Quel Mistero che si rigenera in ogni nascita

 
 
di Giovanni Lindo Ferretti  da Avvenire del 6 maggio 2012
Tutto intorno riluce bellezza; sulle cime chiazze di neve, trame di verde in tonalità pallide risalgono i crinali e nei prati, ovunque si posi lo sguardo, fioriscono gialli sgargianti. Una giornata di sole già caldo, un vento ancora freddo; ben vestito sbuffo appena comincio ad affaccendarmi, tolgo il giubbotto e mi gela il sudore addosso. Non c’è soluzione. Il fuori e il dentro coincidono e posso solo rimirare la mia inadeguatezza.
Mesi fa avevo accettato la proposta di partecipare al convegno sulla vita che si terrà a Roma il 12 maggio; spinto da moto di umana simpatia: vedere, ascoltare persone ed organizzazioni che mai hanno intersecato il mio vivere quotidiano ma hanno contribuito, solo per il fatto di esistere, al mio riposizionarmi nel mondo. Impegni sopraggiunti non me lo permettono ma non si placa un disagio a cui non trovo soluzione, come avessi contratto un debito che non posso estinguere. Non possiedo, non trovo, parole capaci di esprimere l’urgenza e la centralità, sia in ambito intimo familiare che sociale politico, del difendere la vita dei nascenti; ogni parola pubblica, essendo la comunicazione merce d’eccellenza nel contemporaneo, sconta l’impotenza, l’inadeguatezza.
Posso solo rifarmi alla mia vita, farne scarno resoconto. Ricordo il giorno dello spoglio nel referendum sul divorzio: vibravo di felicità per una vittoria che sommava, nelle mie aspettative, ogni positività e relegava ad un passato clamorosamente sconfitto un’indistinta tenebra in cui religione, reazione, tradizione tramavano contro la possibile liberazione dell’uomo. Il referendum sull’aborto, che doveva sancire definitivamente l’avvento della nuova società dei diritti, pur nella soddisfazione politica mi lasciò l’amaro in bocca. Nessuna vibrazione intima, anzi un senso di pesantezza.
Ci sono voluti anni, l’amaro s’è fatto acidità, s’è impossessato dello stomaco e l’ha perforato, perché potessi guardarmi e guardare intorno me con occhi nuovi. Nessun programma politico, nessun ordinamento sociale, per quanto in una scala che contempla il buono, l’accettabile, il pessimo, il malvagio, può avere ragione della tensione che anima l’uomo. La banalizzazione, lo sguardo sentimentale, la superficialità nell’affrontare gli accadimenti del vivere offrono facili soluzioni che presentano poi conti amari. Una società che fa dell’aborto un diritto civile sanitario è una società profondamente malata e c’è una vena di follia malefica nell’esibire la propria malattia come paradigma di salute pubblica. Il mistero della vita nella sua totalità si rigenera continuamente nel mistero di ogni singola nascita, arricchendosi nel racconto di ogni singola esperienza umana.
Ho vissuto ogni giorno degli ultimi anni di vita di mia madre prendendomi cura di lei, tra mille difficoltà quotidiane ho avuto modo di percepire nella sua potenza, miscuglio di tragico e meraviglia, il legame filiale che dall’amore deriva e nell’amore rifluisce; ne sono stato partecipe e testimone. Ho avuto modo di sapere di difficoltà che potevano sembrare insormontabili, di un dolore che annichiliva la mente e il corpo, della volontà cieca sorda e muta di mia madre nell’accettare, come dono, la mia nascita. Tutto un ragionare informato e civilmente educato, rispettoso di parametri medico-sociali di sostenibilità, è miseramente franato lasciando spazio ad un senso di beatitudine così profonda da farmi sicuro: «Io, mamma, comunque ti avrei perdonato». Benefica follia prodotta dall’amore. Bisogna essere vivi per concedersi al perdono, all’amore.
fonte: Avvenire

