L’otto per la vita

di Costanza Miriano

Buona festa della donna alle mie ormai migliaia di amiche e conoscenti che se ne fregano della festa della donna, che non hanno rivendicazioni da fare, che sono felici di avere avuto la incredibile fortuna di poter essere al servizio della vita – sia che i figli non arrivino, sia che ne arrivino otto, nove, undici o dodici: quello che conta è la disponibilità – che amano farsi i fatti degli altri, prendersi cura, farsi carico, che vogliono essere alleate dei loro uomini, imparare a tradurre il loro linguaggio, stare dalla loro parte, aiutarli a essere migliori, mentre loro le proteggono.

Buona festa alle donne – tutte quelle che conosco – che non trovano assolutamente niente di strano nel volantino della Lega di Crotone: tutte noi pensiamo che l’utero in affitto sia una vergogna, che ci chiamiamo mamma e non genitore 2, che non siamo interessate alle quote rosa ma ad avere uno stile di lavoro diverso da quello degli uomini, che tenga conto del fatto che siamo più brave a prenderci cura delle persone piccole e deboli, siamo più brave e ci gratifica molto, buona festa a noi che pensiamo che prenderci cura della famiglia è per noi naturale, anche se vogliamo essere libere di poter dare un contributo a costruire un mondo migliore anche fuori (nessuno si sogna di pensare che le donne non debbano lavorare se lo vogliono), ma non con i tempi e lo stile dei maschi; a noi che, come dice il volantino dello “scandalo” (che a noi sembra semplice buon senso) ci sentiamo strumentalizzate da chi afferma di difenderci ma lotta solo per permetterci di abortire, mai per aiutarci a far nascere e tanto meno a crescere i nostri figli.

Questo è semplice buon senso, ed è davvero paradossale e francamente irritante che dire queste cose sia considerato “di destra”: a me per esempio la politica non interessa, ma questa è la realtà, e la realtà non è di destra né di sinistra. È la realtà. Le donne partoriscono, gli uomini no. Le donne allattano, gli uomini no. Gli uomini che vogliono figli senza una donna devono per forza pagarla e poi portarglieli via. La realtà non è di destra, è la realtà.

È questa sinistra radicale che ha perso il contatto con la realtà. Renzi nel suo libro, e anche da Fazio, ha detto che il popolo del Family Day gliel’ha giurata, e che questo ha fatto sì che perdesse l’elettorato di centro. A me piacerebbe credergli. Mi piacerebbe pensare che quelle nostre piazze che abbiamo contribuito a riempire abbiano avuto così tanto potere. In realtà purtroppo la gente non si è allontanata dal Pd perché sensibile ai valori cristiani (e caliamo un pietoso velo su Galantino che, scrive Renzi, ha dato il suo placet alle unioni civili, ma d’altra parte se per lui Sodoma si è salvata, è tutto a posto), la gente si è allontanata dal Pd perché il tema delle unioni civili che ha monopolizzato mesi di governo interessava solo una percentuale risibile di popolazione, l’1% delle famiglie, mentre il 99% si è sentito abbandonato da un Parlamento che è stato fagocitato da un dibattito che interessava solo la sinistra radicale, non il paese vero (litigare per mesi sulla stepchild adoption, quando le pochissime persone che sono disposte e possono spendere 150 mila euro per procurarsi un figlio non è che spostino queste grandi percentuali di elettorato; e in più la gente senza fare grandi studi di psicologia, senza leggere i rapporti dell’università di Vattelapesca, ci arriva a capire che i bambini vogliono la mamma, e non il concetto antropologico).

La verità è che come a difendere la linea di totale e incondizionata – sottolineo incondizionata – apertura agli immigrati sono quelli che manifestano per loro uscendo dalle loro case alto borghesi, e che non abiteranno mai fianco a fianco con loro nelle periferie degradate, allo stesso modo a difendere aggressivamente il diritto delle donne a lavorare non sono le cassiere o le commesse, ma le professioniste che hanno goduto di una grande libertà di gestione del tempo, che non sono dovute stare ore e ore incollate a una postazione mentre i figli a casa avevano la febbre, o aspettavano la mamma per finire i compiti, sono donne che sono potute uscire dal lavoro per la recita di Natale dell’asilo, essere lì quando i figli avevano bisogno senza dover supplicare un permesso. Sono le donne che hanno fatto lavori gratificanti e remunerativi o almeno flessibili a combattere perché le operaie abbiano il diritto di stare attaccate alla catena di montaggio otto ore al giorno più la pausa pranzo. Che si ricordino, le parlamentari che credono di difendere le donne, che, è vero, ci sono tanti bei lavori gratificanti, ma non per tutte è così. Escano dalle loro cerchie e incontrino la gente. E se non la capiscono più non è perché siamo diventati tutti populisti, ma perché l’ideologia ha fatto perdere loro il contatto con la realtà.

Noi donne che non ci siamo fatte lavare il cervello, chiediamo diritti diversi da quelli degli uomini, per esempio chiediamo di poter scegliere se e quanto lavorare (il diritto ad avere il part time se lo chiediamo, quando i figli sono piccoli, magari perché dei cospicui assegni familiari ce lo consentono): non è libertà anche questa? Scegliere di non lavorare? O è libertà solo lavorare, magari senza fare figli o facendone uno molto tardi? E se non è possibile non lavorare, che almeno si chiamino le cose col loro nome; il lavoro quindi è una necessità, non “diritto” o “conquista”. Dobbiamo lavorare perché ci hanno rubato uno stipendio, perché oggi pagano due lavoratori quanto un tempo guadagnava uno solo.

Anche noi, come gli autori del volantino dello scandalo, crediamo che il vero aiuto alla donna sia quello di permetterle di essere sé stessa, diversa dall’uomo. La pari dignità la diamo tutte per scontata, nessuna donna intellettualmente onesta in Italia potrà dire di essere stata discriminata in quanto donna, non nei tempi recenti. Ci sono anche donne sceme, comunque, che magari non fanno carriera per quello. Ci sono donne capaci che fanno carriera. Poi ci sono donne capaci che non fanno carriera perché non è così importante per loro, perché hanno altri interessi (incredibile, ma ci sono anche persone, uomini e donne, che hanno altre priorità), o perché non sono disposte a immolare tutto sull’altare del lavoro. Poi ci sono donne che vorrebbero che venisse data loro la possibilità di modulare il loro impegno secondo fasi diverse, quando le esigenze della famiglia aumentano o diminuiscono, non perché qualcuno ci costringa, ma perché è questo che profondamente desiderano. (Un accenno al fatto che il gender gap sui salari non esiste: portatemi un contratto collettivo in cui sia scritto che a parità di lavoro le donne guadagnano meno degli uomini: non c’è; la contrattazione personale è un altro conto, ma se gli uomini sono più bravi a farsi pagare di più è perché sono più aggressivi nel chiedere e più concentrati sul lavoro).

Noto un certo nervosismo in merito, di recente, in giro: insulti alla mamma di undici figli, articoli pseudoscientifici che dicono che un figlio toglie alla mamma undici anni di vita (io sono praticamente morta, le mie amiche Chiara e Francesca sono sepolte da tempo, con i loro 11 e 12 figli) e che rovina il sonno dei genitori per sei anni, omuncoli che affermano le donne colte non possono desiderare molti figli (le mie amiche psichiatra, filosofa ed ematologa mamme di sei e sette devono avere comprato la laurea coi punti dell’ammorbidente), insomma un’insofferenza crescente verso tutto quello che parla di famiglia. Non solo le donne non devono essere costrette a fare le mamme, come sostengono le femministe, ma se vogliono farlo, soprattutto se di tanti figli, sono delle povere dementi. Una furia contro la persona umana che non si spiega: le manifestazioni contro il comune di Verona che ha stanziato aiuti alle mamme che preferiscono non abortire sono state incomprensibili. Ovviamente nessuno ha parlato (purtroppo, aggiungo) di chiudere i reparti in cui si fanno aborti: si voleva solo aiutare chi vi rinuncia. Apriti cielo. Non solo le donne devono poter abortire, ma se invece vogliono accogliere il bambino non vanno aiutate, per le femmine accecate dall’ira. Una furia contro gli obiettori di coscienza all’aborto che non è assolutamente spiegabile con i fatti concretamente avvenuti nel nostro paese: MAI nessuna donna in Italia con la 194 ha cercato di abortire e le è stato negato a causa di una carenza di medici. Mai. Perché dunque questa furia? Perché questo odio per la vita?

