di Antonio Malo (*)
L’autrice del libro La rivoluzione sessuale globale (Die globale sexuelle Revolution), la sociologa e pubblicista tedesca Gabriele Kuby, è una delle poche voci che con autorità riconosciuta si levano per criticare il relativismo occidentale odierno. A lei si deve, ad esempio, che il ministro federale della famiglia in Germania, Ursula von der Leyen, sia stata obbligata a togliere dalla circolazione il libro di educazione sessuale Corpo, amore, il gioco del dottore, in cui fra altre aberrazioni si invita ai genitori a giocare sessualmente con i loro bambini.
Il saggio di cui mi occupo riprende alcuni temi di due delle sue opere precedenti: Gender Revolution. Il relativismo in azion (Cantagalli 2008) e Statalizzazione dell’educazione. Sulla via per diventare uomini nuovi (2007). Adesso però la sua denuncia acquista una portata universale. Da qui il titolo del libro La rivoluzione sessuale globale; una rivoluzione che, come indica il sottotitolo (Distruzione della libertà nel nome della libertà), pretende di cambiare radicalmente le persone e la società facendo leva su una volontà di potenza, di chiara ispirazione nietzschiana. A partire da questa chiave interpretativa, Kuby riesce a raccontare la storia, i metodi e le conseguenze di un’agenda globale potentissima che cerca di modificare le costituzioni dei paesi, le istituzioni educative e le consuetudini dei cittadini con un solo scopo: la costruzione di una società globale in cui le persone siano poche e completamente manipolabili.
A qualcuno potrebbe venire in mente il pensiero: “Ecco, un altro libro sui complotti”. Basta, però, guardare alla quantità di documenti analizzati, ai fatti e alle statistiche raccolte per capire di trovarci di fronte a un libro rigoroso e oggettivo. Nonostante la mole di materiale, la lettura del libro, lungi dall’essere noiosa, diventa pagina dopo pagina piena di suspense e di rivelazioni sorprendenti. Il lettore viene informato del retroscena, i mezzi e la ragnatela di organizzazioni governative e non governative implicate nella messa in pratica di questa agenda globale. Nel contempo gli si offrono le categorie antropologiche e sociologiche necessarie perché questi possa fare le valutazioni pertinenti con cui prendere decisioni.
Nella prima parte del libro (capitoli 1-4), l’autrice presenta brevemente l’origine storica dell’attuale rivoluzione sessuale. Dopo aver segnalato la rivoluzione francese come punto di inizio storico della lotta per raggiungere l’uguaglianza, indica il movimento femminista del 68 come tappa precedente all’ideologia di genere, secondo cui l’umanità non è fatta di uomini e donne, bensì di un’informe massa di uguali che hanno il diritto di costruirsi la propria identità sessuale. Il filo rosso che collega il ‘68 e l’ideologia di genere è, secondo l’autrice, il maltusianismo, cioè il tentativo di diminuire la popolazione mondiale, soprattutto i poveri di Occidente e dei paesi in via di sviluppo. Da questo punto di vista sono molto interessanti i ritratti intellettuali di alcune figure di spicco, come Margret Sanger, Alexandra Kollonti, Wilhelm Reich, Eddie Bernays, Simone de Beauvoir, John Money, Judith Butler, ecc. L’impulso globale della rivoluzione sessuale non procede, però, solo dalle idee, ma soprattutto dalle conferenze organizzate dalle Nazioni Unite (Pechino, Il Cairo, ecc.) con cui si è tentato di decostruire i diritti umani, la sessualità, la famiglia. Da lì sono partiti alcuni degli slogan che hanno fatto il giro del mondo, come l’aborto è un diritto della donna, il “genere” non va imposto ma scelto. Nonostante i secoli trascorsi, i metodi della rivoluzione sessuale globale sono gli stessi della vecchia rivoluzione francese: il terrore. Oggi, però, la ghigliottina non taglia le teste degli oppositori, ma “solo” il posto di lavoro, la carriera accademica o politica.
