Parlare di aborto ai liceali ma farlo veramente

di Costanza Miriano

Per stare ai fatti, al Liceo Giulio Cesare di Roma alcuni studenti hanno proposto di organizzare, tra i corsi per la settimana dello studente, uno di “informazioni sull’interruzione di gravidanza”, scegliendo come relatrice una dottoressa impegnata nella lotta contro l’obiezione di coscienza. La Preside ha invitato a riformulare questa e altre due proposte. Apriti cielo, non sia mai detto! Titoloni di Repubblica e di tutti gli altri giornali, scudi levati, le penne del femminismo, sempre pronte a correre in soccorso del vincitore, sguainate, accuse di censura.

Questi più o meno i fatti.

Allora. Cerchiamo di ragionare con onestà intellettuale prima di arrivare a giudicare la preside, prontamente linciata mediaticamente.

Innanzitutto se c’è una cosa su cui non hanno bisogno di ricevere informazioni i ragazzi oggi purtroppo è l’interruzione di gravidanza. I ragazzi e le ragazze hanno già le informazioni “tecniche”, diciamo, e se non le hanno sanno benissimo dove andare a cercarle. Le ragazzine possono andare in farmacia anche senza ricetta medica e senza che un adulto che possa sostenerle, aiutarle, informarle ne sia a conoscenza. Basta un’amica che ti dica il nome della pillola da prendere, e non serve la prescrizione (a differenza del banale antinfiammatorio che è l’unico a mandarmi via il mal di testa, quella volta all’anno in cui mi viene, che se non ho la ricetta devo supplicare la farmacista in ginocchio, e prometterle una cornea se per favore me lo fa prendere, che poi le consegno la ricetta, glielo giuro, domani). Sanno tutti – grandi e piccoli – così tanto sull’aborto che su sei bambini concepiti, uno viene ucciso in Italia, cioè 200 ogni 1000 nati, senza contare l’incalcolabile numero di aborti attraverso i farmaci di cui sopra, che ti permettono di vivere questo dramma da sola a casa, magari con una dolorosa emorragia, senza sorveglianza medica, senza supporto affettivo.

Secondo punto: non esiste l’interruzione di gravidanza. Esiste una gravidanza che viene fermata per sempre e che non tornerà mai più, oppure una gravidanza che si conclude con la nascita di un bambino. Tertium non datur. C’è un bambino, e questo è il dato di partenza: questo bambino può vivere o morire. Non viene interrotto. Perché parlare di interruzione forse può far pensare che io rimando, adesso non me la sento, farò un figlio più tardi. Invece quel bambino che muore non torna più, non è interrotto e poi riavviato. Forse ce ne sarà un altro, forse, ma non quello (non è così facile e scontato concepire una vita).

Terzo punto: invitare una militante contro l’obiezione di coscienza significa non insegnare il metodo che proprio gli studenti del Liceo classico dovrebbero coltivare più di tutti, essendo nato dalla dialettica platonica, che aiutava a guardare i problemi da più punti di vista, ad ascoltare, a far funzionare il cervello. Proviamo allora con serietà a fare chiarezza su un argomento tanto delicato, che può pesare molto sulla vita di due ragazzi. C’è un bambino nel grembo di quella ragazza o un grumo di cellule? Intanto proviamo a rispondere a quella domanda, invitando anche un bioeticista che la pensa diversamente dalla dottoressa Agatone, perché ce ne sono moltissimi e molto autorevoli.

Poi invitiamo anche uno storico che nel modo più onesto possibile racconti come sono nate le leggi a favore dell’aborto, cioè sotto i regimi nazista e comunista. Raccontiamo correttamente la sentenza Roe vs Wade che portò all’approvazione della legge negli Stati Uniti, nata da una bugia (Norma McCorvey non è mai stata stuprata, poi ha fatto una clamorosa defezione dal fronte abortista, accuratamente nascosta dai media: almeno a scuola però bisognerebbe studiarla, la storia). Raccontiamo anche il fronte italiano, la battaglia dei radicali, coi suoi cavalli di battaglia – la diossina di Seveso che doveva far nascere tutti bambini malformati, lo slogan delle donne violentate (6 milioni di aborti in Italia, tutti dopo uno stupro?) – e certo, per onestà raccontiamo anche gli aborti clandestini prima della contraccezione, perché la verità va detta tutta e va raccontata bene. Raccontiamo anche il contesto degli aborto clandestini, facciamo parlare una dottoressa abortista come Silvia Agatone, ma poi deve prendere la parola un ginecologo che dopo avere operato tanti aborti si è stancato di usare la sua laurea in medicina in senso contrario al giuramento di Ippocrate, e ha deciso di farli solo nascere, i bambini, per esempio il dottor Giorgio Epicoco.

