Storie di #SacerdotiDiCristo

di Costanza Miriano

Come per l’Humanae Vitae sotto attacco abbiamo raccontato qui le storie di tante vite che sono state letteralmente salvate dall’annuncio della Chiesa sulla sessualità e l’apertura alla vita, che sono state incredibilmente più felici grazie al coraggio di Paolo VI, così adesso mi piacerebbe che raccontassimo la bellezza della Chiesa attraverso le parole di chi la conosce davvero (cioè non il giornalista collettivo).

Ora che per il tradimento di alcuni sacerdoti il volto della Chiesa sembra più macchiato e sporco di quello che è nella realtà, forse è il caso di ricordare quanto bene fanno i sacerdoti in tutto il mondo. Un bene che in certi casi arriva fino al martirio, e all’eroismo di chi vive in situazioni estreme. Ma c’è anche il martirio e l’eroismo di chi dà la vita una confessione alla volta, ascoltando, accogliendo, caricandosi di pesi, istruendo, educando, aiutando in tutti i modi, economici e spirituali, curando la liturgia con amore. Oltre a essere il tramite unico e indispensabile e insostituibile per Dio, nei due sensi: Dio senza di loro non arriva a noi, e noi non arriviamo a lui. Non mi stupisce che la Madonna li chiami “i miei figli prediletti”.

Vorrei che raccontassimo quanto bene fanno, spesso nel silenzio e nell’ombra, perché è giusto ogni tanto ringraziare, e ricordare che in mezzo ai preti pedofili (pochissimi) e a quelli omosessuali che non combattono la propria inclinazione (pochissimi, anche se purtroppo un po’ più numerosi nei pressi del Vaticano, ma comunque molti, molti di meno di quelli che danno la vita davvero al Signore e a noi), c’è una schiera di preti che camminano verso la santità, e che hanno bisogno della nostra stima e delle nostre preghiere.

Ho pensato tanto a come parlare di tutti i sacerdoti che sono o sono stati importanti per me (ne ho contati oltre centoventi solo nella rubrica del telefono, molti di più nella rubrica della memoria). Volevo trovare un metodo, perché sono stati davvero tanti quelli decisivi per la mia vita, e moltissimi altri che ho solo incrociato ma da cui ho sempre ricevuto qualcosa di buono, o anche prezioso. Mai da nessuno, per inciso, uno sguardo fuori posto (mi devo offendere?), un gesto meno che appropriato, neppure quando ero giovane e fresca, e non, come oggi, un esemplare per collezionisti di modelli d’epoca.

Il primo prete con cui ho litigato, e a cui dunque ho voluto bene è stato quello che insegnava religione quando ero alle elementari, e che si doveva sorbire le mie presuntuose domande da rompiscatole (è un mistero come facesse tanta arroganza a stare in pochi centimetri e pochissimi chili): mi chiamava l’avvocato delle cause perse, e sebbene non mi torni in mente molto di quello che diceva, mi ricordo perfettamente la dolcezza di don Antonello, il suo sorriso e la sua amabilità. Si “faceva litigare” da me con mansuetudine, che poi è l’unica cosa che possiamo davvero insegnare, cioè l’amore per quelli che ci sono consegnati.

Quello a cui devo le basi della fede e un’infinità di ricordi felici e risate e ritiri spirituali e pellegrinaggi e merende è però il Doni, cioè don Ignazio, che era parroco quando cambiai casa a otto anni, e 40 anni dopo è ancora parroco lì, quasi con la stessa energia, di certo con più amore per il Signore: quando ci portava a benedire le case con la 126 che sfrecciava a 50 all’ora (da cui l’appellativo “Don Ignazio il primo prete dello spazio”) ci sembrava di essere dei privilegiati per le caramelle e le catechesi esclusive che ci portavamo a casa, dopo averle ascoltate in un abitacolo che oggi troverei minuscolo ma che allora mi sembrava una business class.

Non posso certo fare un elenco perché interesserebbe solo me, e poi sarebbe quasi interminabile, ma devo almeno ricordare, perché è morto, padre Arsenio Ambrogi, da cui andavamo a fare i ritiri dei tempi forti al santuario dell’Amore misericordioso, che al termine della confessione ti faceva sentire davvero in paradiso, quando sorrideva con gli occhi chiusi, e sembrava vedesse (o forse vedeva davvero) le realtà ultraterrene.

