di Jane
Recita un proverbio cinese: Come una salda rupe esposta alle tempeste, immobile sarà il cuore della donna che ama. È certamente un proverbio molto bello, ma la realtà purtroppo è ben diversa. Più passa il tempo, più si rimpicciolisce il numero di anni prima che l’amore in un matrimonio entri in crisi, prima che uno dei due coniugi, o tutti e due, inizi a scrollare la testa o a sbatterla contro il muro.
Un luogo comune vuole che sia il settimo l’anno in cui l’amore tra una coppia di sposini inizi a venire meno. Non è chiaro se ciò accada a causa dell’influenza dell’opinione comune e del conseguente auto convincimento che dopo sette anni per forza qualcosa debba andare male, o se effettivamente dopo questo numero di anni inizi naturalmente un declino affettivo. Forse è un po’ come quando ti convinci talmente tanto di avere una malattia, che poi stai davvero male o la malattia ti viene sul serio. Chissà. Fatto sta che, secondo le statistiche, quello è l’anno critico dell’amore coniugale.
Mentre noi siamo qui increduli a chiederci come sia possibile tutto ciò, sognando con i cuoricini negli occhi il/la nostro/a lui/lei e incidendo su ogni tronco d’albero le parole per sempre, e nel mentre qualcun’altro di nascosto inizia a contare gli anni passati dal giorno del fatidico Sì, i cinesi si sono ingegnati proponendo un originale soluzione per risolvere le crisi matrimoniali.
Bisogna premettere che loro sono messi peggio di noi: in Cina le nuove leggi del 2003 su matrimonio e divorzio, stilate dal Partito Comunista Cinese, fanno sì che l’unione tra marito e moglie possa essere contratta semplicemente presentando carta d’identità e certificazione dello stato libero, mentre il divorzio è un pratica che si sbriga in ventiquattr’ore, se c’è consenso da entrambe le parti, al modico prezzo di dieci yuan (l’equivalente di un euro). L’effetto di queste riforme è che, nel 2007, si contano 1,4 milioni di divorzi a fronte di 9,5 milioni di matrimoni, secondo il China Daily.
Ed è proprio il China Daily che ha recentemente annunciato una curiosa proposta per risanare il matrimonio giunto al tanto temuto settimo anno: i due fidanzati che intendono sposarsi, possono scrivere una lettera d’amore l’uno all’altra (con busta e carta da lettere apposta, immagino di colore rosa e magari profumata) ed inviarla a questo nuovo servizio postale, il quale farà giungere la lettera al futuro coniuge solo allo scoccare del settimo anno di matrimonio. Così, se la coppia sarà in crisi proprio in quell’anno troverà nella cassetta delle lettere il ricordo in parole dell’amore passato. La lettera, scritta di loro pugno prima del matrimonio, nel momento di massimo entusiasmo e passione, dovrebbe servire come memento dell’amore iniziale, ritenuto ormai finito, ma, in realtà, solo bisognoso di essere risvegliato dall’assopimento.
Chi ha proposto questa idea –sicuramente un’ottimista- forse non ha messo in conto che, se i due sposi avranno divorziato prima dei sette anni, e magari si saranno pure risposati con altri, si vedranno comunque recapitare a casa la lettera dell’ex, e allora altro che crisi matrimoniale.
E poi, diciamolo, se un matrimonio per durare si nutre solo dell’amore zuccheroso e chiudi-stomaco, è finito ancor prima di iniziare. Principe azzurro, sì, “e vissero felici e contenti”, assolutamente sì, ma un po’ di impegno, pazienza, volontà, fedeltà, comunità d’intenti, ci vuole, altrimenti altro che sette anni, forse forse un matrimonio durerebbe un paio di settimane, giusto il tempo di tornare dal viaggio di nozze.
Comunque, non si può non guardare di buon occhio qualunque progetto che tenda a salvare il matrimonio anziché a distruggerlo. Ma questa proposta cinese sembrerebbe più di buon auspicio che di buon senso. E invece di una proposta, sembra casomai una bellissima idea per la sceneggiatura di un film. “Sette anni son passati, c’eravamo tanto amati”. Io un film così lo andrei a vedere, ovviamente solo se alla fine si baciano e vivono felici e contenti.
leggi anche Convivenza e matrimonio
Davvero un bellissimo articolo, Laura.
Si capisce facilmente quale sia la visione dell’uomo sottesa all’espediente della “lettera di richiamo” del settimo anno. È l’equivalente del modello pavloviano di stimolo-risposta. Pavlov usò dei cani, com’è noto, per il suo esperimento sul riflesso condizionato. Ecco come vedono l’uomo, i compagni cinesi: come una bestia, un fascio di sensazioni, un coacervo di atomi giustapposti dal nulla provenienti e al nulla destinati. Il cristianesimo non ha bisogno di “stimoli di richiamo” per produrre “riflessi condizionati”. L’unico richiamo degno di noi (l’unum necessarium), quello di una Sapienza tanto antica e tanto nuova, capace di ridestare in noi il desiderio delle nozze eterne, di quel seme innestatoci nel cuore fin dall’eternità.
“Finis amoris — I nostri amori terrestri devono finire come i corsi d’acqua. La questione è di sapere da che cosa saranno divorati. Dal deserto o dall’oceano? Dalla sabbia inerte della mediocrità che tutto inaridisce, o dagli abissi dell’amore divino che tutto glorifica? E che li attende? La morte o la trasfigurazione, il nulla o l’eternità?” (Gustave Thibon, Il pane di ogni giorno, Morcelliana, Brescia 1949, p. 25).
Andreas,
tuo sfoggio di erudizione a parte, risparmiami tali bestialita’ quando parli della visione dell’uomo secondo i “compagni cinesi”…
Limitati a commentare il post senza avventurarti in cio’ che palesemente non conosci 😉
Studiati la storia del popolo cinese e poi magari ne riparliamo….
Visto che di bestialità ne ho viste e lette parecchio in questi commenti (ma riguardando il cattolicesimo evidentemente non turbano allo stesso modo) mi permetterei di replicarti che io veramente dico quello che mi pare e piace e senza chiedere il tuo permesso. Tu sei libero di non leggere o di correggere le mie bestialità.
Ovviamente non intendevo coinvolgere tutta la cultura cinese dai primordi ad oggi. Ci arrivo anche io a comprendere che prima di Mao (e anche dopo) ci sia stato qualcos’altro. Mi limitavo ad alcune considerazioni indotte dalla relazione tra estrema banalizzazione del matrimonio (tipica delle ideologie imperniate sul “mito dell’uomo collettivo”) e le “lettere-stimolo di richiamo” in stile comportamentistico.
Se poi sottesa c’è invece una simbologia più profonda e ancestrale, bene, aspetto di apprenderla dagli esperti.
” È l’equivalente del modello pavloviano ”
Io ci vedo invece la madeleine di Proust.
Il pegno di fedeltà tra un uomo e una donna ha senso solo se si innesta su e alimenta uno scambio organico. Ma ha significato a condizione che questo legame possieda la natura di un voto, di un patto di sangue a suggello di una realtà nuova e misteriosa, superiore alla somma delle due parti. Un semplice contratto, che fin dal suo sorgere può essere banalmente sciolto come si restituisce una merce avariata, come può essere ridestato, risuscitato? Solo ciò che è stato organico, dunque vivo, può esserlo. Cioè, come scrive Laura, se è una “comunità d’intenti” o, forse meglio, una comunità di destino.
Ma chi, il campione di Formula1?
PROSIT!!!
E invece, nonostante provenga dalla Cina, a me la proposta non dispiace.
Non mi illudo che funzioni (e, forse, basterebbero 3 e non 7 anni), ma è noto che, in un percorso di terapia di coppia per coniugi in crisi, una delle prime cose che viene proposta è quella di tornare alle origini, ripensare ai motivi dell’innamoramento iniziale, e… cercare di averne nostalgia.
Nessuno ha la bacchetta magica, ma qualunque tentativo che cerchi di arginare il disfacimento delle famiglie suscita in me, quanto meno, simpatia: sia esso una lettera recapitata 7 anni dopo, oppure un libro intitolato “Sposati e sii sottomessa”.
Marito e moglie dovrebbero passare più tempo insieme ascoltandosi, capendosi, amandosi. L’ascolto fa comprendere e la comprensione fa amare.
Italia 2009 divorzi su mille matrimoni 296,6…
Fate il paragone con la Cina e avrete 140 su mille..
Io ho fatto questo calcolo, forse mi sbaglio?
Chiedo verifica!!!!
Che differenza c’è tra un matrimonio cattolico celebrato in Chiesa in pompa magna e quello celebrato in comune, quello civile ?
Vorrei puntualizzare una cosa. Il matrimonio non si fonda solo sui buoni sentimenti, ma su un progetto comune e condiviso. Per “ritorno alle origini”, come qualcuno ha proposto per risolvere una crisi matrimoniale, intenderei un ritorno al progetto iniziale.
Prendete una ciotola, versate un po’ di cuore e aggiungete un pizzico di cervello, mescolate e lasciate riposare per una settimana.
Su un tegame intanto versate due cucchiai di buona volontà e sacrificio, mezza tazza di coscienza e fate rosolare per qualche giorno.
Unite il tutto e pregate.
Forse meglio senza cervello?
Si, ma che differenza c’è tra un matrimonio cattolico celebrato in Chiesa in pompa magna e quello celebrato in comune, quello civile ?
“Come una salda rupe esposta alle tempeste, immobile sarà il cuore della donna che ama.”
Nel suo bell’articolo Laura dice che la realtà è ben diversa, ma secondo me non è vero.
L’essenza di tutto sta nelle ultime tre parole: DONNA CHE AMA, non donna che si è infatuata di una situazione, di uno stile di vita, di un party in abito bianco, non donna che passati i 30/con tutte le amiche sposate si sente sfigata/non più trendy e si è stufata di fingere di vivere in una squallida puntata di Sex and the city….
Cosa significa amare dopo 7 o 10 o 40 anni di matrimonio? Anche secondo me l’essenza sta tutta in quelle parole
Cosa potrà mai significare?
“Bisogna premettere che loro sono messi peggio di noi: in Cina le nuove leggi del 2003 su matrimonio e divorzio, stilate dal Partito Comunista Cinese, fanno sì che l’unione tra marito e moglie possa essere contratta semplicemente presentando carta d’identità e certificazione dello stato libero, mentre il divorzio è un pratica che si sbriga in ventiquattr’ore, se c’è consenso da entrambe le parti, al modico prezzo di dieci yuan (l’equivalente di un euro). L’effetto di queste riforme è che, nel 2007, si contano 1,4 milioni di divorzi a fronte di 9,5 milioni di matrimoni, secondo il China Daily.”
Perché “loro sono messi peggio di noi”?
in effetti non mi sono sembrati inizialmente numeri così sconvolgenti, poi ho pensato che nelle statistiche rientrano anche i miliardi di cinesi che vivono in campagna con situazioni di diritti femminili un pochettino trascurati e per i quali non sia nemmeno ipotizzabile il divorzio.
O forse i media cinesi sono un po’ più attenti dei nostri alla realtà e rtengono socialmente preoccupante un aumento dei divorzi.
Se Laura Gotti Tedeschi non vuole (o non puole) rispondere può sempre farlo
GROZINO!!!!
ANDREAS HOFER:
“L’unico richiamo degno di noi (l’unum necessarium), quello di una Sapienza tanto antica e tanto nuova, capace di ridestare in noi il desiderio delle nozze eterne, di quel seme innestatoci nel cuore fin dall’eternità. ”
Davvero un bel bel sermone!!!!
Ma in Cina nonostante ci si possa separare in un minuto, senza tanti impicci burocratici, almeno dice, ma poi tace, Laura Gotti Tedeschi, sembra (dico sembra perché nessuno mi aiuta a leggere i numeri statistici)sembra che le cose vadano meglio che qui.
Nonostantela Sapienza tanto antica e tanto nuova!!!
Dati 2009 Istat: 297 separazioni e 181 divorzi su 1000 matrimoni. Verificate pure qui:
http://www.istat.it/it/archivio/32711
In Cina 1,4 milioni di divorzi su 9,5 milioni di matrimoni. Cioè 147 divorzi su 1000 matrimoni.
Ne consegue che Alvise ha ragione e che non per niente vero che in Cina la situazione è peggiore che in Italia (a meno che non si consideri un tasso di divorzi più basso come “situazione peggiore”).
Vedi Alvise, forse non ci siamo capiti. Oggi siamo immersi nella mentalità del “quantum” e giudichiamo, coerentemente, secondo la “legge del numero”. E non c’è da stupirsi: questa mentalità è quella che ha prodotto la riduzione del matrimonio a contratto. Cattolicamente parlando però il matrimonio non è un contratto stipulato tra i cani di Pavlov, è un voto infrangibile, un patto di sangue, un giuramento cavalleresco. Per cui il problema è a monte, il mio metro di giudizio non mi porta a valutare la “sanità” di una società in base alle comparazioni sulle statistiche dei divorzi. La sociologia spicciola non mi interessa. Liberissimo tu di sermoneggiare come ti pare e piace – e anche di irridermi, se ti contenti di così poco – come sono libero io adottare una diversa unità di misura per simili valutazioni. Tu e Adriano, il cantore del “diritto alla stupidità”, siete liberissimi di pensare che le cose in Cina vadano di bene in meglio. L’ispettore Dreyfuss non si sarebbe espresso diversamente, credo.
Andreas,
Il punto è molto semplice: in base ai dati in Cina, nonostante questa “facilità”, si divorzia di meno che in Italia. Quindi possiamo dire che in Cina il matrimonio sia considerato in modo migliore che in Italia.
Per cui non c’è un legame tra numero di divorzi e facilità burocratica a divorziare né che il matrimonio cattolico protegga dal divorzio. Anzi. Visto che il 62% dei matrimoni italiani è religioso e, suppongo in mancanza di dati, nella Cina comunista la percentuale sia insignificante, qualcuno potrebbe addirittura dire che il matrimonio religioso aumenti i divorzi… (non lo credo, ma la coincidenza è interessante).
Non vedo poi il legame tra l’uso di dati statistici e la (presunta) riduzione di un matrimonio a contratto. Dovessi divorziare, la considererei una tragedia anche se fossi l’unica persona che lo fa su tutto il globo terracqueo.
Si può poi chiaramente discutere su come sia il matrimonio per noi (giuramento cavalleresco con patto di sangue e scambio organico, contratto, materializzazione dell’amore di due persone, convenienza economica ecc.). Ma questo penso c’entri poco con i dati già citati.
Dalle mie parti ciò che fanno i cinesi si traduce in “Mett e man annanz p’ nu carè a facc’ n’terr!”.
In poche parole, se al momento del matrimonio scrivono questa lettera, per poi vedersela recapitare al settimo anno di matrimonio, vuol dire che già paventano una crisi.
E dove sta l’emozione di vivere, scoprire e riscoprire l’amore insieme?
Boh! non li capirò mai!
e che problema c’è a paventare una crisi? Non sono le crisi nel rapporto a distruggere i matrimoni, ma la paura di affrontarle.
FRATE LEONE
16 settembre 2011 a 09:46 # Si, ma che differenza c’è tra un matrimonio cattolico celebrato in Chiesa in pompa magna e quello celebrato in comune, quello civile ?
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Enorme: se celebrati entrambi, quello col solo rito religioso (cattolico o di altra confessione religiosa) non ha nessun valore per lo Stato, e quello civile nessuno per Santa Romana Chiesa o le altre confessioni religiose.
Di solito, però, si celebra quello ‘concordatario’, o meglio religioso con effetti civili
ps per frate leone: dunque, se trascritti nei registri dello stato civile, i due tipi di matrimonio – cattolico (o acattolico) e civile, hanno i medesimi effetti, e quindi, per l’ordinamento dello stato sono uguali.
certo, per un credente, la differenza, è enorme.
Mitica azzurra !
Si, ma in pratica, qualcuno può’ spiegare perchè ci si debba sposare in Chiesa invece che in Comune ? Cioè cos’è che fa la differenza ? Anche perchè se parliamo di statistiche, risulta che si separano più coppie sposate in Chiesa che quelle in comune….
