Il seme del futuro

angelus_millet

di Daniela Bovolenta 

Per mesi, confesso, sono stata assalita da uno sconforto senza precedenti: senza precedenti, almeno, dall’epoca della mia conversione. Era frutto di un errore di prospettiva e, ora che mi sembra di averlo compreso, credo che parlarne possa essere utile anche ad altri.

Il motivo dello sconforto era l’azione combinata di una serie di fattori che possono andare sotto il titolo generale di “una pervasiva cultura di morte”. La parola che viene in mente è: entropia. Tutto rallenta, si esaurisce, si raffredda e, infine, muore.

La proposta di legge belga per l’estensione dell’eutanasia anche ai bambini piccolissimi, per richiedere la quale la “sofferenza dei genitori” sarà considerato un valido motivo, sembra essere un primo passo per forzare nello stesso senso anche altre legislazioni europee. D’altra parte la discussione sull’aborto post-nascita (sì, è quello che sembra: un bambino nasce, non lo vogliamo, lo uccidiamo) è già accesissima.

Aborto, contraccezione e teorie di genere sembrano essere imposti forzosamente dalle istituzioni europee e da quelle mondiali, come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). L’Unione Europea, ma anche la civilissima Svizzera, non vogliono certo farsi trovare impreparate su questi temi e propongono corsi obbligatori di educazione sessuale già in tenerissima età; le linee guida consigliano di far scoprire la bellezza della masturbazione ai bambini dai 0 ai 4 anni, per esempio. Un caso interessante, per farsi l’idea di quel che accadrà, è il programma obbligatorio, ci tengo a sottolinearlo, di educazione sessuale per bambini, messo a punto per il canton Ticino, dove i fortunati utenti degli asili statali avranno una sex box a disposizione per i loro giochi. D’altra parte, la pedofilia in alcune sue forme è già stata declassata come malattia psichiatrica dal DSM -V – l’ultima edizione del più influente manuale diagnostico psichiatrico al mondo, curato dall’American Psychiatric Association – e in prospettiva ci possiamo aspettare la crescita di un movimento di opinione che tenterà di farla passare per una “tendenza sessuale” tra le tante, quindi meglio un po’ di teoria prima di passare alla pratica.

La sensazione generale non è più quella di accerchiamento, ma quasi peggio: fine di un mondo, fine di una civiltà, fine di tutti i punti di riferimento.

È possibile che davvero la trama che tiene insieme tutti questi fattori sia una mentalità malthusiana che mira alla riduzione della popolazione mondiale. Certamente la rivoluzione sessuale globale è qui.

Già nel 1982 lo scrittore Neil Postman, nel suo saggio La scomparsa dell’infanzia. Ecologia delle età della vita[i], descrive il nostro mondo fortemente pervaso di mezzi di comunicazione che non fanno più differenza tra le età degli utenti, come una società tendente alla scomparsa dello specifico dell’infanzia, per creare invece una nuova genìa di bambini-adulti e adulti-bambini. Bambini che hanno visto tutto, che conoscono tutto, che, pur non avendo la maturità per elaborarli, sono esposti a tutti i “segreti” dell’età adulta – sesso e violenza, in primis – e adulti rimasti allo stato di bambini, incapaci di rendere razionale e maturo il rapporto con la realtà, perché troppo influenzati dalla finzione mediatica.

Lo stesso autore in La fine dell’educazione. Ridefinire il valore della scuola[ii], si interroga sull’evoluzione del concetto di scuola dall’epoca in cui era un strumento per accedere alla grande cultura dell’umanità, per arrivare alla scuola attuale la cui funzione sembra essere principalmente quella di “contenere” i bambini mentre gli adulti lavorano e di indottrinarli a un concetto talmente mostruoso di relativismo culturale da non avere praticamente più nulla da trasmettere. Postman scrive: “Il fatto è che, chiamiamole pure come vogliamo, non smetteremo mai di creare storie e futuri per noi stessi attraverso il mezzo del racconto. Senza un racconto, la vita non ha significato, l’apprendere non ha scopo. Senza uno scopo, le scuole sono case di detenzione, non di attenzione”.

Lo sconforto di cui parlavo all’inizio deriva dal fatto che una società e una scuola che ritengono di non avere più nulla da conservare e tramandare, che non amano abbastanza le proprie radici da intraprendere lo sforzo di volerle trasmettere alle generazioni future, che hanno abdicato completamente dalla trasmissione dei contenuti in favore della mitizzazione del “metodo”, ora che la razionalità è indebolita e gli strumenti culturali sono poveri, sono pronte a riempire il vuoto di valori lasciato, e di riempirlo a modo loro.

