La fine della logica

palombella

di Paolo Pugni 

Ci siamo giocati da tempo l’ortografia, grammatica e consecutio ci hanno lasciato anche loro, e la logica sta tirando le cuoia. Poi non resterà che la pancia. Per giunta vuota.

Se la rete è specchio della società, e del meglio di questa – se vale l’equazione di stile Zuckenberghiano progresso e cultura = uso di Internet, che peraltro oso mettere in discussione- siamo messi molto male.

Sebbene alcuni cavalcano la tigre delle fallacie logiche applicando con rigore una critica del sillogismo a tutto ciò che non aggrada loro, ciò che mi preoccupa di più è la scomparsa della capacità di riflettere. E mai termine fu mai più adatto poiché spesso non ci si rende conto di negare nel proprio assunto ciò che si sta affermando. E se invece esiste consapevolezza, allora siamo in presenza di malafede. Turba perciò, prima la logica e l’estetica che l’etica stessa, leggere affermazioni quali “quelli che odiano e che predicano la violenza non sono degni di vivere: li metterei al muro”, che potrebbero far sorridere solo se fossero un ironico tentativo di commettere suicidio.

Eppure si moltiplicano, specie in questo post atomico elettorale, come ha scritto di recente Raffaella Frullone. Che i delusi del voto tendono non solo ad indignarsi contro tutti coloro che non hanno seguito le loro indicazioni, così intelligenti, ma capita che lo facciano negando le basi del ragionamento sillogistico e provocando pericolosi sussulti al buon Aristotele.

Capita così di sentirsi apostrofare che “Dio non esiste, e se anche esistesse non sarebbe certo quello che tu affermi”, affermazione peraltro legittima (e liberamente ispirata da fatti veri) non fosse che all’incauto che ribadisce le proprie posizione, si replica con perentorietà: “io dialogo con tutti i cattolici tranne quelli ottusi che pretendono di avere la verità”. Frase che decodificata vuol dire che dialogo con tutti quei cattolici che  sono così pavidi e annacquati da non avere il coraggio di difendere il core message del fondatore: “io sono la via, la verità e la vita”, fuori da me non c’è verità.

Peraltro chiunque fa una affermazione, fosse anche 2+2=4 o mi piace la pasta al pomodoro generalmente tende a possedere quella verità, e se afferma qualche cosa che imponga e si basi su una fede dovrebbe appunto crederci, quindi presumere di avere la verità vera in mano.

Altrimenti potrebbe fare sua quella famosa battuta di Woody Allen

“Credo in Dio? Non proprio. Diciamo che lo stimo”.

Ma non son qui per parlare di fede, quanto per mostrare terrorizzato stupore per questa continua dissacrante incapacità di superare il luogo comune, la frase ben detta, per coglierne –forse spremerne- il senso. Così provo sdegno e angoscia di fronte a chi per ragioni politiche twitta “non solo le loro idee a farmi paura, ma le facce di chi le rappresenta”, che potrebbe essere una arguta affermazione, non fosse che chi l’ha rilanciata si dichiara cattolico, cioè fedele di quella religione che suole affermare che bisogna perseguire l’errore e non l’errante, che Cristo ha sparso il proprio sangue per tutti –belli e brutti,  eleganti e cafoni- e che non ci è consentito giudicare persone ma solo fatti. Vale a dire che quindi dovremmo affermare “non mi spaventano le loro facce, dato che devo amare ciascuno come fratellio, quanto aborro le idee che proclamano”.

Invito caldamente quindi ad un rinnovato impegno in difesa delle regole di base della lingua, della grammatica, della logica. Temo peraltro che quel terrore  che si spalancava negli occhi fumiganti di Nanni Moretti quando schiaffeggiava la giornalista sciacquetta in Palombella Rossa fosse giustificato. “Le parole sono importanti” urlava, poiché è con esse che formuliamo i pensieri. L’aver sfarinato la lingua, sostituendola con il linguaggio di quelli che definiscono –absit injuria verbis- bimbiminkia,  linguaggio “kostruito kn sigle abrvzn tvtb disegnini <3 e minacce kk kzz vuoi?”, l’aver generato tutto questo credo proprio abbia finito per ridurci a bruti incapaci di seguir virtude e conoscenza.

