo la Misericordia di Dio settacciare pecore e capri. Cordiali saluti, Paul ( P. S.: I medici, penso, devono sottostare a regolamenti della loro professione decretati dalla Legge. )

      1. Paul Candiago

        Gentile Signora Serena:

        “Ma il giuramento di Ippocrate l hanno saltato a piè pari però…” sempre valido in tutte le circostanze, e non solo per i medici.

        Chi per una ragione o l’altra partecipa a far del Male ad una persona moralmente, fisicamente, ferisce o volontariamente causa la morte del Fratello (Ricordiamoci sempre Caino ed Abele) sara’ responsabile di fronte al Creatore del suo agire iniquo.

        Non Ammazzare e’ inviolabile ed atemporale sotto qualsiasi condizione.

        Cordiali saluti e non lasciamoci travisare dalle sofisticazioni del chiaro/scuro delle societa’ in confusione morale ed etica.

        Preghiamo, e’ l’unico Farmaco che abbiamo come antidoto a tutti i Mali del nostro tempo (Tempi di Grande Apostasia San Paolo) e mi pare poco usata, speriamo mi sbagli.

        Paul

  14. Comunicato Stampa del Bambin Gesù: Così si ragiona in un ospedale cristiano!!!! Non come al GOSH dove non vogliono neanche accordare il permesso di portare il bimbo a casa “perché rischioso” (vogliono essere sicuri che muoia?).

    Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per rispondere all’appello della famiglia e cercare di dare un’opportunità ulteriore di cura al piccolo Charlie.
    Confermiamo, alla luce delle evidenze scientifiche richiamate nel documento firmato dai ricercatori internazionali, che la terapia sperimentale con deossinucleotidi poteva essere un’opportunità per Charlie e potrà esserlo in futuro per tutti i malati rari con la stessa patologia o patologie simili.
    Purtroppo, alla luce della valutazione clinica congiunta effettuata sul posto dal nostro ricercatore e medico – prof. Enrico Silvio Bertini, primario di Malattie Muscolari e Neurodegenerative – insieme con il professore di Neurologia della Columbia University, Michio Hirano, è emersa l’impossibilità di avviare il piano terapeutico sperimentale, a causa delle condizioni gravemente compromesse del tessuto muscolare del piccolo Charlie.
    Mentre infatti i risultati della nuova risonanza magnetica presentavano un quadro di encefalopatia in peggioramento, ma non del tutto irreversibile (grazie alla capacità potenziale dimostrata dai deossinucleotidi di superare la barriera emato-encefalica), i risultati dell’indagine muscolare supplementare che abbiamo richiesta hanno evidenziato una condizione di grave e diffusa perdita non più reversibile del tessuto muscolare, che ha suggerito di desistere dal proposito di avviare la terapia sperimentale. Infatti il gravissimo contesto clinico che abbiamo trovato avrebbe configurato il tentativo di terapia sperimentale come un accanimento terapeutico. In questo caso, abbiamo purtroppo constatato di essere arrivati forse tardi. Ma questo succede spesso quando si valutano trattamenti innovativi non previsti dai protocolli terapeutici in costante evoluzione su pazienti affetti da malattie ultra rare, per le quali non esistono punti di riferimento certi.
    Non siamo in grado di sapere cosa sarebbe potuto succedere 6 mesi fa. Non possiamo sapere se Charlie avrebbe risposto alla terapia sperimentale, perché siamo di fronte ad una condizione rara di cui non conosciamo la storia naturale e della quale non disponiamo di protocolli terapeutici riconosciuti. Nel campo delle malattie rare e ultra-rare, ogni storia è un caso a sé.
    Sappiamo di avere fatto ciò che la mamma di Charlie ci aveva chiesto di fare.
    Senza mai ingenerare illusioni, avevamo offerto inizialmente accoglienza e accompagnamento, ma lei ci ha chiesto di più. Ci ha chiesto di verificare, attraverso un confronto internazionale tra clinici e ricercatori, la possibilità di offrire a suo figlio un’opportunità credibile di cura, un’opportunità che fosse supportata da evidenze scientifiche e da valutazioni cliniche aggiornate e condivise. Abbiamo ottemperato alla questa richiesta. Il trattamento sperimentale è risultato effettivamente fondato da un punto di vista scientifico. La malattia rara di Charlie, come tutte le malattie rare, presupponeva tuttavia una valutazione clinica diretta da parte dei nostri medici con gli altri clinici e ricercatori. Una valutazione che purtroppo, nel momento in cui l’abbiamo potuta effettuare, ha dato un esito non positivo. Tutto ciò riempie il nostro cuore di amarezza.
    Però, un risultato lo abbiamo raggiunto. La spina non è stata staccata, senza avere prima risposto ad una legittima richiesta di cura da parte dei genitori e senza avere prima verificato fino in fondo le condizioni del bambino e le opportunità concrete offerte dalla ricerca a livello internazionale.
    Abbiamo raggiunto anche un secondo risultato: un confronto congiunto internazionale approfondito sia sul piano scientifico che su quello clinico; un fatto straordinario, un caso emblematico per il futuro delle malattie rare.
    Per la prima volta su un singolo paziente si è mossa la comunità scientifica internazionale, per valutare concretamente e fino in fondo le possibilità di cura. La comunità clinica e scientifica internazionale, che si mette in rete e fa sinergia per un malato e si mobilita per una vita, lavorando a stretto contatto, rappresenta un precedente che darà più forza a tutti i Charlie che verranno. Questa è la vera eredità del caso Charlie: l’impegno a sviluppare concretamente un modello di medicina personalizzata. Per questo valeva la pena fare tutto ciò che abbiamo fatto, trainati dalla forza di Charlie e dei suoi splendidi genitori, dalla forza della condivisione indispensabile nel percorso di cura con la famiglia, dalla forza dell’alleanza tra i clinici, la famiglia e il paziente, senza dimenticare il contributo importante delle associazioni dei malati che in questi casi rappresentano un punto di riferimento prezioso per tutti i soggetti coinvolti.

    1. vogliono essere sicuri che muoia?

      Uomini hanno stabilito che non è possibile che sopravviva: i fatti dunque devono adeguarsi alla teoria. La cosa ridicola è che si oppongono al trasferimento a casa “perché rischioso”: cioè in pratica rischia di morire naturalmente. Sono proprio ansiosi di ammazzarlo con le proprie mani, evidentemente.

      Nota sulla risposta del Bambin Gesù: qui non se ne è ancora parlato, mi pare, ma al GOSH hanno avuto pure la faccia tosta di rinfacciare agli altri medici, Bambin Gesù incluso, credo, di aver “creato false aspettative”. La risposta, dunque, era necessaria anche a ristabilire la verità dal punto di vista professionale.

      1. Enrico Turomar

        Concordo pienamente sulla prima parte.
        non mi erano giunte le dichiarazioni del GOSH, faccia tosta è una definizione troppo tenera.

