La grande storia di Gregorio il piccolo

Molti, anche contrari in linea di principio all’aborto, ammettono l’aborto “terapeutico” come fosse un atto d’altruismo nei confronti del bambino e dei suoi genitori. A costoro risponde la storia di Gregorio, pubblicata sul numero di dicembre del mensile Notizie Pro VitaPer leggere questa testimonianza, chiediamo ai lettori, credenti e non, di porsi in atteggiamento di religioso silenzio, per aprire il cuore al mistero dell’Amore che a volte si presenta intimamente intrecciato al dolore: ma che lo sublima e lo riscatta.

gregorioparto

di Jacopo e Giuditta Coghe

Non possiamo raccontare la storia di Gregorio senza parlare della nostra storia di sposi e di genitori. Ci chiamiamo Jacopo e Giuditta Coghe, ci siamo sposati il 28 Dicembre 2008 e quel giorno sapevamo che Dio Padre ci avrebbe mostrato meraviglie, ma non avremmo mai potuto immaginare di vedere i Cieli aperti sopra di noi.

Dopo circa due anni di matrimonio sembravano non arrivare figli, cercammo perciò di capire la causa di questa infertilità, ma gli esiti degli esami non erano buoni. Ci recammo allora a Norcia, al santuario della casa natale dei Santi Benedetto e Scolastica dove chiedemmo a Dio la Grazia di donarci un figlio, promettendo di consacrare a Lui la sua vita. Pochi giorni dopo ci sottoponemmo ad una visita presso il Policlinico Gemelli e qui ci venne dato esito negativo sulla possibilità di generare senza l’aiuto di trattamenti medici.

I primi istanti di vita di Gregorio

Era il 4 Ottobre del 2010 e nel grembo di Giuditta era già vivo il nostro primo figlio, Benedetto, ma noi ancora non lo sapevamo. Questo Dono che Dio ci stava facendo cominciò immediatamente a portare frutti perché rafforzò la nostra Fede e ci permise di ripensare tutte le nostre priorità e adeguare i nostri progetti all’accoglienza di una nuova Vita. Prendemmo quindi con gioia la decisione che Giuditta non avrebbe più lavorato per dedicarsi completamente alla famiglia. Non volevamo rinunciare nemmeno in parte all’impegno e alla gioia di crescere personalmente nostro figlio. Il 9 Giugno 2011 nacque Benedetto, dopo un lungo travaglio e varie complicazioni durante il parto. Il suo arrivo fu per tutta la famiglia una gioia indescrivibile e accrebbe ancora di più in noi il desiderio di moltiplicare questa Grazia. Così dopo 10 mesi dalla sua nascita scoprimmo di aspettare la nostra secondogenita, Brigida, nata anche lei di parto cesareo e viva miracolosamente nonostante un nodo vero al cordone ombelicale: era il 4 Gennaio del 2013. L’arrivo di questa nuova creatura ci insegnò che ogni figlio che viene al mondo non ci toglie nulla, anzi dona, moltiplica e aumenta tutto: l’amore, la Provvidenza, le energie e le gioie di ogni membro della famiglia. Ci siamo resi conto di quanto ogni momento passato con i nostri figli sia un dono, mentre intorno a noi l’accanimento contro la vita e l’odio per la famiglia aumenta. L’esperienza di crescere i nostri figli in questa società disorientata e assoggettata ad un relativismo assoluto ci convinse ad impegnarci attivamente in difesa della famiglia naturale e della libertà di educazione, e, in questi mesi d’intenso lavoro e proficuo sacrificio, Dio Padre volle portare avanti la Sua opera con noi: l’8 Ottobre del 2013 scoprimmo infatti di aspettare il nostro terzo figlio. A sole 8 settimane di gestazione però Agostino fu richiamato in Cielo. La separazione da lui fu una grande sofferenza, ma la certezza del valore inestimabile della Vita umana già dal grembo materno, a prescindere dalla sua durata, è stata per noi di enorme consolazione. Dopo un solo un mese da questi fatti scoprimmo di aspettare il nostro quarto figlio, Gregorio. Questa volta la gravidanza iniziò senza apparenti problemi, ma verso la 12a settimana di gravidanza Giuditta cominciò ad accusare dei dolori. Perciò ci recammo all’ospedale di Terni, sua città Natale, per una visita di controllo: era il 3 Aprile del 2014.