Come ho già scritto sopra, venti minuti prima di Azzurra, non è che ci si DEBBA sposare in chiesa. Il matrimonio SOLO in chiesa è irrilevante per lo Stato. Fino al ’29, infatti, c’era il ‘doppio binario’ (mentre in altri Stati il matrimonio in chiesa è VIETATO se non lo si fosse prima già celebrato in municipio). Senonché, DI SOLITO (MA NON SEMPRE), chi è cattolico preferisce celebrare il matrimonio in chiesa. Ed anche la stessa CEI non vede bene i matrimoni SOLO religiosi. Questo matrimonio va trascritto, entro cinque giorni oppure quando si vuole.
L’altro giorno i Giapponesi tristi, poi gli Svedesi imbecilli e ubriaconi, ora i Cinesi con la ridicola lettera dei sette anni, ma intanto, su una domanda che ho fatto, come il solito, silenzio pretesco!!!
Ecco,ora ho visto il commento di Adriano, ma tanto, Adriano si sa, lo si può prendere per il culo come e quando si vuole!!!!
Sicuramente è stato ordito un complotto contro di lui!
Sicuramente non è trattato con il rispetto con cui lui tratta voi!!!
@ Alvise
Sbaglio o stai sermoneggiando? E che significa rispetto? Se ogni valore è relativo come puoi pretendere “rispetto”? E fondato su cosa?
veramente i preti parlano anche troppo….
E stanno zitti quando gli fa comodo!!!
ANDREAS HOFER: che le cose vadano meglio o peggio era solo riferito al numero dei divorzi!!!! Te hai anche un metro (il famoso misuratore di cui si parlava per la realtà di fatto) con cui valutare lo stato di felicità delle coppie cinesi rispetto alle nostre?
Ad ogni modo quando la silenziosa Laura Gotti Tedeschi diceva in Cina stanno peggio si riferiva ai divorzi (credo) e a questo mi sto riferendo io ora!!! Io non fo sermoni, però pretendo onestà almeno nei numeri o nella presentazione dei fatti!!!
@ Alvise
Forse non ci siamo capiti ancora: è proprio la logica che ti porta a pensare all’esistenza di un qualche “misuratore della felicità” che trovo aberrante. Queste comparazioni sui divorzi per me hanno lo steso senso di chiedersi chi “producesse” più morti, se Auscwitz o Kolyma. Naturalmente questo ha la sua importanza, ma i miei criteri di giudizio – e penso anche quelli di Laura – sono altri. Ed è in base a quelli che giudico disumani Auschwitz e Kolyma, perché sistemi di vita collettiva imperniati su princìpi disumani. Ma non avendo tu e Adriano dei metri di giudizio al di fuori della “legge del numero” come possiamo “incontrarci”? Abbiamo due lenti diverse, è inutile che ti ostini a cercare “contraddizioni” e il pelo nell’uovo. Viviamo in due mondi morali differenti.
Se i dati statistici non sono importanti, allora perché citarli?
Sulle opinioni ci si può confrontare tranquillamente, ma Alvise ha fatto notare che l’assunto “divorzio facile = aumento divorzi” contenuto nel post viene contraddetto da altri dati.
Sull’aspetto morale del matrimonio mi trovi pure d’accordo per una parte consistente, nonostante la tua certezza che viviamo in due mondi morali differenti.
@ Adriano
Strano che tu, così preciso, non sappia leggere bene una frase italiana. Non ho scritto: “i dati statistici non hanno alcuna importanza”. Ho scritto: “anche questo [ovvero le statistiche] ha la sua importanza”. Il che tradotto significa: il dato statistico, il numero, non è il principale valore dunque nemmeno il principale criterio di giudizio.
Quanto al resto, stai tranquillo. Fidati: non navighiamo decisamente nelle stesse acque. Di certo non hai fatto molto per convincermi del contrario…
Andreas
Lieto di leggere che i dati statistici sono importanti.
Dunque, come mai nell’Italia cattolica si divorzia di più che nell’atea Cina?
No, non viviamo due mondi diffrenti, o li viaviamo nella misura in cui ogni persona ha un suo mondo proprio. Quanto al misuratore io dicevo che non ci può essere un misuratore per pes. la fede, la felicità, l’amore, mentre invece quando ci serve facciamo dei calcoli
(o te non li fai mai dei calcoli, anche solo oconomici)prendiamo delle percentuali etc. che è quello che ha fatto Laura Gotti Tedeschi la quale poi ne ha tratto un paragone non corretto (aritmeticamente). Viviamo lo stesso mondo, purtroppo, per tutti e o tre, Adriano io e te, e gli altri!!! Anche morali!!!Solo religiosi non uguali, ma questi sono dettagli!!!
“Io non fo sermoni, però pretendo onestà almeno nei numeri o nella presentazione dei fatti!!!”
Senti, ti dico sinceramente che questo tuo ergerti a campione dell’onestà intellettuale (dei numeri, dei fatti) contro i sermoni “i silenzi preteschi” è stucchevole e ridicolo, visto il tenore e lo spessore dei tuoi interventi.
Per starcene solo agli ultimi giorni, la tua tanto vantata onestà intellettuale sta nel prendere in nessuna considerazione, in merito al miracolo secentesco, un ben documentato libro di Messori (che potrebbe certo non obbligarti a credere nel miracolo, bensì darti qualche utile informazione al riguardo), e di fare copiaincolla di un disinformatissimo parere di tale prof. Garlaschelli, che mai ha studiato la vicenda del miracolo spagnolo.
Per perseverare nel tuo pregiudizio, giungi a conclusioni grottesche di questa fattura: ” Per me Platone e Aristotele potrebbero benissimo non essere mai esistiti, e pure Giulio Cesare, noi leggiamo solo dei fogli, o dei sassi scritti, detti opere , documenti, e questo è quanto!!!
Come diceva un famoso cinico di Prato: A due palmi dal mio cul/ chi si fotte si fotte!!!”.
Perfectioconversationis, che ha avuto l’encomiabile pazienza di seguitare a interloquire con te, si è sentita rispondere infine in questo modo sconclusionato: “L’unica verità esterna a cui credo (fino a ora almeno) è che le mie facoltà mentali siano chiuse in se stesse e ripetano sempre gli stessi quasi giri di pensiero questo o quello o quest’altro se così non cosà se l’infinito è infinito o ancora più infinito se io penso come fo a pensare che io penso se sono sempre io a fare tutto a pensare tutto e cazzate di questo genere….”
Se invece che precipitarti a fare la contabilità dei divorzi ascoltassi quello che ti dice Andreas (“il problema è a monte, il mio metro di giudizio non mi porta a valutare la “sanità” di una società in base alle comparazioni sulle statistiche dei divorzi. La sociologia spicciola non mi interessa”), capiresti che “in Cina stanno peggio” significa che in Cina si è consumato un drammatico svilimento dell’istituto matrimoniale: dieci yuan (l’equivalente di un euro) per divorziare dicono che il matrimonio “vale” un euro, meno di un quotidiano; non è questione di numero di divorzi.
Vedo inoltre che prendi le difese di Adriano. Bene, ma quando altri commentatori lo hanno criticato (Cyrano, il sottoscritto, scriteriato ecc.), non ti ho mai visto (controllare per credere) essere in grado di corroborare dei suoi argomenti. Se vuoi difendere le posizioni di Adriano, confuta chi gli obietta qualcosa. Altrimenti fai solo del petulante vittimismo in sua difesa.
Sui Giapponesi, Svedesi ecc. continui a fornire una lettura riduttiva e deformante dei commenti che sono stati fatti a riguardo. Si è detto ben altro che “i Giapponesi hanno gli occhi tristi” e “gli Svedesi sono imbecilli e ubriaconi”. Non è “onestà intellettuale” sostenere che i commenti inseriti in questo blog siano giunti a queste conclusioni.
In sintesi: puoi continuare ad autorappresentarti come l’alfiere del pensiero libero e spregiudicato contro i dogmi “preteschi”, ma sappi che il tenore e lo spessore dei tuoi interventi non avvalora questa tua autorappresentazione, come chiunque può agevolmente verificare esaminando i tuoi numerosissimi commenti.
““in Cina stanno peggio” significa che in Cina si è consumato un drammatico svilimento dell’istituto matrimoniale: dieci yuan (l’equivalente di un euro) per divorziare dicono che il matrimonio “vale” un euro, meno di un quotidiano; non è questione di numero di divorzi.”
Perfetto, quindi la questione è che il divorzio costa meno e che la procedura è più veloce. Ciò nonostante in Italia si divorzia di più…
E quindi?
Ho compreso finalmente anche io la filosofia di Adriano. Si chiama “trolling”. La conoscete?
Ho compreso finalmente anche io la filosofia di Adriano. Si chiama “trolling”.
Io lo avevo capito già da un pezzo infatti è da un po’ che lo ignoro.
Ma perché invece di onorare di tanta attenzione la mia persona non rispondete a chi vi fa notare, per esempio, che il concetto “divorzio facile = più divorzi” viene smentito dalla realtà?
@ paul
Io sono un po’ più lento ad afferrare le cose, ma ci arrivo, con calma ma ci arrivo…
D’oggi in avanti il mio motto sarà: “Don’t feed the troll!”.
E quindi, fino a prova contraria, il divorzio veloce alla cinese non è poi così importante come causa provocante dei divorzi stessi.
E quindi, fino a prova contraria, il divorzio veloce alla cinese non è poi così importante come causa provocante dei divorzi stessi
Con tutto il rispetto che ho per GROZINO; questo post di oggi è “impostato” male!!!
Ma voi credete ancora ai numeri statistici che escono dalla cina comunista? Se sono usciti è certamente perchè qualcuno ha interesse a farli uscire. E se c’è un interesse dietro, c’è sicuramente un conflitto di interessi latente. E nella nostra logica occidentale questo depaupera totalmente di veridicità quei dati. Pensateci…
E i dati statistici che escono dal Vaticano?
Attendibili?
Scusate,a me i numeri stanno antipatici,ho fatto il classico e sono arrivata a malapena ai logaritmi,ma il punto mi sembra un altro:cos’è che fa durare un matrimonio,cos’è che può far realizzare quel desiderio del”per sempre” che tutti, e sottolineo tutti,italiani,cinesi,persino svizzeri,credenti o atei abbiamo nel cuore quando ci innamoriamo?
Questa è una bella domanda!!!
azzarda una risposta, Alvì! Suvvia, non essere timido 🙂
andreas,
te lo chiedo senza volontà di polemica: non credi che certi argomenti possano essere affrontati in modo “laico”, facendo anche riferimento alla statistiche, invece di guardarli sempre attraverso la lente della propria credenza o miscredenza?
mi pare che alvise e adriano stiano facendo questo.
@ Azzurra
Ho già risposto ad Adriano su questo. Penso però che non esista un’ortodossia “laica”, dunque se proprio vogliamo porci da un punto di vista “laico” ognuno valuta come gli aggrada. Da ex laico anarcoide proprio non riesco a capirvi, mi sembrate veramente buffi. Se io volessi capire qualcosa di qualche tribù esotica adotterei il metodo dell'”osservazione partecipante” e sospenderei il giudizio, non mi installerei in mezzo alla tribù cattolica pieno dei miei pregiudizi più di quanto farei se volessi conoscere come vivono i Matawai. Sarebbe delirante anche da un punto di vista scientifico. VOI – per citare Alvie – invece siete qui pieni dei vostri pregiudizi e delle vostre certezze, ma incapaci di riconoscerli come tali. L’unica verità è che la verità non esiste è un dogma come gli altri. Delirante, ma è un dogma.
Questa incapacità non è una chiara forma di alienazione?
io di certezze in tasca non ne ho molte, e invidio, chi, come te ne fa sfoggio continuamente. quanto a me, non mi sono installata da nessuna parte, e non mi costa nemmeno tanto evitare di intervenire sul blog, come tu sembri invitarmi/ci a fare.
@ Azzurra
Come volevasi dimostrare. La tua unica certezza è di non avere certezze. È l’unica cosa certa. Però rifiuti di ammettere questa certezza.
Il mio discorso era un altro, veramente. Ma se vuoi prenderlo come un invito a sloggiare, prendilo come ti pare. Così avrai la conferma che i cattolici sono brutti, cattivi, sporchi e oscurantisti.
Qualche tempo fa ho avuto un bellissimos cambio di opinioni su temi “biopolitici” con una giovane studentessa, un’anarchica ammiratrice del primitivismo di Zerzan. Non c’è stata alcuna escandescenza perché lei, pur avendo idee distantissime dalle mie, era disposta – almeno implicitamente – a riconoscere quantomeno il principio di non contraddizione. Non cercava ad esempio di convincermi che io e lei la pensassimo allo stesso modo. Questa si chiama onestà intellettuale, è una forma di amore della verità. L’ho molto apprezzata e ho trovato molto arricchente quella discussione (io poi, che non sono “ben disposto al dialogo”…) tanto che l’ho ringraziata.
Ognuno tragga le sue conclusioni.
mi riesce difficile avere un dialogo con chi ha la presunzione di sapere che la mia unica certezza è quella di non avere certezze, non ho scritto questo.
ma d’altronde dici tu stesso di non essere ben disposto al dialogo, quindi possiamo anche fermarci qua.
Pazienza, fai come credi.
Certamente non credo che la verità scaturisca da una sintesi di pensieri contrapposti, dunque in questa accezione (ideologia del dialogo, dialogo come fonte di verità) no, non sono ben disposto al dialogo.
Ho risposto con pazienza alla tua domanda, ribadendo una volta ancora cosa intendessi. Mi dispiace che tu ti sia risentita, ma da “ex” ribadisco che faccio fatica a comprendervi, quali che siano queste poche certezze che dici di avere. Mi spiace: non amo le edulcorazioni né “intrattenere” le persone.
insomma, da un fanatismo, sei passato ad un altro, come spesso succede agli ex-qualcosa.
non sono risentita, e non ho chiesto che tu mi intrattenga.
forse dovresti leggere meno tra le righe.
Lo dicevo spesso anche io. Tacciare di fanatismo chi non crede che la verità sia il prodotto delle proprie private apocalissi è un utile anestetico per evitare di porsi certe domande.
Certo che è un dogma, delirante come gli altri!!!
Per questo noi anarchici veri ci rimettiamo alle decisioni
(fino a quando sopportabili) dei governi di residenza come il minore dei mali!!! Come gli scettici i cinici , cercavano di farsi i cazzi loro e chiuso, però mostrando in pubblico (Diogene) il suo disprezzo, masturbandosi, per esempio nell’agorà, durante le assemlee politiche!!!
Un dogma come il tuo, te sai la realtà e io no, e me ne fo un baffo,
cercando di vivere anche con gli altri meglio che posso!!!
Non copulando eccetra!!!!
con te ogni discorso finisce in vacca: a parlare di membri maschili, masturbazione, copulazione.
Guarda, io gli anarchici ce li ho praticamente sotto casa (dove vivo c’è uno dei gruppi più “turbolenti”). Non mi sembrano molto disposti a rimettersi alle decisioni dei governi come male minore.
Chi ha mai detto di “sapere la realtà”? La realtà è un dato, ma le cose hanno in sé impresse il marchio del Creatore.
Mi spiace, ma io non mi sono mai accontentato di “vivere con gli altri come meglio posso”. Se tutto quel che ci circonda è insensato, che senso ha la vita sociale?
azzurra
per quanto mi riguarda, posso dirti che secondo me il dato statistico ha una sua rilevanza, ma che quando si discute di istituti così importanti per la persona e la società come il matrimonio il dato statistico non è il più significativo per capire lo stato di salute profondo dell’istituto stesso.
In conclusione: SPORCHI CINESI!!!!
Andreas Hofer: l’articolo di Laura sarà anche bellissimo, ma è SBAGLIATO!!!!
Andrebbe rifatto,considerando i rapporti giusti (scusa Andreas, numericamente!).
Ma che articoli ci propinate!!!
A me la lettera dopo sette anni non piace, né dispiace: mi fa sorridere, mi sembra una soluzione un po’ ingenua a un problema ben più grande, ma se avesse l’effetto sperato, anche in pochi casi, ben venga!