53 pensieri su “La fine della logica

  1. riccardo

    Un intervento insieme piacevole da leggere e ricco di spunti.
    Comincio a passare troppo tempo su questo blog 😉

  2. Dimenticavo: chi usa quel tweet che citava Paolo (“non sono le loro idee a farmi paura, ma le facce di chi le rappresenta”) in realtà mente per la gola. Non sono le facce, sono le idee; le idee di chi scrive quella frase. Il capuletomontecchismo, per così dire, inteso come tendenza a dividere il mondo tra buoni e cialtroni (o stallieri, portinai, mafiosi e telediretti).
    L’Italia è piena di degnissime persone cui basta aver appurato che sai distinguere il coltello dalla forchetta, Guccini da Puccini, Pisanello da Picasso (e magari che hai pure dei libri in casa) per considerarti automaticamente tra gli iscritti al loro partito.Quando poi viene fuori che non è così, le reazioni svariano dal costernato (“ma come fa una persona come te a votare per il centrodestra?”) al superiore (“sei tanto colto e tanto simpatico ma di politica non ne capisci proprio niente”) all’abrogativo, nel senso che ti cancellano mentalmente dalla loro cerchia di contatti.

  3. Paolo Pugni:

    …sarebbe meglio scrivere “sebbene alcuni cavalchino”….
    …a parte la pignoleria, sentivo ieri alla radio una donna che diceva (secondo me giustamente, si parlava di aborto e di testamento biologico e di cellule staminali eccetra) che sarebbe opportuno ascoltare tante persone
    coinvolte direttamente in problemi di questo genere per cercare di rendersi conto di quello che hanno da esprimere.
    D’altra parte, diceva, avrebbe senso cercare di capirsi con chi dichiara in partenza che lui è depositario di valori non negoziabili?
    [Non negoziabili vuole dire che questi valori (per lui) sono così e basta e che tutti gli altri sbagliano]

    Ma non si tratta, alla fine, di cercare di convincere l’altro per portarlo dalla propria parte, ma di spiegarsi l’uno con l’altro per cercare di diventare meno feroci !

    1. paolopugni

      Quindi, fammi capire: dialogare senza essere feroci (sulle idee, mai sulle persone) significa ascoltare (e questo va bene, sono d’accordo, ma lo si fa già…) e poi? dare ragione a loro? Perché la prima parte mi sembra sia scontata (ma spesso a senso unico) ma la seconda… e poi non capisco perché per ascoltare dovrei dire di non sapere quale sia la verità quando questa pretesa è negata quotidianamente: ognuno di noi ha delle certezze granitiche su cui basa la propria vita. Che Napoleone è esistito, che il sole è una stella, che 2+2 fa 4, che l’acqua è fatta da idrogeno ed ossigeno, anche che sia vietato vietare o che tutto sia relativo.
      E invece a chi dice che esiste una verità intellegibile nella natura viene chiesto di rinunciarci per… ascoltare?
      Queste è dittatura caro mio, e mi colpisce che una mente acuta come la tua non lo colga. Il che mi fa pensare che non lo coglie perché non vuole.
      O sbaglio?

      1. Dunque due e due fa quattro l’aborto è omicidio e l’eutanasia un altro omicidio e nel pane c’è il corpo di Cristo etc..
        Eppure io sarei curioso (nel sensio più positivo)lo stesso di vedervi “dal vivo” di parlarvi (sempre dal vivo) di queste cose, come sarei anche curioso e interessato a sentire quelli che si sono trovati o si trovano a decidere di abortire o di farsi aiutare a morire in caso di stati vegetativi o quant’altro. Te no?