49 pensieri su “Quel Mistero che si rigenera in ogni nascita

  1. Maxwell

    scusate l’OT

    @DaniPerfect

    C’è un bellissimo articolo di Tornielli su uno scambio epistolare di Fellay con gli altri 3 vescovi della S.Pio X.
    Tu sei bilingue, hai la possibilità di tradurlo per un ignorante?

    http://2.andreatornielli.it/?p=4104

    P.S. So che hai 5 figli, se non hai tempo pazienza, il “grosso” l’ho capito, mi mancavano le sottigliezze clericali……

    1. perfectioconversationis

      Ciao Maxwell, ho letto ieri sul sito originale le mail che riposta anche Tornielli. Sono molto lunghe e non ce la faccio a tradurle, ti prego di scusarmi, ma oggi è anche il compleanno della mia piccolina Benedetta (6 anni). Aggiungo un’informazione: da uno scambio di messaggi ora non più online, emerge che chi ha trasmesso le lettere al forum anglofono vicino a posizioni ‘FSSPX dure’ a cui si riferisce Tornielli, ha inoltrato i file da un computer in Inghilterra; gli sono state tirate le orecchie dicendo “Padre, ha lasciato tracce”, e poco dopo i messaggi e i file sono stati puliti e lo scambio di messaggi è scomparso. Pare sia quindi in atto una vera lotta intestina, alla quale invito tutti a reagire con la preghiera, perché sia fatta veramente la volontà di Nostro Signore.

      1. Maxwell

        Auguri alla piccolina! Un Angelo di Dio solo per lei……..

        Per la FSSPX……ormai Fellay ha deciso per il ritorno all’ovile……non vedevo l’ora.
        Mi è piaciuto quando, parlando fra loro, ha parlato a proposito del CV2 di errori e non di eresie. Ho applaudito da solo, come un povero demente, alle frasi

        Benedetto XVI è ancora il Papa legittimo? Se lo è, Gesù Cristo può ancora parlare attraverso la sua bocca? Se il Papa esprime una volontà legittima che ci riguarda, che è buona e che non ci ordina nulla di contrario ai comandamenti di Dio, abbiamo il diritto di rifiutare, di rispedire al mittente questa volontà?

        e

        La vostra concezione della Chiesa – continua Fellay – è troppo umana e fatalista, voi vedete i pericoli, i complotti, le difficoltà, ma non vedete più l’assistenza della grazia e dello Spirito Santo.

        Da commozione :
        Benedetto XVI «sapeva bene che sarebbe stato più facile per lui e per noi lasciare le cose così come stavano».

        Per la traduzione…..non fa niente, magari fra un po’ di tempo la troverò lo stesso.

        FINE OT

  2. La potenza linguistica di GLF, paragonabile a quella di Testori o Pasolini è sempre strabordante, e a volte eccessiva e “fastidiosa”. Non gli si addicono molto le corde liriche, ma qui le suona molto bene, si vede che è vita vissuta. L’ultimo paragrafo è bellissimo!

  3. Appunto, il suono delle corde liriche, come non restarene commossi?
    Eppure il mondo nella sua immensità di situazioni possibili comprende anche la tragedia dell’aborto e, se vogliamo, la tragedia della legge sull’aborto e perfino la bruttezza di espressioni come “il mio riposizionarmi nel mondo”(!).
    Ho riportato ieri delle parole di Primo Levi (non senza le solite contumelie da parte dei più intransigenti su tutto e su quasi tutti) . Parole che volevano, credo, dire questo: non si può riparare a tutto, bisogna impegnarsi per fare le cose che crediamo vadano fatte e per cambiare quelle che non crediamo giuste, via via. E a questo possono anche servire, certamente, le corde liriche che Giovanni Lindo Ferretti sa far vibrare. Sì certo, è un mondaccio, quasi tutti lo dicono, da tanti punti di vista.

    1. Alessandro

      “Ho riportato ieri delle parole di Primo Levi (non senza le solite contumelie da parte dei più intransigenti su tutto e su quasi tutti)”.