  15. Beatrice

    Io appena ho appreso la brutta notizia sulla sorte di Charlie ho avuto subito un momento di tristezza e scoramento, lì per lì ho pensato “allora, è stato tutto inutile! Le preghiere, le mail, le telefonate, le manifestazioni pubbliche non sono servite a salvare Charlie!”
    Poi, però, ho fatto più o meno lo stesso ragionamento di Costanza. Tutto quello che è successo è stato grandioso, questo bambino splendido ha mosso un intero popolo ad agire per cercare di salvarlo, è qualcosa cha dà grande speranza per il futuro, esistono ancora tantissime persone che non si sono fatte abbindolare da questa cultura della morte che sembra trionfare ogni giorno di più e che sembra essersi insinuata anche all’interno del mondo cattolico.
    Inoltre questa vicenda è servita a smascherare le menzogne di quanti si battono per promuovere l’eutanasia: non è vero che lo fanno per una questione di libertà e autodeterminazione, perché in questo caso la libertà non l’avrebbero lasciata ai genitori di Charlie, in realtà si battono perché tutti arrivino a pensarla come loro, cioè che è giusto dare la morte alle vite ritenute non degne di essere vissute, morte che dovrebbe essere decisa dalle strutture dello stato anche contro la volontà dei singoli cittadini. Si chiamano “pro-choice”, ma dovrebbero chiamarsi “pro-death”, perché non è vero che lascerebbero la “choice” ai parenti che non vogliono staccare la spina dei propri cari, ai medici che vogliono salvare vite e non ucciderle e che per questo già in alcuni paesi vengono licenziati o fanno fatica a trovare lavoro, ma soprattutto la “choice” non la lasciano alle persone che dovrebbero essere soppresse perché la qualità della loro vita è bassa come succede per esempio con le persone in coma che non possono dire se vorrebbero continuare a vivere oppure no.
    Nonostante a vista umana i nostri sforzi possano apparire vani, non possiamo arrenderci. Dobbiamo continuare la buona battaglia a difesa della vita, anche se sembra che siamo rimasti in quattro gatti a combatterla. Quello che conta è fare la cosa giusta a prescindere dai risultati. Anche solo poche persone che agiscono per il bene possono cambiare in meglio il mondo risvegliando le coscienze anestetizzate delle masse, come dice Santa Teresa d’Avila in un testo riportato qualche tempo fa sul Timone:

    Santa Teresa d’Avila, Cammino di Perfezione, 36.5:
    «Nei periodi turbolenti e travagliati dai torbidi e dalla zizzania seminata dal maligno, quando sembra che la massa degli uomini sia stata mezzo accecata, e molti si ammantano di santo zelo cristiano, Iddio suscita sempre qualcuno che apra loro gli occhi e dica: badate che il demonio vi ha sommersi nella nebbia per non lasciarvi vedere la strada!… a volte uno o due soli uomini che dicano la verità riescono ad ottenere più di molti coalizzati assieme. Così a poco a poco il disorientato riscopre il cammino e Dio gli rinfranca l’animo… basta che ci sia uno dotato di coraggio, perché subito gli si affianchi un altro; così il Signore ritorna a conquistare il terreno perduto»

    http://www.iltimone.org/%C2%ABQuando+la+massa+%C3%A8+sviata_+bastano+due+coraggiosi+perch%C3%A9+Dio+riconquisti+il+terreno+perduto%C2%BB/36268,News.html

  16. vale

    e adesso vediamo come andrà a finire quest’altra:

    da “libero” di oggi pag.13:

    un nuovo caso englaro. elisa come eluana: 12 anni di coma vegetativo. mamma,nonni e zia sono morti,il fidanzato si è suicidato per il dolore ( e ,nota mia, forse anche per senso di colpa,visto che guidava lui quando si è schiantato vicino al casello di mestre).

    è rimasto solo il padre che non ce la fa più.

    dall’articolo:” …è proprio ai legali della famiglia englaro che il padre della donna si è rivolto in questi giorni per cercare di mettere fine alle sofferenze dell’amata figlia” …” gli avvocati mi hanno dette che finché resta ricoverata non c’è niente da fare. dovrei portarla a casa e poi quel che succede succede. … bisogna convincere il giudice tutelare.
    elisa,conclude il genitore,ha un fisico eccezionale, e vivrà in questo modo ancora per decenni”.

  17. Digital

    La scelta di intraprendere una causa legale ai fini di una richiesta di risarcimento del danno, a mio avviso, sarebbe assolutamente sbagliata per due ragioni, la prima prevalente sulla seconda.
    Prima di tutto, citare in giudizio l’ospedale sarebbe una scelta anticristiana perché porterebbe i genitori di Charlie in aperto contrasto con altre persone (i medici del GOSH) per una questione di carattere economica. Infatti, l’oggetto del contendere non sarebbe più, come avvenuto fino ad adesso, la tutela della vita del loro figlio bensì la valutazione di un eventuale comportamento colposo con conseguente ristoro di natura economica.
    Ebbene, San Paolo (1Corinzi 5,4-7) ha sempre insegnato che portare in giudizio un fratello “per cose di questo mondo”è sempre sbagliato perché ti mette in contrasto con quel fratello (che diventa tuo nemico) affidandoti ad un giudice terzo estraneo ai valori cristiani. Ragion per cui, per San Paolo sarebbe molto meglio subire un’ingiustizia che portare un proprio fratello in giudizio in un tribunale del mondo.
    Conseguentemente, una tale azione giudiziaria non aiuterebbe i genitori di Charlie a ritrovare la pace ed a riconciliarsi con la propria storia bensì ad aumentare il loro “inferno”.
    Lo dico con cognizione di causa perché una quindicina di anni fa mia madre fu vittima di un reato il cui colpevole venne arrestato e nel relativo processo penale decidemmo di non costituirci parte civile perché sapevo che farlo ci avrebbe messo contro quel fratello. Tuttavia, la giustizia penale (e non quella civile) fece il suo corso. Vi posso garantire che la mia vita spirituale ne ha molto giovato di tale scelta.
    Invece, la seconda ragione sarebbe semplicemente il buon senso. Infatti, intraprendere un’azione legale sarebbe una scelta stolta perché se il giudice Francis ha sempre dato ragione ai medici del GOSH è perché quest’ultimi avevano sempre la legge dalla loro parte. Pertanto, un loro comportamento colposo non verrebbe mai riscontrato.
    Quindi, si tratterebbe di una causa persa in partenza che aggiungerebbe solo dolore ad altro dolore ed al danno la beffa!

    1. Kosmo

      citare in giudizio l’ospedale sarebbe una scelta anticristiana perché porterebbe i genitori di Charlie in aperto contrasto con altre persone (i medici del GOSH) per una questione di carattere economica.

      Ma stai vaneggiando?
      Quindi uno mi entra in casa e mi ruba, e io non lo devo denunciare?

      1. Vaneggia, o trolleggia. Oltretutto non sarebbe una questione di carattere economico (uno può “sbarazzarsi” del risarcimento, se non lo desidera), ma una questione – detta all’italiana – di “malasanità”. La citazione delle Scritture poi sarebbe questa:

        4 Nel nome del Signor Gesù, essendo insieme adunati voi e lo spirito mio, con la potestà del Signor nostro Gesù,
        5 ho deciso che quel tale sia dato in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù.
        6 Il vostro vantarvi non è buono. Non sapete voi che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta?
        7 Purificatevi dal vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.

      2. Digital

        @ Kosmo
        Certo, che lo puoi denunciare e se individuato dovrà iniziare il corso del processo penale.
        Tuttavia, se sei cristiano non potrai costituirti parte civile per richiedere il risarcimento del danno. Di conseguenza, il processo penale non avrà riflessi di natura civile ma solo effetti penali, cioè la condanna del reo alla sola sanzione penale!
        San Paolo quando parla di controversie “per le cose del mondo” si riferisce naturalmente alle cause civili che abbiano come oggetto del contendere il denaro e tale è una richiesta di risarcimento del danno.
        Pertanto, non vanno comprese le cause penali. Le quali, tuttavia, posso dar vita ad un’azione civile all’interno del processo penale se ci si costituisce parte civile.
        Spero di essere stato più chiaro adesso.