        1. @Alvise se ti accontenti di me, ti prometto che la prima volta che passo dalle tue parti mi faccio vedere “dal vivo” e ci parliamo dal vivo davanti ad un bicchiere (meglio due… uno x te e uno x me ;-))

  4. vale

    anche su la bussola quotidiana si parla del futuro di internet nella prossima ventura civiltà. è un articolo su Casaleggio ed il suo millenarismo.tipo zuckenberg se non peggio.
    mi sa che il futuro non sarà se non connesso.e l’esistere sociale ( nel senso dei social network)sarà l’esistere per definizione.un orrore,insomma.( salvo che per la famosa delnociana eterogenesi dei fini,la si sfanghi in qualche modo….).
    non ci curiamo troppo di questo, ma passiamo. infatti ,quaggiù, siamo solo di passaggio…(sperando di aver fatto quel che serve per andare all’indirizzo giusto)

  5. http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=32601 Davanti allo scoraggiamento, a cui ci sta portando il vivere giudicando ogni cosa con la “pancia” , io mi chiedo cosa posso fare io? Io che incontro uomioni di 50 anni senza lavoro, disposti a fare qualsiasi cosa ma con una professionalità “troppo alta” per essere assunti come uomini di fatica, giovani scoraggiati e delusi, donne che vorrebbero contribuire al bilancio familiare in qualche modo ma che non trovano occupazione. Certo, li ascolto, provo con loro a sondare nuove strade per la ricerca lavoro, ma quando la sera metto la testa sul cuscino ho un magone… Pensavo in questi giorni chissà se ci fosse San Benedetto cosa s’inventerebbe, già io non sono san benedetto ma mi piacerebbe essere illuminata e inventarmi qualcosa per dare alle disperazioni che incontro una risposta che non può venire dalla politica così come la vediamo in atto…

  6. 61Angeloextralarge

    Paolo: bel post! Mi porta a riflettere sul mo comportamento nel web, sulla mia ortografia e grammatica nei blog… mi fa pensare ad un ridimensionamento e ad un “decondizionamento” da internet, per quanto non ne faccia un uso “normale” secondo la logica dei più: infatti non uso facebook né altro, anche a causa della mia notevole imbranatagine.
    La domanda che ti pongo è, considerato che a questo punto indietro non ci si torna, che si può fare?
    Se hai una idea la accolgo volentieri. Smack! 😀

    1. paolopugni

      Il post riguarda la logica, non internet. Sono anche io addicted, e cerco di far quaresima anche qui. Se recuperiamo il senso della domanda e del ragionamento, diamo già un bel controbuto! 😉

      1. 61Angeloextralarge

        Giusto! Mi accodo al commento sotto di Don Fabio: lo condivido appieno. Il mio primo pensiero purtroppo è stato un pensiero “fuori” post… 😉

  7. Vorrei proporre un paradosso chestertoniano: la sparizione della logica e la conseguente morte della discussione (avete fatto caso che la gente non discute più? Litiga soltanto) vengono dall’abolizione della verità.
    Solo se c’è una verità ontologica condivisa, una legge morale naturale, un plafond di idee comuni a tutti, basiche, non opinabili (che sono l’equivalente filosofico dei principi non negoziabili -principi, non valori per cortesia- in politica) tipo che uccidere è male o che sacrificarsi per il prossimo è virtuoso, solo se c’è una verità che ci supera e ci precede insomma ha senso ragionare insieme, altrimenti l’incontro diventa necessariamente uno scontro, un tentativo di far valere con la orza il proprio punto di vista.
    Ho sentito raccontare un aneddoto, non so se vero, su S. Tommaso. Sembra che l’Aquinate iniziasse il suo corso all’università di Parigi posando una mela sulla cattedra e dicendo “questa è una mela, chi non è d’accordo può anche andarsene”. Apparentemente è arroganza, in realtà è affermare la precondizione di ogni dialogo, financo la precondizione dell’essere uomo dell’uomo.

    1. Giusi

      A Padova, ne hanno parlato i giornali, un gruppo pro life con un bravo sacerdote che conosco: Don Giovanni Ferrara stava dicendo il Rosario davanti al Pronto Soccorso senza disturbare nessuno cioè pregavano e basta per i bambini abortiti. Sono stati aggrediti da un gruppo che non gli riconosceva questo diritto. Altro che dialogo!

    2. Fabio:
      …se non si opinasse più si sarebbe tutti d’accordo.
      Secondo te si può parlare solo fondandosi su principi condivisi da tutti? Allora perché parlare?

      A proposito della mela, qualche secolo dopo Cartesio (grossomodo)cercava di fondare la conoscenza sul pensiero
      che pensa se stesso e il mondo e la cui Realtà è garantita da Dio. Quando invece sarebbe bastato solo dare retta a S. Tommaso, per fare prima!