famigliacoghe

I medici capirono subito che c’erano seri problemi, infatti il liquido amniotico era praticamente assente. Fu ipotizzata una rottura del sacco e Giuditta fu ricoverata e costretta all’immobilità assoluta. I medici ci dissero che il bambino sarebbe morto entro poche ore e con estrema naturalezza ci consigliarono di abortire subito. In quel momento Giuditta era sola di fronte al medico il quale, senza nemmeno aver valutato lo stato di salute del bambino, la invitò a “liberarsi” di quel problema, come se fosse semplicemente un dente cariato. Ci rifiutammo però di buttare via il nostro bambino e ci affidammo con tutte le forze a Santa Gianna Beretta Molla perché con la sua intercessione e il suo esempio ci guidasse. I giorni passavano e sotto gli occhi stupiti dei medici la gravidanza proseguiva: senza liquido e senza poter valutare il piccolo. Grazie all’esperienza e al sostegno del Prof. Giuseppe Noia, riuscimmo a trasferirci al Policlinico Gemelli dove effettuammo dei trattamenti per tentare di valutare lo stato di salute del bambino. Per difendere la sua vita fummo chiamati ad affrontare tante prove, diversi mesi di ospedale, attese e silenzi infiniti, la lontananza dai bambini e soprattutto l’attacco costante e deciso del Nemico che tentava di convincerci che la vita di questo bambino non aveva senso, che era meglio uccidere che accogliere un figlio che di certo sarebbe morto subito e che eliminare nel grembo della madre una creatura innocente fosse una “terapia” indolore per liberarsi di una seccatura.

Dopo circa due mesi arrivò la diagnosi: agenesia renale bilaterale, ovvero l’assenza di entrambi i reni. Fummo informati del fatto che, se fosse riuscito ad arrivare al termine della gravidanza, il nostro bambino sarebbe di certo morto subito non potendo respirare da solo. In quel momento parve che il Cielo si chiudesse sopra di noi. Il dolore, l’incapacità di comprendere, l’angoscia per un figlio sofferente e la paura per un altro parto che si prospettava ancora più difficile sembrò per un attimo soffocarci. Era giunto il momento della prova, quella prova in cui un cristiano è chiamato a dare ragione della sua Fede e nella quale solo la Grazia può sostenerti. Tante persone ci dicevano che eravamo coraggiosi o bravi ad aver scelto di “tenere” questo bambino nonostante tutto, tante altre invece ci reputavano folli, egoisti e incoscienti, ma la verità è che non siamo stati nulla di tutto questo, abbiamo agito semplicemente come agirebbero un papà e una mamma, cioè abbiamo accolto e protetto nostro figlio come un dono prezioso. Nonostante ogni previsione il bambino cresceva e ogni volta che Giuditta era triste e angosciata lui non mancava di farsi sentire, come a voler dire:“Mamma, io ci sono, sono vivo, sono dentro di te e ti amo!”. La consolazione che derivava da ogni suo piccolo calcetto è stata un’esperienza indescrivibile. La forza della Vita prepotentemente si faceva avanti e ci chiamava ad accoglierla ed amarla. Fummo chiamati al difficile compito di dare un senso alla vita di questo bambino anche di fronte ai suoi fratellini, che lo attendevano con ansia per abbracciarlo e ai quali abbiamo spiegato che solo per un momento ci saremmo allontanati da lui, perché ci aspettava in Cielo e che lo offrivamo con gioia a Dio per amore di Gesù.