Perché Zingaretti ha fatto un bando dal quale erano esclusi i medici obiettori, quando questo non è mai stato realmente un problema in Italia, visti i 120 mila aborti fatti ogni anno a spese nostre? Perché la Cirinnà grida scomposta contro la manifestazione di Verona, che sarà semplicemente sulla bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l’ecologia umana integrale, la donna nella storia, dando come sempre degli omofobi agli organizzatori, quando l’omosessualità non è proprio messa a tema in quei giorni? Perché i giornali rilanciano bufale (“il governo finanzia e patrocina la manifestazione di Verona”, “ci sono relatori favorevoli alla pena di morte per gli omosessuali”)? Chi viene offeso da questo annunciare la bellezza della famiglia?

Noi non diciamo che il gay pride non va fatto. Lo troviamo inutile, perché oggi non c’è niente di altrettanto tutelato dell’omosessualità. Però chi vuole lo faccia, la Boldrini e la Boschi facciano da madrine, viviamo in un paese libero. Un paese così gay friendly (e che odia così tanto i bambini) che l’Aifa è arrivata a far distribuire gratuitamente (quindi a spese nostre) i farmaci per la cosiddetta disforia di genere a degli adolescenti, mentre i disabili sono in quasi tutte le regioni itaiane a carico della loro famiglia, un carico enorme economicamente, emotivamente, organizzativamente, nel portare il quale le famiglie sono lasciate sole. Le lobby lgbt sono l’unica categoria protetta e intoccabile, altro che omofobia. Però organizzare una marcia pacifica per continuare a dire che la famiglia è bella è offensivo?

Non paghe di avere sparso tanto odio e tanta bruttezza attorno a sé, le femministe di senonoraquando propongono uno sciopero per l’8 marzo. Una delle forme suggerite è lo sciopero del sorriso per chi fa lavori di cura e di servizio, o di rapporto con clienti. E qui scadiamo nel grottesco. Se chi serve qualcuno – pazienti o clienti – lo fa senza sorriso, perde tutta la bellezza di quello che fa. Propongo invece di fare un contro sciopero domani, e di spargere sorrisi (magari se avete i denti dritti postate le vostre foto sui social) per annunciare al mondo che siamo felici di essere donne e uomini che danno la vita per gli altri, perché la vera grandezza è servire, ed è povero e triste solo chi vive per sé.

88 pensieri su “L’otto per la vita

  1. Raffaele

    Una “pezzo” cosi dovrebbe essere pubblicato in prima pagina di un giornalone e stampato come un diploma di laurea,appeso al muro e letto ogni mattina da ogni membro di quel che resta delle nostre famiglie ingannate dalla menzogna. Grazie per ricordarci sempre, con questo bagno di realtà dolce, schietto, fragrante come l’alba della mattina di Pasqua, che “diventare” cristiani è l’unica cosa “ragionevole”. Un abbraccio Raffaele

    1. MARIA ADELE SANSONETTI

      Sono proprio d’accordo con Costanza! E’ un regalo di Dio avere una giornalista che scrive così bene che sta dalla parte della famiglia e difende la dignità di ogni persona umana.

      Un giorno all’anno dedicato a pensare alle donne mi sembra una briciola, un contentino.

      Auguro a tutti i cristiani di scoprire la dignità di figli e figlie di Dio che ci è stata regalata con il Battesimo!

    2. Francesca

      Buonasera,
      Ho letto questo articolo per caso e vorrei esprimere anche il mio punto di vista di donna femminista ma non per questo “inferocita, aggressiva, invidiosa del maschio eccetera” come spesso lo stereotipo ci rappresenta. Mi ritengo rispettosa della dignità di tutti gli esseri umani, maschi e femmine, qualunque sia il percorso di vita che essi scelgono di intraprendere. Ecco, non capisco perché nell’articolo non si fa accenno al fatto che esistono varie categorie di donne e uomini, e che nonostante sia sacrosanto lottare affinché le donne abbiano diritto a maggior tempo da spendere in famiglia quando hanno bimbi piccoli, è ancora più giusto chiedere che le stesse opportunità vengano date anche ai loro compagni, come in realtà avviene in molti paesi europei (in Germania ad esempio è previsto e considerato normale che entrambi i genitori lavorino part-time o vadano in paternità/maternità). È importante educare i maschi a superare la mentalità secondo cui il lavoro di cura debba sempre e comunque spettare alla donna, quando anche gli uomini sono perfettamente in grado di svolgerlo (a parte i primi mesi dopo il parto).
      Vorrei inoltre ribadire che esistono tante donne che non si sentono destinate alla maternità o alla cura della famiglia, e non perché siano delle Crudelia deMon tutte soldi rabbia e carriera, ma semplicemente perché è un ruolo in cui non riescono ad immaginarsi – o magari perché sono responsabilmente consapevoli del fatto che non saranno in grado di essere un buon esempio per un figlio (lo stesso vale per gli uomini) – è per questo motivo che il cartello della lega sul “ruolo naturale” ha fatto arrabbiare non poche persone.
      Da donna non mi sento minacciata dalle coppie gay, né dall’utero in affitto (riconosco che sia una porcheria ma per fortuna in Italia non è legale, eccetto per i milionari che vanno all’estero-chi ha i soldi trova sempre il modo di scavalcare la legge).
      In un mondo ideale l’aborto sarebbe sempre legale, ma vi ricorrerebbero soltanto i casi eccezionali (vittime di stupri, donne che non vogliono figli e che per qualche motivo, nonostante l’attenta contraccezione, sono rimaste incinte). Invece l’assenza di politiche efficaci per il lavoro, il clima di insicurezza generale, e dall’altra parte un’ignoranza totale della contraccezione efficace (tra l’altro molto costosa per i giovani), hanno fatto sì che il numero fosse sempre alto. Mi sembra che una donna che abbia preso questa sofferta decisione, difficilmente sia disposta a incontrare persone che cercano di farle cambiare idea e l’accusano di essere una potenziale omicida, dato che il problema da risolvere è a monte.

        1. Gianfranco

          Sono molto d’accordo. Io sto promuovendo la concessione del part-time per le mamme da oltre 30 anni. Cara Costanza in occasione di un family day a Milano ti ho anche dato un appunto scritto. Brava andiamo avanti. Buon 8 marzo e tutto il resto dell anno. Franco Vanzini

      1. Antonio Spinola

        No, cara Francesca.
        in un mondo ideale l’aborto non si fa, punto. E nemmeno si pretende di sconvolgere allegramente il sistema endocrino-immunologico delle donne per evitare “l’incubo” di una gravidanza indesiderata.

      2. Vale

        A Francesca
        Nel suo mondo,l’aborto sarebbe sempre legale. Nel mio,no.nel mio mondo reale,s’intende. Non nel suo mondo ideale .
        Per il resto, come spesso accade,la Mi riano ha scritto un gran bell’articolo.
        Condivido anche la punteggiatura.

        1. Maria grazia

          Sono una madre adottiva…e sono sempre stata sotto la lente di ingrandimento….chi me l’ha fatto fare?? Chi ce l’ha fatto fare a me a a mio marito dopo dieci anni di liberta’ ….di coppia sposata e senza l’onere di figli da crescere….condivido perfettamente la posizione di Costanza sulla necessita’ di avere un tempo lavoro flessibile perche’ comunque noi donne …. per natura , capacita’, sensibilita’, tipo di cervello diverso….come ben ci spiega il neuropsichiatra Dr Gandolfini….lavoriamo su due fronti: quello sociale e quello privato….contemporaneamente…..poi sono necessarie le priorita’……ma spesso ci danno per scontate……..ma tempo che dedichiamo alla famiglia e’ impagabile…insostituibile….NON SCONTATO

      3. Daniela

        Grazie, Costanza! Non smettere di scrivere. Riesci a dar voce a chi non ha voce in maniera magistrale. Ti abbraccio anche se non ci conosciamo.

    3. Giuseppe Ricci

      Sono d’accordo sul fatto che dovrebbe essere pubblicato in prima pagina un articolo come questo! Spero che le donne fiere di essere chiamate mamme, come mia moglie, siano sempre in numero maggiore delle cretine che si accontentano di essere definite genitore 2 credendo, tra l’altro, di essere anche più intelligenti. È stata profetica la frase di Chesterton quando scrisse: “spade saranno sguainate per dimostrare che il cielo è azzurro e le foglie sono verdi d’estate”.