      Non raccontare frottole, oltretutto irrispettose nei confronti miei e di altri. Il sottoscritto (gli altri se vorranno parleranno per sé) non s’è abbandonato ad alcuna “contumelia” nei confronti delle parole di Levi che hai riportato, come chiunque può verificare leggendo i miei commenti di ieri, a partire da questo:

      http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/05/10/i-miei-eroi/#comment-36389

  4. Da laico apprezzo la riflessione ma anche la sua potenza linguistica come notavano sopra. Preferirei che le donne non arrivassero proprio ad abortire (e comunque anche grazie alla legge gli aborti sono in diminuzione da anni al di là di statistiche terroristiche che in modo interessato vengono fatte girare) e che ci fosse maggiore prevenzione.
    Bellissimo e toccante omaggio alla vita. Ma chi e’ contrario all’aborto dovrebbe anche promuovere gli incentivi alle famiglie,alle ragazze madri, alle famiglie povere. Come conciliare la difesa della vita e spettacoli di assistenti sociali che levano i figli ad una famiglia povera (come se la povertà fosse una colpa) senza dargli la possibilità di trovargli un lavoro? Non hanno abortito,hanno voluto crescere un figlio e gli viene rubato il figlio. I cattolici si scandalizzano per questo?

    1. angelina

      Come conciliare la difesa della vita e spettacoli di assistenti sociali che levano i figli ad una famiglia povera (come se la povertà fosse una colpa) senza dargli la possibilità di trovargli un lavoro? Non hanno abortito,hanno voluto crescere un figlio e gli viene rubato il figlio.

      Ma suvvia! Questa è cultura da fiction

      1. Alessandro

        Sì, sembra la trama di una fiction: torvi assistenti sociali senza cuore strappano la prole a genitori meravigliosi ma indigenti. Ma quand’è che in Italia è capitato tutto ciò?

        1. scusa, Giulio, ma hai detto “Preferirei che le donne non arrivassero proprio ad abortire…. e che ci fosse maggiore prevenzione.” Ma la gravidanza non è mica una malattia!
          Non ce l’ho con te, ma in generale vedo sempre di più che la “medicalizzazione” della gravidanza si riflette su tutto, dal concepimento al parto, per cui i nove mesi sono sotto osservazione con un asettico sguardo che tiene d’occhio solo l’aspetto medico e poco o nulla quello umano.

          1. Io ho 2 nipoti che adoro. Pero mia sorella e’ sposata e ha voluto avere dei figli. Quindi volevo solo dire che le donne (che non vogliono rimanere incinte) si preoccupino di prevenire la gravidanza per non arrivare poi ad abortire successivamente (ovviamente tocca anche all’uomo stare attento ma parliamo di persone che non vogliono avere figli).

        1. Pero forse sono effettivamente casi estremi. Leggo su un forum un opinione diversa dal solito e una nota scritta da un assistente sociale interessante.
          http://www.forumsalute.it/community/forum_40_gravidanza_genitori_e_figli/thrd_134331_possono_togliere_i_bambini_alle_famiglie_crisi_economica_1.html

          Possono togliere i bambini alle famiglie in crisi economica?
          assolutamente no!!!! ti rispondo da assistente sociale, proprio per sfatare il mito di noi vecchie, cattive e brutte assistenti sociali che rubiamo i bambini alle famiglie. al contrario il nostro compito è quello di garantire al bambino una famiglia, possibilimente la sua famiglia, solo dove ciò non è possibile si procede diversamente, e comunque sono casi gravi dove è già stato tentato di tutto, non certo per problemi economici.
          anzi ci tengo a ribadirlo nel caso ci sia anche qualcun’altra che ha problemi economici, rivolgetevi con tranquillità al servizio sociale territoriale, potrete ottenere informazioni su esenzioni e agevolazioni, eventuali contributi assistenziali o altre forme di aiuto.
          La maggior parte di noi non sono brutte e cattive come ci fanno apparire!