Raccontiamo che nonostante gli obiettori di coscienza non esiste a oggi in Italia una sola donna dal ’78, neppure una, a cui l’aborto sia stato negato, e che anche quest’anno la relazione sull’attuazione della 194 – che riferisce annualmente sull’applicazione della legge – ha decretato che “la numerosità dei punti IVG appare più che adeguata”.

Raccontiamo che Zingaretti aveva indetto un concorso per medici da cui gli obiettori erano esclusi, e quindi fare obiezione rischia anche di farti perdere occasioni di carriera, e che quindi forse un medico che uccide un bambino con un bisturi è sottoposto a un forte disagio.

Diciamo poi ai liceali che la legge prevede che lo Stato aiuti tutte le donne a portare a termine la gravidanza, rimuovendo ostacoli, offrendo sostegno economico e psicologico, diciamo che questa parte sì, questa viene disattesa (a parte l’eroico lavoro dei volontari che comprano omogeneizzati e pannolini): magari verrà loro voglia di battersi perché lo Stato aiuti una loro amica incinta e sola, quella sì che sarebbe una bella ribellione.

Raccontiamo che di ogni donna che si arrende siamo tutti responsabili, perché non l’abbiamo aiutata. Magari una ragazza del Liceo che si sentisse sostenuta da una intera comunità troverebbe il coraggio di dire sì, vedendo i compagni che protestano perché la 194 venga applicata, cioè perché il suo bambino venga trattato come una priorità.

Parliamo ai ragazzi di come si può sentire una donna dopo l’aborto, se persino Planned Parenthood – la fabbrica di aborti più ricca del mondo – ammette nel suo sito, con poche stringate parole, che ci sono “anche” donne che soffrono. Ne vogliamo parlare? Se non sono tutte tranquille con la loro scelta, le vogliamo avvisare le ragazze del liceo? Se il coordinatore dei corsi fosse Platone o almeno uno che lo ha studiato seriamente, inviterebbe di sicuro sia una donna che non ha sofferto per la sua scelta, che una di quelle che continua a soffrire per questa perdita, anche dopo molti anni. Vogliamo dire che persino lo spirito della tanto decantata legge – l’inemendabile 194 – doveva essere quello di aiutare la donna a dire sì alla vita? Vogliamo far parlare una delle tante – tutte quelle che conosco – che dopo dicono “perché nessuno mi ha aiutata? Perché nessuno mi ha avvisata di quanto avrei sofferto? E non mi ha detto “dai, non sei sola, ti aiutiamo noi, questo bambino è un regalo e tutti ce ne faremo carico”?

Questo non significa negare la libertà delle donne, ma semplicemente applicare il metodo della conoscenza che i ragazzi dovrebbero imparare su quei banchi del classico. Raccogliere informazioni, tutte, e farsi un’idea. Emma Bonino che faceva aborti con la pompa di bicicletta e non è pentita, e Abby Johnson, direttrice di una clinica di Planned Parenthood che dopo avere abortito due figli suoi e moltissimi di altre donne ha cambiato idea.

Non è questione di mistica della maternità, so bene che a volte un test di gravidanza positivo ti fa venire voglia di suicidarti, ti sembra la più grande tragedia che potesse abbattersi sulla tua vita. La maternità è una roba complicata, come dice Eugenia Roccella “è un evento complesso, che mescola desiderio e rifiuto, vita e morte, sentimenti di onnipotenza e una devastante mancanza di idoneità. È un evento che si presenta come trascendente e al tempo stesso come totalmente immanente: la vita non ci appartiene, ma si manifesta nel corpo di una donna, mettendo completamente in gioco l’identità femminile” (devo questo e molti altri spunti a un libro di Jorge Randle sulla sindrome post aborto di prossima pubblicazione per la Ares).