  2. Simonetta

    Il tuo articolo mi fa venire voglia di volantinarlo stasera in qualche locale: pensi che qualcuna si infurierà 😂? Invece lo stamperò e ne farò un quadretto, questo è il manifesto della donna che vuol fare la donna, la perfetta sintesi di quello che ho sempre pensato, anche prima di conoscerti. Aggiungo una cosa: i modelli di donne ‘realizzate’ per le bambine di oggi non sono le mamme. Cioè quel modello non è contemplato. Puoi essere tutto, anzi, se non studi per diventare scienziata, astronauta, paladina dei diritti delle balene, sei una cretina. Possono scegliere tutto, ma quello per cui sono nate, no. Lo faranno magari, primipare attempate come la sottoscritta (venerate in quel periodo come non mai, poi arrangiati, se non hai i soldi per pagarti una baby Sitter, non dovevi metterli al mondo), a costo di stressarsi e ammalarsi a vita. Poi quando si renderanno conto che i salti mortali non li puoi fare per una vita intera, che tirare il carretto a 45 anni non è come farlo a 30, sarà tardi. Ci vuole una nuova rivoluzione dei diritti, altroché. Perché io da queste pseudofemministe non mi sento rappresentata. Aggiungo un commento di mio marito ogni volta che ci imbattiamo in qualcuno che non vuole fare figli, che già due sono troppi, ecc.: guarda, tu fai quello che vuoi, per la natura sei estinto. Il tuo pensiero, il tuo modo di vivere fine a te stesso è destinato ad estinguersi, non perché te lo dico io, per natura. Come la mamma e il concetto antropologico di mamma.
    Grazie Costanza

    1. Anna maria panfili

      Costanza cara, impossibile dire meglio di cosi cosa sia il femminile, chi sia la donna oggi e sempre. Grazie di cuore, tu stai rinnovando il principio di rappresentanza in cui non crede piu nessuno, perché sai ascoltare ed esprimere il pensiero e i desideri di molte donne che non sanno o non vogliono esporsi. Stai dando voce alla realtà, è davvero un grande e santo conpito. Un grati abbraccio, anna

  3. Riccardo Faccini

    Non potevi scrivere un articolo meglio di questo. Un sorriso (cerco sempre di averlo con me) e un abbraccio.

    1. Pier

      Grazie Costanza, da uno di quegli uomini descritti da questo tuo prezioso articolo

    2. Arabella Gaetani

      Brava Costanza! Che lo Spirito Santo continui a illuminare te e attraverso te sempre piu’ persone capaci , non arrendendosi ai ‘disvalori’, di portare avanti in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo la speranza di presto ristabilire le giuste priorita’ che devono avere nella nostra Societa’ i valori cristiani, unici capaci di ristabilire ordine, pace, pulizia e serenita’!! Sto leggendo i tuoi libri e ti ho seguita al Family Day a Roma! Sicuramente non e’ tutta ‘farina del tuo sacco’….. Lassu’ Qualcuno ti Ama!!! E tanto😏Grazie da parte di tutte noi!!

      1. Emanuela

        Francesca da cattolica condivido tutto.io e mio marito condividiamo da sempre il lavoro in famiglia ,lui non ha perso la virilità vi assicuro, e il matrimonio va benissimo da 26 anni!sull aborto direi che nel mondo ideale nessuna donna vorrebbe praticarlo…ma è appunto un mondo ideale.

  4. Maria Pia Cardinale

    È il tuo articolo più beĺlo ! Non hai risparmiato niente e nessuno! Una bellissima secchiata di realtà su tutte le miserrime mistificazioni che ci propinano ogni giorno sua uomini che donne

    1. Luisella

      Soliti luoghi comuni.donne a casa e uomini in carriera.e se una coppia volesse fare il contrario? Cosa c’è di male se un uomo vuole prendersi cura dei bambini, cambiare pannolini e aiutarli nei compiti?Ricordiamo che Gesù disse “il più grande tra voi sia colui che serve” proprio agli apostoli…maschi appunto.

  5. Alessandro

    Chapeau!
    Mi risparmio di fare gli auguri a chi come mia moglie (che Dio solo sa quanto lavora dentro e fuori casa ogni giorno ed oggi non ha nulla da rivendicare), la Signora Costanza e, penso, molte frequentatrici di questo sito, hanno compreso queste verità; per voi non serve una “festa della donna” una tantum ma un grazie quotidiano per quello che siete e fate.

    1. Patrizia Dottori

      Articolo bellissimo; il contenuto è pienamente condivisibile, parola per parola! Grazie per averlo scritto e per avere celebrato in modo magistrale e autentico la DONNA!!!

  6. Ilenia

    Costanza, sei semplicemente una grande!! Continua a diffondere il tuo pensiero e non mollare mai, l esercito a tuo fianco ti sosterrà sempre.☺☺☺

  7. Sara

    Privilegiata di avere il part-time 4 giorni su 5 per 6 ore al giorno. Il lavoro che mi riempie il cuore inizia quando esco dall’ufficio e corro a prendere i miei bambini. Non dimentichiamoci che lavorare 10 ore al giorno toglie anche tempo ad una mente per rigenerarsi spiritualmente, in preda ad un’adrenalina per cui se non rispondiamo ad una mail di sabato la nostra azienda fallisce. Ebbene non è così. Mettiamoci l’anima in pace e godiamoci i nostri doni.

  8. Luca

    Lo sciopero del sorriso l’8 di marzo? A quelle che lo faranno risulterà molto naturale.

  9. Rita

    Carissima Costanza, hai espresso pienamente il mio pensiero! Grazie di essere capace di dire la verità con leggiadria, ma senza dimenticare nulla. Mi ritrovo in tutto quello che dici. Continua ad esssere l’espressione dei nostri pensieri, della nostra realtà , quella vera. Con affetto. Rita

  10. Sara Sardelli

    Cara Costanza, grazie per le tue parole che condivido totalmente. Ho una riflessione da fare in merito al tema mamma/lavoro. Io non ho ancora trovato una donna che, avendo dei figli, sogni di rimanere a casa tutto il giorno a crescerli. E non parlo di femministe rabbiose, ma di brave donne dedite alla loro famiglia, spesso con nessuna idea di far carriera, cattoliche fino al midollo. Al massimo c´e´chi si lamenta e vive come ingiustizia il sentirsi costretta a tornare a casa alle 18, alle 19 (magari perche´negli uffici prima delle 9 non si puo iniziare), e vorrebbe volentieri un part time. Ma ce ne fosse una che non guardasse con compassione chi sceglie o e´costretta a stare a casa, che non farebbe mai cambio con lei in ogni caso, e non la incoraggiasse a cercare qualcosa da fare “oltre alla casa e i figli, anche per te, perche´ne hai bisogno”. E non per soldi. Ma per poter respirare. Quel part time che ti fa uscire di casa, staccarti dalla cozza urlante qualche ora, andare in bagno in ufficio senza colpi furiosi alla porta, avere rapporti con altri adulti, sentirti utile a qualcun altro oltre che alla tua famiglia stretta, mettere a frutto i talenti che hai e che magari hai coltivato studiando ecc. Tutte cose decisamente negate a una casalinga con figli piccoli che tornano a casa a pranzo, e ci restano, sobbarcandosi la gestione di una casa (anche perche´se la donna non lavora, mica puo´ permettersi il lusso di una colf e il suo contributo economico alla famiglia lo da anche cosí, almeno nel mondo reale) Si puo´ritenerlo come un sacrificio che vale la pena essere fatto, ma e´un sacrificio a volte schiacciante anche perche´non trova sostegno ne´comprensione quasi da nessuna parte. Questa mia riflessione era per dire che io non vedo affatto una divisione cosi´netta tra mamme lavoratrici loro malgrado, costrette a cio´ da mancanza di stipendio, e mamme che si dedicano completamente al focolare e ai loro amorevoli pargoli saltellando giulive. La maggior parte delle volte sono donne che pur di lavorare almeno un po´si ammazzano di stress e versano quasi tutto il loro stipendio in nidi e colf, quindi c´ e´qualcos altro che spinge a lavorare una mamma, oltre al vile e necessario denaro. Risulta solo a me?

    1. Simonetta

      Sì sono d’accordo. Non voglio chiudermi in casa nemmeno io, ma un lavoro umano sì, perché le mamme che lavorano hanno un grosso peso sulle spalle.