Dopo di loro, quelli di quando ero bambina, ci sono stati preti che mi hanno dedicato ore ed ore di ascolto, preti che sento padri, altri fratelli, altri amici: che hanno veramente dato la vita per me e per tante altre persone, fornendo ascolto gratuito, paziente, infaticabile, intelligente, vero (il fatto che un uomo ascolti così una donna che non vuole sedurre è una delle prove dell’esistenza di Dio).

Ho visto preti con i vestiti consunti perché davano tutto, altri senza soldi per mangiare. Qui, in occidente. Ho visto preti non dormire, non avere il tempo di curarsi perché si lasciavano prendere tutto dagli altri. A volte severi quando volevo essere compatita, altre accoglienti quando mi aspettavo di essere sgridata a sangue. Ho visto preti obbedire dolorosamente e in silenzio, ne ho visti tantissimi soffrire per il male nella Chiesa, ma senza mai lasciarsi sfuggire una parola di condanna (ma io sono femmina, mi basta vedere un sorpacciglio leggermente contratto). Ho visto preti sostenere genitori che avevano perso un figlio, o bambini a cui era morta la mamma; ho visto preti dire a una ragazza di sedici anni che le doveva essere amputata una gamba; ho visto preti sostituire con figli adolescenti e drogati padri che erano morti; ho visto preti mettere una croce sul loro cuore e attraversare l’Oceano per rimanere fedeli alla loro vocazione; ho visto preti fare un lavoro sul loro sguardo, per essere accanto a delle donne belle e un po’ innamorate di loro – quando un prete è davvero virile, ha questi problemi – senza mai cedere di un centimetro; ho visto preti aiutare mamme con crisi isteriche a fidarsi dei loro mariti, restituire loro la stima dell’uomo che avevano accanto, e da cui volevano scappare rifugiandosi da loro; ho visto preti donare i propri organi a una sorella; ho visto preti lasciare carriere promettentissime e cestinare titoli di studio; ho visto preti dell’alta borghesia andare a vivere nelle borgate e cercare gli ultimi; li ho visti abbracciare barboni; li ho visti partire in missione e stare senza portare apparentemente frutto per un tempo interminabile, ma rimanere per essere un seme macerato; li ho visti togliersi la giacca nuova appena ricevuta in regalo per darla a una vecchietta; li ho visti assumersi il rischio della guida spirituale di migliaia di giovani: li ho visti accettare tumori con il sorriso sulle labbra; li ho visti morire di sla con la gente intorno a godere fino all’ultimo minuto della loro santità; li ho visti accompagnare un diciassettenne a morire senza concedersi nessun sentimentalismo.

Li ho visti, e sono molti, molti di più degli altri.

Raccontateci anche voi di questi uomini peccatori ma indispensabili, di questi figli prediletti, di questo tramite al sacro di cui ogni giorno dobbiamo essere grati a Dio: ne basta uno, uno solo, bastano due righe (non fate come me che mi faccio prendere la mano e poi finisce che mi commuovo).

(mail del blog:  sposatiesiisottomessa@gmail.com )

 

 

43 pensieri su “Storie di #SacerdotiDiCristo

  1. Maria Giovanna

    Condivido pienamente ciò che Miriana ha appena scritto..
    Ci sono giovani ragazzi, giovani Uomini e non, che danno la loro vita per aiutare l’uomo.
    Si è così loro danno “la Loro Vita” per tutti Noi…buoni…..cattivi….mediocri, questo spesso ci confonde…ma è proprio così…….”danno la loro Vita” spendono ore ed ore del giorno all’ascolto, alla confessione….. al donare conforto ………amore vicinanza………verso il prossimo che siamo Noi…..le Nostre Famiglie , i Nostri Figli , i Nostri Nipoti..
    Noi…. che abbiamo sempre bisogno di una parola di conforto, nelle vicessitudini della vita, Noi che attraversiamo questo mare tempestoso, Noi che ci perdiamo per poi ritrovarci grazie a Loro.
    Mi sento di ringraziare Nostro Signore per queste figure Magnifiche che ci mette al Nostro fianco.

