Essendo abbastanza morbida sul tema “distribuzione di cibi rigorosamente no bio ed estremamente ricchi di coloranti e gelificanti ai pargoli miei e altrui” (poi mi chiedo perché ho sempre la casa piena di bambini), ho potuto conoscere, ormai otto anni fa, Martina, una bambina estremamente golosa di caramelle Goleador che veniva spesso a far parte dell’entourage del mio ombrellone, sulla spiaggia di Marotta.
Così, tra una caramella e l’altra, io e la mamma di Martina e Virginia, Claudia, siamo diventate prima conoscenti, poi amiche.
Adesso Claudi è un’amica così cara che la settimana scorsa ha valicato l’Appenino, ha attraversato l’Italia, si è spostata dalla sponda adriatica a quella tirrenica, e con una agevole operazione che ha richiesto una ventina di ore tra andare e tornare (è rimasta intrappolata nelle manifestazioni dell’8 marzo) ha voluto essere alla presentazione del mio libro, così, solo per salutarmi e fare il tifo per me, e ripartire verso quel di Marotta dopo aver comprato una quindicina di copie del mio libro.
Un momento che devo cercare un fazzoletto.
Con lei sono venute la zia Rosy (se capitate a Marotta sarà anche vostra zia, lo è di tutti, all’occorrenza) e Carmen, che l’estate scorsa prima ancora che finissi di scrivere il libro già lo pubblicizzava a destra e a manca come il capolavoro del secolo.
Solo delle donne avrebbero potuto essere capaci di un gesto solo simbolico, generoso e totalmente assurdamente irragionevole. Un uomo se serve ti cambia una ruota, ti carica il camion del trasloco, ti presta i soldi o ti accompagna all’ospedale, ti aggiusta l’impianto elettrico. Ma l’uomo è una creatura razionale, fa cose utili e produttive e, generalmente, ragionevoli (a parte forse quelli pazzi d’amore ma a me personalmente non è mai capitato di averci a che fare). Non spenderebbe tanto tempo e soldi e fatica solo per abbracciare un’amica.
Claudia lo ha fatto, e credo stia anche costringendo tutte le 14 amiche a cui ha regalato il mio libro a propagare il mio verbo in un passaparola veramente zelante.
In più lei è la testimonianza che, almeno secondo me, le cose che ho scritto nel libro funzionano per tutti, perché la visione dell’uomo che viene dalla Parola di Dio è fatta per l’uomo, per renderlo felice, indipendentemente da come la pensi.
Claudia è l’ultima – o giù di lì – vera comunista d’Italia: sua nonna, partigiana, morta mesi fa a quasi cento anni, è stata sepolta con una bandiera rossa, la banda che suonava Bella ciao. E Claudia, che la partigiana non l’ha potuta fare essendo mia coetanea, non è certo una che passa le sere a dire il Rosario. Eppure non ho ancora trovato una sostenitrice della sottomissione più convinta di lei.
“Mi hai fatto ritrovare l’orgoglio di quello che faccio” – mi dice nei suoi slanci di affetto. “Di quello che tutte noi facciamo naturalmente se vogliamo che i nostri rapporti funzionino: se c’è uno scontro mettiamo il parere di nostro marito prima del nostro, se c’è da fare un passo indietro siamo noi a farlo, se c’è da rimboccarsi le maniche non ci facciamo mai pregare.”
Tante persone, soprattutto donne ovviamente, mi hanno espresso più o meno misuratamente la loro contrarietà al libro (ma tu sei pazza!), soprattutto al titolo, a dire il vero. Ma tantissime altre, insospettabili, mi hanno detto che loro da sempre pensano e soprattutto agiscono così, anche se è scorretto dichiararlo. Sui giornali non si vedono, non fanno tendenza, ma reggono il mondo.
Comunque, per la cronaca, il marito di Claudia era favorevole alla sua folle trasferta romana.
