UN APPELLO PER L’HUMANAE VITAE

di Costanza Miriano

Mi è venuta un’idea, e per realizzarla ho bisogno del vostro aiuto. Dopo che ho scritto della conferenza alla Gregoriana su Humanae Vitae in cui don Chiodi ha parlato di dovere di contraccezione, ho ricevuto diversi messaggi, email e telefonate di amici, amiche soprattutto, addolorati, preoccupati, qualcuno a dire il vero anche leggermente adombrato (la parola esatta una signora non la può dire). Sono persone che sulla enciclica di Paolo VI sulla sessualità e la custodia della vita hanno scommesso qualcosa di serio per la loro esistenza, e sentire un sacerdote chiamato alla Gregoriana – non a un corso parrocchiale – dire una cosa simile, ha scatenato reazioni dolorose. E praticamente, fotocopia l’una dell’altra nella sostanza. È stata questa coincidenza che mi ha fatto venire l’idea.

Si sa che c’è una commissione di studio su Humanae Vitae, e si sa anche che sono tante anche nella Chiesa (fuori non si pongono proprio il problema) le voci che dicono che è necessario cambiare lo sguardo sulla sessualità umana. La Gregoriana in occasione del cinquantenario – era il cruciale ’68 quando Paolo VI scrisse la sua enciclica profetica – propone un ciclo di otto incontri con sedici relatori, uno dei quali è stato il don Chiodi che ha parlato come si è detto di obbligo di contraccezione. A intervenire sul tema sono quasi sempre persone consacrate. Noi però siamo laici, sposati. Forse andrebbe sentita anche la nostra voce. Anzi, direi che siamo noi gli specialisti perché ci siamo misurati in concreto. Sbagliando, magari, capendo progressivamente, forse. Ma forse anche la nostra esperienza ha qualcosa da dire.

Il mio sogno, insomma, sarebbe che tanti di noi scrivessero lettere – inviandole alla Pontificia Accademia per la Vita, e anche alla Gregoriana tanto per cominciare – in cui spiegassimo che non abbiamo paura della contraccezione, perché non è certo quello che infiamma i nostri cuori, ma che al contrario Humanae Vitae ci ha salvato la vita, o almeno l’ha resa più bella, e diversa, molto diversa da come avrebbe potuto essere, anche quando abbiamo obbedito parzialmente, zoppicando, cadendo, con dubbi e incertezze. Abbiamo però avuto sempre chiara la misura alta della vita che ci veniva proposta, anche quando non riuscivamo ad agguantarla. Potremmo prima di tutto chiarire che il no alla contraccezione non è un idolo per noi, perché il punto centrale della questione è: metto o no Dio al centro della mia affettività? Lascio che sia lui a plasmare il mio cuore? La mia relazione con lo sposo, la sposa, mi serve a incontrare di più il Signore? Sono disposto a rischiare qualcosa di mio per fare la sua volontà, anche quando non mi sembra la scelta migliore (sennò che obbedienza è), o la più conveniente? Ci credo davvero o no, che la felicità vera e piena sta nel fare la sua volontà, e ci sono dei punti cruciali in cui ci si gioca veramente, concretamente l’obbedienza a Dio?

Dovremmo scrivere, noi veri esperti di HV – esperti in senso etimologico, nel senso che l’abbiamo sperimentata – che ci dispiace che la proposta della Chiesa abbassi l’asticella della bellezza possibile. Non perché siamo “arcigni difensori della morale” – come ci descrive Avvenire – ma al contrario proprio perché siamo peccatori, mendicanti, perché sappiamo che il nostro cuore è un abisso inconoscibile, è un mistero ferito dal peccato originale. Per questo crediamo che la legge, che Gesù non è venuto a cambiare neppure di uno iota, è proprio il segno più grande della misericordia di Dio, cioè ciò che ci custodisce dal male, che è prima di tutto dentro di noi. La legge è una possibilità di felicità, Dio è un pozzo di piacere, infinitamente più grande del piacere che andiamo elemosinando seguendo il nostro cuore. Noi siamo mendicanti di Spirito Santo, ed è per questo che lo supplichiamo di venire nella nostra coppia, così ferita e zoppicante e imperfetta. Noi sappiamo che lasciargli la possibilità di agire nella nostra intimità è la scelta più lungimirante che possiamo fare. Credo che ognuno di noi abbia ben presenti intorno a sé storie di vite sfasciate, che avrebbero potuto essere felici. Persone che son passate da una storia all’altra “andando dove li portava il cuore”, sprecandosi, o decidendosi troppo tardi. Vogliamo poi parlare del calo del desiderio che affligge l’Occidente? Perché quando la roba che prima era difficile da conquistare te la vedi sbattere in faccia con il minimo investimento, forse dopo un po’ ti va a noia…

La proposta della Chiesa non esclude prudenza e responsabilità, certo: nessuno dice che sia necessario fare figli a ripetizione. Ma se uno si ferma a fare calcoli umani, anche un figlio è troppo: sono pochi quelli che possono garantire il futuro alla generazione successiva, per non parlare dei pericoli e delle malattie. Solo sapendo che un figlio lo manda Dio si può osare tanto. Un credente sa che sarà Dio a farsene carico, e Dio è davvero un gran Signore, non lesinerà certo il suo aiuto. Senza contare che ci sono una serie di strumenti affidabilissimi per i metodi naturali, tanto che ormai hanno l’accuratezza di altri metodi contraccettivi (e ci sarebbe da aprire una parentesi sul fatto che anche i metodi si possono usare con una mentalità di chiusura alla vita…), senza il rischio che un concepimento avvenga comunque.

Non siamo neanche, non necessariamente, sostenitori di famiglie enormi: il punto non è neppure nel numero dei figli. Ci sono persone a cui i figli non arrivano, altre che ne ricevono in dono uno solo (ma come dico sempre a una mia amica, anche la Madonna ne aveva uno!). Non va avallata quella sorta di vanità prolife che fa contare il numero dei figli, quasi ad esibirli come certificato del proprio essere “bravi cattolici”. Ogni coppia, ogni famiglia, ha la sua storia, e solo Dio conosce davvero i cuori. Si può essere ottimi genitori di figli unici, e pessimi di famiglie extra large. Quello che davvero conta è tenere il nostro cuore aperto a lui, alla sua iniziativa nella nostra vita. Ma non si può dire di essere aperti all’iniziativa di Dio se non lo si fa entrare nelle scelte cruciali: i soldi e l’affettività.

Mi piacerebbe che testimoniassimo ai nostri pastori – basta anche una mail di poche parole – la bellezza di Humanae Vitae, per dire loro che non è affatto “ormai solo un simbolo”, come si è detto in Gregoriana, né tanto meno una regola che opprime ma una possibilità di bellezza più grande, perché il matrimonio si può vivere in tanti modi. Non basta non commettere adulterio, magari resistendo per convenienza, necessità, comodità, abitudine. Il cuore di tutto, la bellezza che Humanae Vitae propone, è rendere l’amore tra gli sposi un cammino di beatitudine, cioè di felicità. Se vissuto come via verso Dio, il matrimonio cristiano è qualcosa che somiglia al matrimonio tout court solo nella forma: se si riesce a vivere il sacramento secondo la grazia, si può cercare di amare il marito, la moglie, come Cristo la ama. È possibile, mano a mano: mentre i due sposi diminuiscono, l’amore di Dio aumenta sempre più lo spazio di azione fra di loro. Un amore che spesso gli sposi non arrivano a capire, anche perché non viene loro annunciato, neppure dalla Chiesa, che forse deve ancora capire il potenziale da bomba atomica che è nel sacramento del matrimonio. Una bomba che brucia e cauterizza tutte le ferite della coppia, i tradimenti persino, gli errori. “Tu puoi sbagliare (marito, moglie), ma Dio no” – diceva don Giussani. Dal momento che lui si mette in mezzo ai due, non c’è un matrimonio sbagliato. Ci può essere un matrimonio ferito, ma Dio salva e guarisce. Mettersi in cammino secondo Humanae Vitae significa cercare di accedere a questo amore, cioè permettere a Dio di agire da Signore nella vita della coppia, consegnarsi, non obbedire ai propri ragionamenti e progetti, ma ascoltare un’altra voce.

Io più che mettermi a fare cavilli sulla contraccezione, che non ha affatto bisogno di essere incoraggiata (i cosiddetti cattolici, quelli che vanno a messa la domenica, ne fanno ampiamente uso senza soffrire la contraddizione, senza contare le circa 600 mila pillole del giorno dopo vendute solo in Italia nell’ultimo anno, con un boom tra le adolescenti, 30% in più in un anno, anche grazie al governo che ha tolto l’obbligo di ricetta), più che mettermi a dire che in fondo ci sono dei casi in cui si può, più che arrivare come al solito con qualche decennio di ritardo sul mondo, vorrei che la Chiesa cominciasse ad annunciare una bellezza più alta, e che i pastori non avessero paura di essere impopolari. Che ricominciassero a parlare chiaro ai corsi prematrimoniali, parlando di croce e bellezza, e di che cosa è davvero fatto il sacramento del matrimonio, dove una potenza di amore che brucia può rendere vero il nostro amore piccolo e ingannevole.

L’idea che mi è venuta, insomma, è per evitare che parta la solita contrapposizione cretina tra chi chiede di oltrepassare le regole in nome del discernimento, e i cattoliconi tradizionalisti e rigidi che saltano su come ossessi alla prima avvisaglia di cambiamento. Mi piacerebbe che scrivessimo che HV aiuta a vivere l’unione dei coniugi, che è anche in se stessa anche procreativa, come fine del matrimonio, che è il cammino verso Dio. Noi siamo certi che in unam carnem sia un moto a luogo, sia il viaggio di una vita. Un viaggio che non esclude cadute, pause, difficoltà, dubbi. Non abbiamo un’idea stucchevole della famigliola perfetta, sappiamo forse più di certi pastori “di che lacrime grondi e di che sangue”, sappiamo che siamo chiamati ad amare non col modello “commedia romantica” ma col modello di Cristo crocifisso. Ma a dire tutto questo bastano anche otto parole: qualcosa come “l’Humanae Vitae mi ha salvato la vita”.

Possiamo scrivere alla Pontificia Accademia per la Vita, pav@pav.va, magari anche al professore che organizza il corso alla Gregoriana, Humberto Miguel Yanez (unigre.it) e infine al relatore cui abbiamo fatto riferimento chiodimaurizio@gmail.com Chi vuole, può mandare la sua mail anche al blog (sposatiesiisottomessa@gmail.com), specificando se gradirebbe vederla pubblicata o no: magari potremmo mettere a disposizione di tutti qualche frammento di bellezza….

131 pensieri su “UN APPELLO PER L’HUMANAE VITAE

  1. Giuseppe

    Battaglia persa!

    Se non interviene il papa è come lavar la testa all’asino!

    Ma non credo che il pontefice regnate voglia far qualcosa, HA GIA’ PROVVEDUTO A DISTRUGGERE chi doveva difendere la vita.

    http://www.lanuovabq.it/it/lo-scandalo-della-pontificia-accademia-per-la-vita

    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/06/13/nome-per-nome-la-metamorfosi-della-pontificia-accademia-per-la-vita/

    Mi pare un classico del papa regnante far così: dire, disdire, contraddire mandar avanti un illustre interprete (p.es Spadaro a caso) …. far confusione per demolire tutto.

    Va avanti fin dal Sinodo ultimo: nulla era cambiato (stava scritto anche qui sul blog, non te ne faccio mica una colpa: ho visto interamente la conferenza stampa e li si diceva quel che giustamente hai riportato) ma poi ………Amoris letizia…..

    1. Francesco Paolo Vatti

      Sarà anche una battaglia persa, ma è giusta. Non si combattono le battaglie solo per vincerle: Gesù Cristo aveva dodici seguaci, uno che lo tradì, uno che rimase sotto la Croce e gli altri che si dispersero. Umanamente aveva perso, eppure siamo ancora qui. Se vogliamo che fra duemila anni i nostri discendenti siano ancora qui, dobbiamo essere disponibili alle battaglie perse.