  2. Giulia

    Devo la mia nuova vita a don Fabio Rosini. Oltre ad aver la fortuna di seguire tuttora un suo percorso, è sicuramente un esempio di come nella vita ci si spende per gli altri con amore, senza riserve, rischiando anche di rovinarsi la salute.

  3. Arianna A.

    Conosco tanti sacerdoti e sono tutti SANTI! Li conosco solo io? A me sola è capitata questa benedizione? Non credo… Siamo un popolo! Uno per tutti… Padre Luca. Una volta gli ho detto :” Come fai a essere presente nelle vite di tutti noi? Come fai a guardarci come se ci guardasse Gesù? Perché quando ci ascolti è come se parlassimo direttamente con Gesù?” Io credo che sia possibile perché vive ad imitazione di Cristo. Non ci sono altre spiegazioni

  4. Eugenia Pignatelli

    Padre Salvatore sacerdote Camilliano, medico. Da 38 anni in Burkina Faso a servizio dei malati.
    Padre Celestino camilliano anche lui tanti anni in Burkina Faso a servizio dei più poveri. Ucciso da un carcerato durante il suo servizio nelle carceri di Ouagadougou.
    Fratel Vincenzo in Burkina Faso a curare le piaghe dei lebbrosi e curarsi delle donne anziane abbandonate.

  5. MARGHERITA PO

    A 19 anni, insieme ad altre ragazze, andai in India con un prete, don Antonio Battilani, il cui cuore palpitava per la vocazione missionaria a cui però il suo vescovo mai acconsentì, dovendolo “utilizzare” per gestire 3 piccole parrocchie nell’appennino modenese.Lui allora riservava l’estate alla sua mancata vocazione e partiva portando alla missione dei salesiani , a Bombay e Madras, ciò che durante l’anno aveva raccolto in parrocchia; coinvolgeva sempre anche dei giovani perchè voleva dei testimoni che, al ritorno, diffondessero ciò che avevano sperimentato in questo mese “missionario”. Nel 1978, a 19 anni, mi imbarcai con lui, insieme ad un ragazzo e due ragazze. Fu un mese al di fuori di ogni “normalità”, sballottati da una missione all’altra, partendo senza preavviso di giorno e di notte, in affollatissimi treni o su rumorosissimi autobus, a contatto con lebbrosi, senzatetto, orfani e incontrando coraggiose suorine di madre Teresa, missionari salesiani ormai del tutto “indianizzati”; don Antonio si trasformava da umile, e dimesso pretino di montagna, silenzioso e timoroso, in eroe che senza paura andava ovunque, comprava merci ( non sempre legalmente….), distribuiva palloncini a bimbi che gli andavano incontri festosi ( lo chiamavano Father” Balloon” …!), interloquiva con polizia, contrabbandieri, loschi individui… per acquistare e spedire merci che avrebbe poi venduto in Italia inviando il ricavato alle varie missioni. Soprattutto in quell’ambiente era l’uomo più felice del mondo! So di lui che un estate se ne andò ad Amsterdam e visse tra Hippies e drogati per “scovare” e riportare a casa un ragazzo suo parrocchiano, scappato dalla famiglia; so che ando’ anche in Vietnam durante la guerra con scopi simili. A vederlo sembrava un poveraccio, dalla veste lisa e rattoppata…in realtà era un uomo dal cuore grande e con un coraggio unico.

    1. Riccardo

      Anche io ho vissuto la stessa esperienza di Margherita cinque anni dopo di lei. Don Antonio ha portato in India anche me: e’ stata un’esperienza indimenticabile, che mi porto sempre nel cuore. Don Antonio e’ stato veramente un piccolo umile prete di montagna con un cuore da gigante.

  6. Io ho visto preti ritornare sui propri passi con umiltà dopo aver ammesso i propri errori dovuti perlopiu’ ad un eccesso di entusiasmo all’inizio della loro vita sacerdotale e a poca esperienza. Li ho visti riappacificarsi e cercare in contatto con le loro prime comunità di fedeli, rioffrendosi e riprovandoci, a volte ricevendo rifiuti ma rassegnati e umili con sorrisi sinceri sulle labbra e sguardi di amore incondizionato.