Cara Costanza, mi sono svegliato alle 4,15 e mi sono dovuto alzare per scrivere questo pensiero, tanto mi ha colpito. Da brava mamma e donna anche di casa tu ci parli talora anche del più e del meno, delle piccole e nello stesso straordinarie piccole cose del quotidiano, e ci sta bene. Ma devi però dirmi se ho capito bene. Tu ci dici che la donna si deve sottomettere, cioè mettere sotto, per sostenere, per prima perché, a differenza dell’uomo, ne ha in sé la forza, che le viene dall’essere matrice della vita; perché nel profondo mistero del suo corpo è fatta per accogliere e sostenere la vita, nel mistero della sua creazione da parte di Dio. Poi, in quella stramaledetta pagina 113 del tuo libro, che tu per me non dovevi scrivere (dovevi passare subito a pagina 114…), perché mi commuove intensamente, mi tocca delle corde che non so neppure io quali corde mi tocca, qui, all’altezza del cuore, citi Pavel Evdokimov, ed il fine soggettivo del matrimonio, che è generare sé stessi, concetto valido sia per l’uomo che per la donna. E questo è davvero un colpo basso, perché richiama il mistero della comunione di amore alla quale Dio chiama l’uomo, prima di tutto attraverso il suo corpo, nella sua mascolinità e femminilità, nella creazione. E qui, commuovendomi ancora, mi sembra di vedere con trasparenza cristallina quello stesso straordinario e limpido sguardo di santità con il quale JPII guardò alla realtà della comunione tra le persone alla quale Dio ci chiama attraverso la sessualità, ed il mistero dell’unione dell’uomo e della donna, maschio e femmina, sulla quale ha costruito la sua teologia del corpo. Te lo dico francamente, questo mi sconvolge un po’, perché in quello che tu un po’ candidamente e senza alcuna affettazione ci scrivi e dici trovo una profondità straordinaria, e una Sapienza che non viene da una logica umana. Penso che presto proporrò la tua nomina a dottore della Chiesa …
ps: ho letto il tuo post. Anch’io, che sono maschio, ed altri (Giovanni, Alberto, p. es.), abbiamo avuto per il tuo libro la stessa reazione di e, credimi, lo stesso entusiasmo di Claudia, che teneramente ci descrivi e per la quale, senza conoscerla, anch’io provo affetto… Tutto ciò mi pare straordinariamente bello, e mai il ricorso alle continue iperboli mi è parso più appropriato … 🙂
Cara Costanza, questa mattina,aprendo la pagina del blog,ho avuto un “dolce” ricordo. Quella caramella bislunga aveva un non so che di familiare…l’inizio della nostra amicizia!!! Infatti la prima ad avere il coraggio di avvicinarsi a quell’extraterrestre che si aggirava sulla spiaggia, sconosciuta a tutti gli abituet, con Bernardo in braccio e quasi sempre attaccato al seno materno, è stata Martina, la nostra secondogenita,che all’epoca aveva soltanto tre anni.
A lei tu regalavi spesso quelle caramelle e così mi trovai costretta a venirmi a scusare e in seguito a dover ricambiare. Per la cronaca a Marotta in quel periodo le goleador andarono a ruba perchè io ed i miei zii ne compravamo 20pz. alla volta.
Comunque, grazie a Martina, ho conosciuto te, e ancora la ringrazio!
Ebbene sì sono forse una delle ultime comuniste rimaste in Italia, sono cresciuta nella stessa città in cui hanno mosso i primi passi Cossutta e Bertinotti, dove a dare l’estremo saluto ad un compagno non era il prete, ma il segretario della sezione del vecchio PCI di appartenenza, ed io purtroppo,
a sedici anni, ho dovuto assistere, troppo presto a quello di mia madre. Ricordo l’epigrafe scritta appositamente per lei da un compagno che la conosceva bene: “Un flusso di vita breve, sofferta e combattuta, per ideali di emancipazione”.
Ora, scusandomi per la lunga premessa,utile, secondo me a testimoniare di non essere di parte, confermo che quanto detto non mi ha pregiudicato di condividere la visione del matrimonio espressa da Costanza.
La nonna Franca, di 98 anni, sepolta con la bandiera rossa e accompagnata dal canto di “oh bella ciao!” è stato il mio grande esempio di sottomissione in cui tutti, dal marito, ai figli,i nipoti,i mariti delle nipoti e infine le quattro figlie delle nipoti sono venute sempre prima di lei che ci ha dato un grande esempio di altruismo.