  2. Grazie Paolo VI, grazie per humanae vitae, grazie perché dopo quaranta anni di lotte,di sbagli e di amore, il nostro matrimonio è ancora vivo e ricco di gioia,di figli, nipotini e pronipoti. Armida e Carlo

  3. giovanna

    Bravissima ! E’ proprio una bella idea !
    Mi accingo in questi giorni a scrivere.
    Grazie sempre !

  4. Emanuele

    Costanza, lodevole iniziativa, è giusto che nulla vada intentato. Qui però è in ballo più di un documento, per quanto importante, è in ballo la stessa fede.

    Tu proponi un’iniziativa umana, giusta ma pur sempre umana. Un’iniziativa direi quasi politica, come una manifestazione o un corteo per fare sentire pressione sui responsabili: il “popolo” contro la “casta”.

    A questa iniziativa umana ne va affiancata una divina, altrimenti “invano faticano i costruttori”. Questa iniziativa non può che nascere da preghiera, digiuno e testimonianza di vita. Sono le armi più potenti che abbiamo e senza le quali qualunque iniziativa umana è destinata a fallire. Non servirebbero neppure miriadi di lettere o mail, basterebbe che lo Spirito di Verità scendesse sul più insignificante dei presenti ai dibattiti trasformandolo in un novello Agostino, Paolo, don Luigi, per “disperdere i superbi nei pensieri dei loro cuori” e infiammare i giovani.

    Del resto, poi anche questa è una prova che ci ha dato il Signore. Se anche l’Humanae Vitae fosse spazzata via, noi cambieremo? Noi cederemmo? Ecco l’importanza della testimonianza di vita: una vita di coppia felice (nonostante peccato e ferite) è il manifesto che il progetto di Dio non è teoria, ma pratica concreta che si può attuare. Quante persone attireremmo se mostrassimo al mondo questa felicità? Felicità che non è né frivolezza né sballo, ma bellezza. Se Dio non entra nelle coppie, tutto diventa un peso ed un imposizione.

    Quindi, bene difendere un documento che per noi è vita vissuta con iniziative umane, ma doveroso affiancare preghiera e digiuni. Anzi chiederei proprio agli amici consacrati “eunuchi per il Regno” di sostenerci nella preghiera.

    Che Dio ci benedica.

    1. Rita

      Sono pienamente d’accordo con te Emanuele! Grazie per avere espresso con parole ciò di cui sono convinta: solo l’Amore vissuto serve a smuovere le montagne, l’esempio vale più di mille parole…

  5. @Giuseppe
    È vero, il problema sta in alto. Ma quello che propone Costanza è dare testimonianza, per questo non è inutile. Dio vuole che difendiamo la Chiesa con tutti i mezzi a nostra disposizione, poi Lui ci penserà.

    @Emanuele
    Giustissima la proposta di digiuni e penitenze, che non va in contraddizione comunque con altre iniziative (a questo proposito, è vero che il digiuno e la penitenza la possono fare i singoli, ma anche qui non sarebbe male che qualcuno la organizzasse in modo strutturato; non sarebbe male se la lanciasse un pastore, di quelli rimasti fedeli).

    Un’unica osservazione:

    Se anche l’Humanae Vitae fosse spazzata via, noi cambieremo? Noi cederemmo?

    “Noi” non cediamo (lo metto tra virgolette perché, non essendo sposato, la cosa dell’HV non mi riguarda direttamente, ma in generale mi riguardano un sacco di altre cose che qualcuno sta parimenti tentando di distruggere). Certo diamo testimonianza anche così, e cercare di perseguire una santità di vita è la prima cosa da fare. Ma non è sufficiente: e “gli altri”? Non dimentichiamoci che la Chiesa – fuori da tempi eccezionali – dovrebbe essere docente, e il popolo discente. Se pensassimo che non fosse necessaria, cadremmo in una forma di luteranesimo. In altre parole, di questi tempi molte persone vengono gettate nella confusione – già ci pensa il mondo, e ora la Chiesa non contrasta – e molte anime si perdono. Non si lasci niente di intentato, dunque, e appoggiamo Costanza in questa iniziativa.

    1. Giuseppe

      Ok allora alla polacca: assediamo rosario in mano la Gregoriana finchè non ci risponde!

      Se vuol Costanza ci provaimo… ma la risposta la so già: i Carabinieri ci chiederanno di allontanarci!

    2. Mi accodo anch’io alla proposta di @Emanuele (che segue quella di Costanza) e aggiungo a quanto dice @Fabrizio che è perfetta l’idea dello “strutturata”, ma non è indispensabile (auspicabile ma non indispensabile) il “lancio” da parte di un pastore…

      Da questo blog (che conta non pochi lettori), Costanza può benissimo invitare o chiedere o proporre (poco cambia) un digiuno il giorno X, o un rosario o entrambi (così invece di riempire la pancia, facciamo un Rosario e ci “riempiamo lo spirito”).

      Abbiamo la Quaresima davanti, periodo propizio, e le Ceneri che quest’anno ci portano anche San Valentino Vescovo (di quelli “fedeli”) e martire.

      Si potrebbe partire da lì.

    3. Francesco Paolo Vatti

      Forse noi non cederemmo, ma cosa potremmo dire dei nostri figli e, ancora di più, dei nostri nipoti?

    4. Emanuele

      Assolutamente d’accordo… Tutto deve essere fatto all’interno della Chiesa che è necessaria per la salvezza. Infatti la giusta preghiera è per i nostri pastori: “la messe è molta e gli operai sono pochi”.

      Questo non toglie che un sacerdote, un vescovo o anche il Papa non possa sbagliare. Pure gli apostoli, scelti uno per uno personalmente da nostro Signore che ha fatto loro da guida, maestro e confessore, hanno sbagliato. Le donne e San Giovanni non hanno seguito gli apostoli che scappavano e rinnegavano, ma Cristo fino sotto la croce. Certo, una volta ravvedutisi e pentiti, Pietro e gli altri hanno ripreso il posto che gli spettava (ma Giuda si è perso per sempre) e pure la Madonna si è fatta da parte.

      Così noi, se pure in momento di follia e sconforto cardinali e Papa dovessero stracciare la HV, noi dobbiamo seguire Cristo. In questo caso l’esempio vale più di mille proclami.

  6. Marco

    Vorrei condividere un pensiero, non teologico e men che meno di analisi della Humanae Vitae ma di semplice esperienza vissuta in prima persona. Premetto che la seguo con assiduità ed onestamente è per me un punto di riferimento fisso quasi quotidiano, non intervengo mai perché onestamente gli articoli sono sempre precisi ed esaustivi.
    Condivido la preoccupazione su queste “uscite infelici”, ma per quello che posso dire della mia vita è che seguire le indicazioni della Humanae Vitae è comunque una ricchezza indipendentemente da quanto dicano pubblicamente i curati. Forse peccherò di superficialità ma in fin dei conti se le indicazioni dell’Humanae Vitae sono vere e se si è sperimentato personalmente un di più grazie a questo dono che ci ha fatto Paolo VI, onestamente per quel che mi riguarda non mi sento né ferito né danneggiato né offeso da queste uscite di qualunque curato, semmai sono preoccupato verso chi, vedendo la confusione della Chiesa da fuori, resta disorientato non sapendo bene più quale sia la Verità e la Strada che la Chiesa indica. Perché altrimenti diverrebbe solo un scontro ideologico di tipo normativo. Per quanto mi riguarda il contenuto dell’Enciclica non è mai stato nei termini: ” la contraccezione è sbagliata.” oppure “la contraccezione non adempie il disegno di Dio su vita umana e sessualità”. oppure “pillola si” “pillola no”Etc. etc, per me è sempre stato “seguimi ed avrai il centuplo quaggiù e la vita eterna”, oppure “va vendi quello che hai, poi vieni e seguimi”. Il centro del tema è questo, cosa proponiamo a coloro che cercano Cristo, anche se non lo sanno? Solo una norma?
    Grazie per l’attenzione.

    1. Alessandro

      Il passaggio chiave è questo:

      “Ciò che la pratica dei “metodi naturali di fecondità” attesta è il carattere responsoriale della generazione: anch’essi dicono che generare non è creare. Il metodo attesta però più di quanto possa garantire da se stesso. Rivela un senso che lo trascende. Se la responsabilità del generare è ciò a cui rimandano questi “metodi”, allora si può comprendere come nelle situazioni in cui essi siano impossibili o impraticabili, occorre trovare altre forme di responsabilità: queste “circostanze”, per responsabilità, richiedono altri metodi per la regolazione delle nascite. In questi casi, l’intervento “tecnico” non nega la responsabilità del rapporto generante, così come del resto un rapporto coniugale che osservi i metodi naturali non è automaticamente responsabile.”

      Obietto brevemente.

      L’atto coniugale, per non macchiarsi, deve osservare le sue intrinseche valenze, volute da Dio: quella unitiva e quella procreativa, inscindibili.

      L’uso del metodi naturali conforme a “Humanae vitae” assicura all’atto coniugale sia la sua dimensione unitiva sia quella procreativa: il ricorso al metodo naturale non è contraccezione, infatti, proprio perché custodisce l’apertura dell’atto alla procreazione, in quanto tale ricorso NON rende (NE’ intende rendere) infecondo un atto coniugale che senza tale ricorso sarebbe fecondo.
      Invece la tecnica contraccettiva è intrinsecamente illecita (e quindi mai ammissibile, a dispetto dell’opposto avviso di padre Chiodi) proprio perché in essa non può che essere negata la valenza procreativa dell’atto coniugale, cosicché è l’atto coniugale stesso a essere mutilato e contaminato, alterato nella sua indole e nei suoi fini: il ricorso alla tecnica contraccettiva, infatti, a differenza del ricorso ai “metodi naturali”, intende proprio rendere infecondo (ossia: privare della sua valenza procreativa) un atto coniugale che senza tale ricorso alla tecnica contraccettiva sarebbe fecondo.
      Ecco perché il ricorso alla tecnica contraccettiva è SEMPRE e in quanto tale illecito, cioè irrimediabilmente illecito.

      L’argomento è già sufficiente per confutare la posizione di Chiodi, ma è bene aggiungere (almeno) due considerazioni:

      1) Chiodi parla di metodi naturali talora “impossibili o impraticabili” in talune “situziazioni”. Quali sarebbero queste situazioni?

      2) Oltre a essere illecito perché contrasta con la dimensione procreativa dell’atto coniugale, il ricorso alla tecnica contraccettiva confligge anche con la dimensione unitiva dell’atto, in quanto la pienezza dell’unione sponsale può esplicarsi solo se i coniugi non si negano l’un l’altro l’integralità della donazione del proprio essere corporeo, integralità della quale la fecondità generativa è componente innegabile; componente che, tuttavia, proprio il ricorso alla contraccezione nega, sottrae alla reciproca donazione, menomandola.

      1. Digital

        Don Chiodi ad un certo punto si chiede: “Su tale sfondo si porrà la domanda se i metodi naturali possano/debbano essere l’unica forma di generazione responsabile…”.
        E’ questo, secondo me, il vero punto del discorso: generazione responsabile. Infatti, Don Chiodi mi deve spiegare come può la contraccezione essere considerata una forma di generazione responsabile visto che è la negazione della generazione.
        E poco dopo aggiunge Don Chiodi: “In questi casi, l’intervento “tecnico” non nega la responsabilità del rapporto generante…”. A parte il fatto che usa un eufemismo per riferirsi alla contraccezione, tuttavia, Don Chiodi parla di rapporto generante che di generante non ha nulla!
        Infatti, lui considera la contraccezione una forma di generazione responsabile solo perché essa costituisce “un metodo per la regolazione delle nascite”. Peccato che gli sfugga tutto il resto…

        1. Sabino

          Digital
          Credo che l’argomentazzione di don Chiodi metta in primo piano la responsabilità nel rapporto coniugale ( suppongo che si riferisca alle condizioni economiche della coppia, allo stato di salute della madre) che ne diventa quindi un elemento essenziale, che deve essere comunque salvaguardato, se i metodi naturali sono di difficile applicazione. Quello che nella dottrina tradizionale e’ il criterio per la legittimità’ morale del rapporto coniugale solo nei giorni infecondi diviene cioe’ un valore morale essenziale del rapporto coniugale, che deve essere comunque perseguito, quindi anche con la contraccezione. In questo modo egli supera la dottrina tradizionale. Può sembrare una sottigliezza, ma essa costituisce il cuore della sua argomentazione. E’ sempre questo il metodo degli innovatori: far diventare essenziale un aspetto di un problema morale, sia pure rilevante, che non lo e’.