        1. Kosmo

          Quanto mi commuovono questi cristiani più buoni di Gesù…
          Quindi uno non sarebbe tenuto a pagare le multe, giusto?
          Immagino che caos scatenerebbero nella società civile questi buonisti…

          1. Il paragone con le multe però, non c’entra un bel nulla…

            Commetti un’infrazione? Hai violato una regola dello Stato civile in cui vivi. Paghi. Punto.

            1. Kosmo

              Hai violato una regola dello Stato civile in cui vivi. Paghi
              Invece chi ruba (tanto per dire un reato eh, oppure chi occupa un terreno mio per farci una sua strada, o altri) no eh?

              1. Ma la multa (tuo paragone) è un’altra cosa.
                Come la denunzia è altra cosa.

                Poi agisci come ti pare in coscienza.

            2. Commetti un’infrazione? Hai violato una regola dello Stato civile in cui vivi. Paghi. Punto.

              Non è così semplice. Quello che scrive San Paolo, ed è chiarissimo, è che i cristiani non devono sottomettersi acriticamente alle regole di uno Stato pagano. Uno stato pagano potrebbe multarti per bere vino, e multare anche un prete perché beve il vino eucaristico (sono stato anche leggero in questo paragone, perché in Iran ci sono cristiani che rischiano la pena di morte per questo motivo). Non è certamente lecito sottomettersi a questa autorità. Ovviamente ci sono varie questioni puntuali da tenere in considerazione, ma il principio è chiaro.

              Tuttavia San Paolo non sta neanche dicendo che dobbiamo farci i nostri tribunali privati, stile tribunali della sharia, come sta succedendo in molti paesi nordici per sottrarsi totalmente all’autorità dello Stato. Date a Cesare quel che è di Cesare vale se Cesare, a sua volta, si sottomette a Dio. Per cui la multa dello Stato va pagata se la legge dello Stato non è in contrasto con quella di Dio.

              Nel caso della lettera di Paolo, l’Apostolo evidentemente si pronuncia in modo generale, ma anche tenendo presente la specifica situazione di Corinto all’epoca, che certo non era una società cristiana (e neanche “laica”, anche se ad usare questo termine oggi mi vien da ridere). In quelle circostanze, è certamente opportuno che i cristiani evitino di ricorrere alla giustizia pagana, e quindi di sottomettersi ad essa, se non è strettamente necessario e se certe questioni si possono risolvere all’interno della comunità.

              Ma questo non è il nostro caso, in Europa. Formalmente siamo ancora in una civiltà di stampo cristiano e il nostro corpus giuridico è impregnato di cristianesimo. Sappiamo bene che negli ultimi decenni questo è sempre meno vero e ci sono leggi anti-cristiane a cui non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo adeguarci. Ma questo – almeno per ora, se non lasceremo andare tutto completamente in vacca – non demolisce totalmente la validità della legge dello Stato in tutti i suoi aspetti. Se la legislazione sull’appropriazione indebita non è contraria alla Legge di Dio, non vedo proprio niente di scandaloso nell’intentare una causa civile per riappropriarmi di quanto mi è stato rubato. La condanna del ladro, d’altronde, può essere anche l’occasione del suo pentimento. Paolo poi non fa nessuna distinzione tra “causa civile” e “causa penale”, perché non è certo questo il punto importante.

              In ogni caso, per rientrare in topic, quel capitolo di San Paolo applicato al caso di Charlie Gard dice le seguenti cose:

              1. che, come ha commentato vale, se il giudice Francis avesse anche agito in ottemperanza alla legge dello Stato, questo per noi non conta niente.
              2. che dobbiamo giudicare (altro che “non giudicare” detto a vanvera, che vuol dire semplicemente “non condannare”) il mondo; per cui abbiamo il dovere di dire che si sta compiendo un omicidio e che certi giudici e medici ne sono colpevoli direttamente (e indirettamente anche tutti quelli che lasciano fare o giustificano). Una decina di giorni fa ho avuto una piccola consolazione nel sentire finalmente un prete tuonare dal pulpito senza tanti giri di parole.
              3. che dobbiamo fare di tutto perché le leggi dello Stato in contrasto con quella di Dio vengano modificate; altro che stato “laico”.

              1. Mi pare banale sottolineare che se un stato ci multasse perché partecipiamo all’Eucaristia o ci mandasse in galera (cosa non così fantascientifica o inusuale), stiamo parlando di una situazione del tutto diversa.

                Poi potremmo decidere di pagare la multa e continuare ad andare a Messa (a dimostrazione che questo mio diritto nonché necessità per me non ha prezzo), come rifiutarmi di pagare l’ammenda (con le annesse conseguenze) a sottolineare l’iniquità della stessa.

                Se c’è la galera, possiamo cercare di sottrarci o accettarla nuovamente a testimonianza e accettando l’ingiusta condanna.

                Tutto secondo coscienza e in quanto il Signore ci sostiene.

                Ma stiamo parlando di situazioni diverse, siamo ben lontani dal parlare di una multa perché siamo passato con il rosso.

                1. Cioè non è “banale”, ma del tutto “oltre contesto” visto che la premessa di partenza è stata:
                  Commetti un’infrazione? Hai violato una regola dello Stato civile in cui vivi. Paghi. Punto.

                2. Poi potremmo decidere di pagare la multa e continuare ad andare a Messa (a dimostrazione che questo mio diritto nonché necessità per me non ha prezzo), come rifiutarmi di pagare l’ammenda (con le annesse conseguenze) a sottolineare l’iniquità della stessa.

                  Sopra avevo scritto che ci sono molte questioni puntuali. Ma neanche queste sono facili da dirimere. Perché se paghi la multa, ti sottometti, e c’è il rischio di piano inclinato. Se Paolo diceva di non sottoporsi all’autorità di uno stato pagano per le questioni da poco, figuriamoci per quelle primarie. Mi pare che abbiamo anche l’evidenza del piano inclinato: nei paesi a maggioranza islamica le comunità cristiane si sono sottomesse, in stato di dhimmitudine. Per decenni hanno sostenuto che quello fosse semplicemente un modo di integrarsi e si sono adagiate su quel compromesso. Poi sono bastati pochi anni per spazzare via tutto. E negli ultimi anni come hanno cambiato tono i vescovi di Iraq e Siria, nei confronti dei rapporti con l’islam…

                  Ma basta guardare anche da noi: ci siamo sottomessi allo stato laico pensando solo alle multe e a questioni secondarie, e sono arrivati divorzio, aborto, unioni civili, matrimoni gay ed eutanasia. E dietro l’angolo ci sono questioni sulla libertà di espressione.

                  Insomma, ci sono due questioni difficili da conciliare. Per questo non basta dire “punto”.

                  1. Io ti ho dato un senso diverso del pagare l’ammenda, che non significa “sottomettersi”…

                    Poi vedi tu.

                    Anche qui però una cosa è certa: se tu paghi l’ammenda con il senso preciso che ho detto (tipo mi randelli, prendo le randellate, ma non mi fermo…), certamente ci saranno non i “più buoni di Gesù”, ma i legalisti della legge, che diranno: “Ecco si è sottomesso… ha abiurato!” e via discorrendo.

                    Quindi se passi con il rosso paghi. Punto.
                    Se parliamo d’altro, ne parliamo…

                    Kosmo non parlava d’altro, mi pare…

          2. Digital

            @ Kosmo
            La multa è una sanzione amministrativa che ci mette contro un ente pubblico (Stato, Comune, etc.) e non contro un fratello.
            Se, invece, un fratello commette un reato nei tuoi confronti è giusto che sia processato e condannato. Tuttavia, se ti costituisci parte civile ti metti contro quel fratello che verrebbe comunque condannato anche senza la tua costituzione in giudizio.
            Infine, se citi in giudizio un fratello in una causa civile per soldi ti metti contro quel fratello e quindi stai compiendo una scelta anticristiana.

