Cari pastori, sull’Humanae Vitae non rivedete, rilanciate

Riprendiamo a pubblicare gli appelli a teologi e sacerdoti perché ascoltino cosa la profetica enciclica di Paolo VI ha concretamente operato in tante vite. Questa giovane, intrepida donna, porta alla luce un aspetto di cui forse non si parla abbastanza. Una che non ci sta abbastanza velocemente rischia di essere “fuori mercato” – scusate la brutalità dell’immagine, ma è la brutalità con cui viene vissuta la sessualità tra i ragazzi, a meno che non incontri un giovane formato nella Chiesa, ma formato solidamente. Vi preghiamo, pastori, riprendete a parlare di eroismo e di martirio.

Noi speriamo che sabato a Brescia cominci una ripresa di vigore nella diffusione di Humanae Vitae: nel ’68 ancora qualcuno poteva sbagliarsi, ma a desso che abbiamo assaporato fino in fondo i frutti della liberazione sessuale, e abbiamo visto che hanno diffuso tanta infelicità, non abbiamo più scuse per non fidarci della profezia di questa enciclica.

Caro don Maurizio,

Le scrivo accogliendo l’invito di Costanza Miriano a scriverLe in merito alla revisione di Humanae Vitae a cinquant’anni dalla sua pubblicazione.

Premessa doverosa: sono una giovane di 24 anni, né fidanzata, né sposata. Non vivendo le gioie e le fatiche di una relazione affettiva, il mio contributo è sicuramente meno significativo di quelli che Le saranno giunti da chi, invece, le gioie e le fatiche di un fidanzamento o di un matrimonio le vive quotidianamente. Posso tuttavia portarLe l’esperienza di giovane donna che ha scelto di vivere l’affettività secondo l’insegnamento della Chiesa, con difficoltà, certo, ma gioiosamente e senza rimpianti.

Difficoltà, perché oggi, in Occidente, chiedere ad un ragazzo di aspettare il matrimonio per fare l’amore, senza poi utilizzare filtri di lattice o soluzioni chimiche di sorta, equivale con certezza (quasi) matematica ad essere mollate seduta stante. Con ciò, non intendo colpevolizzare i miei coetanei maschi: sono cresciuti, e noi femmine con loro, in una società sessuomane in cui l’essere ancora vergine a 16 anni è fonte di profonda vergogna e insicurezza, senza adulti in grado di educarci, in maniera credibile, ad amare l’altro in verità.

Gioiosamente e senza rimpianti, perché nonostante il dolore per relazioni finite o mai iniziate per questo mio desiderio di vivere l’affettività secondo l’insegnamento della Chiesa, sono grata al Signore di avermi messo una mano sul capo nei momenti in cui avrei potuto tradire questo desiderio che mi accompagna dalla prima adolescenza e di avermi fatto incontrare pastori che hanno saputo confermarmi quando tentennavo.

Glielo chiedo come donna, come “giovane”, ancor prima che come figlia nella fede: non rivedete, rilanciate. Di un’altra voce che ci dice di assecondare le logiche di questo mondo, noi nipoti del Sessantotto, di cui soffriamo le conseguenze senza neanche averne vissuto gli entusiasmi iniziali, non sappiamo davvero che farcene.

In Cristo,

Benedetta

7 pensieri su “Cari pastori, sull’Humanae Vitae non rivedete, rilanciate

  1. Ruggero

    Sono sposo da 41 anni e genitore da 35, ed ancora non trovò una risposta alla domanda: chi è pastore? Credo che ciascuno di noi sia pastore, nel momento in cui ci tocca di assumere la responsabilità di suggerire, indicare ed indirizzare una via ad altra Persona, rispettandone l’alterità ma non tradendo le nostre convinzioni. Dico ciò perché temo che questi argomenti finiscano per essere confinarie “addetti ai lavori” dimenticando così che la questione riguarda tutti noi, e. Ne anche non decidere è una decisione.

  2. Vanni

    Bella davvero la lettera di Benedetta, nipote del ’68, e il suo invito a rilanciare.
    Da applausi.

  3. Beatrice

    Bravissima, Benedetta! Ti chiami come mia sorella! Resisti e vedrai che non te ne pentirai! E comunque lo saprai già quello che sto per dirti, perché sei una ragazza intelligente, ma io te lo dico lo stesso: quegli uomini che hai incontrato non ti meritano. Vedrai che troverai un uomo veramente degno di te che apprezzerà molto questa tua bellissima qualità chiamata purezza (merce assai rara al giorno d’oggi sia tra i ragazzi che tra le ragazze).

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