          1. Digital

            @ Sabino
            Veramente Don Chiodi quando parla di responsabilità si riferisce all’atto coniugale e non al rapporto coniugale: «La tecnica, in determinate circostanze, può consentire di custodire la qualità responsabile dell’atto coniugale, anche nella decisione di non generare quando sussistano motivi plausibili per evitare il concepimento di un figlio. La tecnica, mi pare, non può essere rifiutata a priori quando è in gioco la nascita di un figlio, perché anche la tecnica è una forma dell’agire e quindi richiede un discernimento sulla base di criteri morali irriducibili però a una interpretazione materiale della norma».
            Comunque, a mio avviso, la responsabilità dell’atto coniugale altro non è che la foglia di fico per nascondere quello che rimane il vero punto della questione: la generazione responsabile.

            1. sabino

              Digital
              Sono d’accordo. Ma credo che si possa anche dire rapporto coniugale per indicare l’atto coniugale. La mia non era una critica, ma se mai una breve analisi per indicare il percorso argomentativo usato da don Chiodi per iniziare a demolire l’HV.

              1. “Humanae vitae” addio. A mezzo secolo di distanza, l’enciclica contro i metodi artificiali di regolazione delle nascite che ha segnato il momento più drammatico del pontificato di Paolo VI, rifiutata da interi episcopati, contestata da innumerevoli teologi, disobbedita da miriadi di fedeli, cede ormai il passo a una sua radicale re-interpretazione, a un “cambio di paradigma” indubitabilmente voluto e incoraggiato da papa Francesco in persona.

                Paradosso vuole che Paolo VI sia il papa che Jorge Mario Bergoglio ammira e loda di più. E proprio – sono parole sue – per “la genialità profetica” con cui scrisse quell’enciclica e per il suo “coraggio di schierarsi contro la maggioranza, di difendere la disciplina morale, di esercitare un freno culturale, di opporsi al neo-malthusianesimo presente e futuro”.

                Ma appunto, “tutto dipende da come ‘Humanae vitae’ viene interpretata”, non manca di chiosare ogni volta papa Francesco:. Perché “la questione non è quella di cambiare la dottrina, ma di andare in profondità e far sì che la pastorale tenga conto delle situazioni e di ciò che per le persone è possibile fare”.

                Detto e fatto. A dare veste autorevole al nuovo paradigma interpretativo di “Humanae vitae”, con un esplicito via libera ai contraccettivi artificiali, è intervenuto un teologo dei più accreditati presso l’attuale papa, Maurizio Chiodi, professore di teologia morale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e membro di fresca nomina della Pontifica Accademia per la Vita, già autore nel 2006 di un libro, “Etica della vita”, che sosteneva la liceità della procreazione artificiale.

                L’autorevolezza della sua presa di posizione è avvalorata da due fatti concatenati.

                Il primo è il contesto in cui Chiodi ha dettato la nuova interpretazione di “Humanae vitae”: una conferenza alla Pontificia Università Gregoriana, il 14 dicembre, nel quadro di un ciclo di incontri tutti dedicati a quell’enciclica nel cinquantenario della sua pubblicazione, promossi dalla facoltà di teologia morale dell’università, diretta dal gesuita argentino Humberto Miguel Yáñez, pupillo di Bergoglio.

                Di questa conferenza ha dato un dettagliato resoconto la giornalista americana Diane Montagna su Life Site News dell’8 gennaio, a cui sono seguite le vivaci reazioni dei difensori della contestata enciclica:

                > New Academy for Life member uses “Amoris” to say some circumstances “require” contraception

                Ma ora c’è di più. Domenica 28 gennaio la conferenza di Chiodi è stata ripubblicata con grande evidenza sul quotidiano della conferenza episcopale italiana “Avvenire”, nel supplemento mensile “Noi, Famiglia & Vita”, introdotta da una nota col titolo: “Da papa Montini a Francesco, sviluppo nella fedeltà”, nella quale si legge:

                “È una posizione [quella di Chiodi] che si inserisce autorevolmente nel dibattito in corso, e che non va intesa come un superamento o una critica a ‘Humanae vitae’, testo che è e rimane frutto di una scelta profetica e coraggiosa per il tempo e per la situazione storica in cui papa Montini la concepì, non senza tormenti e non senza aver chiarito che si trattava di magistero né infallibile né irreformabile. In questa prospettiva la riflessione del teologo va intesa come una proposta che intende rappresentare lo sviluppo di una tradizione. E una tradizione, per essere viva e continuare a parlare alle donne e agli uomini del nostro tempo, non va sclerotizzata ma resa dinamica, cioè coerente con una società che cambia. Don Chiodi ha il coraggio di definire il problema che si pongono da alcuni decenni teologi ed esperti di pastorale. Davvero i metodi naturali vanno intesi come l’unico percorso possibile di pianificazione familiare?”.

                La nota, come si vede, termina con un punto interrogativo. Che però è del tutto retorico. Le tesi esposte da Chiodi nella sua conferenza, infatti, non sono ipotetiche, ma assertive. Vi sono circostanze – sostiene – che non solo consentono ma “richiedono” altri metodi, non naturali, per la regolazione delle nascite.

                Il testo integrale della conferenza di Chiodi ripubblicata su “Avvenire” – con qualche taglio ininfluente rispetto a quella pronunciata alla Gregoriana – è in quest’altra pagina di Settimo Cielo:

                > Rileggere “Humanae vitae” alla luce di “Amoris laetitia”

                Dopo aver ridiscusso “la responsabilità soggettiva della coscienza e il rapporto costitutivo tra norma e discernimento” nel solco dell’esortazione postsinodale di papa Francesco, Chiodi pone “la domanda se i metodi naturali possano/debbano essere l’unica forma di generazione responsabile”.

                E queste sono le conclusioni a cui approda:

                “Ciò che la pratica dei ‘metodi naturali di fecondità’ attesta è il carattere responsoriale della generazione: anch’essi dicono che generare non è creare. Il metodo attesta però più di quanto possa garantire da se stesso. Rivela un senso che lo trascende. Se la responsabilità del generare è ciò a cui rimandano questi ‘metodi’, allora si può comprendere come nelle situazioni in cui essi siano impossibili o impraticabili, occorre trovare altre forme di responsabilità: queste ‘circostanze’, per responsabilità, richiedono altri metodi per la regolazione delle nascite. In questi casi, l’intervento ‘tecnico’ non nega la responsabilità del rapporto generante, così come del resto un rapporto coniugale che osservi i metodi naturali non è automaticamente responsabile.

                “L’insistenza del magistero sui metodi naturali non può dunque essere interpretata come una norma fine a se stessa né come una mera conformità alle leggi biologiche, perché la norma rimanda al bene della responsabilità coniugale e le leggi fisiche (physis) dell’infecondità si inscrivono in un corpo di carne e in relazioni umane irriducibili a leggi biologiche.

                “La tecnica, in circostanze determinate, può consentire di custodire la qualità responsabile dell’atto sessuale. Essa perciò non può essere rifiutata a priori, quando è in gioco la nascita di un figlio, poiché anch’essa è una forma dell’agire e come tale richiede un discernimento sulla base di criteri morali irriducibili ad un’applicazione sillogistico-deduttiva della norma”.

                A beneficio dei lettori, “Avvenire” sintetizza così, a centro pagina, la reinterpretazione di “Humanae vitae” fatta da Chiodi:

                “Se ci sono situazioni in cui i metodi naturali sono impossibili o impraticabili, occorre trovare altre strade, perché una generazione responsabile non può ignorare le offerte della tecnica”.

                È utile aggiungere che il 27 gennaio, il giorno precedente la ripubblicazione di questa conferenza di Chiodi, anche monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e gran cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II, ha detto in un’intervista al giornale della conferenza episcopale italiana, alludendo ad “Humanae vitae”, che vanno fatti “ulteriori approfondimenti sul fronte della responsabilità della generazione”, perché “le norme sono per far vivere gli esseri umani, non per far funzionare i robot”, e quindi “richiedono un processo di valutazione che deve prendere in conto l’insieme concreto delle circostanze e delle relazioni in cui si trova la persona”.

                E già prima che Chiodi tenesse la sua conferenza alla Gregoriana, anche monsignor Luigi Bettazzi, 94 anni, uno dei pochissimi vescovi ancora in vita che presero parte al Concilio Vaticano II, aveva detto ad “Avvenire”, il 29 ottobre 2017, che a cinquant’anni dalla “Humanae vitae” è ormai “arrivato il momento di ripensare la questione”, perché “non sono le dottrine a cambiare, ma siamo noi, col trascorrere degli anni, che riusciamo a comprenderne sempre meglio il significato, leggendole alla luce dei segni dei tempi”.

                Inoltre è già all’opera dalla scorsa primavera la commissione di studio istituita in Vaticano per ricostruire la genesi di “Humanae vitae” dal punto di vista storico e documentario.

                Ne fanno parte i teologi Gilfredo Marengo e Pierangelo Sequeri dell’Istituto Giovanni Paolo II, Angelo Maffeis dell’Istituto Paolo VI di Brescia e lo storico Philippe Chenaux della Pontificia Università Lateranense.

                Marengo e Paglia hanno negato che i lavori della commissione riguardino i contenuti di “Humanae vitae” e tanto meno una loro reinterpretazione.

                Ma è fin troppo evidente che la rivisitazione del tormentato percorso di preparazione di quell’enciclica – nel quale già allora le correnti favorevoli alla contraccezione artificiale erano molto più forti e pressanti di quelle contrarie, sposate da Paolo VI – potrà solo giovare al cambio di paradigma che……

                L’ho appena letto……

      2. Francesco Paolo Vatti

        Ho letto l’intervento di Don Chiodi su Noi Genitori e Figli. Resto impressionato di quanto a lungo abbia scritto per dire una cosa tutto sommato semplice: quando si vuole giustificare una cosa sbagliata, la si condisce a puntino!

      3. MenteLibera65

        Domanda ? E se uno dei 2 coniugi ha una malattia grave trasmissibile sessualmente (HIV) , ed allo stesso tempo uno dei due è sterile ? Devono rinunciare per sempre all’aspetto “unitivo”, per non rischiare la vita ?
        Penso che questo sia uno dei casi a cui si faceva riferimento.

        1. Alessandro

          @MenteLibera65

          Il tuo argomento è solo apparentemente stringente.

          In sostanza argomenti che, nel caso che prospetti, se i coniugi rinunciassero all’uso della contraccezione non potrebbero in alcun modo intrattenere lecitamente rapporti sessuali (assodato che un rapporto senza contraccettivo esporrebbe al contagio), e quindi dovrebbero rinunciare alla valenza unitiva propria dell’atto coniugale.

          Obietto ribadendo quanto scrivevo qui:

          https://costanzamiriano.com/2018/01/30/un-appello-per-lhumanae-vitae/#comment-133580

          In particolare, ti faccio presente che l’uso della contraccezione, oltre a comportare una palese e inammissibile separazione tra dimensione unitiva e procreativa dell’atto propriamente coniugale, non salvaguarda affatto la dimensione unitiva dell’atto stesso; all’opposto, la contamina, la altera, poiché impedisce a tale atto di essere autenticamente unitivo.