  7. A me sarebbe tanto piaciuto discutere con un prete, da giovane, visto che ero pure io rompino come Costanza dice di essere (spiacente, ma non credo che ci sia paragone: io molto più di lei). Ma non potei. Alle elementari e alle medie (per lo meno per come erano gli studenti delle medie di inizio anni ’80) non c’era in realtà tanto da discutere; le discussioni avrebbero potuto esserci alle superiori, dai tredici anni in poi. Ma alle superiori non fu possibile ricevere alcun insegnamento di religione. Ed ero a scuola dai frati, tanto per capirci. Come fu possibile? Un terzo degli alunni diventavano degli scalmanati nell’ora di religione, al punto che non si poteva far niente. Dite: ma non gli mettevano note, non li portavano dal preside? Certo, ma di fatto rimanevano impuniti. Il punto è che erano figli di famiglie facoltose del cui contributo l’istituto non poteva fare a meno, perché il preside – in piena mania di grandezza, anche se credo con buone intenzioni – aveva fatto costruire un grande centro sportivo e si era indebitato. Peraltro sacrificare l’insegnamento della religione non servì alla causa del centro sportivo: quindici/vent’anni dopo fu venduto a privati, perché non si poteva mantenere; poi fallì anche in quella gestione e divenne un supermercato. Ora pare che stia fallendo pure quello e potrebbe nascere al suo posto un parcheggio. Anche la sede principale della scuola (una prestigiosa villa genovese del ‘500/600) fu poi venduta (o forse affittata), ad una banca. Come al solito, tutte le iniziative che passano avanti a Cristo finiscono male; anche quell con le “migliori intenzioni” di questo mondo.

    Vabbè, direte: questo è un tuo sfogo, dov’è il prete che ricordi con affetto? Non è stato uno sfogo, ho solo descritto il contesto. Ora vengo al sodo. Furono provati tre o quattro insegnanti, laici e preti, con vari modi di approcciare la materia. Non cambiava niente, perché tanto tutti dovevano sottostare ai diktat dell’istituto. Ma uno me lo ricordo benissimo: era un prete magro ed alto, con la tonaca; con modi di fare gentili, ma – mi dicevo – doveva avere un certo carattere. All’ennesima nota messa sul registro, che tanto sapeva non sarebbe servita a niente, scaraventò il registro in aria, urlando: “Sono stufo di farmi prendere per il culo!”. Seguirono dieci lunghi minuti di silenzio, per la prima volta da anni durante l’ora di religione. Poco tempo dopo si fece sostituire pure lui: ma almeno non fece finta di niente, come gli altri.

    Io all’epoca conoscevo molti bravi preti in parrocchia, ma erano “normali”: come dire, non vedevo le difficoltà che certamente avranno incontrato nel guidare il gregge. Ma quel prete, che si era stufato di farsi prendere per i fondelli… ecco, quello fu il primo prete che ammirai. Spero di vederne molti altri, anche di questi tempi, non disposti a farsi prendere per i fondelli. Perché si capiva benissimo che quel prete non si crucciava di essere umiliato personalmente, ma dell’umiliazione che subiva Cristo.

  8. nat

    Per me prete=don Angelo, prete da oratorio degli anni 50/60 che con lo stesso entusiasmo e passione giocava a pallone (ovviamente in talare, infilando i lembi nella fascia in vita), ci portava alla visita al Santissimo o in aula di catechismo, ci confessava, ci portava in qualche rara e fortunosa gita su scassatissimi pulman, insomma ci accoglieva, accompagnava, integrava… avendo sempre ben chiara la meta del suo cammino,
    Ancora oggi dopo quasi sessant’anni, nei quali ho conosciuto e seguito sacerdoti fino a diventare figlio spirituale di uno di essi, quando sento la parola prete, io vedo davanti a me don Angelo.