Il problema, in oriente come in occidente, è che iniziare un matrimonio con la consapevolezze (anche solo come sub-testo strisciante) che si possa cambiare idea, è come mettere il seme della rovina in un rapporto e aspettare che maturi (non sempre matura, certo, forse perché non lo voglio curare, questo seme, forse perché sono fortunato e non germoglia per motivi suoi, forse perché resisto alla sua presenza e mi adopero per estirparlo)… ma uno stato che mi dica che poi c’è sempre il divorzio, in realtà sta già minando il mio matrimonio.
Uno dei motivi per cui il matrimonio resiste alla prova del tempo è proprio il fatto che entrambi i coniugi siano convinti che non ci sia alternativa: che devono fare tutto il possibile (e anche un po’ di impossibile) per farlo funzionare.
Forse servirebbe anche una sana educazione, spiegando ai fidanzati, ad esempio, che quell’innamoramento sublime che stanno vivendo è solo una fase, che nonostante la passione li renda temporaneamente irrazionali, è proprio il fidanzamento il momento per essere anche razionali, per non ragionare solo col cuore o con gli istinti, ma per parlarsi, per conoscersi bene, per capire che vita vogliono fare (e non mi riferisco a dove andranno in vacanza, ma se vogliono essere aperti ai figli che verranno, se condividono dei forti valori comuni, se la pensano in modo compatibile sulle questioni di denaro).
E parlare di quello che forse è il fattore più importante: lo spirito di sacrificio, non per sentirsi delle vittime immolate al proprio coniuge, ma perché neppure noi, alla lunga, siamo così sopportabili per gli altri, quindi meglio smussare gli angoli, imparare a fare un passo indietro, essere “a bassa manutenzione” (e qui mi riferisco alle donne, in particolare, capaci di essere talora ad altissima manutenzione… ma anche alcuni uomini non scherzano!).
Non ho parlato appositamente di fede (che se c’è, ovviamente aiuta), perché questo è un discorso che ricade nel campo della legge naturale, quindi adattabile alla natura profonda dell’uomo, indipendentemente dalla fede religiosa.
Quini se la fede non è dirimente, sposarsi in CHiesa che senso ha ?
Non ho detto che la fede non è dirimente. Dico che l’indissolubilità del matrimonio (cosa differente dal suo valore sacramentale) è un fatto che ricade nel diritto naturale, cioè in quelle verità inscritte nel cuore dell’uomo, che precedono l’appartenenza a una specifica fede e alle quali bisognerebbe guardare quando si fanno proposte di legislazioni che riguardano credenti e non credenti.
Il valore sacramentale è ben maggiore del solo legame naturale, ma ovviamente non può essere in nessun modo un argomento valido per i non credenti.
Ti faccio i miei complimenti per la lucidità e puntualità dei tuoi interventi.
Devo dire che mio marito, questa mattina, quando l’ho fulminato con lo sguardo, mentre stavo cercando freneticamente la ricevuta di un pagamento e dovevo accompagnare la secondogenita a scuola e lui ha provato a dirmi “sei in ritardo”, non credo mi abbia visto come un esempio di lucidità… ma è bello fare questo effetto, di quando in quando ;).
Ma se è scritto nel cuore dell’uomo, perchè sono così tante le coppie che si separano ? E perchè sono così tante quell che si separano dopo essersi sposate in Chiesa ?
Tutto il decalogo è inscritto nel cuore dell’uomo, ma rimanere fedeli alla legge naturale, per quanto non impossibile, è certamente più difficile a seguito del peccato originale.
Nel sacramento si ha l’aiuto della Grazia.
A parole, ma nei fatti ?perchè sono così tante quelle che si separano dopo essersi sposate in Chiesa ?
Perché il peccato originale agisce anche sui cattolici e la grazia ha bisogno di una collaborazione attiva?
Perché non credevano al sacramento in partenza, ma preferivano una cerimonia nella giusta scenografia?
Perché comunque lo stato permette loro di divorziare e dunque quel seme di rovina di cui parlavo sopra è comunque presente?
Perché la nostra società stimola gli egoismi e non il sacrificio?
Un mix variabile degli elementi precedenti?
il sacramento non è un incantesimo.
@Alvì,sporchi per nulla,io ci vivo in mezzo e sono profumatissimi,chiusi(mai visto un matrimonio misto),misteriosi(dove finiscono i loro morti? negli involtini primavera come dice Beppe Grillo?),potenti (sono riusciti a far chiudere negozi che avevano resistito eroicamente alla mafia),ma sporchi no.Ma siamo qui per discutere dei cinesi o del desiderio del “per sempre”?
@Alvise
della tassa sui punti interrogativi di A’driano si era già parlato, ma stai attento pure te, con i punti esclamativi sei già in default.
Admin son un bel pò incapace, per cui per arrivar qui uso GOOGLE: da un paio di giorni a destra (o in alto) esce sempre: http://www.incontri-extraconiugali.com.
Da un lato è cosa buona: mi sa che siamo un target e si son accori di noi! Per altro verso non mi sembra il miglior modo per salvare il matrimonio!
Anche perchè se cerco incontri extracomiugali la Mirano non apapre! e ciò non mi pare molto sportivo!
Te puoi far qualcosa?
ps e prima che sorgano polemiche tenete presente che agisco disinteressatamente: non sono sposato……
Se posso intromettermi, è il mio lavoro.
In effetti c’è una Google AdWords (annuncio a pagamento collegato alla parola chiave) per la ricerca “sposati”, che rimanda al sito di incontri già segnalato, mentre ce n’è una per la ricerca “sposati e sii sottomessa”, che rimanda a http://www.amazon.it.
La prima dunque riguarda una parola generica (sposati), la seconda è un modo per rimandare alla pagina di vendita del libro.
Da me sei sempre la benvenuta! Credo poco al caso specie quando si tratta di soldi…….grazie per la conferma!
grazie perfectioconversationis non sarei riuscito a rispondere così!
Però sul mio pc quando digito sposati non appare incontri-extaconiugali anzi a sposat mi appare già il libro e, a destra, il link di amazon (tra l’altro grande risultato perchè vuol dire che le ricerche sono tante).
Approfitto per proporvi questa simpatica recensione su Radici Cristiane
http://www.radicicristiane.it/libro.php/id/240/Costanza%20Miriano/Sposati-e-sii-sottomessa
A me basta scrivere la “S” e subito apppare il link che è davvero intelligente: ogni volta che clicco infatti si apre sempre la “proposta indecente” della Via Crucis! Mi sa che ha capito tutto!
Matrimoni imprudenti! E ditemi: dove mai in cielo o in terra si son visti matrimoni prudenti? Altrettanto varrebbe discorrere di suicidi prudenti!
(da “Le avventure di un uomo vivo” – G.K. Chesterton)
@ Alvise: ti ho risposto un po’ (molto) più su
Io alla mia tesi in statistica aziendale devo il mio primo lavoro, ma sinceramente mi sembra molto riduttivo parlare di matrimoni e divorzi in termini statistici!
Penso che il post di LGT volesse dire qualcosa di diverso, ma non mi azzardo a interpretare, l’ultima volta che ho commentato un post di Lgt è arrivato Grozzy e stavolta non ho il tempo di preparare il caffè 🙂
Continuate ad ignorarmi(tranne perfectio) e io che sò de coccio vi rivolgo di nuovo la stessa domanda: come si fa a realizzare il desiderio del “per sempre”?
è un tema che mi piace moltissimo, ma non ho il tempo e la tranquillità ora per scrivere qualcosa di sensato.
Il “per sempre” che ho in mente io pensando all’amore è qualcosa che cambia continuamente, è la fedeltà vissuta giorno per giorno all’impegno preso anche se io, e l’altro, oggi siamo diversi da quelli che eravamo quando abbiamo preso l’impegno.
Il motivo per cui la lettera recapitata dopo sette anni mi sembra insufficiente è che dopo sette anni si è diversi. Ed è ora che va raccolta di nuovo la sfida della fedeltà e dell’amore.
Ma adesso devo andare… giornata di merda!
Quello che scrive fefral centra uno dei punti-chiave della questione. Ci ricorda che esiste una “fedeltà di adattamento”: col tempo mutiamo, cambiano i nostri gusti, le nostre abitudini, invecchiamo. Abbiamo una storia, creiamo una storia. L’animale non lo fa, non ha storia.
È questa la difficoltà e la meravigliosa sfida dell’amore tra un uomo e una donna.
Ecco perché la lettera-stimolo va bene forse per il cane di Pavlov. Se sapesse leggere…
Semplice: immagina di aver lavorato 11 ore, epoca chiusura bilanci. Poi di aver consultato un medico che ti ha detto : non voglio spaventarla, ma sa alle malattie che vengono da fuori, pensi all’AIDS, una pezza l’abbiamo messa. Poi va a casa cena, vai a letto e sentiti dire: io ti capisco, se te ne vuoi andare ti capisco.
Ecco: se in quel momento sei sicura di chiederti: “cosa ho sbaglaito perchè mia moglie mi dice che me ne posso andare, quando non mi è mai passato per la testa di lasciarla” allora è per sempre.
Velenia, per sempre come si fa a realizzare? Ma non hai visto la mia ricetta di stamattina? A parte gli scherzi nessuno lo sa.
Noi che abbiamo la fede in teoria dovremmo avere come fine ultimo la salvezza della nostra anima e la costruzione del Regno
Celeste su questa terra, se la nostra vocazione è il Matrimonio significa che la salvezza passa anche attraverso una promessa, un’unione fisica
e spirituale con il partner e quindi dovremo nutrire questa realtà con le solite cose, amore, preghiera, passione, desiderio, sacrificio.
Per chi non ha la fede io non do alcuna ricetta giacché sarebbe tutto senza senso.
Amando e non aspettandosi di essere amati. Quello che fa soffrire l’uomo è che vive la sua vita sempre e costantemente attendendosi di essere amato. E poichè questo è impossibile avvenga sempre e comuque, nasce la delusione, che distrugge spesso i matrimoni. Quello che va sanato è dunque il cuore dell’uomo, , che ha un desiderio infinito di amare, che non si sazia se non in Dio. Un cuore acquietato non chiede all’altro quello che l’altro non può dare.Per questo avere o non avere fede non è indifferente. Cristo ha detto che il male dell’uomo non proviene dall’esterno, ma dal suo interno.
giorno per giorno
ok Paul. Quello che fa la differenza non è appartenere alla Chiesa Cattolica come ad una specie di Stato con le sue leggi, che a volte sembrano pesanti, anzi impossibili da sopportare. Quello che fa la differenza è che la Chiesa di Cristo siamo noi, poveri piccoli uomini che hanno compreso che da soli non si va da nessuna parte, che il matrimonio è arma necessaria per crescere, per maturare,per diventare adulti, che l’incontro-scontro con l’altro fa venir fuori quello che veramente siamo e ci porta, se onesti, alla necessità per entrambi dell’incontro personale di Cristo risorto vincitore della morte, che ci consegna gratuitamente la possibilità di perdonare, che è attraversare la morte senza morire. Di fare questa esperienza ogni essere umano ha disperatamente bisogno, ateo o credente che sia. Incontrare l’amore vero, disinteressato, totale, di questo ha bisogno ogni uomo. Se l’uomo capisce nel suo cuore che vive perchè amato da Dio, che ha voluto ognuno di noi per un atto di misericordia infinita, di infinita generosità, non pretenderà più niente da nessuno e quindi anche il matrimonio sarà indissolubile, di conseguenza, sarà fedele, di conseguenza, sarà fecondo, di conseguenza, aperto, stabile. In mezzo ai peccati, perchè siamo tutti peccatori, e bisognosi per questo di reincontrarci tutti i giorni con la Misericordia del Padre.
Recita così il Preconio Pasquale : “Felice colpa che meritò un così grande Salvatore !… Senza il peccato di Adamo, Cristo non ci avrebbe redenti”
Ma Costanza dov’è ? Sarebbe bello un suo commento….
http://costanzamiriano.wordpress.com/2011/06/11/convivenza-o-matrimonio/#more-1197
“ok paul”
E se incontrarsi è una specie di miracolo, un matrimonio indissolubile sembra frutto di complicatissime congiunzioni astrali, di quelle che si presentano ogni tre secoli.
Invece è molto questione di volontà.
La spontaneità non può essere uno stile di vita o un metro di giudizio…. Ma l’emozione è una modalità, un canale di comunicazione,
non un contenuto. Come si può puntarci tutto su?
L’indissolubilità del matrimonio ti chiude tutte le altre strade, ma ti apre un’autostrada.
Cominci a sforzarti di amare anche i difetti, non li rinfacci, ma li accogli. Non ti poni più il problema se la situazione ti vada o no, ma come farla funzionare, visto che deve andare, a tutti i costi. Allora cominci a vivere l’ordinario (compresi rotture di scatole, atteggiamenti che ti fanno
venire i nervi, contrasti, noia) con amore, trasfigurandolo. E quando cominci a domandarti, ti viene da pensare che è così bello vivere così, che quasi ti chiedi dove sia la fregatura.
Non c’è.
Spesso la volontà non basta…basandosi sul volontarismo non si va avanti. Quando ti trovi di fronte a muri invalicabili, per quanto ti voglia sforzare di superarli, non ci è possibile. Altrimenti tanti matrimoni ( ma tanti) non si romperebbero, oppure si potrebbe dire che chi ha più buona volontà è vincente. La mia esperienza è invece che la possibilità di amare oltre la morte è per tutti. E’ arrendendosi alla volontà di Dio che i muri si rompono e ci si può perdonare. Questo vuol dire “amare il nemico”, perchè il nemico è colui il quale attenta alla tua vita,e, dopo 22 anni di matrimonio, ne sono testimone tutti i giorni di quando con mia moglie a volte diventiamo ” nemici”, per quanto ci amiamo ancora come quando eravamo più giovani. E’ nel riconoscere che c’è un punto oltre il quale siamo impossibilitati ad amarci che è possibile ricevere questa capacità che va oltre, che è l’esperienza della vita eterna, della morte vinta, un dono ripeto che Cristo solo può donare ad un cuore reso così mite ed arrendevole da riconoscerlo, da riconoscersi incapace di amare e dunque desideroso di ricevere questa capacità di amare.
P.s. : Tu sei sposato ?
si
tratto da “Sposati e sii sottomessa” 😉
Velenia, quando penso alle promesse di matrimonio mi piace contrapporre alla frase “finché morte non ci separi” o “per tutta la vita ” quella che per me ha più senso, e cioè “tutti i giorni della mia vita”.
Un saluto a tutti, Fefral, mi dispiace che siano tutte giornatacce, dai che domani è sabatooooo!
ciao genny! sono sciocchezze solo un po’ di stanchezza. Domani è sabato 🙂
Vai!Ora si che si comincia a parlare della vita vera e non delle statistiche e gli altri che dicono? Scriteriatooo,Giuliana dove sei?
Scriteriato, ogni tanto, deve anche far finta di lavorare
dopo aver messo a dormire i pargoli provo a dire la mia….
Ecco cosa fa di un matrimonio un matrimonio.
Recita la Sacra Scrittura Gen. 2,24 :” L’uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne “.
DISTACCARSI UNIRSI UNA SOLA CARNE
vero!!
Poi ci troviamo di fronte a realtà che scombinano le nostre teorie, ci sono situazioni che sfuggono alla nostra concezione e allora si soffre, si soffre molto, si vorrebbe aiutare, si vorrebbe sistemare, si vorrebbe tutti felici e invece non è così. Non dobbiamo mai chiuderci nel nostro mondo ovattato, da mulino bianco, da Messa la domenica, gita, pizza e feste di compleanno. Dobbiamo stare fuori al freddo e piantare picchetti per tener su la tenda anche se il vento gelido continua a sferzare le nostre gambe, fino alla fine coi piedi piantati, moriremo così ma poi vedremo la Luce.
OGNUNO DI NOI CERCA UN ‘POSTO’. UN POSTO AL QUALE APPARTENERE, CHE SIA IL SUO, DOVE IL SUO NOME SIA SULLA PORTA E DOVE CI SIANO DEI MOBILI SUOI PROPRI. UN POSTO DOVE SI SENTA A CASA SUA E CHE LUI O LEI POSSA FAR DIVENTARE UN POSTO – UN POSTO PER ALTRI. LA MANCANZA DI UN POSTO E’ UNA DELLE PIU’ GRANDI CAUSE DI SUICIDIO.