    2. Angela

      Grazie mille per aver messo nero su bianco la verità della mia vita di mamma e moglie, ex lavoratrice per essere stata mobbizzata e licenziata al secondo figlio. Ora ne abbiamo cinque, assatanate sanguisughe di vita, di figli. Oggi, mentre il mondo celebra la necessità che la donna diventi come un uomo, io passerò da sola la mia giornata a fare cose di casa, curare un figlio influenzato, gestire il piccolo a cui è stato negato l’asilo nido, perché figlio di due regolarmente sposati con madre a casa, prendere e portare gli altri tre a scuola, mettersi in macchina alle sette di sera per una visita di un altro figlio, rigorosamente privata, perché in ospedale ci volevano sette mesi di attesa, ovviamente dall’altra parte di Roma. Mi verrebbe di chiamare la sig.ra Cirinnà come baby sitter. Un bel bagno di realtà le farebbe benissimo e cosa c’è di meglio di una casa con cinque figli alle sette di sera? Mio marito a Torino. Lì è stato assunto come insegnante dopo 15 anni di precariato a Sassari. Stanca? Disintegrata, direi. Ma contenta di avere una occasione per amare. Da donna. E non solo oggi.

    3. Barbara

      …Forse perché leghi il “sentirsi realizzate”all’essere indipendenti economicamente! Sono concorde con te sul fatto che fare la casalinga non e’ da tutte… Ma forse il punto sta nel constatare che in Italia se una donna sceglie di seguire i figli e stare a casa…poi ci rimane…perché è veramente dura riprendere il giro! Altro che frustrazione…e’ una condanna annunciata! Ovviamente, per fortuna si può cercare di vivere serenamente sia da mamma fulltime che da donna in carriera…o reinventarsi quando i figli crescono! Ma e’ innegabile che nel ns paese scegliere di “essere mamma” non sia facile. Ti sono vicina. Ciao

        1. Penso che il lavoro dovrebbe essere più umano sia per gli uomini che per le donne,per permettere ad ambedue di fare bene il loro compito di madri e di padri.
          (E in futuro di nonni!)
          Mentre la situazione di oggi impone ritmi sempre più massacranti e orari incompatibili con la cura della famiglia.
          Le tutele mancano non solo per le mamme ma per la famiglia in toto!
          Se noi donne siamo più forti e abituate a sostenere più di un ruolo e quindi alla fine fra mille difficoltà riusciamo a non sacrificare i bisogni familiari,quelli più fragili sono gli uomini che è risaputo viaggiano a senso unico.
          Il grande assente nella società è proprio il padre!!!
          Spesso quando propongo ai bambini del catechismo di trovare un momento per pregare insieme ad entrambi i genitori ,ci sono difficoltà più per la presenza del padre che della madre. Ma vedo anche quanto i bambini abbiano bisogno della sua presenza autorevole per la loro formazione alla fede e alla vita!
          In Italia non se ne parla più di riduzione degli orari di lavoro,anzi molte aziende risparmiano sulle assunzioni imponendo già al primo colloquio gli straordinari obbligatori!!
          Anche se non ci fossero figli da accudire sarebbe auspicabile avere più tempo per curare il nostro umano e il nostro spirito!!!

      1. Sara Sardelli

        @Barbara e Angela grazie. Io sono italiana e vivo all´estero ed e´innegabile una serie di vantaggi economici che abbiamo rispetto all´Italia, sopratutto stipendio piu´alto del marito e contributi mensili ad ogni figlio (che per noi, sommati, vanno a costituire un altro piccolo stipendio). Non e´ un caso che siamo approdati qui. Le donne forse con piu´facilita´possono permettersi dei part time, mi pare ci sia piu´flessibilita´nel mondo del lavoro. Detto tutto cio´ e baciandomi i gomiti per il privilegio che ho di poter stare a casa (un priviliegio che comunque ha un suo costo molto alto spesso accettabile solo ed esclusivamente come risposta a una chiamata dall ´Alto), rimane il fatto che oggettivamente ci sono dei limiti cui nessuna legge puo´ rimediare. La giornata e´fatta di 24 ore per tutti, e non tutti in tipi di lavoro ci si puo´concedere un part time, o un lavoro anche solo parzialmente da casa, se non a scapito dell´azienda e dei colleghi o della qualita´del lavoro stesso. Si´, in teoria magari, ma poi nella pratica non e´cosi´. Vale lo stesso per chi prende la paternita´ e si ritrova a fare il 100% di prima nel 50% che dedica ufficialmente al lavoro. E finisce per portarselo a casa o farlo male o rimanere indietro. Non in tutti i lavori si possono avere “ritmi piu´umani” o “femminili”. Non parliamo nemmeno di quelle preziosissime presenze femminili nel mondo della medicina, pediatre, infermiere, lavori che sono piu´forme di vita che mestieri veri e propri. Nemmeno nel regno del Bengodi puoi pensare di tornare al tuo vecchio lavoro dopo 3 anni di maternita´e pretendere di avanzare di grado, con stipendio piu´alto, come chi dal lavoro non si e´mai assentato e ha lavorato duro e costantemente. Non e´sempre cattiva volonta´dei legislatori o dei datori di lavoro. Certamente si potrebbe fare molto di piu´, almeno in Italia, ed e´giusto protestare con forza contro l ´ottusita´di tante scelte che penalizzano le famiglie. Pero´ , quand´anche ci fossero molti aiuti, la realta´non cambia: bisogna fare delle scelte. Se scelgo di rimanere a casa, non posso pensare di andare in vacanza ogni anno, a meno di uno stipendio di favola del marito o di un numero limitato di figli (o di qualche eredita´). Ne´di far fare ai figli viaggi, sport corsi di musica e scuole al top.Se scelgo di andare a lavorare anche per permettere alla famiglia un legittimo e salutare momento di vacanza, non posso pensare di poter partecipare ad ogni recita scolastica dei figli. La coperta e´sempre troppo corta, lo so, e noi vorremmo arrivare ovunque, coprire le esigenze di tutti e magari un pochino anche le nostre. Ma forse non e´ possibile, non sempre, non sempre per colpa di qualcun altro, ma perche´, semplicemente… e´ cosi´!

    4. Laura

      Grazie Costanza. È incredibile che grande comunione crei la verità. Se qualcuno mi chiede chi sei, dico prima di tutto che sei una mia amica. Credo che se ci incontrassimo potremmo parlare per ore come se ci conoscessimo da sempre. Io sono maestra elementare e ho studiato pianoforte ma la mia più grande realizzazione è stata la mia famiglia con i nostri 8 figli. Non ho lavorato da quando mi sono sposata perché i figli sono arrivati uno dopo l’altro ma sono felice di essere stata al servizio della vita. Vivere per sé stessi realizza un po’ sul momento ma alla lunga intristisce e amareggia. Nel dare la propria vita per gli altri si gusta l’eternità.

    5. Cristiana

      Mi sembra che sia proprio quello che scrive Costanza: le donne dovrebbero poter scegliere se stare a casa o se andare a lavorare ma con una modalità umana. E lo dico anche io da “privilegiata” che fa un lavoro che ama con il part time…

    6. Costanza Miriano

      No, non risulta solo a te. E’vero che in certi anni lavorare è anche un sollievo. Ci sarebbero molte cose da dire, tipo che il modello educativo che tutte noi abbiamo adottato forse è anche un po’ troppo “affettivo”, cioè i colpi furiosi alla porta quando la mamma è in bagno le generazioni precedenti non se li sarebbero mai permessi; tipo che bisognerebbe uscire di casa non necessariamente per lavorare, ma avere la possibilità di farlo con libertà, e in altri modi… L’importante è che sia chiaro che il diritto delle donne non dovrebbe essere solo di lavorare, ma anche di non lavorare. Magari avendo un aiuto se i figli piccoli sono tanti, cosa possibile se il padre guadagna abbastanza, e se lo stato sostiene la generazione di figli. In Ungheria c’è il baby boom!

    7. Francesco Paolo Vatti

      Capisco quanto scrivono le signore che vogliono uscire di casa (come uomo non riuscirei a concepire di non farlo). Devo, però, dire che una donna che ha voluto fortemente stare a casa e non lavorare l’ho conosciuta: mia madre. Orgogliosamente casalinga, sosteneva di essere una manager. Oggi, 8 marzo, era curiosamente il compleanno di mio padre e, se fosse ancora vivo, compirebbe oggi 87 anni. Mia madre senza mio padre sarebbe stata impensabile, così come mio padre senza mia madre. Sarà per questo che morirono lo stesso anno….