Le sue raccomandazioni erano sempre:”Claudia, pensa prima alle tue figlie e a tuo marito, poi a me!!!!”
Per cui cosa posso aggiungere, io rispetto voi che avete una grande fede, e voi rispettate noi che purtroppo ne siamo carenti ma insieme rendiamoci conto che i valori della famiglia e l’amore per il prossimo, accomunano TUTTI!!!!
sono d’accordo che i valori della famiglia e l’amore per il prossimo dovrebbero accomunare tutti. infatti non è su questo che alcuni di noi contestano l’autrice del libro e del blog. così come non si contesta un atteggiamento di conciliazione nei confronti del proprio marito, è chiaro che se si vuole che un rapporto di coppia funzioni, e quando ci sono dei figli e le difficoltà di tutti i giorni di gestione di una famiglia è ancora più difficile farlo funzionare, bisogna imparare a venirsi incontro. ma il punto è che dalle parole scritte qui appare che questo atteggiamento debba esserci solo da parte della donna, e senza una reale motivazione se non quella che tu sei la donna e lui è l’uomo. sono convinta che nella realtà la coppia Costanza-marito di Costanza, o Claudia-marito di Claudia siano coppie affiatate ed equilibrate, e non spetta certo a me giudicarle (nemmeno vi conosco, ci mancherebbe). quello che mi sconcerta sono le parole usate: “Di quello che tutte noi facciamo naturalmente se vogliamo che i nostri rapporti funzionino: se c’è uno scontro mettiamo il parere di nostro marito prima del nostro, se c’è da fare un passo indietro siamo noi a farlo, se c’è da rimboccarsi le maniche non ci facciamo mai pregare”. non sono d’accordo: se c’è uno scontro si parla e si discute insieme e si cerca insieme di raggiungere un accordo, se parlando con mio marito mi accorgo che ha ragione lui o che non vale la pena di impuntarmi sulla mia posizione faccio un passo indietro, ma può succedere il contrario. non vedo perchè io debba fare un passo indietro per principio, solo perchè io sono la moglie e lui il marito! certo non prendo posizioni contrarie a quelle di mio marito solo per ripicca, questa si chiama stupidità, così come sono sempre disposta ad ascoltare le sue ragioni e casomai a cambiare opinione ma solo sulla base di argomentazioni e ragionamenti validi, non perchè è una ‘regola’, e lo stesso fa lui con me. non si litiga, si discute e si parla. non c’è un parere che viene automaticamente prima dell’altro, e nessuno fa un passo indietro se non ritiene giusto farlo. casomai si fa tutti e due un passo avanti per venirsi incontro! non metto in dubbio lo facciate anche voi, quello che sto contestando ora è solo il modo in cui questo atteggiamento viene descritto in questo post. infine, se c’è da rimboccarsi le maniche me le rimbocco anch’io tanto quanto voi, ma lo fa anche mio marito. è un dovere di entrambi i genitori farlo e in una famiglia moderna dovrebbero farlo entrambi nella stessa misura.
ora, non ricominciamo con la storia che non ho letto il libro, questo è un commento sulle parole del post, e solo questo. le parole che ho citato mi sembrano molto chiare e non fraintendibili.
Cara Cosmic, scusa, ma bisogna proprio che tu legga il libro! … :-); quello che tu dici è molto vero: io e mia moglie, ad un livello di santità decisamente inferiore a quello di Costanza e Guido :-D, litighiamo talora anche furiosamente – a dire il vero sempre meno, però … – sui figli, sulle cose da fare, ecc., e di regola la vediamo sempre in modo diverso.
Ma Costanza dice qualcosa di più (veramente lo dice la Chiesa, lei ci aiuta, non so come e perché, a capirne con il cuore e la mente le declinazioni pratiche…), che tocca nel profondo la missione della donna nel matrimonio e nella famiglia.