VI SONO DELLE COPPIE SPOSATE CHE NON DIVENTANO MAI UN POSTO. E VI SONO PERSONE SOLE CHE HANNO UN POSTO, CHE SONO UN POSTO. QUANDO SI VA A TROVARLI, SI SENTE CHE SI ENTRA IN UN POSTO.
DIO E’ IL SOLO POSTO CHE CI SIA. COLORO CHE TROVANO UN POSTO TROVANO DIO. E COLORO CHE TROVANO DIO HANNO TROVATO UN POSTO, A PRESCINDERE DAL POSTO IN CUI SONO E DALL’ESSERE O NON ESSERE SPOSATI. (W.T.)
@FRATE LEONE:
se posso fare una domanda, ma puoi non rispondere, anzi ti chiedo scusa in anticipo per la maleducazione…
sei sposato?
SI
Perchè maleducazione ?
ci sono molti fanatici della privacy…
Il Troll, nel gergo di Internet, e in particolare delle comunità virtuali, è un soggetto che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi. [1] [2]
Non mi sembra che faccia per disturbare la comunicazione o fomentare gli animi, Adriano.
a no????
No, mi sembra che partecipi alla discussione solo perchè gli interessa e basta, non con l’intento di distyrbare, ecco questa è una cosa che io credo, opinabile, ma ci credo.
s’econdo m’e sì
Sono qui solo per avere risposte e per conoscere da vicino questo microcosmo e chi ha tutte queste certezze.
Certo, partecipo alle discussioni solo perché m’interessa (e infatti ho ignorato completamente alcuni post).
Se qualcuno vorrà rispondermi, va bene. Se non vorrà va bene lo stesso. Se per non rispondermi ha bisogno di considerarmi un troll, be’ contenti loro…
Un grazie a chi ha capito queste mie intenzioni e si è preso la briga di esprimerlo.
Alvì, si vede che non bazzicavi bynoi! Hai voglia, l’argomento trolling è così vasto da riempirci enciclopedie intere! La specie del troll si suddivide in numerose sottospecie (Netkook, Lamer, Netcop, Roditori, Spammer, Paladini, ecc.). Qua ce n’è una bella sfilza… http://www.freewebz.com/iosononiubbo/troll.txt
Velenia: credo sia impossibile rispondere: O è per sempre o non è (per sempre)
O ti piacerebbe di più che se è allora è per sempre?
“Il mistero della gamba barocca” un buon titolo per un libro (faccina risplendente di gioia)
DISTACCARSI
Non vi può essere matrimonio se non ci si distacca. La parola ‘lasciare’ indica che, per fare di un matrimonio un matrimonio, deve aver luogo un atto pubblico e legale.
In molti paesi l’atto legale del distacco consiste in un annuncio pubblico fatto prima dello sposalizio, e da un certificato ufficiale di matrimonio. Non è la forma esteriore ad avere l’importanza principale, ma quel che è importante è il fatto che c’è un’azione pubblica e legale.
‘Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre’. Il matrimonio riguarda più persone che non le sole due che stanno per sposarsi. Il padre e la madre rappresentano la famiglia, che a sua volta è parte della comunità e dello stato. Il matrimonio non è mai un affare privato. Non c’è matrimonio senza sposalizio. Ed è per questa ragione che spesso gli sposalizi sono celebrati con una grande festa.
‘Lascerà suo padre e sua madre’. Mentre pronuncio queste parole, il cuore vi farà male. Non si tratta certo di un fatto gioioso. Spesso infatti quando c’è uno sposalizio si piange.
Il distacco è il prezzo della felicità. Deve esserci un taglio chiaro e netto. Come un neonato non può crescere se non si taglia il cordone ombelicale, così un matrimonio non può crescere e svilupparsi fino a tanto che non c’è un vero distacco, una vera separazione dalla propria famigliaE’ duro per i figli lasciare i propri genitori, ma è altrettanto duro per i genitori lasciare andar via i propri figli.
I genitori possono essere paragonati alle galline che covano uova di anatra. Una volta nati, gli anatroccoli vanno nello stagno e nuotano lontano; ma le galline non possono seguirli. Se ne stanno sui bordi dello stagno e schiamazzano.
Non potete sposarvi senza distacco. Se non avviene un vero distacco, il matrimonio sarà in difficoltà. Se la giovane coppia non avrà l’opportunità di iniziare una casa propria, completamente separata dalle rispettive famiglie, vi è il grande pericolo che i congiunti interferiscano di continuo.
Se non ho mai dato mano a Adriano è prché mi è sembrato giusto lasciarlo fare da sé, come del resto ha dimostrato di saper fare benissimo nonostante le frequenti irrisioni e prese per il culo da parte di molti (faccina corrucciata)
non penso che adriano sia un troll. A volte è un po’ noioso (pedante?) ma anche tanti altri di noi lo siamo, chi più, chi meno, a seconda della fase lunare.
Io almeno la penso così
UNIRSI
Distaccarsi e unirsi vanno insieme. La prima azione riguarda di più l’aspetto pubblico e legale del matrimonio, l’altra riguarda di più l’aspetto individuale. Ma non sono intrecciate insieme. Non potete veramente unirvi se non vi siete distaccati. Non potete veramente distaccarvi se non avete deciso di unirvi.
Il significato letterale della parola ebraica corrispondente ad unirsi è attaccarsi, o essere incollato ad una persona. Il marito e la moglie sono incollati insieme come due pezzi di carta. Se provate a separare due pezzi di carta incollati insieme, li strappate tutti e due. Se provate a separare un marito da una moglie dopo che si sono uniti, entrambi ne soffrono, e nel caso in cui essi abbiano dei figli, ne soffrono anche i figli. Divorziare significa prendere una sega e segare in due ogni figlio, dalla testa ai piedi.
Un’altra conseguenza dell’essere incollati insieme è che il marito e la moglie sono vicino l’uno all’altra nella maniera più vicina possibile, vicini più di quanto possano essere vicini all’uno o all’altra qualsiasi altra cosa o persona al mondo. E’ una vicinità più importante del lavoro o della professione del marito, più importante delle faccende di casa o della cucina della moglie o, se essa lavora, della sua professione.
E’ una vicinità più importante degli amici del marito o degli amici della moglie, più importante delle visite e degli ospiti, persino più importante dei figli.
Molto spesso in un giovane ménage l’adulterio avviene dopo che è nato il primo bambino. Perché ?Perché la giovane moglie fa lo sbaglio di farsi più vicina a suo figlio che a suo marito. Il bambino diventa il centro della sua vita, e questo fa sì che il marito si senta un estraneo.
‘Unirsi’ in questo senso profondo, essere incollati insieme è possibile, naturalmente, solo tra due persone. Il nostro versetto biblico è un attacco inflessibile contro ogni specie di poligamia. Esso afferma: ‘Perciò l’uomo… si unirà alla sua donna’.
Forse oggi useremmo la parola ‘amare’ al posto di ‘unirsi’, ma qui la Bibbia non usa questa parola. Unirsi significa amare, ma si tratta di un amore di un tipo speciale. E’ un amore che ha preso una decisione; non è più un amore che procede a tastoni o va cercando. L’amore che si unisce è un amore ‘maturo’, un amore che ha deciso di rimanere fedele – fedele ad una persona – e di condividere con quest’unica persona tutta la propria vita.
Allora, ricapitolando, i numeri non contano, i paragoni sono sbagliati, ma i cinesi stanno peggiodi noi (per quanto riguarda il matrimonio o in generale?) Come si fa a dirlo 1)il divorzio non vale un dollaro bucato 2)sono materialisti comunisti pavloviani senza dio 3)ve ne trovo quante ne volete di altre ragioni 4)non c’è bisogno di nessuna dimostrazione o argomaetazione per stabilirlo, basta andare al numero 1.
Il post è molto garbato e ben costruito, ho trovato i commenti -soprattutto i primi- un po’ troppo viscerali per un argomento così etereo, come questa strana idea di mandare la lettera d’amore a distanza di sette anni… Perché, per esempio, il confronto tra la società cinese e quella italiana non può essere né basato sui ‘numeri’ né sul poco che ne sappiamo.
Volevo raccontarvi il poco che so direttamente dei rapporti all’interno di una coppia cinese “evoluta” e benestante (ma non neo-ricca), quella di una mia vecchia conoscenza, un astronomo cinese che ha fatto il dottorato a Padova 20 anni fa, e poi è tornato in Cina dove ora è professore all’Università di Pechino, e di sua moglie, molto più giovane di lui, sua ex studentessa, che oggi sta facendo un post-dottorato in Germania. Lei l’ho conosciuta l’anno scorso a Pechino, e ci ho passato una serata in giro per i negozi della città: persona intelligente e occidentale. Lei, che è già una figlia dell’era del ‘figlio unico’, a un certo punto mi ha detto che aveva molta soggezione del marito, che in casa era quello che comandava e prendeva tutte le decisioni senza chiedere la sua opinione… e che questo tipo di soggezione era cominciata quando era la sua studentessa, e non era mai cambiato nemmeno col matrimonio. Questo il rapporto in una coppia di persone aperte, che hanno viaggiato, con il marito che ha perfino acquisito modi di fare molto italiani, dopo i 5 anni passati qui. Mi immagino che questo tipo di patriarcato senza se e senza ma debba perciò essere molto comune in Cina.
Confesso che lì per lì mi son trovata a consigliare a questa ragazza così perplessa di “fare come le donne italiane”, e cioè di far comandare il marito, ma nelle cose importanti aiutarlo a decidere quello che anche lei condivide…
Non mi meraviglio: succede spessissimo lo stesso, nzi mi pare quasi sempre la regola. Tralascaindo le biografie degli attentatori del 11/9, basta rammentare la storia raccontata sul Fatta di una dottoressa di Emergency: prestava servizio in Afganistan, al momento di partorire la trsferirono negli Emirati. Ebbene i suoi colleghi medici, tutti allevati nelle università inglesi ed USA e, quindi, con una decina di anni di permanenza a tempo pieno nei paesi occidentali, appena scoprirono che era non sposata, non le fecero neanche vedere il bambino. Appena si sposò con il compagno francese le cose cambiarono.
Il progblema è sempre nel manico: l’anima è cambaita stando in italia? Mi sa di no e, il bello, è che non intendono per niente cambairla: l’occidente è una specie di pluna park che si lascia per tornare alla realtà.
@ Admin
FRATE LEONE è un fake, vero?
cioè vuoi sapere se è veramente un frate?
non saprei, avendo risposto che è sposato tenderei ad escluderlo…
http://www.google.it/search?aq=f&sourceid=chrome&ie=UTF-8&q=fake
questa risposta così rapida e così ironica…………bah!
No, ti confermo che sono felicemente sposato e non sono un fake.
Nè una creazione del sito. Uomo in carne ed ossa.
Andreas Hofer:
“Forse non ci siamo capiti ancora: è proprio la logica che ti porta a pensare all’esistenza di un qualche “misuratore della felicità” che trovo aberrante.”
Proprio questo chiedevo, come fate a misurare la felicità senza pensare all’esistenza di qualche misuratore. Io non credo che sia misurabile in nessun modo. Voi pero gli avete preso le misure ai Cinesi, ma i conti non tornano.
Questo è un altro punto su cui credo non c’intenderemo: il giudizio sull’ideologia della “felicità”, il “diritto alla felicità”. Chi ti dice che il mio metro di misura sia la “felicità” (tipico prodotto borghese)? Su questa terra avremo forse momenti di serenità, di pace. Ma la vera felicità non è di questo mondo. Il matrimonio non è affatto promessa di felicità, è l’intreccio di due destini. Visto sotto l’angolazione del potere la famiglia rappresenta una “cellula di resistenza” nei confronti del potere dello stato e di ogni collettività anonima, di ogni megamacchina sociale.
Per questo motivo gli adoratori della forza, i devoti del potere odiano in maniera viscerale la famiglia, ecco perché promuovono con tanta ostinazione ogni genere di relazione sessuale liquida e infeconda. Da soli siamo più vulnerabili nei riguardi dello stato e di tutte le grandi concentrazioni di potere economico-finanziario.
Questa risposta di Andreas mi piace molto…
Aggiungo che l’amore deve incarnarsi per essere davvero compiuto, ce l’ha insegnato Nostro Signore, un amore fatto solo di frasi, piaceri, parole, mettiamoci anche sesso e divertimenti, è un amore disincarnato, che non ha (ancora) preso vita e sostanza.
Un amore carico di figli, di giorni, di fatiche, di feste e momenti duri condivisi, di sonno e stanchezze, di ansie e paure da portare insieme, anche di parole di troppo e lingue morse per non aggiungere altro… ecco, questo inizia ad avere una bella sostanza su cui contare, perché ciascuno di noi vuole, in fondo, essere amato senza condizioni, non solo fino a che siamo giovani, belli, divertenti, affascinanti…
Come tante coppie di vecchi atei che vedo tutti i giorni sulle pancine dell’Antella (il paesino vicino a dove sto)
Certo! Come ho provato a dire sopra, il matrimonio è prima un’istituzione naturale e poi, a parte e per chi ci crede, un sacramento.
Nulla vieta all’istituzione naturale di funzionare senza il sacramento, anche se il sacramento (per chi ci crede) ne modifica in parte la sostanza!
Anche questa mi piace molto
@Andreas
Infatti la Mafia tiene molto alla famiglia…però incredibilmente stavolta sono in accordo con Andreas Hofer. La società liquida è un formidabile veicolo di nuovi prodotti e servizi di cui non sentiremmo altrimenti nessun bisogno
Ho usato la parola felicità, ho sbagliato, abbi pazienza, o te non la vuoi più avere pazienza, l’hai già paqssata la faSe della pazienza, prima quella anarco agnostica, poi quella del dubbio, ora quella della rivelazione e del rifiuto dei soliti discorsi triti e ritriti ma solo monologhi farneticanti sull’altro mondo i devoti del potere eccetra, che qui non ci sono, credo, e poi, invece di menare il can per L’Aia abbasa la cresta e non mancare di rispetto mai più alle persone, mi riferisco a Azzurra, e aDRIANO, NON CI PROVARE CON ME!!!
La felicità non è borghese: ma protestnate! Ricordati che la Dichairazione di indipendenza degli USA inizia proprio con questa pretesa: la ricerca della felicità.
Il resto sottoscrivo in pieno.
adriano,alvise o altri che scrivono cose distoniche rispetto ai giannizzeri del blog devono insistere: la attribuzione del trollismo ha come conseguenza la emarginazione con motivazione “plausibile”.
La soluzione è “Fare come se si amasse?” Dai commenti non trovo traccia di questa proposta….meno male.
Ma come mai Azzurra la trattate sempre in questa maniera, anche oggi? E poi dite, ma in quale maniera? non esiste mica un metro per giudicare se sia una maniera da stronzi o no? Non avete detto che non esiste alcun metro? Allora come fa a essere una maniera stronza? Sì, invece è stronza, e non deve succedere!!! (tre punti esclamativi) e nessuno dice nulla, solo noi massoni!!!
UNIRSI
L’espressione descrive l’aspetto fisico del matrimonio. L’aspetto fisico è tanto essenziale per il matrimonio quanto lo sono l’aspetto legale e quello individuale. L’unione fisica tra marito e moglie rientra nel piano di Dio tanto quanto vi rientrano il distacco dai genitori e l’unirsi l’uno all’altra.
Naturalmente, ‘l’essere una sola carne ’ vuol dire molto di più che l’unione fisica e basta. Vuol dire che due persone condividono ogni cosa che hanno, non solo i loro corpi, non solo i loro possessi materiali, ma anche tutto quello che sono, i loro pensieri e i loro sentimenti, le loro gioie e le loro sofferenze, le speranze e le paure, i successi e gli insuccessi. ‘Essere una sola carne ’ vuol dire che due persone diventano completamente una persona sola con corpo, anima e spirito, e che pure rimangono due persone differenti. Questo è il mistero profondo del matrimonio, difficile da capirsi, e che forse non possiamo capire affatto. Possiamo solo sperimentarlo.
SORRY, UNA SOLA CARNE
…”ne modifica in parte la sostanza”, (quale parte?)