Arrivò quindi il 26 Agosto 2014, giorno stabilito per il cesareo, giorno della nascita al mondo e al Cielo del nostro piccolo Santo. Il personale del Policlinico si presentò aperto e disponibilissimo, ci fu permesso di far entrare lo zio Diacono per battezzare il piccolo appena fosse nato. Fu consentito a Jacopo di assistere dal corridoio per poter salutare suo figlio e fu permesso ai meravigliosi operatori della Quercia Millenaria Sabrina e Carlo Paluzzi, di poter tenere la mano di Giuditta nella sala operatoria durante tutto l’intervento. Alle 10 e 40 un pianto pieno di vita ruppe il nostro silenzio e la nostra angoscia: “E’ un maschio!”. Era nostro figlio, era Gregorio ed era vivo! Fu subito visitato e ne fu appurata l’inaspettata vitalità, fu quindi battezzato con grande consolazione e gioia di noi tutti, poi fu posto tra le braccia del suo papà che con amore e tremore lo contemplò come un mistero infinitamente più grande di noi.Poi rientrato in sala parto fu il momento della mamma che poté baciarlo, tenerlo con lei e cantargli una ninna nanna, come aveva fatto per gli altri suoi figli. Fu anche inaspettatamente consentito ai parenti di conoscerlo e salutarlo. Contrariamente ad ogni aspettativa la nostra vita con lui durò ben 40 minuti, durante i quali fu amato e coccolato. Lo pregammo di intercedere per noi e per i suoi fratelli e senza che ce ne accorgessimo, dalle braccia del suo papà terreno passò a quelle del Padre Celeste. Questa fu la vita che Dio aveva previsto per il nostro Gregorio e che noi genitori gli abbiamo semplicemente lasciato vivere, una vita che ha riempito il cuore di tante persone e che con nostro grande stupore continua a fare. Gregorio è passato per questa terra e ci ha mostrato con la sua santità la via del Cielo; è passato nelle nostre vite con la forza di un guerriero mostrandoci che i piani del Signore sono piani di Amore. Gregorio è stato festeggiato dalla Chiesa come un Santo, le campane hanno suonato a festa per lui, la santa Messa che abbiamo celebrato è stata quella degli Angeli, nella cui compagnia ora si trova per l’eternità. Il nostro cuore è stato consolato ed è in Pace, nonostante la mancanza fisica che inevitabilmente soffriamo.

Questo non sarebbe stato possibile se quel 3 Aprile del 2014 avessimo deciso che la vita di Gregorio non era abbastanza importante per proseguire, se Giuditta avesse deciso che il suo grembo, invece di essere la culla che accoglieva e nutriva suo figlio, sarebbe diventato la sua tomba. La vita di Gregorio è un lume e come tale non possiamo tenerlo sotto il moggio: è per questo che abbiamo deciso di condividere la storia del nostro piccolo santo con quanti vorranno.

Jacopo e Giuditta Coghe

fonte: Notizie Pro-Vita

29 pensieri su “La grande storia di Gregorio il piccolo

      1. admin

        “Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo.”

        Non è neanche necessario che ti dica dove è scritto tanto sei uno dei più grandi biblisti del mondo.

        1. webmrs:

          ” Ben se’ crudel, se tu già non ti duoli”
          …………………………………………………..
          “E se non piangi di che pianger suoli?”
          Proprio così!

  1. AngeloMazzotta

    «Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
    Grazie per questa toccante testimonianza. Da leggersi in silenzio ed in ginocchio!

  2. 61angeloextralarge

    Di fronte a storie come questa riesco solo a piangere di gioia, di commozione, di gratitudine.

    Alvise: quando ti accorgerai che la tua bocca si sporca spesso con cattiverie e acidità fuori luogo?
    Sì, questo post letto da te mi fa venire in mente il non dare le perle ai porci. Non che tu sia un porco, no! Ma, visto che sei mooolto intelligente, sai benissimo di cosa parlo. Di sicuro sai pure dov’è scritto, come magistralmente ha scritto Admin più sopra. Che tristezza che sei!

  3. fortebraccio

    Bella testimonianza,
    ————————-
    Ora Jacopo, guardiamoci negli occhi: 3 cesarei 3, in meno di 3 anni, di cui due in 15 mesi. Uhm. Ora diamoci una calmata. Facciamola recuperare ‘sta figliola, diamole un po’ di tempo! Il corpo è meraviglioso, ma la medicina ha dei limiti… questa sì che sarebbe incoscienza.

    Ciao

    1. Jeff M.

      Fortebracco, non voglio scatenare un flame, ma per quale motivo ti rivolgi a Jacopo screditando in questo modo Giuditta e la sua capacità di intendere e di volere? Giuditta – e chi la conosce può testimoniarlo – è tutt’altro che un contenitore o una macchina sforna-figli, puoi rivolgerti anche a lei nel tuo appello ad essere coscienziosi.

        1. Jeff M.

          Avere cura della moglie si traduce anche col darle dignità: non trattarla da incubatrice vivente semiautomatica ma donarsi a lei interrogandosi assieme a lei sulla volontà del Padre nella loro chiamata di sposi e genitori.

      1. Roberto

        …forse è il suo modo di ridurre a più maneggevoli proporzioni qualcosa di davvero troppo grande per il suo palato.

      2. fortebraccio

        Nessun flame, Jeff, tutt’altro!
        Non volevo essere pedante (tutt’al più scanzonato, pensa te). Essendo fortebracciO, mi rivolgevo a JacopO, con aria di cameratismo maschile… tutto qui. Nessuna volontà di screditare Giuditta, ci mancherebbe. Ho fatto una scelta narrativa per esprimere un bonario avviso, un rafforzamento di quel che sicuramente in ospedale han già riferito (anche perché quella storia familiare non credo sia possibile al di fuori di una profonda condivisione, no?).