Qualcosa che, non so come dirti, è scritto in lei, nella donna, nella sua natura e nelle profondità della sue viscere e della sua vocazione, e che anch’io, da maschio tonto e superficiale, ni accorgo che finora non avevo veramente capito (anzi, se leggi sopra ne ho chiesto conferma…:-)).
Credo che in quello che dice Costanza si agiti il desiderio di restituire la donna alla sua dignità ed all’altezza ineffabile della sua vocazione, spesso offuscata e ferita dagli eccessi di ideologie che, come tutte, sono nate da intuizioni in sé buone.
Con simpatia.
Sono d’accordo con i contenuti di questo post: credo che la disponibilità all’ascolto, la capacità di valutare con mente e cuore aperto le ragioni dell’altro, pronti a farle proprie, il servizio, l’essere duttili e comprensivi, capaci di smussare le proprie asperità, siano doti umane che, se messe veramente in pratica, possono cambiare la qualità delle relazioni in famiglia, sul lavoro, con gli amici e persino tra i popoli.Questa “missione” non credo sia però esclusivamente e nemmeno preferibilmente femminile. Non credo nemmeno che ci siano delle “regole” per far funzionare una famiglia: dato per assunto amore e rispetto, ogni coppia deve trovare da sè il modo migliore per esprimere e far fruttificare quest’amore. La Chiesa suggerisce agli sposi dei modelli per attuare il progetto cristiano del matrimonio ma questi possono variare nel tempo e nello spazio: la costante è Cristo insieme alla coppia. Le parole della promessa matrimoniale nel rito cattolico sono identiche per l’uomo e per la donna e questo, secondo me, li mette su un piano di assoluta parità.
Cara Cosmic mi piace il tono con cui controbatti le nostre vedute, ma non posso fare a meno di consigliarti di leggere il libro perchè soltanto così capiresti che siamo anche noi consapevoli di conoscere bene la teoria e poco brave a metterla in atto. Quello però su cui non sono concorde con te è il fatto che entrambi, marito e moglie dovremmo poter fare un passo avanti nello stesso momento. No, secondo me, non è possibile… per un buon matrimonio deve esistere l’alternanza e la volontà a volerlo fare, quando necessario, un passo indietro e sicuramente due volte su tre lo facciamo noi donne, ma altrettanto ti direbbe mio marito.
non ho nulla contro il ‘passo indietro’, solo non credo che debba farlo la donna perchè donna… dovrebbe farlo chi dopo una discussione/chiacchierata con l’altro ritiene che l’altro l’abbia convinta. o forse che non valga la pena impuntarsi. non mi sembra poi così difficile no? insomma fra persone civili e che si vogliono bene si ragiona e si decide come agire per il bene di entrambi.
P.s. Cara Cosmic non posso credere che non ti sia ancora venuta la curiosità di leggere “Sposati e sii sottomessa”???? Magari potresti muoverci più critiche…e noi è questo che cerchiamo…IL CONFRONTO….a tutto tondo.
non escludo che un domani mi possa capitare di leggerlo… per ora ho una pila di libri sul comodino e la sera gli occhi si chiudono troppo presto. chissà…
Permettimi un pensierino forse un po’ più difficile (non ho l’arte di Costanza di ridurre profondissimi concetti di antropologia e teologia a soldatini e goleador …).
La famiglia non è una democrazia, non può esserlo perché marito e moglie sono due e non cìè maggioranza (a meno do determinarla per età o peso …).
La famiglia è società naturale (lo dice anche la nostra Costituzione); vuol dire che esiste, in natura, prima delle leggi.
Se è così, allora deve avere le sue regole proprie per vivere e regolare i suoi conflitti senza interventi esterni (nella società oggi i conflitti si regolano con gli avvocati, separandosi o divorziando…).
Ma come fa, allora, una famiglia a regolarsi e restare unita, se i coniugi non sono d’accordo e non si raggiunge una maggioranza, perché i due la pensano in modo irrimediabilmente diverso?
Una volta a me una volta a te, magari in ordine alfabetico? Chi può dire chi dei due ha ragione? …
Per questo oggi le famiglie si sfasciano.
Qualcuno deve fare un passo indietro.