Nella seconda parte (capitoli 5-10), Kuby continua la sua analisi degli organismi e dei documenti con cui si tenta di introdurre l’ideologia di genere. Fra questi ultimi concede particolare valore ai 29 principi di Yogiakarta, che furono formulati nel 2007 da un gruppo di “famosi esperti” senza autorizzazione né legittimazione in un incontro privato nella capitale indonesiana. Nel marzo dello stesso anno, questi principi furono presentati all’opinione pubblica nella sede delle Nazioni Unite a Ginevra. L’Unione Europea li accolse subito e incominciò a imporli alle istituzioni, ospedali, tribunali… e anche agli asili e alle scuole. Perché, come spiega l’autrice in un altro capitolo, per distruggere il fondamento della famiglia si deve minare l’unione eterosessuale, il che non è facile fra adulti nella stragrande maggioranza eterosessuali. Invece i bambini e gli adolescenti possono essere facilmente plasmati, soprattutto se chi occupa il ministero delle politiche familiari condivide quest’ideologia. Come documenta Kuby, sempre più spesso nella scuola e nel giardino d’infanzia i bambini vengono sessualizzati con giochi, fiabe, rappresentazioni teatrali. Essi vengono così derubati dell’innocenza tipica dell’infanzia. Si presenta ai bambini ogni sorta di pratica sessuale deviante come scelta equivalente incoraggiandoli a esperimentarla. Con ciò la loro personalità può subire cambiamenti irreversibili. Inoltre, le istanze statali creano strutture per minare attraverso l’educazione sessuale generalizzata e obbligatoria a partire dalla scuola materna il diritto e l’autorità dei genitori. Nell’implementazione dell’ideologia di genere gioca anche un ruolo decisivo la violenza linguistica e la pornografia, definita dall’autrice la nuova piaga globale. Mediante la creazione di neologismi come “gender”, la sostituzione di parole, come genitore A (padre) e genitore B (madre) e l’attacco al linguaggio non solo si corrompono le parole, ma si dà origine a “nuove realtà”, poiché — come hanno sempre pensato gli ideologi di ogni tempo – “non è la verità a farci liberi, ma la libertà a fare la verità”.
Nell’ultima parte del libro (capitoli 11-15), Kuby analizza le armi che il nuovo totalitarismo usa per combattere i ribelli: l’intolleranza e la discriminazione. In questo modo l’autrice sottolinea il paradosso, già accennato nel sottotitolo, di cercar di togliere la libertà nel nome della libertà. Di fronte a questa dittatura relativista che strumentalizza la sessualità per imporre una nuova concezione della persona, l’autrice consiglia di formare la propria coscienza sulla scia della verità. Come antidoto alle derive dell’ideologia di genere, propone di educare non alla sessualità, ma all’amore.
Come scrive Spaemann nella prefazione, si deve ringraziare l’autrice per il coraggio di andare controcorrente offrendoci un saggio che illumina ciò che si nasconde sotto i cambiamenti linguistici, le mode pedagogiche e accademiche che ad un primo sguardo sembrerebbero solo una bizzarria, quando in realtà sono strumenti di una volontà di potenza impegnata alla costruzione di una nuova umanità. Penso perciò che questo libro meriterebbe di essere tradotto nelle principali lingue. A questo scopo, mi permetto di dare due suggerimenti all’autrice. In primo luogo, di rivedere i capitoli dell’ultima parte per darle più unità togliendo ripetizioni; in secondo luogo, di distinguere fra almeno due tipi di femminismo: quello che ha lottato e continua a farlo per il riconoscimento dei diritti politici e sociali delle donne, cioè per l’uguaglianza della donna come persona, e quello, invece, radicale, che scimmiotta una sessualità maschile degenere per la quale il sesso si riduce ad un uso della genitalità senza responsabilità. In questo modo apparirà con più chiarezza ciò che costituisce il genio femminile, la donazione, la cui rivendicazione, lungi dall’essere un ostacolo all’amore, ne è la premessa.