          1. Alessandro

            “Però forse sono effettivamente casi estremi”

            GiulioL, devo riconoscere che questa tua rettifica ti fa onore

          2. angelina

            Ecco Giulio, concordo con Alessandro a proposito della tua rettifica.
            In materia di servizi sociali, soprattutto se ci sono minori, consiglierei di prendere molto molto con le molle ciò che viene riferito dai giornali. Si tratta di procedimenti giudiziari che dovrebbero rimanere riservati, di solito la notizia scandalistica emerge da qualche persona coinvolta che crede di poter ottenere “giustizia” rivolgendosi ai massmedia. Ciò che leggiamo ha sempre soltanto il taglio dell’emotività, attenzione.

  5. Davvero toccante. Vivere la vita ed i contrasti che essa ci pone, così come tramite i contrasti si muove e si evolve la nostra Coscienza, che ne coglie sempre più il senso. E quello che tocca e vibra smuove il “suono” che si muove insieme alla Coscienza. Buona Vita.

  6. Erika

    Mi piace questo scritto di GLF.
    Mi è sempre piaciuto e mi ha sempre messo a disagio, perché, attraverso le sue vicissitudini, le sue scelte estreme e radicali, a volte mi sembra di scorgere il germe dell’esaltazione.
    Però mi dico che va bene così, c’è bisogno sia di gente che è capace di esaltarsi, sia di gente che è capace di mediare.
    Scusate se vado leggermente off topic, ma, a proposito di esaltazione, mi viene in mente un episodio accaduto a una mia collega circa un mese fa: questa ragazza, profondamente religiosa, ha rifiutato di sottoporsi a qualsiasi esame in gravidanza, tranne alcune analisi del sangue.
    Al momento del parto, il bambino ha rischiato grosso, per via di una leggera malformazione cardiaca, sulla quale i medici sarebbero potuti facilmente intervenire, se ne fossero stati a conoscenza.
    La mia collega, ovviamente (e ingiustamente) è stata messa in croce da tutti. Le davano della pazza, fanatica religiosa.
    Questo non è giusto, però non è giusto nemmeno mettere a repentaglio la vita di un bimbo rifiutandosi di sottoporsi a semplici esami senza rischi (almeno le ecografie!), pur di difendere una presa di posizione.
    Ecco, in certi casi, la mediazione è indispensabile, credo.

  7. Alessandro

    Da parte della madre vengono inviate cellule al figlio e queste cellule materne persistono nell’età adulta.
    Cellule fetali permangono nella madre dopo oltre 30 anni dalla nascita dei figli.
    Queste cellule fetali ritrovate nella mamma possono essere messe in evidenza perché portano impresse sulla loro membrana cellulare antigeni ereditati dal padre.
    La mamma pertanto avrà, forse per tutta la vita, le cellule fetali del figlio con l’impronta indelebile del padre.

    http://www.moscati.it/Ital3/Donofrio2.html

    http://www.sicoa.net/cardiology/Rivista15/editorialimancuso.pdf

  8. Scrive Giovanni Lindo Ferretti:
    “Una società che fa dell’aborto un diritto civile sanitario è una società profondamente malata e c’è una vena di follia malefica nell’esibire la propria malattia come paradigma di salute pubblica.”
    Sono d’accordo su la società malata in questa come in tante altre sue parti (se ci possa ancora chiamare “società”) e sono anche d’accordo su quelle che erano le posizioni di Pasolini su l’aborto.
    D’altra parte questa la legge c’è e che la si esibisca no è una legge che prevede che chi decide di abortire lo possa fare. L’alternativa sarebbe 1) che nessuno volesse più abortire 2) vietare l’aborto per legge.