            1. Kosmo

              La multa è una sanzione amministrativa che ci mette contro un ente pubblico (Stato, Comune, etc.) e non contro un fratello.
              Quindi se uno ruba allo stato, non va “contro un fratello”, giusto?
              Questo atteggiamento, non è più neppure da Ned Flanders, è proprio da dementi…

              1. Aggiungo un’altra considerazione. Sopra si diceva “contro un fratello”. Innanzitutto il GOSH non è un fratello, perché non è una persona: è un entità non personale, come lo Stato. Quanto alle persone che ci lavorano, non tutti gli uomini sono “fratelli”. Nel capitolo precedente della Lettera ai Corinzi c’è scritto:

                [9]Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. [10]Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! [11]Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. [12]Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? [13]Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!

            2. Paolo da Genova

              Il punto è che pretendere un giusto risarcimento per un ingiusto danno subito non è “mettersi contro il fratello”.
              Esempio: un truffatore ruba a mia mamma anziana i suoi ori che, al di là del valore economico, hanno un grandissimo valore affettivo. Ora, se il truffatore viene arrestato e io non gli chiedo indietro quanto ha rubato a mia madre, o quanto meno un risarcimento per quanto ha rubato, io faccio torto a mia madre. Quindi per obbedire alla lettera a un precetto biblico “non metterti contro il fratello per le cose del mondo”, manco a un altro precetto biblico “onora il padre e la madre”. Assurdo! La Bibbia non si interpreta versetto per versetto, ma nel suo insieme. San Paolo nella sua lettera invita i cristiani a non litigare su tutto come fanno i pagani, e come facciamo anche oggi noi italiani, che non vuol dire di certo non difendere sé stessi e la propria famiglia.

              1. Tutto sta a vedere se chiedere il risarcimento per un bene di tua madre rientra tra i doveri del “onora il padre e la madre”.

                Potresti farlo per un tuo senso di giustizia e mentre hai mancano al precetto di cui sopra in altre cose, che magari ti paiono minime.

                Come potresti agitarti per una cosa per cui tua madre, essendo cose sue, potrebbe avere tutt’altra intenzione di agire.

                Anche qui si può incorrere in una letterale (dove poi il letterale e discutibile) interpretazione di un precetto (o versetto).

                1. Paolo da Genova

                  Bariom,
                  immagina che capiti a te. Non pretendi un risarcimento per tua mamma? Se non lo fai, che figlio sei? Suvvia…

                  1. @Paolo, che figlio sono, bisognerebbe chiederlo a mia madre 😀

                    Se capitasse a lei, dato che ho la gioia di condividere con lei la comune Fede, le farei presente le cose che ho già sottolineato qualora avessi la sensazione le sfuggissero, poi, grazie a Dio, lei è ancora in grado di badare alle cose sue e deciderebbe come meglio crede.

                    Ma ogni caso e ogni storia è un po’ storia a sé… come si ripete spesso è questione di discernimento: qual è il vero bene? Dove si nasconde un male?
                    Qui non è questione di regole auree valide per tutti (con qui intendo nel caso specifico, non che le regole “auree” non ci siano). Qui si dovrebbe, credo, ma mi pare non sia sempre così, riflettere e aiutarsi a rifelttere, poi come diceva Sant’Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi” (almeno con Sant’Agostino forse ci salviamo da chi salta su a obbiettare: “ah, allora dovremmo questo e quello anche a scapito di questo e quest’altro!”).

                    Ciao Paolo

    2. Kosmo

      Io non capisco cosa stia succedendo da un po’ di tempo a questa parte ai cattolici (che poi non è proprio “un po’ di tempo”, saranno almeno 100 anni che coi sensi di colpa ci stanno facendo il lavaggio del cervello).
      Sembrate tanti Ned Flanders…

      1. @Kosmo Io non capisco cosa stia succedendo da un po’ di tempo a questa parte ai cattolici …

        Hanno iniziato ad abbattere i muri, sempre più freneticamente, e frotte di cinghiali sono penetrati nella vigna.

        Comunque, vedendo di saltare qualche inutile passaggio, Digital ha scritto un refuso nella citazione delle Scritture: evidentemente si riferiva al capitolo 6. Ma riportiamolo per intero, tanto è breve:

        [1]V’è tra voi chi, avendo una questione con un altro, osa farsi giudicare dagli ingiusti anziché dai santi? [2]O non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di minima importanza? [3]Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!

        [4]Se dunque avete liti per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente senza autorità nella Chiesa? [5]Lo dico per vostra vergogna! Cosicché non vi sarebbe proprio nessuna persona saggia tra di voi che possa far da arbitro tra fratello e fratello? [6]No, anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello e per di più davanti a infedeli! [7]E dire che è gia per voi una sconfitta avere liti vicendevoli! Perché non subire piuttosto l’ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? [8]Siete voi invece che commettete ingiustizia e rubate, e ciò ai fratelli! [9]O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, [10]né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.

        [11]E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!

  18. vale

    @digital

    complimenti per l’umorismo involontario. però la battuta è buona. siccome il tribunale ha dato ragione ai medici allora sono nel giusto secondo la legge.

    a parte che potrebbe non essere vero,: dalla sentenza del giudice francis: “Il mio compito è sempre stato di determinare l’interesse superiore di Charlie e non i benefici che ne sarebbero potuti derivare alla ricerca scientifica”.

    in Inghilterra “i bambini hanno diritti indipendenti dai genitori” e quando genitori e ospedale non trovano accordo, è un “giudice indipendente che definisce l’interesse superiore del bambino”

    «Avete quarantott’ore di tempo per portare delle prove drastiche e inoppugnabili sull’efficacia di questa terapia sperimentale negli Stati Uniti».

    la ferrea logica di uno che si pone dalla parte del condannato-da lui- a morte chiedendo prove per una cura che essendo, perlappunto ,sperimentale non può fornire prove ante sperimentazione.

    ed abbiamo ben chiaro cosa intende il giudice francis per “il bene”. e pure citando il “children act del 1989.

    insomma non c’è una legge che obblighi Francis Nicholas ad emettere quella sentenza. è tutto demandato alla sua valutazione.

    in inghilterra la legge oltre la logica?

    geniale.

    http://www.aldomariavalli.it/2017/07/25/il-giudice-francis/

  19. PieroValleregia

    … la perfida albione non si smentisce mai; però ovunque è così ormai, anche nei commenti della “ggente normale” si ingurgita tutto, si alzano le spalle, si dice ivabbuò, si dice: cosa ci vuoi fare ? e chi cerca di ribellarsi a tutto questo lordume, si becca epiteti vari: illuso, cretino, egoista, fascista, omofobo, medievalista …
    Alcuni vorebbero pure privarti dall’educare i tuoi figli …
    Continuerò a pregare per questo bimbo e anche per chi, giacobinamente, ha deciso che Charlie deve morire
    saluti
    Piero e famiglia

  20. Signor kosmo, veda se digerisce meglio quanto ha scritto: “coi sensi di colpa ci stanno facendo il lavaggio del cervello” = la propria coscienza che ci rimprovera, se non abbiamo “ucciso” la coscienza che e’ di salute molto delicata. Storicamente questa soffernza morale e fisica comincio’ dpo che che Adamo ed Eva mangiarono la mela e non furono capaci di digerirla:gl’ando’ di traverso e ce la passarono in eredita’. Cordiali saluti, Paul

  21. Bariom, tu manchi completamente il punto che la multa pagata non è una scommessa o tra amici. La paghi perché ti sottometti ad un’autorità; e qui non stiamo neanche parlando del consiglio direttivo di un’associazione, che può imporre penali, ma dello Stato, che può imporre sanzioni di tutti i tipi. Kosmo ha citato la multa solo come esempio.