Diamo spessore al dibattito sull’aborto, rispettiamo i cuori e le intelligenze dei ragazzi, non usiamoli come carne da propaganda.

Diciamo alle ragazze anche che fare figli non è un diritto garantito dal fatto di avere un utero, avvisiamole del fatto che le scelte hanno delle conseguenze, parliamo anche del fatto che ci sono molte donne che hanno meno figli di quelli che avrebbero voluto, parliamo anche dell’infertilità in fortissimo aumento, diciamo che tra le cause ci sono anche le malattie a trasmissione sessuale e soprattutto l’età: lo stile di vita che ci propongono quindi – divertiti quanto vuoi senza pensare, se capita una gravidanza “interrompila”, poi quando sarai bene assestata sceglierai tu quando e come fare i figli e quanti – è uno stile bugiardo che non mantiene ciò che promette. Vogliamo dare alle ragazze gli elementi per decidere della loro vita con consapevolezza? Magari perché combattano non solo per la carriera, ma anche perché sia una carriera come desiderano, quindi se hanno voglia di fare un figlio giovani non devono poi trovarsi la strada sbarrata?

Qui sì che c’è una lunga battaglia da fare, non per l’aborto. Per quanto mi addolori il dato di fatto è che l’aborto è un diritto sancito dallo Stato, e tale resta dal 1978, sempre garantito, fornito gratuitamente e con la massima tempestività, (persino in tempo di Covid) a differenza di molte altre prestazioni mediche. Quindi perché questa acrimonia nel difendere un diritto mai minimamente minacciato negli ultimi 43 anni? Perché questa intolleranza verso manifesti che dicono semplicemente “chi sceglie la vita vince sempre”? Cosa c’è di offensivo? Non è un’accusa a nessuno, non è un’offesa, e allora perché imbrattare i manifesti Pro vita? Perché non ignorarli come roba di quegli sfigati dei cattolici? Perché mobilitare la Murgia con la storia delle liceali che si ribellano al patriarcato, che fa veramente riderissimo (basterebbe conoscere qualche liceale maschio e femmina in carne ed ossa, ma chi sta sempre sui media non ha tempo per la realtà).

Infine due parole per la preside, che ha semplicemente invitato a riformulare la proposta perché “ha ritenuto che essa non dovesse concentrarsi solo su una dimensione socio-sanitaria ma dovesse acquisire una maggiore rilevanza comprendendo anche altri aspetti essenziali», peraltro «principi fondanti della legge 194» come appunto il sostegno alla vita. Inoltre, essendo materia eticamente sensibile – cioè che cambia in base al sistema di valori di riferimento – ha applicato la legge (nota Miur n.1972 del 15 settembre 2015) che prevede che su queste materie è indispensabile il consenso informato delle famiglie. Questa è vera laicità, questo è vero rispetto della libertà educativa sancita dalla Costituzione.

 

46 pensieri su “Parlare di aborto ai liceali ma farlo veramente

  1. Barbara

    Grazie Costanza. Da docente ti ringrazio per aver fatto capire che quando a scuola invitiamo i ragazzi ad avere sempre presente la controparte non è perché siamo dei bacchettoni. È perché semplicemente vogliamo fare il nostro lavoro che è quello di sviluppare il pensiero critico dei nostri ragazzi. Hai fornito il materiale per una bellissima assemblea di istituto, grazie mille. Anche se spesso non è facile dobbiamo essere coraggiosi. In fondo nessuno ci ha mai detto che costruire il Regno di Dio fosse facile… Ancora grazie!

    1. Costanza Miriano

      Se volete vengo volentieri (gratis, ovviamente), o ti suggerisco ospiti più titolati di me a parlarne

  2. Pingback: Parlare di aborto ai liceali ma farlo veramente – l'ovvio e l'evidente

  3. papà

    Bellissimo, grazie di cuore… così tanti spunti in poche righe.
    Se mai arrivasse agli studenti di quel Liceo, chissà quante coscienze potrebbe toccare.