    8. Gigliola

      Come ha già risposto Costanza, non è una questione di “lavoro o famiglia”, ma di libertà di scelta, quella che la mentalità di oggi sostanzialmente nega. Sara, io sono una lavoratrice part time che ha fatto questa scelta proprio per avere “entrambe le cose” a cui tenevo (anche se alla famiglia di più). Eppure, nel tg di ieri, ho sentito citare come segno di “disparità” proprio il grande ricorso al part time femminile che si fa in Italia… ma perchè?? Perchè dare per scontato che la donna che lavora metà tempo, o che fa 11 figli, lo faccia perchè costretta, o vittima di una mentalità retrograda? Aggiungo che capisco le difficoltà che citi nel badare ai figli piccoli (ci sono passata anch’io e mi ci riconosco…), ma credo che una parte del problema sia dovuto anche all’immagine di madri e figli che la nostra società ci propina: da una parte ci chiede di essere super-eroine sempre pronte a qualsiasi necessità (ma anche capriccio!) dei pargoli (pensate se le nostre mamme o nonne dedicavano così tanto tempo a stare dietro alla prole: adesso li scarrozziamo per ogni dove, abbiamo riunioni fiume per qualsiasi cosa, scuola sport parrocchia…), dall’altra ci spinge a trattare i figli come un misto tra principini ereditari (da soddisfare sempre e comunque) e bambole fragili (da guardare a vista perchè se no “è abbandono di minore”)… Naturalmente sto generalizzando e esagerando, ma credo che una parte delle difficoltà delle mamme di oggi venga anche da qui.

      1. Sara S

        Lungi da me crescere figli come principini, per carita´, o fragili bamboline: credo che sarebbe invece tanta fatica risparmiata, da un certo punto di vista. Riunioni e scarrozzamenti assai selezionati, anche perche´vivo in un contesto dove i bambini sono molto autonomi anche negli spostamenti. Le nostre mamme e nonne, pero´, avevano un mondo molto piu´semplice, e i bambini erano dentro una corrente che sosteneva la linea educativa della famiglia, mentre ora siamo tutti molto piu´soli. Comunque il mio discorso non era tanto sulle difficolta´della vita casalinga, perche´sono consapevole che ogni scelta ha le sue. Vogliamo pensare a quale circo deve imbastire ogni volta una mamma lavoratrice quando il bimbo si ammala? E infatti una pediatra mi diceva che ormai i bambini li mandano a scuola con la febbre, perche´non se li possono mica tenere a casa. Questo solo per fare un esempio. Io volevo solo far notare che innanzittutto la liberta´di scelta non e´ mai assoluta, anche li´ dove le leggi favorirebbero le famiglie: non si puo´avere capra e cavoli, e mi si rizzano le antenne quando sento parlare di diritti anche in casa cattolica. Certamente io dovrei avere il diritto di crescere i miei figli, ma questo ha delle conseguenze molto pratiche su altri “diritti” che una donna/moglie/madre “dovrebbe avere”, la vacanza in famiglia, la vacanza con le famiglie amiche, i ritiri, la cura del corpo, la cura dello spirito, la cura della casa eccetera. Ripeto: tutto non si puo´avere. E non e´una questione di diritti e di scelte, ma di realta´.
        L´altra cosa su cui ponevo l´accento e´che mi pare che nella foga di valorizzare giustamente la mamma a casa, o a casa un po´di piu´, si dimentichino un altro paio di dati di realta´: primo, non in tutti i lavori ci si puo´permettere il part time. Secondo, non tutte le donne vanno a lavorare per permettersi lussi, parrucchieri e vacanze, o per sfuggire all´ asfissia della vita domestica ( non diversa dalla normale asfissia di ogni altro lavoro, anche quello piu´amato). Molte lo fanno per impiegare i talenti che hanno coltivato studiando o lavorando in precedenza al matrimonio (fenomeno massicciamente presente ora, nel nostro mondo occidentale), cercando di conciliare con le esigenze della vita familiare, in una realizzazione di se´ ampia e tuttavia consapevole anche alla luce della fede che e´nel darsi all´altro- in particolare al piccolo o piú´bisognoso- la vera realizzazione di se´. Ci sono molte sfumature da considerare, non solo le femministe incazzose da un parte, e le mamme tutte allegramente dedite dall´altra.

  11. Nicola

    Che dire, grazie, soprattutto per il costante richiamo a guardare in faccia la realtà che abbiamo davanti, tenendo desto lo sguardo. Certo mi rendo conto che non posso pretendere che tutti abbiano la Fede che per Grazia mi è stata donata, dalla testimonianza e dall’esempio delle persone che Dio ha avuto la Misericordia di mettere sul cammino della mia vita, (partendo dai miei genitori), che mi fa riconoscere che tutto quello che mi accade, tutto quello che mi trovo di fronte, sia bello o brutto, me lo manda il Signore per il mio destino, che è un destino buono. Però non si può accettare, come tu dici, che la realtà sia manipolata per rendere “accettabili” abomini come l’aborto, l’utero in affitto e chi più ne ha più ne metta, o per alterare il ruolo dell’uomo e della donna. Ed è giusto dire ai politicanti di turno che additano chi vuole bene alla Famiglia, quella con la F maiuscola, che è quella che tu quotidianamente racconti, che si rendano conto di quale disastro abbiano creato avendola purtroppo distrutta in gran parte negli ultimi decenni con una politica che l’ha ignorata o avversata, perchè questa è la verità, (poi i Renzi di turno che nel 2007 erano con il primo Family day e poi hanno cambiato schieramento, dicano o scrivano quello che vogliono, tanto è proprio la realtà a smentirli). Che la smettano e se hanno ancora un minimo di coscienza, si rimbocchino le maniche ed inizino a fare qualcosa di concreto per salvare questo Paese e questo mondo, partendo proprio da sostegni concreti e stabili alla famiglia, (non il reddito di cittadinanza). Per questo condivido iniziative come quella di Verona, che se solo si va a leggere i documenti che le riguardano si dimostrano ben diverse da come i media le dipingono. Per questo anch’io non trovo nulla di sbagliato nel volantino di Crotone. Buona giornata a tutti.

  12. Mcarolina Canepa

    Condivido ogni parola! Purtroppo viaggiamo controcorrente. Io insegno nelle Scuole superiori, purtroppo il pensiero unico dilaga in maniera impressionante, come diceva Chesterton verrà il giorno che dovremo dimostrare che le foglie sono verdi!!!

  13. Domenico Carlucci

    Ben detto. Ognuno di noi dovrebbe dire le stesse cose, nei termini e nei modi che ritiene più opportuni. Il problema è che gente senza casa, senza cultura, senza famiglia, senza storia, si unisce per imporre slogan ed etichette vuote o dannose; tanti cristiani, o comunque gente di buona volontà, non si fanno sentire perchè pensano di essere out, in minoranza, di dover essere ‘politicamente corretti’. Se Gesù e la Chiesa primitiva fossero stati così………..!

  14. Luce Maria ORSI

    LUCE
    GRAZIE COSTANZA, MESSAGGERA CORAGGIOSA DI DIO, DELLA SUA LUCE E DELLA SUA GIOIA, IN QUESTO TEMPO APPARENTEMENTE TENEBROSO, MA GRAVIDO DI SPLENDIDE NOVITA’ E DI SORPRESE!. “NON LASCIAMOCI RUBARE LA SPERANZA” come ci raccomanda Papa Francesco, altro pioniere di cieli e terra nuova. AVANTI CON CORAGGIO, DONNE COMBATTENTI! NON LASCIAMOCI SPAVENTARE DA CHI ” URLA” PER IMPORRE LE SUE RAGIONI.

  15. Michela

    Grazie di cuore Costanza..da giovane sposa e presto mamma mi ritrovo in tutto nelle tue parole. Un abbraccio!

  16. Caterina

    Condivido totalmente quello che scrivi, anche in merito al volantino dei giovani leghisti di Crotone. Da come li hanno massacrati su televisioni e giornali senza nessuna voce a difesa di nuovo ho constatato l’impossibilità di un contraddittorio onesto su qualsiasi tema. Grazie.