          Nel commento segnalato ricordavo al riguardo che, oltre a essere illecito perché contrasta con la dimensione procreativa dell’atto coniugale, il ricorso alla tecnica contraccettiva confligge anche con la dimensione unitiva dell’atto, in quanto la pienezza dell’unione sponsale può esplicarsi solo se i coniugi non si negano l’un l’altro l’integralità della donazione del proprio essere corporeo, integralità della quale la fecondità generativa è componente innegabile; componente che, tuttavia, proprio il ricorso alla contraccezione nega, sottrae alla reciproca donazione, menomandola.

          Si badi che il ricorso alla contraccezione contrasta con la donazione totale del coniuge anche in caso di accertata sterilità: il contraccettivo infatti serve infatti proprio a sottrarre alla totalità qualcosa, a riservarselo, a tenerlo per sé, sicché la donazione cessa di essere totale.

          Aggiungo che, pur a voler prescindere dalle imprescindibili considerazioni svolte, è noto che l’uso del preservativo non… preserva infallibilmente da un contagio così pernicioso, e quindi sarebbe da irresponsabili arrischiare un rapporto così imperfettamente “protetto”, “preservato”.

          Scrive a proposito padre Bellon:

          “Sotto il profilo etico – personalistico c’è da chiedersi: sono ancora veri atti di amore quelli che si esprimono i coniugi di cui uno è affetto da hiv-aids? Se amare significa volere bene, donare qualcosa a qualcuno, colui che è affetto da hiv-aids sa che il suo dono è inficiato da una terribile potenzialità: quella di trasmettere l’infezione mortale al proprio consorte e al possibile nascituro.
          Se il coniuge sieropositivo ama realmente il proprio partner e gli eventuali figli, deve essere disposto a qualunque sacrificio pur di non danneggiare le persone amate.
          Non rimane dunque altra via che quella dell’astinenza, praticata del resto da molti coniugi per i più svariati motivi.

          Va ricordato poi che la contraccezione all’interno del matrimonio (nel nostro caso si tratta dell’uso del profilattico) è intrinsecamente illecita.
          Giovanni Paolo II ha detto che “la donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale…, se la persona si riservasse qualcosa” (Familiaris Consortio 11), cioè se escludesse qualcosa di sé dal gesto con cui si consegna all’altro. La contraccezione infatti è “oggettivamente così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata” (17.11.1984).”

          https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=71

          1. Alessandro

            Affermò Pio XII (29 ottobre 1951) a proposito dell’astinenza nel matrimonio (per motivi certi e gravi):

            “Ma si obietterà che una simile astinenza è impossibile, che un tale eroismo è inattuabile.

            Questa obiezione voi oggi la sentirete, voi la leggerete dappertutto, anche da parte di chi, per dovere e per competenza, dovrebbe essere in grado di giudicare ben diversamente. E si adduce a prova il seguente argomento: — Niuno è obbligato all’impossibile, e nessun legislatore ragionevole si presume che voglia obbligare con la sua legge anche all’impossibile. Ma per i coniugi l’astinenza a lunga durata è impossibile. Dunque non sono obbligati all’astinenza; la legge divina non può avere questo senso -.

            In tal guisa da premesse parzialmente vere si deduce una conseguenza falsa. Per convincersene basta invertire i termini dell’argomento: — Iddio non obbliga all’impossibile. Ma Iddio obbliga i coniugi all’astinenza se la loro unione non può essere compiuta secondo le norme della natura. Dunque in questi casi l’astinenza è possibile. —

            Abbiamo a conferma di tale argomento la dottrina del Concilio di Trento, il quale, nel capitolo sulla osservanza, necessaria e possibile, dei comandamenti, insegna, riferendosi a un passo di S. Agostino: « Iddio non comanda cose impossibili, ma mentre comanda, ammonisce, e di fare quel che puoi, e di domandare quel che non puoi, e aiuta affinchè tu possa » (Conc. Trid. Sess. 6 cap. II Denzinger n. 804 – S. August. De natura et gratia cap. 43 n. 50 Migne P. L. vol. 44 col. 271).

            Perciò non lasciatevi confondere nella pratica della vostra professione e nel vostro apostolato da questo gran parlare d’impossibilità, né per ciò che riguarda il vostro giudizio interno, né per ciò che si riferisce alla vostra condotta esterna.
            Non prestatevi mai a qualsiasi cosa contraria alla legge di Dio e alla vostra coscienza cristiana!

            È fare un torto agli uomini e alle donne del nostro tempo lo stimarli incapaci di un continuato eroismo.
            Oggi per tanti motivi — forse sotto la morsa della dura necessità, od anche talvolta al servizio della ingiustizia — si esercita l’eroismo in un grado e con una estensione che in tempi passati si sarebbe creduto impossibile. Perchè dunque questo eroismo, se veramente le circostanze lo esigono, dovrebbe arrestarsi ai confini segnati dalle passioni e dalle inclinazioni della natura?

            È chiaro: chi non vuole dominare se stesso, nemmeno lo potrà; e chi crede di dominarsi, contando solamente sulle proprie forze, senza cercare sinceramente e con perseveranza l’aiuto divino, rimarrà miserevolmente deluso.”

            https://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1951/documents/hf_p-xii_spe_19511029_ostetriche.html

            1. MenteLibera65

              Alessandro , Mi sembra che tu stia forzando significati, ed ignorando parti della dottrina.

              1) HV sancisce come l’aspetto unitivo, benchè subordinato a quello procreativo, abbia una enorme dignità ed importanza nella vita dei coniugi.
              2) E’ evidente che quando l’aspetto procreativo viene a mancare per ragioni esterne dalla volontà dei coniugi stessi (esempio : sterilità, menopausa, etc ) , l’aspetto unitivo resta invariato. Se così non fosse la Chiesa avrebbe indicato da tempo alle coppie sterili di astenersi dall’avere rapporti sessuali, in quanto mancanti dell’aspetto procreativo. Invece non è così, e le coppie, anche sterili o anziane, sono invitate a mantenere l’aspetto unitivo e ad avere rapporti, ove lo desiderino.
              3) HV non attacca i contraccettivi, ma la mentalità contraccettiva con la quale vengono utilizzati . Anche i metodi naturali o l’astinenza possono essere utilizzati con mentalità contraccettiva , perchè protratti troppo a lungo e senza valide ragioni.
              4) Per una coppia sterile i metodi non naturali, special modo il preservativo, sono soltanto un sussidio medico atto a prevenire o proteggere dalle infezioni. Essi non possono avere mentalità contraccettiva, in quanto alla base sono sprovvisti dalla possibilità di procreare. Pertanto il loro peccato manca degli elementi sostanziali del peccato, e peccato non è.

              Salve.

              1. Alessandro

                @MenteLibera65

                La tua replica non meriterebbe risposta, giacché con ogni evidenza non hai nemmeno letto quello che ho scritto, o l’hai mistificato a tuo uso e consumo. Su queste basi non si può instaurare un confronto serio e leale e costruttivo.

                Punto per punto, mostro a te e a eventuali altri lettori su quali basi affermo che quello che ho scritto manco l’hai letto o comunque l’hai disinvoltamente mistificato a favore delle tue tesi.

                1) “HV sancisce come l’aspetto unitivo, benchè subordinato a quello procreativo, abbia una enorme dignità ed importanza nella vita dei coniugi.”

                Ti sfido a indicare dove avrei sostenuto, esplicitamente o implicitamente, che l’aspetto unitivo dell’atto coinugale NON ha “enorme dignità ed importanza nella vita dei coniugi.”
                Se poi dalla citazione di Pio XII hai capito questo, allora non hai capito niente del discorso di papa Pacelli.

                2) “E’ evidente che quando l’aspetto procreativo viene a mancare per ragioni esterne dalla volontà dei coniugi stessi (esempio : sterilità, menopausa, etc ) , l’aspetto unitivo resta invariato. Se così non fosse la Chiesa avrebbe indicato da tempo alle coppie sterili di astenersi dall’avere rapporti sessuali, in quanto mancanti dell’aspetto procreativo. Invece non è così, e le coppie, anche sterili o anziane, sono invitate a mantenere l’aspetto unitivo e ad avere rapporti, ove lo desiderino.”

                Ti sfido a indicare dove avrei sostenuto, esplicitamente o implicitamente, che la Chiesa diffidi coppie di coniugi sterili o anziane dal compiere l’atto coniugale, o comunque che la Chiesa neghi o trascuri la dimensione unitiva del rapporto coniugale nel connubio tra persone sterili o anziane.

                3) “Anche i metodi naturali o l’astinenza possono essere utilizzati con mentalità contraccettiva , perchè protratti troppo a lungo e senza valide ragioni.”

                Ti sfido a indicare dove avrei negato, esplicitamente o implicitamente, che anche i metodi naturali possano purtroppo essere usati con mentalità contraccettiva.

                Per quanto concerne il punto 4, ti invito a rileggere quanto ho scritto in precedenza, e cioè a considerare che, nel caso che prospetti, il ricorso al contraccettivo è peccaminoso eccome, poiché

                a) attenta proprio all’integralità della dimensione unitiva dell’atto coinugale (è notevole che tu, dopo avermi accusato di dimenticarmi dell’aspetto unitivo, proprio dell’osservanza dell’aspetto unitivo te ne infischi quando si tratta di propugnare la tua idea)

                b) è da irresponsabili all’ennesima potenza arrischiare un rapporto che ha molte probabilità di essere gravemente contagioso affidandosi alla protezione, notoriamente così fallibile, di un preservativo (e complimenti a te per la faccia tosta con cui disinvoltamente hai glissato su questa considerazione, che metterebbe in scacco la tua difesa a oltranza dell’uso del preservativo nel caso da te prospettato).

                Per completezza, riporto qualche estratto di quanto ho scritto al riguardo:

                “Nel commento segnalato ricordavo al riguardo che, oltre a essere illecito perché contrasta con la dimensione procreativa dell’atto coniugale, il ricorso alla tecnica contraccettiva confligge anche con la dimensione unitiva dell’atto, in quanto la pienezza dell’unione sponsale può esplicarsi solo se i coniugi non si negano l’un l’altro l’integralità della donazione del proprio essere corporeo, integralità della quale la fecondità generativa è componente innegabile; componente che, tuttavia, proprio il ricorso alla contraccezione nega, sottrae alla reciproca donazione, menomandola.

                Si badi che il ricorso alla contraccezione contrasta con la DONAZIONE TOTALE del coniuge ANCHE in caso di accertata sterilità: il contraccettivo infatti serve infatti proprio a sottrarre alla totalità qualcosa, a riservarselo, a tenerlo per sé, sicché la donazione CESSA di essere TOTALE.”

                Per tutti i motivi spiegati, l’accusa di “ignorare parti della dottrina” è esilarante e te la rispedisco indietro…

                1. MenteLibera65

                  Alessandro, io ho semplicemente fatto il percorso logico attraverso il quale io stesso sono arrivato a certe conclusioni.
                  Non ho mai sostenuto che tu abbia detto nulla, ma anche nella tua (un po sovraeccitata) risposta non hai minimamente affrontato i punti di incongruenza logica che ho evidenziato nel mio intervento.

                  DOMANDA : Se la caratteristica unitiva dei rapporti sessuali è un bene prezioso per la coppia, tanto da non essere negata alle coppie sterili, come mai le stesse coppie sterili (se malate) non possono far ricorso ad un presidio di prevenzione della trasmissione delle malattie, posto che in ogni caso il loro rapporto non potrebbe essere fecondo?
                  A questa domanda attendo , se la hai , una risposta che non sia apodittica, cioè fondata su considerazioni il cui spunto iniziale sia l’adesione ad una idea preconcetta e fissa.