    1. MT

      Questa è un’ottima idea, chi è più “social” di me potrebbe davvero riuscirci…
      Aiutiamo Costanza in questo, lei ha fatto il più.

  4. Lucia

    Grazie Costanza,
    Viviamo nel terrore del covid e non ci accorgiamo che esistono mali peggiori…che Dio abbia pietà di noi

  5. Francesca

    Buongiorno carissima Miriano. Il mio grazie viene dal profondo del cuore perché in questo articolo hai saputo dire tutto con chiarezza, onestà e saggezza.
    Grazie perché sono mamma di 6 bimbi: 1 con me, 1 che sta crescendo nel mio grembo, 4 rinati al Cielo tra cui in particolare la mia Matilde che è venuta alla vita per 46 ore perché affetta da una patologia congenita incompatibile con la vita. Apriti cielo, mettere al mondo un figlio che morirà (come se non fosse l’unica certezza della vita), ma perché sottoporsi a tanto dolore quando esiste l’aborto e poi avere un altro figlio senza fare accertamenti (come se il responso avrebbe cambiato le nostre scelte)… Se la gente sapesse le meraviglie che ha compiuto Matilde ci invidierebbe anziché compatirci.
    Quindi grazie per questa battaglia che sostieni da parte di molti, da parte nostra, da parte di Matilde.

  6. Antonio P.

    Grazie Costanza, le tue parole e le riflessioni espresse colgono nel segno in maniera mirabile e davvero efficace; non credo che questi meravigliosi concetti potessero essere illustrati meglio.

    Sullo sfondo, si percepisce nitidamente il problema “chiave” della nostra esistenza, cioè quello della ricerca della verità, per renderla solida base di partenza nel cammino di vita che ci è stato donato.

    Grazie ancora, a presto, un caro saluto a tutti.

    Antonio P.

  7. Giovanna Rispoli

    Fantastica, sottoscrivo tutto. Ma perchè non pensare di mandarla ai ragazzi e alle ragazze del liceo in questione o almeno alla preside che potrebbe parlarne con gli alunni ?
    Grazie sempre per la chiarezza e profondità.

  8. vale

    “Insomma, una energica, immediata politica demografica di “rientro dolce” mi appare come coessenziale per realizzare politiche di risparmio energetico e di investimento sulle fonti rinnovabili per il futuro del nostro paese il documento sulle risorse energetiche.

    […] in Italia i programmi elettorali, i congressi dei partiti recitano un dogma comune: la “difesa della famiglia”. E per “famiglia” intendono la riproduzione continua, intensificata, statalmente incentivata, con milioni di mancia ad ogni bebé, … Dio, Patria, Famiglia”. La “bomba” non è quella “nucleare”, se non in termini di rischio, di pericolo. Ma la “bomba demografica” deflagra da più di un secolo e sul suo cammino distrugge tutto: natura, umanità, pianeta, appesta il mondo e i suoi dintorni”.

    (ripreso da blondet sul suo sito)

    https://www.imolaoggi.it/2021/02/14/malthusianesimo-raccapricciante-lettera-di-pannella-a-beppe-grillo/

    ora,lungi da me auspicare la morte di qualcuno prima del tempo che Dio abbia scelto,
    ma perché questa gente, e tutti coloro che vorrebbero una decrescita di tutti i generi, anche demografica, invece che dagli altri non cominciano da loro?

    se non altro per coerenza con le proprie idee.

    1. Simonetta

      Me lo chiedo pure io. Non capisco questa società dove cani e gatti vengono umanizzati e la cui vita vale più di quella di un cristiano.

    2. Beppe

      Ma qui in Italia ci stiamo estinguendo!
      Di quale diavolo di bomba demografica stanno parlando?

      1. Vale

        @Beppe
        Eh,ma questi son rimasti fermi a the population bomb di ehrlich del1968.

        Resta sempre da capire com’è che non si siano adeguati alle proprie idee.
        Ah,è vero, sono gli altri che si devono adeguare. E sperimentare, ovviamente.