In primo luogo, conferisce la grazia di stato, cioè quei particolari doni di Dio che aiutano nell’affrontare la condizione matrimoniale, in secondo luogo, un cattolico sposato vede il matrimonio come la propria personale via di santificazione.
Ma, ripeto, il matrimonio tra uomo e donna, indissolubile, a vita, non è un fatto esclusivamente cattolico e può funzionare anche sulla base di virtù umane (ammetterai che qualche virtù, anche in senso laico, ci voglia, per far funzionare un matrimonio).
Amore, nel senso più grande?
Mi sa che sbgli: se ricrdo bene nella storia a sostenere l’indissolubilità del matrimonio, oltre a SRC, c’erano gli Aztechi e una tribù della papua Nuova Guinea.
………Come tante coppie di vecchi atei che vedo tutti i giorni…………….
………….Certo! Come ho provato a dire sopra, il matrimonio è prima un’istituzione naturale e poi, a parte e per chi ci crede, un sacramento…………………
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Questo dialogo buonista del dover trovare per forza dei punti d’incontro fra ateismo e cristianesimo……….serve per non convertire gli atei ed entrare noi nel marasma più totale.
La donna è sempre stata considerata poco più di una bestia adatta solo per fare figli, spesso con altre mogli, una creatura inferiore. Persino per gli ebrei era lecito il ripudio…”per la vostra durezza di cuore………ma Io dico che il ripudio è adulterio”
Non si può non partire da GESU’ CRISTO………..è inutile filosofeggiare oggi…..l’istituzione del matrimonio MONOGAMO è cristiana e ha permeato 2000 anni di storia. Se oggi 2 non credenti possono passare una vita insieme è per la cultura ( CRISTIANA) dei 2000 anni precedenti!!!!!!!!!
Nell’impero romano cos’era la donna?
Per i barbari che invadevano cos’era la donna fuorchè bottino?
Nel medioevo ( CRISTIANO ) c’è una quantità di regine e re fanciulli MAI eguagliata.
L’illuminismo ed il rinascimento cosa hanno portato? Ditemi 10 donne nella storia dal 1500 al 1900!!!
I vari governi massoni che rinchiudevano i preti in prigione (Savoia in primis) e liberalizzavano tutto compreso il divorzio…lo facevano per la libertà della donna? BAU BAU BAU BAU!!!!!!
Maxwell, il mio non è buonismo, si chiama Catechismo. Hai presente i 10 comandamenti? Vengono cronologicamente prima del sacramento cattolico del matrimonio.
I comandamenti sono l’espressione della legge naturale, che un cattolico ha diritto di voler applicare anche nelle legislazioni civili, proprio in quanto non confessionale, ma base della morale umana (ad esempio: non uccidere, vale anche per i non cattolici, giusto?).
Tutto il resto del discorso non lo capisco, se è riferito a me. Io non cerco a forza punti di incontro, ma cerco una definizione dei problemi concettualmente precisa, proprio per non fare un calderone indistinto di tutte le posizioni. Inoltre, si chiama la carità della verità.
il mio non è buonismo, si chiama Catechismo.
??????????????
Hai presente i 10 comandamenti? Vengono cronologicamente prima del sacramento cattolico del matrimonio.
Infatti io parto da Gesù Cristo e conto solo 2000 anni.
I comandamenti sono l’espressione della legge naturale,
Mosè chi era?
sono stati i 2000 anni di cristianesimo a renderlo naturale…tranne che per Alvise e qualche altro centinaio di milioni di atei.
proprio in quanto non confessionale,
come sopra
ad esempio: non uccidere, vale anche per i non cattolici, giusto?
ASSOLUTAMENTE NO. Nella storia è esistita solo una tribù che risolveva le proprie questioni facendo della dialettica…in pratica era un processo all’americana…….risultato : ESTINTI
tutta la storia umana è costellata di guerre, da Troia ( tira più un pelo di …che una mandria di buoi) alle guerre con bombe intelligenti per il petrolio o lo scandalo Monica Lewinsky in Serbia.
La filosofia va bene se si conosce anche la storia
Maxwell, mi pare che tu stia confondendo due piani diversi. La legge e il diritto naturali sono inscritti in ogni cuore umano. Questa è la posizione della Chiesa. E sì, dentro c’è anche l’istituzione matrimoniale. E’ sulla base del diritto naturale, per esempio, che noi possiamo ambire a una legge sul matrimonio che non contempli il divorzio e che vincoli sia credenti che non credenti. Se togliessimo la base del diritto naturale, la pretesa che il matrimonio sia legalmente indissolubile, sia per chi crede che per chi no, sarebbe una pretesa contraria alla nostra Fede. Su questa ambiguità, ci siamo giocati la sconfitta del referendum sul divorzio che ha poi aperto la strada alla sconfitta del referendum sull’aborto.
Altro è osservare subito dopo che la nostra natura è gravemente ferita dal peccato originale e che perciò ubbudire alla legge naturale sulla base della sola ragione sia oltremodo difficile, e che la condizione morale dell’uomo lasciata a se stesso degrada, e che solo (o soprattutto) in un ambito cristiano, cioè in una società che usufruisce di una “forza d’inerzia cristiana” anche chi non crede sia facilitato a seguire la legge naturale. Pur senza credervi, magari. E’ proprio questo non volerlo riconoscere che spinge chi non crede (un certo numero molto ben organizzato di loro, quantomeno) a buttare fuori a calci dalla storia Dio, pensando di poterne fare a meno. E che porta al disgregarsi di ciò che la civiltà cristiana costruì.
Aggiungo che contare da Gesù Cristo è tecnicamente un’eresia.
Supporre la preparazione storica altrui senza prove, invece, solo un’imprudenza.
@ Roberto
La legge e il diritto naturali sono inscritti in ogni cuore umano. Questa è la posizione della Chiesa
Io anzichè fare il filosofo ho semplicemente fatto il cronista.Ho registrato semplicemente che negli ultimi 5000 anni sul pianeta Terra non più di 50 sono passati senza guerre.
Ho semplicemente registrato che il MATRIMONIO MONOGAMO è “un’invenzione” cristiana
@d.-perfec……. etc etc
è solo per questo motivo che ho contato 2000 anni, non in ambito religioso o catechistico, quindi non sto commettendo nessuna eresia.
Il problema vero (per me) è che qui sta diventando un covo per filosofi…come mi manca lo spirito dodicenne di Costanza……
Raga’ ma pure oggi? Ecchepalle!
Stavo pensando che siamo tutti un po’ troll. Un po’ a turno. Leggendo il link di andreas mi ci sono ritrovata in almeno una decina di categorie. E per ognuna di esse c’è almeno un paio di frequentatori abituali a cui poterla attribuire.
Detto ciò, alvi’ lo sai che ti voglio bene, ma secondo me stai un po’ esagerando.
Perché invece di polemizzare non scrivi tu cosa pensi?
Tornando all’argomento. Leggevo su una pagina di fb su cui qualche giorno fa si parlava di questi temi una frase che mi è piaciuta molto e che è un bello spunto. “L’amore non è un atto della volontà ma è un atto di libertà. Anzi il supremo atto della libertà.”
Penso che sia molto vera.
Amare è molto più che provare un sentimento. Ma è anche molto più che un atto di volontà. La libertà include ogni componente del nostro essere uomini e donne, il sentimento, la passione, la volontà, il cuore.
E così la fedeltà, perché amore e fedeltà non sono che le due facce della stessa medaglia. La fedeltà alimenta l’amore e viceversa.
Maxwell
16 settembre 2011 a 19:35 #
Persino per gli ebrei era lecito il ripudio…”per la vostra durezza di cuore………ma Io dico che il ripudio è adulterio”
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Il ripudio è tuttora lecito, per gli Ebrei e per i Musulmani. Ripudio unidirezionale: il marito può ripudiare la moglie, ma non viceversa.
si,ho scritto in fretta, pensavo che fosse più chiaro il concetto di inferiorità della donna …persino per gli Ebrei…ma mi è uscito un po’ male.
Ma mi sembra che la moglie secondo la shariha abbia il diritto di divorziare, trattenendo pure la dote.
Esperto di teologia cattolica, di diritto canonico, di diritto islamico, di storia antica e moderna, e poi? Di cos’altro? Stupiscici, o sommo!
Ma esperto dove?
Sono solo uno che legge e s’informa anche di altre religioni, senza preconcetti. E tu?
Io sto leggendo un libro della Yourcenar: ‘Memorie di Adriano’. No, non sei tu.
Naturalmente “animula vagula blandula.,,con quello che segue, solo arretratezza pagana?
Nel diritto islamico l’ uomo ha diritto di ripudiare la donna fino a 3 volte consecutive,(dopo la terza non potrà più risposarla), quando e come vuole,senza alcuna motivazione,è quello che nel diritto civile di stampo romanistico si chiamerebbe recesso ad nutum.Non c’è neanche bisogno della presenza fisica della donna per ripudiarla,può dirlo davanti ad altre persone che le trasmetteranno il messaggio.La moglie non può in nessun modo opporsi al ripudio.
La donna può chiedere il divorzio,ma per motivi tassativi che vengono valutati da un tribunale,l’uomo può opporsi e controdedurre.
La maggior parte degli studiosi contemporanei è d’accordo nel ritenere che quei paesi islamici che hanno abolito la poligamia sono riusciti nell’ intento solo perchè hanno abolito in contemporanea il ripudio.Quando raccoglievo il materiale per la mia tesi,ricordo di avere trovato la dichiarazione di una donna mussulmana che diceva che sopportare una con-moglie era infinitamente meglio che sopportare un ripudio.
NON mi sembra affatto che le posizioni dell’ uomo e della donna siano simmetriche
MI PIACE
Velenia for president
Brandy fanno bene a insistere a fare cosa? A polemizzare e fare domande su domande?
Secondo me fanno bene a restare, a dire la loro, come tante volte hanno fatto e fanno quando non si scade in questo giochino perverso di questi ultimi giorni a chi ce la più grande (la capacità di rompere le balle). Giochino a cui ci si presta un po’ tutti qua dentro, nessuno escluso (mi ci includo tra le più a rischio tra le donne di cascarci)
A me questo posto piaceva perché non era un ring e neppure un pulpito ma adesso diventa sempre di più l’uno o l’altro.
Se prima facevo fatica ad eclissarmi un po’ adesso non mi pesa più di tanto. Ne sarà felice Hal e qualcun altro, ma sinceramente prima il clima era molto più piacevole senza essere stucchevole.
Colpa di alvise, Adriano & co. o colpa dei cattolici oltranzisti e oscurantisti?
Secondo me è colpa di tutti, stiamo scadendo un po’, fino a diventare ridicoli.
Con questa vi saluto per ora, devo portare la cena a tavola.
lo immagino, ate picerebbe di più che ognuno raccontasse la sua storia, o le sue storie, la gioventù, i viaggi, ile illusioni, le girnate che uno passa, l’arte, la scrittura, le persone, le circostanze, le delusioni e il ricominciare, la vita, ma forse nessuno qui ha una vita degan che sia raccontata, solo carabattole, piccinerie, lavoricchi, matrimoniucci, pensierini, personcine, scrittorucoli, filosofanti, cacarelli umani di cui non vale la pena fare nemmeno cenno, o forse ognuno dirà invece che i loro babbi o le loro mamme o i nonni gli zii i cognati i generi eccetra le nuore i figlioli erano o sono ganzi belli strani interessanti gagliardi originali e invece no perché non è così e non rimane altro che il parlare con dentro il dogmatismo l’agnosticismo con le contraddizioni che l’agnosticismo o peggio il relativismo porta con sé il massonismo il matrimonio in Cristo le coroncine i miracoli a cui si crede o non si crede le gambe ricresciute (quello almeno era divetrente) nonc’è nulla da raccontare, da dire , da pensare, da fare c’è solo di fare il meglio che uno può, nel suo piccolo: Come fo a dirlo? non lo so!!!tre esclamativi
“La vera congiuntura sfavorevole alla crescita demografica, ed è una tendenza che viene da lontano, è la fine del matrimonio e la scomparsa delle famiglie tradizionali. Con l’idea che tutto è famiglia abbiamo azzerato le famiglie vere, quelle che creavano le condizioni più favorevoli alle nascite. La perdita di vitalità, anche in Italia, nasce da lì”. (dal ‘Foglio’ di oggi, articolo non firmato)
@Alvise,
sì, a me piace leggere le vite altrui, e non sono d’accordo con quello che scrivi, perchè penso che ogni vita valga la pena di essere raccontata. Ma non è di questo che parlavo. Non penso questo sia il posto dove raccontarsi la propria vita, ci sono altri luoghi più adatti, questo blog ha un altro obiettivo dichiarato.
Parlavo invece del modo in cui spesso si discute qua dentro.
Io penso che anche il cattolico di verità indiscutibili ne abbia proprio poche. E quelle poche sono talmente grandi da non potersi esaurire in brevi formulette, non ci basterà la vita intera per finire di scoprirle. Quindi anche il cattolico più cattolico non può pensare di possedere la verità ma ne è continuamente in cerca. E in questa ricerca il confronto con altri che sono sullo stesso cammino, ma anche con chi non ci è su questa strada, è molto arricchente.
Se peró invece che un confronto diventa un continuo battibecco, o peggio ancora se ci si mette sul pulpito a predicare, allora si vanifica tutto.
A me interessa molto ascoltare chi non crede. Non perché voglio convertirlo (chi sono io per convertire chi?) ma per comprenderne le ragioni e comprendere un po’ di più, e magari affinare e rafforzare anche le mie ragioni. Poi se tu un giorno dovessi arrivare a convertirti io ne sarei felice. Ma più che pregare, offrirti la mia amicizia e quindi condividere con te quello che penso e che ho nel cuore non penso di poter fare. E così con tutti i miei amici. In questo senso non colgo l’utilità di discussioni come quelle che a volte si sviluppano sul blog. Puro esercizio accademico? La gara a chi ce l’ha più grande?
Ma dicci cosa pensi e perché, invece di dire che il pensiero degli altri è bacato o sbagliato. Parla di quello che pensi invece di fare domande sui giapponesi o i cinesi!
Oggi il post di laura (che non commento se no arriva grozzy) ci permette di parlare di amore e fedeltà. È un tema meraviglioso che non è esclusiva dei cattolici. Perché finiamo a parlare delle statistiche dei divorziati in Cina? Mi sembra un tale spreco!
Spero di aver spiegato il mio pensiero (ultimamente vengo spesso fraintesa)
Buonanotte!
Quello che mi viene in mente da diversi giorni di questo posto è una vasca di piranhas in cui ogni tanto entra un pescetto rosso o a strisce tipo Nemo e subito tutti ( non tutti per la verità ma vorse i più muscolari) addosso a spolparlo: e tizio non capisce e caio è in malafede e sempronio non c’ha la grazia. E che Palle! Ribadisco : che sollievo e che gioia essere atei.Di tutto si ha l’impressione tranne che alcune persone credenti siano in pace con sè stessi : sottolineo l’IMPRESSIONE prima di provocare indignazione e l’impressione soggettiva non è sindacabile. Oggi ho conosciuto una monaca di clausura che ha ricevuto una dispensa speciale per restare vicino al padre morente : persona eccezionale. Si è creata una corrente di simpatia reciproca solo col contatto breve ma intenso tra chi è in difficoltà e chi cerca di offrire un temporaneo puntello.Quando sono andata a comunicarle il trasferimento del padre in un altro reparto mi ha chiesto un foglio e mi ha scritto il suo numero di telefono:non so se lo userò ma l’ho messo in borsa.Mi è parsa in pace con sè stessa.
Piccolo appunto: fosse casa mia chiederei agli ospiti di abbassare i toni ( anche se mi sentirei molto Napolitano)
“che sollievo e che gioia essere atei.Di tutto si ha l’impressione tranne che alcune persone credenti siano in pace con sè stessi ”
Questa è una frase che mi intristisce un po’ e mi fa pensare. Purtroppo quello che scrivi a volte è vero. Che fallimento la nostra fede se è questo che si percepisce da fuori!