                  Per quanto riguarda l’inefficacia del preservativo rispetto alla prevenzione delle malattie, credo che questo sia il tipico argomento inappropriato. E’ infatti come consigliare di non prendere mai l’aereo perchè ogni tanto qualcuno ne cade. L’efficacia di prevenzione è stabilità dal OMS. Evidentemente le sue caratteristiche fisiche si prestano ad errori , rotture e disattenzioni che lasciano aperto ad un certo rischio, come d’altra parte avviene in tutte le cose della vita, e rientra nelle proprie valutazioni e prospettive.

                  Ma non è così logico che in caso di coppie sterili l’utilizzo di mezzi di profilassi medica possa essere considerata contraccezione, visto che già sono sterili! Anzi…manca il presupposto dell’intenzione contraccettiva.
                  Se infatti al posto del preservativo fosse scoperta una profilassi per l’AIDS fondata su un pillola che però avesse anche caratteristiche contraccettive (come effetto collaterale), secondo la tua logica anche in questo caso la coppia (PUR ESSENDO GIA’ STERILE) non potrebbe far uso di queste pillole . Ed in questo caso non ci sarebbe nessuna artificialità nel rapporto e nessun profilattico da usare.

                  Il tuo problema è che tu continui a chiamare contraccettivi oggetti che, per una coppia sterile, non sono più contraccettivi ma cambiano natura e diventano profilassi medica.

                  Grazie per una risposta sul punto.

                  1. Alessandro

                    Veramente alla tua domanda ho già chiaramente risposto, e ripetutamente.
                    Mi tocca ripetermi ancora, sperando di ottenere più ascolto (apri le orecchie, se ti riesce, se vuoi).

                    “Se la caratteristica unitiva dei rapporti sessuali è un bene prezioso per la coppia, tanto da non essere negata alle coppie sterili, come mai le stesse coppie sterili (se malate) non possono far ricorso ad un presidio di prevenzione della trasmissione delle malattie, posto che in ogni caso il loro rapporto non potrebbe essere fecondo?”

                    Come ho già detto, le stesse coppie sterili e malate non possono lecitamente far ricorso ad un presidio di prevenzione della trasmissione delle malattie come il profilattico PROPRIO PERCHE’ l’uso del profilattico contamina quel “bene prezioso” che è caratteristica unitiva dell’atto coniugale, e la contamina in quanto, come ho già spiegato, la dimensione unitiva dell’atto coniugale, per essere autentica e piena, cioè per essere genuinamente tale, implica necessariamente che l’atto realizzi una donazione totale tra i coniugi.
                    Ma – scrivevo – “il contraccettivo serve proprio a sottrarre alla totalità qualcosa, a riservarselo, a tenerlo per sé, sicché la donazione CESSA di essere TOTALE”.

                    Inoltre, è evidente che un atto con il quale metto a rischio di grave contagio il mio coniuge è un atto di amore sviato, tarlato, cioè un atto in cui l’unione dei coniugi non solo non è piena, ma è così manchevole di autentico amore da farlo assomigliare più a un atto di dis-unione.
                    Per dirla con padre Bellon (che ho già citato), “sotto il profilo etico – personalistico c’è da chiedersi: sono ancora veri atti di amore quelli che si esprimono i coniugi di cui uno è affetto da hiv-aids? Se amare significa volere bene, donare qualcosa a qualcuno, colui che è affetto da hiv-aids sa che il suo dono è inficiato da una terribile potenzialità: quella di trasmettere l’infezione mortale al proprio consorte e al possibile nascituro.”
                    Insomma: altro che atto autenticamente unitivo! Siamo dinnanzi a un atto che mina, che lede gravemente proprio la genuina unione d’amore dei coniugi!

                    Con ciò è chiarito perché l’uso del profilattico è gravemente illecito anche nel caso di coniugi sterili uno dei quali sia affetto da malattia sessualmente trasmissibile. E la grave illiceità risiede proprio nel fatto che, nel caso di specie, sarebbe gravemente lesionata proprio la dimensione unitiva dell’atto coniugale. Come sai, è moralmente illecito lesionare gravemente la dimensione unitiva dell’atto coniugale.

                    Sia che lo chiami profilattico sia che lo chiami contraccettivo, il tuo problema sta nel non accorgerti (malgrado te l’abbia già detto due volte, e ora fanno tre) che il ricorso a questo “strumento” nel caso di specie lede indiscutibilmente e gravemente la valenza unitiva dell’atto coniugale, e quindi rende l’atto gravemente illecito e peccaminoso.
                    In conclusione: se (come sostieni) ti sta a cuore la dimensione unitiva dell’atto coniugale, non puoi non rifiutare l’uso del profilattico, anche nel caso in questione.

                    p.s.
                    Scrivi: “E’ infatti come consigliare di non prendere mai l’aereo perchè ogni tanto qualcuno ne cade”.
                    No, il paragone non regge, il richio di contagio usando il profilattico è molto molto molto più elevato.
                    Vedi almeno qui:

                    http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=840

                    1. MenteLibera65

                      Alessandro scrive :

                      “Come ho già detto, le stesse coppie sterili e malate non possono lecitamente far ricorso ad un presidio di prevenzione della trasmissione delle malattie come il profilattico PROPRIO PERCHE’ l’uso del profilattico contamina quel “bene prezioso” che è caratteristica unitiva dell’atto coniugale, e la contamina in quanto, come ho già spiegato, la dimensione unitiva dell’atto coniugale, per essere autentica e piena, cioè per essere genuinamente tale, implica necessariamente che l’atto realizzi una donazione totale tra i coniugi.
                      Ma – scrivevo – “il contraccettivo serve proprio a sottrarre alla totalità qualcosa, a riservarselo, a tenerlo per sé, sicché la donazione CESSA di essere TOTALE”.

                      Come più volte espresso prima, il profilattico utilizzato da coppie sterili non può essere considerato un contraccettivo. Lo si sta utilizzando per motivi impliciti ed espliciti differenti dalla contraccezione. Il fatto che il profilattico stesso, in caso di coppie fertili, sia un contraccettivo, è meramente incidentale per una coppia sterile.

                      Quindi la donazione c’è , ed è totale, perchè lo spirito dei coniugi conta più dello scambio fisico di liquido seminale (magari anche sterile) inutile. Il tuo rischia di essere un approccio ante HV, quando si poneva l’accento sul fatto che i rapporti sessuali fossero quasi un male necessario nella catena riproduttiva. Se così non fosse ogni scambio affettivo dei coniugi (anche un bacio) , non essendo orientato alla riproduzione, sarebbe da considerare inutile e quindi peccato.

                      So bene che c’è un grande dibattito nella Chiesa sull’argomento, perchè il problema dei “casi particolari” non può sfuggire a chi deve dare un senso di unità ma anche di giustizia nelle proprie indicazioni pastorali.
                      Mentre infatti lo stato di malattia è spesso involontario, e già di per se rappresenta una croce, l’indicazione dell’impossibilità di intrattenere rapporti col coniuge è una croce aggiuntiva di cui sempre meno si intravedono le ragioni logiche e teologiche di fondo, e si rischia di dare la sensazione di proseguire quella visione un po colpevolista degli atti sessuali tra coniugi , cosa che invece l’HV e tutta la produzione pastorale successiva voleva limitare e revisionare, riportandoli l’atto sessuale a tutta la sua bellezza e completezza. Questo dibattito non è certo stato iniziato da me ma da grandi cardinali e teologi, i quali non possono essere certo accusati tutti di “non aver capito”. In realtà qui tutti hanno capito perfettamente tutto , e c’è proprio una visione ideologica di fondo che non si scosta da quanto detto su casi generali.

                      Bisogna sempre ricordarsi che non l’uomo è stato fatto per il sabato, ma il sabato per l’uomo.

                      “1 Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. 2 Davanti a lui stava un idropico. 3 Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no curare di sabato?». 4 Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5 Poi disse: «Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?». 6 E non potevano rispondere nulla a queste parole.”

                      Ora il “sabato” è la dottrina rigida sul profilattico anche per sterili malati, e “l’asino” è il bene della coppia.

                      Chiudiamola qui tanto c’è solo il rischio di ripetersi.

                    2. Alessandro

                      @MenteLibera65

                      “Mentre infatti lo stato di malattia è spesso involontario, e già di per se rappresenta una croce, l’indicazione dell’impossibilità di intrattenere rapporti col coniuge è una croce aggiuntiva di cui sempre meno si intravedono le ragioni logiche e teologiche di fondo”

                      Visto che non ti è ancora chiaro, te lo ripeto: la “ragione logica e teologica di fondo” per cui è moralmente illecito che Tizio affetto da malattia sessualmente trasmissibile intrattenga rapporto sessuale con la coniuge Caia, sana e sterile, usando il profilattico risiede nella gravemente deprecabile irresponsabilità verso Caia, cioè nella grave mancanza di amore verso Caia che Tizio dimostrerebbe compiendo quell’atto, poiché compiendolo esporrebbe la sua sposa nientemeno che al concretissimo rischio di un contagio mortifero.

                      E’ pertanto surreale, totalmente privo non solo di ragioni logiche e teologiche, ma anche del minimo buon senso morale, che tu ti ostini a qualificare come “croce aggiuntiva” inflitta ai coniugi il divieto di Tizio di aver rapporti sessuali con Caia: trattasi non di croce aggiuntiva, ma di norma di sacrosanto buon senso morale, volta a preservare la sposa da un contagio mortifero (nonché – va da sé – a preservare l’amore coniugale da quella terribile lesione, da quella pesantissima offesa che subirebbe se un coniuge scegliesse di compiere un atto che espone l’altra al contagio).

                      Consigliando invece quel tipo di rapporto, e non lamentandone i rischi potenzialmente esiziali (e l’inautenticità, l’aberrazione dell’amore che lo vizia in radice), sei tu che infliggi a quei coniugi una croce aggiuntiva, e una croce assai poco cristiana (Cristo non c’entra niente con questa croce, non vuole che i coniugi se la infliggano e proibisce loro di farlo, quindi risparmiami il pistolotto sul sabato fatto per l’uomo ecc.).

                      Come vedi, quanto vado sostenendo poggia su solide fondamenta logiche e teologiche ed è perfettamente in linea con Humanae vitae.
                      E’ la tua posizione, invece, a non essere in linea con Humanae vitae, tant’è che – come segnalavo – difetta del più elementare buon senso morale.

                      “Questo dibattito non è certo stato iniziato da me ma da grandi cardinali e teologi, i quali non possono essere certo accusati tutti di “non aver capito”.”

                      Se cardinali e teologi son convinti che a Tizio sia lecito avere con Caia un rapporto sessuale nel modo suddetto, allora questi cardinali e teologi non sono certo “grandi”, perché evidentemente difettano del più elementare buon senso morale, cioè – nel caso – ritengono sia moralmente lecito che Tizio esponga Caia al concretissimo rischio di un contagio mortifero, e reputano che onori in pienezza l’integralità e l’autenticità della donazione sponsale l’atto con il quale un coniuge… espone l’altro/l’altra a un contagio mortifero!

                      Tutto questo considerato, mi è totalmente incomprensibile come tu non veda ancora che quell’eventuale atto lederebbe eccome, e assai gravemente, la donazione totale, piena, autentica dell’amore sponsale!

                2. Mi permetterei di aggiungere, più come sottolineatura che altro (dato che nelle parole di Alessandro che riporta fedelmente l’insegnamento della Chiesa, il concetto è già espresso) che l’alto valore dell’aspetto unitivo per la coppia esiste e rimane tale quando non disgiunto dall’aspetto procreativo e solo e solamente in questi termini subordinati.

                  Aspetto procreativo, che come si è detto più volte, può semplicemente intendersi come apertura alla vita, cioè apertura al piano di Dio che potrebbe prevedere (come no – e pare lo si dimentichi continuamente) la nascita di un figlio.

                  La negazione a priori, al di là dei metodi (quelli abortivi poi aggiungono male al male) adottati, vanno al ledere, a minare, a rendere inefficace spiritualmente parlando, tutti gli effetti positivi dell’aspetto unitivo per la coppia.