    Non servono più’, non sono più’ allineati? Allora, merda addosso a loro! Non ci interessa più’ il dolore, il bimbo ammalato, nulla

    Ognuno ha le proprie speranze. Io spero di non leggere più commenti stupidi e sbilenchi come questo (ma so che è una speranza vana).

    1. Romani 13

      1 Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2 Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. 3 I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, 4 poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. 5 Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. 6 Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio. 7 Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto.

      E al tempo (come oggi) non c’erano solo “giusti tributi”.
      Se pago la multa mi sottometto all’Autorità? Certo…
      Dove sta il problema? Tu non paghi le tue multe o i tuoi tributi?

      Vi lascio alle vostre dotte analisi.

      1. Bariom, è inutile che ripeti cose già dette da altri: è già stato ripreso il “dare a Cesare quel che è di Cesare” e riassume quest’ultima citazione di Paolo. Ma se vuoi far passare che all’autorità civile si deve ubbidienza sempre, stai dicendo un’eresia grossa come una casa. Forse il tuo parroco è uno di quelli che giura sulla Costituzione? Be’ allora buona fortuna ad entrambi.

        Tu non paghi le tue multe o i tuoi tributi?
        Ed ecco qui, puntuale come un orologio svizzero, la butta sul personale come una vecchia pettegola. Vuoi che ti cito una predica di Santa Marta contro le “chiacchiere”?

        Vi lascio alle vostre dotte analisi.
        Se i tuoi argomenti sono così scarsi, è proprio meglio.

    2. Kosmo

      Kosmo ha citato la multa solo come esempio.
      Esatto… Potevo citare, chessò, il datore di lavoro che non paga il lavoratore… Uno che si costruisce una strada in mezzo al terreno tuo (facendoti un danno perchè poi il terreno perde valore perdipiù con una servitù proprio in mezzo al campo), un cliente che non paga per un servizio reso… questo per restare in campo “civile”.
      Che poi sarebbe pure demenziale questa #censura# (oltre alla ridicolaggine di considerare il GOSH “un fratello” mentre lo stato no) di distinguere il codice civile dal codice penale… Se “non puoi andare contro al fratello”, che senso ha farlo mettere in prigione? Tu non riavrai quello che ti ha tolto ingiustamente… poi con le prigioni moderne…
      Certo che ne ha fatto di danni il togliere l’Indice… Ognuno si sveglia la mattina e pretende di interpretare la Bibbia secondo il mondo petaloso fatto di unicorni rosa che vede attraverso i suoi occhi sbrilluccicosi…
      I buonisti si appecoronano soltanto alle leggi laiciste (o meglio anti-cristiane), a Genova erano a fianco ai black-block (che si rifugiavano anche nelle file dei cortei dei “cattolici”), sì vedevi quanto si sottomettevano allo stato…

  22. Digital

    Il cuore del discorso di San Paolo e, naturalmente, della religione cristiana è l’amore al nemico. Allora, come puoi sperimentare l’amore al nemico se tu lo citi in un giudizio civile. Se lo fai non solo alimenti il tuo giudizio, il tuo odio verso di lui ma addirittura lo rendi pubblico facendo eventualmente entrare in giudizio anche altre persone non coinvolte nella controversia.
    Capisco benissimo che un discorso del genere scandalizzi ed infatti le vostre reazioni ne sono la testimonianza. Tuttavia, è doveroso ribadire che il cristiano deve farsi guidare dall’amore e non dal risentimento.
    Sempre nel citare uno degli esempi fatti da Kosmo, io ho rinunziato a fare una vertenza al mio ex datore di lavoro e, quindi, conseguentemente, a subire un’ingiustizia, proprio per evitare di mettermi contro quel fratello. Che non è soltanto quello che tu conosci o ti stima ma è soprattutto chi ti fa del male, cioè il tuo nemico!
    A chi caldeggiava un’azione legale nei confronti dei medici del GOSH, ai fini di un eventuale risarcimento del danno, io rispondo dicendo che tutto ciò non è cristiano perché porterebbe i genitori di Charlie ad alimentare il loro risentimento verso i medici suddetti.
    A chi obbiettava che i genitori di Charlie potrebbero eventualmente sbarazzarsi successivamente del risarcimento, così eliminando la natura “economica” della controversia, io rispondo dicendo che non è questo il problema. Il vero problema sarebbe il giudizio ed il risentimento che rimarrebbero anche nell’ipotesi suddetta.

    1. Enrico Turomar

      Scrivi delle cose interessanti niente affatto demenziali. Possono presentarsi centomila casi diversi e passeremmo giorni a discutere cosa ne avrebbe pensato S. Paolo, rimango quindi al caso concreto in discussione. Sono convinto anch’io che se i Gard fanno causa al tribunale è praticamente impossibile che il loro risentimento non venga alimentato e la vita del figlio comunque non gli verrà restituita, questo è un punto da tenere presente. Concordo sulla seconda motivazione che portavi: ci si è divisi tra pro-Gard e pro-GOSH ma credo non si sia sentito nessuno in Inghilterra lamentare un comportamento scorretto del giudice. L’avvocato dei Gard avrebbe sicuramente fatto un qualche ricorso se il giudice fosse stato attaccabile. Non so se l’abbia nominato lui, comunque nessuno ha protestato nemmeno per il fatto che come tutore di Charlie sia stato nominato un avvocato dichiaratamente pro-eutanasia. Con l’attuale legge sull’accanimento terapeutico secondo me le probabilità di spuntarla sono quasi a zero.
      Da un punto di vista cristiano credo sia migliore la scelta di cercare di salvare vite tramite una Fondazione che promuova la ricerca su queste malattie.

    2. Luigi

      “Capisco benissimo che un discorso del genere scandalizzi ed infatti le vostre reazioni ne sono la testimonianza”

      Non è che scandalizzi, è che finora hai definito come “cristiano” ciò che è solo una tua particolare opinione, desunta da una tua personale interpretazione della Scrittura.
      Ora domando semplicemente questo: puoi portare evidenze magisteriali del fatto che una causa civile sia contraria alla dottrina cattolica?
      Ad esempio, in quale parte del Catechismo viene condannato il ricorso alla giustizia civile?

      Ciao.
      Luigi

  23. Non e’ sempre facile leggere le scritture, anche perche’ la lettura deve essere complessiva, senza isolare un passo. Intanto il passo citato da Barion fa parte della lettera ai Romani che risente della speranza, in quel momento, che Cesare non sarebbe stato contrario alla nuova religione. Paolo aveva in mente dei giudici non ostili e quindi il senso e’ che bisogna sottomettersi alla giustizia umana, quando essa non e’ contraria alla legge di Dio. Basta tener conto del discorso di Pietro, contenuto in Atti, quando dice che bisogna obbedire a Dio e non agli uomini. Quanto al non ricorrere ai tribunali per non mettersi contro i fratelli, l’assunto di Digital non puo’ essere assoluto. Se il danaro serve alla famiglia, non ricorrere al giudice sarebbe colpevole e non lodevole. Se l’azione civile serve a contrastare nei suoi effetti una pratica contraria alla legge di Dio, essa e’ pienamente lecita. L’ importante e’ che il suo frutto non dia luogo ad un privato arricchimento. Si potrebbe continuare a lungo, ma penso di avere dato almeno un accenno alla complessità’ della questione.

    1. E’ infatti complessa Sabino e avevo cercato fi fare un distinguo tra le norme e le loro conseguenze (e osservanze) che possono minare il nostro obbedire a Dio piuttosto che agli uomini e quelle che semplicemente ordinano il nostro vivere civile (anche norme che talvolta paiono o sono, fallaci se non addirittura inique).