Da una parte la fede non risolve i problemi pratici della vita delle persone, quindi se io ho una giornata di merda tra lavoro, famiglia, robe burocratiche da risolvere, conti da fare per pagare il mutuo, bambini insopportabili a causa del caldo…. e tutti i problemi che ognuna di noi può avere ogni giorno per il semplice fatto di non vivere in un eremo in pizzo alla montagna non mi si può rinfacciare “ma come, la fede non ti aiuta?”
Tuttavia esiste, e noto tante volte anche io, un’inquietudine interiore che è incompatibile con una fede vera, con la consapevolezza che esiste un Dio Padre che mi ama e si preoccupa di contare anche l’ultimo capello del mio capo, che mi perdona se faccio cazzate, che non aspetta un mio passo falso per rinfacciarmelo, che mi accoglie e mi consola. Questa fede non dovrebbe mai farmi perdere la pace, anche di fronte agli attacchi più feroci del “male”.
Eppure quella di Francesca è un’impressione che ho anche io, e talvolta so di dare anche io a chi mi osserva.
Se mi accorgo di aver perso la pace, mi allontano e mi chiudo un po’ in me stessa. E vado a fondo a cercarne le cause. Ma non sempre me ne accorgo.
Francesca, non penso che questo dipenda dalla fede in sè. Piuttosto credo ci sia il rischio che un credente a volte pretenda dalla fede qualcosa che deve invece trovare soluzione nel buon senso, nell’intelligenta, nella buona volontà… insomma nella nostra umanità. Chi non ha fede è “costretto” a far leva su tutto ciò e quindi a tante cose arriva prima e meglio del credente.
Anche per questo a me interessa molto il dialogo con chi non ha fede: mi aiuta a mantenermi coi piedi per terra e a non vivere con la pretesa di vedere miracoli ovunque.
Non si può essere santi senza essere prima di tutto molto umani. E tante volte imparo l’umanità retta e bella dai miei amici atei. In tante cose ho da imparare da chi non crede e non lo dico per piaggeria, avrei tanto da raccontare in questo senso.
Anche su temi come quello di oggi: la fedeltà nel matrimonio, che qua dentro sembra appannaggio dei cattolici…. no raga’, non sono d’accordo. Il sacramento eleva qualcosa che è già buono di per sè. Il valore della fedeltà, della monogamia, è scritto nella natura umana. Natura poi ferita dal peccato, siamo d’accordo. Ma io ho trovato esempi di fedeltà, proprio in amici atei che mi hanno a volte dato delle lezioni esemplari in tal senso.
France’ mi piacerebbe incontrarti un giorno! Intanto buona giornata
Condivido (!) con fefral e francesca l’impressione che a volte coloro che dicono di credere non sembrano essere né appagati, né felici, né in pace… In parte parlo per me, in parte è un’impressione generale che a volte si respira. Sarà mai possibile che noi cristiani dobbiamo andare in giro sempre come gente a cui manca qualcosa??? Credo che Dio la sua parte la faccia sempre… è la nostra adesione a Lui che non sempre è radicale e gioiosa! Grazie a Dio non sempre è così (vedi la suora che ha incontrato Francesca)… Tuttavia mi chiedo e chiedo a Francesca se è davvero un sollievo e una gioia essere atei! E’ davvero così? No perché allora si potrebbe dire: Grazie a Dio non sono credente!!!
Eccomi qua!
interessante la proposta cinese della letterina….. sarebbe un incoraggiamento? lodevole tentativo, ma secondo me tiene poco. Un po’ di tempo fa vivevo un periodo di stanca del mio matrimonio, così decisi di riprendere in mano le vecchie agende che tenevo nei primi anni in cui io e mio marito eravamo fidanzati. Ogni giorno ci scambiavamo degli sms che io puntualmente annotavo su questi diari. I classici messaggi da innamorati. Ho 3 agende piene. Così pensavo che ridando un occhiata a quelle brevi missive, avrei rinfrescato la memoria del roseo passato. Inutile dire che dopo aver sfogliato le pagine mi sono incazzata ancora di più. L’unico pensiero dominante era “non è più come prima!”. E per parecchio tempo silenziosamente dentro di me ho contiunato a recriminare. Stavo coltivando nel cuore un malessere, un astio, un rancore nei confronti della vita e anche verso di lui, mio marito. E anche se non parlavo, si vedeva la mia acredine nelle cose che facevo. E lui ne ha sofferto. Ci siamo saltati in testa per piccole discussioni. Ogni occasione era buona per tirar fuori i “te lo avevo detto” i “lo sapevo che finiva così” etc etc etc.
Però sentivo dentro di me che non potevo lasciarmi andare così, che se ci eravamo sposati qualcosa che ci doveva aver unito doveva esserci stata. Ho incominciato a pregare. Non che mi mettessi proprio ferma a dire litanie, ma mentre facevo tutti i mestieri di casa, ho cominciato a chiedermi che senso avesse fare quello che c’era da fare, uguale e tutti i santi giorni. Siccome non sono brava a fare grandi discorsi a Dio, mi sono messa con pazienza a dire un’Ave Maria mentre passavo l’aspirapolvere, o mentre salivo in macchina per andare a scuola. Poi ho cominciato a confrontarmi anche con un’amica. E lì davvero la mia fede è stata messa alla prova. La mia amica è agnostica e sposata solo civilmente. Certe mattine che eravamo di cattivo umore entrambe, si finiva per parlare male dei mariti, dei loro difetti. E il cuore ha cominciato a farmi male davvero. Come facevo a dire tutte quelle cattiverie? sì, certo, a volte le piccole manie maschili ti tirano fuori la battuta, la risata. Ma ho cominciato a chiedermi che differenza ci fosse tra il mio matrimonio, religioso, e quello civile. In tutti e due i casi si spera nella durata eterna. Ma mi sono resa conto, alla prova dei fatti, che io ripongo la fiducia non solo nella mia capacità di amare, di sopportare, ma nella possibilità che Qualcun’altro si faccia strada, se chiamato, nelle mie difficoltà. Devo solo fare memoria di questo, non del “c’eravamo tanto amati….”.
VENI SANCTE SPIRITUS.
Poi ci saranno lo stesso momenti di stanca, di sbuffo. So che se dovessi contare solo su di me sarei fritta, cioè o sopporto morendoci dentro oppure scoppio. Ma se miro lo sguardo un po’ più su, allora tutto cambia. E sono felice di stringere mio marito quando torna dal lavoro. Oggi mi ha regalato una rosa.
@ Coraggio Giuliana,io ho fatto di peggio ai tempi del mio “settimo anno”,mi sfogavo con una “amica” cattolica-colta-intelligente-elegante-mi sento tutta-,e lei(l’ho scoperto dopo) si serviva delle mie confidenze per farsi quattro risate alle mie spalle con i suoi amici.
Chi trova un amico trova un tesoro, e l’ amico è anche chi ti dice “ma che dici!” al momento giusto.
Modesta proposta: che possano scrivere dei post semplici partecipanti cominciando dalle donne : DANICOR che ha già inserito nei commenti dei quadretti di vita sudamericana e non che a me mi sono sembrati scritti davvero bene e pieni di spunti (la Garcia Marquez della padania, Giuliana che con la penna ci sa fare anche disegnare benissimo, FEFRAL, la cui ricchezza di spunti e ormai conosciuta da tutti, Luigi, lo scrittore cisalpino trogloditico, ma pieno di intelligenza e cultura, Andreas Hofer, un sud-tirolese con tutte le capacità per mettere in tavola idee e situazioni, Alessandro penultimo, Cyrano ultimo, perchè hanno già scritto, Velenia, una bella intromissione di Sicilia e banda bassotti, e questi credo possano bastare come esperimento, tanto per lasciare anche un po’ in pace le nostre Raffaella e Laura che hanno già tanto da fare con le loro inchieste giornalistiche, e forse anche dare fiato Costanza che così potrà dedicare più tempo alla famiglia e al suo nuovo libro…Naturalmente sempre sotto la supervisione di Admin Cyrano Alessandro Paul Bratter e Grozino
e alvise?
…e poi, a girare, Scriteriato, perfectioconversationis, turris davidica, adriano, frate leone.
O, a discrezione della Titolare, giornalisti coi controcazzi, per introdurre altre voci, come aveva già proposto Salvatore.
Scrive un teorico del pensiero islamico :
La famiglia è il primo nucleo della vita umana Ė nella famiglia che si formano i tratti fondamentali del carattere dell’uomo ed è per tale ragione che la famiglia è l’elemento base di ogni civiltà.
Consideriamo, pertanto, in primo luogo la normativa shara’itica relativa alla famiglia. Una famiglia si compone di marito, moglie e figli. I precetti dell’Islàm che riguardano la famiglia sono molto espliciti. Essi assegnano all’uomo la responsabilità di svolgere un’attività produttiva remunerata, di fornire alla moglie ed ai figli tutto quanto è necessario e di proteggerli dalle vicissitudini della vita. Essi assegnano alla moglie la responsabilità di dirigere il focolare domestico, di allevare e di educare i figli, di fornire a suo marito ed ai figli ogni agio e tutta la felicità possibile…………
@Alvise,infatti non ho mai detto- che schifo il diritto islamico-.anzi mi sono appassionata così tanto che l’ ho studiato e ci ho fatto la tesi di specializzazione, e avrei continuato se le circostanze della vita non me lo avessero impedito.E sai da dove è nata la passione?Dall’ approdondire il senso religioso, dallo scoprire che le religioni nascono tutte come risposta dell’ uomo al senso religioso,che gli iniziatori di religioni erano coloro che dentro un popolo poetavano su Dio,che nessuno di loro si è detto Dio,tutti tranne U.Per questo il cristianesimo non è propriamente una religione ma un Avvenimento.Ma questo è un altro discorso,Comunqueno
Comunque,Maometto ha trasformato tribù di beduini in un popolo e il diritto islamico ha sicuramente dato diritti alle donne che prima non ne avevano alcuno( era lecito e preticato l’ infanticidio delle bambine,come oggi in Cina e India),ma il Cristianesimo ha fatto di piùPrendi il ripudio,Il diritto Islamico lo regola (prima era del tutto senza regole),Gesù dice che non è lecito ripudiare la moglie,infatti i discepoli gli rispondono:-Ma allora non è conveniente sposarsi- Come oggi,praticamente
Ci sono come sempre ampi stralci di quel che scrive Fefral su cui non sono d’accordo, ma questa non è una novità. 😀 Però vorrei stavolta quotare quel con cui sono d’accordo e cioè in breve “ecchepalle”. Visto che si stanno facendo alcune proposte vorrei anch’io mettere i miei due spiccioli nella conversazione – poi, se avrò tempo e voglia cercherò anche di motivare il mio suggerimento (ma adesso mi aspetta il pranzo!).
E se venisse posto un tetto limite di non più di 4-5 commenti per CIASCUNO per ogni post? Una regola semplice di applicazione, equa che nessuno può lamentarsene, utile per ridurre il guazzabuglio, che costringe a scrivere solo se si ha effettivamente qualcosa da dire invece di voler far perdere tempo al prossimo, che costringe a riflettere prima di scrivere e così magari anche ridurre la temperatura del sangue prima di postare (ché se no mi “consumo” un intervento).
Così, solo un’idea.
PS: bella la tua testimonianza, Giuliana, grazie!
Scusa Roberto, nella lista dei “candidati” ai posto volevo scrivere Roberto e ho scritto Alberto. Ecco fatto, Roberto, anche.
Io, Alvise, sono d’accordo con il limite dei commenti a tre quattro cinque massimo.
Ma scusate un attimo: chi l’ha detto che avere la fede ti fa essere in pace con te stesso? Spiegatemi per piacere cosa significa essere in pace con se stessi, perchè io non lo sono mai. Quelle volte che mi sentivo in pace non mi fermavo mai a fare una preghiera, avevo smesso pure di andare a messa. Aderivo ad una ideologia cristiana cattolica, ma non ad un avvenimento. Quando invece ti trovi davanti ad un fatto, che per giunta ti provoca dicendo di essere la Verità, se permettete io non mi sento tranquilla neanche un po’!
Mi piace!
Vedo molta stanchezza e scoraggiamento in giro. Su con la vita. Ci sono delle discussioni che provocano prese di posizione, rabbia interiore e che diventano dispute, quello è il momento di fermarsi e se possibile bevete uno o due bicchieri di vino e tutto vi sembrerà diverso.
eh sì, scriterià, ci voleva!
Salute Scriteriato, funziona
La pace di cui parlo è quella di chi si sa figlio di un Dio padre che tiene contati tutti i capelli del nostro capo.
Quella che a volte mi succede di provare quando prego, quando ricevo Gesù nell’eucarestia. Quando guardo negli occhi i miei figli e vedo in loro Gesù (quelle rare volte che sono tranquilli e buoni 🙂 ). Quando nonostante sembra andare tutto storto ma io ho fatto tutto quello che potevo fare so che va bene così, e mi abbandono in Dio. La pace che arriva dall’abbraccio di Dio. Questa è la pace di cui parlo. È rara, preziosa. Ma è quella la conseguenza di una fede vissuta fino in fondo.
Una pace così sarà completa solo dopo la morte. Ma gia in vita è il segno della presenza di Dio in noi.
Roberto su cosa non sei d’accordo con me? Mi interessa.
Alvi, vedi che NOI cattolici tante volte abbiamo posizioni diverse?
Sui commenti…boh, mi sembra un po’ una cosa per bambini immaturi quella di limitare il numero dei commenti pro capite. Ma forse è di qualcosa per bambini che abbiamo bisogno
E con questo commento io per oggi ho chiuso ho superato il numero 5.
Se poi il provvedimento fosse retroattivo mi toccherà stare zitto per almeno tre quattro mesi, minimo.
Avete notato? Nessun punto esclamativo.
Fefral :come sempre hai centrato nel segno spiegando come meglio non si potrebbe. Se uno è convinto di conoscere la Verità rivelata o no (non me ne intendo),sa sempre come deve comportarsi perchè c’ha il libretto delle istruzioni in italiano, ha le certezze inossidabili dove altri hanno dubbi, sa che dopo morto ritrova anche tutti i suoi cari e il padreterno che lo aspetta a braccia aperte , c’avete il capo supremo che vi vuole bene: scusate ma che volete di più per essere in pace con voi stessi?Certo poi dite che siete peccatori ma potete sempre redimervi .E’ come quando ti metti a dieta e poi sgarri : lo sai quante calorie devi assumere, si tratta di darsi una regolata.
Per quanto riguarda i commenti dico solo che odio la violenza anche
quella verbale
Scusate: mi ero dimenticato di suggerire tra gli ipotetici scrittori di post FRANCESCA MIRIANO, l’avevo rimossa, forse perché lei è a un livello stratosferico come classe di scrittura, (insieme a Fefral e alle altre e altri)e lucidità scientifica di pensiero, con tracce anche di umanità.
MI PIACE E SONO D’ACCORDO CON ALVISE
D’altronde, è cugina del Genio cosmico, ed il sangue non si sciacqua!!
Sono al lavoro e riesco a leggere a spizzichi. Fefral anche a me piacerebbe incontrarti :chissà vivendo in Padania entrambe potrebbe succedere. Essendo poi estimatrici di Alvisino abbiamo un punto in più in comune.Cosa vuol dire essere felicemente atei? Vuol dire che quello almeno non è un problema: quella di avere un Principale è una necessità che non ho da moltissimo tempo.Immagino l’Universo immenso e non mi dispiace affatto pensare di far parte di esso, di essere un granellino di nessuna importanza. Mi risulta difficilissimo credere che non ci siano altri miliardi di forme di vita e che un dio abbia scelto proprio noi per mettere su tutto quell’arzigogolo. Quando poi tutto sarà finito la mia materia tornerà a far parte di tutta la materia dell’universo nella forma che il caso sceglierà.L’unica cosa che mi terrorizza è la sofferenza per qualcosa che possa accadere a chi amo; per la mia sofferenza fisica non ho eccessiva paura. Tutto ciò non significa che io sia pacificata: sono tendenzialmente per il bicchiere mezzo vuoto. Le mie pere mentali vertono su altro e non mi pare la sede per trattare l’argomento. Quando leggo tanta intolleranza sono felicissima di non essere così e sono felice di essere in grado di stare in un blog che per me è l’antimateria. Non solo ma di averci trovato Paola, Fefral e Danicor ma anche Luigi ( quando non è violento) e Scriteriato : gente che sa a volte anche ridere di sè stessa e guarda anche di là dal muro. Insomma :la Credenza non è un problema per me.