    1. perfectioconversationis

      Alvise, molto spesso hai accusato i cattolici più coerenti di formalismo, di essere dei sepolcri imbiancati che badano più alla forma che alla sostanza… e ora te ne vieni con questo discorso? L’alternativa è che si diffonda una cultura della vita, che metta in atto con tutte le forze la volontà di evitare l’aborto in ogni modo (aiutando, curando, accogliendo, spiegando), così come oggi si fa di tutto nella direzione opposta. La sola proibizione non basta (anche se, onestamente, servirebbe a scuotere le coscienze), ci vuole il fermo intento di fare tutto il possibile per evitarlo.
      Questa mattina ho incontrato una donna bulgara, senza permesso di soggiorno, con un bambino in braccio. Tremando mi ha detto che da due giorni lei e il piccolo dormono in stazione. Non ha aiuti, non può neppure andare a ritirare i suoi pochi bagagli, perché sono nell’ultimo appartamento dove dormiva, ma deve dei soldi e le trattengono i bagagli. In tutti i posti dove si è rivolta le dicono che c’è una lista d’attesa. Aveva l’angoscia negli occhi. Guardandola mi sono sentita uno schifo, con il mio piccolo aiuto, perché la vita che vorrei tutelare era lì davanti a me, e io non ero all’altezza del compito. Un conto sono le leggi, che nel caso dell’aborto permettono un crimine, altro conto sono le persone, con il loro carico di dolore e necessità. La lotta contro l’aborto è tosta perché bisogna rispondere anche a questo, ma basta una legge permissiva per mettere a posto le coscienze?

      1. Perché, che ho detto? Certo che sarebbe meglio che nessuno volesse più abortire, che c’è di strano, non lo posso pensare anch’io, è in contraddizione col fatto che io penso male della chiesa, di tutte le chiese?

        1. perfectioconversationis

          Se metti solo in contrasto ” 1) che nessuno volesse più abortire 2) vietare l’aborto per legge ” si rimane in un vicolo cieco.
          C’è anche 3) in un contesto in cui l’aborto è vietato, ci si fa davvero carico di ogni eventuale causa d’aborto, aiutando fattivamente a rimuoverla.

          1. Questo quando l’aborto sarà vietato.
            Cosa vuole dire “farsi davvero carico”,? Quali sarebbero le cause da rimuovere? La povertà? la paura? La immaturità? La ignoranza? La faciloneria? La moda? L’egoismo? Il cinismo? L’ideologia?La parte avversa (mettiamo)che vorrebbe ancora imporre la legge di ora? E quindi,di nuovo, cercare di educare al non aborto etc etc.?

  9. “«Io, mamma, comunque ti avrei perdonato».
    il discorso poteva chiudersi qui. Il seguito è un di più senza senso. Una “aggiunta” (forse della redazione?)Se l’avrebbe perdonata l’avrebbe perdonata, e basta.

  10. Fabio Bartoli:
    la “potenza linguistica” di Pasolini: “La Chiesa non può che essere reazionaria; la Chiesa non può che essere dalla parte del Potere; la Chiesa non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza; la Chiesa non può che approvare le società gerarchiche in cui la classe dominante garantisca l’ordine; la Chiesa non può che detestare ogni forma di pensiero anche timidamente libero; la Chiesa non può che essere contraria a qualsiasi innovazione anti-repressiva (ciò non significa che non possa accettare forme, programmate dall’alto, di tolleranza: praticata, in realtà, da secoli, a-ideologicamente, secondo i dettami di una «Carità» dissociata – ripeto, a-ideologicamente – dalla Fede); la Chiesa non può che agire completamente al di fuori dell’insegnamento del Vangelo; la Chiesa non può che prendere decisioni pratiche riferendosi solo formalmente al nome di Dio, e qualche volta magari dimenticandosi di farlo; la Chiesa non può che imporre verbalmente la Speranza, perché la sua esperienza dei fatti umani le impedisce di nutrire alcuna specie di speranza; la Chiesa non può (per venire a temi di attualità) che considerare eternamente valido e paradigmatico il suo concordato col fascismo. Tutto questo risulta chiaro da una ventina di sentenze «tipiche» della Sacra Rota, antologizzate dai 55 volumi delle Sacrae Romanae Rotae Decisiones, pubblicati presso la Libreria Poliglotta Vaticana dal 1912 al 1972.

