di Andrea Torquato Giovanoli
Dal nulla non si fa nulla e il caso non esiste. Queste due granitiche certezze nella mia vita.
Poi, va da sé, ho conosciuto mia moglie ed il dubbio s’è fatto spazio dentro di me.
Già, perché mia moglie è l’incontrastata Regina del Caos; “Caos a bordo” è il suo motto e se esiste una legge fondamentale nel suo casuale moto d’agire è: “Datemi una superficie d’appoggio e ve la ingombrerò con il mondo”.
Fin da fidanzati intuii questa sua particolarità, che poi è divenuta ineluttabile certezza una volta sposati, e da quel momento ho scoperto il mio scopo nella vita: seguire mia moglie per casa nel (peraltro inutile) tentativo di riordinare ogni cosa al suo passaggio. Pare invero di giocar con lei un’interminabile partita di curling, nella quale io son quell’omino con lo spazzolone che precede il dischetto per pulirgli il percorso, solo che nella dinamica coniugale io non precedo mia moglie, bensì la inseguo con affanno.
Questo fino all’altro giorno, quando mio figlio duenne si è rivelato strumento d’illuminazione. Lo pseudopodico pargolo, il quale evidentemente ha ereditato i geni entropici della madre, era seduto al tavolo, imprigionato nel suo seggiolone, giusto nell’attesa che gli capitasse a tiro qualche cosa da distruggere, strappare o rovesciare.
La mia amata consorte, con cuore di madre, stava accingendosi a preparare il desco ed ha appoggiato sul tavolo un barattolo di piselli. Neanche a dirlo: il cucciolotto prensile non riusciva a raggiungere l’agognato oggetto di devastazione, così si è aggrappato alla tovaglia e s’è trascinato a portata il barattolo con l’unico premeditato fine di rovesciarne l’intero contenuto sul tavolo.
Disastro: in una frazione di secondo, sotto i miei occhi sbarrati, un oceano di pallini verdi si è distribuito a caso rotolando velocemente su tutta la superficie del piano, mentre una lama di luce mi penetrava la mente soffocando ogni mia reazione furiosa nei confronti del figlio indomito, della madre incauta e della sorte avversa, poiché in quell’istante di disordine improvviso una certezza ha afferrato il mio pensiero e mi ha condotto vorticosamente nei meandri di un’inutile astrazione.
Davvero il caso non esiste (e nel caso fosse esistito, tranquilli, perché ne avrei comunque sposata io la personificazione).
L’universo è regolato dall’imprescindibile legge di causa-effetto. Ogni accadimento è lo sviluppo temporale di un altro avvenimento che l’ha causato.
Lo spettacolo che si dispiegava ai miei occhi non poteva essere attribuito al caso, poiché è l’uomo che ha coniato questo termine per definire ogni coincidenza che non riesce a prevedere, ma l’imprevedibilità di un avvenimento non dipende da uno sviluppo temporale che prescinde la legge di causa-effetto, dipende solo da uno sviluppo temporale che la conoscenza non riesce a misurare, ordinare, controllare e quindi prevedere.
L’uomo ha il controllo della realtà che lo circonda perché attraverso la misurazione delle diverse dimensioni fisiche riesce a prevedere gli effetti a cui queste, interagendo tra di loro, danno luogo.
La conoscenza umana si blocca nel momento in cui non ha più la possibilità di misurare il mondo fisico: in quel momento entra in gioco l’imprevedibilità. L’uomo è in grado di misurare l’universo utilizzando l’unità di misura più piccola che conosce: la particella. Tutto ciò che è più grande di una particella è misurabile in termini di particelle stesse; tuttavia proprio queste ultime risultano imprevedibili, poiché per misurarle sarebbe necessario disporre di un’entità fisica ancora più piccola, che non si conosce.
In teoria, se si fosse in grado di misurare anche le particelle si potrebbero prevedere i legami di causa-effetto che ne regolano l’interazione, attraverso i quali si potrebbero prevedere i legami di causa-effetto per le unità immediatamente superiori, e così via: partendo dal microcosmo fino al macrocosmo.
Ecco che allora, riemergendo bocconi da quella sequenza repentina di pensieri peregrini ho contemplato il disastro compiuto dal mio erede individuandone la trama nascosta: poiché è vero che, di primo acchito, davanti al famigerato barattolo di piselli secchi riverso sul tavolo il mio occhio limitato è in grado di osservare soltanto che questi si sono sparpagliati a “caso” rotolando, scontrandosi e fermandosi una volta esaurita l’energia cinetica che li ha mossi. Ma in realtà, se avessi avuto a disposizione capacità di misurazione infinita e capacità di calcolo infinita avrei potuto prevedere l’esatto movimento di ogni singolo pisello prima ancora che il barattolo fosse rovesciato: avrei saputo infatti l’esatta posizione di ogni pisello nel barattolo, l’esatta ruvidità interna del barattolo, l’esatta rotazione del barattolo mentre si svuotava e quindi il movimento di ogni singolo pisello mentre si scontrava con gli altri, con l’atmosfera circostante, con la superficie del tavolo e così via. In buona sostanza, avrei avuto la chiave per interpretare l’universo e controllarlo.