  8. Una volta un sacerdote mi disse: “Il grosso guaio del nostro tempo è l’aver dimenticato il principio più logico ed elementare della filosofia, ovvero il principio di identità, A=A, ogni cosa è uguale a se stessa. Invece al giorno d’oggi sembra che ogni cosa sia uguale a ciò che è diverso da lei: il matrimonio è uguale alla convivenza, il maschio è uguale alla femmina, il cattolico è uguale al protestante, il padre è uguale alla madre etc… poi però si pagano le conseguenze…”

    Quanto aveva ragione S. Tommaso d’Aquino nell’aneddoto ricordato da Don Fabio…

    (E poi dicono che la filosofia è inutile…)

  9. Credo che la spirale in cui da vent’anni si sta avvitando in caduta libera la politica italiana sia figlia proprio del problema di cui stiamo ragionando.
    Ai tempi di Giulio la politica era l’arte della mediazione, del compromesso nel senso nobile del termine e per questo Giulio era il maestro indiscusso, anche per i suoi avversari.
    Poi e progressivamente sempre di più la stessa idea di mediazione è stata osteggiata sempre più, nessuno vuole più pareggiare, tutti aspirano al 100% dei consensi, come se fosse auspicabile in democrazia la distruzione dell’avversario, come se la minoranza non esercitasse comunque una positiva funzione di controllo e stimolo…
    Il culmine del paradosso è che senza una Verità la stessa democrazia diventa impossibile!
    Non è vero che le dittature sono figlie delle verità assolute, è vero l’esatto contrario: sono figlie delle opinioni.
    Perché senza assoluti non si può pensare e se tolgo dal trono dell’assoluto la Verità, al suo posto non resta che mettere l’opinione.

      1. Sara

        Concordo! Come anche il precedente e come le parole del sacerdote di cui parla Stefano!

    1. Senza una Verità superiore a noi, avremmo sette miliardi (grosso modo) di verità e beninteso, sette miliardi di difensori ( con le unghie e con i denti ) della propria – salvo rare eccezioni… 😉

  10. Pingback: La fine della logica

  11. Ragazzi a mio parere il bello delle persone è anche che non la pensano come noi, e questo qualche volta può essere uno stimolo. Il bello delle opinioni è poterle cambiare. Anni fa consideravo la vita sacra al punto da difenderla ad ogni costo, la penso ancora così, solo che poi ho visto una persona che amavo soffrire atrocemente e allora ho pregato………portala via, anche se sembra orrendo pregavo affinchè non soffrisse più.Quando sento parlare di eutanasia mi viene da pensare che non vorrei mai morire così, soffrendo come ho visto fare alla persona che amo e che se dipendesse da me, se fosse per me la vorrei. Tra l’altro ho anche già firmato per donare gli organi e so dove voglio che vengano deposte le mie ceneri (anche se sembra strano che qualcuno giovane ci pensi ho sempre creduto che visto che non si sa mai……..
    A volte la nostra percezione del mondo cambia, una mela è sempre una mela, ma oggi non me la sentirei di criticare chi preferisce vivere ( e morire ) diversamente.

  12. Paolo se non avessimo opinioni diverse su certi argomenti che ne parleremmo a fare, solo per dirci quanto siamo d’accordo? Avete notato quanto sono belli gli scambi di opinione nei quali non si cerca per forza di convincere il prossimo? Rileggendo i post passati, quelli con più ” movimento ” sono stati quelli nei quali qualcuno esponeva il suo punto di vista. Non dimenticherò mai un mio amico delle superiori: non andavamo d’accordo su nulla, non ci somigliavamo affatto, ma quando lui apriva bocca io ci rimurginavo per settimane ( sono testarda, quindi non gliel’ho mai detto ).

  13. Matteo Donadoni

    Don Fabio ci ha azzeccato.

    La logica andrebbe insegnata a scuola, altro che informatica…

    Breve OT: rivoglio indietro anche il mio centesimo usato per pubblicizzare un terrorista. Grazie.