  9. Francesco Paolo Vatti

    Tantissimi i preti della mia vita, diversi in famiglia (un prozio, uno zio e un fratello). Don Orazio, il prete del paesino da cui origina la mia famiglia che festeggiava l’anniversario di messa il giorno del mio compleanno (è ancora parroco ora) e di cui ho sempre ammirato la chiarezza e la dedizione. Don Nino, il primo prete dell’oratorio, grande rigorista e milanista, molto alla mano, capace di gestire anche i ragazzi più indisciplinati e di portarli alle cose serie; don Luigi, succeduto a don Nino, più formale, ma le cui catechesi ricordo con sommo piacere e sempre disponibile ad ascoltarci (un vero maestro per me); don Giuseppe, il prete che seguì mia moglie e me durante il fidanzamento, dandomi consigli e insegnamenti che ancora oggi, a 20 anni dal matrimonio, servono; don Sandro, parroco attuale, che trasmette il suo entusiasmo per Cristo; don Fusi, mio professore di religione alle medie…..

  10. Padre Thomas Tyn, che spiegava teologia con voce stentorea e la faceva comprendere anche ai muri e in confessionale era tenero e mite come un agnellino: uscivi confortato e grato. È morto soffrendo grandi dolori e offrendo al Signore per il bene della sua Polonia; pochi giorni dopo cadde il muro di Berlino!

  11. Il prete, fra i tanti che ho incontrato ma che ricordo quasi ogni giorno, era un piccoletto alto forse 1.55. La sua talare aveva tasche praticamente infinite. Dalle quali traeva ogni sorta di delizie per noi ragazzini dell’oratorio salesiano di Santa Maria Ausilitrice, al tuscolano a Roma. Caramelle buonissime, pescetti di liquirizia, perfino intere uova di Pasqua. Mi ha insegnato l’amore per la Madonna e l’Eucaristia, a servire messa, a recitare il Rosario, mi fece conoscere Padre Pio, perché era pugliese di San Giovanni Rotondo… Insomma tutto quello che poi mi sono portato dietro lo devo in gran parte a lui. Al piccolo prete salesiano Don Domenico Longo.

  12. Claudia

    Grazie Costanza. Hai ragione, è molto molto lungo l’elenco dei Sacerdoti che mi hanno accompagnata, in vari modi, durante tutta la vita. Parecchie decine, nessun pedofilo o altro. Tutti, a loro modo, innamorati di Gesù e Suoi fedeli Ministri. Prego ogni giorno per loro, anche per quelli di cui non ricordo più il nome, ma il solo ricordo mi suscita un sorriso di gratitudine. Volendo scegliere un solo esempio tra molti, ho vivo nel cuore il gesto del Celebrante durante la distribuzione dell’Eucaristia. Per ben due volte, stranamente, sono cadute a terra le Particole. Lui immediatamente si è inginocchiato, le ha prese in bocca ed ha baciato il pavimento toccato da Gesù. Testimone della Presenza Reale, più di mille prediche. Grazie per questa occasione di ricordi. Il Signore benedica tutti i Suoi Ministri e difenda la Santa Chiesa Cattolica. Claudia Rossi

  13. Anna Ersilia

    I don incontrati nella mia vita sono tanti ma quelli che porto nel cuore sono don Michele che mi ha accompagnato dalle elementari all’Università….mi ha seguita, aspettata, rimproverata e spinta ad essere migliore (perché lui, da padre, aveva molta più fiducia in me di quanta io ne avessi in me stessa)….mi ha insegnato l’obbedienza ….mi ha insegnato l’umiltà di chi è figlio e fratello allo stesso tempo….mi ha insegnato che il servizio agli altri è dono di sé a Dio e che non c’è gioia più grande se non dedicarsi a chi ha bisogno senza però trasformarsi in medici pietosi ma solo cristiani volenterosi……..e poi c’è don Giuseppe….il don della maturità….colui che dopo l’obbedienza e il servizio e la fiducia mi ha insegnato a sentirmi amata dal Signore….dopo tanto cammino è stato come raggiungere una piccola pianura ed essermi fermata ad ammirare il panorama…. è stata una seconda rivelazione…. cammino ancora e ancora…. sorretta da due bastoni che non abbandono mai….. anche se non smetto di ascoltare e conoscere altri uomini di Dio ispirati e sinceri che mi aiutano ad andare avanti con un bagaglio sempre più ricco….e per questo motivo non posso non ringraziare …

  14. Barbara

    E’ bello per me ripensare a quanti sacerdoti santi ho incontrato nella mia vita… Tutti, sia quelli di ieri (passati già a miglior vita), come quelli di oggi… mi hanno parlato di Dio!!