                  Questa, fuor della teoria che può sembrare cosa astrusa dalla realtà, è esperienza negativa che i Coniugi, se sono sinceri con se stessi, fanno nella loro sessualità quando si distaccano dalla pratica Cristiana della stessa.

                  Esempi concreti; quando uno dei due Coniugi (perché non è detto si sia sempre in perfetta comunione rispetto l’apertura alla vita), di fatto costringe l’altro ad adottare “sistemi” contraccettivi, perché diversamente non accetterebbe il rapporto coniugale, non possiamo parlare di “comunione” o di alto valore del gesto unitivo, perché è già minato alla base.

                  Questa grave incrinatura del valore e dei risvolti spirituali dell’atto unitivo, ha dei profondi risvolti anche sul piano psicologico e affettivo (altro errore comune è credere che ciò che avviene nella sfera spirituale dell’Uomo non abbia impatto su altri aspetti del suo vivere e del suo essere! L’Uomo e uno… non è un natante a scompartimenti stagni) e la coppia ne fa tristemente esperienza.
                  Anche laddove i Coniugi fossero in “comunione” (più che altro di intenti) nel essere chiusi alla procreazione, la sensazione di trarre i benefici dell’atto unitivo è un subdolo inganno!

                  La prima Comunione profonda e fondante la comunione tra i Coniugi è quella con Dio.
                  Venendo a mancare questa, i nefasti risvolti nella vita della coppia, non tarderanno a mostrarsi… e direi ne siamo testimoni tutti i giorni.

  7. muliebrisit

    Brava costanza , scriverò anche io ma faccio un po’ di copia e incolla da te che se no non so da che parte iniziare…

  8. Pasquale

    I miei figli suggeriscono di far girare:
    Nessuno tocchi mia madre!
    #sonofigliodiHumanaeVitae

  9. Francesco

    Sarebbe anche da inviare all’Avvenire…. di questi tempi il quotidiano dei Vescovi assomiglia sempre piu’ a Panorama…!!

  10. Pamela

    Anche la mia famiglia è una testimonianza tosta intanto comunque vi accompagno con la preghiera. La risposta sembra che si trovi nella meditazione di oggi fatta dal Santo Padre nella messa a s.Marta. Un pastore come l’esempio dato da Gesù deve stare in mezzo alla gente, immergersi altrimenti se soffre di astrazione e distaccamento dal gregge magari se ne esce con certe affermazioni e non fa altro che aggiungere altri chiodi alla Croce di Gesù e croce nostra. Come una mamma mia amica che lavora tantissimo e che riempie la famiglia di impegni anche nel we perché mi dice che non è più abituata a stare con i suoi bambini. Che il Signore illumini noi mamme e tutti i sacerdoti.

  11. acidjuicy

    Nelle letture del nostro matrimonio qualche mese fa abbiamo voluto che ci fosse la lettera agli Ebrei: “il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia” e nei miei sogni piu’ selvaggi avrei voluto regalare ai nostri ospiti l’Humanae Vitae perche’ e’ illuminante, ragionevole, sensata, entusiasmante. Poi ho desistito…

    Ma quanto e’ chiara!

    Ci provino pure con le loro interpretazioni verbose. Chiunque la legge capira’ che non sono altro che mistificazioni. Ci provino con questa frase per esempio: “È quindi errore pensare che un atto coniugale, reso volutamente infecondo, e perciò intrinsecamente non onesto, possa essere coonestato dall’insieme di una vita coniugale feconda.”
    Oppure: “Il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente una ascesi, affinché le manifestazioni affettive della vita coniugale siano secondo il retto ordine e in particolare per l’osservanza della continenza periodica.”

    Ringrazio Paolo VI per averci detto che l’amore coniugale “Non è quindi semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente è atto della volontà libera”.

    E’ questo parlare chiaro che aiuta nelle difficolta’, non la confusione e le mezze parole. Qualche giorni fa in un momento di peccato ero li’ a trastullarmi con il “ma che male c’e'”, tipico indizio che qualcosa di male c’e’. E in quel momento mi sono ricordata che quello che desidero e’ che il matrimonio sia rispettato e il talamo sia senza macchia, non altro. Perche: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono.”

    1. Marco

      Grazie di questa tua pubblicazione ma credo che sia in atto, a livello interno della chiesa, una progressiva “finestra di Overton” su alcune tematiche fondamentali…è solo questione di tempo.
      E siamo solo all’inizio…

      1. Concordo Marco (30 gennaio 19.11). Ma io credo che ci troviamo alla fine del processo, e non all’inizio. L’inizio è stato (e ancora continua ad essere) la desacralizzazione dell’Eucaristia, in favore di una “teologizzazione” (spiritualizzazione protestante?) che allontana dalla sua realtà ed importanza vitale. La Chiesa si fonda su questa realtà, “fonte e culmine”. Corporea. Reale. Sacra. Corpo e Sangue. (non panino col vinello).

        Fai dimenticare quello alla gente e… non ci saranno più ostacoli per demolire tutta la cristianità.
        Fino ad alcuni anni fa non l’avrei detto. Poi ho continuato ad approfondire la mia Fede, e oggi lo vedo chiaramente. Vedete: abbiamo Lui qui. Con noi tutti i giorni! E non è uno spiritello. È il Pane disceso dal Cielo.
        Eppure, lo step Overton fondamentale è già ampiamente accettato anche qua.. : ho letto di buonissimi propositi (direi ottimi) come preghiera, digiuni, quaresima, testimonianze di vita, racconti di esperienze personali, la HV “che ci ha salvato la vita” (anche a me, senza dubbio, lo testimonio anch’io: in mille maniere tanti insegnamenti della Chiesa mi hanno salvato la vita)…
        Tutto buono, non intendo certo negare questi fondamentali di vita cattolica.
        Ma il fondamento dove sta?
        Il Suo Corpo dove sta? Quale vita “salviamo” senza il Suo Corpo? (lo so che lo sapete, mica dico di no)… E allora, volevo semplicemente far notare: perché ancora nessuno ha nominato la nostra arma più forte contro le tenebre?
        Messa ed Eucaristia.
        La mia risposta è questa: non è ancora stata nominata perché anche i più “pii” sono stati direzionati da certo pensiero dominante a girare lo sguardo su “altro”. Un po’ meno puntato su Lui.
        E quindi accade, ad esempio, che quando una persona facesse umilmente (o anche infiammatamente) presente degli abusi liturgici, sui quali si è “sgolato” Giovanni Paolo II, questa persona venga censurata da “ottimi” siti cattolici – dicendole di rivolgersi all’autorità ecclesiastica e/o di tenere la cosa “riservata”… per non offendere nessuno (anche se si era fatto solo il nome del peccato e non del peccatore).
        Solo che… non mi è chiaro perché invece in molte realtà italiane, nel concreto della liturgia, per evitare di offendere qualcuno, si possa offendere Cristo.
        E ancor meno mi è chiaro il perché certe problematiche non si possano neanche discutere a parole, apertamente, francamente…
        (Ogni volta che ci ho provato, in passato, sono stata accusata di voler attaccare qualcuno, cioè persone singole o movimenti ecclesiali – senza che MAI una volta io abbia potuto entrare nel merito e parlarne con pacatezza. Quindi ho smesso, e non ne parlo più. Agisco direttamente con chi di dovere, ma non ne parlo più).
        Nota Bene: io non sono una simil-lefebvriana o simile. Prendo la Comunione in mano. Giusto per chiarire che l’oggetto della questione non riguardava cavilli farisaici.

        Ecco, se il messaggio passerà la moderazione, con questo mio predicozzo preso molto alla larga volevo solo far presente a voi fratelli e sorelle cattolici: vi prego, non distogliete lo sguardo da Lui. L’Eucaristia è sotto attacco, da vari fronti – interni ed esterni. Se possiamo, apriamo bene gli occhi su questo step Overton che è stato oltrepassato in vario modo, con tante modalità, concrete, pratiche oppure teoriche “teologiche” tradotte poi nel concreto non-rispetto, e nella sottovalutazione della Sua Presenza.
        Lasciamo che Lui riprenda il Suo posto alla nostra guida.
        Il resto seguirà.

        Ciao 💚

        1. L’Eucaristia è sotto attacco, da vari fronti , è vero ma non da oggi !!!….direi dal momento del conc. Vaticano II….ora sempre più confusione…..vogliono fare una chiesa umana, non Divine…..Sbaglio ?? non credo…..Per l’indifferenza del’uomo….Dio lo permette…per un risveglio della fede in Cristo Gesù. Buona giornata a tutti voi…..

          1. Certo MarieRose, non da oggi. Perciò dicevo che ormai siamo nella fase finale del processo. Fase in cui molte carte iniziano a scoprirsi.
            Comunque, a scanso di equivoci: non è colpa del Vaticano II ma di chi prende come scusa la propria personale illegittima interpretazione del Vaticano II, andando pure a raccontare alla gente che “la Chiesa OGGI dice di fare così”.

            Sì, è la Chiesa “ad immagine e somiglianza di uomo” , fatta su misura per i propri comodi, oppure, nel caso liturgico dell’Eucaristia, inventando perfino dei riti sincretici e spacciandoli per cattolici autorizzati (anzi come gli unici veri cattolici: a me è stato detto che “tra qualche anno tutta la Chiesa farà così il rito della Comunione” – presumo che chi l’ha detto abbia la cattolicissima sfera di cristallo che vede nel futuro, o, in alternativa, la bibliomanzia di cui fa molto uso).

            Sembra che non siamo più noi che dobbiamo piacere a Dio… Ma è Lui che deve piacere a noi. Magari togliendosi di dosso tutto quel sangue, e quel Sacrificio che, sai, disturba un po’ … proprio mentre “l’assemblea celebrante” si sta dedicando allegramente al non-sacrificale pranzetto di pane e vino che bene simboleggia la “nostra unione nei valori comunitari”!

            Sì, come dici tu, credo che Dio lo permetta per trarne un bene maggiore. Io stessa non avrei imparato così bene il valore della Santa Messa se, da perfetta ignorante, non mi fossi imbattuta in certe assurdità che mi hanno indotta a riflettere, ad informarmi, e alcuni anni fa a chiedermi: ma che relazione ha tutto questo con la vita di Fede? Che relazione ha tutto questo col nostro essere testimoni di Cristo? … Risposta: TUTTO. Wow.

            1. Francesco Paolo Vatti

              Però eresie e abusi liturgici esistono da prima del Vaticano II… Credo che la Chiesa, essendo fatta di uomini, ogni tanto abbia qualche deriva. Per fortuna che poi c’è Dio che raddrizza le cose…

              1. Sì, è vero: eresie ed abusi liturgici esistono fin dalla fondazione della Chiesa 2000 anni fa (sono già registrati ad esempio da Ignazio di Antiochia e da altri Padri). Ogni epoca ha i suoi.

                1. Sì, è vero: eresie ed abusi liturgici esistono fin dalla fondazione della Chiesa

                  Il segno di questi tempi è che in passato, salvo eccezioni (arianesimo), la gerarchia combatteva le eresie e gli abusi (magari con più o meno efficacia a seconda delle epoche). Ora li diffonde attivamente.

                  1. Fabrizio. Dipende. Per certe questioni che accadono nella mia zona ho verificato di recente anche i comportamenti in altre zone, e devo dire che molte volte la gerarchia invece interviene. In certi casi c’è solo un ritardo perché la stessa venga informata… oppure perché si spera che gli eretici si ravvedano… oppure perché gli eretici rispondono picche alla gerarchia che “non sa più quale santo chiamare”. Amare la Chiesa non è da tutti (né da tutti i singoli né da tutti i gruppi). È più comodo farsi la chiesetta personale, autoproclamandosi “cattolici”.