Pensate alla fuga in Egitto: l’Angelo appare in sogno a Giuseppe (non a Maria: a Giuseppe), e Giuseppe porta con sé la Sacra Famiglia in Egitto, salvando il Figlio dalla strage degli Innocenti.
Pensate se Maria gli avesse detto: “L’Egitto? Scordatelo! C’è mia madre da vedere, l’asilo e poi domani devo fare la tal cosa per la tale…”, e via dicendo.
Costanza ha visto, nel suo cuore e nella sua vita, una Verità, una Via, che sono la risposta a questo quesito.
E’ chiaro che ciò è possibile solo se tra gli sposi c’è un Terzo, Cristo, e se si riconosce che ciascuno, nella famiglia, ha un suo ruolo.
Costanza mi pare ce lo racconti in modo abbastanza chiaro e convincente …
Per questo penso che la strada del matrimonio e della famiglia porti, magari inconsapevolmente, a Dio …
Come al solito esagero nellalunghezza dei post.
Chiedo davvero scusa. Ma non resisto.
“Ma come fa, allora, una famiglia a regolarsi e restare unita, se i coniugi non sono d’accordo e non si raggiunge una maggioranza, perché i due la pensano in modo irrimediabilmente diverso?”
allora, io parto dal presupposto che se due decidono di metter su famiglia insieme, evidentemente la penseranno allo stesso modo sulla maggiorparte delle questioni importanti (non parlo di squadra del cuore, gusti musicali, piatti preferiti, ma argomenti come l’educazione dei figli, la gestione della casa, l’idea che abbiamo di famiglia ecc.) io non avrei mai sposato un uomo che pretende che io sia la casalinga mentre lui torna tardi la sera e si sdraia sul divano a bere birra e guardare la tv, così come non avrei sposato un uomo che non la pensa come me sull’educazione di mio figlio, o che va in giro dicendo che siccome sono una donna non so guidare così come io non vado in giro dicendo che lui siccome è uomo non sa mettere a posto la cucina (non sto dicendo che voi lo fate o lo fanno i vostri mariti, sono esempi e purtroppo sono cose che ancora oggi si sentono). insomma come ho già detto in altre occasioni, ognuno si sceglie il marito che si merita e chi è causa del suo mal pianga se stesso. noi siamo sempre andati molto d’accordo e non che mancassero i motivi di discussione, ma alla fine ci siamo sempre sforzati di risolverli parlandone e arrivando a una conclusione comune. quindi il matrimonio è senz’altro un ‘cedere qualcosa’ per l’altro, ci mancherebbe, ma la cosa riguarda entrambi.
“Una volta a me una volta a te, magari in ordine alfabetico? Chi può dire chi dei due ha ragione? …”
non so, a meno che non si parli di questioni di lana caprina o di gusti personali (e allora non sono argomenti importanti e si può rimanere ognuno della propria opinione senza problemi) alla fine ci si può convincere che l’altro ha ragione e viceversa. esistono la logica, il ragionamento, le parole per spiegare le proprie ragioni e a volte anche per convincere l’altro.
“Per questo oggi le famiglie si sfasciano.”
le famiglie si sfasciano per tanti motivi. la vita è difficile, specie nel nostro paese è difficile per una coppia metter su famiglia, e per una famiglia riuscire a sopravvivere contando solo sulle proprie forze. le istituzioni ci mettono i bastoni fra le ruote in continuazione. credo poi che molti matrimoni finiscano perchè ci si aspetta che la moglie stia a casa a fare la mamma chioccia, e del resto spesso è l’unica possibilità per quella mamma, mentre il marito va a lavorare e pretende che sia tutto pronto perchè tanto ‘lei sta a casa’. in questo caso spesso le incomprensioni sono tante e basta niente per rinfacciarsi rinunce e ingiustizie. quegli stessi mariti poi che hanno incoraggiato che la moglie stesse a casa si lamentano poi se la stessa moglie gli chiede forti assegni di mantenimento dopo il divorzio.