    Ho imparato col tempo a diffidare dei sacerdoti che non lo fanno, cercando invece di essere + psicologi, avvocati o giornalisti…
    “Chi ha davvero conosciuto l’Amore non può parlare d’altro (mi disse una volta un don a cui devo molto)!”
    Questo non vuol dire che i sacerdoti non possano fare sport, interessarsi di economia o sapere un po’ di psicologia…ma se hanno davvero incarnato la loro missione, non possono mimetizzarsi nel mondo (a costo di tanti dislike…).

    Ora più che mai mi sembra giusto pregare per i tanti preti che rimarranno sconosciuti nella storia della Chiesa, ma che hanno preso sul serio Gesù Cristo e ce lo ricordano ogni giorno.
    E’ grazie al loro esempio che tanti di noi non smarriranno la Via…

  15. cinzia

    Ci sto pensando…. Ma non ricordo un nome particolare… ogni momento della vita ne ha avuto uno, perché il Signore sa sempre di cosa abbiamo bisogno e provvede. Non so dire con chi ho avuto la mia conversione da adulta…. Anche qui vari sacerdoti, ognuno ha saputo darmi quello di cui avevo bisogno.
    Purtroppo alcuni ho imparato ad apprezzarli solo alla fine del percorso fatto insieme, quando era il momento di separare le nostre strade.
    Di qualcuno non ricordo il nome…. ma come non ricordare don Giuliano, don Luigi, don Francesco, don Gino, don Stefano …..

  16. Sto pensando !!!

    So che dalla scuola elementare amavo molto l’ora di religione era la mia preferita visto che si parlava della vita di Gesù.

    Visto i miei varie cambiamenti di scuola in posti diversi, ( causa situazione famigliari )
    Ne ho incontrati diversi nella mia vita, ogni uno di loro qualcosa mi hanno dato per la mia crescita spirituale.

    Da adulta un frate mi disse….hai molte cose da dire…..oggi ancora preferisco il mio silenzio, e meditare su tanti fatti successi …..
    Buona giornata.

  17. PS.

    Aggiungo che ci sono tanti preti anche oggi, che danno la loro vita conducendo il gregge a loro affidati verso la conversione e santità nella semplicità e amore in Cristo Gesù.

    1. Si Vale speriamo,…….

      ma sai il grano buono è mescolato con il grano non buono…Che Dio ci illumina e protegge, fidiamoci perché nulla vada persa. Ciao Vale e buona giornata pace e bene.

      Bisogna aspettare la mietitura

  18. IMMACOLATA IORIO

    Ho avuto la grazia di incontrare lungo il mio cammino santi sacerdoti, ognuno dei quali mi ha lasciato un insegnamento. Nella mia infanzia, Don Francesco. Poi Don Stanislao: mitico il suo corso prematrimoniale. Ancora gli dico grazie. Don Umberto, don Domenico, missionario del Preziosissimo Sangue. Ed ora che vivo a Roma il Signore mi ha fatto incontrare sacerdoti straordinari come don Alfredo, don Francesco Saverio, don Vittoriano e tutti gli altri della parrocchia Nostra Signora di Valme. Che grande dono i sacerdoti!