  9. Elena

    Come sempre riesci ad essere incisiva ma obbiettiva scrivendo di argomenti che normalmente si evitano per la loro complessità e profondità. Ma per l’ appunto essendo temi complessi e profondi vanno affrontati e sviscerati. Per fortuna ci sono persone con le spalle larghe che non mettono la testa sotto la sabbia..ci vuole coraggio.
    Sarebbe molto interessante proporre ai nostri ragazzi anche la testimonianza di chi ha fatto la scelta di abortire e quali effetti ha prodotto tale scelta .
    Devastazione della coscienza, devastazione interiore, consapevolezza di aver ucciso un essere vivente..per la precisione il proprio bambino.

  10. Dani

    Buongiorno Costanza,
    non entro nel merito della questione aborto ma parlo solo di coerenza.

    Pare che la preside giusto un anno fa abbia organizzato, a sorpresa, una giornata dal titolo “Dialogo sulla vita e la medicina” – che si è rivelato essere un incontro pro-life , senza preoccuparsi della legge “(nota Miur n.1972 del 15 settembre 2015) che prevede che su queste materie è indispensabile il consenso informato delle famiglie. ”

    Magari i ragazzi hanno voluto “semplicemente applicare il metodo della conoscenza che i ragazzi dovrebbero imparare su quei banchi del classico. Raccogliere informazioni, tutte, e farsi un’idea ”

    Dani

    https://roma.repubblica.it/cronaca/2021/02/11/news/roma_liceo_giulio_cesare_nel_2020_la_preside_organizzo_un_incontro_antiabortista-287074409/

      1. Dani

        Non solo:
        Guardando la pagina FB del Liceo si scopre che è stato organizzato dal centro studi “Minas Tirith” il cui fondatore nella sua intervista a LibertàePersona è presentato così:
        “Tra i pro vita e famiglia italiani è conosciuto per la costante presenza, in tutte le ultime battaglie culturali, almeno dal 2004, allorchè il nostro paese fu attraversato da un grande dibattito su fecondazione artificiale, utero in affitto, sperimentazione occisiva sugli embrioni…”

        L’unico relatore presente nell’invito è il dr. ALESSANDRO FEO
        Segretario Nazionale AIGOC (Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici).

        Lei ha notizia di un relatore di parere diverso che durante l’incontro del 25 gennaio abbia dato
        “spessore al dibattito sull’aborto, rispettando i cuori e le intelligenze dei ragazzi,
        non usiandoli come carne da propaganda” ?

        Fonti:
        https://www.facebook.com/events/liceo-classico-giulio-cesare/avr%C3%B2-cura-di-te-dialogo-sulla-vita-e-la-medicina/678489572838484/
        http://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/11/intervista-a-federico-iadicicco/

        1. Beppe

          carissimo Dani,
          che gioia ascoltare le tue sagge parole, sei una luce in fondo al tunnel.
          In questo nostro paese le campane che suonano a morto (pro choice) sono tantissime.
          Le campane che suonano a festa (pro life) sono pochissime.
          Ora, c’è una cosa che non capisco.
          Per quale ragione vuoi insistere nell’accoppiare a tutti i costi una delle innumerevoli campane che suonano a morto con una rara campana che suona a festa?
          Mi sembri un pasdaran della coerenza politica a tutti i costi.

  11. manuelabarone

    Grazie . Educare i ragazzi ad apprezzare la Vita, è pietra angolare di una società sana e “Salva.”, dove la Famiglia è la sua pulsazione, e Gesù necessariamente la sua Linfa. Vivo negli USA per parte dell’anno, e l’anno scorso, a New York, in Times Square l’associazione Focus on the family ha organizzato questo evento pro-life che forse potete riproporre come video o coordinare uno simile nel vostro Liceo, o assemblea per ragazzi! Sentire il battito del cuore…. di chiunque…. credo sciolga qualsiasi cuore di pietra (indurito da interesse, egoismo, o forse ancora peggio ‘ideologia’ incoerente.
    https://youtu.be/Yg1ymB4g4kI
    Spero possa essere di ispirazione.
    Con affetto Manuela Barone

  12. Ale

    Grazie Costanza. Da mamma di cinque bambini e da insegnante, so quanto sia difficile toccare questi argomenti, specie poi se certi media si insinuano nel dialogo tra docenti e ragazzi con gli effetti manipolatori che conosciamo. È triste che non si possa serenamente dialogare di aborto. Una mia ex studentessa che era attivista femminista e pro aborto mi ha raccontato di aver cambiato completamente idea e poi di essersi convertita in seguito a un corso di embriologia che ha seguito all’università, semplicemente per aver studiato seriamente su testi scientifici come nasce e si sviluppa la vita.