      Posto che “se il danaro serve alla famiglia, non ricorrere al giudice sarebbe colpevole”, ma che un Cristiano può anche sentirsi chiamato ad abbandonarsi completamente alla Provvidenza (cosa che nominata ormai sembra sempre una barzelletta) affidando a Dio la sua difesa e la giustizia (forse che se ci sottraggono del denaro o se oltre al mantello ci chiedono anche la tunica, Dio non provvederà ai Suoi Figli?), ma soprattutto, se la giusta rivalsa dovesse inasprire il nostro cuore, fare di ciò che ci è dovuto, motivo di odio verso chi non ce lo concede, meglio lasciarlo alla tignola.

      Forse che non abbiamo abbastanza esempi di famiglie distrutte per motivo di eredità* (e magari con giuste pretese degli uni verso gli altri) o uomini che tolgono la vita ad altri per un debito non pagato o attentano alla sede della tale istituzione o azienda perché si considerano vittime di ingiustizia?

      Ma come sempre forse pensiamo di essere superiori a certi inganni del Demonio, ma lo siamo veramente?

      *C’è un preciso episodio nel Vangelo che guarda caso, introduce proprio il discorso sulla Providenza, sulla cupidigia e sul non dipendere nella vita, dai beni.

      1. Kosmo

        ma che un Cristiano può anche sentirsi chiamato ad abbandonarsi completamente alla Provvidenza (cosa che nominata ormai sembra sempre una barzelletta) affidando a Dio la sua difesa e la giustizia

        Allora a “migranti”, rom e a chi ci chiede qualcosa non diamo nulla, tanto ci pensa la Provvidenza?

        P.S.: fuor di battuta, non è che un cristiano un secondo dopo la scadenza si mette a far querele e richieste di risarcimenti… Tanto più che, specialmente adesso, di “cristiano” c’è rimasto ben poco… Ovviamente prima si cerca di ricomporre la questione “bonariamente”, ma se il “fratello” tanto fratello non è (specialmente cristiano), che facciamo? Se a te non ti pagano, che fai ? la fai un’azione coercitiva o no?

        Quindi tutti quelli che hanno intrapreso una azione civile in tribunale andranno all’Inferno?

        1. @Kosmo, ma che cavolo dici???

          Chi ha parlato di inferno? Cosa c’entra il povero che bussa alla tua porta (che magari manco Crisitano è).
          Questa fanno il bis con la tua multa di partenza.

          Ti saluto.

          1. Poi cosa vuoi sapere da me? Quello che devi fare tu?
            Veditela con la tua coscienza, io sto facendo dei ragionamenti, non sto scrivendo le “tavole della legge”.

            Vuoi fare “azione coercitiva”, falla chi te lo impedisce?
            O forse tanto preso dal problema dei soldi che ti hanno fregato, non hai afferrato cosa può starci dietro?

  24. Grazie ad Digital ed Enrico abbiamo scoperto che, per esempio, le controversie sindacali e le cause per la reintegrazione sul posto di lavoro sono anti-cristiane. Infatti, provocano risentimento e rivalsa. Poi anche andare a cercare gli evasori fiscali o quelli che non pagano le multe, quelli che-devono-pagare-punto secondo Bariom, può generare senso di rivalsa; basta vedere infatti l’ingiusto (*) risentimento che la gente dimostra ogni volta che si parla delle cifre dell’evasione fiscale, specialmente quando considera che deve pagare anche per gli evasori. E così via (Kosmo mi ha anticipato sui migranti: la prossima volta rispondetegli “Cari fratelli, non preoccupatevi, ci penserà la provvidenza”.

    (*) Dovrò specificare che l’ho scritto in senso ironico, perché qui la discussione si è fatta surreale, per non dire ridicola.

    1. Enrico Turomar

      Il tuo paragone non funziona perché Digital non parlava della difesa altrui, specie dei più deboli.
      Il Vangelo invita ad amare i nemici perché ad amare gli amici ed i fratelli sono capaci tutti. Quella che propone Digital (non ricorrere ai tribunali per soldi destinati a sé stessi) secondo me è la scelta migliore per un cristiano, il che non significa (sempre per me, non so cosa pensi Digital), che altre opzioni siano per forza anti-cristiane e quindi da condannare.

  25. Francesca

    Grazie . Poche, efficaci parole per ricordarci… e non piombare nella disperazione…

  26. Barion. Non volevo farla lunga, ma devo fare alcune osservazioni. Il discorso della montagna, che introduce l’etica dell’amore che vivifica anche la vecchia legge, si rivolge si’ a ogni cristiano, chiamato ad essere perfetto come e’ perfetto il Padre che e’ nei cieli, ma richiede un’ adesione personale, se e’ un atto di amore. Le conseguenza e’che io non posso farla per gli altri e quindi nemmeno per i figli minori, verso i quali inoltre io conservo quei doveri di giustizia che mi obbligano a non fare mancare il necessario. Debbo quindi per loro , e non per me che rinuncero’ a quanto spetta alla mia persona, agire per far recuperare quanto loro spetta. Un affidamento alla Provvidenza che supera anche i diritti di giustizia vale per me ma non per la mia famiglia. Questo è’ che quello che insegnavano i vecchi manuali di morale . Le applicazioni di questo principio sono anche altre, ma per adesso puo’ bastare

    1. E dici bene Sabino… (Bariom con m finale)

      E quando scrivo e scrivevo di questo, credevo di farlo ad un “consesso” di Cristiani, su un blog di Cristiani e nel ricordarlo sempre lo ricordo per primo a me stesso e non per questo mi ritengo perfetto.

      Se ho dato l’impressione di volere applicare il Discorso della Montagna (peraltro sommo punto di arrivo e non certo di partenza) tout court ad altri come fosse un semplice – tutt’altro che semplice – legge, me ne dispiace.
      O mi sono espresso male o sono stato frainteso, ma con la tua sottolineatura spero il dubbio si chiarito.

      Buona giornata

  27. Si può anche tacere.

    Ecco un’altro che segue l’insegnamento di GPII “Ci alzeremo in piedi”. Ma no, si può anche tacere. Cosa disse Cristo agli apostoli d’altronde? Andate in giro per i mondo, per fare turismo; e tacete. D’altronde i clericali seguono pedisseguamente i capi, anche quando fanno porcate, e in effetti in questo momento in gran parte tacciono, o al massimo fanno i cerchiobottisti. I clericali si adeguano.

    Per fare analisi sull’accaduto, sulle parole di tizio e di caio, sugli scenari futuri, ci sarà tempo.

    Nessuno sta facendo l’analisi delle parole di tizio e di caio (che poi non è vero: tu e Bariom, per esempio, state facendo l’analisi delle parole della Frigerio, e oltretutto in modo malevolo: altro esempio di coerenza dei misericordiosi). Si sta ragionando su un caso di fondamentale importanza che coinvolge la vita e la morte. Non ci sarà nessun tempo per riportare in vita Charlie e tutti quelli che seguiranno la sua sorte dopo questo precedente. E chi compirà questo atto si macchierà di un grave delitto agli occhi del Signore.

    “Charlie Gard viene messo a morte con il consenso dei suoi genitori”
    Tu Beatrice come ti sentiresti se fossi la mamma di Charlie e leggessi queste parole?