                    1. In certi casi c’è solo un ritardo perché la stessa venga informata…

                      Questo poteva valere un tempo. Oggi una gran parte delle eresie e degli abusi finisce denunciata pubblicamente, spesso anche in registrazione audio/video. Cfr. la questione di don Fredo che non dice il Credo. Eppure è finita a tarallucci e vino. Ma questo è solo un esempio: ci sono elenchi pubblici di eresie e abusi che accadono in tutto il mondo, con i vescovi che o fanno finta di niente o approvano. Io stesso ne ho esperienza personale, ma siamo veramente in molti. Ma torniamo in topic HV: qui abbiamo l’eresia proclamata dallo stesso organismo che dovrebbe difendere l’ortodossia in campo di morale familiare.

                      oppure perché si spera che gli eretici si ravvedano…

                      È giusto, ma qui si perde di vista il fatto che gli eretici conducono in errore molte persone. Qui è tutta una difesa della HV (salvo un paio di troll), ma altrove sarà un “liberi tutti” e famiglie che si getteranno a capofitto nel baratro. La ricetta per gli eretici (già ben chiarita da san Paolo) è la scomunica, che è un atto d’amore nei loro confronti, perché si ravvedano e perché non facciano danni agli altri. Ma da qualche decennio è caduta di moda, diciamo così: fu l’inizio del misericordismo.

                      oppure perché gli eretici rispondono picche alla gerarchia che “non sa più quale santo chiamare”.
                      Appunto, la soluzione c’è e si chiama scomunica.

                    2. @Fab. Avevo letto (non ricordo dove) che quello del Credo è stato ben richiamato e che adesso lo recita regolarmente (oltre ad aver specificato che si era “espresso male” e che non intendeva ciò che ha detto).
                      Sul fatto delle eresie pubbliche hai ragione tu, certo.
                      Qui non posso specificare ma io mi riferivo a fatti specifici di mia conoscenza, sono cose che vengono tenute intenzionalmente (dagli interessati) un po’ (tanto) riservate nelle parrocchie dove le diffondono e quindi non giungono subito all’autorità. Inoltre accade spesso che si verifichino all’interno di gruppi già autorizzati dalla Chiesa, quindi non sono eretici 100% ma magari “solo” su un 30% o 40% degli argomenti – e su tali equivoci ci marciano parecchio prima che ad esempio se ne accorga un vescovo. Nel frattempo la sofferenza di tanti buoni cattolici nonché molte defezioni dalla Chiesa di gente disorientata sono già avvenute…

                      Sul resto sono d’accordo. Comunque ricorda il non praevalebunt.
                      (e smettila di predicare contro il Papa. Io sto seguendo le sue catechesi sulla Messa / Eucaristia e sono perfette. Inoltre ricorda che non ha licenziato bensì confermato con tutti gli onori il liturgista di Benedetto 😊 ).

                    3. PaulBratter

                      Ma come sarebbe si era “espresso male” e che non intendeva ciò che ha detto???
                      Non ha fatto recitare il Credo e ha fatto cantare una canzone al suo posto, c’è poco da equivocare!!!

                    4. Paul. Ho solo riportato ciò che ha detto dopo aver preso la strigliata e l’ordine a celebrare la liturgia corretta. Non ricordo quale sito l’abbia scritto. Cercalo e vedi. Avrà trovato una giustificazione per non farsi cacciare, e il vescovo l’avrà perdonato, che ne so! ( ho seguito poco la vicenda)

                    5. (oltre ad aver specificato che si era “espresso male” e che non intendeva ciò che ha detto)

                      Appunto: risolta a tarallucci e vino. Quel prete non è venuto fuori solo ora: è noto da anni, come i don Gallo e i don Farinella, che ben conosco essendo della mia città. I vescovi hanno sempre fatto finta di niente, salvo poi elogiare il primo dopo la sua morte. Uno non può organizzare in anticipo un coro in sostituzione al Credo e poi dire che “è stato capito male”. Don Fredo e il vescovo di Torino prendono in giro tutti.

                      Per il resto, hai fatto un’eccellente osservazione/richiamo sopra, riguardo al primato di Cristo Sacramentato. Ottimo il metodo: risalire dalle cause seconde alla causa prima. Ora bisogna applicarlo anche ad altre questioni. Nell’immediato si fanno iniziative di preghiera, come quelle di cui stiamo parlando, ma non si può neanche far finta che i don Chiodi siano stati catapultati dal nulla. Don Chiodi è stato messo lì da decisioni di una gerarchia cortissima che risale direttamente a Papa Francesco e ha motivato le sue eresie sulla HV con il famigerato “discernimento” della Amoris Laetitia. Nessuno lo ha smentito dall’alto. Eppure la Santa Sede ha contraddetto in modo pubblico, diretto e brusco già quattro cardinali su vari argomenti: Mueller, Sarah, Burke e Zen (il cinese è roba di questi giorni). Se non richiama un semplice don Chiodi, vuol dire in modo evidente (“evidente” è sinonimo di “prova”, anche se ultimamente si è democristianisteggiato anche su questo) che l’operato di don Chiodi è approvato. Quanto alle prediche corrette, niente di nuovo: rileggi la Pascendi e la descrizione di come operano i modernisti, che scrivono cose ortodosse in una pagina, per tranquillizzare i dubbiosi, ed eresie nella successiva.

                      Il che parrà più manifesto dalla condotta stessa dei modernisti, interamente conforme a quel che insegnano. Negli scritti e nei discorsi sembrano essi non rare volte sostenere ora una dottrina ora un’altra, talché si è facilmente indotti a giudicarli vaghi ed incerti. Ma tutto ciò è fatto avvisatamente; per l’opinione cioè che sostengono della mutua separazione della fede e della scienza. Quindi avviene che nei loro libri si incontrano cose che ben direbbe un cattolico; ma, al voltar della pagina, si trovano altre che si stimerebbero dettate da un razionalista.

                      E, più che quella delle parole, vale la pastorale dei fatti (cit. Padre Scalese).

              2. @Francesco Paolo Vatti

                Si come dici tu per fortuna Dio raddrizza le cose …i Suoi pensieri sono Divine, non pensieri di uomini.
                Lasciarsi Amare da Dio, aprire la porta,..cercare sempre, desiderare e costruire, come dice bene san Paolo il resto è spazzature……Si lo so che la chiesa in questi tempi è confusa, ma non poco …nella storia della chiesa credo che c’è sempre stato,in certe epoca delle eresie.
                Grazie per avermi risposta. Buona notte ( non sempre sono su internet ecco perché non ho risposta subito, mancanza di tempo )

        2. Trolley

          Credo che Marco si riferisse a tutt’altro, quando parlava dell’incipiente finestra di Overton su alcune tematiche…

          1. @Trolley. Io avevo inteso che oltre la tematica del topic Marco volesse indicare le varie derive di oggi in cui è in atto un tentativo di demolizione interna della Chiesa. Ne ho citata una di quelle a cui sono particolarmente sensibile, … trattandosi del Corpo del Signore, e trattandosi del punto di partenza di tutte le altre demolizioni.

        3. Emanuele

          …mi sento un po’ chiamato in causa.

          Condivido con te che l’Eucarestia sia il centro di tutto e che sia purtroppo desacralizzata. Il mio ex parroco si lamentava della scarsa affluenza all’adorazione, ma poco si preoccupava di come diceva messa, di aver preso il posto del Santissimo con un trono posticcio, di distribuire l’ostia consacrata come fossero patatine, di aver rimosso la croce dall’altare, di far sedere regolarmente i ragazzi nel presbitero dando le spalle al tabernacolo, ecc., ecc. Non capiva che la scarsa affluenza alle adorazioni derivava dal fatto che nulla nei riti, nei luoghi e nei cuori mostrava attenzione alla reale presenza di Cristo nelle specie consacrate.

          Indubbiamente la Santa messa è l’arma più forte, la più tenuta da satana. Non l’ho citata non perché non ci creda o però ho un approccio “protestante” (non mi vergogno a dire che preferisco la messa secondo il rito antico latino pre-conciliare!), ma forse perché lo davo per scontato.

          Questo non è una buona ragione per non citarla… Mea culpa! Quindi concordo con te: offriamo i prossimi sacrifici eucaristici perché lo Spirito illumini i nostri pastori e ci renda perseveranti nella Verità.

          1. Emanuele, non stavo incolpando nessuno, ma solo osservando che perfino i più “pii” di me (tu addirittura conosci il rispetto insegnato nel rito preconciliare) perfino i più pii se n’erano come un po’ scordati… ed è un segnale in diversi sensi: magari anche solo nel fatto che siamo portati (dal mondo) a mettere in secondo piano la relazione tra la Messa e la vita cristiana.

            Tu dici di aver visto una chiesa in cui i ragazzi venivano fatti sedere con alle spalle il tabernacolo. Nel mio caso io conosco anche una chiesa (in cui sono cresciuta) dove hanno direttamente costruito il tabernacolo in zona “periferica” , e così una grande parte dei fedeli cattolici che vanno a Messa lì sono costretti a darGli le spalle… perché così è strutturata la chiesa: non è che possono scegliere.

            Grazie per il tuo messaggio. Mi rincuora sapere che altre persone non hanno perduto la sensibilità verso questi aspetti.

  12. Grazie, grazie a tutti quelli che hanno già cominciato a scrivere alla Pontificia Accademia per la Vita e alla Gregoriana (e qualcuno, in copia, anche a me) per testimoniare la bellezza che Humanae Vitae ha portato nella loro vita. Sono già arrivate decine di lettere e spero che continuino. Credo che sia urgente che i laici, gli sposi o aspiranti tali, facciano sentire la loro voce, perché anche i nostri pastori non abbiano paura di essere impopolari, sapendo che c’è un popolo dietro di loro (a volte anche davanti, ehm).

  13. Grazie Costanza….vi sostengo in pensieri e preghiere..l’Humanae Vitae … è vita, ….

    Non scriverò …il mio italiano è povero, non essendo italiana….ma vi segue con piacere, leggo…..
    Che Dio vi Benedica a tutti voi…..
    Grazie.

    1. Francesco Paolo Vatti

      @ Marierose Non si preoccupi per il livello dell’Italiano (che, comunque, mi pare discreto): non siamo a scuola e non stiamo facendo un esame di grammatica…

      1. Trolley

        Ho letto attentamente l’articolo di Chiodi e devo riconoscere che, tutto sommato, si possa condividere il concetto che vuole esprimere. L’HV, condanna l’uso del contraccettivo, ed il preservativo rientra nella fattispecie, laddove non sussistano condizioni che mettano a repentaglio la vita del coniuge. In assenza di possibili situazioni di contagio e dunque in condizione di normalita’, occorre basarsi sui metodi “naturali” che non snaturano e sviliscono l’atto coniugale in alcuna maniera. Chiodi, evidenziando che “generare non è creare, ma riconoscere con gratitudine la chiamata ad ospitare la presenza di un altro, fino al giorno in cui lui stesso possa a sua volta dare la vita ad altri”, ritiene pertanto che il concepimento di un figlio deve poter essere un atto consapevole e, se vogliamo, programmato e non sempre e solo un’eventualita’ magari accettata ma non desiderata. Un figlio deve sempre essere una scelta d’amore consapevole e’ soprattutto …voluta. Non si puo’ essere d’accordo?

        1. Francesco Paolo Vatti

          Un figlio deve sempre essere una scelta d’amore consapevole e’ soprattutto …voluta.

          Mi pare un concetto più da radicali che da cristiani (un enfant, si je veux, quand je veux, per intendersi). Un figlio è comunque un dono di Dio e non una nostra produzione.

          1. Trolley

            Chi ha mai sostenuto che un figlio sia una “produzione”? Nemmeno Chiodi. Al contrario, proprio perche’ e’ un dono di Dio, dovrebbe essere generato consapevolmente e sapendo cosa si stia facendo, ed in questo, i metodi naturali non offrono garanzie. Scusa, Francesco Paolo Vatti, ma dovresti leggere attentamente il link postato dall’Admin circa il pensiero di Chiodi.

            1. admin @CostanzaMBlog

              Se è un dono di Dio, immagino che Dio sia abbastanza consapevole dei doni che fa.