sono stata a casa qualche mese con un bambino piccolo, durante la maternità obbligatoria e durante un breve periodo di disoccupazione: ogni volta che mio marito rincasava più tardi del solito lo vivevo molto male. ero stanca e snervata ed era come se fosse un’ingiustizia da parte sua nei miei confronti. oggi che lavoriamo in due, se lui rincasa tardi so che può esserci un imprevisto al lavoro, dal momento che qualche volta può capitare anche a me. è solo un esempio banale. chiaramente la cosa è molto più complessa di così. è chiaro che non è l’unico motivo per cui i matrimoni finiscono, ma è senz’altro un motivo importante. in Svezia, dove ci sono pari opportunità reali pe rle donne e una distribuzione equa dei doveri all’interno delle famiglie si è riscontrata anche una diminuzione dei divorzi (e adesso non ve ne uscite con la storia dei suicidi perchè non c’entra niente, è come dire che in Italia invece stiamo bene perchè teniamo ‘o mare, ‘o sole, la pizza e il mandolino).
“Qualcuno deve fare un passo indietro.”
quando non è possibile convincersi a vicenda si, uno dei due deve fare un passo indietro. ma lo farà quello dei due che ritiene che la cosa sia più importante per l’altra persona che per se, o comunque sarà la situazione a dirlo. non vedo perchè debba farlo automaticamente la donna.
mi scuso anch’io per la lunghezza della risposta, ma neanch’io, come potete vedere, resisto.
Cara Cosmic,
innanzitutto grazie per la disponibilità e la curiosità che dimostri continuando a visitare questo blog che all’inizio mi sembrava avesse suscitato in te e in altre utenti solo rabbia e fastidio. Mi trovo d’accordo con te sulla dinamica del confronto all’interno della coppia e sul distinguo dei livelli delle questioni per cui valga la pena discutere. Però penso anche che al momento della scelta di un compagno o una compagna di vita sia impossibile definire un patto su tutto quello che è davvero importante, perchè la vita è imprevedibile e su alcune questioni non avevamo nessuna opinione prima di trovarcele di fronte, perchè è impossibile prevedere tutto, perchè si cambia e per fortuna. Allora la divergenza di opinioni è sempre possibile e in quel caso che si fa? ci si lascia perchè non si trova il compromesso? Io credo che si faccia un passo indietro, magari non definitivo, magari finchè l’altro non comprende le nostre ragioni o vede le cose in modo nuovo oppure può essere che alla fine siamo noi a cambiare idea. E forse non sbaglia Costanza a dire che in questo senso le donne hanno una naturale propensione o lungimiranza che le porta ad essere più flessibili se non ci piace dire sottomesse.
Elisabetta, grazie a te per quello che mi scrivi.
a discutere solo con persone che la pensano più o meno come me che gusto c’è? 😉
L’immagine di Maria che battibecca con Giuseppe è divertente ma credo che si faccia un torto a lei e a tutte le donne pensando che esse vadano quasi obbligate ad assecondare il marito come se non fossero in grado di sostenere un ragionamento e di valutare la situazione. Credo che se Giuseppe avesse esposto i suoi piani a Maria e avesse chiesto il suo parere (chi ci dice poi che non l’abbia fatto?) Maria avrebbe concordato con la bontà della soluzione.
A volte ho l’impressione che i cristiani abbiano un po’ paura della libertà di scelta e preferiscano l’esistenza di ruoli, leggi, linee guida che li distolgano dal comportarsi in maniera difforme dal Vangelo. Se il divorzio fosse ancora vietato. per es., gli sforzi per restare inseme e mantenere l’unità della famiglia sarebbero meno meritori in quanto senza alternativa.
Non a caso Livio è avvocato e noto giurista
Vorrei ringraziare prima di tutto Costanza Miriano x le sue ironiche e argute osservazioni sulla vita e devo elogiare (mio malgrado) il rapporto di Claudia e le altre amiche con Costanza.
“coast to coast … Solo delle donne avrebbero potuto essere capaci di un gesto solo simbolico, generoso e totalmente assurdamente irragionevole…l’uomo è una creatura razionale, fa cose utili e produttive e, generalmente, ragionevoli”. Sono totalemte d’accordo con queste affermazioni di Costanza: noi uomini siamo proprio così (per fortuna)!!