Tutto questo quadro era diventato fonte di angoscia sempre maggiore, vedevo il paragone con l’epoca della fine dell’impero romano, la fine di un mondo anche se, a chi la stava vivendo, poté allora – e può, oggi – sembrare la fine del mondo. Tuttavia guardavo agli eventi, lo ammetto, con la testa rivolta all’indietro, verso il passato, verso il mondo che sta rapidamente scomparendo. Avrei voluto riavvolgere le lancette dell’orologio, guardavo al passato come alla casa di famiglia da cui ero stata allontanata con la forza.

Solo l’incontro con delle persone reali mi ha aiutato a volgere la testa in avanti e guardare al futuro. Negli ultimi anni ho incontrato famiglie che sono sorelle nella fede: le moltissime famiglie che portano i propri figli ai campeggi per ragazzi di Alleanza Cattolica, i ragazzi che fanno da educatori durante gli stessi campeggi, la famiglia degli amici di Livorno, che ci ha aperto la casa e portato a Messa dove i bambini fanno i chierichetti. Le due famiglie di Genova/Varazze, che ci hanno ospitato come fratelli, con le quali abbiamo condiviso canti e tavolate, spostato una carovana di bambini per andare al mare e parlato con passione di trasmissione della fede e di liturgia monastica. La famiglia di amici romani che ci ha lasciato le chiavi di casa durante le proprie vacanze, perché potessimo anche noi fare una vacanza in un anno economicamente difficile, perché “si mette tutto in comune, come i primi cristiani”. La famiglia della provincia di Crema, che abbiamo ospitato e che ci ha a sua volta ospitato, con la quale sedersi a tavola richiede una mensa aziendale e tanta allegria, oltre a scoprire che le cose in comune sono più di quante non sia possibile per puro caso. E ancora gli amici comuni, che hanno ospitato noi e loro, aggiungendo altri figli e buon vino alla compagnia.

Tutte queste persone, tutti questi figli – e siamo a numeri statisticamente impressionanti! –, non sono resti del passato, ma semi del futuro. La speranza che si creino, ci siano già e continuino ad aumentare delle sorte di monasteri domestici, isole di fede, educazione, cultura. Luoghi dove il futuro non sono le magnifiche sorti e progressive dell’umanità, ma persone che hanno nome e cognome, figli con gli occhi di mamma e i capelli di papà, figli per lo più generati con il vecchio metodo tradizionale – ma non eravamo noi cattolici i sessuofobici? –, ma anche adottati e affidati, mischiati agli altri nello stesso progetto di famiglia.

Nel suo libro Il monachesimo interiorizzato[iii], Pavel Evdokimov ripercorre in modo interessante la storia del monachesimo, che parte dall’aspirazione all’unione con Dio di alcuni individui per sfociare nella fioritura di vocazioni monastiche nel deserto egiziano, i padri del deserto, prima, e nella nascita del primo monachesimo cenobitico, in seguito, grazie soprattutto alle regole di san Pacomio e san Basilio. Evdokimov, però, indica una terza fase del monachesimo, per quanto presente in nuce sin dai suoi inizi: il monachesimo interiorizzato, un monachesimo del cuore diffuso tra i laici, in cui non è l’abito monastico a salvare, ma l’atteggiamento di costante unione a Dio. Ne parla come di un monachesimo delle famiglie. Lo stesso, a suo modo, che sta cercando di proporre don Massimo Lapponi, autore di San Benedetto e la vita familiare. Una lettura originale della regola benedettina[iv].

Questi monasteri domestici, isole luminose all’interno delle modernità, io li ho visti.

Non sono resti del passato, attardati su una concezione del mondo ormai radicalmente fuori moda, ma germi del futuro.

Come san Benedetto, che alla caduta dell’impero romano, non si preoccupa di salvarne i resti sparsi, ma di costruire uomini per il futuro, allo stesso modo vedo fare intorno a me. E non perché il futuro ci sembri un luogo teologico migliore del presente, ma perché il futuro si costruisce pazientemente oggi, educando, pregando e cercando Dio.