“Quando poi tutto sarà finito la mia materia tornerà a far parte di tutta la materia dell’universo nella forma che il caso sceglierà”.
Con tutto il rispetto: è più difficile credere a questo piuttosto al fatto che ci sia un Creatore e una Vita Eterna!
no, francesca… in padania ci ho vissuto, ma adesso non più. Però per lavoro capito spesso (e con gran piacere perchè ci ho ho lasciato il cuore) a milano. Chissà che non si riesca a vedersi una volta!
Fefral: Dopo queste ultime rivelazioni mi sbilancio e dico che sei di Napoli…
non divulgo informazioni così personali in pubblico 🙂
Io opererei invece alcune distinzioni fondamentali, senza pretese ma anche nella consapevolezza che c’è il rischio di fare confusione.
Un conto è la pace nel senso di “abbandono fiducioso”. Esaurite le nostre umane risorse, impiegati a fondo i nostri talenti naturali, affidiamo fiduciosi a Dio l’esito delle nostre sorti e delle nostre azioni. Il fanatico, per definizione, è colui che è incapace di questo abbandono fiducioso e cerca ossessivamente di plasmare il mondo a sua immagine. O meglio, a immagine dell’idolo interiore. Da qui l’aspetto scomposto e “sragionante” della violenza esercitata dal fanatico.
Altra cosa è il conseguimento dell’armonia (unità) vita-spirito. L’uomo è diviso in sé stesso: il conflitto interiore tra vita e spirito che agita ogni essere umano, effetto sia del peccato (la metafisica del peccato è la metafisica della separazione), sia della nostra condizione umana.. Il raggiungimento dell’unità interiore richiede una vera e propria lotta, non per “emanciparsi dal vincolo della passioni” ma per orientarle al vero e al bene. Le passioni e gli istinti non sono domati e tantomeno soppressi, ma addomesticati. Tanto è vero che san Tommaso distingue un’ira immoderata e un’ira moderata. Quest’ultima è addirittura necessaria nell’adempimento dei propri doveri (un magistrato incapace di adirarsi per l’ingiustizia è da temere come la peste).
Nei santi la vita dello spirito è calda, quasi fisicamente palpabile, perfino respirabile. Ma sovente è l’esito di una lotta feroce (“Non sono venuto a portare la pace, ma la spada”), in primo luogo con sé stessi, contro gli idoli sempre in agguato.
Altra cosa ancora è il temperamento, il carattere della singola persona, spesso confuso con imperfezioni spirituali: una Santa Teresa d’Avila o una Santa Caterina da Siena tutto si possono descrivere fuorché come “pacifiche”. Ed era “pacifico” il serafico padre Francesco nel consegnare i frati maledicenti al “pugilatore di Firenze” per farli tornare a più miti consigli? In alcuni un certo stato di tensione interiore, un dissidio interno è invece un terreno propizio alla manifestazione della grazia.
E un’altra cosa ancora sono le cosiddette “false sublimazioni” o “illusioni interiori”, “sentimenti misti”. È il caso più classico di mancato conseguimento dell’unità vita-spirito (dal punto di vista pratico dentro ci siamo, in gradi diversi, tutti noi peccatori). Quando permane un dualismo, quando il vizio non è sublimato “verso l’alto”, i vizi frustrati che assumono la maschera della virtù loro opposta: la “carne” si maschera con le vesti dello spirito. Da qui quell’aspetto soffocante, giudicante e intransigente del moralismo. I santi, quelli veri, non temono di chinarsi sulle membra ferite dal peccato che tante volte ha legato anche la loro carne. “Bisogna essere liberi per visitare i prigionieri” (GTh).
grazie andreas. Non riesco ad essere così ordinata nell’esposizione 🙂
La pace di cui parlavo io è la prima. Quella che contrappone il credente al fanatico.
Questa pace è compatibile con un temperamento focoso, con un’ira “moderata” e giusta ma non violenta, con quella tensione interiore cui pure fai cenno che altro non dipende che dalla consapevolezza di non essere perfetti ma perfettibili e quindi ci porta a non accontentarci di come siamo ma a cercare di migliorarci.
Non solo questa pace è compatibile con “la spada” di cui parla Gesù, ma è condizione necessaria perchè questa spada vada a tagliare quello che deve essere tagliato e solo quello.
Sì, l’abbandono fiducioso ci leva l’inquietudine nel senso di “ansia da prestazione”. Come scrive Tolkien “non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare”.
A noi è chiesto di agire in modo giusto, non di instaurare la giustizia sulla terra. E questo è il presupposto per cominciare a cimentarci nel “conflitto interiore”. Così come siamo, col nostro carattere e la nostra personalità, i nostri talenti, ecc.
Dal canto mio, da bravo montanaro, ammetto di essere talora piuttosto rude, cavernicolo e troglodita. C’è un lato tagliente in me che l’irritazione fa venire a galla e, penso si sia notato, non sempre l’ira è temperata al punto giusto… Poi ci sono i fattori scatenanti (ad esempio quando vedo un fratello/sorella nella fede irriso e sbeffeggiato per non aver incensato il Politicamente Corretto), ma è meglio che non mi addentri. Non è molto importante. Di certo la strada è ancora molto lunga, molto in salita, molto impervia. Anche per un montanaro.
Uno dei miei principale nemici è l’ignoranza intesa come opposto di sapienza non come opposto di cultura. E siccome la sapienza viene dall’alto si scontra con l’ignoranza che sgorga dai bassi istinti, dai bassi livelli.
RISPOSTA ALLA PROPOSTA DI ALVISE:
è interessante ma ho delle obiezioni:
1) la proposta prende in considerazione un universo blog circoscritto ai commentatori. So per certo che ci sono tantissimi lettori che non intervengono e che non leggono i commenti per loro i commentatori abituali sono dei perfetti sconosciuti
2) i 4 autori sono sufficienti e, ognuno con le sue peculiarità, caratterizza il blog; allargare a voci troppo diverse lo snturerebbe.
Chiaramente, come facciamo con le special guest, prendiamo in considerazione post eccezionali quindi chiunque può scrivere e proporre (la mail è quella che sta nel profilo di Costanza), ovviamente non pubblichiamo qualsiasi cosa indiscriminatamente.
Grazie a tutti
Ovviamente…
Ho sentito parlare alla televisione Don Gallo. Almeno lui parla la lingua umana.
Non mi è sembrato quel “puzzone” che avete detto.
‘Con tutto il rispetto: è più difficile credere a questo piuttosto al fatto che ci sia un Creatore e una Vita Eterna!’
Non si tratta di crederci :è ‘ un dato di fatto e lo dicono pure le Scritture.siamo polvere e polvere torneremo. Poi attorno ci puoi mettere quello che vuoi.
‘A noi è chiesto di agire in modo giusto, non di instaurare la giustizia sulla terra’
Premesso che questo tono, caro Hofer, mi risulta più digeribile di altri tuoi interventi ( per quanto possa valere il mio giudizio), questo è uno dei problemi di più difficile soluzione. Agire in modo giusto:a parte alcuni comportamenti ‘basic’ condivisibili presumo da gran parte del genere umano ( non ammazzare , non dire falsa testimonianza,onora i genitori)
già si presenta qualche problema sul non fornicare e sul non desiderare la donna d’altri
per non parlare della roba d’altri e del santificare le feste.Il peggio viene col tentativo di staurare la giustizia sulla terra:a me risulta partiicolarmente ostico l’accettare che alcune leggi dello stato risentano della pretesa di una religione di rappresentare la Verità
“a me risulta partiicolarmente ostico l’accettare che alcune leggi dello stato risentano della pretesa di una religione di rappresentare la Verità”
Pure a me. Penso che una cosa siano principi base condivisibili e condivisi da un po’ tutti gli esseri umani (esistono, sono universali e prescindono da una o dall’altra religione), un’altra sia invece imporre tout court una visione solo perché una religione la considera LA visione.
ps: tra i principi base non considero il “diritto alla stupidità”, il quale, ripensandoci, dovrebbe essere un po’ limitato dai principi base stessi; visto che sono comuni al genere umano, questo dovrebbe essere semplice.
Prima che saltasse tutto lo spazio commenti volevo aggiungere che nonostante non sia richiesto di instaurare la giustizia sulla terra a volte certi comportamenti e atteggiamenti nonchè certezze incrollabili. fanno invece pensare che sia questa la ‘mission’ del manualetto di istruzioni utilizzato
Aggiungo anche che ho comunque rispetto per la ‘ricerca’ anche travagliata di una Verità purchè non sia pretese di essere La verità. Io so che sulla Terra le leggi di Newton sulla gravità funzionano così: non so però se valgono anche in un ‘buco nero’ che attrae perfino la luce.
Ciao,
sono in un periodo di “total eclipse of the blog”…
Finisco ora di leggere i 220 commenti al post bellissimo di Laura.
Intervengo velocissimamente per ringraziare le parole di Alvise e di Francesca nei miei confronti, GRAZIE!
Francesca, tu scrivi:
“Quando poi tutto sarà finito la mia materia tornerà a far parte di tutta la materia dell’universo nella forma che il caso sceglierà.”
Il caso non sceglie.
A meno che “il caso” non sia una persona, un’intelligenza creatrice (Dio?).
Un lapsus della mia atea preferita?
@ Fefral
Anzi tutto, era la questione della Fede che dovrebbe far sentire in pace con se stessi, che così quando si perde (la suddetta pace) allora è sicuro che c’è qualcosa che non va. Ma vedo che questo punto è stato ampiamente sviscerato e puntualizzato e quindi posso limitarmi ad aggiugere qualche “pensierino” mio.
Come ha scritto Giuliana nel commento delle 14.05… ma quando mai?
Questo è un punto importante a mio modo di vedere, perché nel voler insistere e ribadire (solo) questo aspetto senza precisarlo come è stato fatto nei commenti seguenti, si finisce per introdurre l’idea che chi ha la Fede debba essere sempre “pacifico-sereno-quieto”… balle!
A me ‘sta frottola m’ha fregato per parecchio tempo. Ok, m’ha fregato anche perché, a un certo punto, mi “faceva comodo” che mi fregasse, ma questo è quanto. Come per Giuliana, mi aveva spinto “in una ideologia cristiana cattolica”, e da essa piombato in una tiepidezza spirituale viscida come sabbie mobili, dalla quale ero passato nel peccato mortale. Ma avevo una serenità d’animo che non si può immaginare. La strada ampia, quella comoda e rilassante e leggermente in discesa… bhe, è quella la strada della perdizione. La strada della salvezza è stretta. E’ proprio piena di strettoie per attraversa le quali ti ci devi speremere dentro a forza. Il che inevitabilmente fa male. La tua frase “l’inquietudine interiore è incompatibile con la fede vera” mi aveva perciò fatto saltare due spanne sulla sedia (prima che tu la precisassi, s’intende).
Tu pensa un ateo (o agnostico che sia) che diventa cattolico, e non lo sa proprio che cosa dovrebbe aspettarsi di provare o non provare. Poi tutti gli raccontano, in tante salse diverse, questa storiella della “serenità”, ma senza precisargliela tutta, senza raccontare tutto, magari per la preoccupazione di offrire sempre “il lato migliore” della Fede (come il lato migliore della faccia per le foto), trascurando la lotta spirituale, o magari perché sono dei catto-sadducei da parrocchia 😀 e manco loro hanno le idee chiare, o per tante altre ragioni, che ne so, anche le migliori di questo mondo…. qual’è il risultato? Il risultato è molto semplice: che il povero ex-agnostico di turno si convincerà che restare tiepido sia la cosa giusta. In fondo, non mi dicono che deve esserci questa bella serenità e blablabla. Perciò, se già la vita, che è una grama rottura di balle come ben ci insegna il nostro buon Alvise, viene resa anche più difficoltosa, allora devo restare così e la fatica penosa di essere “cosà”, quel che è sempre stata chiamata “lotta spirituale”, è un rimasuglio di una religiosità sbagliata ma-meno-male che si può ormai abbandonare ecc ecc. Poi, dato che la strada ampia della perdizione è, diciamocelo francamente, veramente una strada ampia e, a viste umane, bella comoda, la nostra natura incrinata dal peccato presterà volentieri orecchio a certe inclinazioni, e voilà, il pasticcio è fatto.
Io non sono mai d’accordo con quanto scrive la cugina del Genio Cosmico nonché Francesca Miriano ma, accipicchia, una cosa l’ho apprezzata e la posso condividere. “Meno male essere atei”. E perché no? Se non ci fosse la vita eterna, senz’altro meno male essere atei o agnostici. Perché scandalizzarsi o dispiacersi di una frase del genere? Apprezzo l’onestà e la condivido con una precisazione: sì, se NON c’è la vita eterna è meglio. Questo lo dice anche San Paolo. Se non c’è la vita eterna, la resurrezione dei morti, noi siamo i più ridicoli, patetici, imbarazzanti tra gli esseri umani. Cosa c’è di strano in questo? Al contrario.
Essere atei, essere agnostici, risparmia molta fatica, fa sentire belli integrati col mondo (ovviamente)… non è giusto dire a chi non crede “ah, ma ti sentirai meglio con… ‘la credenza’”, come la chiama Alvise. Forse che sì, forse che no. Magari più no che sì. Quanti santi si sono beccati camionate di dolori fisci e/o morali che si sarebbero risparmiati alla grande se non fossero diventati cattolici? Io, a uno che non crede, mi sentirei più di dire “ok, vuoi diventare cattolico? Sappi che ti aspetta un bel po’ di merda. Poi, sottolineo poi, ci sarà anche del buono.”
Se poi mi posso permettere di sviluppare la frase di Francesca Miriano “ma meno male essere atei.”, il retropensiero, tutt’altro che irragionevole, potrebbe essere il seguente: ma io dovrei buttare per aria quel che sono per cercare qualcosa di incerto che non si sa neanche se c’è, vagliando non si sa in che modo tra le varie “offerte” religiose sparse per il mondo. E’ ovvio che non è accettabile diventare, chessò, cattolici solo perché si è nati in Italia, piuttosto che scintoisti se fossi un giapponese. Ammettiamo pure non si sa come di arrivare a capire quel’è la scelta giusta, scelta per la quale il sentimentalismo, l’emotività, non sono ovviamente la risposta giusta, perché ciascun credente con la sua credenza (ma che è la credenza, un mobiletto dell’Ikea su cui appoggiare i santini e le immaginette sacre?) dice più o meno le stesse cose – che sta meglio adesso di come stava prima, che lo aspetta un mondo più bello e migliore nel quale ci saranno coniglietti rosa e saltellanti a strusciarglisi sulle gambe o qualsiasi-altra-cosa a essa equivalente. Dopo essermi spaccato/a la testa a morte per raggiungere una (certezza?) dovrò però sapere di ritorvarmi in una cacofonia nella quale ciascuno tira le cose dalla propria parte, saltandosi sui piedi l’un con l’altra. Ma allora, se comunque pare (si badi bene, pare) che anche una volta che l’Ikea mi ha messo in casa la credenza, sono punto e a capo, come mi dimostano costoro, ebbene una bella pernacchia a tutti quanti non gliela leva nessuno. Tanto vale che viva la mia vita come trovo sensato e come mi garba; vengo poi rassicurato/a che se faccio il bravo/la brava, la posso sfangare lo stesso, e altrimenti, all’inferno tutti e smettetela di rompere. Tanto se sbaglio religione sono fottuta, se dentro la reglione “giusta” sbaglio, son fottuta di nuovo, non è affatto detto che stia “psicologicamente” meglio di adesso, per poi ritrovarmi lo stesso a fare la vita che farei in ogni caso. E se Dio c’è, ebbene, poteva rendere tutta questa faccenda del riconoscerLo e dell’ubbidirGli un po’ più semplice di come l’ha fatta, se proprio ci teneva così tanto a noi, come mi viene “venduto” da tutti questi piazzisti di mobiletti con le loro varie credenze – e se Egli c’è, quando sarà il momento non mancherò certo di farglielo notare!
A me pare che non faccia una grinza, come ragionamento. Un po’ empirico, forse, ma con un suo senso.