    La frase virgolettata è un fatto, e lo è indipendentemente da come si sente la mamma di Charlie. Se adesso dobbiamo oscurare o travisare i fatti – gravi – per “rispetto” dei sentimenti delle persone, è sentimentalismo. I genitori di Charlie sono stati messi in croce da un certo numero di persone, non da noi. È un tritacarne che ha conseguenze devastanti, ma non si possono ignorare e né fermare girando un interruttore; gli strascichi dureranno a lungo. Ragionare esclusivamente in termini della felicità, del sollievo o del dolore che le persone possono provare nell’immediato è morale utilitaristica, non morale cattolica. L’ho già scritto ieri e ho anche fondato il mio ragionamento sulla questione del peccato e dell’imputabilità. Ma ti sei ben guardato dal rispondere in quei termini: solo frasette senza senso, slogan, sentimentalismo, allusioni, accuse infondate a chi non la pensa come te. Questa d’altronde è la neoChiesa e evidentemente ti ci trovi benissimo.

    1. Enrico Turomar

      Si può anche tacere ORA.
      Perché la vicenda non è ancora finita, perché la Frigerio non sa nulla di quei genitori che non hanno mai chiesto di diventare chissà cosa nell’immaginario collettivo. Perché comunque al giudice un miglioramento del 10% non sarebbe bastato e un bambino immobile e col cervello non si sa quanto a posto non l’avrebbe mai lasciato vivere.
      L’ha detto anche Toni Brandi che le parole dei genitori erano sbagliate, ma è stato molto più delicato.

  28. Bariom. Ho piacere che ci siamo chiariti. Le pacate e amichevoli discussioni servono anche a questo. Buona giornata anche a te.

  29. Giudici@. Dal secondo degli articoli della NBQ mi pare che si tragga l’impressione che i genitori non si siano rassegnati all’esecuzione del figlio, ma vogliano trasportarlo in un un hospice di loro gradimento per farlo vivere. Non si spiegherebbe altrimenti l’accanimento dell’ospedale a negare anche questo se non si temesse che i genitori tentino un escamotage per sottrarlo al carnefice. Se e’ cosi’ meritano ancor più’ ammirazione.

  30. @Sabino

    Ci sono varie cose curiose su questa discussione. Innanzitutto si sta continuando a discutere dei genitori, intendo dire sulle intenzioni, che non è il tema dell’articolo della Frigerio. Praticamente la discussione è stata dirottata da certi commentatori, malevoli o pasticcioni, e si continua a chiederne conto a chi, come me ed altri, ha fatto subito presente che non era quello l’oggetto della discussione. È il risultato di uno stile di discutere pasticciato – non mi rivolgo a te – e poco razionale.

    In secondo luogo, e come conseguenza del primo punto, si sta perdendo il punto di vista principale. I genitori potrebbero anche avere in mente – per dire – di portarsi il bimbo a casa e rapirlo, e magari. E questo per quanto riguarda Charlie sarebbe dirimente, e la sua vita è importante, e non è secondario. Avrebbero tutti i motivi morali per farlo, e il mio supporto personale, per quel che vale. Ma legalmente compirebbero un reato, perché aver gettato la spugna in tribunale vuol dire che la questione, dal punto di vista legale, si è conclusa. Questo tema dovrebbe essere chiaro se ci si fermasse a leggere quello che scrivono gli altri: da Costanza, agli altri articoli citati, ai commenti dei primi commentatori che, per altro verso, hanno sottolineato che non contano le “vittorie secondo il mondo” (infatti contano le cose secondo i piani di Dio, che ribalta tutto quando vuole). Perché, se non si fosse capito, qui e ora, dal punto di vista materiale, che non sarà valido in eterno, ma ha un impatto concreto sulla vita di molti, abbiamo perso. Abbiamo perso come quando è passata la legge sull’aborto. Questa sentenza creerà un precedente e l’esito, anche umano, getta già ora un macigno sulle spalle di tutti gli altri genitori di bimbi in condizioni simili, o parenti di malati simili, un macigno perché il precedente negativo, oltre che costituire precedente legale, agisce come dissuadente morale: se quelli hanno perso dopo mesi di sacrifici, penseranno in molti, tanto vale rinunciare subito. Allo stesso modo i media non daranno copertura, non ci saranno levate di scudi, eccetera. Cederemo come hanno fatto loro. Se i tonti sentimentalisti ragionassero in modo razionale, come Dio comanda, si renderebbero conto che le croci non sono solo sui genitori di Charlie, e che le conseguenze degli atti di oggi saranno pesanti in vari modi su altri, come ho scritto prima. E saranno croci pesanti e non è che ci sono persone di serie a o di serie b nella nostra considerazione. Se ci paiono più pesanti sui genitori di Charlie è perché si ragiona in modo sbagliato: per l’appunto, sentimentale e sensazionalista. Ora, magari il giudice avrebbe sentenziato allo stesso modo, ma è evidente che c’è stata una rinuncia dei genitori che ha impedito di combattere sino in fondo. Questo è quello che ha scritto la Frigerio, per chi è capace ancora di un minimo di pensiero razionale. E per questo, come diceva Luigi, non ha senso pensare di fare chissà che in futuro: il danno è compiuto.

  31. Digital

    Ritornando al discorso se fosse cristiano trascinare in tribunale un fratello qualora si agisse non per se stessi ma per il bene della propria famiglia (con figli minori) io ritengo che sarebbe comunque una scelta non lecita perché nel citare in giudizio un fratello tu formalizzi su di lui il tuo giudizio (che rimane perenne fino a quando non intervenga un’eventuale riconciliazione). Scusate il gioco di parole ma è realmente voluto proprio per far capire i pesanti risvolti che una scelta del genere possono avere sulla nostra vita spirituale!
    Inoltre, io ritengo che dire di agire non per se stessi ma per il bene della propria famiglia costituisca solamente un alibi per non fidarci ed affidarci alla Provvidenza. Alla fine la scelta (processuale) rimane comunque una scelta personale. Infatti, chi chiama in giudizio un fratello compare lui nell’atto di citazione (non la moglie o i suoi figli). Quindi, è lui che ne deve rispondere davanti a Dio e non altri.
    Diverso il caso in cui padre debba gestire l’eventuale patrimonio autonomo di uno dei suoi figli minori. Solo in quel caso lui agirebbe non per conto suo ma del figlio. E proprio per tutelare quest’ultimo la legge prevede che per determinati atti di disposizione del patrimonio occorra il consenso anche del giudice tutelare. Quindi, solo in questo caso il genitore avrebbe le mani legate e potrebbe lecitamente chiamare in giudizio un fratello.
    Ma al di là di questa ipotesi marginale, chiamare in giudizio un fratello per una questione economica (San Paolo le chiama “le cose di questo mondo”) è sempre una scelta pagana perché si ragiona come si comporta il “mondo” che ritiene legittimo rivendicare sempre ogni diritto che gli venga riconosciuto dalla legge. E’ chiaro che rinunziare ad una causa abbia un prezzo da pagare ma tale prezzo è sempre previsto per ogni scelta cristiana.
    Comunque la vera domanda da porsi sarebbe questa: qualora io agissi non per me stesso ma per il bene della mia famiglia e facessi causa ad un mio fratello riuscirei comunque a non far nascere un giudizio contro di lui per tutta la durata del processo? Io credo che la risposta sia facilmente immaginabile.
    Per questo, concludendo, dico che i genitori di Charlie qualora dovessero chiamare in giudizio i medici del GOSH con relativa richiesta di risarcimento del danno essi rappresenterebbero solo se stessi in giudizio e non altri. Quindi, i genitori di Charlie non devono nulla a noi e non sono obbligati moralmente a fare causa al GOSH solo per evitare la nascita di un precedente. Il fine non giustifica il mezzo!