I monaci tra la fine dell’Impero Romano e l’inizio del Medioevo salvano la cultura, la civiltà, persino la scrittura e l’agricoltura, ma non lo fanno per portare a termine un raffinato progetto culturale, lo fanno incidentalmente mentre sono presi dalla ricerca di Dio, quaerere Deum.

“Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio. Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa”[v].

Lo scrive anche la mia amica Cristina, qui, citando un lungo brano del filosofo Alasdair MacIntyre:

“È sempre rischioso tracciare paralleli troppo precisi fra un periodo storico ed un altro, e fra i più fuorvianti di tali paralleli vi sono quelli che sono stati tracciati tra la nostra epoca in Europa e nel Nordamerica e l’epoca in cui l’impero romano declinava verso i secoli oscuri. Tuttavia certi parallelismi esistono. Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium. Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e oscurità. Se la mia interpretazione della nostra situazione morale è esatta, dovremmo concludere che da qualche tempo anche noi abbiamo raggiunto questo punto di svolta. Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita intellettuale e morale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi. E se la tradizione delle virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. Questa volta, però, i barbari non aspettano di là dalle frontiere: ci hanno già governato per parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costruire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso”[vi].

Ecco: non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. E noi cristiani sappiamo anche su Chi basiamo tale speranza.


[i] Neil Postman, The Disappearance of childhood, Delacorte Press, New York 1982 (trad. it. La scomparsa dell’infanzia. Ecologia delle età della vita, Armando, Roma 2002).

[ii] Neil Postman, The End of Education. Refefining the Value of School, Knopf, New York 1995, (trad. it. La fine dell’educazione. Ridefinire il valore della scuola, Armando, Roma 1997).

[iii] Pavel Evdokimov, Il monachesimo interiorizzato, Cittadella, Assisi 2013.

[iv] Massimo Lapponi, San Benedetto e la vita familiare. Una lettura originale della regola benedettina, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2009.

[v] Benedetto XVI, Discorso pronunciato all’incontro con il mondo della cultura al Collège des Bernardins, tenutosi a Parigi venerdì 12 settembre 2008.

[vi] Alasdair MacIntyre, After Virtue. A Study in Moral Theory, University of Notre Dame, Indiana 1981 (trad. it. Dopo la virtù. Saggio di teoria morale, Armando, Roma 2007).

35 pensieri su “Il seme del futuro

  1. Fiorella

    Grazie, ma hai preso uno svarione con il problema della Svizzera. Il DECS del Canton Ticino ha investito un sacco di franchi per fare corsi di “educazione ai sentimenti” ai ragazzi delle scuole pubbliche e anche formazione ai docenti (io stessa ho partecipato come genitore). E’ un problema importante e lo stanno affrontando con tutta la serietà’ che merita infatti entro il 9 dicembre terminerà’ la raccolta di firme (già’ arrivati al quorum) per contrastare la proposta delle sex box all’asilo ecc e poi passare alla votazione per referendum. La Svizzera è veramente una democrazia popolare e tutte le questioni di rilevanza vengono proposte e applicate con l’esito della decisione popolare. E l’esito è legge dal giorno dopo.
    Lo so ci sono un sacco di schifezze ma siamo in guerra e non tutto è perso.

    1. perfectioconversationis

      In effetti le notizie che avevo erano che il programma fosse stato approvato, ma fosse poi stato oggetto di petizione popolare. Per fortuna qualcuno ancora resiste!

    2. Lalla

      Allora preghiamo perché l’opposizione vada a buon fine, e sia anche questo un segnale di resistenza costruttiva di cui possiamo rallegrarci, come per il referendum in Croazia. Tienici aggiornati, per favore, Fiorella.

  2. …no, signora Bovolenta, per quanto lei ci tenga a presentare le cose in maniera falsa e bugiarda, o almeno distorta, l’aborto, per quanto mi risulta a me (a meno che non si voglia ricominciare a mettere in rete [come è stato fatto]le foto della efferata Cina con gli embrioni abbandonati sui marciapiedi) è legalizzato, non imposto, né mi sembra che si stia andando verso la sua imposizione (dell’aborto).
    Per quanto riguarda l’entropia, sì, è vero, sembrerebbe che l’universo andesse verso il raffreddamento e la quiete (non la morte!). Se ne riparlerà tra qualche miliardo di anni (salvo imprevisti).