        1. Jeff M.

          Avevo frainteso il senso del tuo post, scusami 🙂 E’ che sono abituato a discutere con persone che vedono nelle famiglie numerose una forma di sopruso nei confronti della donna, quasi una forma di violenza di cui la donna sarebbe vittima, per questo ho voluto precisare.

    2. Giusi

      In un pellegrinaggio ho conosciuto un uomo di poco più di 40 anni. Sua moglie non era venuta perchè incinta dell’ottavo figlio. Con una certa ingenuità, essendo entrata un po’ in confidenza, gli ho chiesto quanti anni avesse la moglie. Ne aveva 40. Allora ho detto: certo che potrebbero venirne anche altri (l’ingenuità consisteva nel fatto di ritenere che per loro fosse magari anche un po’ un peso) E lui mi ha detto: mia moglie ti risponderebbe: quanti Dio ne vorrà! Mi ha
      anche confidato che lui preoccupato che la moglie si affaticasse troppo si era anche offerto di vivere in castità o di affidarsi, magari facendo un corso per impararli bene, ai metodi naturali ma la moglie non aveva voluto. Ergo cosa fa pensare che il marito “costringa” la moglie a rimanere incinta? Se si crede in Dio e si ritiene che la vita non ci appartenga (che poi è così anche se non si crede) si fanno queste scelte di amore affidandosi completamente a Lui. Se Giuditta è quella della foto assomiglia in modo impressionante a Santa Gianna Beretta Molla!
      http://2.bp.blogspot.com/-UzExk70Xa3c/UXLAwkJ6FNI/AAAAAAAAJ9w/U_MT5qlP7m0/s1600/santa+gianna+1.jpg

  4. Jeff M.

    Testimonianza davvero toccante. Ho il piacere di conoscere Jacopo e Giuditta ma non conoscevo nei dettagli tutti i travagli che hanno attraversato in questi anni. Grazie ragazzi per la vostra testimonianza.

  5. Angelo

    Una vita è sempre una vita, che duri 40 minuti o 100 anni o che non riesca ad uscire dal seno materno è comunque un miracolo che dà i suoi frutti in coloro che hanno l’opportunità di goderne, come attesta questa testimonianza. Una vita non si misura dalla durata. Di fronte a Dio e all’eternità che ci aspetta, che differenza può fare? Già Seneca affermava che la vita di per sé non è breve, piuttosto sono gli uomini che la rendono tale spendendola in cose futili. Ma l’esistenza di un bimbo,anche per pochi minuti, o la vita dignitosa di un malato terminale che coraggiosamente e in modo convinto sceglie comunque che sia Dio a decidede quando chiamarlo, sono in grado di cambiare il mondo. Non dimentichero’ mai la testimonianza di una mia studentessa che mi parlava della sorellina morta prima di venire alla luce. Ogni volta che la famiglia si metteva a tavola, pregava anche per lei e la sentiva vicina. A questa ragazza brillavano gli occhi quando ne parlava e sapeva affrontare le contrarietà della vita con ottimismo e fiduciosa in Dio. Questa non è una fiaba. E’ la forza della Vita, che è Amore. Vale sempre la pena vivere.

  6. …e invece il malato terminale che non ce la facesse più a vivere non sarebbe né dignitoso né cambierebbe il mondo,
    (ammesso che quell’altro lo cambiasse)? E poi chi l’ha detto che quello che volesse vivere fino alla fine lo fosse perchè volesse “che fosse dio a decidere quando chiamarlo”? Chi lo disse che credesse in dio?E anche: che ne sappiamo noi di quanto si grande il patire dei malati terminali?
    Non potrebbe darsi che quello che volesse farla finita patisse una pena più garande che di quello che “coraggiosamente” preferisse penare ancora?

  7. Cari Jacopo e Giuditta,
    permettetemi (e perdonatemi se mi permetto) una domanda molto indiscreta, ma che mi lascia un po’ dubbioso: in quei 40 minuti Gregorio non è stato aiutato a respirare artificialmente? Perché lo avete giustamente voluto tenere nelle vostre braccia, salutandolo amorevolmente prima che raggiungesse gli angeli e i santi dei cori celesti, eppure avete scritto che senza reni la respirazione gli era preclusa…

    Gregorio prega per i tuoi genitori, per i tuoi fratelli e… per tutti noi! Amen!

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