  14. …differenze : i cattolici vorrebbero che tutti avessero gli stessi principi non negoziabili dei cattolici. Non solo: essi pretendono che tutti , in realtà, abbiano gli stessi principi non negoziabili e, per opportunismo, o neghino (in mala fede) di avere questi principi, o pretendano (sempre in mala fede)che in certe circostanze questi principi non abbiano lo stesso valore indiscutibilmente vincolante..

    Quelli che non credono (in mala fede, dicono i cattolici)che ci sia quei principi non negoziabili, cui i cattolici credono, non vorrebbero che i cattolici non avessero anche loro questi principi, ma solo non essere obbligati da quei principi cattolici non negoziabili che loro non hanno.

    I cattolici allora dicono che i loro principi non sono i loro principi, ma sono i principi di tutti, per natura, e che quindi è contronatura che alcuni pretendano di non applicarli. Non sono loro, i cattolici, che vorrebbero che venissero applicati per tutti cotesti principi, ma la stessa natura, per bocca di essi. Non è, dicono, abominevole, andar contro (per bocca loro) natura?

  15. paolopugni

    Interessante come un articolo che parla di logica, quindi di sillogismo, di capacità di applicare rigorosamente alcune regole come A=A e altro, finisca per diventare una discussione su che cosa siano i valori non negoziabili.
    Affascinante perché dimostra come ragioni di fatto il mondo oggi, e la rete. Se ne frega del tema, prendere quello che vuole e lo distorce come gli pare irridendo la logica. I post di paparella sono un capolavoro: chi oserebbe affermare senza ricoprirsi di ridicolo che non sia bello dialogare, ascoltare discutere. Ma, che cosa c’entra con la fine della logica? è poi possibile parlare desiderare di convincere gli altri? forse sì se parliamo del tempo, perché quando parliamo di politica, di calcio, di cucina, della strada da prendere poi ognuno esprime la sua posizione con passione. Perché ci crede. Che è diverso dal dire che vuole imporla agli altri.
    Ma anche io sto cedendo alla corrente: prendere gli esempi, che servono a spiegare il discorso, per il succo del discorso. Come fissare il dito invece che la luna.
    Che poi si sia finiti a parlare di eutanasia partendo da un articolo che finisce dicendo “L’aver sfarinato la lingua… credo proprio abbia finito per ridurci a bruti incapaci di seguir virtude e conoscenza” proprio costituisce un miracolo della digressione o un attentato proprio a quella logica che a questo punto dobbiamo dichiarare definitivamente morta.

  16. …ecco dove si è cominciato a andare “fuori binario”:

    “Solo se c’è una verità ontologica condivisa, una legge morale naturale, un plafond di idee comuni a tutti, basiche, non opinabili (che sono l’equivalente filosofico dei principi non negoziabili -principi, non valori per cortesia- in politica) tipo che uccidere è male o che sacrificarsi per il prossimo è virtuoso, solo se c’è una verità che ci supera e ci precede insomma ha senso ragionare insieme, altrimenti l’incontro diventa necessariamente uno scontro, un tentativo di far valere con la orza il proprio punto di vista.”

    1. paolopugni

      Condivido ogni singola sillaba di quello che citi. Senza una verità che ci precede tutto è fuori binario. è l’assenza di verità che genera le dittature, che sono tutte del pensiero, dell’illogicità. E di nuovo cerchi di girare le carte in tavola.

      1. …ma io (senza entrare nel merito del discorso di Fabio)credevo di aver trovato lì il punto dove si era cominciato a parlare d’altro da quello che era il tuo scritto di oggi….quali carte?

  17. paolopugni

    certo che avere sul blog di Costanza il post nel giorno in cui eleggono il Papa….. fa amare persino anche Alvise!

  18. ester

    E’ un articolo veramente degno d’essere letto e meditato a lungo! Stiamo perdendo l’abitudine a ragionare perchè avviluppati in noi stessi in un clima emotivistico che ci inganna e non ne percepiamo più gli effetti devastanti. E’ giunta l’ora di meditare a lungo su noi stessi e sulla storia dell’uomo.Ripartire da quello che è in natura l’uomo e qual’è il suo fine naturale. Domandiamoci se vogliamo vivere una vita buona o una buona vita . That is the question!
    Che ne pensate?

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