              1. Trolley

                Esiste anche e soprattutto il libero arbitrio. Dio interviene nel concepimento insufflando l’anima al concepito. Per il resto decidono i coniugi: consapevolmente…e, possibilmente, non affidandosi al caso…

            2. Francesco Paolo Vatti

              In realtà ho fatto anche di più: dopo il link, mi sono letto anche Noi Genitori e figli, dunque ho letto tutto quello che ho trovato sull’argomento. Può darsi che la parola produzione non sia la più adatta. Tuttavia, volevo porre l’accento sul fatto che un dono viene fatto da chi dona quando e come lo ritiene più opportuno e che la programmazione -almeno oltre certi limiti- va contro il concetto di dono.

              1. Trolley

                Un figlio e’ sempre e comunque un dono. Voluto o non voluto, rimane un dono. Il fatto che non si considera e’ che sarebbe opportuno essere preparati ad accogliere questo dono; bisogna riceverlo con l’abito delle miglior occasioni come quando si aspetta la visita di una persona di riguardo e non scompigliati ed in brache, per cui inadeguati. I mezzi sicuri, nell’incertezza, ci sono. Da usarsi in coscienza e con oculatezza e senza abusi di sorta. Questo dice Chiodi…

                1. Giancarlo Belli

                  Il matrimonio indissolubile è l’abito della festa degno per accogliere tutti i figli che Dio vorrà donarci. Non occorre altro.

                2. fra' Centanni

                  Il matrimonio indissolubile è il vestito della festa degno per ricevere tutti i figli che Dio vorrà donarci. Non occorre altro.

                    1. fra' Centanni

                      Certo, perchè no?

                      Non capisco dove starebbe il problema di avere 25 figli, coraggio spiegamelo.

                    2. fra' Centanni

                      Voglio dire: se una coppia ritiene di poter allevare 25 figli… hai qualche problema? Trovi che sia disdicevole? Insomma, quale sarebbe il problema? Lo chiedo sul serio perché (mio Dio, davvero!) non capisco proprio.

                      Tieni presente che alla procreazione di ciascuno di quei 25 figli ha fattivamente collaborato Dio, nostro Padre, che ogni volta, per 25 volte, ha provveduto ad insufflare l’anima. E dunque?

  14. Da Roit Silvano

    Come il Vangelo, se anche tutti dicessero che e’ impossibile da vivere
    non perderebbe il suo intrinseco valore per ogni essere umano.

    Allo stesso modo l’umanae vitae di Paolo VI
    (secondo me scritta secondo lo spirito del vangelo)
    anche se il mondo intero dicesse e facesse il suo contrario,
    continuerebbe ad avere un valore altissimo, anche solo umanamente parlando,
    per il suo amore alla vita e all’essere umano.

    Dopo Gesu’ Cristo credo
    alla vita, all’amore vero e al bene,
    e non nei compromessi.

    .

  15. francesco

    Ma la volete capire??????
    Sono in mala fede!
    È tutto meraviglioso quello che dice Costanza e io scriverò….. peccato che non servirà a nulla. Perché loro sono in mala fede.
    Dopo un fantasmagorico incontro su Lutero nella mia Diocesi dal titolo “la Riforma della Chiesa che va sotto il nome di Lutero” (testuale) qualcosa mi si è rotto. Alzerò la voce insieme a diversi altri padri di famiglia Gli toglieremo i soldi, interverremo polemicamente ad ogni loro incontro, li denigreremo nei gruppi famiglie e nei corsi pre matrimoniali, chiederemo udienze private al Vescovo e grideremo cattivi Basta. Scriviamo pure lettere che verranno usate e rivendute come compost, poi iniziamo a fare sul serio per favore.

    Franco

  16. Emanuele

    A chi dice che lo “stile di vita” proposto dal Vangelo in generale e dall’HV in particolare risponderei con un aforisma attribuito a Michelangelo:
    “La disgrazia più grande che può capitare ad un uomo non è porsi una meta elevata e non riuscire a raggiungerla, ma porsi mete facili e raggiungerle agevolmente”

    1. Emanuele

      Scusate mi sono perso un pezzo… “A chi dice che lo “stile di vita” proposto dal Vangelo in generale e dall’HV in particolare siano troppo ardui per le persone comuni risponderei…”

  17. Simone

    Sono amareggiato per come si cavilli sull’HV per introdurre certi “interventi tecnici”.
    Una domanda: Cosa differenzia il matrimonio “in chiesa” dal matrimonio civile, o semplice convivenza? Quante volte mi hanno assillato con questa domanda! Vorrei che fosse Padre Chiodi a darmi la sua risposta, ma se è una risposta filosofeggiante, non m’interessa. Si, perché la vita familiare è invece carne, fatica e meraviglia, come quando scopri che l’impossibile si realizza. E quando i figli arrivano senza chiedere permesso, allora capisci che stai dando spazio a qualcosa o qualcuno, perché se avessi calcolato meglio con un mirato intervento tecnico l’Amore non avrebbe generato così tanto. Poi, dopo 25 anni, ti giri a guardare il viso di tua moglie e capisci a quale unità ti ha portato la follia di lasciarti fare da quel Sacramento. Si, l’HV mi ha salvato la vita.

  18. roberto

    Come quando si raccolgono le firme per non far trasferire un sacerdote… un’iniziativa divisiva… pensateci

    1. Thelonious

      @roberto: ah quindi il punto sarebbe non essere divisivi? A parte che il paragone con il trasferimento di un sacerdote appare un pò riduttivo, visto che in gioco qui c’è ben altro, ma poi il punto vero è che non si può tacere la verità con il fine di non essere divisivi.
      Cristo è venuto a portare una spada, non ce lo dimentichiamo.

  19. roberto

    Tutto sommato questa levata di scudi a difesa dell’Humanae Vitae è uno stimolo alla ricerca della nostra fede e del nostro impegno come cattolici.Questo papa che dice e non dice ,ci spinge a ricercare ciò che avevamo abbandonato , cullandoci delle nostre certezze.Tutti si muovono alla ricerca della dottrina dei dogmi,prima nessuno ci pensava.Questo papa che guarda la pastorale e non la dottrina ci ha spiazzati e nello stesso tempo ci a svegliati.Forze il buon Dio ce la mandato per stimolare la ricerca della Verità,della Via e della Vita.

    1. Trolley

      Che ci trova di cosi’ strano nelle parole di Francesco? Hai tempi della guerra fredda i missili , perlomeno, rimanevano confinati nelle basi; ora svolazzano nel cielo a destra e a manca: non c’e’ da preoccuparsi?

  20. don paolo

    “Tu puoi sbagliare (marito, moglie), ma Dio no” – diceva don Giussani. Da dove è tratta questa citazione ? Grazie

  21. Emanuele

    Vorrei aggiungere qualcosa al magistrale intervento di Alessandro ( https://costanzamiriano.com/2018/01/30/un-appello-per-lhumanae-vitae/#comment-133580 ), non per precisare o correggere, ma per provare a dare un ulteriore piccolo contributo. Infatti, l’Humanae Vitae e la Teologia del corpo di San Giovanni Paolo II sono diamanti dalle infinite sfaccettature: non si finisce di ammirarne una che subito se ne scopre una più bella.

    I così detti metodi naturali in realtà non sono metodi contraccettivi (altrimenti sarebbero alla pari di quelli chimici o meccanici) ma strumenti che la coppia e la donna in particolare ha per conoscere il suo corpo.

    Grazie alla retta scienza è possibile sapere con grande precisione quali sono i giochi fertili e quali no: Dio ha voluto che solo alcuni giorni (circa 3-5 per ciclo) fossero fertili. Noti i giorni, resta alla coppia la decisione di avere o meno rapporti affidandosi comunque al volere di Dio.

    In sostanza tali metodi non impediscono il concepimento ma informano gli sposi su quale sia la fase del ciclo della moglie. Contribuisco dunque a formare una coscienza informata ed a praticare una paternità reso.

    Conoscere così bene il proprio corpo credo sia molto utile per la donna. Infatti, le donne che praticano i metodi naturali non solo sanno cogliere il miglior momento per avere dei figli, ma sono anche in grado di accorgersi subito in caso di problemi di salute.

    Questo da una grande sicurezza… Che bel dono sarebbe se le madri “regalassero”* una consulenza sui metodi naturali alle proprie figlie quando diventano giovani donne! Quanta sicurezza ed autostima regalerebbero loro, altro che pillole e preservativi, come se essere feconde fosse una malattia.

    *Ho virgolettato perché i metodi naturali sono insegnanti gratuitamente da consulenti formate e qualificate.

    1. Alessandro

      @Emanuele

      Ti ringrazio per il vivo apprezzamento, e plaudo alle tue ulteriori e arricchenti precisazioni.

  22. Francesco Paolo Vatti

    Ho letto, non solo qui, di variazioni alla Dottrina attraverso la pastorale. Ma, leggendo quanto ha scritto e detto Don Chiodi, mi pare che ci sia anche un tentativo di riscrivere il Vangelo. Sembra che si debba accettare i mezzi tecnici per le difficoltà di quelli naturali. Ma non c’era scritto che dobbiamo sforzarci di passare per la porta stretta? Non voglio dire che si debba fare sacrifici a tutti i costi (sarebbe solo indice di follia), ma che non si possa non accettare le difficoltà e rinunciare a vivere secondo il Vangelo (programmaticamente, non per nostra indegnità che capita a tutti) per la fatica che ciò potrebbe comportare, scordando che solo passando per la porta stretta potremo avere il centuplo quaggiù…

  23. Pingback: Siamo all’attacco finale su Humanae Vitae? – il blog di Costanza Miriano

    1. admin @CostanzaMBlog

      Carissimo
      gli indirizzi mail indicati sono stati presi nei vari siti internet di riferimento (Gregoriana, Pontificio Consiglio etc.).
      In ogni caso sarebbe fantastico se ci denunciassero!!!

      1. Trolley

        Io mastico di diritto, e, a dispetto del link postato da tale sig. Minniti (che non leggo), posso dire che “il fatto non sussiste”…*ma che facolta’ ha frequentato Minniti?

        PS: solo per curiosita`…

    2. Se un pastore denunciasse per queste lettere inviate a indirizzi pubblici, preposti mi auguro proprio a favorire il contatto dei pastori con le pecore, se denunciasse per queste mail che sono tutte piene di rispetto filiale e amore per i pastori, suppliche al loro cuore di padri, se un pastore contravvenisse addirittura al Vangelo – che invita a non risolvere le cause in Tribunale – staremmo messi veramente malissimo.

      1. 1 V’è tra voi chi, avendo una questione con un altro, osa farsi giudicare dagli ingiusti anziché dai santi? 2 O non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di minima importanza? 3 Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!
        4 Se dunque avete liti per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente senza autorità nella Chiesa? 5 Lo dico per vostra vergogna! Cosicché non vi sarebbe proprio nessuna persona saggia tra di voi che possa far da arbitro tra fratello e fratello? 6 No, anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello e per di più davanti a infedeli!

        1. Quello che scrivi è vero e fa riflettere….ciao Fabrizio Giudici….( una battuta porte anche il nome

          Giudici ) non te la prendere è amichevole ok !!..) Ciao !!

      2. Francesco Paolo Vatti

        Non è la prima volta che, inviando messaggi sui temi di vita e famiglia, vedo minacce di denuncia. Chissà come mai. Comunque, trattandosi di indirizzi pubblici, sono d’accordo con Trolley che non vi sono estremi per una denuncia…

      1. Trolley

        Ad ogni buon conto, potrebbe rispondere del reato di ingiurie, sempreche` querelato, colui che dovesse inviare un testo particolarmente contumelioso e, al piu’, anche del reato di calunnia se, nelle e-mail inviate, vengano attribuiti comportamenti riconducibili a persone identificabili anche se non espressamente citate, non corrispondenti alla veridicita’ dei fatti.

        1. Trolley

          Questo per dire che conviene “protestare” con modalita’ urbane e senza alcun eccesso verbale. (Saro’ senz’altro retorico, ma puntualizzare va sempre bene).

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