  19. Giorgio Salzano

    E’ cosa buona e giusta rendere testimonianza dei buoni sacerdoti, che sono tanti, anzi, mi piace pensare, la maggioranza. Prima di indulgere anche io a ricordarne uno in particolare, che mi ha lasciato per così dire l’imprinting dell’idea del sacerdote (poiché così facendo parlerò degli anni cinquanta), una breve considerazione su prima e ora è d’uopo. Ovviamente quel che ha fatto la differenze è il Concilio Vaticano II, con tutte le chiacchiere che a cominciare da esso si sono fatte sulla necessità di essere più “pastorali” e meno “dottrinali”. Forse si vorrebbe intendere con questo che chi predica il vangelo si debba far capire dai suoi interlocutori? Sai che novità! Se è questo che si intende, allora direi che non c’è niente di più pastorale della dottrina ben spiegata, altrimenti la così detta pastorale si traduce in chiacchiere buoniste.
    Nell’Italia cristiana degli anni cinquanta, essendo mio padre comandante dei vigili del fuoco, ebbi la fortuna di vivere con la mia famiglia nell’appartamento di servizio a lui spettante, che era praticamente parte della caserma. Mio padre fece in modo che venisse un prete a celebrare messa per i vigili di servizio la domenica, una messa alla quale partecipavamo anche noi di famiglia, invece di andare in parrocchia. Veniva a celebrare un padre cappuccino, padre Domenico, o anche altri suoi confratelli; ma è lui che rimane indelebile nella mia memoria. Dopo la messa egli veniva da noi per il caffè, e io ragazzino ne approfittavo per bombardarlo di domande, che si facevano sempre più teologiche man mano che crescevo.
    Quel che desideravo era che mi chiarisse il senso della dottrina cristiana che mi era stata insegnata al catechismo (tant’è vero che in seguito mi sono dedicato a studi filosofico teologici), non che mi facesse la pastorale. Fu lui infatti a spiegarmi la misericordia divina. Quando scoprii che persone alle quali volevo bene non credevano nel cristianesimo, fu per me uno shock, e andai da lui per chiedergli: ma allora, sono dannate? Mi risposte: non ti preoccupare, se tu vuoi loro bene, quanto più gliene vuole il Padre nostro che è nei cieli? Questo mi tranquillizzò, e probabilmente rimase nel fondo della mia riflessione teologica, che mi ha portato a capire che il cristianesimo è annuncio di redenzione indirizzato a chi sta male, e che quindi il rifiuto di quella redenzione può rappresentare un voler persistere nella situazione in cui ci si trova anche se fa star male, e porta a fare del male. Non c’è posto quindi per ciniche domande come quella inizialmente indirizzata da Scalfari a papa Francesco: se Dio è misericordioso, allora ha misericordia anche di me che lo nego? Quello che vedo in una simile domanda è la sfrenata arroganza (ybris, la chiamavano i Greci) di uno che volontariamente si danna, e danna con sé quelli che lo stanno a sentire.

    1. Dio da dei doni a tutti,… il più grande Dono è Lui stesso….. sta a noi scegliere la nostra destinazione un si o un no….
      Speriamo in molti SI.
      Ciao !! buona giornata.
      Pace.

  20. daniela

    Le descrizioni di questi preti sono addirittura incantevoli Ma dire che sono state centinaia di incontri fa rimanere tristi. Fa venire il dubbio,come disse il povero Cesare Pavese nei ” Dialoghi con Leuco’ “, che sia solo un racconto.

    1. Barbara

      …se dubbio deve essere… direi che essendo davvero tanti questi “poveri preti” che hanno dato (e danno) la loro vita per Cristo (spesso non trovando applausi ma derisione e difficoltà di ogni tipo…)… il dubbio e’ che sia davvero TUTTO VERO!! Anche perché… la forza che alcuni di loro dimostrano nell’applicare quel “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” in alcuni casi non e’ davvero umana…

  21. Alessio e Pamela

    Padre Giovanni Marini (ofm Assisi), ideatore dei corsi vocazionali ad Assisi, seguiti da vari anni da migliaia di giovani, nonostante non esista la benché minima pubblicità.

    È questa una foresta davvero silenziosissima, ma in quanti occhi insieme ai miei, ho visto accendersi la luce dell’incontro con Cristo. Io lì ci manderei tutti i ragazzi e le ragazze di oggi, sto pensando infatti di prescrivere già mia terzogenita di 4 anni.. Non solo corsi ma vera fucina di vocazioni sante, quanti ragazzi hanno iniziato a scoprire lì la loro vocazione al sacerdozio e poi sempre lì altri hanno appreso l’arte di vivere il matrimonio con più profondità cristiana come ad esempio ne sono testimoni autentici Chiara Corbella ed Enrico Petrillo.

    Quanti matrimoni (nel nostro piccolo ci proviamo pure noi) seguono l’educazione basilare ricevuta durante quei pochi giorni di frequentazione e devo dire che funzionano, funzionano eccome, casa sulla roccia.

    Per cui grazie padre Giovanni anche se non ci conosci. Grazie per essere strumento di Dio, per aver seminato tanto, per averci trasmesso l’ABC dell’educazione cristiana senza compromessi con il mondo.

    Grazie a te per aver insegnato a tanti giovani a fare centro nella vita, quante volte ai corsi ci dicevi concitatamente “PER MENO NON CI STARE”.