  13. chiarageminiani

    Ma perché proprio le donne se la prendono con la Vita che portano in grembo? Non riesco proprio a capire… La vita dovrebbe vincere su tutto, soprattutto sulla paura.
    Brava Costanza! Grazie per la tua lotta per i diritti dei più indifesi….

    1. Francesco Paolo Vatti

      Il problema è che non si rendono conto che così facendo pagano sulla propria pelle l’egoismo degli uomini….

      1. Luigi

        Quando c’è, l’egoismo degli uomini è secondario rispetto a quello femminile; che infatti ha voluto escludere per legge qualsiasi possibile voce maschile in merito alla decisione di abortire.
        Del resto il solo fatto che un maschio parli di aborto in maniera critica è considerata lesa maestà.

        Rispondo così anche alla domanda di Chiara:

        “Ma perché proprio le donne se la prendono con la Vita che portano in grembo?”

        Perché la durezza di cuore delle donne non ha eguali (provare per credere)
        Come del resto non ne ha la loro capacità di amare.
        I maschi sono più metodici, più costanti, ma con meno “spunto di potenza”.

        In due guerre mondiali, gli uomini hanno causato suppergiù 70 milioni di morti.
        Con l’aborto, le donne hanno provocato vittime almeno dieci volte superiori.
        Come scrisse Costanza, a questo mondo tutto inizia da una donna: la caduta da Eva, la salvezza da Maria.

        Dopo essere state Maria per tanti secoli, le donne hanno purtroppo deciso in massa di essere Eva.

        1. Lucia

          Temo che la mortalità dell ‘ aborto sia maggiore, secondo i dati che pubblicò anni fa nel suo libro Antonio Socci tra il 1920 quando l’ aborto fu legalizzato in Russia e il 2000 ci sono stati un miliardo di bambini abortiti e se a questi aggiungiamo almeno 40 milioni ogni anno negli ultimi 20 anni arriviamo ad altri 800 milioni… A questi bisogna aggiungere i milioni di aborti con le pillole del giorno dopo o dei 5 giorni dopo. Quindi siamo a circa 3 miliardi di bambini abortiti in cento anni….. Buona serata

  14. Francesco Paolo Vatti

    Ci sono fatti curiosi a questo mondo. L’argomento principale per l’introduzione dell’aborto come diritto (anche se formalmente è una depenalizzazione e non un diritto) fu il rischio che un aborto clandestino comportava. Le facilitazioni per le pillole abortive (tra cui quelle dell’attuale ministro della salute) riportano la donna ad abortire da sola, cioè di nuovo senza sicurezza medica. Possibile che non sia più un problema? Che differenza c’è dalla clandestinità? Penso che questo argomento dovrebbe essere dibattuto seriamente.
    Quanto le donne preferiscano far nascere i propri figli me lo dice il progetto Gemma: una cifra tutto sommato modesta viene ancora oggi vista come un incentivo ad accettare la vita, forse più per il fatto di sentirsi aiutate che per l’aiuto vero e proprio. Il fronte radicale ai problemi dà come unica risposta la morte; fatico a capire perché abbia così fascino. Devo, però, ammettere che si danno da fare più di noi.
    La rabbia con cui si vuole tappare la bocca a chi non si schiera a favore del diritto all’aborto senza se e senza ma fa pensare che abbiano paura e, francamente, non sono sicuro di capire di che cosa.
    Purtroppo, si è verificato quanto temevo. Per noi ragazzi negli anni ’80 l’aborto fu considerata questione drammatica. Per i ragazzi di oggi è solo una delle tante scelte e, al massimo, coinvolge la morale. Non viene più visto, neanche dai ragazzi cattolici, come questione di vita e di morte…

    1. Vale

      @vatti
      Beh,certo,non la loro di morte.
      Quella di un’altra persona.
      A meno che sia solo un grumo di cellule.