  17. mikele

    articolo stupendo con una miraiade di cose vere,belle e purtroppo ignorate.che Dio ti benedica

  18. lumpy

    Cara Costanza,
    sai che ti leggo da anni, dal “sposati e sii sottomessa”. E so che già a quei tempi dicevi le stesse parole che ho letto qui sopra, nel 2019. E cioè che le rivendicazioni per il lavoro delle donne vengono fatte da chi ha un lavoro gratificante e ben remunerato, mentre la massa delle donne che fa lavori pesanti e poco pagati, volentieri mollerebbe tutto per potersi occupare della famiglia. Su questo, tuttavia, sento il bisogno di spingerti ad una riflessione. Perché non è più vero. Intendiamoci: era vero, verissimo almeno fino a 10 anni fa, quando ancora “fare la casalinga” era un’opzione, era un tipo di attività che la donna aveva osservato (la mamma?La nonna? la zia? la vicina di casa?) e c’erano ancora remore anche di tipo morale nel mandare i bambini al nido (“per cosa l’ho fatto a fare, se non lo cresco?”). Allo stesso modo le donne, anche le più acculturate, continuavano comunque a conservare nel loro inconscio l’idea -ereditata dalla mentalità cattolica borghese e probabilmente vista in famiglia- che la cura della casa fosse in qualche modo un loro compito, che al marito alla sera si dovesse preparare la cena, che il lavoro femminile fosse una sorta di “fase” della vita, fase che al momento della nascita dei figli andava ridiscussa. In questi dieci anni è successo di tutto. E no, la gran parte delle donne (anche cattoliche!) sono molto, molto, molto lontane da questi pensieri, in quanto sono usciti dalla mentalità corrente. Il lavoro non è più un’opzione, ma l’unica opzione possibile. La divisione dei ruoli all’interno della casa è un diktat, così come l’idea che la famiglia non sia un Uno, ma una somma di più Uno, ciascuno dei quali DEVE -e sottolineo- DEVE a tutti i costi tutelare i propri confini, lo spazio del sé.
    Come ho già detto molte volte, io presto servizio nei corsi prematrimoniali. E devo dire che di quelle donne di cui parli tu, parrucchiere, commesse, operaie ecc ne vedo tante, tantissime. Sono la maggioranza di quelle che vengono ai corsi: di donne manager, di capitane d’industria, di dottoresse o ingegneri e architetti ne vedo pochissime, in quanto statisticamente si tratta di persone più inclini al matrimonio civile. Ebbene, io posso assicurarti che in questi anni le mie parrucchiere, le mie commesse, le mie benzinaie, le mie spazzine, sono passate da quel “lavoro, ma vorrei stare a casa a crescere i miei bambini” al “il mio lavoro è importantissimo, non si tocca, perché è il MIO spazio di indipendenza, il MIO spazio in cui vedo gente, sto con i colleghi, mi permette di guadagnare i MIEI soldi”. Inutile pensare che le “fasce basse” (perdonate la brutta parola, ma non me ne viene in mente un’altra) siano ancora più vicine ad una certa mentalità che mette la famiglia al centro: se la super-laureata sacrifica la famiglia in nome della carriera, spesso l’operaia sacrifica la possibilità di dedicarsi alla famiglia in nome del cellulare ultimo modello o delle vacanze a sharm el sheik. E non solo luoghi comuni. Nell’ultimo corso a cui ho collaborato, meno di un mese fa, di dodici fidanzate ce ne era solo una laureata. Anzi, super laureata, perché ricercatrice all’università. Ha frequentato una sola lezione, per far contenta sua nonna, da sempre impegnata in parrocchia, poi ha avuto l’onestà di dire che non se la sentiva di proseguire perché non crede e si sentiva ridicola e fuori posto. Col fidanzato convivono da 11 anni. Hanno già deciso che non avranno figli, perché non vogliono intralci (peraltro a 35 anni suonati entrambi non è che avrebbero troppo tempo). Sono andati a casa e hanno detto ai nonni che faranno una cerimonia civile, che a loro piaccia o no. Almeno sono coerenti. Le altre 11, invece, erano proprio le donne di cui parli tu, Costanza. Operaie, commesse, segretarie. Una ragazza impiegata in una panetteria, si alza tutti i giorni alle 3. Il marito fa un buon lavoro, ha una sua carpenteria. Hanno due bambini. “ti pesa il lavoro?” le ho chiesto io. ASSOLUTAMENTE NO, è stata la risposta. “perché al lavoro posso essere io, Michela, mentre a casa sono solo “mamma”. e dopo un po’ questo è avvilente. Non lo lascerei per nulla al mondo”. E tutte le altre ad annuire.
    Quel che voglio dirti, cara Costanza, è di fare attenzione all’effetto eco. Mi spiego: quando tu hai iniziato a scrivere le tue splendide cose, tante donne si sono avvicinate a te e tante donne hanno riscoperto una vocazione. Col passare del tempo, tuttavia, è probabile che la tua stessa fama porti ad a te le donne che già in partenza la pensano come te, le consorelle wi-fi, insomma: gente che Cristo lo prende sul serio. Donne che davvero non si sentono sminuite dal ruolo di mamma. Fai però attenzione a non perdere il polso della situazione della “donna cattolica media”, che davvero, te lo garantisco, nel giro di una decina di anni ha tolto dal suo stesso orizzonte di pensiero una serie di valori che quindici anni prima costituivano l’abc. So che alle tue conferenze incontri tante donne che ti dicono “lavoro, ma non vorrei”: il problema è che quelle donne magari già ti seguivano e già la pensavano così, mentre l’enorme massa delle donne più o meno cattoliche che più o meno girano intorno alle nostre parrocchie, ormai -forse senza accorgersene- la pensa come le atee. Bisogna ripartire da quelle, ri-educare, ri-evangelizzare: non convincerci che tutti la pensano come noi, solo perché siamo diventate -meritatamente- celebri e quindi -anche senza volerlo- attiriamo persone che la pensano come noi. Altrimenti si crea l’effetto eco e non ci rendiamo conto di quello che, invece, sta succedendo nella società.

    1. Costanza Miriano

      Certo, credo che le donne a cui è stato fatto il lavaggio del cervello aumentino sempre di più, d’altra parte decenni di propaganda sui media e sull’entertainment portano senz’altro frutto. Penso anche che quelle che possono fare a meno del lavoro sono quelle che hanno un’autostima più alta, che riescono a non far dipendere dal lavoro. Però c’è una forza inestirpabile, che è quella della natura. Il legame col figlio non perderà mai del tutto la sua forza.
      Io non posso fare altro che continuare a dire quello che sto dicendo da anni: sposati, fai figli, ne vale la pena! E far vedere che non per questo sia necessario abbrutirsi, rinunciare alla cura di sé, diventare delle fallite.

      1. Francesco Paolo Vatti

        Purtroppo, devo dire che quello che dice Lumpy pare vero anche a me: mia figlia, nonostante in casa nostra i discorsi siano su un altro piano, continua a dire che non si vuole sposare e che, volendo diventare medico, quello sente come propria vocazione… Per fortuna, quando non riflette troppo, continua a parlare di una sua famiglia. Ma è vero che oramai il messaggio che è passato è che tutti (in questo maschi e femmine sono uguali) devono riuscire a fare quello che pare loro, altrimenti sono dei falliti.

      2. Alessio_cima

        Buongiorno sig.ra Miriano, ma lei non è una mamma lavoratrice ? Leggo ogni tanto è mi è sembrato di capire questo. Tra l altro è impegnata con dedizione nei tanti impegni di Chiesa di scrittrice…quindi anche lei ha scelto di conciliare le due cose (mamma e lavoratrice) togliendo un Po di tempo all’una e all ‘altra. Mi sfugge quindi il senso della polemica… condivido molto invece l intervento di Lumpy. Non credo che descrivere una società in bianco e nero sia la realtà…il discorso sulle donne è molto più complesso e la sua stessa vita ne è dimostrazione vivente . Buona giornata

  19. Sara Sardelli

    Davvero molto molto interessante quello che scrivi, Lumpy, e che in parte riprende cio´che ponevo io sopra come riflessione. Io pero´ non vorrei ridurre a una condanna del mondo individualista/consumista (i miei spazi, i miei soldi) che pure esiste e molto forte, la constatazione che tante donne sentono l´esigenza di lavorare fuori casa. Io non ho in mente solo chi vuole permettersi vacanze e cellulari o carriera, ma chi semplicemente, pur avendo un´alta considerazione dell´essere moglie e madre, e del valore del lavoro come opus Dei (quindi slegato da considerazione sociale e ricompensa economica), ecco, queste donne pero´, hanno studiato. E bene. Hanno iniziato un lavoro, trovato magari con fatica, e hanno dimostrato di essere brave, molto brave. E utili. Quando si trovano a condurre una famiglia, non possono eliminare questo dato di fatto che anche solo 60 anni fa non esisteva, non cosi´massicciamente. Questo cambia una mentalita´, ed e´giusto che sia cosi´, perche´noi e´ora che viviamo, in questa fetta di mondo, non altrove. Riscoprire il valore della maternita´e della famiglia (o di lavori pratici e manuali e delle infinite possibilita´di vivere la casa in modo creativo e gustoso, come ho scoperto io) non puo´ annullare il dato di fatto di chi ha visto quanto puo´dare agli altri anche al di fuori delle mura di casa. E che ci deve fare seriamente i conti.