    Grazie cara Costanza per questo meraviglioso appello che spero raggiunga presto 2.000 anzi 2.000.000 di commenti/testimonianze.

    E soprattutto oggi grazie San Francesco e per i frutti abbondanti che occhi attenti riescono a vedere nonostante tutto il fumo intorno!

  22. daniela

    io intendevo i preti che Costanza Miriano dice di aver incontrato…non tutti i preti del mondo.

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  24. Giorgio Salzano

    Noto che per la maggior parte il pensiero dei commentatori va a sacerdoti che sono stati determinanti in gioventù. Anche io mi sono soffermato a parlare di un sacerdote che è stato determinante nella mia adolescenza. Ma bisogna che parliamo anche di sacerdoti che conosciamo oggi. Mia moglie ed io apparteniamo da ascritti laici al (numericamente piccolo, spiritualmente grandioso) Istituto della Carità, fondato nella prima metà dell’Ottocento dal beato Antonio Rosmini. La sua spiritualità ispira una serie di degnissimi padri, tra i quali mi limito a menzionare il Preposito Generale don Vito Nardin, e il maestro dei novizi don Pierluigi Giroli. Nostra figlia ha frequentato per anni la parrocchia di Santa Chiara a Roma, trovando in particolare nel viceparroco don Valerio (non conosco il cognome) un punto di riferimento, così che quando è stato trasferito come parroco in una parrocchia vicina, lo ha seguito fin là. Non posso però chiudere senza un ricordo particolare di padre Carlo Huber SJ, per decenni professore di filosofia della conoscenza all’Università Gregoriana, ahimè prematuramente scomparo, che era diventato il nostro “gesuita di famiglia”, e che è sempre nelle nostre conversazioni e nel nostro cuore.

  25. Vanni

    Se vi trovate nel centro di Firenze e, stanchi di tanta bellezza, percorrete una delle stradine che circondano il Duomo può capitarvi di vedere una piccola lapide che ricorda Don Stefani, profugo dalmata e fiorentino di adozione. Dite una preghiera, lui vi aiuterà. Aiutava tutti. Ma, per fortuna, non era ben visto dall’intellighenzia progressista dell’ epoca.

  26. Ubaldo

    Padre Claudio Santoro, pavoniano, Torpignattara , Roma; è un personaggio noto che ho il privilegio di conoscere personalmente perché originario del mio paese; quante estati in oratorio con lui;
    Don Fabrizio Cuccurullo, per trentanni sacerdote a Lurago Marinone ( CO), mi ha insegnato il rispetto delle Sacre Specie, che contengono la presenza reale di corpo, sangue, anima e divinità di Cristo;
    Padre Claudio Marino, Rogazionista, Palermo; mi ha insegnato ad essere padre;
    Don Claudio Millefanti, cappellano all’ospedale di Melegnano e alla RSA Castellini di Melegnano, mi ha insegnato a vedere in ogni malato Cristo sofferente.

  27. Manu

    Don Fabio è stato uno dei doni più importanti e grandi che Dio abbia fatto alla mia vita. Ha seminato nel mio cuore la fede, è stato un padre per me e un annunciatore instancabile di Cristo. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, sento che, se c’è qualche frutto buono nella mia vita, è stato per quella semina iniziale, che mi ha fatto innamorare di Gesù e della Chiesa. Una gratitudine che non finirà mai.

  28. Nonna Anna

    Stanotte mi sentivo scoraggiata perché fatico a trovare qualcuno che può pregare il S.Rosario con me per combattere il male nella Chiesa. Pare che qui non interessa a nessuno!
    Poi guardo la mail di Costanza, tutti i commenti e mi rendo conto di quanto invece i Sacerdoti e quindi il cristianesimo interessi a moltissimi!
    Allora mi unisco al “coro” per dire che anche io nella mia ormai lunga vita, ho incontrato tanti Sacerdoti che mi sono stati vicini nelle varie situazioni, con le loro personali “doti” e con rispetto.
    Dio aiuti tutti loro e noi ad essere un po cristianamente migliori!

  29. Pingback: Storie di #SacerdotiDiCristo – capitolo 1 – il blog di Costanza Miriano

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