    1. embè? Che siccome Pasolini era anticlericale non posso apprezzarne l’arte? Che siccome ha detto anche qualche stupidaggine non può aver fatto della poesia e del cinema geniali? Che non posso essere talvolta (anzi piutttosto spesso a dire il vero) d’accordo con lui sebbene da posizioni diverse? E poi sarei io il dogmatico?

    2. No, volevo solo farti notare la differenza di potenza linguistica (e non solo solo) tra Pasolini e Ferretti.
      Per quanto riguarda il testo a te non ti fa nessun effetto? Non ti fa venire voglia di credere e di operare per conto tuo, fuori dalla chiesa e dalle chiese?

      1. bhe è ovvio che Pasolini è Pasolini e GLF ne ha di strada da fare, ci mancherebbe…
        Quanto al testo sono certo che Pasolini, soprattutto negli ultimi anni, avversasse qualsiasi chiesa, intesa come potere e sistema verticistico, compreso il PCI che alla fine era diventato una chiesa esso stesso. Io da ragazzo mi ritrovavo completamente su queste posizioni, oggi nell’età matura tendo ad avere un pensiero più sfumato

    3. JoeTurner

      E’ quasi sicuro che questa, / è la mia ultima poesia in friulano; / e voglio parlare a un fascista / prima che io, o lui, siamo troppo lontani. / E’ un fascista giovane, / avrà ventuno, ventidue anni: / è nato in un paese / ed è andato a scuola in città. … / … Ascolta. Voglio farti un discorso / che sembra un testamento. / Ma ricordati, io non mi faccio illusioni / su di te: io so, io so bene, / che tu non hai e non vuoi averlo, / un cuore libero, e non puoi essere sincero: / ma anche se sei un morto, io ti parlerò. / Difendi i paletti di gelso, di ontano, / in nome degli Dei, greci o cinesi. / Muori di amore per le vigne. / Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi. / Per il capo tosato dei tuoi compagni./ Difendi i campi tra il paese / e la campagna, con le loro pannocchie / abbandonate. Difendi il prato / tra l’ultima casa del paese e la roggia. / I casali assomigliano a Chiese; / godi di questa idea, tienila nel cuore. / La confidenza col sole e con la pioggia, / lo sai, è sapienza santa. / Difendi, conserva, prega! La Repubblica / è dentro nel corpo della madre. / I padri hanno cercato e tornato a cercare / di qua e di là, nascendo, morendo, / cambiando: ma son tutte cose del passato. / Oggi difendere, conservare, pregare. Taci! … / … Dunque, ragazzo dai calzetti di morto, / ti ho detto ciò che vogliono gli Dei dei campi. Là dove sei nato. / Là dove da bambino hai imparato / i loro Comandamenti. Ma in Città? / Là Cristo non basta. / Occorre la Chiesa: ma che sia / moderna. E occorrono i poveri. / Tu difendi, conserva, prega: ma ama i poveri: ama la loro diversità… /… Dentro il nostro mondo, di’ / di non essere borghese, ma un santo / un soldato: un santo senza ignoranza, / un soldato senza violenza. / Porta con mani di santo o soldato / l’intimità col Re, Destra divina / che è dentro di noi, nel sonno. / Credi nel borghese cieco di onestà. / anche se è un’illusione, perché / anche i padroni hanno / i loro padroni, e sono figli di padri / che stanno da qualche parte nel mondo. / E’ sufficiente che solo il sentimento / della vita sia per tutti uguale: / il resto non importa, giovane con in mano / il Libro senza la Parola. / Hic desinit cantus. Prenditi / tu, sulle spalle, questo fardello. / Io non posso: nessuno ne capirebbe / lo scandalo. Un vecchio ha rispetto / del giudizio del mondo: anche / se non gliene importa niente. E ha rispetto / di ciò che egli è nel mondo. Deve / difendere i suoi nervi, indeboliti, / e stare al gioco a cui non è mai stato.