    1. Lumpy

      Pietro, vorrei sapere cosa tu spinge a dare un giudizio così affrettato e maligno sul mio operato. Ho forse scritto “è giusto che le donne lavorino dieci ore fuori casa”? No. Ho forse scritto “ai corsi prematrimoniali IO DICO alle donne di andare a lavorare e lasciare i figli al nido”? No. Ho scritto una cosa ben diversa, e cioè che negli ultimi dieci anni ho OSSERVATO un cambio di mentalità nelle donne: anche quelle con lavori poco gratificanti sono passate dal dover lavorare per forza, ma con nel cuore il desiderio di stare a casa, a voler invece difendere questo lavoro, anche se pesante, anche se poco remunerato, anche se il marito guadagnerebbe dignitosamente per una vita frugale anche con un solo stipendio. È una semplice osservazione di uno sviluppo sociale a cui ho assistito. Non ho scritto di condividerlo nè di averlo favorito, quindi ti pregherei di moderare le parole e trattenere giudizi affrettati, superficiali e meschini sull’operato altrui.

      1. Simonetta

        Lumpy, ma queste donne hanno figli? Anche io, prima di aver figli ero così. Adesso invece che ho due bambini, essendo la giornata di 24 ore per tutti ed essendo il mio lavoro stressante, mi piacerebbe poterlo ridurre a part time. Ma part time vero. Allora sarei decisamente più felice. Il problema è che le donne non hanno la possibilità di scegliere. Questo manca. Sentendo però molte donne che hanno avuto la possibilità di avere un part time quando i figli erano piccoli, al part time sono rimaste anche quando sono cresciuti. Come mai? In teoria le esigenze calano…il lavoro in fondo non è così importante? Hanno anche altri hobbies? Io al part time ci metterei la firma, come ha fatto una mia amica, derisa dalle colleghe, come fosse una privilegiata. E non ha figli. Semplicemente si accontenta di meno soldi, ma ha più tempo per lei e il marito. Questo è quello che lei risponde alle colleghe: ho fatto la scelta che mi rende felice. Ecco quello che vorrei, la possibilità di scegliere in base al ‘carico’ che ho.

      2. pietro

        Oltre ad “OSSERVARE” cosa ha fatto? Nelle sue parole di avvertimento a Costanza (effetto eco) io ci leggo una punta di compiacimento, ma come si sa …a pensar male…

      3. pietro

        Ha “OSSERVATO2 e poi? nel suo ammonimento a Costanza ho colto (effetto eco) una lieve nota di compiacimento: Costanza non si limita ad “osservare” (non è stupida, né fuori dal mondo), sa bene che i tempi sono duri, ma non rinuncia a lottare e a chiamare a raccolta uno stuolo di “soldati del Signore”, mentre lei continua ad osservare. Io non l’ho insultata, né lo farò ora, ma se qualcuno deve controllare le parole …

  20. G

    Per tutte (e tutti) coloro che si sentono scoraggiate/i perché dopo i 30 e passa anni non si sposano e/o i figli non ci sono (per mille motivi…) ecco una storia che (se ancora) non conoscete è tutta per voi!

    http://www.santiebeati.it/dettaglio/92084

    I tempi e i modi di Dio non sono i nostri.

  21. pietro

    semplice grandioso buon senso. Poi a Lumpy hai risposto tu (certo che se i corsi prematrimoniali sono in queste mani…), mentre Sara meriterebbe ben altro spazio che un blog.
    Comunque grande come sempre.

  22. jacopomante

    Costanza, quello che fai è fondamentale per la nostra società.
    Potrei scrivere tante parole ma credo che l’unico mio dovere in questo caso è di ricondividere il tuo messaggio, sperando che possa arrivare il più possibile.
    La bellezza salverà il mondo…tu ne sei un piccolo esempio!

  23. Giulia

    Ciao a tutti,
    Io faccio parte della stirpe di donne che non sono né operaie né capitano d’industria.
    Lavoro full time, guadagno abbastanza bene. Ho 33 anni e sono segretaria, o come si deve dire oggi, “Assistente”. Praticamente faccio da mamma ai due uomini per cui lavoro, mi prendo cura delle loro necessità. E mi fa piacere farlo, perché essere mamma e provvedere ai bisogni altrui è scritto dentro di me. Mi viene naturale.
    Ho subìto tanto mobbing, tante difficoltà negli anni passati. Prevalentemente da donne agguerrite, che per rivendicare il loro “diritto” ad essere SUPER-donne, mi aggredivano, mi umiliavano.
    Quello che vorrei dire a tutti, uomini e donne, in questo blog e dappertutto, è che sono contenta, finalmente, grazie a Dio, del mio lavoro. Lo faccio volentieri, e lo faccio anche bene. E i miei capi sono contenti, e me lo dicono, e ogni momento mi danno altre responsabilità perché sono soddisfatti e si fidano di me. PERO’: se avessi potuto scegliere non lo avrei fatto. Sarei rimasta a casa felicemente, senza sentire l’esigenza di fuggire. Mi sarei sottratta molto volentieri dalla lotta femminile per il posto migliore, per la carriera più brillante.
    ALTRA COSA: mio marito non lavora. O meglio, lavora ma non lo pagano. Ecco perché io non posso licenziarmi. Siamo aiutatissimi, dalla Provvidenza che spesso opera attraverso i nostri genitori. Però io mi chiedo: è davvero la donna, solo la donna, ad essere discriminata oggi? Non avete idea di quanti amici maschi ho, intelligenti, qualificati e disoccupati. Umiliati dalle idee di oggi, che vedono l’uomo sempre come un mostro usurpatore e tiranno.
    Stamattina il mio bimbo di tre anni aveva la febbre. Mi ha chiesto: mamma, dove vai? Al lavoro dai miei capi, ho risposto. Mi ha chiesto: E Perché? L’unica cosa che mi è venuta da dire è stata: Perché sennò piangono. Una maniera semplice per far capire ad un bimbo che uscire era necessario e utile a qualcuno. E per fargli rimpiangere di meno l’assenza della mamma, che dovrebbe e vorrebbe tanto stare con lui quando sta male.
    Nella mia vita sono utile, servo (e uso il verbo “servire” sia nell’accezione di “fare da serva” sia nell’accezione di “essere necessaria”). Questo mi gratifica. Ma vivo come scelta, e quindi come fonte di gioia, prevalentemente la parte di servizio dedicata alla mia famiglia. Il resto è “altro” che faccio con responsabilità, ma che avrei volentieri evitato, se ne avessi avuto la possibilità.

    P.s. il mio bimbo stamattina è rimasto a casa col papà. è una cosa bella per entrambi, ma mio marito avrebbe volentieri fatto a cambio con me oggi. E viceversa.

    Giulia

  24. Francesco

    che brava! che brava!
    la verità, detta con parole precise e linde, che di più non si potrebbe
    grazie, mujer vertical!

  25. ANDREA CHITTÒ

    Non fa una piega. Brava Costanza, vera donna da festeggiare quest’oggi.

  26. 61angeloextralarge

    Direi che a questo punto non servono parole “serie”. Ne sono state scritte tante.
    Aggiungo solo uno smack, anzi un megaesageratissimamenteesageratosmack!
    Anche alla maglia nera con logo d’orato e onorato… con pizzo!!! Costanza sei un mito! Donna, miticamente donna!