Tuttavia accade anche noi (a volte) di fare cose strane. Infatti ho deciso di prendere un pullman da Pavia nella notte del 30/04/2011 per essere a Roma la mattina del 01/05/2011 solo per assistere in giornata alla beatificazione di un amico (scusate l’ardire, ma non posso che definire così Giovanni Paolo II) insieme a penso 3 milioni di polacchi e non so quanti altri.
Nella mia testa la ritengo una follia, ma il cuore proprio non ne vuole sapere di non andare.
Cosmic hai detto tutto quello che volevo fire io e meglio. L’unica cosa che posso aggiungere e’ che per alcuni, come me, anche la religione e’ un ideologia, non qualcosa al di sopra di tutto, qualcosa che quindi puo’ e deve essere contestato.
A me l’idea di dovere cedere al parere di mio marito in quanto donna, e percio’ cosi portata, mi fa andare in bestia. Io cedo quando ho torto o quando lui ha piu’ ragione. E cosi fa lui. E quando mi ritrovo ad aver ceduto dove non dovevo e’ sofferenza interiore.
io il libro lo leggero’, per poter dare un opinione piu’ valida, per conoscere, per criticare con coscienza, perche’ abbiamo tante amiche in comune, perche’ MAROTTA ROCKS!!!!!!!
Io cedo tantissime volte ai desideri ed alla volontà di mia moglie; in questo senso sono chiamato a morire per lei (anche se non sempre ci riesco).
Ma c’è una questione di ruoli, che in natura non sono equivalenti né … ‘unisex’; c’è una predisposizione innata, una prevalenza (che non esclude altre possibilità …), nella donna l’accoglienza; nell’uomo la guida; se non li si accetta ci si snatura.
Ma questo può essere, ovviamente, negato e rifiutato; o accettato e vissuto, ma nella libertà, per scelta.
Non c’è ne schiavismo né costrizione, ed è questo lo straordinario segreto del matrimonio cristiano, che vive della logica del dono, nella consapevole distinzione dei ruoli.
Io non posso fare il marito ed il padre se mia moglie, nella sua libertà, si mette di traverso e non me lo permette … né posso imporglielo.
Il matrimonio cristiano vive delle scelte libere dei coniugi, a cominciare da quella di sposarsi.
Fatemi fare un po’ il poeta … :-), al di là delle parole, occorre poi vedere, nella tua vita, quale luce brilla nei tuoi occhi … 🙂
ps: grazie Alberto (ma ‘noto giurista’ mi pare un po’ troppo … 🙂 )
io direi che l’unico ruolo davvero unisex è la maternità: gravidanza, parto, allattamento (al seno). tutto il resto sta alle singole coppie e famiglie deciderlo come preferiscono.
probabilmente è proprio il conmcetto di ‘dono’ che da non credente non riesco proprio a mandar giù (per carità, punti di vista). per me l’unico dono – che mi ha fatto la natura ma per volontà dei miei genitori – è venire al mondo. tutto il resto me lo sono guadagnato, o i miei genitori hanno fatto si che accadesse: la mia educazione, la mia crescita sana, avere la possibilità di studiare sono meriti dei miei genitori, il fatto che mi sia laureata, che oggi io abbia un lavoro e abbia messo su famiglia è merito mio, me lo sono guadagnato io con duro lavoro non me l’ha regalato nessuno. certo c’è una buona componente di fortuna, non lo nego, ma bisogna anche essere bravi a riconoscerla e saperla sfruttare no?
… Cara Cosmic, hai provato a leggere Giovanni Bollea, ‘Le madri non sbagliano mai’, ed. Feltrinelli?
Prova! Poi ne riparliamo … 🙂
Dio, nella Bibbia, se credi.
altrimenti nessuno.
Beh, cara Sarah, lasciando stare quello che dice la Chiesa ed il suo Magistero, tanto per cominciare, prova, se vuoi, a leggere ‘Il padre, l’assente inaccettabile’, di Claudio Risé, Ed. San Paolo.
Assieme a ‘Sposati e sii sottomessa’, come è già stato detto su questo blog, lo consiglierei ai corsi per fidanzati … :-).