      1. Francesco Paolo Vatti

        Vale, volevo rispondere: “qualche volta anche la loro”, pensando ai vari Fabo, Welby, ecc. Ma poi mi è venuto in mente che, in tutti questi casi, quelli che hanno parlato di morte erano dei loro sedicenti amici e quindi mi rendo conto che la risposta è vera. Grazie!

        1. Vale

          @vatti
          Concordo. Non voleva essere una critica.ma solo un’iperbole anche un poco ironica,la mia

    2. Luigi

      “La rabbia con cui si vuole tappare la bocca a chi non si schiera a favore del diritto all’aborto senza se e senza ma fa pensare che abbiano paura e, francamente, non sono sicuro di capire di che cosa.”

      Detto fuori dai denti: l’aborto è un sacrificio umano alle potenze infere.
      Le quali sono padrone molto dure, con i loro adepti.

    3. Beppe

      @Francesco Paolo Vatti
      “La rabbia con cui si vuole tappare la bocca a chi non si schiera a favore del diritto all’aborto, senza se e senza ma, fa pensare che abbiano paura e, francamente, non sono sicuro di capire di che cosa.”
      Hanno paura di svegliarsi una mattina … e di scoprire di avere avuto torto.

        1. Beppe

          @Francesco Paolo Vatti
          .
          No, non è vero che vale per chiunque, perché la morale non è un confronto democratico di opinioni : è una ricerca della verità che non dipende dal nostro punto di vista, o dalla nostra storia individuale.
          .
          Supponi di essere uno di quelli che in gioventù hanno trattato l’aborto come un diritto.
          L’individuo come un pupazzo senz’anima.
          La libertà di usare il sesso come un giocattolo.
          L’emancipazione femminile come per dire : sono cavoli tuoi, l’utero è tuo, gestiscilo tu come cavolo ti pare e non responsabilizzarmi.
          Queste persone sono quelle che fisicamente producono gli aborti.
          Poi un giorno, per una ragione o per un altra, cambi radicalmente idea … ebbene tutto il tuo passato in quell’istante ti crolla addosso, e non è una faccenda facile da accettare perché tutto quello che hai fatto è irreversibile.
          Supponi di essere al posto di Emma Bonino : avresti la forza di sopportare tutto quello che hai fatto, oppure cercheresti disperatamente di auto-convincerti di avere avuto ragione?
          .
          Quando gli errori che si commettono sono fondamentali, per correggerli è necessario un radicale cambiamento di mentalità e una notevole forza d’animo.
          Tutte cose che non albergano nella testolina di un quindicenne liceale, e nemmeno in quella dei suoi genitori o dei suoi insegnati, il cui sviluppo psico-fisico-culturale si è fermato all’età di 15 anni.
          .
          Ne vale l’argomentazione che “ci sono casi particolari” quindi …
          Perché, Santo Cielo, sono Centomila all’anno questi maledetti “casi particolari” !?
          Si devono mettere le carte in tavola : l’aborto è, nella stragrande maggioranza dei casi, un preservativo, che funziona benissimo per chi considera la vita sessuale come un giochino.
          Tutto il resto sono chiacchere al vento, fatte per sollevare una enorme cortina fumogena e per permettere, a chi vuole pescare nel torbido, di pescare meglio.

          1. Francesco Paolo Vatti

            @Beppe. Sono d’accordo con te. Thérèse Hergot chiama l’aborto l’ufficio reclami della contraccezione. Quanto scrivi si adatta perfettamente a persone come la Bonino. Ma, anche per altre cose, può adattarsi perfettamente a me che sono pro life dall’età di 10 anni…. E’ sempre difficile ammettere i propri torti.

  15. Giuseppe

    La maternità non si conclude col parto, ma dura tutta la vita. Quando si parla di aborto, mettendo da parte i dogmi religiosi, bisogna ragionare anche sul “dopo”. Avere un figlio e non poterlo mantenere, col rischio che gli assistenti sociali te lo portino via, è forse più traumatico che abortire. Prima di condannare le donne che abortiscono, sarebbe utile riflettere su tali aspetti.