  32. Digital@. L’errore evidente del suo ragionamento e’ che una causa civile implichi un giudizio morale sul convenuto, mentre al giudice si chiede solo se un bene della vita sia dovuto o meno. Anche il passo di S. Paolo non dice affatto questo ma solo invita i fratelli a regolare le loro controversie tra di loro piuttosto che da giudici iniqui, ma nulla dice se il fratello rifiuta di farlo. Allora non rimane che il ricorso al giudice. Altra cosa e’ invece l’amore per i nemici che puo’ indurre il cristiano a rinunciare ai prppri diritti. Ma il caso riguarda solo i propri diritti e non quelli degli altri, come ho esposto in una precedente risposta, ai cui argomenti rimando.

  33. Enrico Turomar

    Filippo Savarese, CitizenGO:
    ‘…A partire dai sentimenti di enorme solidarietà che provo nei confronti di Chris e Connie, il padre e la madre di Charlie. Due persone buone e semplici, che non chiedevano niente in più di poter amare loro figlio al meglio delle loro capacità. Persone finite nel tritacarne dell’ideologia di cui ho appena scritto, maciullate da un sistema che li ha considerati dei pericolosi sovversivi. Tanto da essersi fatte convincere, moralmente e psicologicamente stremate da mesi di faticosissima battaglia, che era davvero il caso di “lasciar andare” Charlie.

    Ma Charlie stava già “andando”, esattamente come ciascuno di noi sta “andando”, ciascuno a modo suo, verso il termine inevitabile della vita. Qui non si tratta di “lasciar andare”, ma dell’esatto opposto: di “condurre” a morte. Ma chi conduce alla morte è, per definizione, un boia.

    Non possiamo condividere il cedimento, chissà quanto cosciente, della famiglia Gard. Allo stesso tempo, non possiamo neanche immaginare lo stato di logorio psicologico e morale a cui sono stati ridotti dal pressing giudiziario dell’Ospedale e dei Giudici che si sono trovati difronte e che li ha portati allo smarrimento attuale. Comunque sia, la loro tenacia e il loro coraggio ha riacceso l’animo di moltissimi in tutto il mondo, e di questo non possiamo non essere, tutti, profondamente grati. …’

  34. Giudici@. E’ vero che siamo stati sconfitti per il fatto che per legge e’ stato sancito il diritto dello Stato di decidere se una persona ha diritto di vivere o no, ma non è ‘ irrilevante che la legge non riconosca nessun diritto ai genitori. In questo senso qualche commento anche su questo aspetto e’ doveroso. Inoltre l’articolo della Frigerio conteneva una frase infelice perche’ attribuiva ai genitori l’intenzione di opporsi solo perché’ c’era una cura alla malattia del piccolo, il che, oltre ad essere un giudizio un po’ temerario, cozza con una complessiva valutazione del loro comportamento. Essi sapevano che al massimo il bambino avrebbe potuto avere qualche miglioramento, ma anche che sarebbe restato disabile in modo grave. Avrebbero accettato una croce ancora più’ pesante. Quindi bisogna pensare che a loro importava la vita del figlio, non le sue condizioni. Che abbiano puntato sulla carta della cura e’ ben spiegabile perche’ era l’unica che aveva processualmente qualche speranza di successo. Anche la loro resa e’ stata forse apparente, perche’ volevano portare il bimbo in un hospice di loro scelta e sottrarlo così’ al carnefice. Si pretende tanto da due genitori che hanno fatto l’impossibile e non si denuncia il silenzio dei pastori che o sono rimasti impassibili ( o quasi) o hanno addirittura condiviso la sciagurata decisione.

    1. Inoltre l’articolo della Frigerio conteneva una frase infelice perche’ attribuiva ai genitori l’intenzione di opporsi solo perché’ c’era una cura alla malattia del piccolo, il che, oltre ad essere un giudizio un po’ temerario, cozza con una complessiva valutazione del loro comportamento.

      No che non cozza, Sabino. Rileggi il loro comunicato in inglese intero: mi sa che non l’avete fatto.

      http://www.lifesitenews.com / news/charlie-gards-parents-he-could-have-been-normal-healthy-little-boy-if-treat

      He still responds to us, even now, but after reviewing the recent muscle MRI it was considered that Charlie’s muscles have deteriorated to the extent that it is largely irreversible and, were treatment to work, his quality of life would now not be one which we would want for our precious little boy. They both agreed that treatment should have been started sooner.

      Come vedi è piuttosto chiaro: hanno cambiato posizione DOPO le ultime analisi che ritengono compromesso irrimediabilmente il sistema muscolare; e _ora_, preso atto della situazione clinica aggiornata, la “qualità della vita” non sarebbe “quella che vogliamo”. Non c’è niente di cristianamente accettabile in tutto questo discorso.

      1. Bene, adesso che abbiamo appurato che “…non c’è niente di cristianamente accettabile”, unisciti alle alte grida con la Frigerio e condanna questi genitori per questo loro comunicato dopo tutto questo travaglio e sancisci definiticìvamente che – adesso (now) – vogliono la morte del loro bambino!

        Se questo ti sembra più “cristianamente accettabile” accomodati….

        1. Bariom, altre cose non cristianamente accettabili sono: mentire, calunniare l’interlocutore, stravolgere quello che ha detto. Tu continua pure imperterrito a sostenere che qualcuno sta “accusando”. Non fai che confermare di non avere argomenti.

          1. Si può argomentare con chi alle fine ha la stupidità di affermare “Satana ha avuto il suo sacrificio umano” ?!

            1. Adolfo

              Da giorni penso che Charlie sarebbe – di fatto – stato sacrificato a Satana.

              Dunque siamo almeno in due, io e Fabrizio, ad aver espresso un pensiero stupido.

    1. Paul Candiago

      Signori

      se e’ daccordo con la Verita’ Unica Assoluta Eterna:

      se per qualsiasi ragione o razionalismo umano si uccide il “fratello” ci sara’ una completa responsabilita’ di fronte al Giudizio del Creatore:

      Caino uccise Abele…nulla cambia.

      Cordiali saluti,

      Paul

  35. Elisabetta

    Signor Giudici, il bimbo e’ morto. Si faccia un favore, ora, prima di scrivere ancora: provi ad immaginare il dolore di quei due genitori. E poi cerchi di parlarne con rispetto, ammesso che le riesca.

    1. Signora Elisabetta, vedo che il suo primo pensiero, appresa la morte di Charlie, è stato quello di venire ad usarlo a suo vantaggio nella discussione, dopo essersi ben guardata di rispondere alle critiche che le sono state fatte su argomenti solidamente cattolici. Esistono anche gli avvoltoi bigotti.

      1. Paul Candiago

        ”…cercheranno la Parola = Verita’, ma non la troveranno …” i Dottori del Tempio di Gerusalemme avevano di fronte a loro l’Eeterna Verita’ di Dio e che fecero?:gli donarono la morte di Croce… e dopo la Resurrezione fecero come gl’abitanti di Nineve: NO.

        Cordiali saluti,

        Paul

        ( …quante chiacchiere e quanta superficilita’)

  36. Charlie è tornato alla casa del Padre, dove

    “non ci sarà più la morte,
    né lutto, né lamento, né affanno,
    perché le cose di prima sono passate”

    Apocalisse 21, 4.

    1. Adolfo

      Questo però non sminuisce di uno iota la responsabilità di coloro che l’hanno ammazzato.

        1. @ola Giusto, preghiamo quindi anche per loro che possano pentirsene.

          Esatto. Il grande assente in questi dibattiti è che alla fine la morte terrena di un innocente è una cosa mostruosa, ma ben peggio è la morte delle anime dei colpevoli. Però perché uno si penta è necessario che si renda conto dell’errore.

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