(*) Antonio Malo è Professore Ordinario di Antropologia nella Pontificia Università della Santa Croce
fonte: Family and Media
Segnalo ad Antonio Malo e ai lettori di questo blog, che di Gabriele Kuby esiste in italiano, da me tradotto, il libro “Gender Revolution. Il relativismo in azione”, Cantagalli 2008, che sarebbe poi il libro qui citato come “Rivoluzione Gender”.
Grazie della segnalazione ho aggiornato anche il testo con il link
beh, anche in svizzera non scherzano:
Sex box. Non si tratta di qualche gadget acquistabile in un sexy shop, bensì di un kit “formativo” destinato alle maestre di asilo di alcune zone della Svizzera per svolgere lezioni obbligatorie di educazione sessuale a detrimento dei bambini in età prescolare.
…
Questo progetto di educazione sessuale elvetica si muove lungo le direttrici disegnate dal documento della sezione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal titolo “Standards for Sexuality Education in Europe”, di cui questo giornale si era occupato pochi giorni fa nell’articolo “l’Oms gioca al dottore con i bebè”: anche lì si parlava di masturbazione infantile e del gioco del dottore
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-educazione-sessuale-svizzera-lorco-in-classe-7799.htm
L’ha ribloggato su mondidascoprire.
Mi piacerebbe sapere se esiste anche la traduzione in italiano del libro commentato. Mi sembra molto interessante l’argomento.
“Come scrive Spaemann nella prefazione, si deve ringraziare l’autrice per il coraggio di andare controcorrente”
…un coraggio da leone!!!
Guarda che non c’è da fare gli spiritosi su questo: nel mondo accademico è così, se sei “fuori” dalla corrente dominante ti puoi bruciare la carriera. Ad esempio, conosco psicologi accademici che hanno idee precise sull’omosessualità ma non le dicono perché si priverebbero del favore della maggior parte dei colleghi e del pubblico dei lettori . Quindi, non sarà il coraggio di affrontare i leoni nell’arena del Colosseo, ma in senso metaforico sì.
D’accordo con te Lalla. E il caso Barilla? Chi tocca la lobby gay muore! (salvo abiura).
E allora? Che doveva fare secondo te? Dirigere il Muccassassina?
Questo sembra il commento di una pazza (che può darsi pure che lo sia per carità!). Era in risposta a un post (del cavolo) di Alvise che adesso è scomparso dove pare avesse qualcosa da ridire circa il fatto che Antonio Malo sia Professore nella Pontificia Università…..
Dire che i commenti di quel signore sono stucchevoli è offensivo per lo stucco (materiale con cui si possono fare meraviglie http://www.unisve.it/marmorino/storia.htm). Ma anche chiamare in ballo il cavolo è offensivo per un ortaggio benemerito della comunità 😉
Lo ripeto qui come altrove. Dovranno passare sul mio cadavere se vorranno rifilare ‘ste porcate ai miei figli.
Concordo, guai a chi tocca i bambini e cerca di corromperne l’innocenza.
Siamo al di là di ogni limite! Bisognerebbe arrestarli! Cliccare sulla sex box, guardare le illustrazioni e vomitare è un tutt’uno! Maledetti! Lasciate stare i bambini!
“Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare”. (Matteo 18,6)
…vorreste farmi credere che degli “accademici” cattolici (o non cattolici) che credono, per esempio, che gli omosessuali andrebbero curati, sono costretti, dal pensiero dominante, a dissimulare il loro pensiero, per paura di essere cacciati (o non assunti)? Ma allora gli accademici che professano il pensiero dominante lo pensano o no?
Ci sarebbbe, dunque, un non-pensiero dominante?
Sei abbastanza saggio da aver capito benissimo che cosa intendevo dire. Comunque libero di non crederci. Quanto all’ultima domanda, credo che ci sia piuttosto un conformismo o pigrizia dominante che permette a ideologie magari non dominanti ma molto ben orchestrate di imporsi e dominare.