    1. perfectioconversationis

      In Olanda l’eutanasia infantile è legge. Anche Sparta, la Germania nazista e l’URSS comunista avevano le loro leggi, per dire. Tutto bene?
      Ma su QUESTA legge è mia convinzione che gli italiani l’avrebbero rifiutata in blocco se qualcuno avesse detto loro che si trattava di legalizzare l’aborto libero e facile per tutti, che sarebbe diventato un metodo come un altro per il controllo delle nascite. Invece sono stati sottoposti loro alcuni casi limite e statistiche falsate a bella posta. La mentalità corrente è stata modificata con l’inganno da alcune lobbies di attivisti. Proprio ciò che ora si sta ripetendo ora su altri temi.

      1. Simo

        Sono pienamente d’accordo con te. Il problema è che le conseguenze si vedono dopo molti anni, le conseguenze negative! E nel frattempo il mondo ha trovato mille scuse per i propri errori, non rendendosi conto che i danni raggiunti sono molto gravi… tutto diventa la normalità! Prendiamo anche l’aborto, non è “espressamente” imposto, ma i medici lo propongono con una leggerezza agghiacciante!

  3. ignazio

    Strordinario, chiaro, pienamente condiviso. Memorabile sintesi, ben documentato.
    Nonostante ciò, non mancano i commenti mossi dall’ideologia e dal pregiudizio. Non Praevalebunt.
    Grazie, Daniela Bovolenta.

  4. non so se è voluto ma l’immagine scelta per questo post è significativa, Dalì era ossessionato da quel quadro e sosteneva che al posto del cestino ci fosse dipinto sotto una bara da bambino, tanto che è riuscito a far fare delle radio grafie in cui si vede una massa scura sotto al cestino compatibile appunto con una piccola bara.

    Mi pare abbia pure scritto un libro su questa sua “ossessione”.

    Qui si può leggere qualcosa a riguardo:
    http://inesattezze.blogspot.it/2011/03/langelus-18571859-jean-francois-millet.html

  5. Pingback: Due post non solo …da leggere! Il seme del futuro & Fatica, tradizione, redenzion | noncerosasenzaspine

  6. Sara

    Grazie, Daniela!
    Impegniamoci a “salvare il seme”, fidando in Colui che ha tutto sotto controllo e non ci abbandona!

  7. Grazie, grazie, grazie. Si pensa sempre di essere soli con le nostre angosce, la nostra impotenza, il pensiero che va per forza al paragone storico più calzante e meno rassicurante che ci sia. E poi ci si accorge che invece siamo in tanti a pensare le stesse cose e un post come questo ci ricorda che il nostro compito non è disperarci ma sperare e conservare e tenersi pronti, con i nostri attrezzi consumati, a ricostruire quello che ci sarà da ricostruire.

  8. vale

    non so se sia un imposizione, ma agli abortiti, prima che fossero “terminati”, qualcuno glielo ha chiesto cosa ne pensassero : la percepivano come imposizione l’essere ammazzati nella pancia della madre oppure avevano la percezione di essere utili a risolvere il problema della sovrapopolazione e del gas serra. insomma morire prima di nascere per essere socialmente utili?

      1. vale

        già. ma questo di morire, anzi di essere uccisi per essere socialmente utili vale anche per quelli di una certa età…..
        magari non saranno d’accordo( eh, almeno loro possono dirlo) però vuoi mettere con i benefici nei confronti del problema della sovrapopolazione dei gas serra e delle spese- inutili, tanto quanto vuoi che resti da vivere?- risparmiate per il futuro?

        1. .vale:
          ..se ti riferisci (anche ) all’articolo di Sartori (sovrappopolazione, clima, eccetra) hai certamente ragione, non c’è nulla di sicuro , anzi, il catastrofismo, è sempre suscettibile di smentite. Quanto, invece, alla mia, indecente sopravvivenza oltre limiti ragionevoli, accetterei di buon grado di contribuire (considerato che mi sento davvero inutile) al bene comune. Parlo naturalmente per me, senza volere nulla per nessun altro.Per quanto riguarda i bambini che non sono stati interrogati prima di essere abortiti, non credo che fosse questo che intendesse la signora Bovolenta quando parlava di “aborto imposto”. Ovviamente anche in questo hai ragione, ai bambini, nella pancia delle mamme, non viene chiesto il loro assenso a essere abortiti, si potrebbe benissimo, allora,, se vuoi, parlare di “aborto imposto”, in ogni caso, e quindi anche la signora Bovolenta avrebbe ragione…

          1. Giusi

            Scusa Alvise ma se ti senti così inutile cosa aspetti a procedere? Ci sono paesi che non hanno bisogno di grandi motivazioni per ammazzarti. Lucio Magri non aveva niente e lo hanno ammazzato legalmente in Svizzera. Non che io lo desideri che mi strapperei i capelli ma è per dimostrarti che racconti palle! Non ci credo!