    1. ola

      @Giuseppe, dove leggi nell’articolo una sola parola di condanna verso le donne?
      Poi una riflessione:
      > Avere un figlio e non poterlo mantenere, col rischio che gli assistenti sociali te lo portino via, è forse più traumatico che abortire.

      Per la mamma, per certe mamme, puo’tranquillamente essere, non ho la presunzione di quantificare il dolore di un altro. Ma per il bambino cosa ne pensi?

    2. Costanza Miriano

      nessuno qui condanna le donne che abortiscono, casomai le istituzioni che non le aiutano come stabilisce la 194, e tutti noi che, come scrivo, siamo responsabili di omissione di soccorso!

    3. Beppe

      @Giuseppe
      beh … la soluzione al problema che poni è molto semplice : basta mandare le assistenti sociali a bonificare i campi minati in Afghanistan, e con il risparmio dei loro stipendi dare da vivere alle mamme e ai loro piccoli.
      Hai notato quanti lavori inutili e farlocchi, molto ben pagati, ci sono in circolazione?
      E poi si parla di crisi economica e demografica …
      Certo basta prendere i soldi e buttarli fuori dalla finestra, finanziando attività inutili, delle quali l’umanità ha sempre fatto tranquillamente a meno, per poi svegliarsi e scoprire che per far funzionare una collettività, anche nelle sue funzioni elementari, necessitano enormi capitali finanziari e milioni di posti di lavoro da tassare.
      Al posto di rafforzare la famiglia la indeboliscono per poi stampellarla con i “servizi sociali”.
      E’ una partita di giro che a definirla cretina è ancora farle un gentile complimento.

    4. Alda

      “mettendo da parte i dogmi religiosi”..

      Il problema è tutto qui, caro Giuseppe. Se invece di metterli da parte agissimo proprio in base a quelli, come sarebbe tutto più semplice!!
      Perché bisogna confidare in Dio, quindi va da sé che i dogmi li teniamo ben 🙏🙏

  16. Francesco

    Grazie Costanza per le tue parole di verità. Questa sera ho visto il video pubblicato da una mamma che, dopo più esiti negativi, scopre di essere incinta e mi sono commosso pensando a quando mia moglie mi disse che aspettavamo il primo figlio.

    Un abbraccio sincero!

  17. mentelibera065

    Trovo il suo articolo molto bello. Magari non totalmente condivisibile ma completo, e che affronta il tema in maniera religiosa ma con approccio laico. Magari l’atteggiamento rispetto a questo tema fosse sempre così aperto, sono sicuro che anche tra coloro che sono favorevoli alla legislazione permissiva sull’aborto sarebbero pronti a confrontarsi per migliorare ed applicare la legge su tutti quei fronti che consentano la prevenzione.
    Un punto negativo che vorrei però sottolineare delle campagne prolife , soprattutto in tema comunicativo, è la controproducente inutilità di immagini e slogan che rimarchino due aspetti divisivi : il fatto che l’aborto sia un omicidio e la rappresentazione della superiorità morale della ragazza che non abortisce rispetto a quella che abortisce. Entrambe le cose (sopratutto la prima ) sono ovviamente vere, ma l’effetto che producono in chi pensa di trovarsi nella condizione di dover abortire è talmente repulsivo da non ottenere alcun risultato. Queste immagini e parole alzano i muri e non producono nulla , se non di serrare i ranghi da una parte e l’altra della barricata ideologica.
    L’informazione dovrebbe invece essere totalmente orientata alla bellezza immediata e futura di fare figli, al fatto che si tratta di una occasione unica di gioia che sempre verrà poi ripagata nella vita e di cui non si pentiranno mai. Una visione in positivo, ma non snob, di fare figli opposta a quella truculenta del feto vivo che verrebbe eliminato, o della ragazza ben vestita , borghese e carina che sceglie di farli perchè lei è migliore di te (che stai guardando il cartello) e che hai semplicemente paura.

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