.Lalla:
..il conformismo dominante che si conforma a ideologie non dominanti?
Ma esistono professori cattolici nelle università statali, o no?
Da quello che dici te sembrerebbe che i professori cattolici possano lavorare solo nelle università cattoliche, come lo dimostra il professore pontificio di cui sopra.
Forse hai ragione…
Io non ho parlato di professori cattolici.
Lalla:.
..però hai scritto:”nel mondo accademico è così, se sei “fuori” dalla corrente dominante ti puoi bruciare la carriera”.
Infatti. Dove leggi cattolici? Dicevo, contraddicendo la tua nota sarcastica, che secondo me in campo accademico, scientifico e culturale in generale si può con buone ragioni chiamare coraggio quello di difendere e diffondere una posizione impopolare.
Guarda come viene trattato questo psicoanalista in questo video (minacciato di denuncia!)
Per non parlare del recente caso della dr.ssa Atzori:
http://www.cristianocattolico.it/rassegna-stampa-cattolica/etica/quante-bugie-su-gay-e-terapie-riparative.html
caro alvise,
non ho capito un tubo di quel che volevi, o vorresti, dire.
intanto perché non so in che significato usi il termine “cattolico”. oramai anche università e professori( vedi università del perù, di lovanio e loyola university. per esempio), e persino-si fa per dire- mancuso( volutamente minuscolo) si definiscono cattolici. il primo ad utilizzare tale termine fu S. Ignazio d’Antiochia, successore di Pietro come Vescovo di Antiochia( in lettera ai smirnesi 8,2). ed ha un significato ben preciso.
cattolico come lo utilizzi te ho come il sospetto che possa indicare anche le suore americane della lcwr o i preti austriaci e tedeschi del “noi siamo chiesa” o di “pfarrer initiative”. o chissà cos’altro.
volgarmente detto: degli eretici se non degli apostati.essendo buoni dei “lapsi” come al tempo dell’eresia ariana in africa. e non dò un giudizio canonico che non posso dare. ma fo’ solo una considerazione raffrontando quel che dicono e quel che è la tradizione, il magistero ed i dogmi della chiesa. ( anche se lo fanno in pochi consultarsi il denzinger,per la cronaca).
cosa vuol dire cattolici dominanti?
ho come il fondato sospetto- e mi pare di non essere il solo- che cattolico significhi,oggi, più nulla……e ,per te, tutto.
…io avevo capito che fosse vostra (di voi cattolici) ferma intenzione testimoniare la vostra fede (e anche le vostre idee antropologiche?). Io, nella mia ignoranza di cose della Chiesa, considero siano cattolici gli appartenenti alla Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana (o sedicenti tali) con tutto quello che ne consegue.
XVI. Non ingannatevi, fratelli miei. Quelli che corrompono la famiglia «non erediteranno il regno di Dio». Se quelli che fanno ciò secondo la carne muoiono, tanto più che con una dottrina perversa corrompe la fede di Dio per la quale Cristo fu crocifisso! Egli, divenuto impuro, finirà nel fuoco eterno e insieme a lui anche chi lo ascolta.
Lettera agli Efesini.
VII, 1. Stanno lontani dalla eucaristia e dalla preghiera perché non riconoscono che l’eucaristia è la carne del nostro salvatore Gesù Cristo che ha sofferto per i nostri peccati e che il Padre nella sua bontà ha risuscitato. Costoro che disconoscono il dono di Dio, nel giorno del giudizio, moriranno. Sarebbe meglio per loro praticare la carità per risorgere. Conviene star lontano da essi e non parlare con loro né in privato né in pubblico, per seguire invece i profeti e specialmente il vangelo nel quale è manifestata la passione e compiuta la risurrezione. Fuggite le faziosità come il principio dei mali
Lettera agli Smirnesi
S.Ignazio di Antiochia
http://www.monasterovirtuale.it/