E’ un ragionamento che ha un suo senso, ma è un ragionamento tutto “in orizzontale”. Dimentica la vita eterna, o meglio: dimentica che c’è la morte e dopo di essa: dissoluzione, oppure eternità. Ed è da sottolineare un altro punto: se c’è la dissoluzione, a essa non si può sfuggire, è ovvio. Ma anche se c’è la vita eterna, a essa non si può sfuggire. Anche in tal caso, non è un destino al quale ci si possa sottrarre, che ci si creda oppure NO. E infatti, a voler essere davvero individui ragionevoli, una volta collocati nella posizione agnostica, l’unica cosa razionale da desiderare è il non esser mai stati tratti dal nulla. E’ esistere la condanna peggiore, ma NON perché ci potrebbe essere, alla fine della nostra vita, la nostra dissoluzione, dal nulla nel nulla. No, è proprio perché potrebbe anche NON essere quella la parola ‘fine’. E’ lì che comincia a tirare aria grama.
Per questo la prima risposta che a me viene alla domanda “ma a che cacchio serve la fede?” è “bhe, non finire all’inferno mi sembra già un buon inizio” E per non finirci, noi abbiamo un bisogno disperato di essere redenti. Te la ricordi, la prima incornata che abbiamo avuto? Verteva esattamente su questo, no? Qua tutto sta o cade. Non basta amare i propri figli 😉 Non basta, perché NIENTE basta. E a me la contemplazione dell’inferno che mi (ci) aspetta ha sempre fatto tantissimo bene. Tanto che trovo veramente contrario alla carità fraterna dire a un mio fratello o sorella in umanità “vai tranquillo, che tanto è facile che ti salvi comunque…”
Invece, io non so, forse per uno strano complesso di inferiorità che un paio di secoli di fasulla storiografia ha cacciato in testa ai cattolici, sembra che adesso si debba far di tutto per convincere chi non crede che la Fede non serve tanto per la vita eterna, ma essenzialmente per la vita terrena, e quindi sostenere a tutti i costi che la vita di cattolico debba essere una serena e (interiormente) quieta passeggiata, mentre è una lotta quotidiana, interiore ed esteriore. Non so gli altri ma io, se potessi, questa lotta me la risparmierei più che volentieri e infatti me le sono inventate tutte per risparmiarmela. Lo stratagemma di dirmi “ah bhe, ma così sto meglio, sono sereno, non mi arrabbio mai, accetto pressoché qualunque discorso da chiunque” era il mio (segreto) cavallo da battaglia. Era pure vero!
E adesso? E adesso invece no. Quando c’è da combattere, devo combattere. E’ cosa dalla quale non mi posso più esimere (che poi spesso lo faccia lo stesso ricorrendo al silenzio è un altro paio di maniche… ). Ed è una cosa che mi fa -sistematicamente- male, sia che “vinca” sia che “perda”. Infatti non accetto la storia che non si possa arrivare allo scontro, che non ci si possa anche dare qualche sana legnata sui denti – seppure, è sempre bene farlo con uno stile elegante, se possibile. Il pacifismo, l’irenismo, è un’antica eresia che non appartiene al mondo cattolico che invece ha sempre partorito, tra gli altri, sia guerrieri veri e propri che “guerrieri” della ragione, polemisti, apologeti, ecc. Basta leggere il vigore con il quale credenti e non battagliavano e polemizzavano, mica tanto tempo fa (un secolo o due, un’inezia, insomma).
Per logica conseguenza, discordo anche su questo punto:
“che sollievo e che gioia essere atei. Di tutto si ha l’impressione tranne che alcune persone credenti siano in pace con sè stessi ”
Questa è una frase che mi intristisce un po’ e mi fa pensare. Purtroppo quello che scrivi a volte è vero. Che fallimento la nostra fede se è questo che si percepisce da fuori!
Non solo questo è inevitabile, come ho cercato di spiegare più sopra, io lo trovo del tutto naturale. Né un successo né un fallimento. E’ così e basta. E’ come il Santo Sepolcro! Diviso tra le varie confessioni cristiane, cattolica, ortodossa, copta (forse?) e altre, in cui ciascuna confessione difende il suo pezzetto di spazio, e se gli altri sconfinano, ci si prende a cazzotti nei denti che è una bellezza. Noi siamo sacchi di immondizia, e l’amore è l’amore. L’amore non è fatto per lasciare andare chi si ama, tanto meno nelle mani di altri. Questo è quanto. Perché le cose stanno così? Tanto vale chiedere al Signore il senso dei Suoi decreti. Ma non è questo il cuore della nostra fede, Fefral?Crediamo o no che il Signore sia nato in una stalla per vivere una vita anonima, una breve predicazione costellata da più insuccessi che successi, finito morto nel modo più ignobile tra due ladri, seguito da un codazzo di poveracci vili e litigiosi che non capivano niente o quasi di quel che succedeva? Perché Dio si nasconde in questa maniera?
Allo stesso identico modo, è necessario uno sguardo che vada oltre per oltrepassare le nostre miserie e scorgere Chi si è posto alle nostre spalle. La pretesa che la nostra fede debba “percepirsi al di fuori” come lo intendi tu, e sia un fallimento nel momento in cui non lo fa, trascura il “modus operandi” del Signore. Io e te probabilmente avremmo fatto diversamente, ma chi siamo, noi, per mettere in discussione i decreti di Dio? “Scandalo e follia per il mondo”. Sì, chi non crede guarda, legge e sbuffa. Anche molti cattolici, va bene. Io nonostante tutto riesco a vedere il senso che lega questo “cozzar di spade”. E ci vedo l’amore. E se potessi far vedere a chi non crede cosa mi brucia dentro, sì, penso che potrei convertire il prossimo camminando semplicemente per strada. Ma non è così che va! Si dà pure il caso che SO che è giusto così, ma non sono in grado di spiegarlo.
Mi farò quindi aiutare da Vittorio Messori e da un estratto del suo libro che parla proprio del sepolcro vuoto, “Dicono che è risorto”.
… Non noi – cittadini di una cultura secolarizzata che maschera la sua indifferenza, il suo scetticismo sull’esistenza della Verità, dietro il termine, dal suono nobile, di tolleranza – non noi, siamo giudici credibili per capire quale grandezza possa esserci, malgrado tutto, dietro alla occhiuta difesa di una lampada, di una panca, di una lisa mattonella di pavimento.
Cose “meschine”? Certo, ma solo per chi non creda fino in fondo che questo è il più sacro dei luoghi, che qui davvero sono state riaperte le vie del Cielo: e che, dunque, se una “gelosia” è mai giustificata, qui è quel caso.
“Meschinerie”, certo: ma per chi ormai, anche se si professa credente, sia ormai convinto che tante, e tutte egualmetne valide, siano le verità; e che sia addirittura offensivo verso gli altri tenere fermo sull’esistenza di una Verità con la maiuscola. La Verità che quel Nazareno qui risorto ha rivelato non solo con le sua parole, ma con ogni suo gesto, con quel suo corpo che ha toccato proprio queste pietre, impregnandole per sempre della Sua Essenza divina.
“Meschinerie”, certo: ma per chi più non comprenda che è proprio quell’amore per una Verità definitiva e assoluta che ha ispirato nei credenti – q uando ancora obbedivano al comando di Gesù di “credere senza esitare” – l’orrore invincibile per quelle deviazioni dal Vero, per quei mali dell’anima, per quei micidiali virus dello spirito che sono scismi ed eresie. Come tollerare (si è pensato qui, da parte di ciascuno) che gente “inquinata” dall’errore goda di diritti proprio attorno a questa roccia dove ha patito e ha mostrato la sua potenza divina Colui che disse di sé “Io sono la Via, la Verità, la Vita?”.
Ormai ciò non vale più per le sole diverse confessioni cristiane. Probabilmente MAI come in questi nostri tempi la Chiesa Cattolica, Corpo mistico di Cristo, è aggredita internamente e preda di convulsioni terribili, di una lotta feroce contro il “fumo di Satana” che l’ha penetrata (e cioè essenzialmente il modernismo, “sintesi di tutte le eresie” come scrisse San Pio X). Perciò sì, molti nella Chiesa si sentono abbandonati e scoraggiati e coloro che sono andati più a fondo intravedono una lotta quale forse non se n’è mai avuto l’eguale.
E’ per questo, cari amici non-credenti, che ci vedete così. E’ una lotta che voi, del tutto comprensibilmente, non capite e che vi pare una “roba da matti”. E’ giusto che vi appaia così. Diamine, come potrei non saperlo! Se solo sapeste! L’amore è l’amore e l’immondizia non comincia all’improvviso a profumare per il solo fatto che scopre di essere amata! 🙂
Eppure qui c’è davvero un problema. Perché chi si rifiuterà di aver a che fare sul serio con questa “roba da matti” perché, giustamente, ha capito che sotto molti aspetti la sua vita gli si complicherebbe, chi magari, come mia madre, ogni tanto dice “meglio non farsi troppe domande che poi magari va a finire di trovare le risposte”, coloro che si presenteranno davanti a Colui che ci ha creati tutti e saranno capaci di dire soltanto: “non ho avuto davvero voglia di ficcare le mani in quel vespaio, perché avevo capito che per farlo sul serio mi sarebbe toccato di faticare tanto, mi sarebbe stato penoso per un sacco di ragioni, e ho preferito passare la mano.”, ecco, cos’accadrà a questi? In fondo fanno la loro scelta definitiva, salvo poi cercare di nasconderla in un goffo gioco di prestigio raccontandosi e raccontando di “non aver ricevuto la Fede”.
Si gioca alla roulette russa con il proprio destino eterno senza neppure darsene un pensiero.
Ne consegue infine, va da sé, che pure questa tua frase mi impensierisce, anche se, aggiungo, non riesco a inquadrarla del tutto:
Io penso che anche il cattolico di verità indiscutibili ne abbia proprio poche. E quelle poche sono talmente grandi da non potersi esaurire in brevi formulette, non ci basterà la vita intera per finire di scoprirle. Quindi anche il cattolico più cattolico non può pensare di possedere la verità ma ne è continuamente in cerca. E in questa ricerca il confronto con altri che sono sullo stesso cammino, ma anche con chi non ci è su questa strada, è molto arricchente.
Non voglio qua interpretare quello che volevi dire perché non mi è chiaro fino in fondo. Ti dirò invece come suona alle mie orecchie, specialmente nel contesto della discussione che si era sviluppata.
Presa sul serio, quest’affermazione renderebbe del tutto vana la filosofia, la teologia e l’apologetica che sono il cuore della nostra Fede. E’ vero che la Verità che ci sta sopra ci sorpassa infinitamente e non finiremo mai di scoprirla, com’è vero che (spesso) non la possiamo riassumere in brevi formulette. Ma di Verità ce n’è tanta, noi ne possediamo parti essenziali e la possiamo conoscere e annunciare. Non è vero quindi che un cattolico “non può pensare di possedere la verità”. Noi dobbiamo essere CERTI di possedere la Verità. Non -tutta-. Differenza non da poco. Tutta la Verità, ce l’ha solo Dio.
E’ probabile che tu intendessi tutt’altro, ma quando io leggo o sento affermazioni del genere mi inquieto, e la ragione della mia inquitudine è la seguente: ho paura che chi argomenta in tal senso abbia la preoccupazione di ridurre al minimo la Verità per “non litigare”, per disinnescare qualsiasi occasione di scontro, seguendo il retropensiero che tra i seguaci di Cristo lo scontro sia “uno scandalo” a prescindere che deve sempre essere evitato perché altrimenti la Francesca Miriano di turno dirà “meno male essere atei!”. Tale impostazione è erronea. Perché l’ateo o agnostico di turno, non certo per sua “cattiveria”, ma proprio per com’è fatto, ci chiederà sempre qualcosa di più di quanto noi gli si possa concedere, a meno arrivare a dissolvere la nostra Fede. Questo perché l’ateo non può capire l’amore appassionato per la Verità che salva, e il desiderio di difenderla. No, l’ateo non capirà mai l’amore, la grandezza e il dolore che stanno dietro alla difesa di una miserabile, “lisa mattonella”.
Specialmente i figli di un tempo che non riconosce alcuna legittimità a esistere a una Verità Unica e con la maiuscola. Questo fa scandalo “per sé”, a prescindere. E’ una pelle che è stata cucita addosso a tutti noi, e che male strapparsela da dosso!
Ciò che non è bene del nostro scontrarci, è lo scontro susciatato dal nostro orgoglio, dalle nostre impuntature, dalla paura nei confronti delle tante voci abusive dentro la Chiesa che ci hanno ahimé portato a diffidare della preparazione dottrinale dei nostri fratelli, nonché l’idea che tocchi a noi “salvare Madre Chiesa”.
Se invece lo scontrarsi è suscitato dall’amore per la Verità, lo scontro ci può stare, e anzi in una certa misura non può non esserci. E l’ateo che ci guarda dirà sempre “Cacchio, meglio essere atei!” E’ inevitabile. Perciò tanto varrebbe prendersela col Signore! Ma se Lui ha stabilito che le cose debbano andare così, se ha stabilito di nascondersi dietro le piccinerie della nostra mente e del nostro cuore, come un tempo si nascose in una mortale carne umana, noi chi siamo per dire che sia sbagliato? Ecco che allora anche il voler tacitare sempre e a tutti i costi qualsiasi scontro non è la strada giusta. Ma per sentire l’armonia dietro a una cacofonia, essì!, ci vuole davvero un orecchio addestrato. Tolkien sì che lo sapeva – e seppe esprimerlo nel modo più poetico che io abbia mai visto.
Per l’appunto, è una bella menata… e in fondo non si può dire che non l’abbia sempre saputo…
robè…. ora mi tocca risponderti! Ma guarda che non penso che siamo così distanti come posizioni. Penso, come tu probabilmente hai anche intuito, che tu abbia un po’ travisato le mie parole. Forse perchè partiamo da esperienze diverse, da due “conversioni” diverse.
Vediamo un po’ di andare per ordine (cacchio quanto hai scritto!)
In primo luogo spero di aver chiarito cosa intendo per “pace”, altrimenti dimmi che riprovo a spiegare. E’ un tema a cui tengo tanto, perchè è il mio tema di oggi, di questi giorni, di questi anni. Non mi dilungo, eventualemente ci torniamo poi.
Sul discorso che la fede serve per la vita eterna (e qua anche per il cento per uno, ma quello è un di più), per quanto mi riguarda non ci piove. Resta il fatto che la fede è un dono, e onestamente non mi sento talmente degna di questo dono da poter dire che chi non ce l’ha in realtà è che non lo vuole.
Non possediamo tutta la Verità, ma la Verità possiede noi, e la nostra fortuna è esserne consapevoli e abbandonarci a questa verità. Una verità scomoda, certo, ma quando riusciamo ad abbracciarla davvero non puoi dirmi che non c’è pace! Se non c’è pace, come nella maggior parte della nostra vita, è proprio perchè questo abbandonarci alla Verità è parziale. Quindi c’è qualcosa che non va. Qualcosa su cui andare a fondo, da capire.
Quello che scrivi sullo scontro lo condivido, e non ho paura dello scontro, nè con chi si dice ateo, nè tantomeno coi miei fratelli cattolici, con cui spesso sono in disaccordo ( 😉 ).
Tuttavia ritengo che il modo migliore che abbiamo per difendere la nostra madre Chiesa sia lottare prima di tutto dentro di noi, combattere contro il nostro peccato, vivere la carità, amare, cercare la santità.
Poi anche, se necessario, la discussione, la dialettica. L’apostolato per me è prima di tutto essere apostolo, cioè amico di Cristo. Poi, solo poi, è andare in giro a raccontare la buona novella.
Forse sono andata fuori tema, ma ho molto sonno. Grazie per la lunga risposta.
Buonanotte
Aggiungo, Roberto:
qualche anno fa la pensavo molto di più come te. Poi ho scoperto che abbracciare la propria croce, quelle poche volte che ci riusciamo davvero, immerge nella pace. Una pace che non è quella della tiepidezza, ma è piena, ricca, vera
Piace anche a me. 😉
Tranquilla: come dicevo, ti ho “usata” come volano; mi andava di mettere un po’ d’ordine. Grazie anche a te.
Mi piace!!!