              1. Giusi

                Ah! Guarda di avvisarci così almeno preghiamo per la salvezza della tua anima. Che c’hai da perdere?

  9. Alessandro

    “il destino di una società dipende sempre da minoranze creative. I cristiani credenti dovrebbero concepire se stessi come una tale minoranza creativa e contribuire a che l’Europa riacquisti nuovamente il meglio della sua eredità e sia così a servizio dell’intera umanità”

    Card Ratzinger, “Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani”, 13 maggio 2004

    “Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo.
    La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri.
    Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini.
    Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce, a ritornare e a fondare a Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. Così Benedetto, come Abramo, diventò padre di molti popoli”

    Card. Ratzinger, “L’Europa nella crisi delle culture”, conferenza tenuta venerdì 1 aprile 2005 a Subiaco, al Monastero di Santa Scolastica

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/27262

    1. …direi che, più che “concepirsi” come una minoranza creativa, sarebbe più importante “essere” una minoranza creativa,
      che è anche più difficile!

  10. Elena

    Grazie, grazie quanto mi sono ritrovata e quanto ho pianto. Grazie perchè questo sconforto ha toccato anche me, poi mi sono detta “ci sono già stati tempi bizzarri dove anche chi non ti aspetti sembra venire meno. È il tempo della fede, per chi sa, è il tempo della fede, di tenere e alimentare le lampade.” A me sembra che siamo tornati alle catacombe e incontro tanti fratelli e sorelle fedeli e vigili. È vero tanti sono dispersi ma c’è un pezzo di una lettera di San Paolo in cui si trova su una barca con duecento pagani e celebra l’eucarestia per tutti. Ecco noi, chi ha fede chi è vigile chi riconosce il vento folle e gelido di questo tempo è il momento di continuare a vivere di quella eucarestia per la salvezzad i tutti. Il resto lo farà il padre sarà il padre a farsi per tutti. A noi spetta la nostra piccola e inutile parte di servi. Per dirla alla guareschi è tempo di salvare il seme.

  11. giuseppe

    “fine di un mondo, fine di una civiltà, fine di tutti i punti di riferimento” mi apre che non ci siamo ancora, quindi,ci si sarà ancora da soffrire….. penso che abbia ragione Ferretti (cito a memoria) “è un lento sgretolamento, un giorno spariscono i vecchi, un altro i preti”

  12. 61Angeloextralarge

    Grazie, Daniela!
    Mi porterò dentro queste tue parole: “non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. E noi cristiani sappiamo anche su Chi basiamo tale speranza”… E che sia una speranza attiva e reattiva… in positivo, nel bene e senza violenza.

  13. Carlo 72

    «Anche questa volta dalla crisi di oggi verrà fuori domani una chiesa che avrà perduto molto. Diventerà più piccola, dovrà ricominciare tutto da capo. Non potrà più riempire molti degli edifici che aveva eretto nel periodo della congiuntura alta. Oltre che perdere degli aderenti numericamente, perderà anche molti dei suoi privilegi nella società. Si presenterà in modo molto più accentuato di un tempo come la comunità della libera volontà, cui si può accedere solo per il tramite di una decisione.
    Come piccola comunità solleciterà molto più fortemente l’iniziativa dei suoi singoli membri. Certamente essa conoscerà anche nuove forme di ministero e ordinerà sacerdoti dei cristiani provati, che esercitano una professione: in molte delle comunità più piccole e in gruppi sociali omogenei la cura d’anime sarà normalmente esercitata in questo modo. Ma accanto a queste forme sarà indispensabile la figura principale del prete, che esercita il ministero come lo ha fatto finora. Ma, nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la chiesa troverà di nuovo e con tutta l’energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio unitrino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, nell’assistenza dello Spirito, che durerà fino alla fine […]
    Sarà una chiesa interiorizzata, che non mena vanto del suo mandato politico e non flirta né con la sinistra né con la destra. Farà questo con fatica. Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione le costerà anche talune buone forze. La renderà povera, la farà diventare una chiesa dei piccoli […] Si può prevedere che tutto questo richiederà del tempo […]
    Ma dopo la prova di queste divisioni uscira da una chiesa interiorizzata e semplificata una grande forza. Gli uomini infatti saranno indicibilmente solitari in un mondo totalmente pianificato. Essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo. Come una speranza che li riguarda, come una risposta a domande che essi da sempre di nascosto si sono poste. A me sembra che si stanno preparando per la chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si devono fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la chiesa del culto politico, ma la chiesa della fede.
    Certo essa non sarà mai più la forza dominante della società, nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza oltre la morte»
    (J. Ratzinger, Fede e futuro (1970), Queriniana, Brescia 2005, pp. 112-117).