      Pier Paolo Pasolini, da La nuova gioventù

      1. Mi sembra giusto. E mi sembrava giusto anche quello prima. Che fare?
        Ognuno la sua parte. Ognuno prenda partito. E’ il TUTTO impossibile. O, come dicevi ieri, questo vorrebbe dire accontentarsi? E quindi io mi accontento? Sono una mezza sega? Sì, sono una mezza sega!!!

    1. Alessandro

      E’ vero l’opposto: ubi fides, ibi libertas (S. Ambrogio).

      La fede in Cristo salvatore libera dal giogo del peccato e della morte.

        1. Alessandro

          “Un’altra grande fortuna di coloro che sono “di Cristo” è quella di essere liberi.
          Abbiamo ricevuto a questo riguardo una promessa precisa: “Se rimarrete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei
          discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). Il principio di questa prerogativa inalienabile del
          cristiano è la presenza in noi dello Spirito Santo: “Dov’è lo Spirito del Signore c’è la libertà” (2 Cor 3,17); quello
          Spirito che, secondo la parola di Gesù, ci guida alla verità tutta intera (cfr. Gv 16,13). Vale a dire, come abbiamo
          appena detto, lo Spirito “ci chiarifica le cose come stanno” ed è appunto questa verità a farci liberi. (cfr. Gv 8,32).
          Sant’Ambrogio pronuncia icasticamente questo caposaldo dell’antropologia cristiana, scrivendo in una sua lettera:
          “Dove c’è la fede, ivi c’è la libertà” (Ep. 65,5: ubi fides ibi libertas; bellissima frase sintetica che egli deve aver copiato
          dal mio stemma episcopale).

          Quando nella messa proclamiamo gioiosamente: “Tu solo il Signore, Gesù Cristo!”, noi notifichiamo a tutti quale sia la fonte della nostra libertà: prima del 25 aprile 1945, prima della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo (ONU 1948), prima della Costituzione della Repubblica Italiana, la fonte della nostra libertà è la signoria del Risorto. La nostra vera e sostanziale liberazione non ci è stata procurata da altri: è una proprietà che ci viene, prima che da qualsivoglia autorità umana, dal nostro Battesimo.
          “Tu solo il Signore, Tu solo”: noi non abbiamo e non vogliamo nessuno che spadroneggi su di noi, né in campo politico né in campo culturale…
          Ebbene, il semplice fedele – anche quando non fosse un eroe, anche quando per la sua debolezza fosse costretto all’esterno a piegarsi alla prepotenza – resterà sempre un “liberto di Cristo”, cioè un uomo che è stato riscattato dal Figlio di Dio e che nessuno può ricondurre in servitù. E di fronte a un dittatore che pretenda per sé un culto divino e le doti divine dell’onnipotenza e dell’onniscienza, al credente interiormente gli scapperà sempre da ridere, interiormente perché qualche volta è meglio non farlo sapere all’esterno in quelle circostanze. Per questo tutte le tirannie hanno d’istinto in antipatia i veri credenti; e poco o tanto arrivano sempre a perseguitarli: intuiscono che sono i soli che non diventano mai sudditi anche nell’anima.

          Gesù ha detto: “Chiunque commette peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34). Ed è la schiavitù più pericolosa e avvilente. Ma anche e soprattutto a questo proposito noi abbiamo la consapevolezza e la gioia di essere un popolo definitivamente redento. L’“Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (cfr. Gv 1,29) è venuto e ha versato il Suo sangue proprio per ridonarci questa sostanziale libertà.” (card. Giacomo Biffi)

          http://www.meetingrimini.org/detail.asp?c=1&p=6&id=1131&key=3&pfix=

  11. 61Angeloextralarge

    Molto fuori tema ma urgente: Luca è un bambino di 4 anni con un tumore in un occhio e Angelica è una bambina di 7/8 anni con la leucemia. Grazie per chi si unisce alla preghiera per loro! E continuiamo a pregare per Filippo e Sara.

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