Capacità infinita di calcolo e di misurazione: che sia questo il segreto della Divina Onniscenza?
Epperò poi è lo sguardo interlocutorio di mia moglie che mi strappa ancora una volta alla contingenza del vivere, ed è proprio incrociando i suoi occhi perplessi che una nuova luce mi svela il senso vero di tutto questo vagabondare per inconcludenti elucubrazioni; poiché se il caso non esiste allora finalmente ho capito: mia moglie non è disordinata, è che semplicemente proietta la sua ricchezza interiore sugli oggetti che condividono il suo stesso spazio…
Certo tesoro: li raccolgo io i piselli dal tavolo.
Fortuna che i piselli erano secchi, che tuo figlio non li ha mangiati…e che c’è tua moglie.
Lo sai vero?! L’entropia è generatrice di ordine. Pensa che noia tu da solo, i tuoi calcoli matematici, la tua fisica newtoniana tutta causa-effetto.
Ma un consiglio da donna a uomo…metti da parte la “scopetta” e goditi questo beato disordine goditi tua moglie e i tuoi figli in attesa dell’ordine imprevedibile e incalcolabile che questo genererà. Ma bisogna amare il rischio…
Ma davvero esistono simili tesori di mariti cosi?!
Ehm… In effetti il motto sarebbe: “Caos ab Ordo”… 🙂
Non mi riferivo a motti massonici. Volevo solo dire che forse quello di tua moglie non è un disordine, ma…un ” ordine complesso”…e proprio x questo aperto alla possibilità, alla novità, alla sorpresa. Che noia l’ordine matematico dove tutto è morto e già previsto. Anche Peguy nel Mistero della Carita parla di Cristo come : il più grande disordine, il più grande ordine…il solo ordine.
Insomma quel disordine forse è una risorsa, un’ apertura alla sorpresa…
A proposito di sorprese e scompiglio…bellissimo l’ Angelus di Francesco ieri a Pentecoste.
Lo Spirito soffia dove vuole…fortuna che non hanno chiuso le finestre del cenacolo per paura che il Vento portasse disordine e gli scompigliasse i fogli dei loro calcoli impauriti…
diversamente ordinata?
…sindrome di Furio?!…vedi Verdone.
Parlavi di me? 😉
Anche per mio marito il caso non esiste, perchè c’è sempre qualcuno che non riesce a prevedere, ma sicuramente a provvedere. La bellezza del rapporto sta nel fatto che noi non siamo infiniti come i numeri ma finiti e circoscritti, e l’altro terribilmente me lo ricorda….
Devo assolutamente far leggere questo post a mio marito!!!!!! Ahahahah
« Possiamo considerare lo stato attuale dell’universo come l’effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un’unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell’universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi »
(Essai philosophique sur les probabilités, Laplace)
🙂
È una delle rare volte che non dissento dallo scrittore con tutto me stesso. Grazie al disordine che ci consente di progredire, di rompere gli schemi e di andare avsnti
comunque ti è andata bene, Andea. Pensa se anzichè piselli fossero state lenticchie. 🙂
Ci sarebbe voluta Cenerentola 🙂 (quella dei fratelli Grimm http://www.letturegiovani.it/Grimm/Cenerentola.htm)
Ma povere sorellastre!!!
Eh sì, i tedeschi non sono accomodanti come i francesi 😉
Speriamo che Dio sia francese…
Dio è Cattolico: il meglio dei francesi, il meglio dei tedeschi, il meglio degli inglesi e via spopolando 😉
Grande, Viviana!
Io? Solo un po’ di memoria e tanti libri 😉
Andrea: smack! 😉
La prossima volta: se i piselli cadono a terra… chiamami che così ne approfitto per perdere qualche milligrammo…
Ahahahahahahahah… ma, consolati, c’è di peggio: proprio ieri mentre facevo mangiare alla bimba (di 15 mesi) la pasta al sugo è squillato il telefono e presa dalle chiacchiere con un’amica ho lasciato il piatto sul seggiolone alla mercé della pargoletta (con risultati immaginabili, dico solo che, oltre a cambio di vestitini e pulizie varie, ho dovuto pure farle uno shampoo…), ma mi è andata bene perché mio marito era al lavoro!!! 😀
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Ho anch’io una moglie ricchissima interiormente!
Ed io poveretto…
😉