  14. vale

    Il motivo dello sconforto era l’azione combinata di una serie di fattori che possono andare sotto il titolo generale di “una pervasiva cultura di morte”. La parola che viene in mente è: entropia. Tutto rallenta, si esaurisce, si raffredda e, infine, muore
    dal post di daniela bovolenta

    “se lo stato è retto secondo la virtù,presto salterà fuori una massa di delinquenti. in uno stato dove i cattivi( ndr.praticamente tutti quelli che non comandano) sono governati come buoni, la rivolta è inevitabile.in uno stato dove i buoni sono governati come cattivi regnerà l’ordine e diventerà immancabilmente forte”
    “la virtù nasce dalla punizione” “si possono rendere onesti( leggere non ribelli al potere) gli uomini anche senza punizioni di massa, basta che siano severe”
    “se gli uomini sono governati come se fossero buoni, ameranno il loro prossimo; mentre se saranno trattati come se fossero cattivi, ameranno l’ordine che gli si impone.solidarietà e aiuto reciproco si sviluppano quando li si tratta come brava gente.disunione e sospetto reciproco nascono se li si governa col pugno di ferro. e il delatore, a prescindere dal suo ceto,erediterà tutto l’appannaggio del denunciato”.

    questo è il metodo per tornare alla virtù tramite la pena di morte e per instaurare la legge con la forza.

    dal “libro del signore di shan”IV sec. a.c.

    recensione del libro”il mostro buono di bruxelles” diHans Magnus Enzensberger

    Il «deficit democratico» che da piú parti viene diagnosticato alle istituzioni comunitarie è solo un pietoso eufemismo per celare una vera e propria messa sotto tutela dei cittadini europei. La conseguenza del fiorire di istituzioni nascoste dietro sigle e acronimi misteriosi, o del proliferare di leggi sulla curvatura media dei cetrioli o sui conti correnti da trentaquattro cifre, è la progressiva erosione del senso civico degli abitanti di «Eurolandia». E, potenzialmente, la resa di tutti noi a uno spirito antidemocratico.
    I padroni di Bruxelles soffrono poi di una forte “amnesia storica”: come dimostra il fatto di aver chiamato i ministri dell’Ue commissari. “Commissari del popolo c’erano dal 1917 al 1946 nell’Unione Sovietica; sorvegliavano nell’Armata Rossa che si rispettasse la linea di Partito. E nel Reich tedesco, dal 1871 al 1945, a Kommisaren furono affidati grandi poteri, e dopo l’invasione dell’Urss, dal 1941 al 1944, in Ucraina si istituirono dei Kommissariat del Reich”.

    Uno dei tic più devastanti del Mostro sono gli acronimi, mai un potere ha creato più istituzioni con sigle diverse: “Queste istituzioni crescono sul terreno come cavoli, e non per niente in inglese si chiamano Brussel sprouts. Piante che obbediscono al principio autoreferenziale: non appena nate ne riproducono di simili”. Difetti che rimontano al papà del Mostro, che ha instillato “un germe antidemocratico” nella sua creatura. Chi era?
    Il manager francese Jean Monnet, il primo presidente dell’Unione, “uno che pensava francese, non era nazionalista. Un pragmatico, mai entrato in nessun partito. E che al contrario dei suoi eredi, nella Ue non costruiva piramidi politiche per distibuirne i posti”. Famoso però il suo “metodo Monnet”: “Prendeva decisioni solo tra le élites senza mai consultare cittadini e parlamenti. Di referendum non ne aveva la minima stima, e l’integrazione a cui mirava aveva caratteri tecnocratici e decisionistici”.

    l’Espresso – Cultura

    http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_news.asp?id_contenuto=3724952