  27. Claudia Percivalle

    Cara Costanza, ti leggo con frequenza e con piacere. Bellissimo il tuo Manuale di Imperfezione spirituale. Vero e, in più, divertente. E ben scritto, pieno di virgole ai posticini giusti, come ti insegnavano una volta! Oggi, però, trovo il tuo articolo decisamente parziale. Anch’io sono contrarissima all’utero in affitto, anch’io trovo la politica per le famiglie totalmente assente da decenni, anch’io trovo che ci abbiano fatto il lavaggio del cervello con la svalutazione del ruolo della famiglia, e della madre, e del padre (vedi il bellissimo commento di lumpy). Anch’io sono convinta che l’inverno demografico e l’egoismo assurto a regola di vita ci mutileranno e ci seppelliranno. Però… però l’8 marzo è di più. E’ una festa civile, e non è che i cattolici debbano disprezzarla tout court, anche se ci sono scioperi magari insulsi, manifestazioni fuori luogo, e gente dentro l’8 marzo ci mette quello che non c’entra un tubo, in primis le proprie frustrazioni. L’8 marzo ci chiede di guardare oltre il nostro mondo di amiche, di situazioni di famiglia buona, di buon senso e di buona creanza nelle quali per fortuna si trovano, credo, quasi tutte le persone che leggono il blog. Ascolta e guarda il racconto della ragazza bulgara costretta a prostituirsi, oggi ricevuta al Quirinale, che per parlare, di spalle, vuole avere vicino due “angeli custodi”, altrimenti, probabilmente, sente di non farcela. Leggi le notizie su due (2!) donne uccise nello stesso giorno, rispettivamente dal fidanzato e dal marito. Pensa alle difficoltà di scelta delle donne immigrate di seconda generazione (anche loro sono donne!). La verità è che, come sempre succede, nelle situazioni di difficoltà economica, emarginazione sociale, povertà culturale (che, ricordiamocelo, sono le ingiustizie di base), è la donna in quanto donna a essere penalizzata maggiormente rispetto all’uomo, più soggetta all’abuso e allo sfruttamento sessuale, più conculcata all’interno delle famiglie ipertradizionali. Questo ci ricorda l’8 marzo, che per moltissime i diritti di base ancora non ci sono. Da parte mia niente rivendicazioni, ho sempre scelto e me ne sono assunta le responsabilità; osservazione e partecipazione però sì, anche civili. Da sempre le destre tubano, come le Sirene, ai cattolici che cercano “di credere veramente in Dio”, come dici tu spiritosamente ai proposito dei sacerdoti veri, cercandone l’avallo spirituale. Solo che bisogna essere prudenti come i serpenti. E il volantino della Lega di Crotone me lo conferma.
    Claudia
    Claudia

  28. Roberta

    Grazie Costanza condivido tutto. Due anni fa ti chiesi consiglio riguardo il lavoro e il mio desiderio/paura di licenziarmi dalla scuola dopo l’arrivo del quarto figlio. Posso dirti che sono stra felice di potermi dedicare a tempo pieno ai miei figli ( tre quasi adolescenti e un piccolo di quattro anni) , alla cura della casa, al rapporto con mio marito e anche spiritualmente mi sono messa finalmente in cammino ( grazie al tuo libro “Si salvi chi vuole” dove….non potevo più scappare! ). Sto aiutando i miei genitori che hanno avuto diversi problemi di salute e se andassi ancora a lavorare non so come farei. Sono fortunata e grata di avere questa possibilità che mi fa sentire pienamente realizzata.
    Avevi ragione, “ non te ne pentirai “ dicevi!

    1. Costanza Miriano

      Sono felice di averti risposto!!! E che tu abbia avuto questo coraggio! Sono sempre indietro con le mail, si vede che a questa dovevo proprio rispondere ❤️

  29. Francesco Paolo Vatti

    Bellissimo!
    L’attacco al volantino fa parte di qualcosa che ho sempre pensato: chi è per l’aborto non pensa che esso sia un male, vuole che lo si faccia e che lo si faccia tanto. Non so perché, ma è sempre più chiaramente così. Non si può essere positivi, bisogna essere proni, altrimenti si “odia” gli altri!
    L’attacco alla famiglia è sistematico: la donna viene mandata fuori casa e convinta che l’uomo ha il meglio dalla vita. Poi le donne si accorgono di quello che tutti gli uomini sanno: quel lavoro che dovrebbe essere così gratificante lo è, ma comporta anche frustrazioni, conflitti, colpi bassi e via di seguito. Penso che le donne siano state pesantemente ingannate. Ma poi: io ho un lavoro libero professionale, che mi porta tanto tempo fuori casa, poi torno e faccio altro. Magari lavo i piatti (perché mi rilassa e a mia moglie non piace), ma non lavoro più. Mia moglie ha tre lavori: insegna, gestisce la casa e fa la mamma…. In questo siete più stressate di noi.
    Poi guardo queste femministe e mi pare che scimmiottino (oltre a tutto senza saperlo veramente fare) le cose che facciamo noi maschi. Quanto sarebbero più belle e più grandi se rimanessero femmine! L’uomo è femminilizzato, ma la donna ha perso gran parte della femminilità e ne ho profonda nostalgia…..
    Spero di non essere stato troppo farneticante….

    1. vale

      A vatti
      Leggo oggi che su sito informazione del Vaticano ci sarebbe stato una specie di endorsement Pro medicinale blocca pubertà.
      La famiglia,il maschio e la femmina come previsto dal superiore disegno pariono essere destinati a diventare specie in via d’estinzione.
      Che il cielo ci aiuti.

  30. Angelica

    Questo articolo è proprio un capolavoro! Complimenti! Come hanno scritto praticamente tutti, sarebbe da volantinare o da pubblicare su un quotidiano in prima pagina. Grazie di cuore.

  31. Cristina

    Grazie Costanza, condivido ogni tua parola e ogni volta che ti leggo mi sento orgogliosa di avere un cervello (e lo dico senza orgoglio). Basterebbe quello per smascherare le menzogne. Un abbraccio dal paese delle nevi (ma solo quando vieni tu).

  32. Fabio

    Lovely. Cambierei solo questo:
    “(…) non è libertà anche questa? Scegliere un lavoro non retribuito? O è libertà solo lavorare in modo retribuito, magari senza fare figli o facendone uno molto tardi? E se non è possibile non lavorare in modo non retribuito, che almeno si chiamino le cose col loro nome; il lavoro retribuito quindi è una necessità, non “diritto” o “conquista”. ”

    Infatti il lavoro di cura è un lavoro. È empowerment. Le donne che possono iniziare un lavoro retribuito DOPO la maternità lo sanno. Dovrebbe essere considerato un plus nel curriculum per qualsiasi posizione, come il semestre all’estero o il volontariato.

  33. Patrizia

    Articolo bellissimo; il contenuto è pienamente condivisibile, parola per parola! Grazie per averlo scritto e per avere celebrato in modo magistrale e autentico la DONNA!!!

  34. pietro

    chi sa mai perchè una donna “alto-borghese” dovrebbe tacere su ciò che pensa (e che vive in prima persona): questo attacco alle idee privo di argomentazioni e con diktat conclusivo dimostra come Costanza abbia, ancora una volta, colpito nel segno (che poi chi mostra un simile disprezzo per una categoria, l’alto-borghese, raccomandi di mostrarsi cattolica suscita solo compassione)

  35. Fabio

    Ho visto solo ora … che dire … hai sintetizzato il pensiero di tanti di noi! Grazie Costanza! Avanti così!

  36. Alessandra Dini

    Sono d’accordissimo con te Costanza. Fino a non troppi anni fa, molti partiti politici inserivano nelle loro campagne elettorali il tema dello “stipendio alle casalinghe”, poi è stato fatto credere alle donne, che se non andavano a lavorare fuori casa erano delle sfigate, così oggi se una mamma o moglie sceglie di rimanere a casa per far crescere i figli come onesti cittadini senza delegare la loro educazione ai nonni, o peggio a degli estranei (che fra l’altro ti succhierebbero tutto il tuo stipendio), o rimane a casa per scelta solo per essere lì quando arriva il marito dal lavoro (senza contare che in questo modo lascerebbe libero un posto di lavoro ad un giovane) ….insomma, se sceglie un’altra cosa, è costretta a tirare la cinghia perché nessuno è disposto a considerarla una persona capace di scelte intelligenti e ponderate, ma solo una povera demente.
    Io ho scelto di rimanere a casa con mio figlio e non me ne pento affatto, anche se è costato la rinuncia a tante “cose”, ma appunto, solo alle “cose”, perché veder crescere nostro figlio, seguirlo, anche coccolarlo e vederlo diventare un uomo bravo e onesto, con solidi principi, è stato veramente impagabile!

    1. Sara S

      io credo che lo stipendio delle casalinghe sia nel risparmio che una donna a casa (se usa cervello e creativita´) puo´ procurare alla sua famiglia: via nidi e babysitter e colf,spesa oculata, e magari tante piccole cose che si possono imparare come tagliare i capelli alla family e riparazioni di vestiti… il bisogno aguzza l´ingegno, e anche la voglia di sperimentarsi e di imparare! Per non parlare della soddisfazione nel partecipare pienamente alla vita di ciascuno e della casa. Certaente bisogna essere disosti a dedicarsi totalmente a questo

  37. Marie Rose Maciejasz

    Grazie Costanza per l’articolo del 08.03.2019, Ho visto che i commenti sono chiusi, allora mi permetto di dirti che sei fantastica e grande. Ti leggo sempre, ma ultimamente ero in Francia per il decesso di mia cara sorella Nicole. Aveva 58 anni…. Ti voglio dire che ti voglio bene e continua cosi il mondo deve sapere la verità, e non le assurdità. Ciao Costanza e un grande abbraccio . Marierose.

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