  15. Pingback: Il seme del futuro

  16. Ferdinando

    “Nulla di ciò che ci circonda mi piace”, diceva Sam a Frodo, salendo le scale di Cirith Ungol: certo non ci vuole poi molto a condividere genericamente l’affermazione! E questo vale anche osservando il mondo da dietro una cattedra, cercando ogni mattina di educare almeno un po’, almeno qualcuno, almeno uno dei tanti non-studenti – e spesso volutamente non-udenti – che incontro ogni mattina! Con la spada di Damocle di una possibile legge che limiti la libertà di espressione, questo diventa poi anche più terribile: che fare? Fuggire? Tanto va tutto a rotoli… Ma “con la vostra perseveranza…” E Madre Teresa aggiungeva: “Dio non mi ha chiamato ad avere successo, ma ad essere fedele”! E proprio da questo umile gigante è ripartito per me l’ottimismo realista che fa vedere il bene, ogni giorno, presente e vivo, magari nascosto fra le pieghe di ogni giornata. E’ un esercizio da coltivare ogni giorno: per quale motivo lodo Dio oggi? Cosa mi rende felice oggi? Una volta può essere un figlio che canta il Pater, un’altra un commesso gentile. Si comincia dalle piccole cose, poi ci si accorge che una propria allieva ha avuto un fratellino che è stato accolto con grande gioia e una festa del tutto speciale dai suoi nove fratelli! Così, guardando il mondo con vero coraggio, cara Daniela, i monasteri domestici si moltiplicano ai nostri occhi e la tecnologia che ci sta imbarbarendo diventa anch’essa uno strumento utilissimo per metterli in comunicazione e renderli più forti e uniti! Ultimamente il modello di vita di Sant’Agostino (e quello delle immense schiere di martiri del XX secolo!) si fa sempre più valido: mentre i vandali distruggono tutto, egli si adoperava a scrivere, a completare le sue opere, per la gloria di Dio e il bene degli uomini a venire, perché dopo l’ondata barbarica arriva, deve arrivare, la ricostruzione ed il modello deve essere già pronto: mentre l’Impero finiva, lui già preparava la fondazione dell’Europa! Si può arrivare molto avanti in questo esercizio di ricerca, ma in fondo il motivo dell’ottimismo realista del cristiano e di ogni uomo è uno solo e lo si focalizza bene osservando il Crocifisso (ci sarà un motivo se la cultura nichilista ed annulante lo vuole togliere dalle scuole…): Gesù non è salito lì sopra per vedere il panorama, ma perché mi ama! La croce c’è e non passa: stat crux dum volvitur orbis (resta salda la croce, mentre il mondo gira) e dietro ad essa già risplende la luce della Risurrezione! E lì troviamo la gioia e la pace: pax in lumine!
    Ferdinando

  17. Sara

    Mi sembrano in tema questi due brani di Don Dolindo Riuotolo:

    “Gesù all’anima: «Quando crederai il mondo abbandonato ai prepotenti e ai tiranni, e tutto schierato contro la Chiesa, allora sappi che il trono del mostro è minato e che si dissolve in un baleno per una pietruzza dal monte che lo percuote. Lasciami fare perché io armonizzo la libertà e le esigenze della divina gloria, e lascio il corso agli uomini cattivi per poi trarne la divina gloria. Anche nel piccolo lo vedrai, perché certi violenti spariranno dalla sera al mattino e le famiglie riacquisteranno la pace e la prosperità. Adora Dio e lascia a Lui, che tutto vede e dispone e permette, la cura del pacifico ordine del mondo. Lasciati dunque portare anche tu dalle misteriose vie della sua Provvidenza e prega… Oh la preghiera! Prega, prega, prega e sii certo di operare pregando, perché la più potente delle azioni è la preghiera».”

    “Gesù all’anima: La scala del Cielo è la mia Volontà. La via per raggiungere la mia Volontà è l’abbandono e la fiducia nelle piccole cose; la via della fiducia è il pensare poco a quello che è successo e a quello che può succedere. A che scopo pensare al passato che non è più? A che scopo pensare al futuro che non dipende da voi? Riposate in me compiendo fedelmente ogni proprio dovere, facendo tutto quello che dipende da voi nel momento nel quale dovete operare: ecco il segreto della pace interna e quindi del fervore dell’anima. Non vi è fervore senza calma e non vi è calma senza pieno abbandono in me…”

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